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I’M GOING TO DIE – CAPITOLO 2

La sera, quando il Dottor Chen venne per le visite, gli chiesi: «Hai visto “Tumor-kun”?»

Lui rispose: «Sì, l’ho visto.»

Continuai: «Pensi che i personaggi principali dello spettacolo, la ragazza e il dottore, assomiglino a noi?»

Il Dottor Chen allora chiese: «Stai cercando di flirtare con me?»

Risi e dissi onestamente: «Beh, sì, ahahah.»

Il Dottor Chen però rispose: «Solo coloro che seguono obbedientemente la chemioterapia possono flirtare con me.»

Alle sue parole mi sgonfiai istantaneamente.

************

Dissi a mia madre che non volevo sottopormi alla chemioterapia e lei non reagì molto. Mi suggerì calmamente di ripensarci.

Un po’ più tardi, disse che doveva andare in bagno e se ne andò. Visto che non tornava, mi alzai e andai nel vano scale. Come previsto, la trovai seduta sui gradini, impegnata a piangere.

Mi avvicinai a lei e dissi: «Signora Han, quanti anni hai? È necessario nascondersi qui e piangere? Non è imbarazzante?»

Mi abbracciò, continuando a piangere, e disse: «Se è troppo doloroso, possiamo solo arrenderci e tornare a casa.»

La abbracciai senza dire una parola.

Dopo aver pianto per un po’, supplicò dolcemente: «Per favore, ti prego, fallo per me, prometti di sottoporti al trattamento e guarire. Mamma ti sta supplicando.»

Le toccai dolcemente i capelli. Era passato un po’ di tempo da quando la signora Han si era presa cura dei suoi capelli in modo adeguato, sembravano secchi e ruvidi.

Piangendo silenziosamente, mi pregò di restare in vita.

***********

Dopo aver ripreso la chemioterapia, il Dottor Chen mi diede un altro piccolo adesivo con il fiore rosso quando il secondo ciclo finì. Gli chiesi se anche questo gli fosse stato dato da un paziente, ma mi rispose di no e spiegò che era un premio speciale per me perché ero molto coraggioso.

Soddisfatto del piccolo fiore rosso, mi addormentai. Con la mente annebbiata, sentii qualcuno toccarmi i miei capelli. Avevo intenzione di aprire gli occhi e chiedere al Dottor Chen perché avesse fatto così, ma ero troppo esausto. Prima di poter aprire gli occhi, persi conoscenza.

***********

Dopo aver iniziato la chemioterapia, ebbi una significativa perdita di capelli. Così, decisi di rasare la testa. Prima di farlo, chiesi a mia madre di farmi una foto e la impostai come sfondo del mio telefono. In questo modo, ogni volta che sentivo la mancanza dei miei capelli, potevo semplicemente accendere il telefono e vederli.

Dopo aver rasato la testa ed essere tornato nella stanza dell’ospedale, feci un selfie e lo mandai alla mia amica d’infanzia. Non passò molto tempo prima che mi chiamasse.

Per qualche motivo, appena risposi alla chiamata, sentii un irresistibile desiderio di piangere. Le lacrime mi salirono agli occhi, ma riuscii a far uscire un soffocato «Ciao.»

Tuttavia, la mia amica non sembrò notare la mia voce strozzata. Scoppiò a ridere nel momento in cui risposi e mi chiese cosa fosse successo ai miei capelli.

Le mie emozioni si agitavano dentro di me, e proprio mentre stavo per condividere la mia malattia con lei, improvvisamente cominciò a lamentarsi: «Sai che oggi ho dovuto bere cinque ciotole di latte con le uova sbattute? È troppo, sto per scoppiare!»

Avevo così tanto da dire, ma il suo incessante parlare mi lasciò senza parole. Nel frattempo, le mie lacrime decisero di scendere imbarazzantemente lungo le mie guance.

Continuò a parlare, lamentandosi dell’insistenza della suocera nel seguire le tradizioni durante il periodo postpartum. La suocera la costringeva a mangiare cose che non le piacevano e le vietava persino di fare la doccia. Doveva sbrigarsi a fare uno shampoo veloce quando la suocera non c’era.

Tenni il telefono, ascoltando le sue lamentele sulla vita.

Alla fine sospirò: «Non posso più parlarti di questo. Oggi, sto soffrendo di ingorgo doloroso al seno (alias gonfiore al seno) e una febbre alta. Mi sento terribile. Ci sentiremo una volta che mi sentirò meglio.»

Riattaccai il telefono, asciugai le lacrime secche sul viso e improvvisamente ebbi voglia di ridere.

************

Io e la mia amica d’infanzia eravamo compagni di classe fin da piccoli. Tuttavia, a partire dalle scuole superiori, avevamo frequentato scuole diverse e all’università eravamo separati da oltre duemila chilometri. Potevamo incontrarci solo durante le vacanze estive e invernali, ma questo non aveva influenzato il nostro legame.

Dopo esserci laureati, lei era tornata a casa e si era sposata. Poco dopo, era rimasta incinta e aveva partorito un bel bambino. Nel frattempo, io mi ero trasferito a Chengdu dopo la laurea, avevo affittato un piccolo appartamento e avevo trovato un lavoro con uno stipendio modesto.

Solo mezzo mese prima del mio crollo, avevo lasciato il mio lavoro ed ero in viaggio per un nuovo colloquio di lavoro. All’improvviso mi ricordai di aver non solo saltato il colloquio, ma anche di non aver spiegato alla società in seguito. Speravo di non essere sulla loro lista nera e, se mi fossi ripreso in futuro, forse avrei potuto riprovare il colloquio.

La mia amica d’infanzia non era felice del mio trasferimento a Chengdu perché significava che potevamo vederci raramente. Tuttavia, anche quando ero a casa, ci incontravamo poche volte, specialmente ora che aveva appena partorito ed era a riposo.

Questo era anche il motivo per cui non le raccontai subito della mia malattia.

Ora lei aveva la sua piccola famiglia, e anche se la vita era caotica, sembrava contenta.

Le scrissi una lettera, che chiesi a mia madre di darle in futuro. La signora Han non chiese quando l’avrebbe dovuta consegnare e la mise silenziosamente via.

***********

Dopo aver finito di scrivere la lettera, mi venne in mente un pensiero improvviso. Chiesi a mia madre se conosceva la password della mia carta bancaria.

«La so.» mi rispose con calma.

Ero perplesso, così le chiesi ancora: «Come fai a saperlo?»

«Tutte le tue password sono gli ultimi sei numeri della carta d’identità di tuo padre. Cosa c’è da sapere?»

Riflettei un po’ e realizzai che aveva ragione. Che fosse la mia carta bancaria o altre carte casuali, persino il PIN della mia carta telefonica, erano tutti gli stessi – gli ultimi sei numeri della carta d’identità di mio padre.

In realtà, avevo acquisito questa abitudine dalla signora Han. Anche tutte le sue password erano gli stessi sei numeri. Questo spesso mi portava a usare le sue carte senza che lei se ne accorgesse.

Poi le chiesi ancora una volta: «Come ti sei sentita quando è morto papà?»

Lei sospirò e disse: «È sembrato come se il mondo mi fosse crollato addosso.»

«Vedi, sono passati tutti questi anni e il mondo non è ancora crollato, vero?»

La signora Han sospirò di nuovo e disse: «Beh, sembra che potrebbe crollare proprio adesso.»

***************

Un giorno avrei dovuto sottopormi a una procedura chiamata “sperone osseo” e dopo aver controllato online, scoprii che avrebbe dovuto essere piuttosto dolorosa. Questo mi rese estremamente nervoso, e quasi non riuscii a dormire la notte prima.

Al mattino, quando il Dottor Chen venne per le sue visite, tirai discretamente l’orlo del suo camice. Si chinò e mi chiese lievemente cosa c’era che non andava.

«Oggi mi faranno un sperone osseo.»

Annuì e mi continuò a chiedere: «Lo so. Qual è il problema?»

«Dopo che avrà fatto, riceverò un piccolo fiore rosso?»

Il Dottor Chen mi accarezzò la testa e disse: «Oggi non ho portato piccoli fiori rossi, ma posso dartene uno domani.»

Annuii soddisfatto e lasciai andare il suo camice.

Il Dottor Chen aggiustò i suoi abiti e, con un’espressione severa, guidò un gruppo di persone, che non riuscivo a capire se fossero medici o infermieri, fuori dalla stanza, sembrando piuttosto autorevole.

*************

Lo sperone osseo non fu molto doloroso, ma dannatamente doloroso. Tuttavia, considerando la mia condizione attuale, non fu così male.

Il vero dolore sarebbe arrivato dopo la procedura. Infatti, dopo le mie ossa facevano terribilmente male, soprattutto nei glutei; non riuscivo a muovermi affatto. Sembrava che qualcosa fosse esploso nel mio corpo.

Giacevo sul letto e chiesi al Dottor Chen perché, prima di essere ricoverato, non provavo dolore da nessuna parte, ma una volta iniziato il trattamento in ospedale, sembrava che tutto facesse male.

Il Dottor Chen chiese dove faceva male, così gli indicai che mi facevano male i glutei.

Chiese se fosse l’osso del bacino, e spiegò che era una reazione normale e che il dolore sarebbe passato in un paio di giorni.

In seguito accennai che mi faceva male anche il petto. 

All’improvviso divenne serio e chiese quando fossero iniziate le fitte al petto.

Risposi che era stato solo negli ultimi due giorni e che mi chiedevo se fosse dovuto alla mia posizione nel dormire.

Si accovacciò, guardandomi con preoccupazione, e disse che c’era la possibilità che fosse legato alla postura. Tuttavia, solo per essere sicuri, avremmo dovuto fare alcuni test per assicurarci che non fosse altro.

Sospirai, pentendomi un po’ per averglielo confidato perché la sua espressione attuale sembrava piuttosto triste.

*************

Mia madre ebbe una consulenza con il Dottor Chen, proprio come quando un insegnante richiede un incontro con i genitori. La signora Han sembrava un po’ nervosa e si sistemò i capelli prima di dirigersi nell’ufficio del Dottor Chen.

Tornò poco dopo con gli occhi leggermente rossi.

«Perché piangi di nuovo? Il Dottor Chen ha detto qualcosa di brutto su di me?»

Mia madre si sedette sul bordo del mio letto, toccò delicatamente la mia testa liscia e disse che il Dottor Chen mi aveva elogiato per essere molto coraggioso.

«Lui mi elogia, e tu inizi a piangere. Non ti ha mai elogiato un insegnante quando eri piccola? Ora che qualcuno mi fa un complimento, ti commuovi fino alle lacrime.»

Poi mi diede una leggera pacca sulla testa, facendo un suono nitido. Dopo averlo fatto, le lacrime ricominciarono a scorrere, come se fosse stata colpita lei, non io.

Sospirai e dissi: «Forse dare una pacca a una testa rasata non fa piacere, ed è per questo che stai piangendo? Anche se non fa piacere, non c’è bisogno di piangere. Smettila. Quando mi cresceranno di nuovo i capelli, potrai darmi un’altra pacca.»

La signora Han non mi rispose e probabilmente non riusciva a guardarmi. Si alzò, uscì dalla stanza e probabilmente andò nel vano scale a piangere silenziosamente.

********

In realtà, sapevo cosa aveva detto il Dottor Chen alla signora Han, più o meno. Probabilmente riguardava il fatto che la chemioterapia non aveva avuto l’effetto desiderato, i risultati del trattamento erano incerti, e così via.

Non avevo bisogno che il Dottor Chen me lo dicesse; lo sentivo da solo.

Negli ultimi giorni, non solo mi faceva male il bacino e mi doleva il petto, il dolore si era anche diffuso ad altre ossa del mio corpo, tenendomi sveglio di notte.

Trovai anche un grosso livido sul polpaccio, anche se non avevo sbattuto contro nulla. Era piuttosto esteso e sembrava spaventoso.

Sapevo solo che potevo non essere lontano dalla fine.

***************

Per prepararmi a ciò che sarebbe venuto, iniziai a prepararmi per la fine.

Cancellai migliaia di post e momenti su Weibo nei miei account sui social media. Anche i preziosi file sul mio computer che avevo conservato per anni furono eliminati con dolore e mandati nel cestino.

Divisi la mia rimanente e non così grande ricchezza. Alcune delle mie preziose statuine, collezionate nel corso degli anni, le avevo lasciate a un amico online che conoscevo da tempo. Le avevo impacchettate, compilato l’indirizzo e chiesto alla signora Han di spedirle dopo la mia scomparsa.

Parlai con il padrone di casa e cancellai il mio contratto di locazione. Vedendomi con la testa appena rasata, anche se non avevo rispettato il termine del contratto di locazione, il padrone di casa aveva gentilmente restituito il mio deposito. Così, con questo improvviso colpo di fortuna (appena 1000 yuan*), portai felicemente mia madre in un ristorante di dim sum che volevamo provare da tempo ma che trovavamo un po’ costoso.

*(N/T: circa 132 euro.)

Dopo aver gustato diversi cestini di ravioli di gamberi, tornai nella mia stanza d’ospedale per iniziare l’ultimo compito: selezionare una bella foto per il mio memoriale.

************

Il processo di scelta della foto commemorativa coinvolgeva anche il Dottor Chen. All’inizio, mi rimproverò con un’espressione indifferente, dicendo che era inutile. Poi, indicò una foto sullo schermo del computer e disse: «Questa sembra buona.»

La foto che aveva scelto era stata scattata durante i miei giorni universitari. Era capitato in un giorno di forte nevicata. Anche se venivo dalla regione settentrionale, non avevo mai visto una neve così abbondante nel nord-est prima di allora. Eccitato, ero corso nel paesaggio innevato indossando una giacca rossa imbottita e una sciarpa rossa, ridendo come un pazzo. Il mio compagno di stanza mi aveva scattato una foto in quel momento.

Ingrandii la foto e la esaminai da vicino. Era davvero una bella foto, il Dottor Chen aveva buon gusto.

Quindi, scegliemmo questa foto per il memoriale.

************

Questa volta fui vicino alla morte. Il Dottor Chen aveva lavorato instancabilmente per salvarmi, e gli era voluto parecchio tempo per riportarmi indietro. Quando tornai dal baratro della morte, la prima cosa che vidi aprendo gli occhi fu il viso incredibilmente bello del Dottor Chen. Era così bello che rischiai di svenire di nuovo.

Il Dottor Chen mi chiese come mi sentissi, così risposi: «Sto bene. Ho visto mio padre. Sembrava ancora avere trent’anni, non un giorno più vecchio.»

Sentendo questo, mia madre, di fianco, scoppiò in lacrime.

Diedi un colpetto al Dottor Chen, facendo una smorfia e gli dissi tranquillamente: «Dovresti consolarla, così smette di piangere. Non è davvero piacevole ascoltarla.»

Così il Dottor Chen mi mise una maschera di ossigeno, dicendomi di riposare, e poi accompagnò la signora Han fuori dalla stanza.

Anche se mi ero appena svegliato, presto caddi di nuovo addormentato. Non sapevo se sarei riuscito a vedere di nuovo il mio caro vecchio padre questa volta. Se posso, voglio chiedergli della sua vita laggiù e se c’è un posto dove vivere quando arriverò.

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