TRIAGE – CAPITOLO 25

Loop 11 – 18 marzo

«Ieri sera, ho contattato su LINE un mio amico di ingegneria. Questa mattina mi ha risposto e ha detto che Hart è un ex studente. Era il ragazzo di Mai quando era all’ultimo anno. Ora è un ingegnere nell’azienda di suo padre.» spiegò Tol con un’espressione seria mentre lo accompagnavo in facoltà. «Probabilmente è molto ricco, e sembra che abbia uno zio che è un poliziotto di alto rango. In facoltà c’è una banda di ingegneri che sono amici di questo ragazzo e ci sono anche altri gruppi che lo conoscono.»

«Questo tizio è un gangster. Dovrebbe smetterla di uscire e scherzare con gli studenti ora.» Tol sorseggiò frustrato il caffè freddo che aveva in mano dopo aver finito di parlare.

«Il mese scorso Mai ha rotto con Hart. Lui è un farfallone, ma non vuole lasciarla andare. Deve essere stato una tragedia per lui essere quello che è stato scaricato, quindi interferisce con Mai e tutti i ragazzi che frequenta. Mai sta cercando qualcuno che possa proteggerla. Ha parlato con molti uomini, ma non ha ancora trovato la persona giusta. Ha detto che le persone si avvicinavano a lei solo per il suo aspetto. Nessuno l’ha mai guardata nel modo in cui voleva.» Tol sospirò. «Questo è il motivo per cui voglio aiutare Mai. Mi dispiace per lei. In realtà è una persona gentile, ma sfortunatamente ha incontrato Hart.»

«Quindi cosa dovremmo fare?» Guardai il piano terra dell’edificio a quell’ora semideserto. Quello doveva essere il momento in cui Tol avrebbe chiesto a Mai di essere la sua ragazza, ma non sarebbe successo in quel loop.

«Beh…» Tol si voltò a guardarmi. «Abbiamo un vantaggio: sappiamo chi è.»

«Va bene, cercherò di trovare un modo per aiutare Mai. Ora quello che mi viene in mente è trovarle un nuovo fidanzato, qualcuno che abbia abbastanza potere per proteggerla.» Pensai ad un mio amico ancora single che aveva contatti in polizia.

Tol fece una smorfia come se stesse pensando a qualcosa. «Aspetta qui.» Tol si precipitò a destra. Lo guardai sospettoso. La cosa successiva che vidi fu Tol andare incontro ad un ragazzo che stava leggendo un libro. Tol andò e afferrò il pacchetto di caramelle che Art teneva in mano e tornò da me, masticando delle caramelle.

Scoppiai a ridere. «Questa volta hai fatto finta di rubare la merenda ai tuoi amici!»

«L’ultima volta che li ho buttati via, hai detto che non ero stato troppo brusco.» Tol mangiò le caramelle e me ne porse alcune: «Ne vuoi un po’?»

Le presi e le masticai. Quella era la prima volta che mangiavo qualcosa che per molte volte aveva cercato di far morire soffocato Art. «Mangia lentamente o ti si incastreranno in gola come ad Art.»

«Va tutto bene.» rise Tol. «Cosa vuoi per pranzo? Riso al vapore condito con pollo?»

«Sì certo, hai ascoltato la canzone chiamata Khao Man Kai?»

*(N/T: Il riso al vapore condito con pollo si chiama Khao Man Kai in thailandese.)

Tol mi guardò con la coda dell’occhio: «Sì, l’ho fatto. È molto vecchia, perfetta per i vecchi.»

Visto? Tol ha iniziato a flirtare con me. Gli misi un braccio intorno alle spalle e risi.

«Allora non invecchierò.»

*******

«Da quando sono cambiati i tuoi gusti?!» La voce di Fakfang era udibile da dietro la porta della sala dei residenti ancora chiusa. «Tin, rispondimi!»

Mi voltai a guardare la dottoressa Fakfang che irrompeva aggressivamente nella stanza del pronto soccorso.

«Cosa intendi?» le chiesi anche se sapevo esattamente di cosa stesse parlando Fakfang.

«Tu!» Fakfang trascinò un sedia e prese posto accanto a me: «La voce è vera?»

«Cosa si dice?» Continuai a digitare la tastiera del computer per quelle maledette diapositive che avevo rifatto tante volte di cui ero troppo pigro per contarle.

«Ora mangi i ragazzi?»

Wow, è una parola orribile da usare. Mi rivolsi a Fakfang: «Da dove l’hai sentito?»

«È il pettegolezzo del momento. Tutti stanno spettegolato su di te in questo momento, dicendo che è venuto un ragazzo a portarti del cibo e acqua. E che vi siete tenuti per mano.» Fakfang sospirò di sollievo, «Ma vedendo la tua reazione, sono sollevata dal fatto che probabilmente sei stato solo preso in giro. Per un paio di giorni ho avuto una strana sensazione. Ti ho anche sognato venire da me per chiedermi cosa fare ad un appuntamento con un ragazzo.»

«Tu…» Presi la mano di Fakfang e feci una faccia seria. «È tutto vero.»

Fakfang mi guardò con calma: «Cosa?»

Annuii molte volte. «Che ho magiato un ragazzo, è vero.»

La reazione di Fakfang fu così divertente da vedere. Per poco non svenne. «Cosa?! Fammi vedere!» Sorrisi ampiamente e sollevai il telefono. Non c’era bisogno di perdere tempo a cercare le foto di Tol perché la sua foto era già sulla mia schermata di blocco. Fakfang la vide e urlò sommessamente.

«Tin, perché lo fai?» L’espressione facciale di Fakfang sembrava triste. «Sei l’unico vero uomo rimasto. Perché cambiare?»

«Lascia che ti chieda una cosa: che intendi per uomo vero?» Tornai a guardare lo schermo del computer per editare le slide. «Da quando sono nato fino ad ora mi sono sempre sentito un vero uomo. Se le persone mi chiedessero cosa sono, risponderò chiaramente che sono un uomo. Questo è il mio genere e ora mi piacciono gli uomini. Puoi chiamarmi gay, ma facendolo di certo non mi farai sentire sminuito come uomo. Capito?»

Fakfang aprì la bocca. «Sì, la tua spiegazione è chiarissima.»

«Perché voglio che tu mi capisca.»

«Ad essere onesti, non sono contraria. Non importa cosa scegli, io ti sosterrò.» Fakfang mi batté forte una pacca sulla spalla. «Ma volevo da te la conferma per sapere la verità. Adesso vado, ciao.»

Sei venuta qui solo per questo! Fakfang si affrettò a correre eccitata fuori dalla stanza. Feci un lungo respiro. Non mi dispiaceva che la gente fosse al corrente della mia relazione con Tol. Se me l’avessero chiesto, avrei risposto onestamente, non avevo motivo di nascondermi. Non mi interessava chi aveva dei pregiudizi, perché non cambiava il fatto che io e Tol eravamo insieme, e io amavo Tol più di ogni altra cosa.

********

E poi arrivò la mattina del 18 marzo. Mi svegliai nella mia camera da letto. Ero riuscito a finire l’ultima diapositiva prima del turno pomeridiano così avevo avuto il tempo di tornare a casa e dormire. Adesso, alle sei del mattino, rimanevano ancora due ore prima della mia presentazione e in seguito il mio turno in ospedale. Mi voltai a guardare la persona che dormiva ancora accanto a me. Era venuto da me e non era più tornato a casa sua. Alzai la mano e gli accarezzai delicatamente la guancia. Sapevo che veniva e restava con me perché aveva paura… Paura che mi succedesse qualcosa.

Lo svegliai di nuovo. Tol si mosse e aprii gli occhi, poi capii cosa avrei dovuto fare.

Sollevai frettolosamente la coperta e mi avvicinai al gatto che stava bevendo l’acqua. Presi Zebra in braccio e lui emise un forte gemito. Probabilmente era sorpreso e mi stava chiedendo cosa stessi facendo. Lo poggiai sul pavimento del bagno e chiusi la porta prima di tornare a letto. Tol si mise a sedere sul letto con i capelli tutti arruffati graziosamente.

«Buongiorno. Scusami se ti ho svegliato così presto. Oggi ho una presentazione.» Mi avvicinai e mi sedetti sul bordo del letto accanto a Tol e lui annuì.

«Va tutto bene.» Tol alzò la mano per strofinarsi i capelli e allungò la mano per prendere il telefono sul comodino. «Oggi…»

«Sì, oggi.» Allungai una mano per stringere la sua.

Tol fissò la data sul suo telefono senza batter ciglio. «Oggi nessuno morirà, vero?»

«Nessuno morirà, non ci sarà alcun incidente. Hart non ti chiamerà per incontrarti di nuovo al campo da basket.» Gli strinsi forte il pugno per trasmettergli fiducia. «Stanotte sopravviveremo entrambi. Farò a cambio turno e tornerò a casa per stare con te. Nessuno uscirà finché il pericolo non sarà passato.» Sentii il gatto graffiare alla porta. Quella volta non c’era nessun gatto a fermarmi. Fissai profondamente gli occhi di Tol, cercando di trasmettergli il mio desiderio: «Ti amo.»

Tol mi fissò a sua volta. Non riuscivo a capire cosa stesse pensando, ma non si tirò indietro quando avvicinai il mio viso al suo. Ad un certo punto, le mie labbra toccarono le sue, e sentii il calore espandersi in tutto il mio corpo. Tol accettò il mio bacio con calma. Chiuse gli occhi e ricambiò il bacio dolcemente. Il nostro bacio durò solo pochi secondi. Feci un passo indietro e guardai Tol, che aprì gli occhi per guardarmi. Poi lui afferrò un cuscino vicino a sé e me lo lanciò in faccia senza che me ne rendessi conto. 

«Ahh, ho baciato un uomo…» urlò Tol come se non riuscisse a crederci, io sollevai il cuscino dalla mia faccia e gli saltai addosso finché non cadde disteso sul letto, ma quella volta lo abbracciai e gli baciai le guance, la fronte e poi dappertutto. Tol cercò di spingermi via, urlando mentre cercava di voltarsi, ma non funzionò. Lo presi in giro finché non riuscii a farlo.

«Abituati.» accarezzai i capelli di Tol come tocco finale e lui mi rivolse uno sguardo furioso. «Vado a farmi una doccia, ho del lavoro da fare.»

«Vattene.» Tol mi lanciò un cuscino sopra la testa.

Risi e lentamente mi alzai dal letto, mi avvicinai al bagno liberando il gatto che ancora grattava la porta e per poco non cadde. Zebra uscì di corsa dal bagno e mi guardò infuriato.Mi sentivo riposato, come se la mia batteria fosse completamente carica. Ero riuscito a rubare un bacio a Tol. Com’è carino.

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