TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 22 (M)

La fragile schiena di Chonlatee venne spinta contro il muro non appena la porta si chiuse. Chonlatee rimase sorpreso e scioccato quando venne afferrato e spinto contro la parete, prima che un tocco caldo seguisse il bordo della spalla.

Il metallo nero come la pece era caldo, aveva la stessa temperatura della persona che lo indossava, e quel bacio deliberatamente violento e possessivo di Ton stava quasi per farlo svenire. Chonlatee alzò una mano contro il suo largo petto per allontanarlo mentre iniziava a sentirsi soffocare… quando un angolo della sua bocca venne morso gli provocò un intenso dolore.

«Con chi eri seduto a parlare mentre mi stavi aspettando?»

Chon emise un suono sommesso quando i denti aguzzi di Ton gli morsero la spalla.

 «Cosa… ?!»

Vorrei tanto tenerlo sulle spine… solo che ora non è per nulla divertente.

«Tu stavi parlando con qualcuno.» sentenziò Ton.

«Na… Na è venuto e si è fermato a parlare solo come amico perché era tardi. Ton mi stai facendo male.» riuscì a dire Chon.

Chonlatee chiuse gli occhi mentre tentava di resistere a quell’aggressione, mentre il dolore che provava, con il corpo quasi sbranato da Ton, iniziò a fare meno male dato che con le labbra Ton era risalito dalla spalla fino all’incavo del collo.

«Ton è abbastanza.»

Le lacrime cominciarono a cadere sul viso di Chon che cominciò a parlare con voce tremante. In quel momento aveva paura di Ton, perché non era gentile con lui come al solito… 

Perché? 

Chon riuscì a scappare via e dopo essersi messo di fronte a lui con una mano prima si toccò la spalla ferita e dopo tirò su la maglietta che cadeva mettendola a posto.

«Prima faccio la doccia.»

Quella di Chonlatee era una fuga. Sì, stava scappando davvero; non voleva parlare con Ton in quel momento.

«Chon, Chon, Chon!» 

Entrato in bagno Chon si lasciò andare contro la porta; non era corso a fare la doccia come aveva detto a Ton, cercava di calmarsi mentre ascoltava la voce ansiosa di Ton che lo chiamava da fuori.

Con un grande sospiro Chon guardò le punte delle scarpe di cuoio che non aveva avuto il tempo di togliere mentre rifletteva se aprire o meno la porta alle sue spalle.

«Ho visto la pagina dell’università. Qualcuno ti ha scattato una foto e appena l’ho vista non so spiegare come mi sono sentito, ma ho visto il mio ragazzo seduto a chiacchierare con un altro ragazzo e poi… nel post c’è scritto che voi due state addirittura uscendo insieme.»

«Gli ho detto che sono il tuo ragazzo. Ci siamo seduti e abbiamo parlato da amici… Era tardi e buio e io non volevo stare da solo.» Chonlatee alzò una mano e con il mignolo asciugò le lacrime agli angoli degli occhi, trattenendo il dolore che provava nel profondo.

«La colpa è di qualcuno che non ha sentito il telefono e che non mi ha risposto quando ho chiamato. Partiamo da questo.»

«Mi dispiace…»

«Dispiace anche a me Ton, ho cercato di non litigare con te.»

«Ho capito, mi dispiace. Apri la porta.»

Tutte le remore di Chon svanirono mentre si voltava per afferrare la maniglia della porta. Si udì un leggero clic quando la chiave ruotò nella serratura, ma la porta non venne aperta. Chon lasciò cadere la mano che teneva la maniglia lungo il suo fianco e fece un passo indietro senza mai staccare gli occhi dal pavimento. Sapeva che Ton aveva aperto la porta.

«Ho sbagliato Chon. Non arrabbiarti. Non arrabbiarti. Sono geloso.»

Ton avvolse da dietro Chon in un forte e caldo abbraccio. Cosa avrebbe dovuto fare o dire a quel punto Chon?

«Uhm… Ton non sono arrabbiato.»

La punta del naso del più grande toccò la sua guancia e Chon inspirò profondamente sentendo che quel gesto sul suo viso lo consolava, almeno po’. 

«La parola “scusa” fa più paura della parola “rabbia”

«Ton… mi ami?» Chon teneva stretto il braccio intorno al suo collo, aspettando di sentire la risposta alla sua domanda.

«Andiamo Ton, dammi una risposta. Come ti senti, dillo!»

 … Sì, dillo.

«Te lo dirò quando ci sarà l’atmosfera giusta.»

Chonlatee si voltò così da fronteggiare l’uomo più alto che nel frattempo si era chinato per baciargli la fronte.

«Ma io voglio sentirlo…»

«Se non ti amassi, non sarei geloso; così geloso da comportarmi come un cane pazzo, proprio come un momento fa.»

Quando Chon venne sollevato dal pavimento, sulle labbra di Ton si aprì un lento e furbo sorriso prima che Chon venisse trasportato di peso fuori dal bagno.

«Io preferisco concentrarmi sulle azioni più che sulle parole, infatti ora ti farò sapere esattamente cosa sento per te.»

Mentre Ton lentamente pronunciava quelle parole adagiò Chonlatee sul grande letto e lo spinse in profondità. Probabilmente per la sua precedente frustrazione il tocco di Ton era più rude e deciso, più forte rispetto a quello ricevuto da Chon poco prima. Le seducenti parole, pronunciate da quelle labbra decorate dal piercing, provocarono un lungo brivido nel più piccolo.

«Sii preparato! Questa volta non risparmierò le energie come la prima volta.»

«Aspetta!»

Il viso su cui spiccava il piercing argento e nero brillava illuminato dalla luce della stanza ancora accesa, quella stessa luce permise a Chonlatee di vedere chiaramente il corpo di Ton rosso e bollente tanto da voler gridare per il calore che sentiva provenire dalle sue  gambe calde. Subito dopo Ton allentò il nodo della sua cravatta e cominciò a sbottonare la sua camicia, la aprì e accarezzò il petto del più piccolo. Quella stessa mano poi afferrò i polsi di Chonlatee e li tirò in alto sopra la sua testa, ma dopo aver sentito la supplica di Chon si alzò facendo cigolare il letto.

«Aspettare cosa?»

«Io…»

«Se adesso non ti viene in mente nulla, puoi dirlo dopo il primo round.»

I denti bianchi di Ton contrastavano con il nero piercing sulle sue labbra. Ton sorrideva. Non era lo stesso sorriso di poco prima… era tornato di buon umore dopo aver impedito a Chonlatee di muoversi.

«Vedere i tuoi capezzoli mi mette di buon umore.»

«Non c’è più spazio libero.»

Chonlatee riuscì a dare un’occhiata al suo petto bianco disseminato da segni sparsi dalle spalle fino all’addome lasciati da Ton il giorno prima.

In quel momento Ton si chinò e ne prese uno in bocca mentre la mano calda discese lungo il torso di Chon fino ad arrivare alle cosce per poi risalire lungo uno dei fianchi e sparire all’interno dei pantaloni. Quelle labbra calde risalirono e Ton prese possesso della sua bocca, scambiandosi la saliva e afferrandogli la punta del mento, facendo provare a Chon un lussuria mai provata. 

Chonlatee dovette ammettere a se stesso che sentire il freddo metallo del piercing durante quel bacio era davvero fantastico, tanto che quando il gelido metallo toccò la punta della sua lingua, Chonlatee abbandonò ogni resistenza trovandosi in balia dell’altro, incapace di fare qualsiasi cosa se non contorcersi senza alcun freno o ritegno; soprattutto quando Ton avvicinò la punta del naso dietro al suo orecchio e sfiorò dolcemente il lobo di Chon con le labbra e senza mai staccarsi, quelle labbra roventi scesero lungo la sua nuca assaporando ogni centimetro della sua spalla. Chon poté percepire la dolcezza del suo tocco. 

Chonlatee era anche eccitato dal peso che sentiva schiacciargli la pancia e dalle parti sensibili di Tonhon. Nella stanza il suono del condizionatore d’aria si confondeva con il suono di un rantolo pesante, e Chon sentì che la temperatura nella stanza era salita al massimo mentre il sudore che incominciava a imperlare il suo corpo veniva spazzato via dal tocco di quelle grandi mani.

Chon sentì che il gel lubrificante stava penetrando nel suo corpo e trasparenti gocce di sudore sembravano fuoriuscire da ogni poro della sua pelle e soprattutto quella parte di lui che già stava secernendo il liquido preseminale, prese a muoversi quasi da sola al ritmo della pressione esercitata da Ton, seguita dalla contrazione dei muscoli addominali del più piccolo. Quando Ton lo sfiorava, forse a causa della rigidità al centro del corpo, Chonlatee si ritrovò a rispondere a ogni suo minimo tocco perché, nel bene e nel male, provocavano in lui una sensazione amplificata.

«Smettila di scherzare con altri uomini. Non potresti essere anche tu geloso?»

 «Non lo sono, ma… proverò…» 

Un basso e roco gemito uscì dalla gola di Chon al posto delle parole quando sentì che il numero delle dita di Ton era aumentato. Una piccola forza di attrito gli fece trattenere il respiro quando venne sopraffatto dalla sensazione di qualcosa che entrava e usciva da lui.

«Sia caldo che stretto. Ton dentro… Ton ti voglio dentro.» 

Ton allentò la presa sui polsi e Chonlatee fu di nuovo libero, ma durò solo un attimo perché Ton si riversò su di lui con la stessa brutalità di una fiera pronta a sbranare la sua preda. L’irruenza con cui Ton lo stava divorando impedirono a Chon di respirare correttamente.

«Tutto… ti darò tutto finché non muoio…» 

Un roco sussurro vibrò sulle morbide guance seguito da sporadici baci sparsi su tutto il suo viso, ma Chon non ebbe il tempo di rifuggire da quella voce bassa e ruvida perché Ton lo afferrò per i fianchi attirandolo in alto verso di lui mentre muoveva il suo bacino per spingere la sua parte calda dentro di Chon con forza, veloce e in maniera profonda in una sola volta. Erano uniti, Ton era entrato completamente e la sua presenza lentamente si muoveva dentro Chon, che si ritrovò schiacciato contro il materasso sotto il peso del suo amante che lo avvolse completamente sotto di lui.

«Chon sei mio e non ti lascerò mai appartenere a nessun altro.» 

«Appartengo a te… sono tutto tuo… Uhm… Ah! Appartengo a Ton.»

Chonlatee riuscì a parlare a fatica, farfugliando e gemendo mentre istintivamente si passò le mani fra i capelli e dopo girò il viso di lato, nascondendolo nel cuscino quando tutto il suo corpo venne scosso dagli spasmi dell’orgasmo inarcando bruscamente la schiena mentre veniva.

Il suo possessivo amante mosse con forza le sue mani sui grandi muscoli della sua schiena e lo tenne stretto quando il suo corpo tremava violentemente; a tremare non era solo il corpo di Chonlatee, ma anche il letto che si muoveva e si spostava a ogni singola spinta di Ton sottolineando la violenza dell’amplesso dei due amanti. 

Chon sconvolto da quell’intenso piacere continuava ad agitarsi tremando mentre Ton accelerò ancor di più il ritmo delle sue spinte prima di irrigidirsi e venire, riversando il liquido caldo dentro Chon. Sconvolto da quella nuova e intensa sensazione, il più giovane si dimenò talmente da colpire il bicchiere d’acqua sul comodino accanto al letto facendolo cadere sul pavimento e, poco dopo, Ton involontariamente gettò a terra la bambola di Chon rimasta sul grande letto che si bagnò… 

«La bambola ha i capelli bagnati…»

«Anche tu sei bagnato come la bambola…»

«Levati, devo tirare su da terra la bambola.»

Avvinghiati l’uno all’altro, Chon cercò di liberarsi da Ton, spingendo forte contro il suo petto, ma un secondo dopo venne di nuovo spinto contro il letto da Ton e Chon percepì che qualcosa verso il basso stava di nuovo crescendo, pronto per il round successivo.

«Ancora? … Aspetta, vacci piano. PIANO.»

«Ancora non ti è chiaro cosa provo per te?» 

Ton sussurrò sulle sue labbra e preso di mira quello inferiore, lo morse e tirò fino ad arrivare all’angolo della sua bocca. Chonlatee non provò dolore per quel morso, al contrario, si sentì invadere da nuove ondate di calore.  

«Uff… non lo so… sii più dolce.» 

Ton si spostò per raccogliere il bicchiere e il peluche caduti a terra. Pose il primo di nuovo sul tavolino accanto al letto e lanciò il secondo, un unicorno ormai zuppo, nella cesta dei panni da lavare visto lo stato in cui era ridotto.

**********

Dopo quella volta le condizioni di Chon erano piuttosto gravi, non solo provava un forte dolore alle anche, per i vari round che aveva dovuto sostenere, ma anche tutti i muscoli della sua schiena gli dolevano molto. Chonlatee aveva perso il conto di quante volte lo avessero fatto prima che Ton si ritenesse sazio e appagato. 

Chon credeva però che se un uomo come Ton si comportava in quel modo e lo desiderava così tanto era perché quello che sentiva per lui era vero e profondo. Così, rassicurato da quel pensiero il piccolo Chon credette davvero che darsi l’un l’altro fosse giusto anche se lui quasi si era sentito sopraffatto quella sera. 

Il fuoco nella stanza si era spento proprio quando il sole stava sorgendo, apparendo all’orizzonte con un tenue bagliore arancione che filtrava attraverso le tende color crema della finestra. Ton chiuse le tende e un istante dopo Chonlatee si ritrovò abbracciato dall’uomo con l’ancora tatuata sul petto.

«Sei caldo, hai la febbre di sicuro.»

«Ton lo abbiamo fatto così tante volte.»

«Se hai ancora la forza di parlami vuol dire che non ne hai avuto ancora abbastanza, giusto?» Ton gli pizzicò la punta del mento come punizione.

«Posso ancora dire molto, ma molto molto, parlare in maniera sfacciata fino alla morte.»

«E cosa posso dire io allora? Se questi sono i tuoi modi, ti si addicono o meno.»

«Non sono una persona sboccata solo perché ho detto una parolaccia, è vero.»

La bocca di Chonlatee venne punita di nuovo, lo schiaffo gli fece male, le sue labbra infatti erano chiaramente rosse e gonfie. 

Ton non era affatto una persona adatta a gesti dolci, dare un piccolo schiaffo sulla bocca, in maniera impulsiva era nel suo carattere. Chon lo capiva e riusciva accettarlo, era abituato a quei suoi modi rudi, erano parte di tutto ciò che aveva spinto il suo cuore ad amarlo.

 «Se vuoi che ti baci di nuovo, non dormirai affatto.»

«È davvero troppo.» 

Chon sorrise con le palpebre pesanti mentre tutto il corpo era stretto vicino al petto di Ton. Chon sorrideva, aveva deciso di ignorare quella vocina nel suo cervello, lasciando perdere il desiderio di ascoltare dall’altro parole d’amore. Era soddisfatto delle azioni e delle premure che gli riservava Ton, gli sembrava che fosse davvero affezionato a lui e per Chon quello era abbastanza perché sapeva che Tonhon non era una persona molto premurosa.

Chonlatee aveva quasi dimenticato l’ansia per l’attesa di non aver sentito dire la frase “io non ti amo” pronunciata da Tonhon.

«Va bene. Sono innamorato di te. Ti amo Chon quindi dimentica pure di aspettare per  ascoltare la mia confessione quando l’atmosfera sarà più romantica.»

«È davvero diverso.»

Chonlatee si voltò e stese una coperta su Ton e di nuovo si strinse contro di lui incurante del fatto che la persona abbracciata potesse avere caldo o meno. 

«Come è diverso?» 

«Essendo il tuo ragazzo dovrei sapere che in una relazione la sofferenza spesso è mescolata insieme alla felicità, ma quando dici che mi ami il mio cuore è sorprendentemente felice.»

«Cosa ti piace di più?»

«Non lo so. Ma prometto di impegnarmi e migliorare così in futuro sarò anche io super geloso di chiunque abbia avuto o vorrebbe una relazione con te.» 

«Sì, aspetterò quel giorno.» 

Ton non aggiunse altro, ma un dolce sorriso spuntó sulle sue labbra.

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