VEGAS X PETE – CAPITOLO 6

!!!ATTENZIONE!!! Accenni di stupro ed abusi anche in questo capitolo. 

– Pete –

Mi alzai dal letto e andai in bagno a fatica. Stavo male al punto che quasi non sentivo più dolore. Quanto tempo dovevo vivere in quel modo? Ero fisicamente e mentalmente stanco; vivevo come se non fossi umano.

A quel punto, il clan maggiore doveva pensare che fossi già morto. 

Signor Kinn, ti sei davvero dimenticato di me? 

Quanto al giovane maestro, non si sentiva strano senza di me? Improvvisamente, mi sentii un po’ insicuro, ma se guardavo la situazione da un’altra angolazione, forse stava cercando dei modi per aiutarmi. Porsche, Pol, Arm… non mi avrebbero mai dimenticato. Forse tutti stavano facendo qualcosa in quel momento. 

Sbrigatevi e aiutatemi. Non so per quanto tempo potrò sopportare tutto questo.

Ero fragile come non lo ero mai stato prima, provavo tanta autocommiserazione. Mi feci una doccia, lavandomi gli occhi e tutto il viso, per fortuna che il bastardo aveva degli articoli da toeletta in bagno. Solo che non sapevo cosa potevo e non potevo usare. Ehi… forse non avrei dovuto assolutamente farmi la doccia, sarei dovuto restare sporco così Vegas non si sarebbe avvicinato a me, ma ero terribilmente disgustato dalle macchie sul mio corpo. Solo il pensiero di quello che Vegas mi aveva fatto, mi fece venire voglia di sbrigarmi e lavare via tutto. Quel metodo non avrebbe funzionato ed un’altra persona sicuramente non avrebbe sopportato la mia condizione. 

Uscii dal bagno e alzai il condizionatore per aumentare la temperatura. Non potevo indossare la maglietta, quindi faceva così freddo. Potevo solo indossare e mettere dei pantaloni della tuta che avevo trovato casualmente nel suo guardaroba. Fortunatamente, la sua altezza e corporatura non erano molto diverse dalle mie. Non volevo toccare la sua roba, ma non avevo scelta!

Dopodiché, mangiai la colazione che aveva portato Nop. Quando vidi le cose nel piatto, emisi un grande sospiro. Salsicce, uova fritte e pane. Perché diavolo mi facevano continuare a mangiare quella roba? Ma era proprio così nella casa di un uomo ricco.

Fatta eccezione per il giovane padrone, anche Vegas mangiava in modo strano. Tankhun mangiava molto, ma a volte sceglieva di non farlo, mentre altre volte mangiava tutto quello che aveva davanti a sé. Pensando a lui sentii la sua mancanza. Preferivo vivere con la sua follia infantile piuttosto che subire quel tipo di tortura.

Qual era la differenza tra essere a casa della seconda famiglia e quella della famiglia principale? Era la parola casa.

Il clan principale era pieno di grandi aspettative ed era una roccaforte, ma tutti si rispettavano e vivevano insieme con comprensione. C’erano dei litigi ma la famiglia si teneva unita nell’amore dei tre fratelli. Era una famiglia  in cui la cura di Khun Korn manteneva il tutto più sereno possibile. Era una famiglia con amore, gentilezza e cura di tutti, rendendo la casa del clan maggiore forte come un grande albero.

Nel frattempo il clan minore era caldo come il fuoco. Ognuno cercava di guarire da solo. Era come una pianta che stava per finire l’acqua. Nonostante l’amore che i due fratelli avevano l’uno per l’altro, non bastava per rendere la casa bella come volevano. Avevo seguito Vegas per una settimana, sapevo che raramente tornava a casa, così come Macau. All’inizio ne ero rimasto sorpreso, ma quando ero arrivato lì, avevo finalmente visto le crepe che erano apparse nelle fondamenta della loro famiglia.

Finii il cibo nel piatto, mi alzai dal divano e mi voltai a guardare le lenzuola blu scuro piegate vicino a me. Mi sentii profondamente ferito di dover vedere la seconda famiglia comportarsi così. Ma no, dovevo chiudere gli occhi e sopportarlo, tornare ad essere di nuovo arrabbiato con lui, ma mi sentivo perso.

Vegas, non ho intenzione di mettere in dubbio come sei cresciuto per essere così perché so che hai avuto questi problemi da quando eri un bambino.

Posai casualmente le lenzuola sul letto e sistemai meglio le federe. Quando l’idiota entrò nella stanza, intrruppi subito tutto quello che stavo facendo e andai dritto da lui.

«Nop…»

«Sono venuto qui per prendere il vassoio.» disse Nop senza prendersi la briga di avvicinarsi a me, ma continuai a seguirlo finché la catena non iniziò a stringersi.

«Nop, per favore aiutami.» Anche se in cuor mio sapevo che le possibilità che lui mi aiutasse erano poche, volevo fare del mio meglio.

«Ho portato anche un deodorante per ambienti. Vegas è un perfezionista. Non gli piace l’odore del cibo nella sua camera da letto. Oh… E hai fatto il letto così. Stai attento, potrebbe schiaffeggiarti di nuovo. Tutto nella stanza deve essere perfetto.» Quello fu tutto ciò che disse e immediatamente mi chiuse la porta in faccia.

«Che diavolo?!» imprecai con rabbia. Tornai ai piedi del letto, guardai le lenzuola che erano sistemate ordinatamente in un angolo. «Sento che stanno per raggrinzirsi. Dannazione! Devo stirarle adesso? Cazzo!» esclamai sedendomi sul letto.

Cosa sto facendo qui?! Vegas, quel bastardo! Cosa c’è di buono nella sua vita?! Era solo bello, ma tutto il resto era orribile! 

Continuai a pensare e guardare a intorno alla stanza dove era custodito tutto. Dovevo tenere tutto in ordine, eh? Se non l’avessi fatto probabilmente avrei di nuovo fatto esplodere Vegas. Doveva essere davvero un perfezionista. Se avesse visto qualcosa che non gli piaceva, probabilmente sarebbe impazzito. 

Così andai a verso gli scaffali, presi i libri e li lanciai a terra, così come i vestiti nell’armadio. Li avrei fatti a pezzi finché non fosse rimasto più niente. 

Fissai il mio capolavoro con un sorriso orgoglioso. La sua stanza! Era tutto un casino. I vestiti nell’armadio erano a terra, tutti i colori mischiati insieme. Le lenzuola erano tutte spiegazzate. Avrebbe fatto una faccia scontrosa fino a farsi esplodere la testa. Dopodiché avrebbe perso la testa e dopo la furia lui …

Merda! Che diavolo sto facendo?! Perché dovrei farlo arrabbiare? Sono io quello che sarà condannato. Dannazione! Sei stupido, Pete! Cavolo!

Venti minuti dopo, finalmente avevo rimesso tutto al suo posto. Ero due volte più stanco, tutto quello che dovevo fare era assecondarlo così che si annoiasse. Se si fosse arrabbiato, mi avrebbe fatto del male e non dovevo fare il suo gioco.  

Per tutto il giorno passai ogni minuto a riordinare la stanza per lui e se avessi avuto un righello per misurare le cose, lo avrei usato di sicuro. Mi sdraiai sul letto esausto, mettere in disordine era stato facile ma riordinare mi aveva stancato. Perchè era così difficile?  

Sentii il suono della porta della camera da letto che si apriva. Fui sorpreso, poi mi misi a sedere e appoggiai la testa contro la testiera del letto.

«No… ti manderò alcuni dei miei file stasera… Non devi venire, sono un po’ occupato. Ci vediamo domani… Sì.» Vegas parlò al telefono e mise casualmente un vassoio di cibo sul divano. Iniziai a guardare a destra ea sinistra, i movimenti del mio corpo erano automatici, ero così paranoico che non riuscivo a controllarmi.

«Sigh, devo sostenere l’esame. La relazione deve essere presentata. Ciao.» Dopo aver riattaccato, Vegas imprecò ad alta voce. Rimasi in silenzio, fissando con timore le sue azioni.

«Vieni a mangiare, ti imbocco.» il bastardo Vegas mi guardò e mi fece venire la pelle d’oca lungo la schiena.  Rimasi seduto immobile, non osando muovermi, ogni parte del mio corpo si irrigidì fino ad avere quasi i crampi.

«Ho detto, mangia!» Vegas ripeté le sue parole, alzando la voce.

Segui il piano nella mia testa, non feci resistenza, non parlai e non pretesi nulla. Era facile da fare. Anche se sembravo un po’ riluttante, cercai di rendere il mio viso il più normale possibile. Mi sedetti sul divano e girai la testa verso di lui in modo che potesse darmi da mangiare. Bistecca di pesce con insalata di verdure. 

Oh, perché era sempre così?! Ero lì da molto tempo e sicuro ero dimagrito. Ogni pasto era come quello delle formiche. 

«Comportati sempre così. Bene.» disse Vegas in tono piatto mentre portava costantemente il cibo alla mia bocca, che mangiai senza preoccuparmene. Successivamente, il bastardo di Vegas andò a prendere un asciugamano e si diresse verso il bagno. Vedendo ciò, fui sollevato ed emisi un enorme sospiro. 

Bene, oggi è stato più facile, altrimenti sarei morto. 

Misi il piatto sul tavolo e non dimenticai di spruzzare il deodorante per ambienti. Avrei fatto di tutto per non farlo arrabbiare. Ero pigro, ferito e stanco! 

Vegas uscì ed indossò i suoi vestiti mentre asciugava i capelli con l’asciugamano. Ero sul letto con il suo sguardo su di me, feci finta di non accorgermene e continuai a leggere. Avevo trovato un libro da leggere in modo da poter alleviare la noia! La maggior parte dei libri erano odiosamente in inglese, non riuscivo a capirli. Il libro che stavo leggendo parlava di filosofia della vita. Dopo averlo letto, la mia determinazione crebbe.

«Ti piace leggere libri?»

«No.» risposi senza mezzi termini. Non mi piaceva per niente leggere, ma c’era qualcos’altro da fare in quella stanza? Ora capivo com’era per i prigionieri.

Vegas uscì dalla stanza e tornò con un portatile, sistemò alcuni libri sul tavolo del divano e poi lo accese. Non sapevo cosa stesse scrivendo.

«Pete, vieni qui.» mi chiamò Vegas, quindi posai il libro e ingenuamente andai verso di lui. Alzai un sopracciglio come per chiedere cosa stesse succedendo.

«Ti stai comportando in modo strano. Hai mangiato qualcosa di velenoso? Sei malato?» disse Vegas, abbassando il mio braccio per farmi sedere accanto a lui sul divano, posandomi la mano sulla fronte. Merda! Sono nervoso. «Non sei caldo. Sei così obbediente oggi.» Vegas si accigliò, guardandomi con stupore.

Feci invece finta di guardare il tavolo.

«Non parli oggi? Perché non dici niente?» Vegas mi guardò incredulo, mi fissò come se fossi strano. Così lo gurdai e gli feci un piccolo sorriso.

«Ehm, che succede?» Anche se avrei voluto urlargli contro, non osavo farlo. Non potevo parlare altrimenti mi avrebbe picchiato di nuovo.

«Cosa c’è che non va in te, Pete?!»

«Io sto bene, è tutt ok.» La mia voce era diventata un po’ più alta, quindi la regolai in modo che suonasse il più normale possibile.

«Va bene, lascio stare. Oggi sono esausto. Sono tornato e devo fare un altro rapporto. Mi aiuti?» Il mio viso impallidì non appena ebbe finito di parlare. Quel mostro! Che tipo di aiuto intendeva? Era troppo vago.

«C..come?»

«Puoi digitare sul computer?»

«Ho imparato!» Balzai in piedi all’improvviso, sorpreso. Strinsi le labbra perché avevo accidentalmente aperto la bocca. Dannazione! Se gli avessi urlato contro di nuovo, oh dio! Ero così confuso. Ma fui sollevato dal fatto che avesse chiesto aiuto, vero aiuto, e non quello che stavo pensando.

«Oh. Bene, puoi aiutarmi a scrivere questo? Quello che ho evidenziato. Scrivilo.» Strinsi i denti mentre pensavo tra me e me. Perché non chiedi aiuto a tuo fratello minore? Perché devo essere io? Ma dovevo farlo…

«Certo… ok.» dissi con voce roca. Vegas aveva ancora una faccia sorpresa ma quando vidi il portatile piazzato davanti a me, i miei occhi si illuminarono immediatamente. Avrei potuto usare di nascosto il mio Facebook e parlare con qualcuno per chiedere aiuto.

«Eh, non devi farti brillare gli occhi in quel modo. Non è connesso a Internet. Smettila di pensarci.» 

Sospirai profondamente, quella iena sapeva tutto. Mi sedetti sul pavimento per mettermi a livello con il portatile in modo da poterci scrivere sopra e appoggiai la schiena al divano.

Mi sedetti con Vegas, digitando con difficoltà perché era tutto in inglese. Fanculo! Se avessi digitato male si sarebbe scagliato contro di me, ma dovevo pur sopravvivere.

«Non sono bravo in inglese. Lo ricontrollerò più tardi… Potrebbe essere sbagliato.» Inclinai la testa e guardai Vegas che mi stava fissando.

I nostri occhi si incontrarono per un momento, non sapevo perché mi stesse guardando, ma mi fece fermare un attimo. Mi girai rapidamente e continuai a digitare. 

Pete, concentrati il ​​più possibile sul file davanti a te.

Vegas era stato molto impegnato in quei giorni, avevo visto che aveva letto molti libri e doveva trovare il tempo per evidenziare le parole che avrei digitato. Lo vedevo parlare al telefono con i suoi amici quasi ogni dieci minuti. Era stato lo stesso con il signor Kinn ed il signor Kim quando erano stati impegnati durante gli esami.

Inoltre, quando Khun aveva dovuto sostenere un esame, Arm, Pol e io avevamo dovuto fare a turno a leggere ad alta voce per lui al mattino, a mezzogiorno e alla sera. Anche durante l’ora di coricarsi, i pasti o quando si faceva la doccia, avevo dovuto urlare riga per riga il contenuto dei suoi libri per fargli ricordare tutto ciò che c’era scritto. Quando avevo iniziato a lavorare per il clan principale, si comportava già come un bambino di quattro anni, altrimenti sarebbe stato molto più intelligente.

«Sei stato tu?» Rimasi sorpreso quando Vegas si avvicinò a me e usò il mio dito per premere la tastiera, scorrendo lo schermo. Intravidi un Vegas che mi fece battere il cuore. Un odore familiare si alzò al mio naso, generando automaticamente paura dentro di me.

«È corretto?» Inclinai leggermente la testa per allontanarmi un po’ da Vegas, lui annuì in risposta e poi si allontanò da me.

«Sì…» rispose Vegas in tono normale e riportò la sua attenzione sul libro che teneva in mano.

Merda! Perché sono così nervoso oggi? 

Era quasi come se stessi parlando con il normale Vegas che avevo incontrato in passato, nella mia vita quotidiana. Ma dopo tutto quello non ci ero per niente abituato, era strano e scomodo.

Dopo un po’, tutto venne avvolto nel silenzio. Gli unici suoni provenivano da me che scrivevo sulla tastiera e dal suono delle pagine di un libro che venivano sfogliate da Vegas. Mi concentrai solo sullo schermo, continuavo a ripetere le parole per evitare di sbagliare. Lavorai più che potevo perché ero piuttosto sollevato dal fatto che Vegas non fosse così crudele come una volta. 

Improvvisamente, il dito snello di Vegas si avvicinò a me e mi accarezzò delicatamente l’angolo della bocca. Fui leggermente sorpreso dal suo comportamento prima di voltarmi a guardarlo sdraiato sul divano, i suoi occhi mi fissarono con intensità.

«Fa male?» Vegas mi chiese piano. Il suo dito continuava a girare intorno agli angoli della mia bocca e ai lati delle mie guance. Volevo urlargli che faceva male, che la ferita all’angolo della mia bocca mi bruciava ancora e sulla mia guancia c’era ancora una debole traccia del suo palmo.

«No.» Non osavo dire troppo perché non sapevo cosa avrei potuto dire.

«Dopo questo, non essere più testardo. Quando starai bene, starai bene… E non dovrai farti male.» Vegas allontanò la sua mano dalla mia faccia e la rimise contro la nuca. Restituii lo sguardo e ne rimasi scioccato!

Dannazione! Non sono abituato a questo. Non conosco la persona che mi sta mostrando. L’inferno?! Sputa fuori il diavolo che c’è dentro di te, Vegas! Ma aspetta! Non importa, non sputare. Mangialo, ingoialo, lascialo morire e non farlo uscire più. Amen!

Tornai a concentrarmi sul mio lavoro, sentendomi perso, stordito e confuso per un po’, ma cercai comunque di ricordare il mio obiettivo.

Aspetta e vedrai. Se mi dice di andare a sinistra, io andrò a sinistra. Dimmi di andare a destra e io andrò a destra! Sarà sorpreso finché non si divertirà per niente, quell’idiota.

Riportai la mia attenzione sulle parole e le digitai, ma più passava il tempo e più avevo fame. Non c’era un solo chicco di riso nel mio stomaco, dannazione! Dovevo andare a dirlo a Vegas? Avrebbe provato pietà per me? 

Forse gli potrei chiedere se c’è qualcosa da mangiare in casa? Era già notte fonda quindi, non aveva fame? Funzionerebbe? Argh! Facciamolo e basta.

Litigai per un po’ con i miei pensieri prima di raccogliere il coraggio di rivolgermi a lui e aprire la bocca per chiedere qualcosa da mangiare.

Vegas si era addormentato, il suo libro ora era sul suo petto e i suoi occhi erano chiusi, stava russando.

Deve essere stanco. Bene! Mi sono rimaste solo due righe da scrivere e anch’io andrò a letto. Sigh~ Sono stato sollevato per un altro giorno. Sono sopravvissuto oggi! 

Finii rapidamente di digitare il rapporto di Vegas e abbassai lo schermo del computer. Andai a letto e mi rannicchiai sotto la coperta. Faceva così freddo! La camera da letto sembrava quasi una bara da quanto faceva freddo. Mi girai per spegnere la luce sul comodino.

Ma…Vegas avrà freddo? Lo guardai per vederlo sdraiato nella stessa posizione senza muoversi. Indossava il suo pigiama di raso nero e nient’altro. 

Bene! Spero che muoia di freddo! Devo abbassare ancora di più la temperatura per farlo morire congelato?

Alla fine, spensi la luce e mi sdraiai comodamente. Chiusi gli occhi pronto a rilassarmi ed ignorarlo.

«Mamma… mamma… Non andartene. Mamma, non voglio stare da solo.»

Aprii gli occhi e accesi di nuovo la luce sul comodino quando sentii Vegas parlare nel sonno. Da quello che sapevo, stava dando voce ai suoi pensieri e ai sentimenti. Sembrava così solo e aveva bisogno di qualcuno che lo proteggesse. Comprendevo quella sensazione; persone che richiedevano attenzione e bramavano l’amore.

Ma non pensare che avrò pietà o simpatia per lui! Lo odio con tutto il cuore! 

Forse avrei dovuto avvicinarmi e sussurrargli all’orecchio: ‘Questo è papà’? Oh, no, no, no. Sto iniziando a pensare come Tankhun.

Pensai a lungo prima di alzarmi di nuovo dal letto. Quella volta mi sarei comportato da brava persona! Se lo avessi coperto con una coperta, forse mi sarebbe stato grato una volta che si fosse svegliato? Forse avrebbe smesso di urlarmi contro. Perché in quella stanza c’ero solo io con lui. Forse mi avrebbe apprezzato per quello. 

Ero davvero preoccupato per come si sarebbe sentito, ma avrebbe potuto dirmi quanto ero bravo e magari liberarmi dicendo: ‘Posso levarti le catene. Sei così gentile, torna alla tua vita di sempre!’

Giusto! Sei una brava persona, Pete! Continua!

Andai a prendere una coperta dall’armadio e riuscii a coprire il corpo di Vegas. Poi mi sdraiai di nuovo e spensi le luci ancora una volta. 

Buonanotte a me stesso che per oggi non devo preoccuparmi di nulla! È stato davvero fantastico!

**************

La mattina dopo, trascorsi la giornata come al solito. Quando mi svegliai, Vegas era introvabile, portai le coperte ben piegate e le sistemai sul letto. Doveva essere andato a fare all’esame, era stato un bene che non mi fossi svegliato per vedere la sua faccia. 

Poi passai il tempo a girare in tondo, a farmi la doccia, a sedermi sul letto e a capire come staccare la catena dal mio polso. Non avevo ancora rinunciato a quello. Quella catena bastarda, volevo spezzarla o strofinarla con il sapone per renderla più scivolosa. 

«Nop…» Fissai il piatto di cibo che mi avevano portato, facendomi alzare gli occhi al cielo. Il cibo che mi davano era sempre lo stesso: salsicce, uova fritte e pane.

«Dovresti smetterla di chiedermi di aiutarti, Pete.»

«No. È il cibo. C’è qualcos’altro? Cosa mangi di solito?»

«Solo curry e riso. Perché?»

«Lo mangio io invece! Non voglio questo pane, o qualunque cosa sia. Mi sento come se mi stessi trasformando in una patata.»

«No. L’ha ordinato il signor Vegas.»

«Cosa ti ha ordinato di fare? Mi fai mangiare solo verdure che sono erba con panna, burro e grasso?»

«Mangialo e basta, non lamentarti troppo!» Il bastardo mi urlò ad alta voce in faccia e poi sbatté la porta dietro di sé.

«Ehi! Stronzo! Non sto mangiando!» Dannazione! Stavo scherzando, però. 

Passai tutto il giorno a cercare una via d’uscita e mi addormentai. Dopo continuai a girare nella stanza ed allenarmi. Ero annoiato, volevo guardare le serie tv ed andare al karaoke. Mi mancava così tanto Khun. 

Più tardi la sera, l’idiota mi portò di nuovo del cibo, feci una smorfia come se volessi morire immediatamente.

«Spaghetti alla carbonara. Ooh… Dove pensi che sia? Italia?»

L’idiota non poteva sopportare di ascoltare le mie lamentele e lasciò rapidamente la stanza. Nella casa del clan principale, avevamo molte scelte, ma in quella casa, tutti dovevano seguire Kan.

Dovetti mangiare quello che mi venne dato. Formaggio e burro. Sono del sud! Volevo qualcosa che fosse sano da mangiare e che mi riempisse lo stomaco, almeno una cavolo di frittata. 

Ero un po’ seccato perché quello che stavo mangiando non era abbastanza. Anche prima, il mio pasto era composto solo da pasta e pane. Come avrei potuto non avere fame? C’erano anche momenti in cui portavano solo due pasti al giorno. Di solito mangiavo ogni mattina, mezzogiorno e sera. Come avrei potuto vivere?! Doveva trovarmi qualcosa di leggero da mangiare in modo che il mio corpo si riprendesse lentamente e non avessi la forza di combatterlo. 

Sussultai di nuovo per la sorpresa nel sentire dei rumori. Cosa diavolo era successo? Poi sentii le voci di Vegas e Khun Kan, ma era difficile capirli. Sembrava che stessero litigando più lontano da dove mi trovavo io. Quella coppia padre-figlio stava litigando di nuovo! Cavolo?! Vegas deve essere sicuramente arrabbiato! Doveva essere di cattivo umore, ero di nuovo sfortunato. Così iniziai a pensare a cosa potessi fare. Pete, fai qualcosa!

Non riuscii a capirlo o a fare un piano nella mia testa che Vegas entrò nella stanza freneticamente. Era davvero quello il mio destino? Qualcuno poteva cambiare il mio cognome in ‘morto’? Perché morivo spesso in quei giorni?

Feci un respiro profondo e mi voltai a guardarlo, il bastardo Vegas era così arrabbiato che stava gettando le cose a terra senza trattenersi.

«Dannazione! Quel bastardo!»

Rimasi immobile in mezzo alla stanza, fissando le sue azioni spaventose. Sradicò il tappeto con la mano e lo fece a pezzi. I suoi occhi erano furiosi, guardando tutto con rabbia. La sua espressione era incontrollabile. Il segno sul suo viso che proveniva dal palmo di suo padre e che era appena sbiadito, era diventato di nuovo più evidente oggi.

«Cosa stai guardando?»

Ovviamente ero l’unico essere vivente nella stanza. Si voltò a guardarmi, con gli occhi spalancati. Cercai di controllarmi, cercando di non rivelare troppo della mia paura o nervosismo ma non avevo idea di quanto bene avrei potuto farlo. Perché quando Vegas si avvicinava sempre di più a me, il mio cuore iniziava a pulsare come se stesse per scoppiare.

«Ti punirò se continuerai a guardarmi in quel modo.» La mano di Vegas stava per afferrarmi, ma feci in fretta un passo avanti e mi misi di fronte a lui, allungando delicatamente la mano per toccare il segno rosso sul suo viso.

«Fa male?» chiesi a voce bassa e Vegas si fermò. I suoi occhi furiosi lampeggiarono immediatamente.

Lo fissai negli occhi, nonostante tutta la paura c’era nel mio cuore e quanto volessi insultarlo, non potevo fare il prepotente con lui ancora di più. Provavo un po’ di simpatia per come avesse sempre avuto problemi con suo padre ogni volta che tornava a casa. Gli accarezzai accuratamente la guancia con il palmo della mano, la mia voce risuonava dolcemente.

«Va tutto bene. Tu… Sei ferito, vero?»

Vegas rimase in silenzio per un po’, i nostri occhi si fissarono l’uno nell’altro, poi lui mosse la mano per tenermi il palmo e lo spinse delicatamente da parte. I suoi occhi sembravano molto più deboli di prima. Si voltò e diede un pugno al muro, sfogando il resto della sua rabbia.

«Dannazione! Quel fottuto bastardo!»

«Vegas, calmati.» Mi avvicinai e lo afferrai per un braccio per impedirgli di colpire il muro perché le sue nocche stavano iniziando a diventare rosse e ammaccate.

«Fanculo!» Vegas mi schiaffeggiò la mano e si sedette con rabbia sul divano. «Che diavolo ho fatto di male?! Ha mai pensato di ascoltarmi?!» Vidi Vegas far esplodere di nuovo i suoi sentimenti. C’erano molte cose nel suo cuore che non potevano essere completamente spiegate con le azioni e ora venivano fuori attraverso le sue parole. Rimasi immobile e ascoltai, lasciando che Vegas tremasse per la frustrazione.

«Ogni volta che l’attività fallisce, è colpa mia. Andrà in rovina perché ho fatto qualcosa di sbagliato. Se non voglio fare qualcosa, lui mi costringerà a farlo. Quando lo faccio, dirà che sono inutile e ingrato per non aver aiutato la mia famiglia! Quando andrà bene, mi darà comunque la colpa! Lo odio davvero!»

«Ha grandi aspettative con te. Sei il figlio maggiore» dissi in tono normale. Vegas mi guardò prima di voltarsi e parlare di nuovo con rabbia.

«Grandi aspettative… Perché? Sono solo il figlio maggiore? Mi ha mai parlato come se fossi suo figlio? ‘Com’è andato il tuo esame?’ ‘Dove sei andato?’ ‘Sei stanco?’ ‘Com’è andata la tua giornata?’ Mi ha mai parlato in quel modo? No! Non l’ha mai fatto da quando ero piccolo, fino ad ora. Sai perché? Perché non mi ha mai visto come un figlio!» disse Vegas, la sua faccia ancora chiaramente furiosa e i suoi occhi che diventavano rossi. Strinse forte entrambe le mani fino a quando le vene si mostrarono.

Nonostante lo odiassi molto, mi sentivo profondamente dispiaciuto per lui. Avevamo tutti bisogno dell’amore e dell’accettazione della nostra famiglia. Volevamo renderli orgogliosi di noi e, soprattutto, una famiglia doveva dare calore, protezione, cura e incoraggiamento. Ma da come parlava Vegas, non aveva mai sperimentato nessuna di quelle cose.

«Ma sei ancora qui. Hai ancora Macau… E lui ti ama moltissimo, Vegas.»

«Non voglio che mio fratello minore cresca come me. E giusto ora devo essere l’unico rifugio nella sua vita.»

Perché le persone in quella casa crescevano con quel tipo di solitudine? Anche quelli che avevano dovuto fare affidamento su se stessi per sopportare il dolore da soli, perché erano solo loro due?

«Non conosco che problemi ha tuo padre con te. Ma credo che nel profondo del suo cuore non ti odi.»

«Non mi odia…? Non è vero.» disse Vegas, con voce tremante. «Cosa sa una persona come te? Non ho mai ricevuto amore da mio padre. Mia madre è morta quando ero bambino. Kuto è diventato la mia balia, ma papà l’ha licenziato e anche lui mi ha lasciato. Mi sento come se fossi solo in questo mondo». Vegas strinse la mascella, sembrava addolorato ogni volta che pensava a suo padre. 

Doveva essere stato così difficile per un bambino crescere senza una madre, avere un padre apatico, avvicinarsi ad un’altra persona e poi essere lasciato da lei fin da piccolo. Aveva sofferto così tanto e ora doveva provare così tanta autocommiserazione.

«Non ho una madre. Anche mia madre è morta quando ero bambino. Quanto a mio padre, non so nemmeno chi sia. È ancora vivo? E come ha potuto lasciare me e mia mamma così? Non ho nemmeno il diritto di fare domande del genere. Almeno i tuoi genitori ti hanno cresciuto. Finora non conosco ancora mio padre e l’immagine di mia madre nella mia memoria è così sfocata da essere quasi irriconoscibile. Inoltre, non ho fratelli o sorelle. Quando ero giovane, i miei amici scherzavano dicendo che ero un bambino senza genitori ma non mi importava. In questo mondo, ho ancora i miei nonni che mi amano. Hai anche Macau che ti ama moltissimo. E so che anche tu lo ami.» All’improvviso, stavo parlando della mia stessa famiglia. Era strano, come se volessi che noi due ci capissimo.

Vegas rimase in silenzio come se stesse contemplando quello che avevo detto prima di girarsi verso di me e chiedere: «Sei cresciuto con i tuoi nonni?»

«Sì, è stato molto difficile. La nostra povera casa non è per niente comoda come la tua. Ho lavorato per guadagnare soldi in modo da poter andare a scuola e poi venire a Bangkok. Ho dovuto fare così tante cose solo per diplomarmi al liceo. Ci sono molte persone che hanno una vita più difficile della tua, Vegas.» dissi, fissandolo, volendo trasmettere la sensazione che non fosse l’unico a dover affrontare le difficoltà nella vita. 

«Ma tu… sei felice?»

«Certo, sono felice per me stesso. Voglio vivere come si deve. Dovremmo guardare al lato positivo di ogni cosa in modo da non farci male, tutto qui.»

«Eh, dev’essere bello essere felici con le piccole cose.»

«La vita è proprio così.»

«Haha, hai letto troppi libri di filosofia.» disse Vegas alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il bagno.

«Beh, la tua stanza ne è piena! Ne hai mai letto uno?» dissi a bassa voce.

Non appena la porta del bagno si chiuse, tirai un enorme sospiro di sollievo e sprofondai debolmente sul divano. 

Che cazzo di inferno! 

Era come se avessi smesso di respirare e fossi morto per un po’, per poi svegliarmi improvvisamente con un enorme respiro. Dentro, avevo paura di tradirmi, ma dovevo immobilizzare la mia faccia per sembrare il più normale possibile. Ero grato per le serie di Khun che mi aveva reso quello che ero. Avevamo guardato gli attori dalla mattina alla sera, quindi avevo completamente assorbito tutte le loro eccellenti interpretazioni. Il mio cuore stava per esplodere!

Il bastardo Vegas si fece una doccia, si lavò la faccia, indossò il pigiama e si sedette sul divano con la sua pila di libri. Feci la stessa cosa di ieri, aiutandolo a scrivere la sua relazione per la scuola.

Non sapevo se stavo leggendo correttamente, ma continuai a digitare, ignorando Vegas che mi fissava tutto il tempo. Non avevo idea del perché lo stesse facendo, ma finsi di comportarmi normalmente come se non mi fossi accorto del suo sguardo. Non volevo girarmi e guardarlo. Ero paranoico!

Cominciai a irrigidirmi, ingoiai la saliva quando sentii una sensazione di formicolio alla spina dorsale mentre la mano di Vegas mi accarezzava dolcemente i capelli.

«Sei una brava persona, Pete…»

Quando Vegas disse quelle parole, riuscii a pensare solo a una cosa nel mio cervello: Sicuramente mi libererà dalla catena perché vede la mia bontà e virtù. Mi girai verso di lui con il cuore gonfio di speranza.

«Allora, qual è il prossimo?»

«Nient’altro.» Vegas scosse la testa e mi tolse la mano dai capelli.

«Eh… non sei grato?» Non sapevo perché, ma l’eccitazione che provavo mi fece sbraitare in quel modo.

«Che cosa?» Vegas si accigliò. «Eh, sei pazzo quanto mio cugino maggiore. Sta iniziando a fregarti.» disse Vegas, scherzando. Ora era solo una versione normale di Vegas. Non un gigante, né un diavolo.

«Oh…» gli mostrai un’espressione delusa, sapendo che non avrei ottenuto la risposta che speravo.

«Eh, aspetta.» Vegas usò l’altra mano per toccarmi la testa, facendomi voltare verso di lui come prima. Lo seguii con disinvoltura.

«Che cosa?»

«Perché sei così docile adesso?» Vegas scostò leggermente le ciocche di capelli dalla mia faccia.

«Non sono un cane.» dissi piano.

«Sei un cane…» Vegas si avvicinò, sorridendo sarcasticamente. Vide che stavo per infastidirmi. 

Non fare il suo gioco, Pete! Ti sta provocando. Sei una brava persona, Pete. Una brava persona!

«Beh, non mi interessa cosa sono.» digrignai i denti impotente. Il bastardo alzò le sopracciglia per la sorpresa.

«Tu… dove hai imparato a fare una faccia imbronciata?» Vegas mi guardò in modo strano prima di sorridere.

Avevo anche fatto una faccia? Stavo solo mordendomi il labbro inferiore per impedirmi di imprecare. Stavo solo sopprimendo i miei veri pensieri! Capisci?

Cazzo! Volevo davvero ribattere, ma dovevo trattenermi, dovevo seguire le regole!

Vegas scosse leggermente la testa, poi si sdraiò di nuovo sul divano.

«Ehi… mio cugino maggiore è buono con te?» chiese Vegas, i suoi occhi fissi al soffitto.

«Il giovane maestro? Tankhun è gentile con me.» Parentesi, tranne quando si comporta come un monello viziato.

«Vedi, tu ami così tanto il tuo boss e Kinn.»

«Amo anche Kim, anche se è difficile da trovare.»

«Allora perché li ami così tanto?» Vegas sospirò. Lo fissai incredulo, chiedendomi cosa gli fosse successo adesso.

«Beh… Il clan maggiore ha fatto molte cose per la mia famiglia. Anche per la gente di tutta l’isola, la mia città natale.»

«La tua casa è un’isola?»

«Sì, una piccola isola nel sud. All’inizio, un capitalista è venuto lì e ha preso il controllo dell’intera isola. Le attività degli abitanti del villaggio sono state bandite dai capitalisti. Poi hanno fatto trasferire lì la propria gente. Ma è stato molto tempo fa quando ero un bambino. Fino a quando il signor Korn non è arrivato a fare concessioni per l’isola, e ha permesso agli abitanti del villaggio di guadagnarsi da vivere come facevano prima. Ha continuato a comprare anche dalle loro attività, senza mai spingere il prezzo. Chiunque non avesse un lavoro, Khun Korn offrì loro un lavoro nella sua azienda. La gente laggiù ama Khun Korn. Ricordo di aver detto a me stesso fin dall’infanzia che da grande sarei andato a lavorare con persone gentili come lui. Sono venuto a Bangkok per lavoro per un po’ e ho deciso di andarlo a trovare. Quando ho visto l’azienda da bambino, non ho mai avuto il coraggio di entrare. Ho vagato per quasi un anno, fino a quando ho finalmente osato entrare e fare domanda per un lavoro per lui. Quando ha scoperto che i miei nonni erano dell’isola, mi ha accettato senza alcuna precondizione. Quando la nonna o il nonno erano malati, la gente di Khun Korn si prendeva cura di loro tutto il tempo. Quindi mi sono preso cura anche io della famiglia principale. Quando il nonno e la nonna vengono a trovarmi, vengono sempre accolti anche da Tankhun. Non ho mai pensato di essere solo un dipendente. Persino mia nonna ama Khun più di me. Quando andavamo in gita sull’isola, i miei nonni facevano a turno per prendersi cura di lui.» dissi sorridendo mentre ricordavo i vecchi tempi.

Il giorno in cui mia nonna era stata portata in ospedale a causa di una malattia, Tankhun si era preso cura di tutto. Non avrei mai potuto dimenticare quel giorno. Il giorno in cui era preoccupato per me come un suo parente. Ma accidenti! Avrei dovuto davvero parlare del passato e stare seduto lì a sorridere in quel momento?

Diedi un’occhiata a Vegas perché mi ero completamente dimenticato che potesse arrabbiarsi dato che stavo parlando del clan principale. Merda! Non avrei dovuto parlarne affatto, avrei potuto essere colpito di nuovo. Non potevo nemmeno parlare del festival.

«Non pensi che sia una bugia, vero?» disse Vegas, inclinando la testa.

«Perché i miei nonni dovrebbero mentirmi?»

«Beh… lo zio e mio padre sono fratelli. Forse non sono così diversi. Sembrano bravi davanti ma dietro le loro maschere potrebbero essere così crudeli.» disse Vegas mentre pensava.

Khun Korn aveva un lato negativo, ma c’era sempre una ragione dietro le sue azioni. Pensavo che fosse normale per tutti gli esseri umani.

«Sei troppo pessimista.»

«E tu sei troppo ottimista.»

«Questo è quello che penso comunque.»

«Allora cosa pensi di me?» Vegas mi fissò con aria assente, così parlai senza pensare.

«Ehi, bastardo…» Cazzo! Che cosa avevo detto? Ingoiai tutte le parolacce che avevo in mente e parlai di nuovo in fretta. «Uhm… in realtà hai una ragione per quello che hai fatto, immagino.»

Volevo schiaffeggiarmi cento volte. Accidenti! Non dovevo essere affatto timido! Le labbra del bastardo di Vegas si contrassero in un sorriso malizioso, lanciandomi un’occhiata da cima a fondo come se stesse pensando a qualcosa.

«Sì, ho una ragione per tutto quello che faccio… voglio farlo ora.» Vegas mise i palmi delle mani sulla mia nuca e mi tirò lentamente verso di lui.

«Che cosa hai intenzione di fare?» dissi nervosamente, determinando se dovevo resistergli o semplicemente fare quello che voleva fare così sarei sopravvissuto.

«Voglio farlo… è per colpa tua, sto iniziando a…» Chiusi gli occhi, appoggiando lentamente e dolcemente la testa contro la mano di Vegas.

No, cazzo di inferno! Cosa stai facendo, Pete?! No! Sentii il suo respiro caldo avvicinarsi sempre di più al mio viso finché…il mio stomaco ringhiò. Vegas si staccò all’istante, tremante.

«Hai fame?» disse Vegas, balbettando. Allontanai in fretta la sua mano dalla nuca e annuii. Ringrazio il cielo per avermi salvato la vita!

«Beh, c’è qualcosa da mangiare in casa?» Cambiai rapidamente argomento e rivolsi invece la mia attenzione al mio stomaco.

«Non hai mangiato poco fa?» Vegas si mise a sedere e mi guardò, confuso.

«L’ho fatto! Ma il tuo cibo qui è leggero. Salsicce, uova fritte, spaghetti, non mi riempie lo stomaco. Voglio mangiare il riso.» Beh, me ne lamentai perché erano giorni che volevo farlo.

«Questa è una casa di alta classe. C’è solo cibo occidentale per colazione, haha.» rise piano il bastardo.

«Ho fame.» dissi, accigliato.

«Sii paziente! Tra poche ore sarà mattina.»

«Non voglio mangiare il pane. E non voglio nemmeno l’insalata.» ero così affamato che parlai senza pensare.

«Eh, sii paziente. La nuova moglie di papà ha cambiato il menu del cuoco. Non riesco a procurarmi altro cibo così facilmente. Preferirei dimenarmi e morire.» Anche se le sue labbra erano contratte in un sorriso, i suoi occhi non sembravano molto contenti. Vidi il cambiamento nella sua espressione e pensai che avrei dovuto smettere di insistere. Non importava così decisi di farlo, fingendo di continuare con il mio lavoro, cercando di trattenere la mia fame.

«Argh… Dannazione!» Vegas rimase in silenzio per un momento. Improvvisamente sospirò pesantemente, si alzò dal divano, si mise le pantofole e uscì dalla stanza.

Cosa c’è che non va in quel cane?! Di che umore è? Non è ancora tornato nella stanza, deve reincarnarsi in un nuovo corpo. Sono stanco!

Il bastardo Vegas se n’era andato da un po’, così finii velocemente di scrivere il suo rapporto, sperando di completarlo prima che entrasse in modo da poter fingere di dormire. Ero troppo pigro per sopportare i suoi sbalzi d’umore. Ma prima che potessi digitare il capitolo finale che era stato evidenziato, Vegas aprì la porta e un odore fragrante prese a calci nei miei sensi.

«L’ho preso dalla cucina.» disse Vegas mentre posava una ciotola di noodles con zuppa che stava per traboccare. Guardai l’acqua che si spargeva freneticamente.

«Questo è mio?» puntai il dito contro me stesso.

«Sì! Questa è stata l’unica cosa che ho trovato. Il riso è stato nascosto da qualche parte dalle cameriere, non sono riuscito a trovarlo.» disse Vegas, accasciandosi sul divano. Poi prese il suo libro e lo aprì con noncuranza.

«Allora perché c’è così tanta acqua?» chiesi curiosamente. La ciotola aveva troppa acqua! 

«Non preoccuparti troppo. Almeno sono gentile con te.» Vegas posò il libro cupamente e mi fissò ferocemente. Ero ancora più arrabbiato di prima.

«L’hai cucinato tu stesso?»

«Ho appena versato dell’acqua calda.»

«E gli altri?»

«A casa mia non ci sono guardie del corpo che vagano e stanno di fronte alle stanze come nella casa del clan principale. Stanno tutti di guardia fuori. Sono troppo pigro per chiamarne una.» Vegas aprì di nuovo il libro e lo lesse, coprendosi il viso dalla mia vista.

«Quindi non hai nemmeno guardato l’acqua calda?» mormorai indifferente mentre raccoglievo la zuppa e la assaggiavo. «Anche il gusto del maiale è annacquato, non è rimasto più niente. È come l’acqua potabile che uso per lavare i piedi…» Chiusi frettolosamente la bocca. 

Bastardo, Pete! Stai zitto! Cosa farò con la mia testardaggine? 

Doveva essere una malattia che avevo preso da Porsche. Non osavo voltarmi a guardarlo. Rimasi fermo, non osando nemmeno muovermi. Forse stava per arrabbiarsi e lanciarmi la ciotola di noodles in testa! Odiavo davvero la mia bocca.

«Argh! Troppi guai!» Vegas si alzò di nuovo dal divano, poi prese subito la ciotola di noodles ed uscì dalla stanza.

Dio mio! Non importa quanto cattivo fosse il gusto, non avrei potuto semplicemente sopprimere le mie opinioni? È colpa tua, Pete. Dovresti solo rimanere affamato, idiota!

Vegas era sparito da molto tempo, quanto ci avrebbe messo a lanciarmi i noodles in faccia? Nel frattempo, sbuffai e mi maledissi follemente nella mia mente. Ero pronto ad accettare le conseguenze causate dal karma per quello che avevo fatto.

Vegas aprì la porta ed entrò nella stanza. Non osavo nemmeno voltarmi per affrontarlo ma la fragranza che si diffondeva aveva un odore più intenso. Dopo un po’, una ciotola di noodles, fu posta sul tavolo davanti a me.

«Spero che questo ti soddisfi.» disse Vegas, e continuò a leggere il libro senza voltarsi a guardarmi.

Quella volta, non osai fare domande a riguardo. Finalmente stavo avendo successo con il mio piano. Dal fatto che la notte scorsa aveva dormito profondamente avvolto in una coperta, ora avevo visto i risultati. Anche questo metodo funzionava davvero. 

Continua così, Pete, e avrai un modo per sopravvivere.

Presi i noodles e la zuppa nella ciotola e li portai alla bocca. Masticai e sorrisi del mio ingegno. Non riuscivo davvero a credere di poter vedere la luce, che per me erano i noodles istantanei bolliti. Dovevo essere grato per quello che avevo fatto oggi. 

Finii di mangiare e poi Vegas mise la ciotola fuori. Come se non bastasse, spruzzò del profumo per rinfrescare di nuovo la stanza. 

Presto, quando mi voltai, vidi che si era addormentato di nuovo sul divano, così andai a lavarmi i denti e la faccia, preparandomi per andare a letto perché finalmente avevo finito la mia parte. Non esitai ad aprire l’armadio e mi coprii con la stessa coperta. Dovevo mettere due coperte? 

Era un’altra mattina quando Vegas lasciò la stanza molto presto. Ma oggi l’avevo visto tornare in fretta e avevo fatto il giro della stanza. Finsi di sdraiarmi immobile come se non mi fossi svegliato. Meglio aspettare che se ne vada. Poi lentamente mi alzai dal letto, pigramente di fronte a lui. Sentivo ancora un po’ di dolore, era scomodo!

Quel giorno, come al solito, mi ero fatto una doccia, avevo sistemato il letto e capito come levare la catena dal mio polso. La vita non era altro che ripetere la stessa cosa ancora e ancora. Quando l’idiota mi portò il cibo, dovetti mangiare senza sosta. Era anche lo stesso cibo. Pane, zuppa di funghi e insalata di verdure. I miei muscoli si sarebbero indeboliti se avessi mangiato così a ogni pasto. Cosa potevo fare? Anche se ero come un prigioniero in attesa del giorno dell’esecuzione, avrei dovuto avere il diritto di mangiare qualcosa che mi piaceva!

Dopo aver mangiato, mi alzai e andai a cercare oggetti appuntiti. Anche se non c’era speranza, le persone dovevano comunque provare a sapere quanto fosse dolce il gusto del successo. Era tardo pomeriggio, mi sdraiai a faccia in giù sul pavimento e mi allungai il più possibile per frugare sotto il letto. Nel caso in cui vincessi il jackpot, avrei potuto trovare delle forbici, dei coltelli o qualsiasi altra cosa dura. Avrei continuato a cercare senza arrendermi.

Il suono della porta scorrevole in vetro mi fece congelare e inclinare la testa per guardare dietro di me con sorpresa.

«Che diavolo stai facendo?» chiese il bastardo di Vegas. 

Oh! Perché è tornato a casa adesso? É ancora pomeriggio!

«Uh…» Esitai  un po’ prima di usare le mie due mani per spingermi lentamente su e giù.

«Flessioni?» Vegas sollevò un sopracciglio, perplesso.

«Beh, sono bloccato qui. Mangio e dormo solo. I miei muscoli stanno diventando deboli.» continuai a tenere gli occhi aperti mentre facevo le flessioni.

«Eh, va bene.» disse Vegas, indifferente, andò ad aprire l’armadio e si cambiò dall’uniforme da studente a vestiti casual.

«Perché torni così presto?» chiesi incuriosito. Non mi importava davvero, era solo che di solito tornava a tarda notte.

«Avevo solo un esame stamattina. L’ho finito e poi sono tornato. Qual è il tuo problema?»

«Huff…» Ora il tempo che avevo quando il mio corpo ei miei pensieri erano liberi si accorciava ogni giorno.

«Ehi.» Vegas finì di cambiarsi e si avvicinò a me, sedendosi al mio fianco. Continuavo a fare le mie flessioni, fingendo di non curarmi di lui. «Il mio amico verrà a scrivere un rapporto nel mio ufficio. Se fai rumore o fai qualcosa che non dovresti fare… Lo sai cosa succede…» Vegas ripeté le parole e premette la sua mano sulla mia schiena così forte che la mia faccia quasi toccò terra.

«Ahi!» Mi voltai a guardarlo, con gli occhi spalancati. Parlava come se non potessi sentirlo. Quel bastardo non poteva semplicemente parlarmi normalmente? 

Il suo amico sarebbe venuto? Anche quello era interessante. Se il suo amico scoprisse che ero nella sua stanza in quel modo, incatenato e traumatizzato fisicamente, forse lo avrebbe denunciato alla polizia per stupro e rapimento. Andrai in prigione di sicuro, Vegas!

Uscì e si sedette sulla sedia della sua scrivania, scesi da terra e mi sedetti sul letto, cercando di capire cosa fare con il suo amico. L’interno della porta a vetri era difficile da vedere dall’esterno. Il suono era difficile da sentire anche da lì.

«Come stai? Te ne sei andato appena finito l’esame.»

Due degli amici di Vegas aprirono la porta. Mi emozionai per la gioia di vedere dei nuovi volti umani! Quella deve essere la mia possibilità di sopravvivenza.

«Ehi, Jay mi ha detto qualcosa. Stai nascondendo qualcuno nella tua stanza? Continui a lamentarti di volere che andiamo a casa presto.» Uno dei suoi amici entrò e stava per dirigersi verso la camera da letto. SÌ! Entra, sono qui!

«FERMATI! Non hai intenzione di scrivere il rapporto? Se non lo fai, allora vattene.» disse Vegas con voce aspra. I suoi due amici si calmarono immediatamente e si diressero in fretta verso di lui.

«Accidenti! Sempre così duro.» Eh, anche con i suoi amici, questo potente idiota continuava a impartire loro ordini senza eccezioni. Le persone come lui non avrebbero mai prosperato. Il suo amico stava per vedermi!

Feci un giro per la stanza per un po’, in seguito, lanciai improvvisamente un’occhiata al vassoio con il piatto di cibo che avevo appena finito di mangiare e mi venne in mente un piano…

Buttai a terra il vassoio e si sentì un forte rumore. E, naturalmente, Vegas e i suoi amici ebbero una reazione immediata.

«Cos’era quel suono?»

L’esterno sembrò per un momento caotico e poi tacquero. Speravo che presto qualcuno aprisse la porta, dentro la mia mente, stavo contando il tempo. Stavo pregando che fosse il suo amico. Per favore, sii suo amico…

Il suono della porta che si apriva e si chiudeva si fece sentire, sussultai e andai nel panico quando sentii il piatto crollare a terra.

«Pete, figlio di puttana!»

Merda! Guardai il nuovo arrivato nella stanza con la coda dell’occhio. Non c’era traccia di nessuno dei suoi amici. Si alzò in piedi, uno sguardo arrabbiato diretto verso di me ed io ingoiai a vuoto.

«Oh, no. È stato un incidente, non ho fatto niente.» Mi accovacciai e raccolsi gli avanzi del piatto, sentendomi come se non riuscissi a respirare bene.

Il mio piano, se fallisce ora, sono morto!

«Che piano superficiale. Credevi davvero che ti avrebbero salvato da qui?» disse Vegas con voce profonda. Era furioso.

«Non l’ho fatto.» mentii, scongiurando il senso di colpa. I suoi amici non si chiedevano nemmeno cosa si fosse rotto. Non pensavo nemmeno che sarebbe venuto a trovarmi!

«Non lasciare che accada di nuovo!» Vegas mi indicò, incolpandomi. «E pulisci questo!»

«Lo so!» dissi con rabbia. Il bastardo Vegas mi guardò ancora una volta prima di voltarsi immediatamente e uscire dalla stanza. Pensavo che mi avrebbe colpito ancora di più, quindi sospirai di sollievo.

Il mio piano era stato rovinato, avrei dovuto inventarne un altro ancora. Cosa dovevo fare? O avrei dovuto cambiarlo. Dovevo smetterla con i folli pensieri nel mio cervello, ma tutti dovevano capire, le persone volevano solo un modo per sopravvivere, non importava quanto potesse sembrare stupido. Avevo dovuto provarci e anche se non aveva funzionato affatto, almeno sapevo di averci provato fino alla fine.

Dopo aver finito di raccogliere i frammenti del piatto, andai a lavarmi le mani, poi mi lavai anche la faccia per svegliarmi. Deglutii a fatica e mi dissi che dovevo trovare un modo per scappare da lì! Quando ebbi finito, uscii dalla porta del bagno. E all’improvviso…

«AHH!» Sia lui che io ci voltammo l’uno di fronte all’altro scioccati. Era uno degli amici di Vegas nella sua uniforme da studente, con gli occhi spalancati, che mi guardava dalla testa ai piedi.

«C…chi sei?»

«Aiuto… Aiutami.» Non lasciai che quella opportunità scivolasse via e mi precipitai verso di lui, chiedendo aiuto immediatamente.

«Ehi, Thew! Thew!» il ragazzo chiamò l’altro suo amico. Guardai fuori e vidi che Vegas non era in ufficio quando un uomo di nome Thew entrò.

«Aiutami.» mi accigliai, mi sono avvicinai a lui e gli scossi il braccio.

«Cosa stai facendo?!» Vegas aprì la porta della stanza e si precipitò in fretta ad allontanare il suo amico da me.

«Che diavolo è questo, Vegas?!» chiesero i suoi amici scioccati.

«Che diavolo ci fate qui, ragazzi?!» Vegas urlò contro i suoi amici.

«Volevo andare in bagno.» disse il suo amico Jay.

Stavo pensando ora che le mie possibilità di sopravvivenza erano più grandi che mai. Così mi strinsi al suo amico e chiesi aiuto senza sosta.

«Aiutami per favore.» Il suo amico mi guardò con aria assente, come se stesse pensando a qualcosa. Improvvisamente, i suoi occhi cambiarono e si voltò a guardare Vegas.

«Hmm… Vegas… mi chiedevo perché corri sempre a casa di recente. Di solito venivi nel mio appartamento e ci vivevi quasi.» La persona di nome Thew alzò la mano e fece il giro, guardando il mio corpo con occhi imprevedibili.

«Oh, non sono affari tuoi. Andiamocene da qui.» Vegas cercò di spingere i due suoi amici fuori dalla stanza.

«Aiutami…» Mi voltai a guardare l’altro suo amico. I tre si fissarono con aria assente come se i suoi amici volessero dire qualcosa a Vegas.

«Possiamo usarlo…?» Gli occhi scettici di Jay si trasformarono in fame mentre mi fissava. «Se ci farà stare bene, terremo la bocca chiusa.»

Non appena quella frase gli sfuggì dalle labbra, il mio cuore sussultò. Il mio piano per la sopravvivenza si era trasformato di nuovo in un altro vicolo cieco. Affrontai la mia paura e iniziai a fare un passo indietro.

«É bello e ha un bel corpo! Dannazione! Sei cattivo, Vegas, potevi almeno condividerlo…» Thew si avvicinò a me.

Mi sentivo così inferiore ora. E non sapevo perché ero andato a nascondermi dietro Vegas, non avendo il coraggio di stabilire un contatto visivo con i suoi amici.

Vegas girò la testa per guardarmi nervosamente, tesi la mano per afferrare saldamente l’orlo della sua maglietta e lo guardai con orrore. «Eh… bene. Qualunque cosa.» Vegas si voltò per parlare con il suo amico e fece un sorriso malizioso.

«Sei sicuro?» chiese il suo amico, alzando il sopracciglio e cambiando espressione.

«No, no, no…» scossi la testa. Strinsi la presa sulla sua maglietta, più forte di prima. Sapevo cosa intendeva adesso ed ero così spaventato che non potevo nascondere i miei sentimenti.

«Possiamo davvero averlo?» chiese di nuovo il suo amico.

«Diavolo no! USCITE!» La voce di Vegas si fece più dura e spinse i suoi amici fuori dalla stanza. Il suo amico rise e gridò ad alta voce.

«Stupido bastardo! Beh, posso tornare indietro e trovare una scusa per gli altri ragazzi.»

Le mie ginocchia crollarono e mi sedetti sul letto, senza fiato per lo shock. Non potevo credere che queL bastardo di Vegas avesse amici così. Quello era il motivo per cui era così incasinato. Non era affatto strano che fosse invischiato in un ambiente di merda come quello. Non ero più sorpreso.

«Ehi… vuoi che qualcun altro ti aiuti?» Vegas tornò indietro e mise la sua mano sulla mia spalla con tutta la forza prima di stringere forte.

Anche se ero ferito, chinai la testa e accettai tutto quello che sarebbe successo. Provai un misto di paura e delusione per me stesso.

«Sei qui… Vuoi che io sia brutale, vero? Ti piace? Eh?!» Vegas spinse il mio corpo sul letto e subito si mise a cavalcioni su di me.

«Vegas… Lasciami andare.» Il mio busto iniziò a tremare, i miei occhi lo fissarono implorando che simpatizzasse per me.

«Eh, sembra davvero che tu non riesca a ricordare, vero?» Vegas allungò entrambe le braccia.

«Vegas… non voglio questo.» scossi la testa e costrinsi il mio corpo a lottare di nuovo.

«Se non mi prendi, lascerò che ti scopino. Queste sono le tue scelte scelte!» Vegas si avvicinò a me, quasi toccandomi.

«Vegas!»

«Smettila di dimenarti, Pete! Ti farai male di nuovo. Questa volta, ti farò male più che mai. Devi smetterla di combattere!»

Terrorizzato dalla sua minaccia, smisi di lottare e mi morsi forte il labbro inferiore, trattenendo la mia voce tremante che era piena di paura. Il mio cervello analizzò lentamente l’intera situazione. Tuttavia, non c’era modo di sopravvivere. Dovevo lasciare che invadesse il mio corpo come prima? Forse avrebbe ridotto un po’ il dolore. Quello era un momento in cui dovevo chinare la testa e accettare il mio destino.

«Lasciami andare.» Sebbene fosse una richiesta senza senso per lui, gli chiesi di fare qualcosa di comprensivo.

«Scegli tu. Vuoi avere me o invece vuoi loro?» disse Vegas, come se mi stesse dando un ultimatum.

Chiusi gli occhi con forza, premette sul mio corpo ancora più forte. Tutto il mio mondo stava diventando di nuovo buio e non riuscivo nemmeno a vedere la luce. Poi alla fine, dovetti arrendermi a lui.

«Tu… solo tu.»

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