YESS & YES – CAPITOLO 2.3

«Hunter Kang, ci sei riuscito, eh.» mormorò Lee Juwon guardando il Pera Palace.

Sembrava solo ieri che i due avessero aperto per la prima volta il loro ufficio di December in un piccolo appartamento sul tetto, lottando per sopravvivere con la pizza surgelata, e ora Kang Inheon viveva in un attico che si diceva fosse la residenza più costosa in Corea. Lo sapeva già, ma vedere l’edificio che svettava così in alto da dover allungare il collo più che poteva per vederlo con i suoi occhi glielo fece ricordare ancora una volta.

Le strutture di sicurezza che avevano contribuito ad aumentare il prezzo, non riuscirono a impedire a Lee Juwon di irrompere. Proprio come quando era entrato nel quartier generale di December, ben recintato, attraversando i giornalisti, fu in grado di seguire facilmente i residenti mentre andavano e venivano nell’edificio.

Entrando nella spaziosa hall, suiseki* di colori e forme strane erano posizionati qua e là, e dipinti originali erano appesi con gusto alle pareti come in una galleria. Le superfici delle colonne che sostenevano gli alti soffitti erano ciascuna finemente intagliata e l’acqua cristallina scendeva lungo una parete come una cascata.

*(N/T: suiseki è l’arte giapponese di disporre pietre trovate in natura ed aventi un aspetto particolare in una maniera che sia gradevole e in grado di favorire la meditazione.)

«I soldi continuano ad essere sprecati…»

Per lui, il suono dell’acqua fresca che scendeva era il suono di tutte le spese di manutenzione che scorrevano.

Un dipendente che indossava un’uniforme ordinata con una postura diritta aspettava fermo come una statua nell’angolo informazioni, dove c’era un’orchidea impeccabilmente posizionata. Tutto il personale aveva un walkie-talkie, ma nessuno fermò Lee Juwon.

L’ascensore dorato scintillava come se fosse fatto di oro puro e poteva essere azionato solo con una chiave magnetica o un’impronta digitale, ma non importa quanto fosse alto il prezzo per ogni edificio Pyeong*, le scale di emergenza antincendio non potevano essere bloccate. Lee Juwon si diresse coraggiosamente verso quel punto.

*(N/T: sono quei conglomerati di edifici per ricchi.)

I suoi passi trionfanti si fermarono per un po’ davanti alle scale.

«Perché mi manca il fiato solo a guardarle?»

Forse era a causa della quantità di spazio tra i piani, ma c’erano un sacco di scale. Con un grugnito, Lee Juwon iniziò a salire.

Solo guardando le scale sembrava che sarebbe stato difficile, ma non era niente una volta salito davvero. Come se qualcosa gli dicesse che quella era la sua situazione attuale, Lee Juwon si sentì ancora più soffocato.

«Uff…»

Riuscì a malapena a raggiungere l’ultimo piano, ma il problema fu quello che venne dopo.

Davanti alla porta d’ingresso ben chiusa, Lee Juwon suonò il campanello. Ma non ci fu risposta.

Lee Juwon continuò a suonare il campanello.

Se ci fosse stato qualcuno dentro, se avesse sentito il rumore, sarebbe sicuramente uscito, ma la porta ben chiusa non si era aperta. Al 49° piano c’era solo la casa di Kang Inheon, quindi nessun altro sarebbe uscito di lì.

Lee Juwon fissò la serratura nera della porta. Anche se era Lee Juwon, non avrebbe potuto conoscere la password della serratura della porta di qualcun altro.

In effetti, non c’era alcuna garanzia che Kang Inheon sarebbe tornato a casa a mezzogiorno in un giorno feriale. Lee Juwon aveva un evidente raggio d’azione. Tendeva a restare nel suo ufficio, a casa e dai clienti, ma Kang Inheon era diverso. Poteva fare il suo solito lavoro di volontariato non retribuito, poteva incontrare amici, poteva incontrare una ragazza…

«Accidenti…»

Lee Juwon camminava avanti e indietro per l’ampio corridoio. Anche sul pavimento di marmo lucido come uno specchio, l’ombra di Lee Juwon non si rifletteva. Mentre stava girando in tondo in un punto, si fermò improvvisamente.

Anche Kang Inheon… aveva ascoltato il necrologio?

Se l’avesse sentito… cosa avrebbe pensato?

Non avrebbe compiuto l’atto meschino di strappare la corteccia degli alberi, ma era felice come le altre persone? Oppure aveva fatto un’espressione pietosa fingendo di essere gentile?

Non poteva davvero immaginare come avrebbe reagito Kang Inheon.

«Non so…»

Beh, quando mai aveva capito Kang Inheon?

Sospirò al pensiero di tornare al quarantanovesimo piano. Guardando dall’ampia finestra del corridoio e chiedendosi se fosse davvero il caso di provare a saltare giù, Lee Juwon si fermò per un momento. Sentì alcuni segni di vita dal corridoio silenzioso.

Si avvicinò alla porta d’ingresso, vi appoggiò l’orecchio e si concentrò.

Non riusciva a capire cosa fosse, ma dall’interno proveniva un lieve suono intermittente.

Suonò di nuovo il campanello, ma dall’interno ancora nessuna risposta. Ma non poteva tornare indietro così facilmente.

«In ogni caso, sembra che ci sia qualcuno dentro.»

Lee Juwon fece tre passi indietro rispetto alla porta principale.

Dopo un breve respiro, Lee Juwon si diresse impettito verso la porta d’ingresso ben chiusa con passi decisi.

Quando raggiunse la pesante porta di ferro, chiuse gli occhi. E lungi dal fermarsi, fece un altro passo.

Funzionerà? Lee Juwon ancora non riusciva a credere a quella situazione.

Quando prima aveva appoggiato l’orecchio alla porta d’ingresso, non aveva avuto la sensazione che lo stesse bloccando. Gli hunter solitamente circondavano le loro residenze con una barriera difensiva basata sul loro stesso battito, tenendo d’occhio l’ambiente circostante. Se fosse stata una porta intrisa di mana, avrebbe potuto essere in grado di attraversarla nel suo stato attuale…

Anche se ci provava, Lee Juwon preferiva il risultato comico di sbattere la testa e cadere di nuovo nel corridoio invece di attraversare la porta di ferro. Se fosse stato possibile per lui tornare in vita in quel modo, che problema avrebbe avuto una testa un po’ rotta?

[È una campanula. Non è carina?]

[È bella quando fiorisce, ma quanto è bella quando appassisce…]

Lee Juwon aprì gli occhi, lo scenario davanti a lui era molto diverso da prima che li chiudesse.

Si trovava all’interno della porta d’ingresso, non nel corridoio.

[Con le persone è lo stesso… è naturale che appassiscano con l’età…]

La voce tranquilla proveniva dall’interno del soggiorno.

Era riuscito nel suo ridicolo tentativo di oltrepassare la porta di ferro, ma non si sentiva affatto felice. Al contrario, aveva solo reso chiara la sua situazione attuale.

Innanzitutto, Lee Juwon si fermò sulla soglia e chiamò Kang Inheon.

«Hunter Kang?»

[Se mi chiedi quale fiore mi piace, non posso dirtelo…]

«Sei a casa?»

[Perché gli altri bambini si arrabbierebbero se dicessi loro che mi piacciono i gigli tigrati…]

Ma invece della voce di Kang Inheon, sentiva solo una calma voce femminile.

Lee Juwon era consapevole che questo era considerato estremamente maleducato, che fosse un fantasma o altro, ma entrò nel soggiorno.

La stanza era grande quanto un campo sportivo, con entrambe le pareti interamente costituite da finestre, ma le tende oscuranti erano tirate su come un muro, rendendo la stanza buia anche in pieno giorno. Solo il bagliore dello schermo della televisione che cambiava colore in ogni momento illuminava il lucido pavimento dai toni naturali del legno.

In televisione veniva trasmesso un documentario*. Una donna anziana in costume intero bianco accarezzava i fiori di campo nel suo giardino dicendo: [Ecco, perché non li chiamiamo con i nomi dei fiori, ma da bambini…]

*(N/T: si tratta di un vero e proprio documentario KBS, https://www.youtube.com/watch?v=RDBjqPpc32w)

Non c’era nessuno in soggiorno, ma la televisione era accesa, quindi presumeva che ci fossero persone in casa. Nella speranza che Kang Inheon potesse sentire la sua voce, Lee Juwon lo chiamò di nuovo.

«Hunter Kang!»

Tuttavia, a parte il suono proveniente dalla televisione, la casa spaziosa era silenziosa.

Usando il telecomando sul tavolo, Lee Juwon alzò il volume della televisione a 100. Il documentario aveva una musica di sottofondo rilassante, ma con l’audio al massimo, era come un rumore lacerante.

La casa era un loft a due piani, quindi il soffitto era alto. I pavimenti e le pareti in marmo facevano rimbalzare le vibrazioni della televisione, creando un suono sordo come quello di una sala da concerto.

Era abbastanza forte da strappare i timpani e far risuonare le teste. Ma nessuna delle porte saldamente chiuse si aprì.

«Perché ha acceso la TV se non voleva nemmeno guardarla?»

Il carattere di Lee Juwon che aveva represso e trattenuto, perché era a casa di qualcun altro, emerse di nuovo mentre gettava il telecomando sul pavimento di marmo. Le batterie AA cadute dal telecomando rotolarono sul pavimento scivoloso.

Lee Juwon ora si comportava in modo scortese e non aveva più la forza di fermarsi e fare il pignolo.

Bang!

La porta di quella che sembrava essere la camera da letto si aprì di colpo.

Come il soggiorno, era buia come la notte con tende oscuranti che coprivano la grande finestra. Trovò un interruttore sul muro e lo accese, e presto la stanza fu inondata di luce artificiale.

Nella stanza c’era solo un letto enorme.  Era fatto così bene, senza una sola piega, come un letto d’albergo, che si chiese se Kang Inheon avesse dormito lì la notte scorsa.

L’irritazione di Lee Juwon aumentò e sollevò la trapunta ordinata. Ma sicuramente Kang Inheon non si trovava là sotto. 

«Ugh!»

Lee Juwon iniziò a perquisire l’attico come se stesse giocando a nascondino. Cercò ovunque; la cucina, che non solo era in ordine, ma anche priva di stoviglie, e il ripostiglio, dal quale non sentiva alcun segno di vita.  Salì le scale e perquisì le tre stanze e i due bagni di quel piano, cercando Kang Inheon come se gli stesse dando la caccia. Ma nessuno si nascondeva, quindi non riuscì a trovare nulla.

Lee Juwon che, in un impeto di rabbia, aprì l’armadio anche se che Kang Inheon non sarebbe mai riuscito a entrare dentro, il suo cassetto, sotto la scrivania e, naturalmente, la sua lavatrice e persino il suo frigorifero, provò uno sconosciuto senso di incongruenza.

Era difficile individuare cosa ci fosse di strano. La superficie era troppo grande perché potesse viverci una sola persona, gli interni erano rifiniti con materiali di alta qualità, i mobili ad incasso in colori neutri sembravano adattarsi perfettamente, i pavimenti erano puliti e privi di polvere, e l’alto open space lo rendeva un luogo infinitamente confortevole e meraviglioso in cui vivere.

Tuttavia, era diverso dall’immagine che Lee Juwon aveva disegnato nella sua testa dello spazio di Kang Inheon. Lungo la strada per arrivare lì, Lee Juwon aveva vagamente immaginato la casa dell’hunter.

Aveva pensato che sarebbe stato in una posizione soleggiata esposta a sud e senza edifici che bloccassero la vista, la luce del sole invernale sarebbe penetrata profondamente nel soggiorno, che sarebbe stato riempito con mobili in legno che Kang Inheon aveva fatto a mano lui stesso e avrebbe trasmesso una sensazione calda.

Sembrava che nei suoi giorni liberi si sedesse vicino alla finestra e leggesse un libro mentre beveva tè rooibos… Ma non c’era traccia di cibo da nessuna parte in cucina, per non parlare di tisane. Nel frigorifero c’erano solo poche bottiglie d’acqua.

A parte i mobili che sembravano essere stati scelti per opzione, non c’era nulla che sembrasse essere stato acquistato personalmente da Kang Inheon. Non c’era traccia del gusto o del senso di vita del proprietario… Era come una casa modello.

La TV trasmetteva un documentario sul giardinaggio, ma l’interno della casa sembrava troppo pulito e perfino desolato.

Lee Juwon improvvisamente si chiese se quella fosse davvero la casa di Kang Inheon. Non c’era traccia di lui in quella casa spaziosa. Non sarebbe stato strano se il proprietario fosse qualcun altro oltre a Kang Inheon. Come se non avesse importanza se il giorno dopo il proprietario della casa cambiasse.

Lee Juwon tirò indietro le tende oscuranti del soggiorno.  Prima che se ne rendesse conto, il sole stava tramontando oltre la finestra.

All’improvviso, Lee Juwon avvertì la presenza di una persona e tirò indietro la testa.

Sentì il rumore della chiave della serratura che veniva premuta fuori dalla porta principale.  Ben presto, insieme al suono allegro della serratura che veniva aperta, la porta d’ingresso ben chiusa si aprì con un suono metallico.

La luce del sensore nell’atrio, che non si era accesa quando Lee Juwon era entrato, questa volta si accese in risposta alla presenza umana. Sotto la luce arancione, un uomo alto si chinò leggermente e si tolse le scarpe da ginnastica bianche.

Lee Juwon si precipitò alla porta d’ingresso, come per salutarlo, e gridò: «Hunter Kang!»

Kang Inheon alzò lentamente la testa. I suoi occhi neri e scuri fissavano dritto quelli di Lee Juwon.

Il cuore di Lee Juwon saltò un battito quando stabilì un contatto visivo diretto con Kang Inheon. Lee Juwon si leccò le labbra secche e continuò: «Mi vedi?»

Kang Inheon recitò a bassa voce come se parlasse a se stesso: «Lee Juwon…»

«Sì, sono io, CEO Lee!» urlò Lee Juwon con gli occhi spalancati, colpendosi il petto con il palmo della mano.

In contrasto con l’espressione speranzosa di Lee Juwon, il volto di Kang Inheon era estremamente scavato. Tuttavia, poiché raramente era di buon umore di fronte a Lee Juwon, questo non se ne accorse e parlò con entusiasmo: «Come previsto, gli hunter di classe S sono diversi! Tutti quegli altri bastardi non mi hanno riconosciuto…»

«Perché sei dovuto…»

«Ah… Mi dispiace di essere entrato in casa tua. Non avevo tempo da perdere, quindi…«

«Morire?»

«No, non sono morto…»

Kang Inheon avanzò oltre Lee Juwon senza fare rumore con i suoi passi.  Ovviamente era passato abbastanza vicino perché le loro spalle si toccassero, ma Lee Juwon non sentí nulla. Sembrava lo stesso per Kang Inheon.

In quell’istante, un brivido corse lungo la schiena di Lee Juwon. Il CEO, che stava lì sul posto come congelato, si voltò. Kang Inheon attraversò il soggiorno e si diresse al secondo piano.

«Hunter Kang?»

Lee Juwon chiamò Kang Inheon, ma lui non si voltò indietro, così si avvicinò e si fermò di nuovo di fronte a lui.

«Hunter Kang, non puoi… Vedermi?»

«Che ne sarà di me?»

«Che cosa?»

«Cosa devo fare?»

«Merda, cosa intendi con cosa devi fare?!»

«Anch’io…» mormorò tra sé Kang Inheon e salì le scale. Lee Juwon cercò di afferrare il braccio di Kang Inheon mentre barcollava, ma non riuscì ad afferrare nulla. Tutto ciò che riuscí a cogliere era l’aria vuota.

«Hunter Kang?»

La schiena di Kang Inheon era precaria mentre saliva le scale del soppalco. Sembrava che bastasse un passo sbagliato perché cadesse.

Era stato Kang Inheon ad affrontare stabilmente i mostri di tipo uccello mentre scalava una scogliera che sembrava essere stata tagliata direttamente nei dungeon. Non c’era modo che potesse barcollare in quel modo senza ferirsi gravemente.

«Dove sei ferito?»

Non importa quanto Lee Juwon lo chiamasse mentre lo seguiva, Kang Inheon non si voltava indietro. Continuava a borbottare qualcosa tra sé ed entrò in una stanza al secondo piano.

Lee Juwon si sentiva come se stesse per morire per l’ansia. Pensava che avessero chiaramente stabilito un contatto visivo prima, ma non era così.

«Davvero non riesce a vedermi? Non è semplicemente cieco?»

Kang Inheon stava guardando il vuoto.  Non c’era nulla nei suoi occhi neri come l’ebano.

**********

Non importa chi l’avesse vista, la casa era un disastro. L’abitazione, che sembrava un hotel fin troppo ordinato in cui qualcuno aveva appena fatto il check-in, era stata messa a soqquadro da Lee Juwon per un po’.

La porta, così come i cassetti e la cassettiera, erano stati tutti aperti a caso, e il contenuto all’interno era stato gettato qua e là.  Era una situazione in cui ti saresti chiesto se fosse opera di un ladro, uno stalker o un fantasma.

Gli hunter erano particolarmente sensibili quando si trattava di sicurezza. La maggior parte di loro ricordava addirittura l’angolazione con cui veniva posato il libro sul tavolo. Tuttavia, Kang Inheon non sembrava vedere Lee Juwon o l’interno incasinato della casa.

Fu lo stesso per la cabina armadio in cui Kang Inheon entrò. Contrariamente allo stato ordinato, da galleria in cui si trovava all’inizio, l’armadio e i cassetti erano completamente spalancati, ma all’hunter non importava.

 Riiiiing, riiiiing-.

Il telefono di Kang Inheon vibrò. Ma non si preoccupò nemmeno di controllare chi fosse e si limitò a togliersi i pantaloni e la felpa che indossava. Lee Juwon esaminò attentamente i suoi polpacci, le cosce, gli addominali, gli avambracci, le spalle e persino il collo.

 «La sua spalla…»

Sulla spalla di Kang Inheon rimaneva una ferita rossa, come se fosse stato ferito non molto tempo prima. Il volto di Lee Juwon si contrasse.

 «Quando si è fatto male di nuovo?»

Kang Inheon prese una camicia bianca appesa nel suo armadio con la punta delle dita tremante. Gli ci volle un po’ per indossare la camicia, armeggiando con essa come un bambino che prova ad abbottonare una camicia per la prima volta.

Con il colletto della camicia alzato e una cravatta nera addosso, strinse la cravatta attorno al collo così stretta che le sue nocche diventarono bianche, poi si lasciò cadere con un tonfo mentre emetteva un sospiro roco.

Dopo essere rimasto seduto lì per un po’ con entrambe le mani sul viso, Kang Inheon si alzò di nuovo.

Afferrando il suo cappotto nero, Kang Inheon lasciò la cabina e tornò al primo piano. I suoi passi erano molto più sicuri, a differenza di prima, quando barcollava borbottando cose strane.

Tuttavia, il volto di Lee Juwon divenne sempre più distorto mentre lo guardava. Quando non indossava l’uniforme da combattimento, a Kang Inheon piaceva indossare abiti dai colori freschi. Nessuno indossava un abito nero e una cravatta nera senza motivo.

 Riiiiing, riiiiing-.

L’unico suono nella casa silenziosa era la vibrazione del cellulare di Kang Inheon.

Attraversò il soggiorno, disseminato di frammenti del telecomando rotto, ed entrò nella camera da letto. Anche la camera da letto era sottosopra, ma lui non la guardò.

Su una parete della camera da letto era appesa una cornice con sopra scritto il codice degli hunter. Kang Inheon la prese con violenza con una mano e lo gettò da qualche parte.

L’angolo della cornice toccò per primo il pavimento. Il vetro che ricopriva il telaio si ruppe, come se anche il codice degli hunter fosse stato infranto.

Al posto del telaio c’era una tastiera per un caveau collegato all’interno del muro.

Kang Inheon compose il numero di sette cifre e la cassaforte si aprì con un clic. Poi rovesciò il contenuto in una scatola vuota.

 «Che cos’è…?»

Non sembravano soldi o gioielli… Sono diritti di estrazione mineraria nei dungeon? Mentre Lee Juwon si chiedeva, la vibrazione del telefono risuonò di nuovo.

 Riiiiing, riiiiing-.

Kang Inheon spostò lentamente lo sguardo sul cellulare come se avesse appena sentito la vibrazione. Fu una reazione lenta, come se fosse stato premuto il pulsante della moviola, il che era completamente diverso dai suoi soliti riflessi.

Dopo aver tenuto il telefono all’orecchio e aver ascoltato per un po’, Kang Inheon sputò a bassa voce: «Sì, ho controllato la sua identità.»

«Sto andando ora. Controlla l’entrata e l’uscita.»

Dopo aver terminato la chiamata, Kang Inheon alzò lo sguardo e inarcò un sopracciglio.  Solo allora guardò il disordine all’interno della casa con un’espressione sospettosa sul viso.

Lee Juwon, con la coscienza sporca, si ritirò indietro senza motivo, ma Kang Inheon tornò presto al suo viso freddo e inespressivo. Non chiamò la sicurezza, non cercò nemmeno segni di intruso, né controlló gli oggetti mancanti.

Indossò semplicemente delle scarpe nere al posto delle scarpe da ginnastica che aveva indossato prima. Uscì di casa portando con sé solo la scatola che aveva preso dalla cassaforte.

La porta d’ingresso si richiuse, e ancora una volta, Lee Juwon fu lasciato solo nella casa di Kang Inheon senza che lui fosse presente.

«Uff…»

Persino Kang Inheon non poteva vedere o sentire Lee Juwon.

La sua debole speranza era scomparsa. Non sapeva come le cose fossero andate così.  Fissò con sguardo assente la porta d’ingresso vuota, dove il sensore era stato spento perché era scomparsa la presenza di una persona.

Non riusciva a capire bene nulla in quella situazione confusa, ma poteva indovinare dove stava andando Kang Inheon adesso.

Ma ciò che colpì Lee Juwon più di quella supposizione fu Kang Inheon.

Le lunghe ciglia che tremavano, gli occhi iniettati di sangue a causa dei vasi sanguigni che scoppiavano in modo irregolare, le labbra secche che mormoravano parole incomprensibili, e il corpo enorme che non aveva alcun sostegno e barcollava…

Lee Juwon strizzò gli occhi, incapace di sopportare l’immagine residua di Kang Inheon davanti a lui. Tuttavia, come se fosse inciso sulle sue palpebre, Kang Inheon non scomparve.

**********

Si dice che le persone condannate a morte attraversino un ciclo infinito, come il nastro di Möbius, in cui prima negano che qualcosa sarebbe potuto andare storto, poi si arrabbiano, chiedono: «Perché proprio io?», poi compromettono, dicendo che se vengono risparmiati, faranno bene in futuro, e poi la depressione, dicendo che la loro vita era mendicante. Ma il processo di accettazione della morte era un privilegio dei vivi.

Lee Juwon aveva dovuto aspettare la sua morte per questo processo.

Ora era al suo stesso funerale. Non si aspettava di diventare il protagonista di una storia irrealistica e noiosa, un fantasma che guarda il ritratto del suo defunto in un’impresa di pompe funebri.

Tutto ciò che il mondo poteva vedere era il cadavere di Lee Juwon. Lo stesso valeva per Kang Inheon, che era la sua ultima speranza. Colui che aveva controllato il cadavere e ne aveva confermato l’identità era stato sempre lui.

Lee Juwon rivide il proprio corpo. Sotto la luce bianca brillante che pendeva dal soffitto dell’obitorio, il suo corpo nudo era perfettamente rivelato. Il corpo di Lee Juwon sul carrello da trasporto era in uno stato raccapricciante quanto l’auto, che era così in rovina che dovette essere rottamata.

Quando Kang Inheon annuì, un panno bianco fu posto sul viso di Lee Juwon e, proprio così, la morte di famoso CEO fu ufficialmente riconosciuta.

Quando lesse la prosa della sua morte, gli sembrò la storia di qualcun altro e non riuscì ad accettarla.

Quando guardò le fotografie dettagliate dell’auto distrutta da diverse angolazioni, neanche quella sembrava reale. L’articolo aveva più frasi “commoventi” di qualsiasi altro articolo di quell’anno e la sezione dei commenti era piena di emoji di petardi, non della solita offerta di condoglianze che diceva “Che le anime dei defunti riposino in pace” o emoji con nastro nero. Sembrava tutto un brutto scherzo.

Ma nel momento in cui si trovò di fronte al corpo, non poté più evitarlo. Fu il momento in cui la sua morte era diventata chiara.

Non c’era stato nemmeno bisogno dell’autopsia per scoprire perché o come era morto.  Poteva anche essere diagnosticato ad occhio nudo. Lee Juwon aveva il collo rotto, il suo cervello aveva smesso di funzionare, le sue costole erano schiacciate e tutti i suoi organi erano danneggiati. La sua pelle pallida, non molto diversa da quando era vivo, era snervante. Il suo corpo, privato del calore, era duro come un pezzo di legno e sarebbe stato bruciato prima di marcire.

Sapeva che tutti gli esseri viventi un giorno moriranno, ma non si rendeva conto che “un giorno” sarebbe successo adesso. Perché proprio io, perché proprio adesso, perché proprio qui? Voleva fare domande, ma nessuno poteva dare una risposta alla sua voce impercettibile.

Al contrario, riusciva a sentire molto bene le voci degli altri. Le voci delle persone che non riusciva a sentire bene in quel periodo potevano essere udite dopo la morte.

«No, ma chi è morto per esserci così tanto clamore*?» chiese l’addetto delle pulizie che stava svuotando i bidoni della spazzatura dell’impresa di pompe funebri, guardando fuori dalla finestra e parlando da solo.

Un impiegato, vestito di tutto punto, disse a bassa voce: «Non lo sai? Lee Juwon è morto.»

L’anziano addetto alle pulizie inclinò la testa mentre gettava un nuovo sacchetto di plastica nera nel bidone della spazzatura rotondo e blu.

«Chi è Lee Juwon?»

«Non lo sai?! Il CEO della società di Inhunter!»

Alla menzione del nome di Kang Inheon, l’addetto alle pulizie improvvisamente capì e sembrò interessato. «Ah, quel posto chiamato dodicesimo mese o qualcosa del genere?»

«Sì, il loro amministratore delegato è rimasto ucciso sul colpo in un incidente stradale.»

«Aigoo, è fantastico! Non è lui il tizio che truffava la gente e vendeva acqua?» disse l’addetto alle pulizie battendo le mani. Ma poi, come se avesse intuito che non era una cosa da dire a un funerale, finì di mettere in ordine il bidone della spazzatura e mormorò: «Ehm, comunque era così giovane che è un peccato che sia morto…»

«Ebbene… c’è un ordine per andare via?»

Nessuno poteva biasimarli per le parole iniziali che avevano inconsciamente pronunciato e per il fatto che i loro applausi fossero genuini. Non c’era nemmeno bisogno di sistemare le cose o di agire con tatto.

L’impresa funebre era gremita di giornalisti all’ingresso, ma quasi nessuno si era presentato per porgere le condoglianze. Non c’era nessuna persona in lutto per Lee Juwon, che non aveva genitori, né fratelli e non si era mai sposato. Al funerale di Lee Juwon, era Kang Inheon a indossare una fascia con due linee sul braccio*.

*(N/T: le due righe che indicano che è la persona principale, solitamente è usato dai membri della famiglia del defunto.)

L’opinione pubblica di Lee Juwon era sempre stata costantemente negativa, ma a lui non importava. Con il minor numero possibile di impiegati e dichiarazioni dei redditi aziendali e indossando la maschera di una società per azioni, non doveva preoccuparsi degli azionisti, dei consigli di amministrazione o dei revisori dei conti.

Dopotutto, loro, come Lee Juwon, erano le persone più importanti per i profitti dell’azienda.  Gli hunter, ad eccezione di Kang Inheon, concordavano tacitamente con l’ideologia di December del rischio più basso e del rendimento più alto.

Venivano spesi soldi insanguinati per evitare che venissero denunciati fatti gravi e per fare qualche manipolazione mediatica, ma in ogni caso December non aveva mai avuto rivali.  Se non volevi morire nei dungeon, dovevi assumere un suo hunter.

Esistevano altri servizi per hunter, ma se si confrontavano il numero e il grado degli hunter, le loro tattiche nei dungeon e il numero di oggetti in loro possesso, December era di gran lunga il migliore del settore. Non era un’azienda che potevi consumare selettivamente, quindi nessuno voleva trasformare Lee Juwon in un nemico, anche se lo maledivano alle sue spalle.

Ecco perché la pubblicità negativa fu ancora più intensa quando morì che quando era in vita.  I giornalisti erano rimasti a lungo seduti all’ingresso dell’impresa di pompe funebri e scattavano foto delle persone in lutto in tempo reale, e molti streamer trasmettevano in diretta.

Un “Elenco dei partecipanti al funerale di Lee Juwon” circolava su Internet e veniva aggiornato circa ogni ora. Ogni volta, le persone sulla lista venivano inondate di critiche e le imprese venivano boicottate.

Lee Juwon pensava che, sebbene non avesse amici, aveva molti contatti, e quei contatti sarebbero stati generosi se avessero inviato corone di fiori al suo funerale. Normalmente, c’erano più membri della famiglia del defunto che conoscenti del defunto, ma Lee Juwon non aveva famiglia, quindi tutto fu tranquillo, come il funerale di un solitario.

Solo l’aria cupa intrecciata al profumo dei fiori di crisantemo e dell’incenso riempiva l’impresa funebre. C’erano solo due capisquadra della compagnia che si tolsero le scarpe e si sedettero sul pavimento a un tavolo mentre versavano il soju e sgranocchiavano suyuk.

Erano il Caposquadra Baek e il Caposquadra Yuk, quelli che erano stati più desiderosi di adulare Lee Juwon quando era vivo. Non pensava di poter riporre esattamente la sua fiducia in loro, ma erano arrivati fin qui in questa situazione. Lee Juwon li vedeva in modo leggermente diverso.

Il caposquadra Baek voltò le spalle rigidamente, come se il suo vestito fosse scomodo.  Prese una ciotola di yukgaejang sul tavolo e la mandò giù, poi fece una smorfia. «Questa è la prima volta che assaggio lo yukgaejang di una sala funebre. Fa davvero schifo.»

Il caposquadra Yuk disse, prendendo una nocciolina da un contenitore bianco usa e getta e mangiandola: «Anche le noccioline hanno un cattivo sapore. Non è facile che questi non abbiano sapore.»

«Non dicono che se il cibo in una sala funebre è buono, i morti sono andati in un buon posto? Come previsto, sembra che Lee Juwon sia andato in un posto di merda.»

Il caposquadra Baek frugò tra le verdure e la carne dello yukgaejang e posò le bacchette come se non potesse mangiarle. L’olio rosso schizzò sul ripiano bianco del tavolo.

«Ma perché Inheon sorveglia questo posto senza tatto, non riesce a leggere l’atmosfera?  Dobbiamo restare qui a causa sua.»

«Questo è quello che sto dicendo… Tuttavia, in questa situazione, è Kang Inhunter quello su cui contiamo.»

Il caposquadra Yuk riempì nuovamente il suo bicchiere di soju. I due uomini alzarono i bicchieri e li brindarono insieme. Il caposquadra Baek prese il piccolo bicchiere di soju con le sue mani robuste e lo bevve in un sorso prima di guardarsi intorno e dire: «Ha sorvegliato il posto tutto il giorno, ma dove è andato adesso?»

«Ah, deve essere andato a interrogare un testimone. Sai, dal momento che è stato l’ultimo a vedere il CEO Lee.»

«Quel bastardo sta dando del lavoro a Inheon fino alla fine, eh.»

«Sigh, cosa diavolo c’è di così bello nel CEO Lee da far sì che Kang Inhunter gli faccia da cagnolino anche dopo la morte?…»

«Esattamente le mie parole. I ragazzi senza genitori vanno d’accordo?»

«Forse… vanno d’accordo in un altro modo? Il CEO Lee non ha un bel viso?»

Alla fine delle parole del Caposquadra Yuk, aveva ripetutamente mosso il dito con un significato osceno dietro di esso. Una risata volgare si diffuse per un attimo nell’impresa funebre prima di svanire. Il caposquadra Baek riempì di soju il suo bicchiere vuoto e disse: «Non sapevo che Lee Juwon fosse carino, però? Cosa c’è da vedere in un ragazzo pallido che sembra un magnaccia*…»

 *(N/T: termine umiliante per un ragazzo che è più bello in senso femminile che maschile.)

Il Caposquadra Yuk prese rapidamente la bottiglia di soju che aveva in mano il Caposquadra Baek e concordò: «Bene, in questi giorni sembra che piaccia a tutti quel… che cos’era?Tofu?  A loro piacciono i ragazzi che sembrano morbidi come il tofu. Anche a prima vista, l’amministratore delegato Lee sembrava che non gli passasse attraverso neanche un ago, anche se lo pugnalavi.»

«Questo vale solo per il suo aspetto? Maledizione, quel giovane bastardo si comportava in modo così povero e come un tale stronzo…»

Quando il caposquadra Baek buttò giù l’intero bicchiere di soju in un colpo solo, il caposquadra Yuk lo avvertì: «Woah, prenditi il tuo tempo.» E riempì nuovamente il bicchiere.

«L’alcol sta scendendo così bene oggi. Sarà perché siamo di buon umore.»

«Siamo gli unici? Basta guardare Internet per accorgersi che sono tutti emozionati. Hai visto quelle cose su YouTube?»

«Beh, uno o due, di cosa si tratta?»

«Non è molto, ma dicono che tutti i vestiti che il CEO Lee indossava quando è morto valgono meno di centomila won messi insieme. È possibile? Anche se in questo momento è inverno?»

«È possibile se si tratta di quel bastardo. Un fottuto Scrooge nella vita reale… Ah, dovrei dire morto adesso?»

Il caposquadra Baek mimò di tagliarsi la gola con il lato della mano ed emise un suono «Argh» mentre il caposquadra Yuk arrivò al punto di battere sul tavolo e ridere esageratamente. Il caposquadra Baek fece anche un’espressione da filosofo e continuò: «La sua vita è stata vana… Se fosse dovuto morire in quel modo, avrebbe dovuto condividere la sua faccia o i suoi soldi…»

«Ah, hyung-nim, hai appena detto che il CEO Lee sembrava un magnaccia.»

«Eh, davvero?»

Quando le loro risate si spensero, l’impresa funebre tornò a tacere. L’unico suono era lo sgranocchiare noccioline proveniente dal caposquadra Yuk. Quando ebbe finito quelle che aveva in mano, si spolverò leggermente le mani e disse: «Anche un bel viso può marcire, ma i soldi no… Pensi che fosse capace di chiudere bene gli occhi anche se era uno spreco, non poteva usare quei soldi?»

«Non poteva chiuderli. Quell’incorreggibile tirchio… probabilmente è ancora in giro da queste parti. Con la faccia bianca come un fantasma…»

Il caposquadra Baek agitò le dita davanti a sé, imitando un fantasma. Quando imitò la voce di Lee Juwon e disse: «Dammi i miei soldi, bastardi», il caposquadra Yuk lasciò cadere il drink come se avesse visto un vero fantasma. Il soju trasparente colò oltre il bordo del tavolo e gli inzuppò i pantaloni.

«Perché quella persona…»

Alla reazione spaventata del Caposquadra Yuk, il Caposquadra Baek alzò la testa per seguire lo sguardo dell’amico.

E guardò negli occhi Kang Inheon, di cui non era sicuro quando era tornato nella sala funeraria.

Kang Inheon era appoggiato di traverso allo stipite della porta dell’impresa di pompe funebri.  Il Kang Inheon dai capelli neri indossava un abito nero, quindi sembrava un’enorme forma nera dalla testa ai piedi.

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