TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 21

Così un piercing nero ad anello prese posto all’angolo sinistro della bocca di Tonhon. Chonlatee ancora stordito per il bacio era rimasto con le labbra socchiuse e gli occhi spalancati mentre il piercing che decorava le labbra di Ton sfiorava le sue labbra.

«Il piercing fa male?»

«No.» rispose a Ton.

I suoi occhi stavano ancora guardando il suo riflesso nello specchio, ma se Chon gli avesse chiesto se gli piaceva… lui poteva dire molto… 

«Mi piace… Baciamoci.»

«Allora come farai a baciarmi?»

Non appena Ton finì di parlare, Chonlatee inclinò il suo corpo avvicinando il suo viso a quello di Ton e le sue labbra si chiusero in un bacio veloce sul gioiello di metallo nero e freddo, facendo venire a Tonhon la pelle d’oca.

«Tu… Devi fare il bravo…»

«Adesso torniamo a prepararci… Ci baceremo questa sera, altrimenti faremo tardi.»

Chon alzò la mano sull’ampio petto di Ton perché sapeva che tra pochi minuti sarebbero dovuti uscire di casa per recarsi in facoltà.

«E chi è stato a fare questo?»

Chonlatee scosse la testa alzando la mano dal suo collo e spinse il più grande lontano dallo specchio e prese ad abbottonarsi i bottoni della sua camicia dal basso verso l’alto. Non era ancora giunto all’ultimo quando si bloccò. Era insolito infatti, per gli studenti al primo anno indossare la camicia bianca completamente abbottonata senza che le regole fossero state rilasciate, ma dato i segni proprio sotto le sue orecchie e le sue labbra… lasciavano intendere che lui avesse partecipato alla Grande Guerra.

«Chon non serve che tu prenda la macchina, a che ora passo a prenderti?»

«Alle quattro in punto, ma devo fare anche delle foto per la pagina di Maha. Il servizio dovrebbe essere nel tardo pomeriggio. Prenderò la mia macchina, sarà più comodo così non dovrai aspettarmi.»

«Non serve che tu la prenda, ti accompagnerò io e poi andrò all’allenamento. Tu vai tranquillo a fare le foto e quando avrai finito chiamami e io verrò a prenderti.»

«Ok, ma se proprio vuoi venirmi a prendere, vedi di tenere il telefono vicino per rispondere alla mia chiamata.»

Chonlatee si guardò allo specchio per l’ultima volta, si sistemò la cravatta, prese gli occhiali e dopo averli indossati si alzò in piedi e seguì Ton, pronto per recarsi in facoltà. 

Chonlatee sentiva incessantemente P’Nueng chiamarlo mentre era in posa per le foto, chiedendogli di guardare prima a destra poi a sinistra o di alzare il viso e tutto per ottenere una foto migliore; sapeva che fino a quando il senior non avrebbe ottenuto la foto perfetta non gli avrebbe permesso di lasciare il set fotografico.  

Verso le otto di sera Chonlatee si avvicinò al tavolo dove erano stati lasciati tutti i loro effetti personali e afferrò la sua borsa. Quando i senior dissero che finalmente era terminato lo shooting ai più di venti candidati del concorso, Chonlatee uscì immediatamente dalla stanza che era stata adibita a studio fotografico e prese il telefono per chiamare Ton.

Chon era stanco morto e in quel momento desiderava solo potersi sdraiare abbracciato a Ton che però non rispose alla sua chiamata. Nessuna risposta… così le sopracciglia si aggrottarono quasi a formare una perfetta linea curva e cominciò a camminare mentre lo richiamava di nuovo…

Chon camminò fino ad arrivare davanti l’edificio, ma non c’era ancora nessuno che era venuto a prenderlo.

«Chon!!»

Chon terminò la chiamata e abbassò la mano in cui aveva il telefono tenendola lungo un fianco, alzò lo sguardo e fissò il ragazzo che quasi correndo lo aveva raggiunto fermandosi davanti a lui. Le labbra dell’altro ragazzo si aprirono mentre gli regalava un sorriso radioso e i suoi occhi scintillavano mentre lo guardava. Era Na.

«Avevo sentito dire che saresti venuto a fare delle foto in questo edificio, quindi speravo di vederti, ma non mi aspettavo di incontrarti davvero.»

«Ho appena finito.» Chon inclinò il collo e aggrottò la fronte perplesso, «Stavi venendo da noi?»

«Ehm, ho aspettato per un’ora. Tranquillo Chon non sono venuto per offrirti di nuovo il mio cuore, ho aspettato solo per vederti e parlare un po’ con te in maniera tranquilla. Dove stai andando? Stai aspettando la persona che hai detto che era solo un fratello maggiore?»

«Ehm… Io e Ton stiamo insieme da poco, mi dispiace.»

Chon si scusò con Na anche se non sapeva bene il perché. Perché Chon gli aveva chiesto scusa? Perché si sentiva in colpa.

«E… Ton non è venuto a prenderti?»

«Beh, probabilmente verrà.» ribadì ancora una volta Chon.

«Mentre aspetti possiamo chiacchierare da amici, intendo dire davvero da amici.»

«Grazie.»

In un primo momento Chon aveva intenzione di rifiutare il suo invito, ma quando si guardò intorno e vide che la zona era completamente deserta, pensò che sarebbe stato meglio restare insieme a lui come un amico, che essere molestato da qualche malintenzionato; perché si trovava in un luogo pubblico, deserto e poteva essere pericoloso.

«Troviamo un posto dove sederci, non restiamo in piedi ad aspettare. Sono stato in piedi per farmi scattare delle foto per molto tempo e adesso mi sento a pezzi, mi fanno male le gambe.»

«Va bene. Dov’è andato? Come mai non è venuto con te e non ti ha aspettato? Ho visto altri ragazzi che stavano aspettando la propria la ragazza e io aspetterò con te Chon.»

«Ton è andato ad un allenamento di basket. Lui è un atleta, si allena ogni sera.»

Chonlatee e Na si erano seduti alla fermata dell’autobus del campus. Il tram però a quell’ora non circolava e in effetti lungo la strada non passava nemmeno una macchina. 

«Non lo hai chiamato?»

«L’ho chiamato, ma non ha risposto. Probabilmente sarà occupato.»

Chon involontariamente strinse la mano in cui reggeva il telefono, sperando che presto quello vibrasse e apparisse sullo schermo una chiamata da parte di Ton, ma non accadde nulla. 

«Come puoi essere così impegnato quando sai che il tuo ragazzo ti chiamerà da un momento all’altro. Molti ragazzi e ragazze sono venuti molto prima ad aspettare che i loro fidanzati finissero lo shooting e gli hanno anche portato dell’acqua e degli snack.»

Na sedeva con le gambe lunghe, incrociate e distese davanti a lui. «Cosa c’è?»

«Ecco… Na io credo che tu stia dicendo quello che avresti fatto tu. Questo lo faresti con la tua ragazza, ma non di certo con uno dei tuoi amici, quello che posso essere io per te.»

«Penso solo che se hai una ragazza devi essere un buon fidanzato.»

Chon non sapeva se era stato un po’ rude nel ribadire il suo rifiuto, ma Na non reagì, anzi lo ignorò comportandosi come se non gli importasse.

«Mi fai i complimenti dopo avermi rifiutato?»

«Anche se ti ho rifiutato e ti ho detto che sto con Ton siami comunque seduti qui, da buoni amici.» 

«Si perché tu non puoi comunque fermare ciò che provo.»

«Un amore a senso unico così. In realtà io credo che vada bene, sai il non aspettarsi che un’altra persona ci ricambi, ma accontentarsi soltanto di amarlo da lontano…» Chon sorrise alle sue stesse parole.

In un certo senso quella era uno strano tipo di scappatoia. Essere segretamente innamorato di qualcuno, amarlo da lontano, andava bene perché così non ci si sarebbe spinti troppo vicini al dolore quando poi quella persona, la più cara di tutti, ci avrebbe lasciato.

«Ma è passato molto tempo ormai e ora noi stiamo bene così. Per quello che ho visto, poi, tra voi due è una cosa seria. Dirò a tutti che tu mi hai rifiutato per Ton.»

«Sicuro di non aver mai flirtato con qualcuno? Non hai mai avuto una ragazza? Io non credo che tu non sia stato con nessuno.»

Na in quel momento si voltò per guardare Chon per poi rispondergli. «Sì, ho avuto una ragazza, ma è stato molto tempo fa. Anche se sono stato io il primo a flirtare con lei riuscendo a conquistarla, alla fine sono stato io a lasciarla. Da allora non l’ho più vista, ho continuato per la mia strada creando anche qualche casino con altre ragazze, ma da allora non mi sono mai più messo con qualcuno. Lo sai perché?»

«Perché?» 

«Perché, a volte, le persone si rendono conto di quanto amano una persona solo dopo che l’hanno persa. Altre invece sono fortunate e lo capiscono in tempo e fanno di tutto per proteggere quell’amore, e alcune persone non riescono a smettere di amare anche quando è tutto finito.»

«Spero proprio che una di queste non sia l’ex ragazza di Ton. Non voglio davvero che lui torni da lei e che loro tornino ad amarsi.»

Na distolse il suo sguardo da Chon e lo rivolse al cielo. «Ci vuole del coraggio anche per lasciarlo andare Chon, ma quella si che sarebbe una mossa molto stupida da fare e non credo che lui sia così stupido.»

«Non siamo tutti così bravi…»

«Quante persone rifiutano subito qualcuno che vuole flirtare con loro? Quante persone aspetterebbero per quasi un’ora il proprio ragazzo che non ha nemmeno risposto al telefono senza nemmeno lamentarsi? Quante credi siano le persone che nonostante parlino e scherzino con gli altri è palese che hanno occhi solo per quella persona?»

«Quando ci siamo incontrati per la prima volta, pensavo che tu fossi un egocentrico e un narcisista. Non avrei mai pensato di ritrovarmi seduto con te e parlare insieme di qualcosa del genere.»

«Chon è così che mi piace comportarmi davanti agli altri, sembrare uno stupido pieno si sé, ma non vuol dire che io lo sia davvero.»

«Semplicemente a me non piace avere parecchia gente intorno. Io preferisco parlare, divertirmi e passare del tempo solo con le persone a me vicine.»

«Guarda, il telefono sta vibrando. Credo che lui ti stia chiamando, rispondi. Oppure no, fallo stare sulle spine per un po’ prima di richiamare, è giusto in fondo.»

«Che cosa curiosa, perché sprecare il tuo tempo invece di essere felice?»

Chon sorrise mentre si toccava le labbra con un dito per dire all’amico tacere dopo aver risposto, un’impresa ardua. 

«Pronto.»

[Scusami! L’allenatore non ci ha permesso di portare i telefoni in campo. Quindi lo shooting è finito? Dove sei adesso?]

«Alla fermata dell’autobus davanti alla facoltà. Vieni a prendermi? Ti sto aspettando da molto tempo.»

[Ah… salgo subito in macchina, aspettami per altri due minuti.]

«Sì, ti aspetto.»

Chon chiuse la chiamata subito dopo aver finito di parlare e rimase in silenzio prima che Na si alzasse. 

«Sarà meglio che vada ora altrimenti temo che avrai un problema se il tuo Ton mi vedesse qui, sembra essere un tipo abbastanza geloso. Chon se vedi che le cose non migliorano prova a raccontare una scusa per la mia presenza, sai le persone come noi devono combattere. Questo è un consiglio per qualcuno che non ha mai avuto un ragazzo, come noi due.»

«Se può aiutare ne sarò felice.»

Detto quello Na uscì di scena senza lasciare traccia della sua esistenza e presto un’auto si fermò proprio davanti alla panchina dove Chon era seduto. Il finestrino del guidatore venne abbassato rivelando un volto familiare: «Sali presto, ti porterò a mangiare.»

«Sono le dieci di sera, quale ristorante è ancora aperto a quest’ora? Lascia che mi occupi io della cena.»

«Il 7/11 di fronte al dormitorio è aperto ventiquattr’ore su ventiquattro.»

Le sopracciglia scure di Chon si inarcarono, e dal suo comportamento Ton non sembrava affatto dispiaciuto di averlo fatto aspettare, apparentemente sembrava non provare il minimo rimorso.

«Non farlo più.»

«Non succederà. Non andrò più a una festa o da nessuna parte e non ti lascerò più aspettare così tanto… Promesso. Parola di Tonhon.»

Chon si ammorbidì. Non aveva senso litigare per quelle piccole cose e rimanere arrabbiati l’uno con l’altro, sprecando del tempo che potevano usare per divertirsi.

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