VEGAS X PETE – CAPITOLO 5 (M)

AVVISO: stupro, violenza e abuso fisico/verbale.

– Pete –

Ogni volta che Vegas lasciava la stanza, cercavo sempre un modo per scappare. Ma per quanto volessi saltare dal balcone, la catena al mio polso mi tratteneva. Provai a sbattere il polso contro il muro diverse volte, ma non c’era segno che si sarebbe staccato.

Sembrava stupido, lo sapevo. Ma nella mia testa, tentai di tutto. Provai a cercare qualcosa di appuntito e solido, o qualunque cosa potesse sbloccarla. Era quasi impossibile. Quindi, mi misi a pensare a modi stupidi. Provai a tirare fuori il braccio dalla grande catena. Fu dura e fece molto male.

Il tempo passò fino a tarda notte. Io ancora non mi arrendevo e continuavo a cercare in ogni angolo, sotto il letto e nei cassetti. Ma non trovai nulla che potesse aiutarmi. Provai anche ad aprire l’armadio grande cercando oggetti appuntiti ma… non c’era niente. Ripiegai i vestiti in modo normale in modo che non fosse ovvio che avevo frugato dappertutto.

L’intero armadio era pulito e ben organizzato. Quando tornai a guardarci dentro, finalmente notai qualcosa di diverso e strano all’interno di uno dei cassetti. 

«Cosa diavolo è questo?» sussurrai tra me e me mentre prendevo alcune cose dal cassetto. «Woah, che diavolo?!» Imprecai incredulo.

Vaffanculo, Vegas! Quel dannato pervertito! Che schifo! Tenni gli oggetti con disgusto. C’erano catene, fruste, manette e vari giocattoli sessuali. Ce n’erano così tanti che avevo la pelle d’oca su tutto il corpo.

«Maledetto bastardo! Quel pervertito! Degenerato! Non pensa ad altro che a cose oscene. Figlio di puttana!» Li ributtai nel cassetto in cui erano riposte e mi accarezzai il braccio in modo spaventoso. Non volevo più stare lì!

Improvvisamente, sentii la porta aprirsi dall’esterno, così corsi subito di nuovo al lato del letto ancora completamente vestito. Mi sdraiai, rimasi fermo e feci finta di dormire.

Presto la porta della camera si aprì e l’odore di alcol si diffuse nella stanza. Potevo sentire Vegas avvicinarsi lentamente al letto. Mi sentivo terrorizzato e il mio cuore iniziò a battere forte. Il solo pensiero di lui che mi girava intorno fece crescere la mia paura in modo incontrollabile.

Sentii un tonfo. L’impatto colpì il letto accanto a me, facendomi trasalire. Chiusi ermeticamente gli occhi mentre pregavo freneticamente dentro di me per avere pietà. Avevo quasi smesso di respirare per un momento quando mi resi conto che era sdraiato accanto a me.

Ma… Perché era così silenzioso? Entrambi rimanemmo fermi. Tirai un enorme sospiro di sollievo e aprii lentamente gli occhi mentre muovevo la testa per guardare accanto a me.

Quel bastardo Vegas giaceva a faccia in giù sul letto in condizioni disperate. Il suo viso era pieno di segni di schiaffi e c’erano lividi sulle sue labbra, presumibilmente a causa di Khun Kan, quando oggi avevano litigato ferocemente. Mi sedetti sul letto e lo fissai in silenzio. Gli occhi di Vegas erano ancora chiusi e non si muoveva.

Quell’uomo, visto dall’esterno, sembrava una persona normale. Anche se il suo viso mostrava un’espressione astuta, ogni volta che lo vedevo, appariva con un sorriso. Uno sguardo gentile e amichevole. Era una persona normale ai miei occhi. A volte avevo ascoltato la descrizione di Boss Khun e Boss Kinn della sua malvagità. Ma poiché non l’avevo mai conosciuto, all’inizio non ero convinto.

Ma ora, ci credevo fermamente. Era più di quanto pensassi, oltre le mie aspettative. Come un politico, aveva due personalità inquietanti. Non avevo mai conosciuto il suo vero io che ospitava il male e aveva idee difficili da capire.

«Ancora non dormi?» Gemette con voce tremolante e con gli occhi chiusi, senza ancora guardarmi. Esitai prima di spostarmi subito a dormire vicino alla testiera del letto.

«Eh, hai così paura di me?» disse Vegas, con una risata che gli risuonò in gola. Il suo corpo giaceva ancora a pancia in giù.

«Stai cercando di farti ammazzare?» dissi, piegando le ginocchia e abbracciandole forte.

«No, non ti ho ancora ucciso.» disse Vegas a bassa voce. Distolsi lo sguardo perché non volevo vedere la sua faccia. Più lo guardavo, più mi sentivo male. «Devi odiarmi così tanto.» Vegas continuò a fissarmi.

«Sì! Ti odio! Ti odio così tanto!» Mi girai e gli urlai contro. Ma ebbi in cambio solo una risata e gli angoli delle sue labbra si sollevarono in un sorriso.

«Eh, deve essere così. Tutti mi odiano. Anche mio padre mi odia.» disse Vegas, abbassando la voce alla fine della frase.

Abbassai lo sguardo e feci finta di guardare in un’altra direzione.

«Sai… Mio padre! Sai quanto mi ha ferito? Da quando ero un ragazzino fino ad ora, mi sgrida continuamente.»

Socchiusi gli occhi per guardare Vegas che ora mi stava guardando in lontananza. I suoi occhi sembravano vacui ma tremolarono fino a riempirsi di dolore e debolezza, tanto che non potevano essere completamente chiusi.

Strinsi le labbra, non osando muovermi troppo perché mi sentivo a disagio per quello che diceva Vegas. Non sapevo cosa stavo provando.

«Mi paragonano sempre a Kinn. Diciamo solo che sono uno di quelli che non l’ha chiesto. Perché deve sempre essere il clan maggiore? Eh… Sono nato nel clan minore, portando sempre il titolo di “secondo”. Perché sono io quello da incolpare? Perché sono nato figlio di un secondo?» Vegas continuò a parlare.

Ero in grado di capire cosa stava cercando di dire. Che, in effetti, l’amore nella seconda famiglia era solo di facciata. Vegas e Macao erano solo un pezzo di Boss Kan.

«Mmhhh, ma Kinn ha avuto tutto quello che volevo io. Ha avuto fortuna sin dalla nascita, essendo nato nel clan maggiore. Non ha dovuto sopportare di essere nato in una miserabile seconda famiglia come ho fatto io.» Vegas riversò fuori i suoi pensieri.

Se solo Kan avesse amato e curato un po’ i suoi figli, questo genere di cose non sarebbero accadute. Vegas non sembrava affatto andare d’accordo con suo padre. Doveva essere stato colpito in questo modo per tanto tempo.

«Non capisco. Qual è la differenza tra il clan minore e il clan maggiore? Quelli illegittimi sono migliori. ​​All’inizio gli affari sembrano sempre andare bene, ma poi arriva la prima famiglia, e non puoi fare più nulla. Ahaha, probabilmente solo una farsa… Lo vedi Pete, è tutto falso. Davanti alle persone, mio padre mostra di amare tantissimo me e Macau. Ma in verità, sono solo un burattino.  Se vuole che io vada a sinistra, devo andare a sinistra. Se vuole che vada a destra, devo andare a destra. Quando provo a resistere, lui mi incolpa»

Se fossimo stati in circostanze normali, mi sarebbe dispiaciuto per lui. Ma non avrebbe dovuto usare il suo dolore per ferire altre persone. Aveva bisogno di sforzarsi per essere diverso. Vegas non avrebbe dovuto comportarsi come un bambino senza amore, e lasciare che le sue emozioni prevalessero sulla ragione, altrimenti non sarebbe stato diverso da suo padre.

«Lo zio è un buon padre per i suoi figli. Khun, Kinn e Kim, non importa quanto male si comportino, a lui non importa. Nel frattempo non ho ancora scelto una moglie da sposare, sai perché?» Strizzò gli occhi e chiese la mia opinione.

«No…» risposi semplicemente.

«Il clan minore è sfortunato! Solo perché sono gay, mio ​​padre mi ha quasi ucciso e mi odia come se fossi una specie di mostro. Perché?! Odio le donne. Fanculo le donne! Hanno solo fame di soldi, sono cercatori d’oro.» Sapevo che ognuno aveva le proprie ragioni dietro le proprie azioni. Anche Vegas le aveva, ma si sbagliava.

«Non tutte sono così.» dissi per sbaglio quello che stavo pensando, ma in fretta strinsi le labbra per non dire nient’altro.

«Ma quello che ho visto è che… Disgustoso. È stato disgustoso.» Vegas continuò a esprimere le proprie emozioni e sentimenti.

«Dipende dalle persone. Donne o uomini. Bene o male. La tua logica è sbagliata.»

Non avevo alcun desiderio di salvarlo dai suoi peccati, ma se avesse continuato con questa mentalità, avrebbe percorso la strada sbagliata per il resto della sua vita.

«Oh. Dirai che sbaglio ad amare gli uomini, vero?»

«No…» Cercai di rimanere calmo e di smettere di fargli la predica. C’era una parte di me che voleva dirgli che se voleva andare all’inferno, doveva andarci da solo. Sarei stato contento se avesse continuato a immergersi nei suoi comportamenti folli.

«Eh, so che dipende da loro, ma odio così tanto quelle donne. Da quando sono nato, ho visto mia madre versare innumerevoli lacrime così tante volte a causa loro. … Odio quelle persone così, così tanto. Le odio tanto quanto il clan maggiore. Odio tutte le persone che hanno reso la mia vita così.»

«Cosa ti ha fatto il clan maggiore?» Non potei fare a meno di chiederglielo dopo averlo sentito dire.

«Sai il motivo del suicidio di mia madre? L’hanno calunniata.»

«Ma… devi separare quello da questo. Era una questione tra adulti, ed è stato molto tempo fa.» replicai subito. Questo bastardo era cresciuto in un ambiente confortevole. Pensai a tutte le cose peggiori che aveva passato. Speravo che le avrebbe sperimentate nella sua prossima vita.

«Eh… sei davvero fedele al clan maggiore… così fedele. Ti comporti come se fossi una moglie di Kinn.»

«Sei l’unico che ha questa stupida idea.» A volte, volevo alzarmi in piedi e prenderlo a calci.

Boss Kinn è una persona migliore di quello che pensi.

«Eh, Kinn mi fa diventare verde d’invidia. Mi picchia sempre! Alla fine, non importa quanto mi sforzi, sono visto solo come il figlio di una famiglia minore. Guarda ora, nemmeno Porsche mi amerà mai. Non importa quanto bene faccio, quanto soffro, alla fine scelgono sempre Kinn!» Dannazione, Vegas! Aveva perso e denigrava il suo rivale.. Si stava comportando come un bambino immaturo.

«Se non vuoi che altre persone ti paragonino al Boss Kinn… Perché allora ti paragoni a lui?»

«Perché pensi che mi paragoni a lui? Eh?» Poi Vegas rise. I suoi occhi, un tempo vuoti e distanti, si voltarono improvvisamente a guardarmi e mi fissarono per un momento. Ingoiai la mia saliva per il nervoso. Questo stronzo! Cosa avrebbe fatto?

Osservai Vegas sospettoso mentre lo guardavo alzarsi lentamente dal letto e strisciare verso di me.

«E tu… anche tu mi hai paragonato a Kinn.» Cercai di scendere dal letto e scappare, ma lui mi abbracciò e mi tenne fermo.

«Vegas, bastardo!» Gli urlai contro e cominciai a farmi prendere dal panico per l’espressione terrificante sul suo viso.

«Eh… sei carino anche tu.» disse quel bastardo di Vegas, mentre il suo alito puzzolente

mi raggiungeva. Era troppo ubriaco o stava scherzando?

«Stai indietro!» Spinsi Vegas finché non tornò dov’era prima. Si spostò leggermente. Mi sedetti a terra e tenni stretto un cuscino davanti a me come scudo nel caso in cui avesse intenzione di farmi qualcosa di male.

Ma tutto tacque mentre Vegas si sdraiava sul letto, rivolto dall’altra parte. Rimase immobile senza muoversi finché non dovetti controllare se fosse vivo.

«V… Vegas.» chiamai il suo nome incredulo. «Vegas… Vegas.» Alzai la gamba e gli presi a calci l’avambraccio, ma non ci fu risposta.

«Muori… tu… tu! Ah! Spero che tu muoia!» Per sbaglio gridai così forte che Vegas sussultò. Io saltai indietro per la sorpresa e mi appoggiai con la schiena al muro, pensando che si sarebbe svegliato. 

Merda! Sono ancora più paranoico adesso, dannazione! Sono troppo ansioso!

«Cavolo! Ti metterò questo cuscino sulla faccia così morirai … non posso… Se lo uccido, i suoi uomini lo scopriranno di sicuro. Verrò sicuramente catturato. Io morirei sicuramente… O dovrei semplicemente coprirti la faccia con il cuscino e dire che sei morto a causa della pressione alta causata da tutto l’alcol… Heh… Oppure no. Probabilmente verrei punito o qualcosa del genere. .. Cosa devo fare? Voglio ucciderti, voglio ucciderti, voglio ucciderti! Ma non voglio essere un assassino! Argh!» Mi immersi a lungo nei miei pensieri prima di crollare sul letto e guardare frustrato il corpo di Vegas.

Improvvisamente, pensai a qualcosa. Vegas doveva avere un telefono con lui. Avrei potuto  usare il suo telefono per contattare qualcuno. Quando ci pensai, strisciai sul letto cercai in entrambe le tasche dei suoi pantaloni, ma erano vuote. Quindi mi alzai di nuovo dal letto e andai ad aprire la sua borsa costosa. Cercai di muovermi il più silenziosamente possibile, ma non trovai nulla. Argh! Era stato attento! Doveva aver messo il telefono sulla scrivania fuori.

«Accidenti!» Imprecai con estrema disgrazia e mi sedetti sullo stesso letto. «Le persone come te sono dei fottuti demoni! Sei un bastardo senza cuore!» Usai entrambi i piedi per buttarlo fuori dal letto perché non sopportavo di vedere la sua faccia.

Il corpo di Vegas rotolò giù dal letto e cadde a terra. Fui soddisfatto anche solo per quello. 

Come posso vendicarmi? Ne avrò per te almeno un poco, ci puoi scommettere!

«Oh! Sei caduto da solo. Te lo meriti comunque! Dormi sempre più comodamente di me.» Poi mi nascosi sotto la coperta dopo aver allungato la mano per spegnere la luce sul comodino.

Non sapevo se sentirmi vittorioso. Ma avrei fatto così, lo avrei incoraggiato a bere più spesso così avrei potuto buttarlo giù dal letto quando era ubriaco. Se fosse accaduto  spesso, sarebbe morto ferito. Eheh, non sarei stato io quello da biasimare.

Che razza di piano è questo? La sua stupidità sta iniziando a contagiarmi. Che cazzo sto pensando? È stupido, sto impazzendo!

La mattina dopo, mi svegliai con il corpo ancora dolorante perché il dolore non era sparito. Dannazione! Non riuscivo a dormire bene. E perché non avevo dormito? Perchè avevo provato a pensare a come uccidere Vegas tutta la notte.

Fanculo! Avevo ancora la catena al polso. Ero bloccato di nuovo qui senza un modo per ucciderlo. Sarei rimasto ancora legato in questo modo anche se fosse morto. Non potevo fare a meno di ricordare il viso di mia nonna. Mi mancava tantissimo! Avevo bisogno di sopravvivere. Per lei.

«Ti sei lasciato sfuggire di mano tutti i clienti importanti. Non riesci a trovare una soluzione. E hai comunque avuto il coraggio di mostrarmi la tua faccia! Ah!» Una voce gridò forte e sentii degli oggetti gettati a terra. Scesi dal letto, alzai la testa e guardai attraverso il vetro opaco.

Accidenti, Vegas era di nuovo su tutte le furie? Questa volta, indicò due dei suoi sottoposti che rimasero fermi a testa bassa.

«Il cliente ha contattato Big. Ho provato a menzionare di nuovo l’accordo, ma si è rifiutato di firmare il contratto.» disse uno dei suoi sottoposti a Vegas con uno sguardo spaventato.

«Idiota! Dov’è andato quel bastardo di Big?! Fuori dalla mia vista subito! VIA!» Vedendo i due subalterni uscire dalla stanza e Vegas che si dirigeva verso la camera da letto, mi precipitai sul letto e feci finta di dormire.

«Non devi fingere di dormire, Pete! So che puoi sentirmi.» Strinsi i pugni sotto la coperta e presi un respiro profondo, sapendo benissimo che Vegas era di cattivo umore.

«Alzati!» Vegas mi tolse la coperta. I miei piedi si mossero automaticamente e gli diedi un calcio sullo stomaco con tutta la forza.

«Cazzo, Pete! Come osi?!» I suoi occhi erano ancora più furiosi. Mi accigliai subito. Non volevo provocare il fuoco per renderlo più caldo di prima. Sapevo che quando Vegas era arrabbiato, era inarrestabile. Non c’era niente intorno a me che potesse proteggermi da lui. Ma ero rimasto sorpreso e il mio corpo si era mosso da solo.

«Io… non volevo.» mi alzai dal letto e gli dissi nervosamente. Vegas prese un respiro profondo mentre aspettavo che esplodesse.

«Eh, lo sai che sono arrabbiato.» Vegas mi afferrò entrambe le braccia e le tenne strette contro la testiera del letto, non potevo fare niente se non contorcermi sotto di lui.

«Lasciami!»

«Nessuno mi insulta quando sono arrabbiato. Ma tu cosa fai? Eh?!» La sua forza era così grande che non riuscivo a resistere. Il diavolo in Vegas era tornato di nuovo.

«Ho detto che non l’ho fatto apposta!» chiusi gli occhi con forza, cercando di togliermelo di dosso.

«E un’altra cosa, Pete! Perché ero sdraiato sul pavimento la scorsa notte? Cosa mi hai fatto?!» Il bastardo si avvicinò. La sua figura premette saldamente contro la mia finché le mie gambe non furono in grado di muoversi.

«Eri ubriaco, non lo so!»

«Stai pensando di uccidermi! Ma te lo dico, se non muoio, le persone come te invece si… Ma tu stai per morire vivo, lo sai, eh?» Quel bastardo Vegas abbassò il viso all’incavo del mio collo e mi fece sentire la pelle d’oca su tutto il corpo.

«Vegas, lasciami, bastardo! Lasciami!» Usai tutte le mie forze per liberarmi dalla sua presa finché non mi sentii insensibile. Avevo bisogno di trovare un modo per sopravvivere.

«Smettila di lottare! Più lotti, più ti farai male. Considera questo un modo per aiutarmi a sfogare le mie emozioni per un po’. Sono così arrabbiato che non riesco a sopportarlo.» mi sussurrò Vegas dolcemente all’orecchio. Mi sentivo ancora più disgustato.

«Liberami! Non puoi farmi questo di nuovo!» Ancora non mi ero arreso. Non importavano le conseguenze, non mi sarei lasciato mai più scopare.

«Eh.»

«Come cazzo puoi abusare di me in questo modo perché nessuno ti ama… Sei solo senza cuore! Sei uno sciocco! Lasciami andare!» strinsi  gli occhi, resistendogli in ogni modo possibile.

«Che diavolo hai detto?!» Vegas liberò la presa dal mio polso e poi passò a premere con fermezza la mia testa contro il letto con rabbia.

«Merda, Vegas! Lasciami andare!» Provai a colpirlo sul braccio perché aveva una mano sulla mia faccia e con l’altra mi strangolava per il collo.

«Dillo ancora! Cosa hai detto?! DILLO!» La voce di Vegas ruggì, la forza che stava usando per stringermi il collo si intensificò mentre gridava.

«L…lasciami andare… Augh…» Le mie mani erano esauste per il soffocamento. Mi sentivo come se stessi per annegare, soffrendo finché la mia coscienza non iniziò a svanire.

«Le persone come te dovrebbero morire!» Socchiusi gli occhi cominciando a vedere Vegas sfocato. Le lacrime cominciarono a scorrere sul mio viso per il dolore. Gli occhi di Vegas lo facevano sembrare un assassino pronto a togliermi la vita.

«Boss Vegas, sta succedendo di nuovo. Boss Macau e Boss Kan stanno litigando di nuovo.» urlò una guardia del corpo dall’esterno. Quel bastardo di Vegas rapidamente allentò la presa su di me. Giacevo senza aria per i miei poveri polmoni.

«Cosa hai intenzione di fare, solo… solo…?» gli chiese la mia voce roca con il mio corpo ancora disteso sul letto. Merda! Vegas si avvicinò e afferrò un paio di manette dal cassetto prima di tirare entrambe le mie braccia nella sua direzione. Chiuse saldamente le manette alla testiera del letto.

«Vegas… No… Lasciami andare!» dissi con gli occhi spalancati. I miei polsi erano tenuti saldamente da entrambi i lati e c’era anche una grande catena attaccata.

«Questo è ciò che tu e la tua bocca da buono a nulla meritate!» fu tutto ciò che disse prima di uscire dalla stanza.

«Fottuto Vegas! Mostro crudele! Spero che tu muoia, dannazione!» gli gridai dietro. Provai a strappare i miei polsi dalle sue catene, ma non funzionò. Ero di nuovo incatenato incapace di camminare e dormire correttamente. Potevo solo sedermi sul letto.

«Lasciami andare!» continuai a urlare a lungo come se fossi impazzito. Prima ero un po’ libero di andare in giro per la stanza. Adesso ero tornato nello stesso posto in cui soffrivo. Fanculo!

******************

Non avevo idea di quanto tempo fosse passato. Quel bastardo Vegas era tornato nella stanza solo una volta per cambiarsi e indossare l’uniforme da studente. Poi si era allontanato dopo aver raccolto la sua borsa.

«Liberami! Vegas!» Non importava quanto lo chiamassi, non mi guardava affatto.

Presi a calci cose a caso con i piedi e tirai il polso, ma senza successo. Il mio corpo era esausto. La mia energia doveva al momento ricaricarsi. Venivo anche violato ogni singolo giorno. Stavo iniziando a pensare che la persona che si sarebbe ferita a morte sarei stato io. Stavo davvero per morire.

Il rumore della porta a vetri che scorreva mi fece splendere gli occhi. Qualcuno arrivò con in mano un vassoio di riso, qualcuno di cui conoscevo molto bene il viso.

«Nop… Aiutami!» Chiamai il suo nome non appena entrò nella stanza. Nop era una vecchia guardia del corpo del clan maggiore che si era trasformata in un subordinato per il clan minore. «Aiutami!»

Anche se non ci piacevamo, io e lui non avevamo mai avuto problemi l’uno con l’altro. Speravo che simpatizzasse un po’ con me.

«Mangia questo, è riso.» Nop posò il vassoio di riso sul comodino. Lo guardai con occhi storditi, pregandolo di aiutarmi.

«Nop, liberami. Aiutami, per favore.» gli lanciai un’occhiata supplichevole.

Lo stronzo guardò le mie condizioni, il mio petto nudo e gli arti inferiori che indossavano un paio di pantaloni della tuta prima di scuotere leggermente la testa e guardare dall’altra parte, come se non potesse sopportare di vedere questo spettacolo.

«Pete… non posso credere di vederti così.» disse con voce stanca.

«Allora devi aiutarmi. Ti prometto che non ti metterò nei guai.» dissi immediatamente, ricordando il mio voto di sopravvivere.

«Non posso aiutarti, Pete. Tu… dovresti smettere di pensare troppo e lasciar perdere.»

«Dannazione! Puoi vedere cosa mi ha fatto. Devi aiutarmi!» Non smisi di cercare di convincere l’idiota ad aiutarmi. Lo vedevo come la mia speranza. Sapevo che questo era un modo patetico di cercare di scappare. Ma almeno avrei potuto sopravvivere.

«Per uscire da questa casa… Devi andartene morto… Dovresti saperlo.»

Mi morsi forte il labbro perché ora sapevo quanto il clan minore fosse più brutale di quello maggiore. Boss Kan uccideva le persone come se fossero solo verdure e pesce. Sapevo cosa stava cercando di dire quell’idiota.

«Allora vai a dirgli di uccidermi!» dissi con rabbia. Se continuavano a dire che non c’era più salvezza, non avrebbero dovuto torturarmi più di così.

«…Ti ucciderà di sicuro. Non ti lascerà andare via così.»

«Allora dovrei stare qui sdraiato e aspettare la mia morte senza fare nulla?»

«L’unica cosa che posso dirti per il momento è che dovresti lasciargli fare quello che vuole di te. Le persone come Vegas si annoiano facilmente. Quando si annoierà, potrebbe compatirti e lasciarti andare. Consideralo come un modo per guadagnare tempo. È tutto ciò in cui posso aiutarti…» E mentre si allontanava, la mia unica speranza svanì in un istante.

«EHI! Torna indietro! Almeno slegami qui. Come mangerò questo riso, eh?!»

Oh, c’ero così vicino. Ma questo idiota. Cosa, aveva appena messo il vassoio di riso per prendermi in giro? Mi diceva di guadagnare tempo, poteva almeno farmi mangiare un po’ di riso prima. Stavo per morire di fame e di sete!

Abbassai lo sguardo sul piatto di riso. Anche se la mia testa era piena di pensieri caotici, volevo ancora recuperare le forze e avere fiducia in me stesso. Dovevo tornare indietro e rivedere mia nonna. Non morirò qui! Stronzo!

Era a portata di mano, ma ancora così lontano. Erano un semplice piatto e un bicchiere d’acqua messi davanti a me ma ancora non riuscivo a raggiungerli per mangiare. Pensavo che avesse portato il cibo per me o qualcosa del genere. Se doveva fare così, avrebbe dovuto semplicemente inserire dei bastoncini d’incenso e darmi delle offerte.

E poi il bastardo era scomparso per tutto il giorno. Avevo molta sete e la mia gola era così secca al punto che la mia saliva cominciava a sapere di polvere. Ero così stanco che non riuscivo quasi a stare seduto. Appoggiai la testa contro la testiera e mi addormentai sfinito.

Rimasi sorpreso quando Vegas entrò nella stanza. Mi mossi, leggermente paranoico, e appoggiai la fronte alla sbarra del letto mentre il mio stomaco brontolava. Avevo fame e volevo anche fare pipì… Ma non avrei osato parlare con Vegas. Il solo vedere la sua faccia mi aveva fatto tremare.

Ma ora, non era così arrabbiato come quella mattina. Il suo viso sembrava normale. Si era cambiato dalla sua uniforme da studente e aveva continuato la sua routine domestica dopo la scuola. Era come se fossi solo aria. Fanculo!

«Hai già perso la bocca?» chiese Vegas dopo minuti di silenzio.

«Se provi a fare qualcosa che mi turbi di nuovo, ti colpirò ancora di più.» la sua voce si addolcì e mostrò un’espressione solenne. Questo bastardo era decisamente bipolare! Tutti i suoi commenti imprevedibili mi stavano stancando di nuovo!

«Non sono una persona cattiva, ok?»

«Sì.» risposi seccamente. Cercai di costringermi a non discutere di nuovo con lui per paura che si arrabbiasse di nuovo.

«Se ti comporti bene, sarò cattivo?» disse avvicinandosi a me.

«No.»

«Allora cosa c’è che non va in te? Perché non mangi? Che diavolo stai facendo seduto lì? Oh… Hai visto troppi drama con mio cugino più grande. Smettila di protestare! Il tuo cibo andrà a male.» Vegas si avvicinò, si mise di fronte a me e guardandomi da vicino, le mani posate sulla sua vita. Lo fissai con uno sguardo di disgusto.

«Smettila di urlarmi contro e lasciami andare.» dissi a bassa voce.

«Oh! Quel bastardo non ti ha liberato, vero?» disse Vegas sorpreso.

«Chi avrebbe dovuto liberare? Ha solo portato il vassoio del riso e se n’è andato.»

«Huh, questo è pazzesco.» rise Vegas, scuotendo la testa. Adesso era davvero di buon umore. Tutti gli atteggiamenti che aveva stamattina erano semplicemente scomparsi, come se fosse una persona completamente diversa.

«Sei pazzo.» sussurrai.

«Hey Vieni qui.» Vegas tirò fuori una chiave dalla tasca dei pantaloni ed aprì la catena.Tirai  velocemente il polso verso di me e lo strofinai per il dolore. «Ma ricorda! D’ora in poi, devi comportarti come si deve.»

Finsi di ascoltare mentre prendevo il bicchiere d’acqua e lo bevevo assetato prima di precipitarmi fuori dal letto e correre in bagno. Rimasi in bagno per un po’ perché avevo voglia di fare pipì da stamattina ed ero stato sul punto di stare male.

Mi lavai gli occhi e la faccia per molto tempo, non volendo uscire e affrontarlo. Ma al momento ero così affamato che il mio stomaco stava quasi per deteriorarsi. E così, raccolsi il mio coraggio per uscire e prendere il piatto di riso, seduto sul letto con uno sguardo vuoto sul viso.

«Vai a mangiare sul divano. Non fare casino sul letto.» disse Vegas, sdraiato sulle lenzuola mentre giocava con il suo telefono. Socchiuse gli occhi e mi guardò ferocemente.

Ero troppo pigro per parlare, troppo stanco per discutere, perciò andai direttamente al divano e mi sedetti senza alcun problema.

Stando con Tankhun, pensavo che non avrei giudicato nessuno e che avrei potuto sopportare chiunque in questo mondo. Ma adesso non più. Non avrei mai potuto stare con questo stronzo, di sicuro.

Dopo aver mangiato, andai subito a farmi una doccia perché il mio corpo era sporco e sudaticcio. Onestamente, non volevo più respirare la stessa aria di Vegas. Passai quasi due ore camminando, sedendomi, facendo la doccia e facendo cose a caso all’interno del bagno prima di trovare il coraggio di uscire di nuovo. Il posto più sicuro della mia vita in questo momento era probabilmente il bagno. Quindi volevo passare più tempo possibile lì dentro.

Quando uscii dal bagno, fui sollevato nel vedere la camera da letto vuota. I miei occhi si voltarono a guardare fuori dal vetro opaco e notai Vegas seduto nel suo ufficio, che leggeva un libro con attenzione. Anche se sembrava calmo, mi sentivo ancora un po’ nervoso. Mi sdraiai sul letto e la paura tornò in me. Sarei stato legato di nuovo quella sera? Volevo che qualcosa mi colpisse la testa e mi mettesse al tappeto, così potevo andare a dormire. Ero troppo stanco anche solo per chiudere gli occhi.

Mentre giravo per la stanza alla ricerca di qualcosa con cui colpirmi, qualcuno aprì improvvisamente la porta dell’ufficio di Vegas.

«Ehi…» La piccola figura corse verso di lui e abbracciò il fratello maggiore in modo appiccicoso. Guardai la persona con occhi speranzosi.

Era Macau.

«AIUTO! Boss Macau, per favore aiutami!» gridai ad alta voce. Provai a trascinare il mio braccio legato con catene alla porta, ma non funzionò. Non avevo idea se Boss Macau mi avesse sentito.

All’improvviso, Vegas tenne la testa di suo fratello che era sul suo petto prima di uscire dalla stanza. Vegas si voltò nella mia direzione e mi rivolse un sorriso che si trasformò in un sogghigno. Quella fu l’ultima cosa che fece prima che la porta si chiudesse. Oh no!

«Figlio di puttana! Questa stanza è insonorizzata?» imprecai con rabbia.

Girai per la stanza, agitandomi. Probabilmente Vegas mi avrebbe colpito ora. Stava per tornare da me. Guardai a destra e a sinistra, cercando di trovare qualcosa che potessi usare come arma per difendermi, ma non trovai nulla. La lampada sopra il letto era fissata in modo permanente al muro, quindi non potevo estrarla. Senza altra scelta, presi in fretta un cuscino e lo abbracciai forte.

Al suono della porta che si apriva  saltai sul divano e mi alzai in piedi, senza abbassare la guardia, pronto a sollevare i piedi e a prenderlo a calci non appena si fosse avvicinato a me. Anche se il mio corpo stava ancora soffrendo, non gli avrei permesso di avvicinarsi!

«Quindi… sei qui. Sei sempre in cerca di guai per te stesso.» disse Vegas mentre sorrideva. Chiuse la porta a vetri e si avvicinò a me.

«Prova ad avvicinarti e ti strangolo al collo con questa catena!» Gli lanciai il cuscino e avvolsi la catena intorno alla mia mano.

«Eh, sai una cosa? Hai idea di quante cose hai fatto per farmi arrabbiare in un solo giorno?» Vegas avanzò coraggiosamente verso di me.

«Non avvicinarti.» Guardai a destra e a sinistra per trovare un modo per scappare.

«Pete, idiota. Credi davvero che qualcuno come te possa negoziare con me? Ah!» Quel bastardo di Vegas si precipitò su di me. Alzai i piedi per dargli un calcio, ma le sue mani mi afferrarono le caviglie in tempo prima di tirarle verso il basso. Il mio corpo perse l’equilibrio e caddi immediatamente, sbattendo la schiena contro il divano.

«Ah.» Non riuscii a muovermi per un secondo e Vegas si avvicinò, mettendosi rapidamente a cavalcioni con entrambe le mani che mi bloccavano le braccia.

*( Da qui in poi inizia una parte di abuso. Se non vuoi leggere, saltala. )*

«Lasciami andare!» Lottai per trovare un modo per scappare di nuovo.

«Com’era?! Mi avresti strangolato con questa catena?! Temo che sia impossibile ora, ahah!» Una risata uscì da Vegas, così psicotica da farmi battere il cuore dalla paura.

«Lasciami andare!» Usai tutte le mie forze per liberarmi dalla sua morsa, ma prese le catene nella sua mano e le avvolse intorno alle mie, tenendomele sopra la testa. Anche se era un nodo sciolto, era abbastanza pesante da impedire alle mie braccia di muoversi.

«Quanto forte vuoi piangere? Grida forte quanto vuoi! Vediamo se qualcuno viene ad aiutarti!» disse Vegas prima di tirarmi giù i pantaloni fino alle ginocchia e voltarsi per aprire il cassetto vicino al comodino. In quel momento, alzai i piedi e gli diedi un calcio contro il petto con tutta la forza, tanto da farlo indietreggiare.

«Fottuto Pete!» Quel bastardo Vegas cadde dal divano, urlandomi contro con gli occhi pieni di rabbia. Si alzò rapidamente e mi schiaffeggiò il viso con il palmo della mano e tutta la sua forza.

Il suono rimbombante riempì la stanza e colpì la mia testa già stordita. Il sapore del sangue permeava tutta la mia bocca. Vegas, quel coglione, mi trascinò giù dal divano e buttò sul letto.

«Figlio di puttana! Come osi parlarmi così?! Te l’ho già detto, non insultarmi mai più! Non sai cosa ti succederà dopo?!» Vegas si avvicinò a me e venne ancora più vicino, indicando con rabbia il mio viso.

«Lasciami andare, Vegas… Non farmi niente.» tremai di paura. Dentro, stavo cadendo a pezzi ancora una volta a causa del dolore.

«Quanto devo colpirti per farti ricordare?! Eh?!» mi urlò in faccia.

Stringendo il pugno, mi colpì nel basso ventre fino a che quella parte del mio corpo quasi non si  intorpidì. Giacevo contorcendomi in agonia. Mi morsi forte il labbro inferiore per il dolore. Vegas non parlò molto mentre si preparava. Mi afferrò e mi tenne le gambe aperte, avvicinandosi furtivamente a me tra le mie cosce.

«Ack… non farlo.» Cercai di fermarlo il più possibile, ma il dolore al basso ventre rallentò i movimenti del mio corpo.

«Eh. Mi infastidisci sempre perché non hai paura di me o perché ti piace il modo in cui ti punisco?» disse Vegas. Socchiusi gli occhi su di lui con furia.

Ancora una volta, dovetti sopportare l’amarezza nel mio cuore. Quel bastardo aprì un preservativo e afferrò una bottiglia di lubrificante. Chiusi gli occhi e mi irrigidii per la paura. Non ama mai i suoi partner, nessun preliminare o cura. Si sarebbe semplicemente forzato in me e mi sarei sentito come se stessi morendo per il dolore.

Dopo poco, sentii dolore nella parte inferiore del corpo. Quel bastardo di Vegas infilò il suo pene dentro di me, indipendentemente da quanto io fossi rigido. Il dolore e l’agonia raddoppiarono e non se ne andarono mai. Rimase dentro di me per un po’ prima di muoversi a ritmo lento. Poi, prima che me ne accorgessi, cominciò ad accelerare.

Faceva così male che non sentivo più niente. Ma la vergogna in me non era mai svanita. La sentivo ogni volta che sentivo Vegas gemere, rafforzando la sensazione di crudeltà che mi stava dando.

«Ahh… Hmm… sto venendo.»

Nonostante il dolore, continuavo a fissarlo. Quel bastardo Vegas continuava a spingersi beatamente dentro il mio corpo. C’erano momenti occasionali in cui si muoveva in un modo che avrebbe fatto reagire il mio corpo. Avrei potuto sentire cose diverse per cui tremare, ma non li avevo mai sentiti in modo positivo.

«Ugh…» Mi morsi il labbro, cercando di trattenere la voce. Quel fottuto di Vegas continuava a muovere i fianchi senza alcun riguardo per il mio stato attuale.

«Ahh… Incredibile… T…ti senti così bene.»

Più Vegas mi parlava, più ero disgustato. La tensione nella mia zona posteriore si intensificava mentre continuava a muoversi. Sentii il suo pene muoversi dentro e fuori dopo che il torpore del mio corpo aveva cominciato a svanire.

«Ah…basta… tu… mostro malvagio!» Cercai di aprire la bocca per maledirlo, ma la mia voce uscì debole e flebile.

«Anche tu sei dell’umore giusto,» disse Vegas mentre mi leccava lo stomaco.

Ogni volta che colpiva il mio punto sensibile, il mio corpo reagiva ancora nonostante non mi piacesse. Non avevo potuto fare a meno di reagire a tutte le sensazioni.

«Io…ti odio!» Mi morsi forte il labbro. Quel bastardo di Vegas iniziò a muovere rapidamente i fianchi finché il mio corpo non tremò vigorosamente sotto di lui.

«Vieni? Ti aspetterò.» Vegas sorrise trionfante.

«Io… non verrò mai a causa di uno come te.» raccolsi tutto il mio coraggio per dirglielo in faccia. Come se Vegas avesse il cuore di ascoltarmi. Continuò a muoversi dentro e fuori a suo piacimento. Faceva semplicemente quello che voleva.

«Ahh… Vieni per me…» La sua voce echeggiò tutt’intorno a me.

Ero così esausto che non potevo nemmeno discutere con lui. Non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Anche se a volte il mio corpo reagiva a lui, lo odiavo nel profondo. E credetti che non avrei mai tradito i miei sentimenti.

Ci volle molto tempo prima che Vegas venisse. Non appena riuscii ad alzarmi, mi tenne giù e mi fece sdraiare a faccia in giù, cosa che mi fece capire che non era ancora soddisfatto di una sola volta. Mi potei solo sdraiare dolorante, stringendo forte le lenzuola. Non potevo fare altro che lasciare che le lacrime che riempissero l’angolo dei miei occhi cadessero ogni volta. 

Vegas sembrava aver preso ogni singola parte della mia forza che mi era rimasta. Il mio cuore continuava a battere forte insieme alla mia mancanza di respiro e resistenza. Ovviamente non venni a nessun turno e nemmeno verrò mai a causa sua!

Stronzo! Un giorno, ti farò inchinare ai miei piedi, bastardo!

Non sapevo quando mi avevo perso i sensi. Anche se cercavo di muovermi lentamente, il mio corpo era troppo traumatizzato per riuscire a sopportarlo. Il dolore nella parte bassa della schiena si diffuse su tutto il corpo. Tremai così tanto che anche le mie ossa sembravano indebolite. Ero sdraiato sotto le coperte, indossando un pigiama nuovo. Non riuscivo a ricordare quante volte Vegas mi avesse fottuto prima di smettere. Sapevo solo che era arrivato al punto in cui non potevo più sopportarlo ed ero semplicemente svenuto.

*(Potere riprendere a leggere da qui.)*

All’aprirsi della porta a vetri mi voltai subito sorpreso. Fui sollevato quando vidi che era lo stesso idiota che entrava con lo stesso vassoio di riso. Per fortuna, non ero legato oggi come lo ero ieri. Ma avevo ancora le stesse catene legate intorno a uno dei miei polsi.

«Pete! Che cosa hai fatto questa volta?» disse guardando la mia faccia che immaginavo fosse piena di lividi considerando il modo in cui Vegas mi aveva schiaffeggiato ieri.

«Solo… A…aiutami…» Mi tirai su e mi appoggiai alla testiera del letto. Il bastardo versò dell’acqua in un bicchiere e me lo porse.

«Pete, mi dispiace. Non ho problemi con te. Ma devi capirmi, non voglio morire.» disse, facendomi una smorfia comprensiva. Bevvi l’acqua avidamente prima di guardarmi intorno.

«Dove è andato?»

«È andato al college, sosterrà esami tutta la settimana. Deve essere stato stressante, quindi ti ha fatto questo.» Rimisi il bicchiere sul tavolo.

«Tu… non devi aiutarmi a scappare. Ma puoi chiamare il clan maggiore e dirgli di me. Puoi dirlo a Pol o Arm, o anche a Nont.» allungai la mano per afferrare il braccio di Nop e lo scossi leggermente, supplicandolo.

«Ho preparato un nuovo set di biancheria e te l’ho messo alla fine del letto. Vegas ha detto che una volta che ti sei svegliato, puoi cambiare le lenzuola» Quell’idiota cercò di cambiare argomento e si comportò come se non gli importasse di quello che stavo dicendo.

«No… ti prego.» continuavo a supplicarlo. L’idiota sospirò profondamente, poi gentilmente mi tolse la mano.

«Pete… Vegas è una persona che abusa di tutti quelli che può al mondo, tranne di colui che ama. Spero che tu lo sappia.» E poi uscì dalla stanza, lasciandomi guardare dietro di lui con occhi spaventosi.

“Abuserà di tutti quelli che può al mondo, tranne di colui che ama.” Era così? Ripetei le parole nella mia testa e pensai che potesse essere vero perché Vegas era stato così gentile da non volere che Porsche morisse.

A proposito di Porsche, all’improvviso pensai a lui. 

Se ti trovassi in questa situazione, cosa faresti, Porsche? 

Lui era stato molto fortunato ad aver incontrato Boss Kinn. Lui lo amava e anche Porsche lo amava a sua volta. Non ti scoperebbe così… giusto?

Vegas… non era una persona. Era chiaramente un mostro. Non poteva venire e scopare chiunque! Le persone hanno amici e famiglie. Le persone hanno sentimenti propri. Avrei detto a Vegas di aspettare che il suo destino lo raggiungesse, non avrebbe avuto più nessuno nella sua vita!

Mi sedetti e riflettei su questa cosa, pieno di confusione. Vegas era come gli altri bambini viziati e ricchi. L’unica differenza era che la sua storia era più profonda, il suo passato costituito da cattivi pensieri che aveva accumulato fin dall’infanzia. Probabilmente perché suo padre non gli aveva dato abbastanza amore, allevando i suoi figli nel modo sbagliato. Vegas doveva aver costruito un forte muro intorno a sé e imprigionato un demone malvagio al suo interno.

Quando incontrava qualcuno più debole, tendeva a liberare la bestia dentro di lui. Se avessi continuato a giocare al suo gioco, avrei continuato a essere colpito in questo modo finché…

E se avesse smesso di divertirsi? E se lo avessi reso noioso? Cosa sarebbe successo se non avessi dovuto giocare a quel gioco? Le parole che avevo detto a Porsche l’ultima volta mi balenarono in testa.

«Sigh, devo lasciar perdere. Il capo Kinn è probabilmente di umore peggiore in questi giorni. Sono stanco.»

«Figlio di puttana! Perché la mia vita è così?!»

«Lascialo fare e accettalo.»

«Accettare cosa?»

«Beh, le persone come lui sono viziate. Fai solo quello che ti dice finché non si annoia. Più resisti, più cercherà di prenderti.»

Gli avevo detto cosa avrebbe dovuto fare con Boss Kinn per rendergli più facile accettare di ricevere così tanti ordini. Iniziai a pensare che Vegas fosse uguale a Kinn. Alle persone che richiedevano attenzione piaceva vincere!

Fanculo! Avanti! Oserò accettare e sopportare le sue azioni nel caso ci sia un modo per sopravvivere! Cioè, se non avesse voluto che vivessi, avrebbe già ordinato di uccidermi.

Fallo, Pete! Non hai niente da perdere! Provaci!

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