I LIVE TIMID, I LOVE BRAVELY – CAPITOLO 10

Sembra geloso

Wun era tornato al suo appartamento.

Chi sano di mente rimarrebbe?

Dopo che Yenn se ne era andato, Wun si era alzato. Aveva raccolto le sue cose e aveva trascinato il suo corpo stanco fuori dall’appartamento. Non poteva restare dopo aver ottenuto quella risposta. Tutto ciò che Yenn voleva era divertirsi un po’ con il suo corpo. Non c’era alcun cambiamento nella loro relazione come sperava. Certo, gli piaceva il sesso, ma il sesso occasionale non era ciò che voleva.

Plop. Chiuse il portatile sulla scrivania, appoggiò il viso sui palmi delle mani e guardò fuori dalla finestra.

Senza parole.

Cielo blu.

Piccoli uccellini che volano via.

Vacante.

Vuoto.

Oggi non riusciva a fare progressi con il lavoro.

Così silenziosamente passarono i minuti. Si instaurò un sentimento di indegnità. Si era concesso di nuovo a Yenn così facilmente, e ora si sentiva uno schifo. Tutta l’energia che aveva la usava per combattere l’impulso di raggomitolarsi in una pallina, piangendo fino ad addormentarsi. Seduto lì tutto solo, si chiese e rifletté sulle ultime settimane, ripercorrendo tutto quello che era successo tra lui e Yenn.

Se non prova sentimenti per me, allora non avrebbe dovuto farmi sentire che mi voleva intorno. Non avrebbe dovuto farmi sentire come se qualunque cosa dicessi fosse importante per lui. Non avrebbe dovuto farmi sentire importante. Come se fossi speciale.

La capacità di combattere la voglia di piangere era quasi esaurita. I suoi occhi malinconici brillavano di lacrime. Inevitabilmente, caldi fiotti di lacrime scesero lungo le sue guance. Prevalse il pensiero che non significasse niente per Yenn. Iniziò a piangere forte, piangendo fino al crepacuore. Non era che le sue grida dessero fastidio a nessuno. Anche se piangeva urlando a squarciagola, comunque non importava a nessuno. La sua testa si abbassò sulla scrivania. Nascose il viso tra le braccia, sentendosi come se fosse sprofondato nel fondo del mare.

La-la-di-da… Sul tavolo si illuminò lo schermo del suo telefono. Era una chiamata in arrivo da Yenn. Wun non voleva ancora parlargli. Cosa c’è di cui parlare?

Il telefono però continuava a squillare senza sosta. 

«Pronto?» alla fine rispose dopo 10 minuti.

[Dove sei?] chiese Yenn severamente.

«Nel mio appartamento.»

[Perché non mi hai detto se te ne saresti andato?]

«Ho del lavoro da fare.»

[Non avresti potuto dirmelo prima?]

«… Scusa.»

[Tornerai?]

«No, devo lavorare…»

[Lavori da casa. Perché non lo fai a casa mia?]

«È più comodo a casa mia. Phi Yenn, se non c’è altro, torno al lavoro.» Wun non diede a Yenn la possibilità di dire altro. Terminò immediatamente la chiamata e mise il telefono in modalità “Non disturbare”.

Non avrebbe permesso che la situazione tornasse come era due anni prima. Se avesse continuato a interagire con Yenn, il suo cuore si sarebbe indebolito e si sarebbe arresoo, come in passato. Non poteva stare di nuovo così.

**********

Il giorno seguente a Casa Lertkunakorn. C’erano state più chiamate, ma tutte erano state inviate alla segreteria. Dato che le cose non stavano andando bene, Yenn emise uno sbuffo scontroso.

Nong Wun non accetta nessuna chiamata. Ieri non sembrava stare bene al telefono. Forse è malato. Prima di lasciarlo nel mio appartamento, i suoi occhi erano rossi e non aveva un bell’aspetto. Non avrei dovuto lasciarlo solo.

«Phi Yenn, rimani a cena?» Donthree entrò nel soggiorno solo per fare quella domanda. Oggi era il secondo giorno da quando era tornato dalla luna di miele. Appena sposato, avrebbe dovuto vivere con Singh; tuttavia, la loro casa non era ancora stata completamente rinnovata. Di conseguenza, erano rimasti lì, alternandosi per il momento nelle case delle loro famiglie.

«No, non resto.» Yenn rifiutò la cena.

«Siamo sempre io e Singh.» sospirò Donyhree.

«Perché non invitare Wun?» suggerì Yenn. Se Donthree fosse riuscito a portare Wun lì, sarebbe stata un’occasione perfetta per lui per parlare con Wun e capire cosa c’era che non andava.

Donthree strinse le labbra prima di dire: «Non risponde, probabilmente è tornato nella sua caverna. Non voglio costringerlo a venire a trovarmi troppo spesso.»

Con un’espressione assorta, Yenn disse: «Come mai sembra che Nong Wun sia sempre solo?»

Phi Yenn è interessato a saperlo? Donthree pensava che fosse perfetto. Emozionato, si accoccolò accanto al fratello maggiore. «È una sua scelta quella di stare da solo. Se vuole stare con la gente, può farlo facilmente. Sai, c’erano sempre persone che cercavano di flirtare con lui quando eravamo ancora a scuola. Ma a causa di come è, sembra che non sia nemmeno interessato alla vita, quindi come fa ad essere interessato a qualcuno? La gente si è semplicemente arresa.»

Preoccupato che suo fratello maggiore potesse farsi un’idea sbagliata di Wun, Donthree aggiunse immediatamente: «Ma Wun è davvero dolce dentro! Lo hai notato anche tu, vero? È premuroso ed è sempre al mio fianco ogni volta che ho problemi… In realtà lui non mi parla dei suoi problemi, però, di solito li vengo a sapere dopo tanto.»

Come la cotta per Yenn. Wun non ne aveva mai parlato con Donthree. O dei problemi con la sua famiglia. Wun ne parlava raramente. Donthree sapeva solo quello che Wun era disposto a dirgli.

«Phi Yenn?» Donthree balzò dietro al fratello maggiore che all’improvviso si era alzato senza preavviso. Lo prese per il braccio e gli chiese: «Dove stai andando?»

«A controllare come sta qualcuno.»

«Chi? Un cliente?»

«Non è necessario che tu lo sappia.»

**********

Nong Wun non riesce nemmeno a dormire senza la TV accesa, eppure vive da solo. È vero quello che ha detto Donthree: Nong Wun non parla alla gente dei suoi problemi. Un problema non significa litigare con qualcuno, essere investito da una motocicletta sulla strada o perdere il portafoglio. Un problema potrebbe essere vago quanto una brutta sensazione.

Un esempio di Nong Wun che non racconta i suoi problemi o non chiede aiuto alle persone è quando una volta stava cercando di aprire un barattolo di miele in cucina. Ho notato che era lì da venti minuti ma cercava ancora di aprire il coperchio da solo. Alla fine, dopo trentacinque minuti, mi ha chiesto aiuto, e solo dopo i trenta minuti ho iniziato a prenderlo in giro per i suoi sforzi infruttuosi.

Dopo alcune ore di traffico, in un corridoio vuoto, una figura alta cercava un numero di un appartamento specifico. Il suo ingresso nell’edificio era avvenuto grazie ad una coppia che aveva suonato alla porta e lui li aveva seguiti con nonchalance.

Mentre si avvicinava all’appartamento che gli interessava, prima che lui arrivasse lì, la porta si aprì e Wun uscì con un uomo, porgendogli una scatola con qualcosa dentro.

«Grazie mille per oggi.» disse Wun.

«Anche io devo ringraziarti.» rispose l’uomo. «E mi dispiace per il disordine nella tua stanza.»

«Nessun problema. Mi sono divertito con quelle due. Sono adorabili.»

«Sono contento che le trovi adorabili. Se le vuoi da te qualche volta, mi farebbe molto piacere. Oh, e il lavoro di volontariato all’asilo, fammi sapere se sei interessato. Devo andare adesso, prima che ci sia un altro pasticcio.»

Yenn osservava l’interazione e non riusciva a capire cosa stessero dicendo le due persone, ma sembravano amichevoli. La domanda era: è solo amichevole o di più? Nong Wun sorride dolcemente a quell’uomo. Perché dovrebbe? Di solito non sorride facilmente.

Ben presto, l’uomo se ne andò; si diresse verso il lato del corridoio dove si trovavano le scale. Vedendo che la porta dell’appartamento di Wun si stava chiudendo, Yenn fece un passo avanti con urgenza. Prima che la porta si chiudesse completamente, la sua mano la colpì violentemente. Perplesso dal suono, Wun fece capolino attraverso la sottile apertura. Vedendo chi era, aprì la porta, stupito dalla sua presenza.

«Phi Yenn, come mai sei qui?»

«Chi è quel ragazzo di prima?» chiese concisamente.

Essere accolti con una domanda era già abbastanza strano; Wun rimase sbalordito mentre osservava l’espressione livida sul volto dell’uomo più grande.

«Un phi. Vive qualche piano più sotto.»

«Che razza di phi esce dalla tua stanza?»

La domanda andava bene, ma il tono interrogativo era bizzarro. Qualsiasi tipo di phi poteva uscire dalla sua stanza. Che cosa c’era che non andava?

«È un phi.» rispose Wun, poi un piccolo pensiero gli venne in mente, spingendolo a sottolineare: «Un phi come te.»

Il sopracciglio di Yenn si contrasse, rendendo evidente che non gli piaceva quello che aveva sentito. Allora, cosa importava se a Yenn non piaceva? Chiunque poteva essere come un fratello maggiore per Wun. Yenn era quello che voleva fossero phi-nong come tutti gli altri.

Con un’espressione rigida e gli occhi torvi, entrò nella stanza, superando Wun. La sua aura poteva essere descritta in due parole: rabbia latente.

Non l’ho nemmeno invitato ad entrare. Sheesh. Chi dice che può entrare liberamente nella mia stanza?… Wun si lamentò nella sua mente.

«Perché il tuo telefono era irreperibile?»

Wun incontrò una domanda nel momento in cui chiuse la porta. Più che la domanda fu il tono della voce ad essere spiacevole: era burbero, esigente e irato.

«Devo lavorare.» rispose Wun.

«Sei sicuro che sia per lavoro, non che stavi parlando con qualcun altro?»

« E anche se stavo parlando con qualcun altro?» Non riusciva a credere di averlo detto davvero ad alta voce, con un tono così sarcastico.

«Quindi stavi parlando con qualcun altro?» Yenn inclinò la testa di lato.

«Sì.» Subito dopo la sua risposta, vide un lampo di rabbia sul volto di Yenn. Quindi tornò subito indietro, precisando: «Parlavo con i miei colleghi.»

«Hai intenzionalmente ignorato le mie chiamate.» sostenne, facendo un passo avanti verso Wun.

«Stavo lavorando.»

«Lavorando con quel ragazzo di prima? Perché era nella tua stanza? È una cosa normale lasciare entrare la gente nella tua stanza?»

Sembra geloso. Wun si rese conto di qualcosa. Phi Yenn, sei geloso? Se sì, ti farò perdere la testa per la gelosia. Hai detto che sono come un fratello minore, ma mi hai mandato tutti i segnali sbagliati. Che tipo di persona pensi che io sia? Beh, forse in passato ti ho lasciato pensare a me come a un giocattolo, ma non è più così.

«Quel ragazzo ha un nome. Phi Chanon. Lo conosco da quando mi sono trasferito qui. Non è strano se frequenta la mia stanza.»

«Deve esserti vicino se frequenta la tua stanza.» La rabbia si mostrava palesemente sul volto di Yenn. Non era mai stato il tipo che nascondeva le emozioni.

«Sì.» rispose Wun con orgoglio. «Come ho detto, lo conosco da molti anni ormai.»

«Hai lasciato che ti scopasse anche lui?»

«Phi Yenn!» Wun aggrottò la fronte, non riusciva a credere alle sue orecchie. L’espressione incrollabile sul volto di Yenn rendeva il tutto ancora più esasperante. «Beh, questo non ti riguarda.» Wun alzò il mento, affrontando coraggiosamente l’uomo Più grande. «E anche se lo facessi? Non ha niente a che fare con te.»

Tra loro si instaurò uno sguardo silenzioso. Inaspettatamente, un sorriso si fece strada sul viso di Yenn, ma non un bel sorriso. Afferrò le spalle della persona più bassa, con una presa salda. «Sei sicuro di volermi parlare in questo modo?» Uno sguardo infuocato nei suoi occhi, abbinato alla sua altezza imponente, faceva sembrare Yenn intimidatorio. 

Wun iniziò a dubitare delle sue azioni. Poteva non valere la pena discutere con lui.

«Wunsook, è passato solo un giorno e tu…»

«Non importa… non ho fatto quello che pensi.» Con la sua faccia timida, poi mormorò: «Quello che mi hai fatto, non mi sono ancora ripreso.» Poi cambiò argomento in qualcos’altro. «Perché sei qui?»

«Te ne sei andato senza dire una parola.» Yenn decise di non peggiorare l’atmosfera togliendo le mani da Wun. «C’è qualcosa da mangiare?»

«Stufato di manzo… L’ho preparato per Phi Chanon.»

Sentendo un nome che non voleva sentire, le sopracciglia sul viso di Yenn si corrugarono. «Quanto tempo è rimasto qui prima che tu gli preparassi da mangiare?»

«Forse quattro o cinque ore.» Gli occhi innocenti di Wun mentre parlava infastidirono Yenn ancora di più.

Quattro e cinque ore?! Diavolo, Nong Wun sarebbe rimasto in una stanza da solo con un ragazzo per quattro e cinque ore?!

Lo portò a chiedere cupamente: «Cosa avete fatto per ore?»

«Cose da Phi-Nong.» borbottò Wun.

«Nong Wun.» La mascella di Yenn si affilò dal modo in cui stringeva la mascella, uno sguardo penetrante e bruciante dai suoi occhi marrone scuro. «Perché ho la sensazione che mi stai sfidando?»

Era senza parole. Wun invece reagì nella sua mente. Non ti sto sfidando, ma non mi sto arrendendo a te. Perché devi sempre fare a modo tuo con me?

«Wunsook.» ringhiò Yenn, chiedendo una risposta. Afferrò il gomito di Wun, trascinandolo più vicino.

Non volendo più avventurarsi in un territorio pericoloso, Wun decise di fare chiarezza. «Non è nulla di quel che pensi. Il mio condizionatore aveva dei problemi. Phi Chanon mi ha aiutato a ripararlo. Fa commissioni per il proprietario del condominio. È stato gentile a venire oggi quando non doveva essere qui. Sono stato grato che ha fatto di tutto per aiutarmi, tutto qui.»

Lo sguardo feroce di Yenn si addolcì. Sebbene la risposta di Wun non avesse cancellato tutti i suoi sentimenti irritati, era una risposta accettabile.

Con un po’ il broncio, Wun chiese di nuovo: «Allora, perché sei qui?»

«Perché non posso? Sei già venuto a casa mia.»

Yenn si guardò intorno nella stanza.

Disordinato.

Perché la stanza era disordinata? Chanon, che Wun chiamava Phi Chanon, aveva fatto venire anche le sue figlie gemelle di tre anni nella stanza mentre stava riparando il condizionatore. Aveva accettato di aiutarlo a risolvere il problema il prima possibile, ma sua moglie non era a casa per badare alle bambine. Quindi, aveva fatto un patto con Wun: avrebbe potuto riparare l’aria condizionata oggi, ma anche le sue figlie sarebbero state con lui.

«Come fai a sapere dove abito?» chiese Wun.

«Da Donthree.»

«Oh.» Wun annuì lentamente.

«Ho fame. Andiamo a cena fuori.»

«Ho del cibo.»

«Non l’hai preparato per me. Non è per me, quindi non lo mangerò. Andiamo.»

Non mi piace vedere Nong Wun con altri uomini. Non solo con gli uomini, ma se c’è qualcuno per cui potenzialmente potrebbe sviluppare sentimenti speciali, non mi piace.

Wunsook è per me.

Al solo pensiero che piange e geme quando è nello stesso letto con qualcun altro, sono già al culmine della rabbia.

-Jaiyenn

Errore sui costi irrecuperabili. Descrive la tendenza a continuare un comportamento o uno sforzo come risultato di risorse precedentemente investite, come tempo, denaro o impegno, trascurando il costo attuale per continuare.

Forse il mio cervello non vuole ammettere che è stato un completo spreco, che non c’è mai stato niente. Non posso dire di non essermi mai aspettato nulla da Phi Yenn. Voglio che mi ami, ma so bene che l’amore non può essere forzato.

Tuttavia, ho ancora lottato per smettere di amarlo.

-Wunsook

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