EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 3

-Vee Vivis – 

Distrutto.

L’intero letto era sgualcito e distrutto, proprio come Mark.

Guardai la persona che riposava nel letto accanto a me e potevo solo provare a controllare i miei sentimenti. Il letto era completamente stropicciato, proprio come noi che la sera prima avevamo perso totalmente il controllo. Dalla coperta spuntavano le sue spalle bianche, nell’osservare i segni che gli avevo lasciato, pensavo che mi avrebbe rimproverato nonostante me l’avesse chiesto lui. Mark, che era ormai in ritardo, non sembrava stanco ma al contrario, appariva completamente rilassato. Lo era così tanto che non mi ero voluto chinare su di lui per un altro round. Se la scorsa notte non fossi stato pazzo di lui a tal punto, probabilmente a quest’ora staremmo continuando a divertirci.

“Urgh.” Mark si guardò intorno, avvicinandosi a me, probabilmente cercando di allontanarsi dal sole che filtrava dalle tende. Guardai l’orologio e mi resi conto che c’è ancora un po’ di tempo per provare a sedurlo un po’. Decisi di non svegliarlo mentre iniziavo a spostare la coperta lungo il suo corpo, verso la sua vita, e poi sui suoi fianchi, questo mi permise di vedere i segni di colore scuro che avevo intenzione di lasciare per me. Mi aveva chiesto di non lasciare segni sulla metà superiore, perciò non l’avevo fatto, ma la sua parte inferiore aveva ceduto alla mia richiesta. Vederlo in quel modo, mi ricordava la sua fermezza e volevo solo toccarlo.

“Mi provochi troppo.” Mormorai. Quante volte lo aveva fatto? In quel momento l’unica cosa che potevo fare era tirare su la coperta e coprirlo completamente in modo che il suo corpo non potesse più torturarmi. Stava solo dormendo e se si fosse mosso, cosa avrei fatto?

“Err…” Mi voltai per guardare la persona che aveva appena fatto un lieve bisbiglio. La sua voce suonava secca e rauca, ma mi rifiutai di alzarmi per prendergli dell’acqua perchè volevo vedere i suoi occhi mentre si aprivano. Alla fine mi sedetti e sfregandomi gli occhi.

“È già mattina.” Dissi mentre allungavo il braccio verso la spalla di Mark, lo scossi gentilmente per svegliarlo.

“Non è mattina.”

“Stai facendo il piagnucolone?” Mi chinai per sussurrargli vicino all’orecchio, prima di rannicchiarmi contro di lui. Aprì gli occhi, si svegliò e mi guardò in faccia.

“È abbastanza.”

“Ah! Chi è stato il primo a volersi fermare?”

“Urgh.” Mi chinai a baciargli la bocca gonfia, lo feci di nuovo prima di allontanarmi “Vado a prenderti dell’acqua.”

“Veloce.” Rispose, prima di lanciarmi un cuscino che afferrai al volto prima di osservarlo.

“Vuoi farti male di nuovo?”

“Non minacciarmi.”

“Lo vuoi?” Mi avvicinai a lui, mentre scostò indietro la testa.

“Non lo voglio.”

Vidi il suo sguardo accigliato e sorrisi, in risposta continuava a rivolgermi quello sguardo e cercò di dire qualcosa aprendo la bocca ma non emise alcun suono,

“Sei molto carino la mattina presto.” Dissi, prima di strofinargli i capelli.

“Acqua…”

“Sì, signore.” 

Vivevo con Mark da quando avevamo iniziato a frequentarci. In realtà, noi due stavamo insieme segretamente anche prima di rendere ufficiale la nostra relazione, ma dopo averlo fatto, da allora, non me n’ero più andato. Anche se avevo una casa mia, da quel momento non ero più tornato, a meno che mia madre non volesse vedere Mark, e lui fosse stato libero. Non avevo davvero un motivo, tranne per il fatto che ero possessivo, e anche perché mio fratello maggiore era ancora a casa. Dopo la laurea, aveva iniziato a lavorare come web designer libero professionista, perciò stava sempre in casa.

“Ho tempo per mangiare?” Chiese Mark dopo essere uscito dal bagno. Mi voltai a guardare l’orologio, prima di annuire.

“Cosa vuoi mangiare?”

“Chiedi come se potessi davvero scegliere.”

“Posso riscaldarti qualcosa, sai che non posso cucinare.” Risposi. Noi due non sapevamo farlo davvero,  tutto ciò che richiedeva troppa abilità, come il curry o lo stirfry*, le evitavamo. Se non c’erano pasti surgelati, cose come le uova o il pane ci nutrivano e mantenevano in forze.

*[N/T: Lo Stirfry  è una tecnica di cottura cinese nella quale gli ingredienti sono fritti in una piccola quantità di olio bollente mentre vengono saltati in un wok. ]

“Voglio mangiare carne di maiale alla griglia.” Disse avvicinandosi.

“In tal caso, possiamo fermarci a comprarla e mangiarla in macchina.” Ribadii. Mi avvicinai e gli presi l’asciugamano scuro dalla mano, prima di asciugargli i capelli.

“Sì. Oggi terminerò la giornata nuotando.” Disse affabilmente, ma le sue guance si stavano oscurando, mentre si avvicinava come per implorarmi.

“E allora. Ti aspetterò comunque.”

“Ma tua madre ti ha chiesto di andare a trovarla, giusto?” Chiese.

“Sì, penso che qualcuno voglia offrirmi un lavoro.” Replicai mentre Mark che era appoggiato al mio petto si allontanò.

“Dove?”

“Chon Buri.” Il suo bel viso guardò in basso e poi lontano, vidi che i suoi occhi non sembravano felici, ma non disse molto.

“Lontano.”

“Non ho mai detto che l’avrei accettato, devo andare solo per placare mia madre.” Risposi.

“Ma devi anche dire a tua madre se lo farai o no.” Contestò.

“Sì, l’ho già evitato molte volte.”

“Hai detto che avresti aspettato fino a quando non ti saresti laureato, ovvero tra pochi mesi.” 

“Ho paura di restare al verde e di non essere in grado di prendermi cura di te.” Finii per scherzare, ma in cuor mio non volevo andare da nessuna parte.

“Non devi pagare per me, ho i miei soldi.”

“Ma questi sono i soldi di tuo padre, e non voglio che non mi accetti come suo genero perché non posso provvedere correttamente a te.” Cercai di farglielo capire.

“Anch’io ho qualcosa. Non è molto, ma c’è.”

“Ma devo farlo per te.” Gli dissi onestamente, guardandolo negli occhi. Se fossi stato solo, avrei potuto guadagnare abbastanza da vivere, giorno dopo giorno, non mi sarei dovuto impegnare troppo. Ma avevo Mark, e volevo prendermi cura di lui, volevo fosse orgoglioso di avermi come suo ragazzo, e desideravo che i suoi genitori si rendessero conto che potevano fidarsi di lasciare il loro figlio con me.

“Ho fame.” Disse dolcemente, i suoi bellissimi occhi guardavano a terra, mi limitai scuotere la testa.

“Capisci?”

“Capisco, ma non voglio che tu vada comunque.”

“Mark.”

“Lo so già. Ho fame.” Ribadì prima di spingermi via, prima di voltarsi per trovare la sua maglietta.

Potei solo sospirare, non sapendo cosa fare. Allungai la mano e afferrai la mia maglietta da ingegnere, che era stata nell’armadio per un po’, e gliela porsi.

“Indossa la mia.”

Non disse niente, si era solo voltato e aveva afferrato la mia maglietta, prima di indossarla.

“Non essere così teso Mark.” Dissi avvicinandomi a lui.

“Beh, non voglio che tu vada.”

“Non ci vado. Vado solo a parlare con mia madre, ok? Ti aspetterò.” Precisai, ma lui mi guardò.

“Mamma aspetterà, non voglio essere stupido, è solo…”

“…”

“Ho solo paura che mi mancherai troppo.” Sostenne alzando gli occhi per guardarmi.

“Se è così, se dovessi andare via, ti mancherei ancora di più.”

La mancanza di qualcuno può uccidere molte persone, specialmente una persona come me.

Restare separati può spaventare molta gente e cambiare il modo in cui vivono attualmente la loro vita, fa preoccupare le persone, ed io ero in cima a quella lista, insieme a Mark. Lo capivo, per questo stavo cercando di trovare un modo per far fronte ai cambiamenti che sarebbero dovuti avvenire.

Ero già cresciuto e avevo bisogno di iniziare a comportarmi come un adulto. Un amore adulto, sicurezza adulta, amarsi e fidarsi l’uno dell’altro. In quel momento lo avevamo già, ma se dovevamo stare separati l’uno dall’altro, avremmo dovuto aumentarlo ancora e ancora in qualche modo.

“Quando torni a prendermi?” Mi voltai a guardarlo, prima di sospirare.

“Ti sei arreso?”

“21:00?”

“Tutto quì?” Chiesi quando lo sentii rispondere in quel modo, si limitò ad annuire come se avesse capito, ma sembrava ancora turbato.

“Vado.”

“Non hai ancora lasciato la macchina?” Dissi e mi lanciò un’occhiataccia.

“Si.” Rispose, prima di voltarsi per aprire la porta.

“Mark?”

“Che c’è?”

“Non mi hai baciato.” Aggrottò la fronte, sembrava irritato ma continuai comunque a stuzzicarlo.

“Presto.” Ripetei prima di chinarmi verso di lui.

“Non ti bacerò.”

“Se è così, non puoi uscire.” Risposi prima di chiudere la porta.

“P’Vee.”

“Baciami e puoi andare.” Replicai.

“Non voglio farlo.”

“Vuoi farti male? Possiamo farlo proprio qui in macchina.” Dissi prima di guardarmi intorno nel parcheggio.

“Disgustoso.” Disse di rimando, la sua faccia era rossa.

“Non me ne vado. Vado a pranzo con mia madre, poi torno e ti guardo nuotare.” Dissi dolcemente, lui mi guardò di traverso.

“Va tutto bene, vai, capisco!”

“Non dirlo così. Non ci vorrà molto, vado ad ascoltare, ma tornerò e ne parlerò comunque con te.” Ribadii.

“Si.”

“Vai a studiare.”

“Io vado, sblocca il…uh!” Mi mossi velocemente lo attirai a me bacandolo dolcemente, non ebbe neppure la possibilità di replicare, ero determinato a baciarlo.

“Studia sodo.” Gli dissi dolcemente, premendo un altro bacio all’angolo della bocca.

“Lo so.”

“Non arrossire ti prenderanno in giro.”

“Me ne posso andare?” Se ogni volta che saremo lontani come oggi, lui sarà sempre così timido ogni volta che ci rivedremo e ci baceremo? Beh, se fosse così mi allontanerò di proposito.

*********************

Andai a casa con la macchina verso l’ora di pranzo. Sarei dovuto andare a mangiare con mia madre e non avevo portato nessuno, anche perché non mi aveva chiesto di farlo. Non avevo portato il mio amore, perché stava studiando.

“Ai’Yoo non è ancora sveglio?” Chiesi una volta entrato in casa.

“Perché non lo chiami P, eh?”

“Perché siamo nati nello stesso anno mamma.” Replicai, prima di andare a sedermi al mio solito posto a tavola. In passato, il nostro tavolo da pranzo aveva solo quattro sedie, ma adesso la famiglia si era allargata.

“Potete essere nati anche nello stesso anno, ma è nato comunque prima di te.” Rispose mio padre.

“Beh, in questo momento, anche se sei mio padre, ti riferisci a me come “bambino” ma mi chiami  ‘Ai’Vee’ non è vero?” Controbattei.

“Oh! Questo dannato bambino.”

“Anche tu? Devi davvero comportarti così, con tuo figlio?” Mia madre chiese a mio padre prima che potessimo iniziare discutere.

Risposi con un sorriso, mentre ci sedemmo e aspettammo che la mamma ci servisse il cibo.

“Aspetta un momento. Aspetta prima che mia moglie preghi.”

“Perché parli così bruscamente?” Chiesi scuotendo la testa avanti e indietro confuso, cercando di capire cosa stesse succedendo.

“Così, mentre io vado a rendere omaggio ai monaci, nostro figlio dovrà sedersi qui spaventato, sopportando che tu lo maledica?” Mia madre si voltò a chiederlo a mio padre, sorridendogli dolcemente, mentre lui restò in silenzio.

“Mmmm.”

“Non è forse vero?” Reclamò la mamma.

“Non sono io il marito?”

“Sei così divertente.”

“Sì, sono d’accordo. È divertente scherzare con te in questo modo, ma adesso siediti.”

Disse mio padre, mentre si avvicinava al suo posto per accomodarsi.

“Beh, io sono sempre lo stesso, non sei tu che rimani in silenzio mentre parlo con la mamma?”

“Mi stai rimproverando.”

“Papà, basta… mangiamo.” Disse mia madre, iniziò a versare il riso nelle nostre ciotole.

“Quindi presumo che Yoo non scenda a mangiare?” Domandai.

“È andato a letto solo stamattina.”

“Ha lavorato?”

“Giocato.” Rispose sorridendomi.

“Eh, cosa? Non lavora.” Borbottai prima di prendere un cucchiaio di riso.

“Funziona così per entrambi, solo che lui si è liberato ieri, dopo aver finito un lavoro,

e poi si è messo a giocare. Non mi dispiace che si riposi un po’, è una cosa buona.” Affermò lei.

“Devi sempre assecondarli, qualsiasi cosa vogliano…”

“Beh, non è diverso da te, anche tu lo fai con me. È così, è vicino alla laurea ora.” Mia madre ribattè a mio padre.

“Mancano ancora diversi mesi mamma.” Avevo ancora tre o quattro mesi prima di laurearmi e cercare lavoro.

Dovrò prima andare a fare i colloqui, in modo che ci voglia ancora più tempo prima di separarmi da Mark.

“E che mi dici di Bar e degli altri? Come stanno? Non li ho visti, né ho sentito nessuna notizia da loro. Venivano spesso a trovarmi, ma non li sto vedendo più.”

“Non parlare così dei suoi amici, anche lui non torna quasi mai a casa.” Disse mio padre, facendola ridere.

“Esatto. Quindi li hai incontrati o no? Come stanno?” La mamma continuò.

“Bar sta ancora con il suo ragazzo.”

“Quel bel ragazzo, giusto? Mi piace molto.”

“Sono più bello io.” Io e mio padre dicemmo contemporaneamente, mia madre smise di lodare Kan e si voltò a guardarci.

“In questo momento siete molto in armonia.” Ci prese in giro mia madre.

“Beh, io sono più bello, quindi smettila di parlarne. Tornando alla tua domanda, Neua è tornato a casa per aiutare suo nonno, YiWa è rimasta nei paraggi, e probabilmente continuerà a studiare. Per quanto riguarda gli altri, alcuni stanno già lavorando.” Dissi.

“Se è così, allora difficilmente avrete del tempo per incontrarvi.”

“È vero mamma, ma parliamo continuamente in chat.” Dissi mentre lei annuì.

“Vivere al giorno d’oggi è comodo. Le persone hanno Internet per poter comunicare,

eppure avete ancora paura di allontanarvi fino a questo punto?” Sostenne mia madre.

“Urgh, no mamma. Possiamo parlare, ma non possiamo abbracciarci, perciò ci manchiamo comunque.”

“Ma devi anche lavorare e guadagnare soldi per provvedere al tuo fidanzato, vero?” Mio padre tornò da me, quindi lo guardai di traverso.

“Vuoi andare a lavorare qui? Il padre dei miei amici è il manager.” Disse la mamma prima di consegnarmi alcuni documenti.

“Però è lontano. Se vado troppo lontano, chi si prenderà cura di te e di papà? Per ora non so ancora cosa farò.”

Mia madre sorrise, mentre mio padre si limitò a sospirare.

“Sei preoccupato per me e tua madre, o sei preoccupato per il tuo ragazzo?”

“Sono preoccupato per voi, ma sono possessivo nei confronti di Mark.” Dissi sconsolato.

Pensai a quanto volevo stargli vicino, quanto volevo vegliare su di lui. Le persone che osservavano da vicino si limitavano a parlare, ma al contrario alcune non scherzavano ed erano serie. Mark non li avrebbe mai assecondati perchè era un bravo ragazzo.

Parlava di quanto mi amasse e non voleva che ci separassimo. Non era qualcosa per cui dovevamo litigare, ma come io ero possessivo con lui, lui lo era con me. Non era paura, neanche sfiducia nei miei confronti, ma era molto innamorato e possessivo, proprio come me.

“Non esserlo troppo Vee o si arrabbierà.” Sostenne mio padre.

“Se lo infastidiva, allora avrebbe dovuto esserlo dall’inizio, visto che ero anche peggio.” Risposi.

“No, penso che in questo momento tu sia ancora più possessivo di quando avete iniziato a frequentarvi.” Sostenne la mamma.

“Veramente?”

“Se non studiasse, lo trascineresti con te.” Espresse mio padre, facendomi ridere insieme a lui, eravamo davvero simili.

“Parli troppo papà.” Dissi.

“Quello che dice tuo padre non è forse la verità?”

“È vero mamma…” Risposi timidamente.

“Eh, ed è per questo che non sei disposto ad andare lontano, anche a causa del tuo giovane uomo, giusto?” Mio padre chiese di più, io mi limitai semplicemente ad annuire.

“Prenderò comunque i documenti e gli darò un’occhiata, chiederò anche a Mark.” Dissi, raccogliendo i documenti e facendo scivolare via il piatto, presi a bere un sorso d’acqua.

“Stare lontani, se vi capite e vi fidate l’uno dell’altro, non dovrebbero essere un problema.” Dichiarò mio padre.

“Tu e la mamma siete mai stati separati?”

“Ah? Non importa cosa, non mi allontanerò mai da mia moglie.” Mio padre parlava come se fosse ancora un giovane. Dal suo atteggiamento e dal suo modo di rispondere sembrava stessi parlando con i miei amici. Non era sbagliato, ma non dovrebbe insegnarmi a parlare e a comportarmi bene?

“Allora come fai a parlare così?” Dissi.

“Ehm, beh, perché capisco perfettamente, capisco cosa intendi. Ma guarda, questo lavoro ti concede i fine settimana liberi. So che devi lavorare sodo durante la settimana, ma c’è anche un bel guadagno. I bonus non sono male, potrai risparmiare molto velocemente, perciò torneresti a vivere presto con tua moglie.” Rispose, quindi guardai il documento di fronte a me e fu un sollievo vedere che avrei avuto i miei fine settimana liberi.

“Potete prendere un appuntamento dopo la laurea, o anche il prossimo anno. Viaggiare insieme al tuo ragazzo durante il nuovo anno. Poi puoi prendere le ferie e andare a trovarlo, o se gli manchi, può essere lui a venire da te.” Disse mia madre, che era quello che pensavo anch’io.

Avevo programmato di lavorare proprio come mia madre aveva esposto. Come aveva detto, potevamo sicuramente organizzarci per poterci vedere di sicuro. Non c’era possibilità che io potessi mai sopportare di non vedere Mark per molto tempo.

“E non pensare che sia brutto ottenere la tua posizione per le conoscenze, o anche gli altri la penseranno in quel modo, non prestarci attenzione, se fare così rende la vita più facile, allora dovresti farlo e andare avanti, non sei l’unico, molti lo fanno.” Disse mio padre.

“Perché devi mettere così, questo pensiero, nella testa di tuo figlio? Un ragazzo che ha ottenuto il proprio impiego attraverso conoscenze deve essere ancora più determinato e attento e mostrare di avere un potenziale.”

“Beh, è quello che sto dicendo. Anche se trovi un lavoro attraverso amicizia, devi sempre lavorare. Se non superi gli esami, non ottieni un lavoro. Se non ti comporti bene, allora sarai comunque sotto pressione. Solo perché potresti avere un’opportunità migliore di qualcun altro all’inizio, non significa che le avrai sempre. Devi riuscire e dimostrare che sei migliore degli altri. Capisci?” Domandò mio padre. Capivo quello che stava dicendo, ma quando avrei accettato? Avrei voluto, ma prima dovevo parlarne con Mark.

“Ti ho già detto cosa devo fare.”

“Questo dannato bambino.”

“Voglio prima parlarne con Mark.” Dissi, prima di piegare il documento a metà e rimetterlo nella busta.

“Beh, parla con lui e vedi se capisce, poi potrete pianificare insieme quello che vuoi fare.” Disse mia madre, ed io annuii in risposta.

“Se tuo suocero non possedesse attività multimilionarie, allora non combatterei fino a questo punto. Se solo avessi milioni come lui. Saresti il primo ad averne centomila.” Disse mio padre e io sospirai perché lo capivo.

Mark non doveva fare molto. Come disse, non doveva necessariamente lavorare perché aveva già decine di migliaia di dollari. Anche se i suoi genitori non avevano provveduto a lui, aveva i soldi dalle azioni investite nella società di suo padre. Anche se non era nemmeno la metà dell’importo, o non c’era nemmeno vicino, era sufficiente per poter comunque acquistare un letto da $ 10000.

Era così diverso da me, ma avevo il dovere di fare di meglio, dovevo arrivare ad un punto che non fosse difficile vivere, così da potergli dare uno stile di vita alla quale era abituato.

“Papà, non guardarmi così dall’alto in basso.” Dissi.

“Pensi che i soldi siano facili da trovare?”

“Non è facile.” Avevo dei risparmi e i miei genitori mi avevano dato dei soldi, ma dopo aver finito gli studi, non volevo più disturbarli. Adesso volevo usare i soldi che avevo risparmiato durante il mio secondo anno lavorando come fotografo, e anche mentre lavoravo con mio padre, ma non era rimasto molto.

“E hai soldi da spendere, figlio mio?”

“Ne ho un po’, mamma.”

“Se così non fosse, dillo. Non voglio vedervi morire di fame.” Disse mia madre.

“Oh, allora se hai dei soldi devi lasciarli usare al tuo ragazzo, non fargli usare i suoi.” Mio padre ribadii ulteriormente.

“Lo fai sembrare come se prima non avessi mai avuto un fidanzato, gli faccio usare sempre i miei soldi.”

“So che l’avevi da prima, ma Yoo ha detto che eri stupido perciò ho pensato che forse non lo sapevi.”

“Papà! Non ho più intenzione di parlarti.” Dissi prima di alzarmi.

“Fingi di tenermi il broncio, quando so che in realtà stai andando a vegliare su di lui.” Disse mio padre guardando l’orologio.

“Cosa stai guardando? Ho solo qualcosa da fare questo pomeriggio.” Risposi.

“Quindi non vai a vedere Mark?”

“Tra poco.”

“Bene, tieni.” Disse papà.

“Se è libero, vorrei che lo portassi a mangiare con me.” Continuò mamma.

“E’ già tanto se riesce a trovare del tempo libero per mangiare con me, mamma.”

“Se non ha tempo allora va bene, gli daremo una parte del nostro.” Disse mio padre.

“E’ già pomeriggio quindi vai a mangiare con lui, oppure puoi anche scegliere di cenare.”

“Sei davvero il migliore, papà.”

“Beh, ovviamente sono il migliore… visto che hai un solo padre.” Rispose, facendomi ridere, mentre mia madre lo colpì dolcemente.

La mia famiglia era così. In casa nostra, mio ​​padre non era dolce con noi ragazzi, a volte poteva essere piuttosto severo, ma quando si trattava di mia madre si arrendeva sempre a quello che diceva. Mio padre era  una brava persona, era intelligente e con una bella. Aveva persino rifiutato un’azienda famosa e decise di aprire la sua officina meccanica in modo da poter stare con mia madre tutto il tempo. Sapeva quanto fosse difficile, ecco perché mi stava dicendo di trovare un lavoro. Mi stava educando a trovare del tempo per trascorrere con la persona che amavo, ma anche a trovare del tempo per costruire me stesso. Volevo essere almeno la metà di quello che era lui. Volevo essere così, e amare così tanto.

Tornai in macchina all’università e parcheggiai vicino alla piscina. Quando andava a studiare, con indosso la sua divisa da ingegnere, c’era un sacco di gente in giro, ma almeno c’erano ancora Fuse e Kam che potevano controllare la situazione. A nuotare non c’era nessun altro, solo un ragazzo del primo anno che continuava a guardarlo, e alcune ragazze che urlavano sempre. C’erano anche altri uomini che lo guardavano come se volessero divorarlo. Avrebbero continuato a fissarlo anche se avessero avuto un attacco fulminante di diarrea.

Ma mi dispiaceva davvero, perché l’unica persona che riusciva a divorarlo ero io.

“Eccellente! Che bella figura.”

“Sì, è così bianco.”

“Scatta una foto, ora, scatta una foto.”

“Sexy.” Mi fermai e mi voltai a guardare quel gruppo di ragazzi, osservarlo quello che parlava. La sua bocca si muoveva e i suoi occhi fissavano il corpo di Mark che non poteva sentirli, nemmeno io riuscivo a vedere completamente la sua schiena, ma quel ragazzo sicuro poteva farlo perché stava scattando fotografie. La telecamera era così grande, chi stava cercando di seguire?

“Quando si toglierà la maglietta e andrà a nuotare?”

“Stai esagerando.”

“Beh, mi piace.”

“Ha già un ragazzo però, giusto?”

“Sì, anche il suo ragazzo è sexy, quindi non puoi competere.”

“Puoi solo guardarlo, non piangere ahaha.” Il suo amico lo prese in giro, e quel ragazzo poté fare solo una faccia malinconica che disprezzavo.

“Lo so già, è P’Vee. P’Mark ama P’Vee, lo conosco da molto tempo e non ho intenzione di competere, sto solo guardando.” Il ragazzo disse. Mi limitai a scuotere la testa, prima di proseguire per andare a vedere Mark.

Era solo un ragazzino a cui piaceva Mark, proprio come gli altri, mi dispiaceva ma Mark mi apparteneva. Gli piacevo, era perso di me. Mi amava, così come lo amavo io. Tutto ciò che Mark provava, per me era molto, io gli restituivo gli stessi sentimenti, fin quando non aveva smesso di guardare nessun altro, gli altri avrebbero potuto farlo, senza però lamentarsi in quel modo. 

Avevano bisogno di aprire gli occhi e capire che noi due eravamo innamorati. Ci amavamo molto, quindi potevano solo restare a guardare.

“Mark!” chiamai la persona che era in piedi e guardava le matricole mentre mi avviavo verso di lui.

“Sei già qui?” Rispose, avvicinandosi a me.

“Sì, hai intenzione di nuotare?” Domandai guardandolo. Mark ed io non facemmo nulla di evidente. Fuori non ci comportavamo in modo dolce, né ci toccavamo molto. Se volevo fare il possessivo, mi bastava semplicemente mettere il mio braccio intorno alla sua spalla, o alla sua vita, oppure tenergli il braccio. In quel momento ero solo vicino a lui, in piedi, usavo i miei occhi per dirgli come mi sentivo.

“No, per ora sto solo guardando i junior nuotare.”

“Va bene perché non voglio che ti tolga la maglia.” Dissi, posandogli una mano sulla testa e massaggiandola un po’, sorridendogli. 

Mi guardò un po’ confuso perché normalmente non ci comportavamo così, ma in quel momento non mi interessava se non capiva quello che facevo, ero più interessato a tutti quelli che ci guardavano. Stavi solo guardando, vero? Perciò scatta una fotografia.

So che era venuto solo per guardare.

Ma io ero andato li per affermare la mia proprietà.

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