TRIAGE – CAPITOLO 28

Loop 11 – Il Ruolo

«P’Tin, ho bisogno di un consulto.» Guy, un giovane esterno, si era avvicinato mentre  misuravo la pressione sanguigna di un paziente in stato di shock. «Una paziente di sesso femminile, età 18 anni, è arrivata con respiro affannoso da dieci minuti prima di venire in ospedale. Mani fredde, piedi freddi, ho verificato e le punte delle dita dei piedi e delle mani sono intorpidite, per circa 4 centrimetri dall’estremità. È debole, ma cosciente. Quando si è sopraggiunto l’intorpidimento era in sala d’attesa. Segni vitali normali, presumibilmente affetta da sindrome da iperventilazione*.»

*(N/T: Asma da stress o ansia o nota come sindrome da iperventilazione cronica.)

«Respira ancora velocemente?» chiesi.

«Si, respiro ancora veloce.»

«Ok, vado a controllare.» Lasciai che fosse Pin ad occuparsi del paziente affetto da shock e mi diressi verso la ragazza che inspirava ed espirava rapidamente. Aveva un viso pallido e un aspetto cianotico. Le sue condizioni sembravano terribili, ma i suoi segni vitali e l’esame fisico esterno, erano tutti buoni. Non presentava nient’altro che una respirazione molto rapida, spesso innescata dallo stress. «Ehi, Nong.»

La ragazza si voltò a guardarmi, «Dottore.. io… non riesco a respirare.»

«Stai respirando troppo velocemente. Cerca di inspirare ed espirare più lentamente.» Feci un respiro profondo e lasciai uscire lentamente l’aria come esempio da seguire per la paziente. «Fai come me, lentamente, non più lentamente di così. Sì, se riesci a farlo, ti sarà più facile respirare. Ora sei in ospedale, c’è questo bel dottore nelle vicinanze, non c’è bisogno di aver paura di qualsiasi cosa, non c’è bisogno di stressarsi.» Accarezzai le spalle di Guy. «La soluzione migliore per questa condizione è parlare e rassicurare la paziente che sta bene, dirle di calmarsi e respirare lentamente. Potremmo aver studiato medicina per usare i farmaci, ma alcune cose richiedono anche buone capacità di parola e di relazione interpersonale, quindi non dimenticarlo.»

Lasciai Guy e andai a controllare il caso che avevo appena lasciato. Sebbene i casi di quel giorno fossero gli stessi che avevo visto nei precedenti loop, la gioia di lavorare era molto diversa. Nella mia testa, ripensai a quella mattina in cui avevo aperto gli occhi e visto Tol dormire accanto a me, inspirando ed espirando regolarmente. La gioia mi avevo reso così sopraffatto da non poterlo descrivere a parole. Mi ero avvicinato per abbracciato forte prima di posargli un bacio sulla fronte una volta e di dirgli buongiorno.

Non riuscivo ancora a credere che un semplice saluto potesse avere così tanti significati. Significava che alla fine del vortice di loop e l’inizio di una nuova vita che io e Tol avremmo condiviso a lungo.

«Continuo a non credere a Mai.» disse Tol mentre aprivo il cestino del pranzo per lui. Tol era venuto a trovarmi durante la pausa pranzo. Fortunatamente, i casi al pronto soccorso non erano complicati così ero riuscito a sgattaiolare fuori per mangiare il cestino del pranzo che Tol aveva portato. «Non voglio che Mai stia con Hart.»

«Non va bene?» Anche se mi scocciava parlare di nuovo di Mai, avrei cercato di non dire nulla che potesse far arrabbiare Tol. «Chiamala e parlale. Chiedile se va tutto bene. Hart ha fatto qualcosa di brutto? Se lei è felice, dovremmo fare marcia indietro, o ci sarà un altro conflitto.»

Tol aveva ancora un’espressione a disagio sul viso. «L’ho chiamata stamattina. Ha detto che Hart la porterà in Corea la prossima settimana.»

«Beh, è un po’ strano come Hart sapesse che Mai era al centro commerciale e l’acquisto di un’auto per queste cose sembra una cosa che deve essere ben preparata.»

«Le ho chiesto cosa è successo in quel pomeriggio.» Tol mi porse il bicchiere di espresso doppio che aveva comprato. «Mai mi ha detto che Hart avrebbe voluto farle una sorpresa da molto tempo perché si sentiva in colpa per averla aggredita. Il giorno prima che Mai venisse a mangiare con noi, Hart è andato a trovarla a casa sua con un bouquet, ma Mai non ha accettato le sue scuse. Quindi, Hart ha chiesto ai suoi scagnozzi di seguire Mai e quando hanno scoperto che Mai sarebbe venuta a mangiare con noi, Hart ha chiesto ai suoi dove la stavamo portando. Hart allora è venuto al centro commerciale e le ha comprato una macchina proprio lì e ha usato la sua amica per attirarla fuori dal ristorante.»

«Tutto ciò è spaventoso. Siamo stati stalkerati. Non era spaventata?» urlai. «Hart non era affatto geloso del fatto che Mai uscisse a mangiare con altri due uomini?»

«Sarebbe stato un problema se lei fosse uscita con uno solo di noi, ma è successo che eravamo tutti e tre. Quindi, non sembrava che Mai uscisse con un ragazzo. Era più come uscire a mangiare con un gruppo di amici.» Tol sospirò. «Perché uno come Hart ha una seconda possibilità? Mai non dovrebbe tornare con lui.»

«Cosa dovremmo fare?» Tol era così preoccupato da far preoccupare anche me. «Ma seguendo il mio senso, penso che meno siamo coinvolti con Mai, meno l’incidente sarà grave. Credimi Tol, ci sono passato più di dieci volte. So già qual è la risposta. Dobbiamo solo tenerla d’occhio da lontano.» 

Pensai che Tol concordasse con me su quel punto. Probabilmente non sapeva come controbattere, quindi guardò il piatto e rispose. «OK.»

Allungai la mano per accarezzargli la testa per alleviare la sua ansia. «Non pensarci troppo, mangiamo. Dovrai tornare all’università tra poco.»

Mentre gli accarezzavo la testa, sentii un rumore provenire dalla porta della sala da pranzo, quindi la fissai sospettoso. Quelle che vidi erano le teste di tre infermiere allineate come uno spiedino sull’uscio che sbirciavano me e Tol attraverso l’apertura e che poi si dileguarono una volta accortesi di essere state scoperte. Scossi la testa per la curiosità dei colleghi e mi girai per mangiare il cestino del pranzo che Tol mi aveva comprato. Dopo aver finito di mangiare, accompagnai Tol davanti al pronto soccorso.

«Vuoi andare da qualche parte questa sera?» chiesi.

«Dove vuoi andare?»

«Vuoi vedere un film?»

«Va bene.» Tol prese il telefono e guardò l’ora. «Adesso vado.»

«Ci vediamo dopo. Ti vengo a prendere.» Lo salutai con la mano finché la porta del pronto soccorso non si chiuse. Sorridendo alla porta come un matto per un po’, mi voltai e continuai il mio lavoro. Sentii su di me gli occhi di tutti, infermiere, junior e insegnante, ma non mi importava. Non importava quanto mi guardassero o mi insultassero, lo avrei amato così. Sapevo che la nostra società era ormai aperta, ma c’erano ancora persone che pensavano che fosse strano un amore diverso da quello normale. Le persone senza cervello tendevano sempre a disprezzare le persone diverse da loro.  

Fortunatamente, i miei colleghi sembravano capire. Nessuno era venuto per parlarmi di cose spiacevoli. Molti si erano limitati a chiedermi come tutto fosse iniziato. Alcune persone mi avevano preso in giro per un po’. Tutti mi vedevano ancora come il dottor Tin, lo stesso residente del terzo anno su cui fare affidamento durante il loro turno. Ero felice che tutti avessero già compreso prima di firire la spiegazione, dovevo organizzare una grande festa di ringraziamento.

**********

Tol scelse di guardare un film di spionaggio che era in locandina da un po’ di tempo ormai, rendendo l’interno della sala abbastanza vuota. Comprai due posti ‘luna di miele’ nell’ultima fila in modo da poter sgranchire le mie gambe stanche e nel caso in cui Tol si potesse appoggiare sulla mia spalla, cosa che difficilmente si sarebbe avverata.

Lanciai un’occhiata a Tol che stava osservando attentamente la scena del combattimento. I suoi occhi sembravano eccitati, gli piacevano davvero cose come quelle. Era come essere seduti accanto a un ragazzino talmente interessato a qualcosa da aver dimenticato che ero seduto lì, accanto a lui. Mi voltai a guardare il film ora al culmine e mi presi a mangiare dei popcorn. Avere un ragazzo non era proprio come avere una ragazza. Mi aspettavo una piccola azione romantica, come tenersi segretamente per mano o appoggiarsi alla mia spalla, ma non da lui.

E poi arrivò la scena d’amore tra i protagonisti. I due si avvicinarono e si scambiarono baci appassionati. Non potei fare a meno di immaginare di voler essere il protagonista maschile e lasciare che Tol fosse la protagonista femminile che mi portava a letto. Tutto quello che avevamo fatto era stato scambiarci un bacio gentile, seguito da un cuscino sul mio viso. Non mi aspettavo di dover raggiungere quel punto. Sarebbe stato difficile sia mentalmente che fisicamente. Non ci sarebbe stata alcuna pressione su quella faccenda. In realtà, Tol e io non ne avevamo mai veramente parlato.

Mi voltai a guardare Tol e vidi che mi stava fissando. Tossì prima di tornare rapidamente a guardare lo schermo. Mi chiesi cosa stesse pensando Tol.

Non accadde niente fino alla fine del film. Tol mi accompagnò fuori dal cinema e si rivolse a me solo per criticare i film, proprio come gli piaceva fare. 

«Il protagonista doveva essere ancora più figo. Non mi è piaciuta molto la scena in cui si è tuffato in acqua. È sembrato irrealistico.»

Allungai un braccio e lo misi intorno alle spalle di Tol, continuando a camminare. «Ma nel complesso, è divertente se non ci pensi troppo.»

Tol rimase un po’ sorpreso quando lo abbracciai. Si allontanò dal mio braccio, il che mi spinse a chiedermi cosa fosse successo. Pensavo si fosse abituato a essere toccato da me o magari si imbarazza davanti agli occhi degli altri? Lo seguii dato che Tol si era allontanato e vidi che era con le lacrime agli occhi. Sapevo che non poteva accettare di avere un fidanzato.

Va tutto bene, forse ha ancora bisogno di un po’ più di tempo per abituarsi.

********

Tol rimase in silenzio fino all’appartamento, il che mi fece preoccupare. Aveva sempre un’espressione sul viso come se stesse pensando a qualcosa. Primo, non volevo disturbarlo, ma non potevo neanche sopportarlo. Una volta fermata la macchina nel parcheggio sotto il condominio, chiesi: «Tol, stai bene?»

«P’Tin…» disse Tol senza guardarmi. Lo guardai con impazienza, aspettando quello che avrebbe detto. Ma alla fine, disse. «Niente.»

Sospirai: «Sei arrabbiato con me? Puoi dirmelo così che migliorerò.»

«Beh…» Tol alzò le mani come se cercasse di spiegare qualcosa di difficile. «Stavo pensando… voglio dire… due uomini, se vogliono fare sesso, uno di loro deve stare sopra e l’altro sotto, giusto?»

La mia faccia divenne insensibile per un momento. Non pensavo sarebbe stato Tol a dirlo per primo. «A… ah.»

«Ugh, questo è così dannatamente imbarazzante…» Tol mormorò piano e poi continuò: «Beh… hai già avuto esperienza con le donne, giusto?»

Alzai la mano e mi massaggiai il viso, che stava cominciando a scaldarsi. «SÌ.»

«Anch’io.» Tol si voltò verso di me, puntò il dito contro di sé e poi indicò me. «Sarebbe molto diverso se si trattasse di me e te.»

«Lo so.» sorrisi per alleviare il mio imbarazzo e creare un’atmosfera più rilassata. «Ma non dobbiamo arrivare a quel livello. Non sono affatto categorico. Sono felice anche solo di averti accanto a me.»

«Ma dobbiamo.» Tol mi guardò senza battere ciglio. «Non presto, ma un giorno se arriviamo al punto di sposarci, allora deve accadere.»

Il mio cuore prese a battere così forte che cercai di sopprimere le emozioni ribollenti nel mio petto, accarezzandolo. «Allora… cosa ne pensi?… Se dobbiamo, quale ruolo vuoi?»

«Non lo so, dobbiamo prima provare e vedere.» 

Tol fece una pausa per un po’, «Allora… cercheremo informazioni?»

«Buo… Buona idea.» Aprii in fretta la portiera della macchina prima che la temperatura salisse ancora di più. «Saliamo.»

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