TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 18

Nel centro commerciale.

Chonlatee seguiva il corpo alto del ragazzo che spingeva il carrello dinanzi a lui. 

La scena che gli si stava parando davanti ai suoi occhi in quel momento si stava svolgendo all’interno della corsia “dolci”, esattamente di fronte alla sezione dedicata al cibo spazzatura, e in particolare davanti a loro erano esposti diversi tipi di cioccolata, biscotti o caramelle. La maggior parte di tutti gli articoli esposti venivano lanciati da Tonhon nel carrello di fronte a lui. Chonlatee osservava Ton intento a scegliere tra i vari articoli. Lui spesso osservava un prodotto almeno due volte prima di sceglierlo mentre Ton nemmeno lo guardava, lo buttava subito dentro il carrello senza nemmeno pensarci. 

«Questo è troppo Ton. Anche se vivessimo in un’area remota dove non si può comprare nulla da nessuna parte, non dovremmo comprare e conservare snack in queste quantità.»

«Ma non sei tu quello che ha fame? Se non mangi questo, di cosa ti nutrirai? Delle nuvole? Sto prendendo tutto quello che ti piace.»

«Vuoi dire che li stai comprando per me?»

«Uhm-uhm. Tu puoi anche essere quel raro tipo di persona che si prende molto cura degli altri, ma tiene poco a se stessa. Guarda però che io ti ho osservato e ti ho visto portare spesso dolci in tasca.»

Appena finì di parlare Ton alzò una mano e prese a strofinarsi delicatamente la nuca per poi voltarsi e tornare indietro nel punto in cui si trovava Chon. Ton aveva notato come le orecchie del più piccolo erano diventate rosse.  

Poco dopo, il corpo di Chon venne afferrato saldamente e avvolto in un abbraccio, spingendo in avanti il carrello e ignorando le persone intorno a loro che si erano voltate a guardarli.

«Ton, le persone ci stanno guardando…»

«E allora? C’è qualcosa di sbagliato?»

«Esatto. Due uomini… due ragazzi insieme… se vuoi portare tu il carrello va benissimo. Ma ora, per favore, lasciami andare.»

«No, resta qui, così. Anche se gli altri ci stanno guardando, non stiamo facendo niente di male. Voglio far sapere a quei ragazzi che sei mio.»

«Cosa c’è che non va in te così all’improvviso? Comportati naturalmente, anche se in modo geloso. Sicuramente qualcosa nel sushi che hai mangiato poco fa, ti ha fatto male.» Chon rise forte, ma aveva ancora la faccia arrossata per via degli occhi di coloro che li circondavano.

«Sei molto carino, per questo molte persone ti guardano. Se non metto in chiaro il mio diritto di proprietà, immagino che qualcuno tra poco si avvicinerà a te.»

«Sei una persona gelosa, molto gelosa. Quindi senti di dover esprimere la tua possessività, non è vero? Potrebbe rivelarsi una cosa difficile da gestire, ma posso sopportarlo, giusto?»

La punta del naso del ragazzo alto si avvicinò al suo collo e un braccio di Ton afferrò la vita sottile di Chon. Portò il naso tra i suoi capelli annusandoli, in quello che era un gesto molto intimo.

«Oh, questo non va bene. Le persone potrebbero pensare male di noi, lo sai eh?»

Chon però era anche felice al punto che non ebbe il coraggio di alzare il volto per affrontare Ton in quel momento.

«Hai capito, vero?» Ton chiese di nuovo, le sue belle labbra erano diventate pretenziose di giorno in giorno. Poi Ton tornò al suo fianco. «Voglio che anche tu sia geloso. Questo mi fa sentire che per te sono importante.»

«Questa è una cosa abbastanza buona. Cosa vuoi comprare? Sono qui per aiutare il mio bambino a scegliere.»

«Sii serio. Mi prendi sempre in giro.»

«Dico sul serio Ton.» Chonlatee si sporse in avanti per sussurrargli dolcemente all’orecchio, poi si chinò rapidamente per prendere il carrello e finire la spesa. Chon considerava la cosa per un certo aspetto rischiosa in quanto poteva sembrare un po’ problematica, ma non era poi una grande seccatura.

La spesa al supermercato sembrò richiedere molto più tempo di quello previsto dato che  Ton continuava a mostrargli cose comportandosi in maniera infantile, stuzzicando Chon e costringendolo a molte fermate nelle corsie. In aggiunta a ciò, Ton si rifiutava ancora di lasciarlo andare, tutto il corpo di Chon venne tenuto stretto tra le sue braccia in quel modo intimo. Ton non lo aveva lasciato andare nemmeno quando arrivarono alla cassa. Il più grande notò che il cassiere continuava a sorridere al suo ragazzo, così Ton continuava a comportarsi in quel modo anzi decise addirittura di chiedere al cassiere.

«È molto carino il mio ragazzo, vero?»

In quel momento Chon era così imbarazzato che il suo unico desiderio era quello di nascondersi in buco sotto terra.

Perché ti piace prenderti gioco di me, solo per farmi impazzire? Morirò presto?!

«Chon! Se non mi aiuti a portare le cose, non provare ad andartene.»

«È giusto che tu porti tutto da solo. Questa è la tua punizione per avermi preso in giro prima.»

«Oh, quante volte l’ho fatto. Per favore, torna qui da me.»

«Allora devi promettermi che non ti prenderai più gioco di me.»

«Lo sai che quando sei così cattivo con la persona che ami è solo una dimostrazione d’amore? Voglio solo prenderti un po’ in giro.»

«Allora ora che stiamo insieme sarà solo una continua e amorevole presa in giro… Okay.» Chon fermò i suoi passi aspettando Ton e quando il più grande lo raggiunse, i due si diressero insieme al veicolo nel parcheggio.

Entrambe le mani di Ton erano occupate dalle buste della spesa e non avendo più mani libere per prendere e tenere la mano dell’altro, come accadeva per tutte le altre coppie, Chon aveva dovuto escogitare un altro modo, così allungò un braccio e lo avvolse attorno a quello di Ton. 

«Piace anche a te abbracciare così all’improvviso il braccio del tuo fidanzato, non è vero? Vuoi tenerlo vicino a te con cura?»

«Sì, anche io sono sciocco come te e se non ti tengo stretto a me, verrai rapito da qualcuno. Il solo pensiero è terrificante!»

«Come se ti stessi giurando fedeltà.»

«Non scherzare!» Chonlatee rispose a voce alta. Il ragazzo sorrideva mentre parlava con Ton lungo la strada. Quando qualcuno si prendeva gioco di Ton, sul suo volto compariva una leggera espressione irritata. Chon aveva fatto pace con il suo ragazzo strofinando delicatamente il suo viso contro il suo braccio, così Ton era tornato di nuovo a essere felice tanto da non essere più interessato a quello che era successo.

Chon ammise di sentirsi molto bene, in quel momento era felice, ma quel periodo di felicità quasi surreale era destinato a svanire rapidamente perché Chon avrebbe dovuto confrontarsi molto presto con una forza del male… 

«Oh… Allora è proprio così che è andata finire.»

Un suono leggermente acuto proruppe dalla persona che teneva fermo Ton per un braccio.

Ton allungò la schiena e il sorriso che aveva appena guadagnato scomparve non appena si voltò nella direzione in cui guardava Chon.

«Amp…»

«Ciao Ton. Stai andando a comprare cose con il tuo nuovo amante? È davvero una cosa  inaspettata. I tuoi gusti sono cambiati davvero molto in fretta… Avrei dovuto saperlo che tu, a forza di stare con Nai, avresti fatto una cosa simile. Probabilmente perché non hai nessuna e il tuo amico ha come amante un ragazzo, quindi hai voluto provare anche tu a uscire con uno di loro.»

Chonlatee sentì il suo corpo diventare per un attimo insensibile. Si sentì male dovendo affrontare lo sguardo sprezzante di una donna di media statura, snella e molto slanciata. Come se non bastasse, quella donna possedeva anche un paio di grandi occhi rotondi, un naso piccolo molto carino e un paio di labbra piene e rotonde, molto belle specialmente quando parlava.

Chon doveva riconoscerlo, la prima volta che aveva visto una foto di Amp, aveva dovuto ammettere dal profondo del suo cuore che quella ragazza era molto bella e persino lui aveva creduto che lei fosse all’altezza di Ton. Non aveva mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui lui e quella ragazza si sarebbero affrontati faccia a faccia. La bellezza di quella donna, vista da vicino… Era molto di più di persona rispetto alla foto.

In quel momento Chon si sentiva come un uomo etero. Come in passato sentì che non avrebbe dovuto frapporsi tra coloro che si amavano proprio come Ton ed Amp.

«Al momento è proprio quello che sembra Amp. Sto uscendo con qualcuno che non ha nulla a che fare con te. Noi due abbiamo chiuso, l’hai dimenticato?»

«Ton sei sicuro? Sei davvero certo che noi due possiamo davvero dimenticarci l’uno  dell’altra? Se avevi solo intenzione di provocarmi, non avevi bisogno di trascinare il ragazzino in tutto questo. Ti chiami Chon, giusto? In realtà è stata una sorpresa quando ti ho scritto eppure non ho ricevuto nessuna tua risposta. La verità è che ti stavo osservando. Ti sei appena trasferito qui dalla tua città, giusto?» Amp fece un passo in avanti verso Chon, abbassando la sua voce in modo che solo lei e Chon potessero sentire quello che stava dicendo. «Se lo vuoi posso prestartelo. Però la cosa più importante che dovresti sapere e che non importa dopo quanto, ma io riavrò sicuramente le cose che sono mie.»

Sembrava proprio che la sua esistenza fosse già nota, ma sembrava anche che Chon fosse molto bravo a gestire situazioni simili o persone come lei. 

«Non scherzare con Chon.»

Adesso Ton mi sta proteggendo… Credo che sia un bene… Magari faccio la cosa giusta non rispondendole e a non dire niente… 

«Non voglio scherzare proprio con nessuno. Sto solo dando dei consigli che ritengo utili al tuo nuovo amante… tutto qui.»

«Non importa.»

«Forse è così… Ora penso che sia meglio che vada e comunque, non voglio fare il terzo incomodo.» Amp fece una breve pausa poi riprese a parlare. «Se ci sarà in futuro la possibilità di incontrarvi di nuovo, voglio solo che voi due sappiate che potrebbe non essere una coincidenza.»

Le sue belle labbra si mossero leggermente con dolcezza schiudendosi con un sorriso beffardo. I suoi grandi occhi guardarono Chon dalla testa ai piedi prima di voltarsi e camminare nella direzione opposta, mentre il suono dei suoi tacchi alti echeggiava al suolo in modo ritmico e regolare. Quando Amp scomparve dalla loro vista, Chon e Ton rimasero in silenzio e, a giudicare dall’espressione sul suo viso, Chon sembrava essersi molto irrigidito.

«Ton… Vuoi tornare insieme ad Amp?»

«Mai.»

«Mi fido di te.» Chon rispose gentilmente, poi guardò furtivamente il bel viso di qualcuno più alto di lui. Ciò che Amp aveva detto poco prima non aveva funzionato, Chon non si sentiva intimorito da quello ma era ancora preoccupato per via di quegli occhi acuti che erano ancora lì a osservare qualcuno che era andato via. A Chon sembrava che qualcosa fosse rimasto in sospeso. Era come se un incendio che sembrava apparentemente spento lasciasse ancora dietro di sé della cenere, cenere che era in attesa di bruciare ancora.

Allora cosa avrebbe dovuto fare Chon in quel momento? Scherzi a parte, avrebbe dovuto usare dell’acqua per riempire il braciere, o correre e trovare un estintore per usarlo al più presto?

«Torniamo a casa Chon. Non pensare troppo a quello che ha detto Amp.»

«Sì Ton, ci proverò.»

Il forte odore degli spaghetti ai frutti di mare, unito a quello della pancetta che stava cuocendo, era già abbastanza difficile da sopportare per Chonlatee, ma quella sera doveva sopportare anche l’odore del fumo da sigaretta proveniente dal balcone. Chonlatee era al limite della sopportazione, in quel momento cominciava ad avere le vertigini nell’annusare entrambi gli odori contemporaneamente. Per questo decise che come prima cosa avrebbe finito di preparare la cena il più in fretta possibile. Una volta terminato aveva spento i fornelli, ma di Ton ancora nessuna traccia. Da quando erano rientrati non aveva smesso di fumare; anche in quel momento era ancora fuori, sul balcone, con una sigaretta in mano. 

Chonlatee dopo essersi lavato le mani nel lavandino della cucina camminò verso il salotto dove, aperto lo zaino, decise di prendere il pacchetto di sigarette sfilandone una. Ritornato in cucina, gettò il pacchetto nel cestino della spazzatura, prese l’accendino e si diresse fuori, dov’era Ton. 

«Perchè sei uscito fuori? Un minuto e ho finito.» disse Ton mentre il fumo che usciva dalle sue labbra si alzò nell’aria creando una nuvola grigia. Nel vederla Chonlatee ne fu infastidito, ma forse non era solo per il fumo, il giovane aveva un’espressione insoddisfatta da quando aveva messo piedi sul balcone. Il fumo del tabacco arso si espandeva ancora nell’aria. 

«Sono venuto qui a fumare con te, da amico.» Chonlatee non aggiunse altro, portò l’accendino vicino il suo volto e fece per accendere la sigaretta che aveva preso dalla sua tasca e che si era portato alle labbra.   

Vendendo la fiamma sprigionata dall’accendino, in uno scatto repentino, Ton si fiondò su Chon e gli strappò la sigaretta dalle labbra e l’accendino dalle mani. 

«Che diavolo hai intenzione di fare?!»

«Fumare.»

«Non puoi…»

«Allora chi ti ha fatto fumare così tanto?» Chon parlò prima ancora che Ton potesse finire la sua frase. 

So bene che non sei affatto felice. Non devi parlare con questo tono, non devi fingere che non sia successo niente.

«Stavo solo pensando.»

«Anche io ho qualcosa a cui pensare. Il mio ragazzo da quando siamo rientrati si è appartato, lasciandomi solo per tutto il tempo e non ha nessuna intenzione di mangiare la cena che ho preparato per lui e tutto perché sta pensando alla sua ex. Quindi, in effetti, sei proprio tu che mi preoccupi e che mi dai da pensare.»

«Non stavo pensando ad Amp.» 

Ton rispose a voce bassa e la sua espressione da arrabbiata divenne imbarazzata. Dopo aver gettato via la sigaretta nella sua mano, si voltò di nuovo verso Chon. 

«Sono solo preoccupato che tu possa rimuginare troppo su quello che ha detto Amp. Dannazione sei a casa mia, mi preoccupo davvero. Ci siamo appena messi insieme ed ecco che anche se è appena iniziata, la nostra storia già viene minacciata. Lo so che forse questo non è da me, ma tutto quello che riguarda le mie storie passate, con te mi preoccupano e mi fanno sentire a disagio.»

«Amp sarebbe sicuramente molto contenta nel vedermi frustrato, irritabile e soprattutto se sfogassi le mie paure comportandomi male con te che nel frattempo mi hai lasciato solo per andare a fumare fuori al balcone.» Le parole di Chon erano pungenti eppure il tono con cui parlava non aveva alcuna traccia di rimprovero. Al contrario, dopo aver finito di parlare, Chon sospirò piano e si appoggiò con la schiena alla parete dietro di sé. 

«Mi dispiace, davvero non ho pensato a questo.»

«Ton, io credo di essere una persona abbastanza razionale. So bene che quando mi hai detto di aver chiuso con Amp, dicevi sul serio. Non ho mai messo in dubbio le tue parole.»

«Voglio solo che tu veda le cose belle nello stare con me.»

«Per me Ton, tu rimani sempre il migliore. Davvero non preoccuparti. Adesso andiamo a mangiare. Non lasciare che le parole della tua ex rovinino il nostro tempo insieme. Non voglio litigare con te. Voglio solo che il tempo che trascorriamo sia divertente e voglio solo bei ricordi di noi due.»

«Mi dispiace, mi dispiace perché solo ora ho capito. Ti amo.»

«Va tutto bene. Sei una brava persona. Ma se ti dispiace davvero… Mi permetterai di mettere altri tre peluche sul letto?»

«Continuo a dire che non mi piacciono i peluches… Piccolo mio, vuoi davvero che papà Ton ripeta quello che ha detto sui peluches?» Chonlatee rise forte. La tensione tra loro si dissolse e dopo essere rientrati in casa si prepararono per cenare insieme.

«Chon…»

«Sì?» Chonlatee si voltò a guardare colui che lo aveva chiamato, anche se in quel momento la sua vista era leggermente sfocata dato che non indossava né gli occhiali né le lenti.

A Chon il viso di Ton appariva sfocato, non riusciva bene a distinguere la sua espressione, era poco chiara, ma a essere chiara era la sensazione provata quando qualcosa di morbido e caldo venne premuto contro le sue labbra. Chiaramente Chon non protestò, al contrario schiuse le labbra a quel tocco.

Chon poteva sentire l’odore della sigaretta provenire in modo delicato dall’altro. Ton spinse la punta della lingua nella sua bocca e quel solo gesto rese deboli le gambe di Chon. Il bacio divenne profondo e Ton avvolse con le sue forti braccia l’esile vita del suo ragazzo prima di posare le sue grandi e caldi mani sulla schiena di Chon. 

Sembrava quasi che il tocco caldo e sicuro di Ton stesse invitando il più piccolo a lasciarsi andare.  

«Ho detto che avrei aspettato tre giorni, ma… Mi dispiace davvero Chon. Non ce la facevo più. Avevo troppa voglia di baciarti.» La voce di Ton era bassa e arrochita dal desiderio.

Era difficile credere a quelle parole visto che le labbra di Ton stavano ancora stuzzicando quelle del suo ragazzo, concentrandosi sul labbro inferiore di Chon, assaporandolo e mordendolo dolcemente. Quando finalmente Ton interruppe quella dolce tortura fu Chon a mordersi le labbra che, in balia del desiderio, non pose alcuna obiezione quando ritornarono sopra le sue, per riprendere esattamente da dove avevano lasciato. 

«Mmm… Basta.»

«Ancora una volta, una sola. L’ultimo bacio prima di cena. A proposito cosa potrei  mangiare?»

«Ton…» Chon mise una mano sul suo petto dovendo usare la forza per sciogliere il loro abbraccio, ma prima che potesse andar via le sue mani vennero afferrate di nuovo e le sue labbra vennero risucchiate ancora una volta da quelle dell’altro, fino a quando non sentì che le sue labbra si stavano gonfiando, ma Ton non sembrava affatto intenzionato a lasciarlo andare. Il bacio di Ton era più lungo del corpo di Ton. Chon sentì i polmoni bruciare per la mancanza di ossigeno. 

Quando finalmente le labbra di Ton lo lasciarono libero Chon sentiva che non sarebbe riuscito a rimanere in piedi e afferrò la ringhiera del balcone a cui fortunatamente era vicino. Sapeva che le sue condizioni si stavano aggravando, il suo povero cuore non avrebbe retto ancora per molto se avesse continuato a battere come in quel momento. 

Vedendo la sua reazione il volto di Ton venne illuminato da un sorriso carico di soddisfazione. 

Ton mise un braccio intorno alla spalla di Chon mentre con l’altra mano gli sollevò il mento e sorresse Chon. Erano molto vicini, così vicini che a quella misera distanza Chon poteva sentire il cuore di Ton battere esattamente come il suo. 

«Prima mangia… la cena. Poi quando sarà tempo per la caccia… Potrai mangiare altro.» 

Per una persona con una figura così imponente mangiare così tanto era una cosa normale. 

Chonlatee si reggeva la testa con una mano, guardando incantato Ton usare la forchetta per arrotolare gli spaghetti che aveva preparato. Dopo aver ripulito l’intero piatto Ton lo spinse in avanti, chiedendo un’altra porzione. Chon prese il piatto e andò in cucina per riempirlo ancora. Quella era la terza volta. 

Il terzo piatto… Dopo aver mangiato così tanto sembra che Ton sia finalmente sazio. 

«Molto buona.»

«Sei così contento quando li mangi. Ah, oggi andrai a giocare al campo da basket?» Chon si voltò per guardare l’orologio appeso al muro, erano le 6 e Chon ricordava che Ton spesso verso quell’ora andava ad allenarsi con i suoi amici al campo dell’università.

«Un mio amico mi ha invitato a giocare a calcio. Nai dice di portarti con me. “Dato che adesso hai un ragazzo, pur di stare con lui non ti fai più vedere, quindi portalo con te.” 

Ti va di venire?»

«I ragazzi conoscono la nostra storia?»

«Si. Sanno tutto fin da quando ti ho trascinato fuori da quel locale. Chon, sono stato io a trascinarli in quel locale solo per vederti.» 

«Ehm… Quindi ti piaccio davvero tanto.»

«Vero. Non ti sembra che le tue labbra siano ancora abbastanza gonfie?» Ton passò in modo provocante il pollice sulle labbra di Chon per poi posare delicatamente le sue labbra contro quelle dell’altro ragazzo, e infine andarsene rapidamente come una brezza leggera in piena estate. Quando raggiunse la soglia della porta si voltò per ammirare ancora una volta dolcemente il suo ragazzo. «Allora vieni con me?»

«Si, vengo. Non ho niente da fare dopotutto.»

Dopo aver accettato di andare al campo da basket con Ton, Chon era rimasto sugli spalti a bordo campo per molto quando Nai iniziò a girargli intorno come se volesse dirgli qualcosa, ma proprio quando stava per farlo venne sorpreso dalla feroce occhiataccia che gli rivolse Ton così si limitò a ridacchiare prima di andare via. 

Chon vide Nai raggiungere un gruppo di loro amici e continuò a spettegolare e a ridacchiare, mentre di sfuggita guardarono più volte Chon.   

Chon non sapeva davvero cosa Nai e i suoi amici si stessero dicendo, sapeva solo che quei ragazzi erano molto attenti a non farsi sentire da Ton. 

Non sono così piccolo come tutti pensano… 

«Ehi Ai! Guarda un po’ il tuo amico. La sua faccia non mi piace. Ma ora guarda. Oi! Guarda adesso com’è premuroso. Se ne sta lì a non più di mezzo metro di distanza.»

«Fortunatamente, alla fine, è andato tutto come speravamo. Grazie Buddha per aver ascoltato le nostre preghiere, amato per molto tempo e poi niente.» rispose Nai eppure sembrava che le sue parole fossero rivolte a Tonhon. Poi aggiunse ridacchiando, sapendo di star prendendo in giro il suo amico, «Nella tua vita devi aver fatto qualcosa di straordinario Ton. Dovresti prostrarti e ringraziare sinceramente Buddha. È straordinario che una persona così stupida come te alla fine abbia trovato un fidanzato perfetto come Chonlatee.» 

Nonostante tutto, dalle sue parole Chon percepì la sua sincera gratitudine verso il suo Dio per come le cose erano andate per il suo amico.

«L’amico di Ton è un tale stupido.» Quella voce sembrava quella di Ai. Normalmente non era un tipo che parlava spesso, anzi Chonlatee credeva che fosse molto riservato, ma quella volta non riusciva a capire cosa ci fosse di strano da rendere quel gruppo di ragazzi così pettegoli.

«Vado a prendermi cura dei miei amici per un po’. Tu resta qui e aspettami. Se qualcuno ti si avvicina e inizia ad approcciarti quando non sono qui, devi dirgli che sei il mio ragazzo. Chon hai capito quello che ti sto dicendo?»

«Ehi! Ma guarda che tipo aggressivo che sei diventato, ti piace solo comandare…» Nai non riuscí a stare zitto non potendo fare a meno di prendere in giro il suo amico.

Chonlatee per un attimo avrebbe giurato di aver sentito il suono delle nocche di Ton scrocchiare tanto stava stringendo le mani in due pugni. In quel momento la faccia di Tonhon si era colorata di un rosso fuoco, ma era difficile dire se era per la rabbia di essere preso in giro dai suoi amici o per l’imbarazzo.

«Non preoccuparti. Va pure a giocare con gli altri. Resterò qui e ti aspetterò.»

«Ehm… Chon se vuoi tornare a casa, chiamami subito.»

«Sì, certo. Vai, non preoccuparti per me.» Chon rassicurò Tonhon dandogli una leggera pacca sulla schiena, abbandonando velocemente l’idea di voler tornare presto a casa con la scusa di un raffreddore quando vide che tutti i suoi amici stavano aspettando Ton al centro del campo.

Non sarebbe passato molto prima di stare di nuovo insieme, e in fondo Chon riusciva a vedere il lato positivo, avrebbe potuto osservare Ton giocare a calcio, impegnato in una sfida, che in verità appariva più come un incontro di wrestling, con il suo amico Nai. 

Il loro sembrava uno scontro brutale, ma dopo un po’ smisero e raggiunsero gli altri giocatori ridendo e scherzando, come se nulla fosse accaduto. 

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