TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 20

«Dimmi che oggi non mi alzerò, non andrò da nessuna parte, né farò niente.» 

Chonlatee sollevò la coperta e si coprì. Era quasi a mezzogiorno. Il letto di Ton era sporco, avevo usato due preservativi, ogni volta era durata quasi più di un’ora, per quanto riguardava la sua condizione… Chon si sentiva diviso a metà, proprio all’altezza della sua vita, senza contare che il suo canale era così insensibile che riusciva a malapena a sentire qualcosa laggiù.

Chonlatee però, non poteva biasimare Ton per quello. Anche lui era colpevole, perché ogni volta che Ton gli aveva chiesto se poteva continuare o meno, lui non aveva mai trovato il modo per rifiutarlo. Il suo corpo era caldo come se avesse una lieve febbre.  

«Tu, dove vai oggi?»  

Chon si era alzato e messo a sedere, appoggiandosi al letto con il corpo inerte, facendo sedere Ton accanto a lui.

La stanza in quel momento era travolta dal caos: avevano quasi distrutto la lampada, pile di libri erano sparse sul pavimento. 

«Non vado da nessuna parte. Immagino di dover mettere a posto la stanza.»  

«Sembra che abbiamo fatto una guerra più che aver fatto sesso.»

«Come qualsiasi altro essere umano. Se la situazione non peggiora, più tardi Chon lo faremo di nuovo?»

«Certo che no.Troverò un amante che sarà come una persona normale.» Chon prima sorrise e quando Ton iniziò a mostrare un’espressione gelosa rise. Sembrava che dopo la notte precedente la sua gelosia si fosse innalzata a un livello illimitato.

«Tu provaci.» Ton alzò la mano per sollevargli il mento e con forza premette le sue labbra contro quelle di Chon. Quello non era un bacio per nulla approssimativo, ma estremamente possessivo e un po’ freddo come se volesse solo schiacciare le sue labbra su quelle del suo ragazzo. Quel bacio sembrava di punizione.

«Ho tanta paura. Ton non oserei mai… quindi ora voglio mangiare qualcosa di buono, cosa mi hai portato?»

«Panino con pancetta e uova.» 

«Lo hai preparato tu?»  

Chon si appoggiò all’ampio petto di Ton per guardare le due fette di pane messe una sopra l’altra sul piatto. Era come un panino ripieno con lattuga, pomodori e cipolla, ma era pur sempre qualcosa da mangiare. 

«Si.» Chon esitante allungò la mano per prendere il panino con uno sguardo ambiguo, poi si voltò a guardare gli occhi dell’uomo che lo stava guardando con un’espressione innocente mal celando il suo entusiasmo mentre diede un piccolo morso al panino. 

«Com’è?»

Chon emise un gridolino e rimise il panino, che aveva in mano, nel piatto.

«Quanto è disgustoso?»

Ton a sua volta prese il panino che aveva appena riposto nel piatto Chonlatee per provarne il sapore, assaggiandolo, ma lo sputò subito.

«Hai intenzione di uccidermi dopo la prima volta insieme, giusto?» Chonlatee prese in giro l’altro uomo che aveva messo via il suo panino e che stava reggendo il piatto con una mano.

«Mi dispiace, avevo dimenticato di essere incapace di cucinare e non ti ho avvertito prima.»

«Questo è il vantaggio di avere un’amante di nome Chonlatee qui. Mi ricorda un panino, si chiama Talay Sandwich, è molto salato.»  

[N/T: Talay è un termine che viene usato per indicare alimenti pescivori, quindi in questo caso è un sandwich con del pesce, per questo molto salato.]

Ton mise il piatto con il panino sul tavolino accanto al letto, si voltò e sorrise. «Tu lo mangerai?»

«Sono incredibile, non è vero? Ma posso mangiarlo. Se lo hai fatto tu lo mangerò sicuramente.»

«Non ce n’è bisogno. Non voglio che tu debba accontentare il mio cuore torturandoti in questo modo… Tu cosa vuoi mangiare? Penso che sarà meglio se vado a comprare qualcosa per te.»

«In questo caso allora vorrei del porridge. Ma adesso non andare. Voglio restare così, ancora per un po’.» disse dolcemente Chonlatee e subito dopo avvolse le braccia intorno al collo di Ton per accoccolarsi meglio contro di lui. Alla fine Ton lo fissò seppellendo lentamente il viso nell’incavo del suo collo e prese ad assaporare il suo profumo.

«Cosa hai detto?»

«Ho detto che ti amo Ton e che voglio del porridge caldo con pezzi di carne.»

«Che ragazzino sfacciato…» Ton stava ancora strofinando il naso contro il suo collo e i suoi capelli sfioravano il mento di Chonlatee, ma un attimo dopo Ton sciolse il loro abbraccio per lasciare in fretta la stanza. «Aspettami, torno presto.»

Dopo aver finito la ciotola di porridge, Chonlatee scoprì che quella mattina Ton aveva davvero fatto del suo meglio per sbrigarsi perché oltre a prendere il cibo si era anche fermato a prendere dei farmaci antipiretici che il più piccolo prese e subito dopo Chonlatee cadde in un sonno profondo. Quella sera la febbre diminuì così, Chon decise di alzarsi e camminare dirigendosi in cucina. 

«Chon hai bisogno di qualcosa? Perché non mi hai chiamato? Potevi semplicemente chiamarmi quando ti sei svegliato invece di alzarti e uscire così.»

«Sto bene. Posso stare in piedi Ton, cosa stai facendo?»

«Lavo i piatti.» Ton era in piedi davanti al lavello, ma quando si girò leggermente Chon poté vedere una pila di piatti sporchi grande quasi una montagna.

«Mi hai fatto un panino stamattina. Perché hai usato così tanti piatti?»  

«Forse perché non avevo idea di cosa fare. Cosa dovevo preparati? Magari un brownie che  è così buono, però è davvero troppo difficile da fare.»

«Si lo è, ma cucinare non è poi così difficile. Cucinare, nuotare e guidare per me sono cose tutte uguali da fare e sono convinto che tutti possano farlo con il giusto impegno.» Chon si avvicinò lentamente a Ton che gli dava le spalle e delicatamente con le braccia gli cinse la vita per aiutarlo a lavare i piatti.

Ton lo amava davvero e voleva essere abbracciato da Chon sempre e ovunque.

«Che ne dici se ti insegno? A partire da stasera.»

«Sì certo. Per me va bene… se non hai paura di incendiare una cucina.»

«Ton…» Chonlatee sollevò leggermente la testa, appoggiandola leggermente sulla spalla di Ton, chiamando il suo nome con voce bassa e un po’ rauca.

«Eh?»

«Niente volevo semplicemente chiamarti in un altro modo o non va bene? Dimmi che va bene… va bene?»

«Se ti piace, per me va bene.»

«Non voglio che ci chiamiamo solo per nome.»

«Chon… è così che di solito tu lavi i piatti? Com’è strano.»

«Così carino, molto bravo.» Chonlatee strinse di più il suo abbraccio e iniziò a muoversi in sincronia con i movimenti di Tonhon.

«Sembra che ti piacciano le cose carine, dico bene? Le bambole, gli animali di peluche sul letto e ti piace anche un certo Ton.»

«Ton non sei adorabile. Sei un uomo feroce.» Sorrise vivacemente nel momento in cui l’altro si voltò e lo strinse tra le braccia. Anche il suo viso si piegò di più verso quello di Chon e poi lentamente si spostarono fino a sedersi sul divano lì vicino. Chonlatee si ritrovò seduto a cavalcioni sulle solide gambe di Ton, che si era voltato ed era faccia a faccia con lui.

«Allora dai un’occhiata più da vicino e dimmi… quanto sono carino?»

«Gli occhi, il naso, la bocca, i tatuaggi sul petto, l’altezza e i muscoli.»

«Quindi ti piace solo il mio corpo.»  

«No, mi piace proprio come sei.»  Chonlatee abbracciò ancora più forte il ragazzo più grande. Chonlatee si era trasformato in un gatto mentre si strusciava contro il petto di Ton.

«Adesso possiamo farci una foto? Sei così dannatamente carino, se fossi sicuro di non farti male, ti riporterei di nuovo a letto.»

«Possiamo farci una foto, ma non puoi postarla.»

«Ci sono altre cose che posso postare. Prometto che la foto che scatterò la terrò solo per me.»  Detto questo Tonhon prese il suo telefono e aprì la fotocamera per scattare il selfie. 

«Ehm… non vuoi più fare una foto di coppia?»  

«Affatto. L’ho mandata anche a te.» Chon sollevò lentamente la testa dal petto di Ton per guardare l’immagine appena scattata, poi seppellì di nuovo il viso nel suo petto come poco prima.

Dopo di che i due restarono a lungo seduti in silenzio sul divano. La conversazione tra loro non sembrava affatto necessaria quando vi era un contatto. Le guance di Chon rimasero incollate al petto dell’altro fino a quando il telefono nella mano di Ton vibrò.  

«Vado a parlare al telefono per un po’.»  

Sembra essere una cosa molto personale.  

«Un mio amico del liceo, non ci sentiamo da molto tempo… Pronto, che succede?» 

«Va bene.» rispose Chon alzandosi in piedi. 

Così Chonlatee iniziò a preparare la cena e quando Ton finì di parlare al telefono subito corse ad aiutarlo. 

«Voglio una mano.» 

«Mi sbrigo e vengo da te.» 

Detto questo Ton pose la ampia mano sul collo di Chon, costringendolo a voltarsi, e subito le loro labbra si toccarono. Un bacio dolce e breve prima che Ton, ancora al telefono, scomparisse di nuovo.  

Quando Ton uscì sul balcone il grembiule da cucina color crema era slacciato dietro la sua schiena. Chonlatee impiegò quasi un’ora per cucinare alcuni semplici piatti, ma sembrava che la persona che parlava al telefono non fosse ancora intenzionato a rientrare, così pensò di mettere tutto al caldo e di uscire fuori per andare da Ton che stava ancora parlando al telefono fuori dal balcone.  

Quando Chon arrivò alla porta finestra vide la figura alta di Ton girato di spalle. Chonlatee però, non aveva intenzione di origliare o agire in maniera scorretta, ma non appena aprì la porta che dava sul balcone, poté sentire la voce: «Chi riuscirebbe a dimenticare sette anni… Chon? … Uhm… sto uscendo con lui… ma non lo amo.»

Cosa?!!

«Hey tu! Sei qui?!.» Ton immediatamente interruppe la telefonata e mise in fretta il telefono in tasca prima di andare da Chon, che era seduto ai piedi della porta. 

«Ero venuto a chiamarti per mangiare, ma mentre camminavo non mi sono accorto del vaso della pianta proprio qui… Ti sto infastidendo?»

Perché ho sentito la frase non lo amo con le mie orecchie… la mia vista è diventata sfocata e non sono riuscito a vedere il vaso della pianta che sta per terra. 

Vuoi vedere la ferita? Vuoi vedere se sanguina? 

«Mi fa male, ma va bene.»  

Chon coprì la sua ferita con un sorriso. Alzò le braccia per avvolgerle intorno al collo forte di Ton per paura di cadere all’indietro quando lo sollevò. Ton riuscì a metterlo sul divano per poi allontanarsi. Dopo un po’ Ton riapparve con una scatola per il primo soccorso per curare la ferita al piede di Chonlatee.

«Brucerà un po’ ora che ci verso il disinfettante.» Ton esaminò il dito del piede bianco con le sue grandi mani, mentre l’odore pungente dell’alcol versato dalla bottiglia invadeva le sue narici. Quando il cotone idrofilo inumidito venne a contatto con la ferita all’alluce che aveva colpito la base tagliente del vaso della pianta, Chon poté vedere che quel taglio era lungo quasi tre centimetri. 

«Di cosa stavi parlando? Al telefono dico…» Chonlatee mosse la punta del dito già ricoperta da un cerotto di Pikachu e ritrasse le sue gambe, stringendosele al petto per il dolore. 

Chonlatee però, non osò porgere a Ton la domanda che voleva veramente fare, temendo che la sua risposta sarebbe stata troppo pesante da affrontare e divenne silenzioso. 

«Le solite cose che si dicono quando non ci si sente da molto tempo. Mi ha invitato alla riunione di classe. Sembra che Nai andrà alla festa.»

«E tu ci andrai?»

«Forse, ci sto pensando.»

«Che giorno?»

«Grandioso! Non mi ha detto quando sarà.»

«Verrà anche Amp?» 

«Come mai tutte queste domande oggi?» Ton aggrottò la fronte e si alzò da terra per sedersi accanto a Chonlatee. «Non chiederò perché lo hai chiesto, anche se credo che tu stia pensando troppo Chon. Io non ho più niente a che fare con Amp.»

«Non la ami?»

«… No, non la amo.»

BUGIARDO!  

Pensò Chon credendo di sapere chi ci fosse ancora segretamente nel cuore della persona di fronte a lui. Certamente Ton non lo amava. No, la persona nel suo cuore non era lui, anche se aveva passato tutta la notte con lui, anche se gli aveva donato tutto se stesso.

Ton, perché lo hai fatto se non mi ami?  

«La febbre è risalita? Non hai una bella cera.»

«No, andiamo pure a mangiare, ho intenzione di fare del mio meglio.»

Chonlatee scosse la testa, rifiutando il tocco e spostando la grande mano di Ton che all’inizio aveva posato sulla sua fronte, ma che lentamente aveva fatto scendere finendo per accarezzare la sua guancia.

«Mi dispiace di non essere venuto per aiutarti a preparare.» 

«Va bene, non è stato così difficile.»

«La prossima volta ti aiuterò a fare tutto.» Ton offrì il mignolo a Chon per suggellare la sua promessa. Poi iniziò lentamente ad avvicinare le labbra al viso di Chon, baciandolo dolcemente dappertutto. Poi Ton lo abbracciò spingendo l’intero corpo di Chonlatee contro il cuscino morbido posto sopra il divano. 

«Perché all’improvviso mi abbracci così forte?»

«Penso di essere così stupido. Davvero stupido.»

«Cosa è stupido e perché lo saresti?»

«Sono stupido…»

Chon strinse ancora di più a sè Ton nella speranza che lui non potesse lasciarlo.

Chonlatee sperava che in futuro quello che Ton sentiva per lui si sarebbe potuto trasformare in amore. Chonlatee voleva entrare nel suo cuore e non importava quanto tempo avrebbe impiegato, forse un anno, tre o anche sette anni come Amp… Lui era uno sciocco disposto a essere paziente, chiedeva in cuor suo a Ton di non lasciarlo per ritornare da Amp. 

«Chon, dimmi cosa sta succedendo. Cosa c’è? Mi stai facendo preoccupare.» 

«Ho solo paura che ora che ti appartengo del tutto, ora che le cose sono diventate così serie… Noi potremmo lasciarci.»

«Che stupido… chi è che si lascerà? Assolutamente no. Non penso minimamente a uscire con qualcuno altro. In più se scelgo di amarti, allora ti amerò con tutto me stesso e cercherò di prendermi cura di te al meglio.»

Ton parlò con un tono di voce serio e con la punta del suo naso sfiorò quella di Chon.

«Ho paura che tu non mi ami.»

«Non devi aver paura, quindi non farlo. Non avere paura.»

Ton prima baciò dolcemente le sue labbra per poi succhiarle e quando il bacio divenne ancor più profondo, un tipo di bacio che lasciava senza fiato, entrambi gemettero nelle loro gole. Il calore delle labbra e della lingua si intrecciava con il profumo emanato dal collo di Chon. 

Tutto, ogni suo movimento ricordava a Chon che Ton poteva farlo. A quel pensiero il cuore di Chonlatee tremò.

Solo Ton… nessun altro sarebbe riuscito a far tremare il suo cuore.

La punta della lingua calda di Ton assaporò ogni angolo della sua bocca e finalmente dopo molto la lasciò andare. Chonlatee respirava a fatica, il suo petto andava velocemente su e giù. 

Ancora una volta Ton era pronto e quello per Chon doveva essere un avvertimento che gli diceva che tutto era pronto per un altro round. Se si fossero toccati ancora più di così, lui sarebbe stato l’unico che si sarebbe fatto male ancora di più.

«Posso indossare il piercing alle labbra?» domandò Tonhon.

Delle piccole rughe indicavano il punto all’angolo sinistro del suo labbro inferiore il punto dove era stato applicato il foro.

«Voglio sapere cosa si prova.»

«Ok allora forse lo metterò e ti bacerò.»

I polsi di Chonlatee vennero stretti dalle mani del più grande, il tocco delle dita venne sostituito da quello della calda lingua di Ton che sfiorò le labbra di Chonlatee fino a quando anche tutto il suo corpo iniziò a diventare caldo.

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