VEGAS X PETE – CAPITOLO 7

WARNING: tentato stupro ad inizio capitolo.

-Pete-

«Tu… solo tu.» Dissi chiudendo gli occhi.

Anche se nel mio cuore, non mi sentivo affatto così. Volevo scappare da lì, ma a causa di quello che aveva detto Vegas, avevo dovuto sopportare da solo. Avevo permesso a quel bastardo di farmi cose cattive più e più volte.

I suoi occhi mi fissavano come un cacciatore, sogghignando come se mi avesse conquistato come una preda. Le sue labbra si allungarono lentamente in un sorrisetto prima che il suo viso si chinasse lentamente, seppellendo il suo viso nel mio collo. I miei occhi rimasero chiusi e il mio corpo teso. Il bastardo Vegas fece scorrere le sue labbra su tutto il mio corpo. Ero confuso, non sapevo se volevo davvero morire o continuare a vivere in quel corpo sporco.

«Va bene, così semplic…» disse Vegas, mordicchiandomi delicatamente il lobo dell’orecchio. Le sue deboli parole sussurrate al mio orecchio mi fecero rabbrividire e formicolare la spina dorsale. Ingoiai a fatica perché sapevo quanta sofferenza avrei dovuto affrontare dopo quello.

«Lasciami andare…» Anche se ero impotente e avevo un atteggiamento più calmo, la mia bocca lo supplicava ancora di smetterla con quello che stava facendo. Volevo resistere, volevo che il mio corpo lottasse. Volevo usare tutte le mie forze per tirarlo via dal mio corpo, ma se lo avessi fatto, mi sarei fatto ancora più male. Quel fottuto Vegas avrebbe fatto sempre la stessa cosa.

Sentii il calore del suo respiro e l’umidità delle sue labbra, mentre continuava a succhiare e mordere come desiderava. Più mi toccava, più il mio cuore pulsava di paura. La sua grossa mano accarezzò delicatamente varie parti del mio corpo mentre il mio petto continuava a tendersi.

«Vegas… ti sto implorando.»

«Lo chiedi spesso. Continua ad implorare, mi piace sentirlo.» disse Vegas a bassa voce.

La punta del suo naso sfiorò a lungo la mia clavicola mentre scivolava lentamente verso il basso. Non appena la punta della sua lingua toccò la parte superiore del mio petto, sentii subito una nuova sensazione che bruciò tutto il mio corpo mentre un formicolio allo stomaco si insinuava nei miei sentimenti. Mi morsi il labbro mentre Vegas iniziò a succhiare più forte. Ma non faceva male come prima, c’era solo una sensazione incomprensibile.

Nonostante tutto, continuavo a sentire un’amarezza nel mio cuore. Stavo tremando e prima che me ne rendessi conto, le lacrime cominciarono a scorrere. Non volevo ammettere quanto fossi debole. Non ero triste, ma ero pieno di sofferenza e agonia che era troppo difficile da sopportare.

Non riuscivo nemmeno a coprirlo perché non sapevo quanta paura stessi mostrando. La mia mano, anch’essa tenuta stretta da Vegas, si attorcigliò nel lenzuolo mentre le mie lacrime continuavano a scendere.

Vegas, che mi stava baciando il petto, si bloccò. Non sapevo cosa stesse succedendo perché continuavo a muovere la testa intorno al letto come se cercassi una copertura. Improvvisamente entrambe le sue mani mi liberarono dalla sua presa. Il peso che era stato premuto contro il mio corpo divenne più leggero. Strinsi gli occhi su di lui con paranoia. Il bastardo Vegas si staccò da me mentre si portava indietro i capelli ed emetteva un profondo sospiro.

«Non sono più dell’umore giusto. Perché piangi come una ragazzina?» disse Vegas, irritandosi. Mi allontanai in fretta da lui finché non sentii la testiera del letto contro la mia schiena. Alzai la mano e con noncuranza mi asciugai le lacrime. «Perché?! Mi odi così tanto?» Il bastardo Vegas mi fissava. Distolsi immediatamente lo sguardo da lui.

Non sapevo cosa avrebbe fatto Vegas dopo quello. In qualche modo, non sembrava né scoraggiato né arrabbiato, ma comunque non mi fidavo di lui.

«Cazzo! Cosa c’è che non va in te?» Vegas maledetto, era come parlare da solo. Si passò la mano tra i capelli finché non furono completamente scompigliati. Non volevo nemmeno girarmi a guardarlo, avevo paura ed era sempre più difficile non mostrargliela.

«HEEY!» All’improvviso sentii la voce di Macau. Ero sicuro che fosse lui perché Vegas aveva avuto una reazione immediata anche se non si poteva sentire molto chiaramente. Uscì in fretta dalla stanza senza alcuna esitazione.

«Boss Vegas, Miss Pim e Boss Macau stanno litigando di nuovo.» alzai lo sguardo attraverso la porta a vetri e vidi i suoi sottoposti correre verso Vegas con espressioni agitate.

Quando vidi Vegas uscire dalla stanza, ne rimasi sollevato. Mi precipitai in bagno, riuscendo a togliermi i pantaloni e a lavarmi rapidamente via lo sporco dal corpo. Continuai a strofinare forte finché una striscia rossa non si diffuse sul mio petto. Il profumo rilassante del sapone mi colpì il naso e mi fece calmare. 

Proprio ora, perché Vegas ha fatto così? 

La mia paura iniziò a svanire a poco a poco, anche la paranoia iniziò a scomparire. Solo domande e confusione sostituirono i sentimento che avevo.

Forse ci sto riuscendo? Probabilmente Vegas sta iniziando ad annoiarsi di me. 

Non ero più così scortese, non lo combattevo e non battibeccavo con lui.  

Potrebbe non divertirsi più. È stato noioso, non eccitante, perché non l’ho offeso come una volta! Questo metodo ha funzionato

Ero sconcertato, ma mi sentivo come se potessi finalmente vedere la luce alla fine del tunnel. Cazzo Pete, ce la puoi fare!

Impiegai un’ora a fare la doccia, cercai di mantenere la calma e di normalizzare il mio umore il più possibile. Dovevo seguire il flusso e seguire quello che mi diceva di fare. Ripresi il controllo e indossai gli stessi pantaloni della tuta, non volendo usare solo un asciugamano perché non sapevo se Vegas sarebbe tornato. Appena uscii dal bagno, rimasi sorpreso perché quel bastardo era appena tornato nella stanza.

Continuavo ad asciugarmi i capelli con l’asciugamano, fingendo di ignorarlo. Vegas sembrava tranquillo, ma la sua faccia sembrava imbarazzata per qualcosa. I suoi occhi erano cupi, come se non riuscisse a mettere a fuoco. Si avvicinò per prendere un pacchetto di sigarette, poi andò dritto sul balcone e spalancò la porta. La sua schiena si appoggiò al bordo mentre si accendeva una sigaretta.

Dio! Perché fumava lì? Ne voglio uno anche io. Argh, non fumo da molto tempo. Lo voglio, lo voglio davvero. 

Ero così stressato che volevo prendere dieci sigarette e accenderle tutte insieme e fare un tiro profondo. Frustrato, mi avvicinai ancora di più a lui. Il mio corpo si avvicinò inconsciamente verso di lui e inalai l’odore del fumo di sigaretta che continuava a fluire nel vento. La mia vita è così miserabile!

Stavo decidendo se dovevo chiederne una o meno, temevo che si arrabbiasse con me. Potei solo prendere una decisione e fare un respiro profondo. Ci avevo già pensato in bagno, non avrei più mostrato la mia paura o paranoia a Vegas. Poi avevo visto come stava iniziando a comportarsi nei miei confronti, quindi ero diventato più determinato. Eh, stava iniziando ad annoiarsi di me. 

Annoiati allora, non combatterò con te e agirò nel modo più normale possibile.

«È così sbagliato essere il mio vero io?» Rimasi un po’ sorpreso quando Vegas parlò improvvisamente senza preavviso. La mia mente era debole in quel momento. «È sbagliato per me essere gay? È come se non avesse mai visto me o Macao come suoi figli.»

Vegas soffiò il fumo dalla sua bocca, aveva uno sguardo distante. Girai la testa a destra e a sinistra per controllare se mi stesse parlando o meno. Ma in questa stanza, le uniche persone eravamo noi due, quindi probabilmente stava parlando con me.

Rimasi immobile e lo ascoltai. Dovevo davvero esprimere la mia opinione o no? Me lo chiedeva o era solo una dichiarazione?

«Cazzo! Come osa Pim fare una predica a Macau in quel modo? Di fronte a papà, si comporta bene. Ma alle sue spalle, le piace tormentarci e litigare con noi. È una tale bugiarda.»

«Chi è questa Pim?» chiesi all’improvviso. Avevo dimenticato di chiudere la bocca e mi maledissi nella mia mente. Perché vorresti saperlo, Pete?!

«La nuova moglie di papà. È piuttosto intelligente. Si è fatta mettere incinta da papà nella speranza di fregarlo. In realtà ci è riuscita, e ora mio padre è ossessionato da lei. Ha anche detto che ha grandi speranze per il bambino non ancora nato, che la madre di quel bambino dovrà allevarlo bene, in modo che non cresca come Macau e me…» Rimasi immobile e ascoltai Vegas.

Quella frase mi mandava in confusione, sembrava un padre che voleva il meglio per suo nuovo figlio, più di quanto lo fosse mai stato con loro. Pensai a cosa avrebbe potuto provare e mi sentii ferito. Notai che gli occhi di Vegas stavano diventando rossi e lui strinse forte un pugno. Non sapevo perché, ma provavo più simpatia che odio. Sapevo che avrei dovuto sentirmi vittorioso e soddisfatto, ma non lo ero. Anche se Vegas era stato orribile con tutto quello che mi aveva fatto, sembrava così triste. Sembrava così pietoso che era solo straziante.

«Può avere grandi speranze per il bambino nel suo grembo, ma dovrebbe comunque vegliare su Macau e me. Non mi ascolta nemmeno, si è semplicemente schierato con la sua nuova moglie. È accecato da lei!» Vegas gettò il mozzicone di sigaretta fuori dal balcone e si avvicinò a me. Non sapevo dove avrei trovato il coraggio di restare fermo e affrontarlo. La mia paura era svanita, l’unica cosa che restava era una nuova sensazione che stavo provando per lui.

«Sono così disgustoso, Pete?» sussurrò con voce roca. Il suo viso era pieno di molte emozioni come tristezza, rimpianto, delusione e debolezza che non avevo mai visto prima. Vegas strinse forte la mascella come se stesse cercando di sopprimere tutto dentro. Non sapevo cosa avrei dovuto fare. Vegas sembrava così delicato. Sapevo che in seguito si sarebbe comportato da duro con me, ma solo per quel breve momento non era il bruto intimidatorio che conoscevo prima.

«No…» Prima ancora che potessi dire ‘Va tutto bene,’ Vegas abbassò la testa e si appoggiò sulla mia spalla.

«Sono stanco…» disse con voce soffocata. Mosse la fronte per voltarsi verso il mio viso. Lasciò entrambe le mani e lasciò cadere il peso su di me, indicando quanto fosse debole in quel momento. «Non puoi stare più qui.» disse con voce tremante, cercando di trattenersi.

Volevo anche dirgli che non volevo stare lì neanche io, ma riuscii solo allungare una mano e accarezzargli delicatamente il braccio e confortarlo per farlo sentire meglio. Solo per non farlo arrabbiare e rischiare la pelle.

«Va tutto bene, Vegas… Calmati.» Restammo fermi così per diversi minuti, Vegas non disse nient’altro. Potevo solo accarezzare il suo braccio su e giù.

Ero confuso su come dovevo sentirmi riguardo a quel bastardo. A volte si faceva odiare, a volte mi faceva sentire dispiaciuto per lui. Ero completamente confuso. Non sapevo cosa stavo provando. Vivere con Vegas era come vivere con qualcuno che stava per impazzire.

«Stai aggiustando il tuo umore velocemente. Poche ore fa eri ancora spaventato da me.» Vegas alzò lo sguardo dalla mia spalla e disse piano. Non volevo dire che in realtà ero solo confuso e che volevo sopravvivere e rimanere in vita. «Sei così calmo. Non dici molto. Non sei arrabbiato con me?»

Aggrottai leggermente la fronte alla domanda. La mia rabbia era già sparita. Tutto quello che dovevo fare era seguirlo per sopravvivere alla giornata.

«Eh, eri profondamente commosso. Ma hai paura che mi arrabbi con te?» Vegas inarcò le sopracciglia. Era davvero attento. Poi parlò ancora di più. «Ma sai, hai qualcosa in te che mi fa sentire a mio agio quando mi sei vicino.» disse Vegas prima di allontanarsi, prendere l’asciugamano e correre immediatamente in bagno.

Che cos ‘era quello? Cosa intendeva? Con cosa si sentiva a suo agio? Uh… beh, non era stato il primo a dirlo. Il giovane maestro diceva che amava di più stare con me perché era divertente. Era lo stesso, no? Doveva essere quello che intendeva. Ma perché Vegas si stava divertendo? Dovrebbe annoiarsi! Non essere divertito! Devo essere la persona più noiosa della sua vita!

La giornata trascorse confusa, misi rapidamente un cuscino in mezzo al letto e chiusi gli occhi per dormire prima che Vegas uscisse dal bagno. Anche se pensavo di essere stanco, non riuscivo a dormire. Lo guardai di nascosto camminare per la stanza per un po’ prima di sdraiarsi e andare a dormire. Perché si era comportato diversamente? Aveva bevuto qualcosa o preso delle medicine? O forse quello era il risultato delle mie preghiere? Qual era il motivo per cui ero sopravvissuto anche quel giorno? Che idiota!

**********************


Quando mi svegliai quella mattina, feci tutto come sempre. Quando aprii gli occhi, Vegas stava indossando la sua uniforme da studente per poi lasciare la stanza. Ero felice ogni volta che non era nella stanza con me, quindi mi sentivo a mio agio e libero. Lo stronzo mi aveva portato da mangiare come al solito. Non c’è neanche busogno di dire di chi sto parlando. 

Dannazione! Zuppa di maccheroni con pane. Sto impazzendo! Se scappo, la nonna non riconoscerà più la mia faccia. Comincio a pensare che i miei occhi stiano diventando blu per tutti questi cibi occidentali che sto mangiando.

Le mie giornate passavano all’insegna della noia, girando per la stanza come un prigioniero. Non avevo modo di divertirmi lì, almeno i veri prigionieri avevano ancora qualcosa da fare. Nel frattempo ero come un pazzo che camminava avanti e indietro nella stanza. Facevo un po’ di esercizio, cercavo di staccare la catena e poi giravo di nuovo nella stanza. Alla fine mi andavo a sedere e leggevo un libro. Non potevo davvero fare niente lì. Il mio cervello aveva pensato a dei modi per scappare, ma niente aveva funzionato.

Il suono della porta che si apriva nel tardo pomeriggio mi fece distogliere gli occhi dal libro e poi aggrottai la fronte. Vidi Vegas entrare mentre trasportava un mucchio di borse prima di metterle tutte sul divano. Poi si sedette e si appoggiò allo schienale, tirandosi il colletto della camicia e sventagliandosi come se avesse caldo.

«Alza il condizionatore d’aria. Fa caldo.» disse Vegas. Non volevo farlo perché la stanza era già fredda ma tutto quello che potevo fare era prendere il telecomando del condizionatore d’aria e seguire le sue istruzioni. «Oh, ho portato qualcosa per te.» Vegas si alzò dal divano, prese tutte le borse e le gettò sul letto davanti a me.

«Che cosa?» dissi mentre aprivo le buste una per una. La maggior parte di loro erano necessità. C’erano pantaloncini del pigiama, pantaloni lunghi e vestiti in colori assortiti ma etichettati con marchi famosi. C’erano anche schiume per il viso, saponi, shampoo, ecc. Cercai frettolosamente tutto sperando di trovare una lama di rasoio per radermi ma non c’era niente del genere.

«Ho già inviato il rapporto al professore, quindi sono passato al centro commerciale a prendere questi. Dimmi se ne vuoi di più.» disse Vegas con un’espressione indifferente. Si sporse in avanti, guardando il modo in cui cercavo dentro le borse. Presi qualcosa da una borsa prima di aggrottare le sopracciglia e tirare fuori la scatoletta dorata. Feci una faccia sorpresa.

«Cos’hai che non va?!» Per sbaglio gli urlai contro, tenevo in mano la scatola dei preservativi e lo guardavo incredulo.

«Cosa, non ne hai mai visti o usati prima? Dannazione, lo uso sempre.» disse Vegas, con un sorriso malizioso che apparve sul suo viso.

«Usali da solo.» Gli lanciai la scatola dei preservativi ma sorrise di nuovo. Mi dimenticai di nuovo di me stesso e per sbaglio diedi sfogo ai miei pensieri ad alta voce. Devi imparare a calmare di più la tua mente, Pete.

«Haha, va bene anche per me se non vuoi usarlo.» La versione allegra di Vegas venne fuori dal nulla. Il suo viso e la sua voce erano allegri e felici.

«Mio dio, che bastardo!» sussurrai a me stesso solo perché non sentisse. Poi cominciai a prendere un’altra borsa e guardai il contenuto tirato fuori per cambiare argomento e cancellare l’espressione compiaciuta e diabolica sulla faccia di Vegas.

«Cosa sono questi? ‘La luce che guida la tua vita’… ‘Come vivere una vita felice’… ‘Lei lo ama, ma io amo lei’.» Tirai fuori i libri dalla borsa e lessi i titoli sulla copertina uno per uno. «A cosa servono questi?» gli chiesi incuriosito.

«Ho notato che ti piace leggere i libri. Quindi li ho comprato per te.» disse Vegas prima di andare a fare i suoi affari nella stanza.

«Non mi piace leggere. C’è qualcos’altro da fare per me?» Dissi con onestà, poi sospirai e posai i libri. Durante l’esame, non avevo letto tanti libri come quando ero nella stanza di Khun.

«Haha, cos’altro vuoi?» Vegas sembrava sapere che qualcosa mi dava fastidio.

«Voglio guardare la TV, o guardare il mio telefono, o qualsiasi cosa che possa intrattenermi!» dissi testardamente. Se non avesse voluto lasciarmi andare da nessuna parte, avrebbe dovuto darmi qualcosa da fare di divertente. Per quanto riguardava il telefono, era solo un bonus!

«Eh, c’è una scritta sulla mia fronte che dice ‘idiota’? Pensi che io sia stupido?»

«Beh, come vorresti intrattenermi? Sono bloccato in questa stanza, a camminare avanti e indietro, a leggere libri sulla filosofia di vita e sulla religione. Cosa sono io, un monaco? Sono già stato ordinato!» Presi tutto il coraggio che avevo e glielo dissi. Sapevo che le possibilità che avesse fatto quello che volevo erano zero. Dovevo essere stato molto solo ed era per questo che per sbaglio ero andato fuori di testa e gli avevo urlato contro. Ma mi mancavano davvero le serie che avevamo visto e il karaoke nella stanza di Khun.

«Oh, troverò qualcosa di divertente per te.»

Deglutii con orrore. Che tipo di intrattenimento era? Intendeva quello a cui stavo pensando? 

Non scherzare con me in pieno giorno. Cambierò e mi comporterò di nuovo in modo noioso per te, stronzo!

Ma ci stavo pensando troppo. Ero ossessionato. Vegas si avvicinò per prendere una chitarra nel suo ufficio e si sedette sul divano. Appoggiò le sue lunghe gambe sul tavolo, poi si mise in una comoda posizione seduta per accordare le corde della chitarra. Non dirmi che avrebbe suonato la chitarra per me. Sospirai pesantemente e alzai gli occhi al cielo.

«Non voglio ascoltare musica.» dissi piano.

«Dai… canterò per te.»

«Chi te l’ha detto di farlo?» Mi accigliai subito.

Quel bastardo di Vegas avrebbe cantato. Beh, non che non l’avessi mai visto farlo prima. Ai tempi in cui lo spiavo, lo vedevo spesso suonare la chitarra mentre usciva con i suoi amici e cantare con loro insieme. Ma perchè voleva suonare per me? Che gli succedeva?

«Continui a dirmi cosa fare. Se non ascolti, ti intratterrò con qualcos’altro.» Vegas guardò lentamente il mio corpo e dovetti prendere un cuscino per coprire il mio petto che era ancora senza vestiti.

«Oh, vai avanti e canta.» Non potevo farci niente, avrei dovuto lasciarglielo fare. Ogni giorno diventava sempre più strano. 

E così, il bastardo strimpellò lentamente la chitarra. Era una melodia che conoscevo, ma non riuscivo a capire quale fosse esattamente la canzone. Non appena aprì la bocca per cantare il testo, aggrottai subito la fronte.

«Dopo due settimane, si è ripreso dalla notizia. Kinn ha avuto le informazioni, ma la guardia del corpo è rimasta ferita. Ha dovuto sopportare a causa della povertà ma si è imposto di essere felice.» Quell’uomo voleva chiaramente infastidirmi. I suoi occhi rimasero su di me, pronti a vedere quale sarebbe stata la mia reazione.

«Dannazione…» dissi senza un suono.

«In che provincia è la tua città natale?» mi chiese. Non volevo rispondere, ma seguii il flusso.

«Chumphon.» risposi seccamente.

«…da Chumphon, andò a prostituirsi a Su-ngai Kolok.» Quindi continuò a strimpellare la chitarra e modificò il testo della canzone.

«Ehi!» esclamai irritato.

«E ora vuole tornare alla sua città natale. Anche se non c’è la TV o il frigorifero, sta bene con quello che c’è intorno. Ha i suoi valori, le sue convinzioni e le sue passioni. Ed è anche un po’ vecchio stile. Coltivare e piantare riso, gli basta, un paradiso.»

Continuava a cantare e ridere di me. Lo guardai solo mentre mi osservava implacabilmente. Volevo lanciargli qualcosa in faccia. Cosa aveva mangiato oggi? Perché improvvisamente era dell’umore giusto per cantare e prendermi in giro?

«Per tutta la vita, ha ammirato il mondo meraviglioso. E… quanti anni hai?» Interruppe la musica per un momento e me lo chiese.

«Cazzo… ventuno.» digrignai i denti e glielo dissi.

«Durante tutti i suoi ventuno anni, ha ammirato il mondo meraviglioso. E proprio per questo, la vita è tornata lentamente all’oscurità. Gestito dalle mani di mille uomini, deve attendere ed essere paziente per avere i soldi, così potrà tornare a casa sano e salvo. Riscattandosi, haha.»

Non ce la facevo più! Gli lanciai un cuscino in faccia che evitò in tempo. Quello stronzo! Rise in un modo che non avevo mai visto prima. Doveva essere stato contento che alla fine mi ero incazzato. Anche se volevo tornare alla mia faccia tranquilla e lasciargli cantare quello che voleva, sapevo che non era vero. Non ero mai stato gestito da migliaia di uomini. Quel bastardo! Le persone come lui erano davvero cattive.

«Preso da centinaia e migliaia di uomini…» Vegas strimpellava la chitarra e continuava a cantare la stessa strofa finché la mia testa non cominciò a ribollire.

«Cosa intendi con centinaia e migliaia?! Sei l’unico con cui abbia mai fatto sesso!»

MERDA! Chiusi frettolosamente le labbra perché per sbaglio avevo detto qualcosa che non avrei dovuto dire, maledizione! Cazzo Pete! Lo hai fatto di nuovo! Perché lo hai detto?

Il maledetto Vegas sorrise ampiamente e posò la chitarra con un’espressione allegra sul viso. Afferrò l’asciugamano e se lo mise in spalla, poi si voltò per parlarmi.

«Oh, credimi. So di essere l’unico.» disse prima di andare in bagno fischiettando comodamente.

Scossi la testa con rabbia. Cosa mi stava facendo?! Pensai di essere troppo depresso. Ero così stressato che l’avevo detto senza nemmeno pensarci. Mi aveva ordinato di prendere tutto ciò che aveva comprato e di metterlo tutto al posto giusto. Poi uscì per sedersi e lavorare nell’ufficio. Vidi che c’erano alcuni dei suoi sottoposti in attesa di aiutarlo con le sue opere. Mentre lavorava, ogni tanto dava un’occhiata alla camera da letto, ma io fingevo di ignorarlo anche se sapevo che non poteva vedere nulla attraverso il vetro. Continuavo a trovare cose da fare per alleviare la mia noia, come staccare la catena dal mio polso, come facevo una volta.

Vegas era stato occupato con il lavoro dal pomeriggio fino a tarda notte. Era scomparso dalla stanza per diverse ore e mi aspettavo che andasse da Macau e cenasse con lui. Quanto a me, avrei messo di badare a lui. Non c’era bisogno di indovinare, non c’era bisogno di indagare. Avrei fatto finta di niente. Chi se ne frega se Vegas non è ancora tornato?

Quel giorno, però, sembrava stressato e impegnato con una grande pila di scartoffie. Quando tornò nella sua camera da letto a tarda notte, fece una breve doccia e si sdraiò immediatamente sul letto. Dentro, mi stavo dando una pacca sulla spalla ed ero orgoglioso del mio cervello intelligente. Il bastardo di Vegas non mi faceva cose terribili da giorni e presto si sarebbe stancato di vedere la mia faccia e alla fine mi avrebbe lasciato andare. Il solo pensiero mi fece emozionare, non vedevo l’ora che arrivasse quel giorno.

Spensi la luce sul comodino e mi sdraiai girandomi e rigirandomi per un po’. Noi due dormivamo ai bordi opposti del letto con il cuscino in mezzo a separarci. Non volevo dormire sul divano o per terra, la mia vita era già faticosa, volevo un po’ di tranquillità quando almeno chiudevo gli occhi, ma non riuscivo a dormire. Quella sera, la mia cena era stata una stupida insalata di verdure, quindi il mio stomaco protestava per la fame. Inoltre avevo un lieve dolore addominale. Sembrava che il mio stomaco non fosse abituato a nulla di organico. 

Il cibo che mi piaceva era diverso da quello. Giacevo su un fianco, pensando solo al mio cibo preferito, ero immerso nei miei pensieri finché…

«Non riesci a dormire?» Sentii il braccio di Vegas avvolgermi improvvisamente da dietro. Non avevo nemmeno notato che si era avvicinato e il cuscino tra di noi era stato rimosso. Sentii le sue mani calde toccarmi sotto le coperte. Sussultai e tornai a guardarlo, reagendo sorpreso e allontanandomi, cosa che mi fece cadere dal letto.

«AHIA!»

«Attento!» gridò Vegas, allungando il collo per guardarmi mentre io mi carezzavo leggermente il sedere. Nell’oscurità, scarsamente illuminata dalla luce della luna proveniente dal balcone, vidi l’angolo delle labbra di Vegas contrarsi in un sorriso e scossi delicatamente la testa. Sapeva già che ero debole in quel periodo. Cosa mi stava facendo?

«Ahi, fa male.» imprecai piano.

«Di cosa hai così paura?»

«Mi sono spaventato. Ho pensato che fosse un fantasma.» Feci finta che fosse così, anche se in realtà avevo paura di lui.

«Haha, che razza di idiota sei? Ti spaventi così facilmente.» Bene, è vero! Prova a essere me! «Quindi non riesci a dormire? Continui a rigirarti.» Il bastardo Vegas mi fissò nell’oscurità.

«Ho fame.» balbettai.

«Ancora?» Vegas sospirò. «Il cibo di casa mia non ti ha mai saziato, vero?»

«Beh, da quando sono qui, non ho ancora mangiato niente con riso che non sia porridge.» mi lamentai mentre il mio stomaco iniziava a protestare sempre più forte.

«Ah!» Vegas si sdraiò sul letto e sospirò di nuovo.

«Puoi muoverti e dormire dalla tua parte. Indietro!» Mi alzai da terra, spingendo Vegas nel suo stesso territorio. Il bastardo di Vegas si girò facilmente dalla sua parte, non importava quanto avessi paura di sgridarlo. 

«Dannazione!» Vegas saltò giù dal letto, si infilò le pantofole, accese la luce sopra il letto e si allontanò gemendo.

«Dove stai andando?» Chiesi. Forse già non sopportava le mie lamentele, così si era alzato per andare a dormire fuori. O forse stava per trovare la chiave e liberarmi dalla catena? Ehi, forse era così. O magari era andato a cercare i suoi sottoposti per farmi del male. 

Il bastardo se n’era andato da un po’, mi sedetti sul letto, rosicchiandomi le unghie, e il mio cuore batteva per il nervosismo. Avevo paura di quello che sarebbe successo. Avrei dovuto sopportare senza lasciare che il mio cervello si distraesse troppo.  

Vegas tornò in camera da letto con una ciotola di noodles, proprio come aveva fatto la volta prima. La fragranza si diffuse in tutta la stanza, ne ero così abbagliato che mi ero immediatamente dimenticato di cosa avevo così paura prima.

«Vieni a mangiare sul divano.» Vegas posò la ciotola sul tavolo e si sedette sul divano.

«È mia?» chiesi solo per essere sicuro. Lo guardai prima di alzarmi dal letto e camminare rapidamente verso l’aroma fragrante.

«Sì! L’ho fatto io.» Mi sedetti accanto a lui e avvicinai la ciotola di noodles. Quella volta l’acqua nella ciotola era giusta. Non potevo più aspettare così mi affrettai ad afferrare le bacchette per prendere i noodles e metterli velocemente in bocca. Ah! Era come il paradiso. Quella volta sapeva di zuppa di tom yum, alla fine avevo mangiato qualcosa di piccante.

«Rallenta o ti brucerai la lingua.» Vegas versò l’acqua dalla brocca in un bicchiere e me la porse, io presi il bicchiere e bevvi.

Non mi importava troppo di Vegas, che ora stava allungando le gambe dritte sul divano. Si sdraiò velocemente dietro di me e mi passò le mani tra i capelli, fissandomi, gli occhi che sbattevano appena. Mi mossi un po’ per facilitare il riposo delle gambe e provai a concentrarmi sul mangiare i noodles, apprezzando quanto fossero deliziosi. Ma quando qualcuno mi fissava mentre mangiavo, ero a disagio. Sentii la pressione e iniziai a mangiare più lentamente. Che diavolo aveva intenzione di fare adesso?

«Vorresti mangiare?» Senza pensarci, mi voltai per tenere in alto la ciotola di noodles e gliela porsi.

«No, la mia tata una volta mi ha detto che morirò presto se mangio qualcosa del genere.»

«Capisco…» mi soffocai quasi con i noodles che stavo mangiando e vidi Vegas ridere. 

Ma accidenti! Anche se non è salutare, può farti venire fame.

«Stai attento.» disse Vegas a bassa voce. Bevvi di nuovo acqua, cercando di ingoiare il cibo che mi scendeva in gola.

«Dovresti prima andare a letto. Dopo spruzzerò il deodorante per ambienti.»

«No, aspetterò finché non avrai finito.» disse Vegas con un piccolo sorriso. Quasi mi soffocai di nuovo a causa delle sue parole vaghe.

«Vai a dormire sul letto, non riesco a sedermi bene. E perché mi guardi se non vuoi mangiare?» Mi sentii così a disagio che parlai a bassa voce, fingendo di raccogliere i noodles dalla ciotola per continuare a mangiare.

«Questa è casa mia, posso dormire dove voglio. E questi sono i miei occhi, posso guardare tutto quello che voglio.» Scossi un po’ la testa e tornai a mangiare. Non guardai più Vegas e smisi di preoccuparmi di lui. 

Finii tutto e bevvi due bicchiere d’acqua. Non ero ancora molto sazio perché Vegas aveva cucinato solo un pacchetto, ma cosa potevo fare? Non volevo che fosse di nuovo di cattivo umore.

«Se sei già sazio, lavati i denti e vai a letto.» Vegas portò fuori la ciotola e il bicchiere d’acqua. Andai in bagno e feci quello che aveva detto. Quando uscii, aveva già spruzzato il deodorante per ambienti in tutta la stanza. E mi aveva anche ordinato di non sdraiarmi e di appoggiarmi per un momento alla testiera del letto, solo per non avere il reflusso. Quanto a lui, spense tutte le luci, si mise una coperta e si addormentò.

«Accidenti, dittatore!» 

Perché era stato così gentile ultimamente? Era strano, ma quella versione di Vegas era migliore. Non mi sarei fatto male, non avrei dovuto lottare e stancarmi, e non sarei diventato la sua valvola di sfogo.  Era stato così per molto tempo. Presumevo solo che quello fosse il risultato dei miei meriti della mia vita passata.

*******************

Era un nuovo giorno di prigionia. C’era del gesso o del carbone? Avrei contato i giorni sul muro come se fossi stato in prigione come quando Sirius Black fuggì da Azkaban. Com’era riuscito a sfuggire dai Dissennatori? Non sapevo come descriverlo, ma la mia vita era la stessa!

Quanto a Vegas, era andato a lavorare in ufficio fuori fino al tardo pomeriggio. E nel pomeriggio si era recato in azienda insieme al padre, avevo sentito i suoi subordinati parlarne. Guardandolo in quei giorni, era sempre impegnato e stressato. Se la mia ipotesi era giusta, lui e suo padre stavano sicuramente trovando un modo per scappare o stavano pianificando di smentire le prove che avevo inviato al signor Kinn. Mi chiedevo cosa stesse facendo il clan principale? Ma credevo che anche il signor Kinn, Khun Korn e P’Chan stessero pianificando qualcosa. Volevo solo sapere se qualche parte di loro si ricordava di me. Mi stavano pensando?

Il suono dell’apertura della porta a vetri mi distolse dai miei pensieri e alzai lo sguardo da dove ero seduto sul pavimento.

«Pete, il signor Vegas vuole parlare con te.» Nop entrò e mi porse il telefono. Non appena vidi il telefono, espressi subito la mia gioia.

«Smettila di fare quella faccia felice. Il signor Vegas mi ha detto di stare di guardia. Se provi a fare qualcosa, ti sparo.» Nop sollevò l’orlo della giacca, rivelando una pistola legata alla vita. Alzai immediatamente gli occhi al cielo e mi misi il telefono all’orecchio.

«Cosa c’è?»

[Cosa vuoi mangiare?] Disse la voce di Vegas ridacchiando. Probabilmente aveva sentito quel tizio minacciarmi di spararmi con una pistola.

«Eh? Cosa?» Non l’avevo sentito bene, quindi chiesi di nuovo.

[Ho chiesto cosa vuoi mangiare. Lo comprerò per te.] Girai il telefono e fissai lo schermo confuso. Era lo stesso bastardo di Vegas? Perché si comportava bene in quei giorni? Sembrava sbagliato, ma il nome visualizzato sullo schermo era il suo ed anche la voce era la sua. Il diavolo in lui probabilmente era scomparso in quel momento. Non potevo accettare che tornasse… Sii più gentile con me.

«Posso scegliere quello che voglio?» chiesi sorpreso.

[Sono troppo pigro per continuare a bollire i noodles a tarda notte. Qualunque cosa tu voglia mangiare, sbrigati e dillo.] Il bastardo Vegas parlò velocemente, la sua voce severa.

«Ehm…»

[Sono in un ristorante giapponese con Macau. Vuoi che ti prenda sashimi, sushi o qualcosa del genere?]

«Eh… No. Voglio mangiare riso e curry semplice. Più è piccante, meglio è. Voglio cibo del sud.» Il mio cervello iniziò a elaborare tutti i cibi che volevo mangiare prima di potermi fermare.

[Dove posso trovare qualcosa del genere? Non è troppo semplice?]

«Oh! Non è nemmeno difficile da trovare. Solo riso condito con curry, lo sai? O cibo pronto per l’ordinazione.»

[Uffa! Mi stai rendendo tutto più difficile. Vai a restituire il telefono a Nop.] 

Quindi restituii immediatamente il telefono a Nop. Ero di buon umore ma ancora segretamente e terribilmente arrabbiato con Vegas. Era solo riso condito con curry! Era il cibo più facile da trovare! Perché era difficile per lui?! Era anche facile da mangiare. Dannazione!

«Sì, signor Vegas. Capito.» Nop aveva detto qualche parola a Vegas al telefono prima di riattaccare. Si voltò a guardarmi, mentre stavo sorridendo. Non mi ero nemmeno accorto che stavo facendo una faccia allegra.

«Penso che tu stia andando alla grande finora, Pete. Penso che ci sia una possibilità per te di sopravvivere. Combatti!» disse semplicemente e uscì dalla stanza.

Un’occasione per sopravvivere! Così pensai. Le mie speranze avevano cominciato a brillare più luminose. In poco tempo, Vegas doveva lasciarmi andare. Non sarebbe stato in grado di sopportare il fastidio! Lo consideravo come la mia strada per la vittoria. Avrei tenuto la testa bassa e avrei fatto finta di essere pigro. Vegas doveva essersi lamentato con quel bastardo Nop che si stava già annoiando.

Mi ritrovai ad aspettare qualcosa, il cibo. Stavo aspettando così ansiosamente che avevo dimenticato cosa stavo per fare! Perché ero un tale ghiottone?! Dovevo pensare a trovare un modo per andarmene da lì, lottare e aspettare il giorno in cui Vegas mi avrebbe cacciato. Sembrava così promettente che probabilmente mi stavo abituando a lui e ora ero insensibile. Noi umani dovevamo adattarci. Non avrei dovuto essere ossessionato da altre questioni per quel momento, come la catena che non poteva essere levata. Avrei smesso di pensarci per il momento e percorrere il nuovo sentiero della sopravvivenza con forza e speranza.

Sentii il suono della porta che veniva aperta, rimbalzai velocemente dal divano e mi voltai, sperando di vedere…Vegas? Perché avrei dovuto volerlo vedere? Rimasi deluso quando lo stesso stronzo rientrò di nuovo.

«Ehi! Il signor Vegas ti vuole parlare di nuovo.» disse e mi porse di nuovo il telefono, così lo misi all’orecchio.

«Sì?»

[Sono al ristorante di curry. Che cosa vuoi mangiare?]

«Che cosa c’è?»

[Te l’ho appena chiesto. Non so cosa vuoi mangiare.]

«No! Intendevo, in che ristorante sei?» È stupido, eh?!

[Scusatemi, qual è il cibo più piccante che avete?] Sorrisi accidentalmente perché sentii Vegas chiedere al ristoratore. Probabilmente non era abituato a mangiare riso al curry.

[Quindi c’è Kua Kling… e…]

«Compra quello.» disse appena sentii il nome del mio piatto preferito.

[Lo prenderò, allora.]

«C’è del maiale dolce? Voglio anche il maiale dolce.»

[C’è anche del maiale dolce? Prendo anche quello. Vuoi altro?]

«Voglio mangiare curry giallo con germogli di cocco e gamberetti!»

[Aspetta! Ha anche il curry giallo con germogli di cocco e gamberetti? Va bene… E cos’altro vuoi?]

«Penso che sia tutto. Mangerò tutto.»

[Oh, diamine. Restituisci il telefono, parlerò con Nop.] 

Restituii il telefono a Nop e mi sedetti sul divano, sorridendo. Caro cibo del sud, finalmente ti mangerò di nuovo! Diavolo sì! Da quel momento, un grande sorriso rimase stampato sul mio viso.

Ero sdraiato sul divano, agitando i piedi e cercavo un libro da leggere. Ero stata una persona che si era sempre accontentata facilmente delle piccole cose. Molte persone mi dicevano che ero una persona fredda ed ero davvero così. Come questa, sarebbe potuta sembrare una piccola cosa, ma aveva eliminato lo stress che avevo accumulato per giorni. Almeno se avessi dovuto aspettare di essere giustiziato, avrei potuto mangiare il mio cibo preferito come ultimo pasto.

Più di un’ora dopo, Vegas portò nella stanza un sacchetto di plastica con il cibo, accompagnato dallo stronzo di Nop che era entrato e aveva messo dei piatti sul tavolo. Avevo scelto due contorni e due scatole di riso bianco. Il resto, lo avrei fatto mettere in frigorifero perché lo avrei mangiato più tardi. 

Riuscii a versare tutto quello che volevo nel piatto, non sapevo quanto fosse grande il mio sorriso  ma non me ne importava, quindi raccolsi del riso e masticai lentamente finché il sapore non penetrò nelle mie papille gustative, un boccone alla volta. Vegas attraversò la stanza, spalancando la porta del balcone, probabilmente temendo che l’odore di curry riempisse la stanza. Mangiai il riso finché le mie guance si gonfiarono mentre lui osservava le mie azioni.

«Sei un po’ strano. Mi hai portato il riso al curry per uccidermi più tardi?» 

Ah! Presi il coraggio di dirlo dal nulla. Perché continuavo a perdere il controllo di me stesso e a prendere l’abitudine di Porsche di parlare male di qualcuno?

«Prima ingoia. Non parlare con la bocca piena.» Vegas si avvicinò, versò dell’acqua in un bicchiere e lo mise vicino al mio piatto, poi crollò sul divano accanto a me.

«Maledizione.» imprecai tra me e me, mentre lui  inclinò leggermente la testa per guardarmi.

«È così delizioso? Non vuoi il cibo giapponese che ho comprato?» disse Vegas, appoggiando il braccio sulla struttura del bracciolo del divano, sdraiandosi sulla schiena in modo rilassato.

«Sì! È delizioso. Sono così stanco di mangiare il cibo che fate. E porca puttana, questo ristorante è fantastico!» Elogiai il Kua Kling e il maiale dolce nel piatto con ammirazione. Quello era il vero gusto della vita.

«Il colore sembra che potrebbe ucciderti. Non è piccante per te?» Vegas guardò me e il piatto di riso alternativamente con curiosità.

«Non è così piccante. Il maiale dolce e il Kua Kling si sposano perfettamente.» Vegas scosse la testa. Temevo che non mi credesse dato che non mangiava molto dei sapori sofisticati della cucina locale. Allora presi del riso con il maiale dolce, aggiunsi un po’ di Kua Kling e li misi sul cucchiaio, poi lo alzai verso la sua bocca.

«Ecco, prova a mangiare questo.» Lo feci senza pensare, ero solo orgoglioso del cibo della mia città natale. Il bastardo Vegas mi guardò e si bloccò.

«Io… ho già mangiato con Macau.» disse Vegas, un po’ sorpreso.

«Dai! Provalo tu stesso.» lo esortai, continuando ad avvicinare il cucchiaio alla sua bocca.

«Non mangio cibo piccante.»

«Lo so… ecco perché ci metto un sacco di maiale dolce. Sbrigati.» Vegas esitò prima di aprire lentamente la bocca mentre infilavo il cucchiaio pieno di cibo.

«Cosa ne pensi?» Mentre masticava, lo guardavo con eccitazione. Vi starete chiedendo perché ero eccitato? Era solo che era nel mio sangue vantarmi del cibo della mia città natale.

«Va bene.» Vegas masticò e deglutì, poi prese il mio bicchiere d’acqua e bevve tutto.

«Quindi ti piace allora.» Mi voltai per continuare a mangiare con traboccante felicità. Non mi sentivo così a mio agio da molto tempo.

«Sono incuriosito. Ne assaggio ancora.» disse Vegas a bassa voce ma sentendolo, spostai il mio piatto di riso, gli levai la mano e mi voltai a guardarlo.

«Vai a comprarne uno per te. Questo è mio.» dissi, la mia avidità uscì dalla mia bocca e mi voltai a mangiare il cibo in fretta. 

Il bastardo Vegas rise profondamente e disse:. «Dammi solo un altro pezzo di maiale dolce da mangiare. Presto andrò a lavorare.» Mi accigliai un po’ perché stavo iniziando a sentirmi geloso per il mio cibo, ma dovevo farlo. Era più facile accettare ordini, ma lo accontentai, anche se ero un po’ seccato. 

Raccolsi abbastanza riso e presi del maiale dolce sul cucchiaio e lo portai di nuovo alla sua bocca. Il bastardo Vegas aprì la bocca con un sorriso stampato in faccia. Finì di masticare, versandosi dell’acqua da bere e riempiendo di nuovo il bicchiere per me, poi si alzò e uscì dalla camera da letto  per andare nel suo ufficio.

«Eh! Non hai i soldi per comprartene un po’? Dannazione!» dissi, sussurrandogli dietro con rabbia in modo che non sentisse.

Mangiai tutto il cibo che avevo nel piatto fino a sentirmi pieno. Accidenti, era buono! Avevo mangiato così tanto che mi sembrava di voler vomitare. Mi sedetti sul divano per un po’ prima di andare in bagno a fare i miei affari personali. Mi feci la doccia, mi lavai la faccia ed i denti, ma non potevo andare a letto presto perché avevo mangiato troppo. Il mio stomaco era così pieno e le mie palpebre alla fine diventarono più pesanti.

Indossai un pigiama, poi mi lavai ancora un po’ la faccia. Sapevo che la situazione che stavo affrontando in quel momento non sembrava rendermi felice o sorridere per niente. Ma non era che potessi scappare. Dovevo fare di tutto per darmi la forza per combattere nei giorni a venire, giusto? Almeno le endorfine nel mio cervello mi avevano schiarito la mente in modo da poter pensare, e avrei potuto essere in grado di escogitare un buon piano e non sbagliare.

Alla fine avevo finito tutto e stavo per andare a letto ma no, Vegas era entrata improvvisamente in bagno senza che me ne rendessi conto.

«Perché sei entrato?» gli chiesi sorpreso.

Beh, avevo già finito di vestirmi. Non dirmi che era di nuovo infastidito da qualcosa ed era venuto da me per potersi sfogare, eh?! Teneva qualcosa in mano ma non riuscivo a vederlo molto bene. Rimasi immobile, tremante di paranoia e indietreggiando perché Vegas continuava ad avvicinarsi a me.

«Eh.» Vegas sogghignò, continuava ad avvicinarsi a me. Indietreggiai finché non sentii la schiena contro il muro ed il mio cuore iniziò a danzare ritmicamente. Quel bastardo! Non era stato così negli ultimi tre o quattro giorni, forse era malato! Gli avevo accidentalmente fatto qualcosa di male? Chiusi gli occhi mentre si avvicinava e si chinò verso di me finché non sentii il suo respiro caldo sulla mia guancia.

«V…Vegas…» chiamai il suo nome, tremante. E per una frazione di secondo, qualcosa di freddo toccò la superficie del mio mento, poi la mia mascella e vicino alle mie labbra. Aprii lentamente gli occhi per vedere che Vegas mi aveva versato della schiuma da barba sul viso e vidi un rasoio automatico nella sua mano.

«Stai fermo.» Vegas usò una mano per tenermi delicatamente la testa, il suo sguardo si concentrò sulla mia mascella e iniziò lentamente a radermi.

«Io… posso radermi da solo.» Ero ancora sbalordito e non riuscivo ancora a registrare gli eventi che accadevano davanti a me.

«Eh, pensi che sia uno sciocco a lasciarti usare un oggetto appuntito? Potresti tagliarmi la gola o qualcosa del genere.» disse Vegas mentre le sue mani si muovevano lentamente per radermi.

«Pazzo! Perché dovrei farlo… ho paura.» Il mio cuore si contraeva ogni volta che la lama scivolava lentamente attraverso la pelle della mia mascella. Da quando ero nata, nessuno mi aveva mai fatto la barba, non era nemmeno un barbiere. 

«Smettila di parlare e resta fermo.» disse Vegas severamente. Rimasi lì congelato perché avevo sentito un brivido improvviso nel mio corpo.

«Va bene..» dissi mentre pensavo.

«Eh, ti ho reso ancora più nervoso. Non devi aver paura.» Vegas sorrise. Volevo davvero muovermi un po’ per sostenermi meglio ma se l’avessi fatto, ero sicuro che mi avrebbe tagliato o ferito con il rasoio.

Rimasi fermo, spaventato dalla lama, ma Vegas fece tutto con abilità e sembrava fiducioso mentre lo faceva, quindi cercai di lasciar perdere. E vedendo che tutto era andato bene, mi sentii sollevato.

«Lava via la schiuma.» disse ed io lo feci. Dopo averlo fatto, alzai lo sguardo e rimasi a fissarlo.

«Aspetta un minuto, non muoverti per ora.» disse Vegas, bloccando la mia testa nella stessa posizione di prima, poi si avvicinò, fissando la parte inferiore del mio viso.

Sembrava stesse controllando meticolosamente i dettagli del suo lavoro. Fissai stranamente la sua espressione seria. Vegas era il tipo di persona che, se non lo conoscevi personalmente, appariva una persona normale e a volte era persino caloroso e gentile. I miei occhi a volte non riuscivano a credere che lui e il demone che conoscevo prima fossero la stessa persona.

Non sapevo per quanto tempo lo avevo fissato, ma quando finalmente me ne resi conto, Vegas alzò lo sguardo e lo posò su di me. I suoi occhi acuti erano pieni di molti sentimenti. Era misterioso, caotico e risoluto allo stesso tempo. Una certa sensazione mi pervase, il mio cuore iniziò a battere in modo irregolare. 

Non sapevo perché ero bloccato da quegli occhi ma prima che me ne rendessi conto, le labbra di Vegas si posarono sulle mie in un tocco morbido finché non sentii il calore del suo respiro. Avvertii la tensione mentre si stringeva più vicino, e chiusi gli occhi al suo tocco. Non c’era profondità o movimento, era stato solo un bacio dolce e lungo ma lento finché non iniziai a sentirmi a disagio.

Il mio cervello iniziò a elaborare ciò che stava accadendo. Che diavolo stavo facendo? Spinsi in fretta il suo petto lontano da me un po’ scioccato. Anche Vegas sembrava sbalordito. Distolsi lo sguardo e mi voltai.

«Ho finito, esco.» Non sapevo se volesse dirmi qualcosa. Afferrò il flacone di crema da barba e il rasoio prima di allontanarsi immediatamente dal bagno. Quando se ne fu andato, mi strinsi al petto e imprecai follemente.

Che diavolo sto facendo adesso?!

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.