KINNPORSCHE – CAPITOLO 43

Se fosse vero?

-Porsche-

«Cosa intendi?»

«Il regno del clan principale sta per finire, non lo hai capito Porsche?» 

Fissai incredulo Vegas. Sembrava non battere ciglio, ma i suoi occhi erano pieni di emozioni difficili da leggere, e le sue parole significavano chiaramente qualcosa.

Vegas mi fissò per un momento, prima che i suoi occhi diventassero più calmi.

«Hai mai sentito il detto ‘uno specchio sulla tua faccia, un formicolio dietro la nuca’?»

Le mie orecchie si alzano immediatamente a quelle sue parole. Avrei dovuto credere a tutto quello che avrebbe detto da lì in avanti?

«Se hai qualcosa da dire, fallo subito.»

«Ti sto solo dicendo quello che volevi sapere.» Vegas disse astutamente, e mi ritrovai con la lingua bloccata, poiché le domande accumulate nella mia mente si erano immediatamente ripresentate.

«Chiedere risposte a Pete è stato d’aiuto?»

Le sue parole ed espressioni erano apparentemente negligenti, il suo tono era pieno di carisma e sicurezza, che mi fecero immediatamente capire quanto fosse bravo a negoziare. Perché il suo comportamento non mi metteva a disagio. Invece, mi aveva fatto desiderare di fare uno scambio per qualcosa che volevo. Rimasi in silenzio ed esitai a dirlo a Vegas.

«La famiglia principale, come la vedi nei tuoi occhi, Porsche? Un benefattore impeccabile con un cuore gentile proprio come Pete, eh?» Vegas disse: «Ad essere onesti non dovrebbero essere etichettati come mafiosi. Meritano di essere dei leader nel governo, perché sono fottutamente bravi a manipolare le persone.» Disse quest’ultimo, suscitando subito il mio interesse.

«Cosa intendi?» Dissi furiosamente.

«Ottimi personaggi pubblici, intelligenti e con le buone maniere: qualsiasi persona ingenua e superficiale verrebbe facilmente influenzata da questo. Ma per Khun Korn è un peccato che non potrà avere un erede, perché tutti i suoi figli sono compromessi. Uno è pazzo, gli altri due sono gay.»

«Ma Khun Korn ha già accettato Kinn e me.» Protestai sentendo le parole di Vegas. Ma quest’ultimo si limitò a ridere in risposta.

«Credi davvero che sia così, Porsche? Hai idea di come sia morta mia madre?»

«Potresti smetterla di girarci attorno? Dimmelo direttamente.» Chiesi seccato.

«Perché è stata uccisa da Agong e Pae.»

«Come fai a saperlo?»

«Ai miei nonni non piaceva mia madre. Chi vorrebbe che il proprio figlio sposasse una persona comune come mia madre? Ma con lo zio Korn erano diversi. Gli davano la libertà con chiunque volesse sposare, di alto profilo o meno. Lasciarono mio padre con nient’altro che rabbia e frustrazioni.»

«Stai parlando di tua madre.» Dissi quando notai che Vegas era stato scortese con sua madre.

«Sì, lo era, ma agli occhi di Agong non era niente. Come un sacco della spazzatura che aspetta di essere buttato via. Agong mi vede solo come qualcosa di marcio, ma quando si tratta di Kinn, è estasiato.» Vegas disse infastidito, stringendo la presa sul volante.

«A me sembri geloso.» Dissi senza mezzi termini.

«Dì quello che vuoi ma ero incuriosito quanto te, Porsche. Ero curioso di sapere come fosse morta mia madre. Alcuni sostengono che si sia suicidata, mentre altri che sia a causa della compagnia nemica. Ma potrebbe essere peggio di così.» Vegas si fermò: «Ho assistito la madre di Khet attraverso Nop, per aiutarli a fuggire fino a quando Khet non si fosse ripreso e sarebbe stato in grado di raccontare tutto sul passato della famiglia principale. Ma temo di essere in ritardo.»

«Cosa vuoi dire? In ritardo? Per cosa?»

«Ho tenuto Pete come prigioniero per giorni, quindi probabilmente hanno gli degli indizi ormai…»

Ingoiai la saliva, sentendomi molto a disagio in quella situazione. Vegas in realtà mi aveva ingannato facendomi suicidare. Avevo cominciato a chiedermi cosa stesse pensando in quel momento. Era più complesso dei comuni umani!

«All’inizio era solo per vendetta. Perché la famiglia principale ha dato del filo da torcere a me e a mio fratello. Papà mi odia e ci hanno fatto perdere mia madre. Ma ora non è più solo per quello. Io lo dimostrerò anche a Pete.»

«Diavolo… ci hai già pensato a lungo?»

«E tu? Cosa vuoi sapere?» Vegas sollevò un sopracciglio quando il suo sguardo gelido incrociò il mio.

Pete, se ami Vegas, i tuoi gusti sono strani.

«…I miei genitori.»

«Ah…Kittisawat. Circa dieci anni fa, ci fu una società importatrice di auto sportive che era ben nota a tutti. Fino a quando un giorno, il presidente dell’azienda e sua moglie furono uccisi in un incidente d’auto. Restò sulla prima pagina dei giornali solo per un giorno, e poi svanì il giorno dopo come se niente fosse.»

La mia faccia si tese immediatamente mentre il mio passato si svelava di nuovo davanti a me.

«Entrambi i loro funerali furono semplici. In seguito, la direzione dell’azienda iniziò a creare tumulto. Ci furono conflitti tra i loro parenti fino a quando alla fine andarono in pezzi, con i due eredi che non poterono di intervenire perché minorenni. Quindi, tutto cadde nelle mani di parenti dalla parte del padre, che si alternarono fino a far fallire l’azienda.»

«Quanto ne sai?» Chiesi fermamente.

Dimostrava solo che non era stato solo perché i miei genitori se n’erano andati, ma che anche la loro società partner aveva qualcosa a che fare con il suo fallimento…

Come cazzo fa Vegas a conoscere gli affari dei miei genitori meglio di me?

«Appena sufficiente.»

«Fanculo Vegas!» Gli ringhiai contro.

Perché il mio cuore batte forte quando penso ai miei genitori? Il dolore rimane lo stesso, ma sembra che la ferita diventi sempre più profonda con il passare dei giorni…

«Hai incontrato i tuoi parenti da parte di tua madre?»

«Non siamo vicini.»

«Ma li hai mai incontrati?» Vegas continuò.

«L’ho fatto, ma sono passati tanti anni. Probabilmente ero solo un bambino quella volta. E sono vicino solo ai parenti dalla parte di mio padre.»

«Strano… Né tu né tuo fratello li avete incontrati.» Vegas sogghignò.

«Smettila con le stronzate ora Vegas. Se hai qualcosa da dire, dilla cazzo!» dissi irritato.

Qual era il significato di riferirsi ai parenti da parte di madre? Conoscevo solo mia zia Dao, con la quale mia madre mi portava a giocare quando ero bambino. Tuttavia, dopo l’incidente, nessuno ci aveva accolto. Anche se non mi era importato molto perché non volevo caricare nessuno con la nostra presenza.

«Non sono molto sicuro…»

«Parla.» dissi severamente. E se gli sguardi avessero potuto uccidere, a quell’ora sarebbe potuto essere già morto.

«Beh, so che la famiglia Teerapanyakun ha tre figli. Zio Korn, mio ​​padre e Gow Kim.»

«Gow Kim?» Chiesi irritato, perché Kinn non mi aveva mai parlato di quella persona.

«Gow Kim si è sposato molto tempo fa e si è trasferito in Svizzera. Quella persona non era vicina a nessuno dei suoi nipoti. E quella volta era Capodanno, quindi…»

«Quindi di cosa stiamo parlando?»

Fanculo! Questo bastardo è un dannato narratore. Scorre nel suo sangue, immagino.

«Gow Kim era il vicepresidente dell’azienda a quel tempo, ma era così discreto che lasciò solo alcune proprietà a lui intitolate.»

«E cosa c’entra Gow Kim con i miei genitori?»

«Niente.»

«Dannazione Vegas! Smettila di prendermi in giro!» Urlai infastidito.

«No, ascolta prima.»

«Ti sto già ascoltando!» esclamai e il bastardo ridacchiò.

Sei un fortunato bastardo. Aspetta che la mia pazienza si esaurisca e farò sparire la tua faccia da questo mondo, cazzo.

«Sapevo già che Agong ha solo tre figli. Ma nel suo ultimo testamento, le sue proprietà sono state divise in quattro.»

E come diavolo si collegherà quest’ultima con la mia famiglia?

«Ma penso di sapere dov’è la quarta parte.»

«Di che diavolo stai parlando di Vegas?» Scossi la testa verso di lui.

La mia mente era già incasinata su come diavolo avrei potuto sapere la verità dietro la morte dei miei genitori, e quel bastardo non mi aiutava nemmeno un po’.

«Ho sentito la conversazione di mio padre con il suo avvocato…»

«Wow. Che sorpresa..» dissi sarcasticamente.

«Andiamo. Ti sto solo dando un’idea su con chi stai cercando di avere a che fare.»

«Lo so. Ma devi essere così evasivo?» sbuffai.

«Famiglia mafiosa… può sembrare figa e lussuosa dall’esterno, ma una volta dentro… ne uscirai solo morto.»

«Eh? Hai ingoiato un libro di Filosofia o qualcosa del genere?»

Dannazione, volevo chiamare Pete così quel bastardo si sarebbe zittito. Come poteva anche solo riuscire a parlare con quel pezzo di merda?

«Che senso ha essere all’interno di quel cerchio?» Vegas borbottò di punto in bianco, guardando le persone che stavano passando vicino alla sua macchina.

«Amico… hai bisogno di aiuto.» Dissi, mentre scansionavo Vegas dalla testa ai piedi.

Il bastardo mi diede solo un’occhiata e potei sentire cosa stava cercando di dire solo dall’aspetto. Vegas distolse lo sguardo e tirò fuori il telefono. Il suo gesto quasi mi scioccò perché fu così improvviso, ma tornai immediatamente in me quando compose il numero al telefono.

«Sono qui fuori. Posso salire?» Vegas si fermò, mentre lasciava parlare la persona sull’altra linea. «Sul lato sinistro? Va bene.» Rispose prima di riattaccare.

«Non so nemmeno se riusciremo a ottenere qualcosa da lui.»

«Eh? Che cosa intendi?»

Ora me lo stai dicendo!?

«È mentalmente instabile. Ho cercato di aiutarlo, ma non sono riusciti a portarlo in ospedale. È troppo rischioso.» Vegas suonò il campanello e si aprì il cancello esterno.

Non ero solo preoccupato per il suo gesto, ma anche per il fatto che quel posto fosse nuovo per me. Come se fosse il crollo del livello successivo. Vivevamo nello stesso ambiente prima, ma questo era molto diverso.

«Ehi, per cosa sei teso? Vengo qui da molto tempo ormai. Non preoccuparti.» disse Vegas, uscendo dall’auto, e mi fece cenno di seguirlo.

Fanculo! Questo bastardo è davvero irrequieto!

Vegas iniziò a  camminare ed io lo seguii da dietro. Quella comunità era abbastanza grande, dato che avevamo incontrato un gruppo di persone e bambini. Vegas usava il suo braccio per proteggermi di tanto in tanto, mentre le persone continuavano a scontrarsi l’una con l’altra.

«Dopo di te.» Mi disse Vegas, mentre spazzava via il telone che copriva l’ingresso. All’inizio ero titubante, ma alla fine entrai.

«Dove stiamo andando?»

Il mio sguardo vagò nello spazio ristretto, c’era solo un piccolo corridoio e lo stato della casa era così rovinato che quasi provavo pietà per le persone che vi abitavano.

Vegas vagava intorno con il suo sguardo, come se fosse una trottola. Non sembrava per niente sicuro di sé. 

Perché invece non sei venuto con la tua guardia del corpo?

«Merda! Avrei dovuto portare Nop con me.»

Raggiungemmo la stanza che Vegas stava cercando di trovare da molto tempo e subito risuonò la voce di una vecchia.

«Nop? Sei tu?» Disse, mentre socchiudeva gli occhi verso di noi.

«Lei è…» Mi voltai verso Vegas.

«La madre di Khet.» Vegas disse. E la donna quasi cadde a terra in preda al terrore.

«P… Per favore… Non farci del male…»

I miei occhi si spalancarono mentre guardavo la scena davanti a me. Diedi un’occhiata a Vegas, ma era troppo preoccupato per la donna terrorizzata.

«Signora, non siamo qui per farti del male.» borbottai, prima di tendere le mani verso la vecchia signora, facendole cenno di alzarsi.

«Nop non è qui oggi. Quindi, sono venuto io invece.» Vegas disse.

«Tu-tu… non sei qui per farci del male?» Chiese con voce tremante.

«No, non lo sono.» Vegas disse con espressione indifferente, prima di addolcire la voce: «Come stai?»

«Prometti?»

«Sì… Nop mi ha chiesto di comprare anche questo.» Vegas tirò fuori le pillole dalla tasca e le diede alla signora. L’espressione sul viso della donna alla fine si addolcì quando iniziò a fidarsi di lui.

«Perché Nop non è venuto oggi?» La donna afferrò i suoi stessi vestiti e si asciugò le lacrime dal viso.

«É impegnato… Possiamo vederlo adesso?» Vegas chiese brevemente.

La signora rimase un attimo senza parole prima di emettere un profondo sospiro. Aprì lentamente la porta della stanza e alla fine ci fece cenno di entrare.

«Khet… Khet sei già sveglio figliolo?» disse la zia e Vegas entrò.

«M-ma… K-khun Kan… Khun Kan!» esclamò lo sconosciuto non appena Vegas entrò. Rimasi incuriosito da ciò che l’uomo vide in Vegas ed entrai automaticamente.

Davanti a me c’era un uomo di mezza età, con in mano una forchetta e con un’espressione terrorizzata sul volto. Era vestito solo con i pantaloni e una maglietta strappata. L’uomo era terrorizzato e istintivamente si spostò all’indietro non appena intravide il mio viso.

«K-khun Pat!… Khun Pat!!!»

«Khet! No! Non sono loro! Calmati.» La donna cercò di trattenere l’uomo.

«Non volevo… non volevo… Khun Pat… Khun Phueng… mi dispiace. Perdonatemi.»

Il suo corpo tremava quando la sua testa si chinò a terra. Quando sentii lo sconosciuto pronunciare i nomi di entrambi i miei genitori, il mio cuore quasi saltò via dal mio petto mentre l’ansia mi attraversò il corpo. Mi avvicinai a lui, gli afferrai entrambe le braccia e lo scosso incredulo.

«Come conosci i miei genitori? Rispondimi!»

«Porsche! Porsche…» Vegas si avvicinò e mi tirò da dietro. Quanto alla madre di quest’uomo, protesse in fretta il figlio.

«Non fargli del male! Per favore! Non può più fare niente… per favore…»

«Porsche, calmati.» Vegas distolse con successo la mia attenzione dall’uomo. E quando il mio sguardo si rivolse a quest’ultimo, lo vidi piangere finché le sue lacrime scesero sul pavimento.

«Porsche, calmati. Gli hanno sparato alla testa e una parte del suo cervello è stata fritta. Ci vorrà del tempo prima che si riprenda completamente.»

«Khun Korn ha ordinato di non parlare, non parlerò! Non parlerò!» Alzò la testa dal pavimento e si schiaffeggiò in bocca così forte diverse volte che dovetti distogliere lo sguardo. «Khun Phat, mi sbagliavo, non volevo… Khun Korn, non volevo, non volevo…» 

Mi morsi forte il labbro, mentre cercavo di trattenere il dolore che si gonfiava dentro il mio petto.

«Basta così Khet. Tieni questo.» La donna afferrò dei sonniferi e li diede all’uomo. Quest’ultimo stava ancora tremando, prima di seguire la madre e prendere le pillole, poi si voltò verso di noi e disse: «Voi ragazzi dovreste uscire prima.»

Ero in uno stato di shock e Vegas mi afferrò il fianco per svegliarmi.

«Porsche! Porsche!»

«I miei genitori… Non è stato proprio un incidente.» Mentre lo dicevo le lacrime mi rigavano le guance. Volevo essere forte ed essere in grado di superare quel dolore che mi perseguitava, ma proprio non potevo.

«Penso che prima dovremmo tornare a casa…»

«Avevo la sensazione che non fosse affatto un incidente. Non volevo incolpare nessuno… ma volevo solo sapere la verità.» borbottai tra i sussulti.

Vegas potè solo sospirare al mio gesto. «Volevamo entrambi sapere molte cose da lui. Ma con le sue condizioni attuali, dobbiamo essere pazienti, Porsche.» disse Vegas con la massima attenzione, guidandomi verso la macchina.

«Andiamo e basta.» dissi, afferrandomi il braccio.

Vegas poi tirò fuori il portafoglio, prese qualche migliaio di baht e si diresse verso la madre di Khet. «Se hai bisogno di qualcosa, chiama Nop.»

Quest’ultimo si piegò, mise i soldi in mano alla signora e ci salutammo.

«Qual è il prossimo passo?» Me lo chiese Vegas, ma ero così giù di morale che non riuscii nemmeno a rispondere alla conversazione.

«Khun Korn… ha ucciso i miei genitori.» borbottai inconsciamente mentre entrambi tornavamo a casa.

«Non siamo ancora del tutto sicuri se sta davvero dicendo la verità. Nop ha detto che sta ancora cercando di mettere insieme tutto.»

Avevo la forte sensazione che i miei genitori non fossero morti accidentalmente. E Khet aveva pronunciato i loro nomi ad alta voce, quindi chiaramente significava che sapeva qualcosa. 

«Puoi portarmi di nuovo domani? Voglio provare a parlargli di nuovo.»

«So che vuoi così tanto la verità, ma ti suggerisco di provare un altro modo, Porsche. Perché potrebbe volerci troppo tempo così.» Vegas ripeté, mentre il suo piede premette sull’acceleratore. Controllava costantemente l’ora sul suo orologio, ma a me non poteva importare di meno.

Avere Kinn nella mia vita era un sogno per me. Ma se era vero che la famiglia principale era stata coinvolta nella morte dei miei genitori… avrei dovuto amarlo ancora? Non sarebbe stato irrispettoso per i miei defunti genitori? O avrei dovuto semplicemente andarmene e lasciare Kinn?

Mi ero già detto che, oltre alla mia famiglia, Kinn era quella a cui tenevo di più. Volevo svegliarmi accanto a lui, mangiare accanto a lui, stare con lui attraverso gli alti e bassi della vita, ma…

Quest’amore sarà in grado di cancellare le cose accadute in passato? Fanculo, non lo so più.

«Porsche, torno subito.» Mi disse Vegas, prima di uscire dalla macchina.

Restai in silenzio per tutto il viaggio, e quando uscii dalla mia trance, eravamo già davanti a un ristorante del sud. Vegas impiegò un po’ e io appoggiai la testa all’indietro sul sedile. Passarono i minuti e il bastardo tornò con una faccia allegra.

«Ha fame. Non è vero?» Mormorai tra me e me.

Dannazione, non ho mangiato niente tutto il giorno. Ma quel curry chiaramente non fa per me.

«Tieni.» Non appena Vegas entrò in macchina, mi mise in grembo quei curry.

«Non ho fame.» Lo ero, ma accidenti ero molto confuso in quel momento.

«Non ho detto che è per te. È per Pete.» Disse Vegas infastidito. Alzai il sacchetto di curry e guardai una decina di sacchi di riso.

«Gli piace così tanto?»

«Molto. Ma non puoi dirgli che l’ho comprato. Se sa che sono stato io, lo getterà via.» disse Vegas in una leggera protesta, prima di mettere in moto l’auto.

«Ahh. Allora è per questo che hai fretta. Paura che il negozio chiuda?» Lo presi in giro, ma Vegas rimase impassibile.

«Ci torniamo domani alla stessa ora?» Il bastardo cambiò argomento e io potei solo alzare le spalle in risposta.

Ero riluttante a rispondere perché ancora non riuscivo a capire a cosa credere o meno.

«Pensi che quell’uomo… Khet… sia stato coinvolto nella morte dei miei genitori?»

«Otto anni fa… la famiglia principale e la seconda famiglia hanno quasi eliminato le loro guardie del corpo.» Vegas affermò: «Alcuni sono sopravvissuti, ma la maggior parte di loro è morta a causa della furia. P’Chan… è sempre stato lì… come un drone, a vegliare sui movimenti della famiglia principale e secondaria.» Quest’ultimo aggiunse, e sentii le mie tempie pulsare.

Fanculo, mi fa male la testa.

«Va bene. Per ora basta. Ma se vuoi davvero sapere la verità, devi prepararti, Porsche.» Vegas mi rivolse uno sguardo di simpatia, prima di proseguire per la nostra strada. Mi portò all’università dove avevo parcheggiato la mia moto. Scesi dalla sua macchina e subito dopo avermi ricordato di non dimenticare il riso al curry per Pete, se ne andò.

Una fresca brezza soffiò sul mio viso mentre tornavo a casa, ricordando il passato. Ero solo uno studente della Facoltà di Scienze Motorie, andavo a scuola la mattina e la sera lavoravo per mantenere la nostra famiglia. Non sempre era stato facile, ma ce l’avevamo fatta giorno per giorno. Mi aveva fatto capire quanto fossero semplici le nostre vite prima e quanto fossero diverse ora. Mi mancava poter vivere senza nulla di cui avere paura.

Raggiunsi la casa della famiglia principale, parcheggiai la mia moto nello stesso punto e entrai. Stavo per dirigermi direttamente nella stanza di Pete per dargli l’offerta del suo amante, ma fui immediatamente fermato da una voce familiare.

«Porsche, dove vai?» Era Khun Korn, con la sua solita espressione calma: «Hai già mangiato figlio mio?» Aggiunse.

Stavo solo fermo, a pensare se sarei stato in grado di comportarmi normalmente dopo tutte le informazioni che avevo assorbito quel giorno.

«Era la tua cena?» Khun Korn borbottò di nuovo, e io mi avvicinai al tavolo solo per sistemare il sacchetto di curry e dargli una breve risposta.

«Era per Pete…» cercai di regolare il tono di voce. Anche se Vegas mi aveva detto che non eravamo completamente sicuri che Khet stesse dicendo la verità, Khun Korn avrebbe potuto  essere in parte responsabile della morte dei miei genitori.

«Siediti figliolo. Vuoi un nido d’uccello?*» Khun Korn, insieme a P’Chan, sedevano al tavolo da pranzo con una pila di documenti ai lato.

*(N/T: è una bevanda “al nido di rondini”  i nidi vengono raccolti e impiegati in cucina. E’ un prodotto piuttosto raro e molto costoso tanto da essere definito il caviale d’oriente. I nidi sono tradizionalmente utilizzati soprattutto per zuppe e bevande.)

«No grazie.» Mi sedetti in silenzio al lato opposto di Khun Korn.

«Aspetta un minuto, ho sentito che Kinn ha lavorato sodo ultimamente. Chan, prepara della zuppa per Kinn.» ordinò Khun Korn, prima di rivolgere lo sguardo verso di me, «Potresti portare questo a Kinn per me, Porsche?»

Annuii in risposta, mi presi il mio tempo per guardare Khun Korn ed all’esterno, sembrava essere un individuo maturo. Il suo viso aveva occhi scintillanti e un sorriso amichevole. Quando sorgeva un problema, usava spesso parole che mi calmavano e mi facevano arrendere. Era sempre stato in grado di farmi credere nella famiglia principale, ed era stato il fulcro che mi aveva impedito di andare via. Non riuscivo nemmeno a immaginarlo come un uomo spietato. Ma se era veramente coinvolto, non sapevo nemmeno come reagire.

«Anche a papà piace il nido d’uccello, proprio come mio padre?» dissi a bassa voce.

La sua mano che stava per scavare il nido dell’uccello si fermò. Per un breve momento, il suo viso si congelò, prima di ricambiare lo sguardo con lo stesso sorriso.

«Sì.. È un ottimo nutriente per il corpo.» pronunciò Khun Korn, e allo stesso tempo P’Chan che aveva già finito di preparare la zuppa e me la posò davanti.

«Grazie papà. Porterò questo a Kinn al piano di sopra.» Presi il piatto e uscii immediatamente dalla sala da pranzo. Già un solo suo sguardo espressivo rafforzava la risposta nella mia mente.

Camminai lentamente, cercando di mantenere il maggior controllo possibile sulle mie emozioni. Qualcosa nella mia mente stava seriamente offuscando i miei sentimenti. Ma solo un assaggio del viso di Kinn, ogni dolore si alleviava.

Entrai nella stanza di Kinn e notai quanto fosse buia. Non riuscivo a vedere nulla, quindi seguii la piccola fonte di luce finché non mi imbattei nella sagoma di Kinn.

«Perché non hai accesi la luce?» chiesi, ma il bastardo tacque.

Mi feci strada e non appena la luce si accese vidi Kinn seduto supino, di fronte al balcone.

«Cosa fai?»

«Dove sei stato?» Kinn chiese freddamente e sentii l’atmosfera intorno a noi diventare sempre più pesante.

«Al centro commerciale.» Risposi brevemente, cercando di nascondere la mia difficoltà a respirare.

«Dove sei stato, Porsche?» Kinn ripeté e questa volta con molta convinzione e con fare minaccioso.

«Te l’ho già detto, al centro commerciale.»

«Non costringermi a chiedertelo di nuovo, Porsche.»

Mi morsi forte il labbro verso Kinn, perché in base alla prima domanda e al comportamento di Kinn, sapevo che conosceva già la risposta.

«Mi stavi seguendo di nuovo?»

«Non è la risposta giusta, Porsche.» Kinn rispose brevemente e sapevo che in quel momento non avrebbe lasciato nulla in sospeso.

«Parliamo solo di questo tom…»

«Dove sei andato con lui!?» Kinn esclamò alzandosi da dove era seduto e guardandomi.

Rimasi sorpreso da come si comportava, ma ero troppo preoccupato dal pensiero dei miei genitori per reagire.

«Allora perché non hai chiesto alla tua spia, eh?»

«Se fossero intelligenti, e anche se si mettessero al passo con Vegas, non te lo chiederei adesso.» Kinn non battè ciglio mentre mi interrogava. Cercai di evitare il suo sguardo, ma quel gesto accese solo la sua rabbia.

«Non osare allontanarti da me, Porsche!» Kinn sbatte le mani sul tavolo con tutta la sua forza ed il rumore echeggiò nella sua stanza.

«Perché devi reagire in modo esagerato tutto il tempo!?» Gridai verso Kinn, facendo del mio meglio per nascondere la mia paura, ma la mia voce non stava collaborando.

«E cosa diavolo pensi di fare, eh Porsche!?»

«Non sto facendo niente di male Kinn! Che cazzo!»

«Allora perché sei stato con Vegas!? Non sono abbastanza!? Ti sto già dando tutto ciò che vuoi! Non ti basta!?» Kinn sbatté di nuovo le mani sul tavolo, spazzando via tutte le cose sopra di esso.

«Quello che voglio è la verità Kinn!… La verità…» ansimai, tenendomi stretto l’orlo della maglietta mentre cercavo di mantenere l’equilibrio.

«Quale verità!? Ti ho già detto di come la famiglia principale stesse cercando di catturare la seconda famiglia. Cos’altro vuoi sapere!?» Kinn era indignato, mi fissò direttamente negli occhi, come se fosse stato il primo giorno in cui ci eravamo incontrati.

«Se mi avessi detto la verità fin da subito, non mi verrebbe in mente di fare questo!» Reagii, con le lacrime che mi rigavano le guance.

«Ti ho già detto quello che so, Porsche! Hai idea di cosa stai facendo adesso!? Come mai ti fidi di lui!?»

«Beh, non ho scelta Kinn!»

«No, non dovresti! Perché la persona a cui hai scelto di credere è stata quella che ti ha fatto del male!»

**********

Vi ricordiamo che il capitolo 44 è lungo 60 pagine, quindi 4 volte questo capitolo. Ci metteremo un po’ di più a finire la traduzione ma arriverà!

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8 Commenti
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BlackCat13Vraska

Ho riso troppo quando Vegas ha detto perché Korn non potrà avere un erede.
Che odio quando chiedi spiegazioni e la gente ci gira attorno. Un terzo fratello? La cosa si fa interessante… Forse apparirà? Non avrebbe senso citarlo e basta.
“Non preoccuparti” detto proprio da te.
Porsche, ascolta Vegas, prima di fare un disastro. Un figlio non dev’essere punito per le colpe del padre.
A quanto pare i due fratelli non volevano testimoni e sentivo che P’Chan nascondeva qualcosa. 
Ho paura che Porsche farà qualcosa di stupido.
Kinn ha lanciato la bomba e sarà un disastro di emozioni.

Hakunamatata

Ahahah tranquilla che alla fine andrà tutto bene

Fanny R.Iddle

Vi ringrazio per il duro lavoro, come sempre non ci deludete mai 🥰🥰🥰

Nadia

Mi sembra che la storia stia prendendo una brutta piega, chissà cosa succederà. Grazie mille per il capitolo <3

Simax81

Grazie a voi che state facendo un lavoro mastodontico, ma pensare che con il prossimo è tutto finito mi dispiace. Mi sembra ancora tutto in alto mare.

Simona

Un grandissimo GRAZIEEEE. Capitolo denso di nuovi colpi di scena, che aspetterò di leggere.🥰😉👍

Aisliv

Grazie mille per tutto questo. Un abbraccio

Mary

bellissimo, grazie mille per la traduzione. Per curiosità quanti capitoli mancano ancora?

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