TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 19 (M)

Ton era in piedi sotto la doccia, leggermente chinato in avanti per consentire all’acqua fresca di scorrere lungo il suo corpo così da lavare via il sudore insieme al calore. Lo scroscio dell’acqua che percorreva il suo corpo sino ad arrivare al pavimento in porcellana sotto i suoi piedi, unito ad una nuvola di vapore che si era creata, si interruppe rapidamente quando Ton allungò la mano per chiudere il rubinetto.

I suoi capelli colorati sembravano diventare più scuri quando erano bagnati. Ton tirò i capelli all’indietro con una mano mentre con l’altra e l’aiuto di un asciugamano, preso un istante prima, ripulì dal vapore lo specchio sopra al lavandino per poi specchiarsi e tamponare le gocce copiose che cadevano dalla sua testa.  

Piccole goccioline d’acqua adornavano ancora il suo bel viso, ma Ton sembrava non curarsene.

«Ai, vorrei chiederti una cosa…»

«Parla.» Ai si voltò dopo essersi sciacquato il viso caldo con l’acqua fresca. Avevano appena finito di fare sport e non solo il viso, ma tutto il suo corpo era accaldato, le sue guance solitamente pallide si erano colorate di rosso. 

In quel momento in bagno c’erano solo due persone, Ton e il suo amico Ai. Ton si lasciò cadere stancamente sulla panca. Il motivo per cui aveva bisogno di quel confronto con il suo amico, prima che si separassero per le vacanze, lo rendeva nervoso e titubante a parlare. 

«Beh, sai che di solito non mi faccio molti problemi e di solito riesco sempre a cavarmela, ma anche se ho fatto molte ricerche in rete, questa volta credo che sia meglio chiedere direttamente a chi ha provato una cosa del genere… in prima persona.»

«Non c’è alcun bisogno di raccontarmi l’intera storia, vai dritto al punto. Abbiamo appena finito di giocare e io sto morendo di sete, quindi muoviti prima che esca per andare a prendere dell’acqua.»

«È sempre la stessa storia.» Ton si morse leggermente il labbro inferiore, alzando la testa per guardare Ai, ancora in piedi appoggiato a lato di uno dei lavandini.

«Andiamo! Sbrigati e fammi questa domanda.»

«Com’è la prima volta?»

«Quale prima volta?» Ai incrociò le braccia al petto e guardò i grandi occhi marrone scuro del suo amico spalancarsi leggermente. Vide confusione mista a preoccupazione nello sguardo di Ton e quella constatazione lo fece riflettere.

«Eh… ecco… la prima volta con Nai… com’è andata?»

«Il primo incontro? Te lo avrò raccontato almeno un centinaio di volte, conosci la storia. Gli era caduto il portachiavi a forma di anatra della macchina, io l’ho raccolto e quando gliel’ho restituito, lui mi ha sorriso e mi ha detto: “che cosa buffa, questo portachiavi non si è mai staccato.” E adesso il portachiavi è ancora attaccato alle chiavi dell’auto di Nai.» 

«No, non è quello che intendo.» Deglutendo leggermente Ton fece un respiro profondo. Afferrò per un braccio Ai e prese a scuoterlo mentre con tono quasi esasperato gli chiese:

«Voglio sapere… com’è stata la vostra prima volta insieme

«Oooooh, ho capito. Pensavo che il tuo piccolino, visto il modo in cui ti ha dato la caccia, fosse pronto e disposto a sopportare ogni cosa. Come mai ti innervosisci così facilmente?»

«Per tutti gli dei! Come posso rimanere calmo? Non so nulla sui rapporti tra due maschi. Non sono mai stato con un uomo e non ho idea di cosa fare con Chon. Come hai fatto… ho troppa paura di fargli del male.»

«La prima volta, purtroppo, farà male. Se utilizzerai il gel lubrificante aiuterà molto. Siete molto diversi fisicamente… lui è così delicato. Dovrai andarci piano e ti consiglio di non stare sopra.» Dopo che Ai dispensò il suo saggio consiglio si voltò e si diresse fuori dal bagno, lasciando da solo Tonhon. 

Quindi è Chon che deve stare sopra. Aspetta! Questo significa che dovrebbe essere Chon a pugnalarmi?

A quel pensiero il viso di Ton divenne immediatamente bianco. Stavano insieme da poco e quella era la prima volta in vita sua che aveva un amante maschio e si trattava di Chonlatee. 

Certo era un uomo, ma lui lo amava ugualmente. Dormire insieme era normale, ma pensare di farlo in quel modo… era un grosso problema, Tonhon non aveva mai nemmeno immaginato che sarebbe stato lui quello dei due a essere “pugnalato”.

Oh!! È terribile!

«Devo ammettere che Nai non ha poi tutti i torti a prenderti in giro. Guardati! Ora ti dirò cosa fare, presta attenzione, ok?» Ai si voltò a guardare di nuovo Ton che alzò leggermente gli occhi al cielo perché si sentiva improvvisamente molto stanco.

«Dovrai farlo con molta delicatezza. Dovrai fare le cose con calma e solo dopo andare al sodo. Sai Fao mi ha detto che dovrei farmi pagare per il mio prezioso aiuto.»

«Cosa vuoi? Posso darti tutto.»

«Una foto di Chon quando era bambino.» Ai tese un dito.

Ton per un attimo guardò con odio quel dito, poi sembrò pensieroso, ma dopo afferrò il dito dell’amico e lo scosse mentre un sorriso radioso faceva capolino sul suo viso. 

«Ne ho un album intero. Te ne regalerò una.»

«Perfetto allora. Ora siediti e apri bene le orecchie. Ascolta bene quello che ti sto per insegnare. Garantisco al cento per cento che il risultato sarà ottimo ed entrambe le parti ne trarranno piacere.» Ai si chinò sedendosi sul bordo del piano di pietra che sosteneva il lavandino, dopodiché diede un colpo alla fredda superficie per invitare Ton a sedersi accanto a lui.

«Vieni qui baby. Daddy Ai ti insegnerà tutto. Stai per ricevere la più diabolica delle conoscenze, mio allievo.»  

**********

Chonlatee stava ancora dondolando le gambe seduto sugli spalti, ma si interruppe bruscamente quando vide la figura alta di Ton camminare verso di lui dopo essere scomparso nel bagno per un bel po’ con il suo amico Ai. Sia i capelli che le sue sopracciglia folte erano ancora bagnate, esaltando i lineamenti marcati del suo viso che erano più nitidi che mai.

Chon si alzò dal suo posto e gli corse incontro, fermandosi davanti a lui.

«Ton… hai ancora molto caldo? La tua faccia è ancora rossa e stai sudando.» Chon inclinò la testa osservando con uno sguardo dolce Ton, ancora per qualche secondo.

«No, sto bene.»

«Non c’è motivo di preoccuparsi, Chon. Va tutto bene, la notte andrà bene.»

«Dannazione Ai!» Ton si voltò e gridò forte verso il suo amico che stava tornando dal bagno. Dopodiché gli afferrò il suo piccolo braccio, anche se sembrava che Ai non avesse ancora finito di parlare. «Stai zitto. Altrimenti non ci sarà più nessuno ad applicare la famosa tecnica con Nai.»

«Ok ok, la smetto. Anche se non stavo dicendo niente di che. Vieni qui. Anche se tieni la mano di Chon in questo modo, non cambia niente.» Ai gli sorrise lanciando a Ton uno strano sguardo poi mise la sua grande mano sulla spalla di Chon. Ai aveva un modo di fare arrogante, ma sembrava anche che il suo fosse un gesto di incoraggiamento. Un secondo dopo però Ton gli tirò un calcio.

«Chi ti ha dato il permesso di toccarlo? Sparisci.»

«Che avaro.»

«Appartiene a me. Torniamo a casa Chon.» Ton tese una mano accarezzando i capelli di Chonlatee e pose l’altra intorno alle spalle di Chon, proprio dove un attimo prima si era posata quella del suo amico. Ton prese per mano Chon. Lui si era specializzato nel tenere la mano del più giovane, così i due mano nella mano, si incamminarono nella direzione opposta a quella di Ai.

Chon aveva lasciato che Ton prendesse la sua mano, poteva sentire il calore di quel semplice tocco diffondersi in tutto il suo corpo. Anche se Ton camminava stando davanti lui, le sue lunghe gambe avanzavano piano lungo il bordo del campo, a passi lenti in modo che il più piccolo potesse seguirlo senza sforzo. Di tanto in tanto si udivano le grida in lontananza dei ragazzi in mezzo al campo e le loro figure diventarono sempre più piccole. Giunti in una zona lontano dai fari che illuminavano i campi sportivi Tonhon e Chonlatee   iniziarono a parlare e tra loro calò un’atmosfera calma e serena.

«Ton perché sei così taciturno? È uno strano silenzio il tuo.»

«Sto solo pensando.»

«Tu cosa? Cosa ti sta passando per la testa?»

«Non posso restare in silenzio e aspettare fino a quando non saremo nella nostra stanza. Quindi penso che te lo chiederò adesso. Perché ti piaccio?» Proprio quando erano arrivati al  parcheggio, Ton rallentò ancora la sua andatura. In origine i due si tenevano semplicemente per mano, palmo contro palmo, ma col tempo le cose erano cambiate. Quella sera grandi ed affusolate dita si intrecciarono a quelle piccole e sottili, e non si erano mai lasciate per tutta la durata della loro passeggiata.   

«Perché tu sei un cavaliere.»

«Cavaliere?»

«Sì. I motivi per cui mi piaci, sono tanti. Se dovessi elencarli proprio ora, temo che impiegherei un foglio molto più lungo della distanza da qui alla nostra stanza. Quindi per riassumere in una sola parola tutte le qualità che mi piacciono di te esiste solo una parola, cavaliere

«Quindi per te sarei un cavaliere dall’armatura scintillante?» Ton si voltò a guardare il ragazzo più piccolo. Solo una fioca luce proveniente dal lampione più lontano li illuminava, ma bastò a Chon per poter vedere lo stupore sul viso di Ton.

«Sì, ora per me sei un perfetto cavaliere.»

«Perché?»

«Io di solito arrivo al college prima di te, ma sono molto lento a camminare e temo di non riuscire a stare al tuo passo. Ogni volta che andiamo insieme però tu rallenti in modo che io possa camminare al tuo fianco. Anche prima. Noi due stiamo insieme da poco e nonostante nessuno oltre i tuoi amici lo sappia, tu mi hai preso per mano davanti a tutti e non l’hai lasciata; ma non è solo questo. Ton tu non ti limiti a tenermi per mano, tu mi aspetti sempre quando camminiamo insieme, mi aiuti se ho un qualsiasi problema. Ti ricordi di quando eravamo bambini? Quella volta in cui sono stato punto da un’ape. Sono scoppiato a piangere e tu sei corso da me, mi hai consolato e mi hai portato sulle spalle. Da quel momento hai iniziato a piacermi.» Chonlatee alzò la mano libera e delicatamente prese l’altra mano di Ton. «Anche adesso, quando qualcuno mi infastidisce ecco che tu appari ad aiutarmi e mi salvi. Proprio come quando eravamo bambini; non è cambiato nulla. Tu sei sempre lo stesso.»

«Ascoltami Chon, più che un cavaliere io mi definirei un teppista che combina casini.»

«Agli occhi degli altri potrai anche sembrare un teppista, ma a me non importa, sono più che convinto del mio pensiero.»

«Il cavaliere ed il principe.» 

«Ad un principe così buono, non dovrebbe piacere il cavaliere.»

«Io non conosco gli standard con cui la gente giudica le qualità di una persona, non so come si fa. Ma per me tu sei la persona migliore che conosca e lo sarai sempre. Se possibile, vorrei restare per sempre al tuo fianco.»

«Quindi posso esprimere un desiderio? Chon vorrei che fossi mio… adesso.»

Chonlatee alzò la testa incontrando i grandi occhi di Ton. Vedendo la forza nel suo sguardo Chon pensò che tutto quello doveva essere uno scherzo. Inoltre le grandi mani dell’altro strinsero ancora di più le sue, mentre Chonlatee rimase in silenzio non riuscendo a trovare le parole.

«Perché mi stai chiedendo proprio questo?»

«Va bene se non vuoi, se non ti senti pronto. Non c’è fretta.»

«Io… ok, a me va bene.» Alla fine Chon accettò. 

Davvero Ton vuoi ancora farlo con me? Ton vuole essere mio marito. 

Quella era davvero l’opportunità per Chon di avere Ton come marito?

Chonlatee ancora una volta si era perso nei propri pensieri. Rimase lì, ripensando alla domanda che gli aveva fatto la sua migliore amica, Pam. Per lo più in quel momento la considerava solo come una frase scherzosa, ironica. Perché in sostanza Chon non aveva mai pensato che un giorno avrebbe potuto vivere una situazione del genere, vivere l’inizio di una vera relazione con Ton.

**********

L’atmosfera quella sera nella camera, avvolta da un surreale silenzio, era perfetta.  

Chonlatee e Tonhon erano seduti in un angolo del letto. Entrambi avevano finito di lavarsi i denti. Quel surreale silenzio venne interrotto dal rumore provocato dal movimento di Ton quando si era avvicinato a Chonlatee.

«Ho già preso il gel e i preservativi.»

«Sì.»

«Cercherò di essere gentile.»

«Sì.»

«Se non funziona, puoi dirmi di smetterla?»

Ed ancora… 

«Sì.»

«Ehm… non sto correndo troppo, vero? Ti sembro impaziente? O dovrei aspettare ancora? Penso che farei meglio a tornare dov’ero.»

Dopo aver visto Ton pronto a lasciarlo da solo nel letto, Chon allungò la mano per afferrare l’angolo della maglietta di Tonhon.

Prova a capire Ton. Dormiamo insieme da migliaia di anni, ora indosso una maglietta e la indosso anche se ho così tanti pigiami e camicie da notte.

… questo non può essere davvero Ton.

… io non posso.

«Quando smetterò di avere pensieri maliziosi e comincerò a farlo davvero?» 

Oh! Vorrei solo farlo ed essere così coraggioso da dirlo come hai fatto tu prima. 

Chon si sentiva molto male per la sua passione verso Ton.

Sorpreso dalle sue stesse istintive azioni Chon lasciò andare di colpo l’angolo della maglietta di Ton e alzò rapidamente le mani per coprirsi il ​​viso e nasconderlo ai grandi occhi acuti di Ton che continuavano a fissarlo in silenzio, finché non sentì che Ton era sceso dal letto. «Ho dimenticato, cos’è che hai appena detto?»

«Quello che mi stai chiedendo è se io voglia davvero appartenere a te, tanto quanto tu vuoi che io ti appartenga, non è così?»

«Vuoi vivere la realtà, il presente o vuoi continuare a vivere nel tuo bellissimo mondo di fantasia? Se sceglierai la realtà, io apparterrò a te e tu Chon apparterrai a me, per sempre. Se sceglierai il tuo modo fantastico, allora mi alzerò dal letto, andrò sul divano e dormirò là.»

«L’ho già detto prima, ma te lo ripeto. Sicuro di volerlo ancora fare?» 

Tonhon spinse Chonlatee sul grande letto, portando le sue grandi mani in basso accanto alla sua vita, imprigionandolo e rendendogli impossibile muoversi o scappare. Quando aprì gli occhi e guardò davanti a sé, gli occhi di Chonlatee non avevano mai smesso di guardarlo.

«Io non…»

«Lo so…»

Ton si distese sopra il Chonlatee, incurvò leggermente la schiena per non colpire la testiera del letto. 

Inizialmente Chon si chiese che cosa avrebbe fatto dopo, ma non fece in tempo a supporre niente perché il suono del cassetto del comodino, di fianco a letto, che veniva aperto catturò la sua attenzione. Chon credeva di sapere cosa Tonhon stesse prendendo da quel cassetto e presto ne ebbe la conferma.  

Una scatola per preservativi e il gel lubrificante… 

Il silenzio inondò di nuovo la stanza quando Ton tornò sopra Chon. I loro occhi si incontrarono ancora una volta e per Chon era come se il tempo si fosse fermato per un attimo e avesse ripreso il suo lento scorrere solo quando Ton incominciò a muoversi. 

Ton allungò le braccia e afferrate le ginocchia di Chon, aprì le sue gambe e si adagiò nello spazio tra loro finalmente libero. Chon sentì le sue grandi e calde mani scivolare lentamente sotto la sua maglietta. Ton prese ad accarezzare delicatamente prima la vita del più piccolo e dopo le sue mani si mossero verso l’alto, accarezzando ogni centimetro della pelle di Chon, per poi fermarsi sopra i suoi capezzoli. 

Chon sentiva il peso dell’altro e forse grazie anche alla sua stimolazione, in quel momento faceva fatica a respirare, sentiva il suo cuore battere all’impazzata e il suo petto si alzava e abbassava frenetico.   

«Mmmm…» Chon emise un lieve gemito mentre l’intero corpo di Ton premeva su di lui. L’eccitazione di Chon aumentò quando Ton iniziò a far scivolare le sue labbra sul suo corpo, lasciando una scia di piccoli e profondi baci sul collo poi sulle sue labbra, prima di scendere lentamente fino a fermarsi di nuovo là, su quei piccoli boccioli rosa.  

La camicia aperta era ai lati del suo petto e Chon anche non vedendolo poteva sentire il suono prodotto dalle labbra dell’altro che succhiavano non lontano dal suo orecchio.

La confusione e l’esitazione che Chon aveva provato in un primo momento erano completamente svanite, al suo posto in quel momento provava la sensazione di poter affrontare qualsiasi cosa; Ton aveva conquistato tutto di lui, era stato diverso da tutti gli altri fin dal primo giorno.

Oltre al collo e al petto Ton si concentrò anche sulle labbra di Chon. Le bació con passione e quando le lasciò libere erano gonfie. Chon non si era reso conto di quando Ton gli avesse sfilato il pigiama perché in quel momento riusciva solo a gemere mentre il suo corpo tremava sotto il tocco dell’altro. 

Ton si fermò e alzò la testa, quando i suoi occhi incontrarono quelli di Chon e disse: «I tuoi capezzoli sono piuttosto rosa.»

«Uhmm… ti piacciono?» Chonlatee riuscì a chiedere prima di gemere di nuovo. 

La bocca di Ton si posò di nuovo sul suo corpo per continuare quella lenta e dolce tortura verso i suoi capezzoli ormai turgidi che spiccavano in contrasto alla sua pelle bianca. Poi Ton alzò il capo dal petto per ammirare i risultati del suo lavoro, ammirando quelle rosee cime innalzarsi verso l’alto. 

«Mi piacciono.» Ton le assaporò di nuovo con la punta della lingua e dopo si leccò le labbra. Le sue labbra rossastre diventarono umide e bagnate. Ton osservò ancora una volta Chon in viso e poi rapidamente si chinò su di lui. Di nuovo passò la punta della lingua, assaporando il bel bocciolo che indurito spuntava dal petto del suo amante. Allora Tonhon iniziò a succhiarlo, avvolgendolo con le carnose labbra ed infine lo mordicchiò leggermente con i denti. Poi si concentrò per donare le stesse attenzioni anche all’altro capezzolo del più piccolo.

«Uhmmmm!… Ah!»

Chonlatee piegó la testa, contorcendosi e nascondendo il viso, affondando contro il cuscino.

Allungò le braccia afferrando le larghe spalle di Ton e inconsapevolmente vi affondò dentro le unghie. Più le carezze di Ton si intensificavano più le sue dita stringevano le spalle dell’altro. Dopo aver leccato e succhiato più forte i duri capezzoli di Chon, Ton si soffermò ad ammirare il loro intenso colore rosa, la piccola forma rotonda e adorabile mentre un diabolico sorriso di soddisfazione lampeggiò sulle sue labbra, mostrando i denti.

La persona di fronte a Chon in quel momento non sembrava affatto il suo Ton, era più simile a una bestia selvaggia… la lussuria lampante negli occhi di quella bestia eccitò e allo stesso tempo spaventò Chonlatee.

Sempre più feroce… il suo desiderio quasi febbrile stava aumentando. Anche il desiderio di Chon aumentò a dismisura sotto il tocco di Ton. Chon non si sentiva più padrone di se stesso, la sua mente era vuota, il suo corpo privo del più piccolo briciolo di forza.   

«Uhmm… Uhmm…» Chonlatee era in balia del suo ragazzo; non ebbe il tempo di opporsi all’altro o di vergognarsi quando sfilò via i suoi vestiti, ma riuscì solo ad inarcare la schiena verso di lui. 

Quando le mani di Ton scesero verso il basso e toccarono Chon proprio in quel punto, il più piccolo, di riflesso, si inarcò ancora di più verso l’alto spinto dal delicato e costante tocco di Tonhon. 

Chon percepiva l’odore del sesso, non era solo una speranza e infatti subito dopo potè sentire di nuovo la lingua di Ton su di sé. Gli si ruppe il respiro e poté solo gemere ancora. 

«Uhnm… No… Ton… Ton, no.» Il dolce dolore proviente da quella tortura gli procurò un’esplosione di piacere crescente mista a una sensazione di paura. La sua mente si svuotò del tutto, Chonlatee si sentì leggero, come se stesse fluttuando al di sopra del grande letto prima di ricadere sopra il materasso, ritornando alla realtà, sentendosi accaldato e completamente esausto.

Chonlatee era sfinito, senza fiato e si cullò beato tra le forti braccia dell’altra persona.

«Bellissimo.»

«Eh… Sì?» Chon guardò esitante Ton attraverso i suoi occhi stanchi, lo vide alzare le mani per afferrare il bordo della sua maglietta e sfilargliela via un attimo dopo. 

«Io dico che tu sei bello.»

«Non hai mai visto una vera bellezza?»

«La sto guardando proprio adesso. Questa persona è la più bella.» 

Ton sorrise leggermente e si chinò per baciargli le labbra. Poi afferrò Chon per la vita e lo fece voltare con la pancia rivolta verso il materasso e un attimo dopo lunghe dita affusolate aprirono e iniziarono a toccare l’ingresso segreto di Chon.

«Mi chiedo se riuscirò ad entrare. Perché è così stretto… è davvero stretto.»

«Poco affascinante. Questo mi rende brutto per te.»

Chonlatee respirava a fatica, sperò invano di potersi spostare per prendere un boccata d’aria fresca capace di dissipare il calore che gli infiammava il viso. Spalancò la bocca alla stimolazione dell’altro e afferrò un angolo della fodera del cuscino. Quando Chon udì il suono dell’apertura della confezione di gel lubrificante, chiuse gli occhi agitato.

Tonhon versò una generosa quantità del liquido denso sulle dita e iniziò a strofinare lo stretto canale di Chon che trasalì quando un dito pieno di gel lubrificante venne inserito nel suo corpo.

«Uh!»

«Fa male?»

«Uhm…no, non fa molto male.» Chon si inarcò leggermente alzandosi dal letto quando l’altra mano di Ton scivolò verso il basso e lo abbracciò. Ton versò il gel su tutte le dita della mano nel tentativo di procurare il meno dolore possibile al suo piccolo Chon. 

«Uhm… allora posso inserire un altro dito?»

«Uhmmm, Ton… » Chon gemette sentendo la nuova invasione del suo canale che pian piano stava accettando quella intrusione.

«Ton non c’è bisogno di spiegare tutto passo dopo passo. Mi imbarazza, ok?»

«Sì, certo. Smetterò di parlare…» Ton si chinò e gli baciò l’orecchio, poi scivolò leggermente verso il basso, lungo il lobo e passò la sua lingua su quel punto sensibile, suscitando nell’altro onde di piacere sempre più forti. 

Ton stava cercando di distrarre Chon, dedicandosi alle sue zone erogene procurandogli piacere, dal dolore per l’ingresso di un terzo dito. Quando il corpo di Chon lo accettò Ton prese a muovere le sue dita con un movimento lento e costante, dentro e fuori dal passaggio di Chon. 

«Le protezioni.» 

«Certo che userò un preservativo, non c’è bisogno di dirmelo.»

«Ok.» Ton girò il viso di Chon verso il suo e strofinò delicatamente la punta del naso contro quello dell’altro. Immediatamente tutto il corpo di Chon sembrò rilassarsi, ma un brivido di pura lussuria scese lungo tutta la sua schiena quando vide Ton portarsi la bustina del preservativo alle labbra per poi strapparla con i denti, aprendola. 

Dopo aver messo adeguatamente il preservativo, Ton avvicinò il suo membro duro all’apertura del più piccolo e Chon riuscì a sentire il calore che emanava. Molto lentamente Ton, poco a poco entrò, ma il dolore di conseguenza si diffuse su tutto il corpo di Chon.

«Ah! … uhm…» Chon spinse di nuovo il viso nel morbido cuscino. Cinque dita avvolsero la sua mano e si intrecciarono a quelle di Chon nel tentativo di alleviare il suo dolore e la sua tensione. Tonhon stava tentando di essere il più delicato possibile, cercando di prestare le giuste attenzioni a Chon e chinandosi sopra di lui iniziò a lasciare una scia di delicati baci lungo la sua schiena. A Chon sembrò che quei baci si diffondessero in tutto il suo corpo, ma sfortunatamente non aiutarono ad alleviare il dolore che stava provando. 

«Oh. No?»

«Uhm… fa male.» Chon alzò la testa e si voltò verso Ton per rispondergli, ma sbattendo le palpebre, calde lacrime irrigarono le sue guance. Tutte quelle lacrime però, vennero assorbite dall’altra persona che con caldi baci prese ad asciugarle. «Sei già entrato tutto?»

«Sì, è tutto dentro.»

«Allora puoi muoverti. Posso sopportarlo.» Chon scivolò di nuovo verso il basso, tornando a stendersi con la pancia rivolta al materasso. Allungò una mano e prese quella di Ton e di nuovo intrecciarono le loro dita. Le cinque dita strinsero sempre di più quelle di Ton quando cominciò a vagare dentro di lui.

Le spinte erano lente e ogni volta stimolavano di più il piccolo. A poco a poco nella stanza, oltre quelli di Chon, risuonarono anche i rochi gemiti di Ton e il suono dei loro corpi che si scontravano. Dopo molto tempo il dolore dentro Chon lentamente si attenuò e al suo posto rimase solo un qualcosa chiamato piacere.

Anche se era doloroso, sapeva che era importante rimanere rilassati. Dopo aver superato il momento più difficile si lasciò travolgere dalle emozioni e chiamò il suo nome dal profondo del cuore.

«Ton… Uhmm… Ah… Ton…»

«Chon… Chon…»

«Ton, ti amo…» 

Un sorriso radioso apparve sul volto di Ton, si chinò su Chon e messa una mano sotto il suo mento lo fece voltare verso di lui e ricoprì con la sua quella di Chon per un bacio profondo.  Incapace di parlare, le parole rimasero intrappolate nella gola, ma le sue dita strinsero forte la pelle di Chon, fino a lasciargli dei segni man mano che il ritmo delle sue spinte diventava sempre più incalzante, fino a quando entrambi i loro corpi non vennero scossi da violente convulsioni. Chon riversò il suo sperma sopra il letto, mentre per quanto riguardava Ton, dopo essere uscito dal più piccolo si era tolto il preservativo e Chon poté vedere una certa quantità di liquido bianco al suo interno. 

Poi, senza dire una parola, Ton allungò la mano e prese un’altra bustina che aprì sempre con i denti… e così i giochi vennero di nuovo riaperti.

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