EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 10

-Mark Masa-

Quel giorno tornai a casa e da allora non ci ero più tornato. Ma la cosa più importante era che non telefonavo quasi mai ai miei genitori. In passato non avevo mai telefonato a mio padre ed attualmente la persona che li chiamava non ero io, maP’Vee, che adesso era diventato l’altro figlio di mia madre ed era quello che riferiva ogni mio spostamento a mio padre.

“Al momento sta studiando per gli esami.” Mi girai a guardare la persona che era appena entrata nella stanza. Con una mano teneva il pollo Khao Man che gli avevo chiesto di comprare e con l’altra teneva il telefono.

“Mamma?” Gli chiesi e lui annuì.

“Sì mamma, ho appena portato da mangiare a Mark, sì, mi prendo cura anche del mio benessere. Ti voglio bene anch’io.” GuardaiP’Vee e mi accigliai. Ultimamente parlava con mia madre in modo più supplichevole di quanto non facesse con me.

“Ultimamente parli con mia madre più di me.”

“Beh, tu non le parli.”

“Oh…”

“Alzati e mangia.” Disse ferocemente, così posai il foglio accanto a me prima di sedermi correttamente.

“Con me, mi chiami ‘tu’, ma quando si tratta di mia madre è sempre nong fa questo, Mark fa quello. Dov’è la sincerità?” Dissi prima di chianarmi e guardare la persona che era ancora in piedi, la quale emise un profondo sospiro.

“Nei tuoi confronti, io sono sempre sincero.” Rispose.

“Perché dici cose così carine?”

“Ho commesso un errore.”

“Eh?”

“Ho dimenticato di dirle che non volevi andare al cinema, ma a quel tempo non le parlavo.”.ù Disse P’Vee prima di sollevare la scatola di riso al pollo per farmi dare un’occhiata, feci una strana faccia.

“Quindi mi hai anche portato a vedere un film e a mangiare.”

“Beh, deve essere così.” rispose, prima di dirigersi verso la cucina.

Nessuno dei due era molto bravo a cucinare. Io non sapevo cucinare affatto, mentre P’Vee sapeva solo far finta di saper cucinare semplici pietanze. Non avevamo mai momenti di dolcezza in cucina. Non lo facevamo nello stile in cui una persona cucinava e l’altra si avvolgeva intorno alla schiena come i Tossara, ma ero soddisfatto. Adoravo che non lo facessimo in quel modo, ero felice di stare seduto sul letto a guardare P’Vee che disfava le confezioni del Khao Man e lo metteva in un piatto per me. E, cosa ancora più importante, ero molto più appagato dal sapore del Khao Man del negozio, che dal sapore della soffice omelette di P’Vee. Come se quello potesse essere buono.

“Con la zuppa non dimenticare di togliere il coriandolo.” Lo presi in giro.

“Quanti problemi.” Brontolò, ma lo guardai mentre osservavo con attenzione la sua mano prendere il coriandolo dalla mia ciotola per la zuppa.

“Riesci a portarlo tutto da solo?” Glielo chiesi per scherzo e il bel ragazzo si voltò verso di me con le mani sulla vita.

“Tu continua a stare lì seduto ad aspettare e tra un attimo ti darò da mangiare anche a te.” rispose lui, facendomi nascondere un sorriso.

“Beh, se è così, allora mi sdraio qui e torno a leggere e, per quanto riguarda il cibo, puoi masticarlo e mangiarlo al posto mio, no?”

“Ti alzi solo per leggere. Ho preso riso e pesce ma tu ti rifiuti di mangiarlo.” Ricominciò a borbottare perché come uno stupido, avevo dormito per tutto il giorno e solo due ore prima avevo preso il foglio per leggere. P’Vee non mi aveva ancora visto mangiare nemmeno una volta, così era andato a cercare del cibo e dell’acqua per me.

“Ecco, mi sono alzato.” Gli dissi, mentre andavo a prendere il piatto per aiutarlo.

Cominciai a mangiare, raschiando la pelle del pollo da dare a P’Vee, il quale alzò il piatto per riceverlo e poi condivise la carne del pollo con me in silenzio. Nessuno dei due parlava molto, non era un requisito necessario. Tutto veniva naturale perché era diventato normale che non fosse necessario sedersi e parlare tanto l’uno con l’altro. Prima avremmo dovuto guardarci negli occhi per supplicarci a vicenda, ma adesso non era necessario, non c’era bisogno di chiedere così tanto.

“Allora, che giorno finirai i tuoi esami?” P’Vee alzò lo sguardo per chiedere dopo aver finito metà del suo piatto.

“La prossima settimana, venerdì, perché?”

“Niente, chiedevo solamente perché gli altri hanno detto che verranno.” Rispose P’Vee.

“E per quanto riguarda la partenza per il lavoro?”

“Beh, non tutti lavorano. Chi non ha ancora un lavoro verrà prima da noi e poi il resto del gruppo si riunirà nelle vicinanze per ricevere la laurea.” Disse P’Vee.

“Beh, è ormai prossimo, non mancano molte settimane.” Dissi.

“Sì, quasi un mese.” Mi rispose.

Quell’anno l’università si era organizzata per tenere la cerimonia di laurea dopo il periodo d’esame, e così la settimana successiva avrebbe ricevuto la sua laurea.P’Vee mi aveva detto che probabilmente sarebbe stato molto impegnato durante quel periodo e quindi la persona che di solito mi seguiva in giro non sarebbe stata P’Vee come al solito, perché era indispensabile per lui fare le prove e poi la sera avrebbe fatto programmi con i suoi amici tutti i giorni.

“Quando arriveranno P’ Lee e P’ Tee?”

“Due giorni prima dell’inizio delle prove.” Rispose.

“Mi mancano.”

“Ti mancano chi?”

“Beh il tuo gruppo, inclusi P’ Tee e P’ Lee.” Risposi.

“Stai cercando intenzionalmente di infastidirmi? Perché ti mancano così tanto?” chiese, con il suo bel viso accigliato, facendomi fare un lungo respiro.

“Come posso cercare di infastidirti solo perché mi mancano? Te l’ho detto tante volte e allora?”

“Beh, non voglio che ti manchino, a me non mancano. Te l’ho già detto tante volte e allora?”

“Ma che diavolo?” Mormorai dolcemente, per poi chinarmi per continuare a mangiare.

“Beh, perché ti mancano? Io ti manco?”

“Beh, tu sei proprio qui, perché dovresti mancarmi?” Risposi.

“Bene, tienilo a mente. Ricorda le tue parole e quando sarà il momento di partire per il lavoro, non iniziare a piangere per me.” Disse lui.

“Non piangerò, ma ti mancherò e sarai tu a piangere per me.”

“Ebbene sì, non lo nego, sono convinto che lo farò.”

“…” Tutto quello che potevo fare era aprire stupidamente la bocca perché non credevo che P’Vee sarebbe stato così audace da parlare in quel modo. Lo sguardo sul suo viso diceva che non stava affatto scherzando.

“Non sono testardo come te.” Mormorò.

“Non sono testardo.”

“Vediamo.” Disse, posando il cucchiaio sul tavolino, mettendo poi il mento sulle mani e i gomiti sul tavolo. Allungò il viso verso di me, muovendo la bocca, invitandomi a ribadire le mie parole.

“Che cosa?” Chiesi alla persona che si comportava come se fosse arrabbiato, ma che non lo era perché gli scintillavano gli occhi e non mostravano alcuna offesa.

“Beh, se la tua bocca non è così rigida, allora dimostralo.” Disse P’Vee.

“Huh!” Mi avvicinai per un bacio veloce, prima di allontanandomi altrettanto velocemente. I suoi occhi, che mi piaceva osservare, mi guardavano dall’alto e la sua testa si muoveva su e giù per la soddisfazione.

“Non è poi così complicato.” Disse, premendo dolcemente le mie labbra con le dita, facendomi sentire in imbarazzo.

“Finisci di mangiare.”

“Il Khao Man è ancora più delizioso di prima.”

Il periodo degli esami era il più tormentoso. Non era solo una tortura per me, ma per tutti gli studenti. Era un bene che io avessi qualcuno che mi aspettava per portarmi da mangiare e da bere. Il mio corpo da zombie sembrava ancora in forma oggi grazie a P’Vee. Aspettava e mi costringeva a mangiare, aiutandomi anche ad istruirmi su come dividere il mio tempo. Era un bene che non ci fossero attività durante il periodo degli esami, così non dovevo fare troppe cose.

“Stanco.” Mi sdraiai sul tavolo della biblioteca della facoltà. P’Vee mi guardava sorridendo, prima che il suo dito lentamente risalisse il mio collo.

“Voi ragazzi non siete ancora a metà strada.” Disse lui.

“Ehi, è già da parecchio che leggo.”

“Sì, allora perché non ne hai finito nemmeno la metà?” Kampan e Fuse borbottarono dolcemente, prima di muovere la testa contemporaneamente.

“Ho bisogno di riposare.”

“Sicuramente non puoi riposare se rimani.” Disse P’Vee.

“No, non puoi smettere Mark, non posso riposare, devo continuare a leggere finché non ho finito, solo allora posso andare a trovare P’ Ana.” Disse Fuse, prima di tirargli il collo.

“Ho mal di testa.” Dissi con la faccia stravolta, alzando gli occhi per guardare per un attimo P’Vee. La persona che non aveva nemmeno bisogno di stare in biblioteca aveva appena sospirato.

“Alzati.”

“No.”

“Mark.”

“Chi porterebbe lo zio qui.” Mormorai dolcemente, prima di rimettere lentamente in piedi il mio corpo.

“Che cosa hai detto?”

“Non ho detto niente.” Risposi, prima di prendere i fogli e continuare a leggere.

“Se io sono uno zio, allora anche tu sei una zia.” Disse prima di mettermi la mano sulla testa, giocando con i miei capelli con delicatezza, facendomi distrarre.

“Lasciami, sto leggendo.” borbottai prima di spingere via la mano, facendomi sorridere dal bel ragazzo. Continuava a fissarmi.

Il telefono cominciò a vibrare, anche se non avevo fatto nulla, continuò comunque ad andare avanti. Il modo in cui continuava, se avessi guardato, avrebbe sicuramente interrotto il mio momento. Un’altra cosa era il fatto che quando alzai lo sguardo e vidi P’Vee e Fuse sorridere in quel modo, di sicuro non era un bene.

Dew Daly
5 minuti fa.

Che cos’è questa cosa tra di voi? Ha finito, eppure continua a vagare in giro. Perché non se ne va, cosa ha dimenticato? P’Vee ha dimenticato la sua laurea oppure ha dimenticato il suo cuore? Ma se dice che è il suo cuore, allora potrebbe dover rimanere nei paraggi per molto tempo, giusto? #perchéilproblemanecessitadiunarisposta #perchéhabisognodiunincoraggiamento.

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Era un altro post di P’Dew, la proprietaria della famosa pagina, la stessa persona che cercava qualcuno che facesse foto pre-matrimoniali. La pagina che aveva scattato foto per P’Vee. P’Dew che aveva già terminato gli studi qui, eppure sapeva comunque tutto quello che succedeva, proprio come prima. Aveva postato una foto di me e P’Vee, con la mano tra i capelli e con me che gli facevo una smorfia. La foto era di poco prima, cinque minuti prima, quindi chi l’aveva scattata? Mi girai a guardarmi intorno e vidi quel Tewpai, quella dannata persona che mandava dei sorrisi attraenti mentre mostrava il suo famoso telefono di marca, indicando che “Sì, sono io quello che ha scattato la foto.”

Bar Sarawut: Vai a cercarti un lavoro, sei confuso, lavori a qualsiasi ora? @Vee Vivis

Yiwaa: Mio nipote morirà di fame prima di studiare.

Hittee doesn’t just hit iron: Anche tu hai bisogno di lavorare, papà @Vee Vivis

Ton Kla: Vorrei una foto con Mark, ma senza Vee.

Kampans home has a lamp bigger than a tank: Non c’è nessun Tonkla

Vee Vivis: Chi ha scattato la foto?

James reads that James is not James: Questo bambino è mio amico o non lo è @Mark Masa?

Tewpai Prompong: Mi dispiace, sto solo svolgendo degli affari @Vee Vivis

Vee Vivis: Mandami tutte le foto.

Darika Kay: Voglio andare a studiare e farmi guardare dal mio ragazzo.

TootsiLi studies mechanics: Molto dolce.

Pond Pawee: Posso accettarlo perché presto dovranno stare lontani l’uno dall’altro.

L’opinione degli anziani era sempre la stessa di prima. La cosa interessante, però, non era per loro, perché la persona di fronte a me sorrideva come se fosse soddisfatta perché nella foto era accanto a me.

“Perché mi guardi?” Chiese P’Vee.

“Cosa c’è sul telefono?”

“Ci sei tu.”

“Sono proprio qui.”

P’Vee allungò il telefono per farmi dare un’occhiata e le foto che vidi erano più di quello che c’era sulla pagina. Scorrevo verso il basso e c’erano molte foto di noi, in modi diversi, che mi facevano sorridere.

Tewpai Prompong ha inviato una foto

L’ultima foto che avevo scattato era rimasta appiccicata a P’Vee.

“È un fotografo o uno stalker?” Dissi voltandomi a guardarlo. Tewpai sorrideva alzando le mani in segno di resa.

“Se fa le foto e poi me le manda, allora va tutto bene.” Disse P’Vee.

“Li tiene anche da guardare.” Disse Kampan guardando Thew.

“Davvero?”

“Non stai andando via?”

Vee Vivis: Thew.

Vee Vivis: Cancellate pure le foto.

Tewpai Prompong: P’Vee.

Vee Vivis: Sono possessivo nei confronti di mia moglie.

Vee Vivis: Cancellale tutte.

Tewpai Prompong ha inviato una foto

L’ultima foto era di una galleria vuota di Thews.

“Da quando fa quello che gli dici?” Gli chiesi.

“Beh, è stato durante quel periodo in cui lo frequentavi.” Lui rispose.

“Fatto cosa? Non ho fatto nulla alle tue spalle.” Gli dissi, perché si sbagliava. Ma aveva semplicemente aggrottato la fronte.

“Dovrei fare cosa? Con lui non hai fatto così tanto?”

“Beh, era soltanto molto felice.”

“Di che cosa? Quel giorno, se non fossi venuto a tirarti via, ti avrebbe già catturato.” Disse, facendomi ripensare a quel giorno.

Durante la notte mi si era spezzato il cuore a causa di P’Vee per quello che era successo. Prima di quella notte, però, sembrava che volesse riconciliarsi con me, ma poi se n’era andato con una donna e io ero rimasto lì a bere, a riflettere senza sosta, prima di alzarmi ed incontrare Tew che mi guardava senza tregua. Alla fine ero così ubriaco che blateravo in continuazione. Non sapevo nemmeno come sarebbe andata a finire quel giorno, ma Tew non era come P’Vee e alla fine ero finito sul letto di P’Vee.

“Non c’è niente.”

“Sto solo guardando, sono geloso. Non voglio che abbia le tue foto perchè sono anche possessivo.” Le mie guance si erano surriscaldate quando il suo sguardo serio si era posato su di me. La sua voce tenebrosa non indicava che stesse scherzando, mentre parlava in quella che ormai era una biblioteca molto tranquilla della Facoltà di Ingegneria.

“P’Vee, ti sentono tutti.” Fuse sussurrò, facendo girare lentamente P’Vee per guardarsi intorno. Ed io? Volevo nascondermi sotto i miei grossi fogli e scappare il più lontano possibile.

Finii di studiare alle 20.00. Probabilmente ero sul punto di vomitare numeri e formule che P’Vee mi aveva detto. Mi aveva portato a mangiare come tutti gli altri giorni e la mia serata si era conclusa a letto stanco come al solito. Ero stanco di leggere libri per gli esami e stanco anche di fare esami. P’Vee era stanco anche lui insieme a me, perché doveva sempre aspettare per cercare di compiacermi e occuparsi di accertarsi che avessi da mangiare e, a volte, doveva andare a prendere i miei libri al mio posto. Aveva fatto così tanto che avevo paura di non prestargli attenzione.

“P’Vee.” Lo chiamai mentre usciva dal bagno.

“Hmm? Cosa desideri?” Chiunque dicesse che P’Vee era cattivo o mi aveva fatto del male, beh, era il passato e doveva tenere a mente che lo ricordavo e che piangevo insieme a lui, in modo da poter sorridere insieme a lui proprio in quel momento. Lui adesso era il migliore. Quella mia persona era davvero brava.

“Non voglio niente, volevo solo chiederti cosa vorresti per la laurea.” Chiesi.

“Da te?”

“Sì, da me.”

“…” Non c’era stata risposta, solo un sorriso sornione da quella persona a cui avrei voluto urlare e di cui avrei voluto abusare, ma non ci riuscivo.

“No.”

“Oh! Allora perché me l’hai chiesto?” Disse prima di avvicinarsi e di mettersi i pantaloni. Solo i pantaloni, tutto qui, prima di sedersi accanto a me sul letto. Tale atmosfera avrebbe influenzato un individuo a perdere la verginità, no? Ma non importava cosa non riuscissi a dare, perché l’indomani avrei avuto un altro esame.

“Quello che intendevo un qualcosa per te.”

“Beh, anche tu sei un qualcosa che mi appartiene.”

“Urgh.” Sospirai per poi girarmi sul cuscino, lasciando che P’Vee si sedesse e mi fissasse, sorridendomi in quel modo.

“Beh, ma tu mi appartieni realmente, giusto?” Il bel ragazzo si sdraiò e si voltò verso di me prima di chiedere.

“Beh, se è così, allora non hai bisogno di niente, giusto?” Gli dissi, tornando a guardarlo.

“Non voglio niente, ma posso accettarlo.”

“No.”

“Mark, non sono stato cattivo, ma una volta passati gli esami, non riuscirò a… Uh!” Mi avvicinai e lo baciai. Lo baciai nel modo che piaceva a lui, un bacio che non era solo uno sfiorarsi di labbra, ma un bacio in cui lentamente le nostre bocche si muovevano l’una contro l’altra, succhiando e nutrendo l’un l’altro della nostra dolcezza, traendo tutta la sua energia per far sì che mi appartenesse.

“Basta Phì.” Dissi prima di allontanarmi.

“Che tu sia maledetto.” Borbottò accigliato, guardandomi come se avesse il broncio. Ma questo era tutto, perché come disse, aveva capito. Anche io provavo la stessa cosa, perché durante questi esami, non era solo quello che voleva lui, ma anche io volevo stare con lui ed abbracciarlo. In quel momento vi erano troppi impegni e cose di cui dovevo essere responsabile. Se lo avessimo fatto in quel momento, non sarei sicuramente stato in grado di sostenere l’esame del mattino seguente.

“Abbi pazienza.”Gli dissi, accarezzandogli dolcemente la guancia bianca.

“Non lo permetterai fino al momento in cui non arriverà il giorno in cui mi apparterrai, vero?” Disse P’Vee. 

“E’ un tempo lungo.”

“Aspetterò comunque.” Disse P’Vee. Il suo lungo braccio mi avvolse e mi tirò la vita verso di lui. Poi infilò il suo bel viso nell’incavo del mio collo.

“Mi fa il solletico.”

“Non si può fare niente di più di questo.” Disse, muovendo la testa.

“Beh…”

“Beh?”

“Allora rimani sdraiato e copriti.” Ero io che finii per inclinare il collo così che P’Vee ci potesse nascondere il volto. Mi spostai e regolai la mia posizione di riposo in modo che potesse abbracciarmi più comodamente. Come avevo già detto, però, non era soltanto lui, anch’io volevo abbracciarlo.

La mia mattinata era iniziata con un vuoto nel letto accanto a me, ma avevo ricevuto un messaggio da P’Vee, il quale diceva, che mi avrebbe portando un pò di porridge di riso da casa. Sorrisi alla sua dedizione prima di raggiungere, a malincuore, il bagno. Nel giro di un’ora avrei dovuto sostenere quell’esame davvero crudele, ma una volta finito, me ne restava soltanto un altro che era un argomento facile. L’esame sarebbe andato bene così, per quel semestre, avevo finito.

La fragranza del porridge di maiale mi colpiva il naso non appena uscii dal bagno. P’Vee si era girato a guardarmi prima di indicare le due ciotole l’una di fronte all’altra. Il vapore si sollevava verso l’alto, indicando che era bollente e il sapore doveva essere davvero buono.

“Mamma mi ha detto di venire di mattina presto, mentre stavi ancora dormendo, così non te l’ho detto.” Disse P’Vee.

“Cosa stai dicendo?”

“È tutto. Mangiamo e poi vestiamoci.”

“Er.”

Il cibo di casa sua era delizioso come sempre. Non sapevo di chi fosse o chi lo preparasse, ma era buono come la prima volta che lo avevo mangiato quando P’ Yoo me l’aveva portato. Sua madre diceva che a suo padre piaceva mangiarlo, che era una colazione sana, che era facile e che non ci voleva molto a prepararla.

“È delizioso?”

“Lo è, proprio come allora.” Risposi sorridendogli, cosa che fece anche lui con me.

“Papà ha detto di prestare molta attenzione al tuo esame e la mamma ha detto che vuole che tu raggiunga un punteggio alto.” Mi disse.

“E tu?”

“Eh?”

“Non vuoi dire qualcosa? Non mi avevi detto che questo esame era molto difficile?”

“Per altri può essere difficile, ma per te sarà facile di sicuro.” Disse, facendomi aggrottare le sopracciglia.

“…”

“Beh, ti ho già trasmesso la forza.”

“Come?”

“Ci siamo abbracciati tutta la notte, così la mia conoscenza è stata trasferita a te in modo tale che non avrai bisogno di formule da parte dell’insegnante per calcolare perché sai già molto di più.” Disse, prima di alzare le sopracciglia verso di me.

“Sarò davvero in grado di farlo?” Mormorai prima di chinarmi per continuare a mangiare.

“In questo momento devi affrontare l’esame e posso prevedere che prenderai una C.”

“Ehi! Voglio riuscire a prendere una A.” Risposi.

“Beh, se vuoi prendere una B, allora devi prima baciarmi. Ma se vuoi prendere una A devi…”

“Devo?”

“Non possiamo, non abbiamo abbastanza tempo.”

“Mente perversa.” Risposi, facendolo ridere.

“Oh! Ma ho trasferito la mia energia.”

“Puoi usarla per macchiare la tua virtù.” Dissi facendo scivolare la mia ciotola verso P’Vee per poi alzarmi per vestirmi.

“Che brava moglie. Vuole abbracciarmi, ma non lo ammette, il marito deve anche lavare i piatti dopo aver cercato cibo e bevande.”

“Ti stai lamentando?” Mi girai e alzai le sopracciglia. Sapevo che stava solo scherzando, che non diceva sul serio.

“Sto solo spiegando.”

“Solo spiegando? E poi che succede?”

“Lo tengo solo per mia moglie.” Sorrisi quando lo disse.

“Questo è un bene.” Gli feci i complimenti mentre si avvicinava a me.

“Il mio premio?”

Mi alzai sulle punte dei piedi e lo baciai velocemente, prima di allontanarmi e sorridere. Lui mi sorrise di nuovo, facendomi quasi sciogliere.

“Basta, si sta facendo tardi.”

“Ti ci porto io.” Disse lui, prima di passare sopra la mia testa e afferrarmi la giacca. “O pensavi che avrei di nuovo preso qualcos’altro?”

“No!”

“Haha.”

“Phì maledizione.”

Mi baciò di nuovo, la sua bocca scese rapidamente sulla mia mentre stavo per maledirlo, baciandomi dolcemente.

“Solo per dare un incoraggiamento a mia moglie.”

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