TRIAGE – CAPITOLO 29

Loop 11 – Matrimonio

Tornai indietro e mi sedetti accanto a lui, dopo aver finito di riempire d’acqua la ciotola del gatto. Tol era sdraiato a pancia in giù con il suo MacBook aperto sul letto. Mi avvicinai per vedere cosa stesse cercando.

«Sei pronto?» Tol rivolse lo schermo verso di me. Era una pagina del sito Web che era in attesa di essere caricata. Pochi secondi dopo, lo schermo mostrò un videoclip e a colpo d’occhio capii di cosa si trattava. La mia faccia si riscaldò all’istante. È questo quello che intendeva per trovare informazioni?

«Sul serio?» Lo guardai con uno sguardo stordito sul mio viso. Annuì con calma. Tol si voltò per premere il pulsante di riproduzione. E poi il video iniziò a essere riprodotto. Era la storia di due muscolosi uomini occidentali che sembravano amici, ma finivano in camera da letto, si abbracciavano e si baciavano appassionatamente, e poi cominciarono a spogliarsi.

«Ugh.» Tol emise un gemito e sollevò entrambe le mani per coprirsi il volto. Mentre iniziavo a sentire caldo in tutto il corpo, abbassai la temperatura del condizionatore d’aria con il telecomando.

Tentai di continuare a guardare. Un uomo che sembrava il più forte venne gettato sul letto e l’altro gli si mise a cavalcioni, chinandosi a baciare mentre toccava quella parte dell’altra persona.

«Troviamo un’altra clip, asiatica… qualcosa di… occidentale sembra… troppo feroce?»

«È lo stesso.» Tol spostò il cursore per far avanzare velocemente un altro video che raggiunse il culmine, pieno di gemiti e suoni di corpi che si colpivano l’un l’altro. Tol ripiegò lo schermo e sospirò a lungo: «Non riesco a immaginarmi.»

Mi sdraiai sulla schiena accanto a Tol e lo guardai: «Ti avevo detto di non avere fretta. Non voglio che ti senta costretto.» Usai il dorso della mano per accarezzargli delicatamente la guancia. 

«Parliamone dopo il matrimonio, così non rimarrai incinto prima di sposarti, perchè sarai tu quello incinto, non io.»

Ridacchiai, seguito dalla mano di Tol che mi colpiva la spalla facendomi un po’ male. «Impossibile.»

Il mio sarcasmo fece sì che Tol si sedesse a cavalcioni di me e mi tenesse le braccia ferme sul letto. Smisi di ridere e guardai il viso di Tol, sembrava vigile. Mi guardò con occhi che non avevo mai visto prima. Sembrava più aggressivo, ma allo stesso tempo c’era qualche esitazione e incertezza.

«Dimmi, cosa vuoi che faccia? Chi vuoi che io sia?» dissi dolcemente e alzai la mano per toccarlo: «Posso essere un cane o un gatto. Posso essere qualsiasi cosa tu voglia. Solo… resta con me così per sempre.»

Tol fece un respiro profondo ed espirò lentamente, scrutando tutto il mio corpo dalla testa ai piedi. Posò la mano sul camice corto che indossavo, accarezzando la scritta verde ricamata sul petto che diceva: Dr. Tin Sukprasert. Il mio respiro cominciò a trattenersi mentre si chinava lentamente e mi baciava le labbra. Chiusi gli occhi per ricevere un bacio dolce, ma deciso da Tol. Il calore generato nel mio petto si diffuse gradualmente in tutto il corpo. Alzai la mano per sostenere il suo viso. Il bacio fu abbastanza lungo da togliermi il fiato. Tol ritirò le sue labbra spostandole sul mio collo, baciandolo.

Quel ragazzo non era affatto uno scherzo. Pensai a quante volte avevo ripetuto a me  stesso quella frase, Tol poteva essere come una comune borsa della spesa che poteva contenere qualsiasi cosa al suo interno. Tutto stava nel riuscire a trovare ciò che veramente stavi cercando. Tol era solo un adolescente che stava entrando nella sua prima età adulta. In lui c’era ancora un misto di maturità e irascibilità. Non mi sorprendeva la sua curiosità così come la sua voglia di sperimentare. Non sarei stato chiuso o osteggiante con lui su un tale argomento, il mio compito era probabilmente solo quello di dirigere i suoi pensieri nella giusta direzione, e io ero disposto a dargli tutto quello che gli potevo offrire.

E improvvisamente Tol si fermò. Indietreggiò, allontanandosi da me, ma rimanendo ancora a cavalcioni su di me. Aprii gli occhi e lo guardai. Sembrava ancora più confuso di prima. Non sapevo il perché.

«Tol?» Sbattei le palpebre.

«No.» Tol alzò la mano per massaggiarsi il viso. «Non posso.»

Sorrisi compiaciuto e scostai la sua mano per afferrargli entrambe le spalle e lo spinsi, costringendolo a sdraiarsi sul letto con me sopra di lui stavolta. Tol emise un grido. Afferrai il polso di Tol e lo premetti sul letto, sorridendo ampiamente. Tol cercò di resistere, ma la mia forza era maggiore. Il suo corpo era più piccolo, inoltre aveva una malattia cardiaca. Sarebbe stato molto più confortevole per lui essere quello sdraiato sulla schiena.

«Tu non puoi farlo, ma io posso.» Le mie parole lo fecero gelare. «Sai già la risposta, vero?»

Tol si voltò, rifiutandosi di stabilire un contatto visivo. «Non lo so.»

Risi e non riuscii a fare a meno di accarezzargli la testa davanti a me. Tol si strinse nelle spalle al mio gesto. Che tipo di persona è così carina? 

«Va bene, abbiamo ancora molto tempo per trovare la risposta.»

**********

La nostra vita era come una strada a senso unico. Il tempo la percorreva come un’auto il cui motore si sarebbe fermato solo per essere spento e non partire mai più. Quante persone avrebbero mai potuto avere la possibilità di fare inversione di marcia per correggere l’errore di rotta? Se quel giorno non avessi pregato con il mio cuore puro, non avrei avuto quella possibilità… La possibilità per me di stare con le persone che amavo. La mia possibilità di salvarlo dalla morte. Ai miei pazienti era stata data solo una possibilità, avevano avuto solo una possibilità di morire, mentre a Tol e a me erano state concesse innumerevoli opportunità.

Poi vi erano altre tre cose a cui dovevo dire ‘grazie’. La prima, la divinità a cui avevo prestato il mio giuramento. La seconda, la mia innocenza di allora, e la terza era Tol per aver accettato di rimanere intrappolato lui stesso in quel loop per salvarmi la vita. Avrebbe avuto tutte le ragioni per scegliere di vivere senza di me, ma non lo aveva fatto. Quello che avrei fatto io, come ringraziamento, era dargli tutto l’amore e le migliori cure possibili.

Tol ed io raggiungemmo il tempio via mare, il luogo dove tutto ebbe inizio. Guardai Tol vestito in modo casual, con una camicia bianca, pantaloncini e occhiali da sole alla moda. Tol si tolse gli occhiali, li infilò nel colletto e si guardò intorno. Nell’ultimo loop era stato lui a visitare il tempio. Probabilmente sapeva esattamente dove fosse la statua del Buddha.

«Dobbiamo ancora camminare un po’ nell’entroterra.» Tol guardò verso il luogo che quel giorno era rivestito di legno e zinco verde, come se fosse in costruzione, e si accigliò. «Ma sembra che non ci sia permesso entrare.»

«Oh, veramente?» Provai ad avvicinarmi, ma un cartello affisso sul cantiere con scritto chiaramente che era pericoloso entrare me lo vietò. Non ricordavo quel luogo com’era prima di quel giorno. Era passato molto tempo dall’ultima volta in cui c’ero stato per prestare il giuramento. «Vorresti chiedere alle persone della zona cosa è successo?»

Tol si guardò intorno, poi il suo sguardo si concentrò su un uomo di mezza età che stava spazzando il cortile del tempio. Sorrise come se incontrasse un vecchio amico e si avvicinò in fretta a lui. Lo seguii velocemente.

«Zio.» disse Tol. «Posso farti una domanda?»

«Che succede, giovanotto?» L’uomo si voltò per rispondere e gli rivolse un sorriso.

«Quel Buddha laggiù…» Tol indicò il cantiere. «C’è ancora?»

«Oh, lo stanno restaurando.» L’uomo alzò la mano e si grattò bruscamente la testa. «La notte del 18 marzo c’è stata una tempesta. Il vento era così forte che un grosso ramo di un albero vicino è caduto nel padiglione e lo ha completamente distrutto. Anche il Buddha è stato danneggiato, quindi deve essere restaurato.»

La notte del 18? Non appena lo udii, mi venne la pelle d’oca. Tol probabilmente si sentiva come me. «Davvero?»

«Ma va bene così, il padiglione era piuttosto vecchio, è bene restaurarlo comunque.» L’uomo sospirò sonoramente.

Tol mi guardò. «Cosa dovremmo fare…?»

«Torneremo qui quando finiranno i lavori di restauro.» Misi la mano in tasca e presi cinquecento banconote: «Zietto, se voglio guadagnare dei meriti e unirmi alla restaurazione del Buddha, dove devo mettere i soldi?»

«Mettili nella scatola all’interno del tempio.» Lo zio indicò a destra. «Mi rallegro del tuo merito. Possa questo risultato di merito tornare da te, per non ammalarti.»

Alzai le mani per ricevere la sua benedizione. Tol guardò disperato verso il cantiere. Gli presi la mano e lo condussi verso il tempio per mettere i soldi nella cassetta. Tol sembrava essere di nuovo bloccato nei suoi pensieri. Rimanere in silenzio significava che Tol stava pensando a qualcosa, che presto capii dal suo atteggiamento.

«Non ti senti bene?» Gli strinsi leggermente la mano. «Tranquillo, chiamerò spesso e chiederò a che punto sono i lavori. Una volta terminati, ti riporterò qui, ok?»

«Va bene.» Tol sembrava ancora meditare su qualcosa. Lo spinsi a camminare senza dire una parola. Dopo un certo tempo, Tol avrebbe parlato spontaneamente. Avevo imparato che lui era una persona che non riusciva a trattenere a lungo il suo imbarazzo.

**********

«P’Tin.» disse Tol mentre si appoggiava alla porta, preparandosi a salire sull’aereo per tornare a Bangkok. «Pensi che dovremmo sposarci?»

Lo sapevo, sapevo che l’avresti detto! «Certo, l’abbiamo giurato, è una cosa sacra, l’hai visto…»

«Non hai chiesto di sposarti, ma hai detto ‘finché’ non ci saremmo sposati.» Tol rigirò il biglietto aereo più e più volte. «Ciò significa che non abbiamo nemmeno il bisogno di sposarci.»

Mi voltai a guardare Tol. «Non vuoi sposarmi?»

«Non è quello…» Tol mi guardò. «Voglio poter tornare indietro e salvarti se ti succedesse qualcosa.» Tol fece una pausa per un momento. «Se muori… voglio tornare e aggiustare le cose. Se ci sposiamo, non potrò più farlo.»

Ero sbalordito. Avevo ascoltato quella frase, e non si trattava di un giuramento sullo sposarsi, ma era un giuramento di proteggere l’altra persona dalla morte. «Ah… non lo so.» Mi voltai a guardare le persone che passavano. «Da un lato, voglio che tutto torni come prima, ma dall’altro vorrei tornare indietro e aiutarti se succedesse qualcosa.» Alzai la mano per avvolgere le spalle di Tol e lo spinsi ad appoggiare la testa alla mia spalla, cosa che acconsentì. Mi voltai per baciargli la fronte: «Ma io voglio sposarmi.»

«Non vuoi tornare a salvarmi?» disse dolcemente Tol, il che era così adorabile che urlai nel mio cuore. Ho avuto un infarto ed ora sono in paradiso, non è così?!

«Non dire così.» 

Merda, si arrabbierà. No, far arrabbiare il mio ragazzo è un grosso errore.

«Nessun matrimonio vuol dire nessun matrimonio. Ricevuto.»

Tol mi guardò: «Allora, non parlare più di matrimonio. Se mi chiedi ancora di sposarti, significa che vuoi che io muoia.»

Ma sei stato tu a dirlo per primo. 

Tutto quello che potevo fare era piangere nel mio cuore. Il mio sogno di vedere Tol in abito da sposa era andato in frantumi come se il vetro fosse stato scagliato a terra. Dovrei scendere a compromessi su questo argomento o dovrei continuare a discuterne? 

Tol si allontanò da me e si voltò per raccogliere il suo zaino e il suo pacchetto di pillole. Tirò fuori una pastiglia e se la mise in bocca, seguita dalla bevanda dolce che aveva appena comprato. La scena che vidi fu straziante. Quante persone avrebbero mai sospettato che un ragazzo bello e dall’aspetto forte e sano, aveva un cuore diverso da quello di una persona normale? L’immagine del cuore di Tol sottoposto ad autopsia catturava ancora i miei occhi. Quell’incidente avrebbe potuto ripetersi in qualsiasi momento, giusto? Quello che aveva detto Tol sul matrimonio poteva effettivamente essere la cosa più sensata.

Perché forse… questo loop potrebbe non essere l’ultimo.

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