BED FRIEND – CAPITOLO 15 (M)

Una frazione di sentimenti

La vacanza era passata in fretta come un sogno. Poi arrivò il lunedì mattina e tutti tornammo alla realtà in cui dovevamo affrontare pile di lavoro come al solito. Tuttavia, mi sentivo più rilassato a seguito della gita aziendale di quell’anno rispetto alle volte precedenti. Poteva essere perché nessuno mi aveva infastidito, ovvero che quelli che ci provavano con me non mi stavano intorno, o poteva essere che King non mi aveva dato sui nervi come aveva fatto ogni anno prima di quello, quindi non c’era niente che mi aveva dato mal di testa come avevo immaginato.

Beh, in realtà, c’era una cosa… 

L’applicazione della sveglia sul telefono mi svegliò all’alba come ogni altro giorno. Appena svegliato da un sogno, allungai la mano per spegnere l’allarme e uscire dal letto. Presi l’asciugamano e andai in bagno per farmi una doccia e vestirmi per prepararmi per andare al lavoro. Prima di chiudere la porta del bagno, i miei occhi intravidero il mio compagno di letto che giaceva immobile. Quell’immagine mi fece mordere il labbro, riflettendo.

Da quando eravamo tornati da Koh Samet, potevo sentire che qualcosa era cambiato. King veniva spesso a dormire nel mio appartamento. Veniva tre volte alla settimana come avevamo concordato, ma invece di fare le cose come al solito, diceva solo che era stanco, faceva un controllo del meteo per controllare se avrebbe piovuto e poi semplicemente dormiva. Il giorno dopo, faceva la stessa cosa. Da passare tre notti a settimana a letto insieme, ora passava quasi tutte le sere a casa mia. Quanto a prendermi in giro, a volte lo faceva ancora, ma non lo faceva al punto da irritarmi tanto quanto prima, e sentivo che mi guardava più spesso. C’era qualcosa in quegli occhi che non riuscivo a capire del tutto, e che mi faceva perdere la testa e cominciare ad aver paura di guardarlo dritto negli occhi.

Quando facevamo sesso, King mi guardava spesso negli occhi. La tenerezza che brillava in quegli occhi acuti mi faceva quasi pensare che fossimo una vera coppia.

Era così pericoloso per il mio cuore. 

Avevo cercato di non pensarci, ma le cose erano diventate più difficili a causa dei gesti di King. C’erano state diverse volte in cui avrei voluto chiederglielo, ma avevo paura che potesse essere stata solo la mia immaginazione. King avrebbe potuto prendersi cura di tutti i suoi partner sessuali allo stesso modo, o anche se non fosse stata la mia immaginazione, non sarebbe stato comunque possibile.

L’amore e l’affetto possono crescere e possono anche svanire. Dedicavo tutto il mio cuore all’amore. Quando amavo qualcuno, non riservavo mai nessuna parte del mio cuore per nessun dolore. Volevo amare qualcuno che mi avrebbe amato per sempre, ma non ero sicuro per quanto tempo King sarebbe stato in grado di amare qualcuno.

Un playboy che non vuole impegnarsi come lui può davvero sistemarsi con qualcuno? Secondo la mia esperienza, è quasi impossibile. O se fosse remotamente possibile, qualcuno come me potrebbe davvero legarlo a sè?

Non ero minimamente fiducioso.

Il getto d’acqua fredda della doccia si riversava sul mio corpo. Mi lasciai alle spalle temporaneamente tutti quei pensieri fastidiosi e subito feci una doccia. Una volta finita, tornai in camera per svegliare la persona che stava ancora dormendo nel letto. Il ragazzo alto aprì gli occhi e rimase seduto assonnato sul letto per un po’ prima di alzarsi e andare in bagno, mentre io mi vestivo velocemente e lo aspettavo in soggiorno.

In meno di dieci minuti, King uscì dal bagno con un asciugamano legato in vita. I miei occhi incontrarono la sua ampia schiena abbronzata con goccioline d’acqua sparse dappertutto. Dal punto di vista estetico, i muscoli di quella schiena sembravano davvero belli e sarebbe stata un’immagine perfetta se non fosse stato per i graffi rossi su di essa.

Fissai la schiena di King e inconsapevolmente abbassai lo sguardo sulle mie dita.

«Uea, che colore pensi che dovrei indossare oggi?» King, che aveva già indossato i suoi pantaloni ma era ancora in topless, mostrando i suoi muscoli, spinse la testa fuori dalla camera da letto per chiedermelo. Lo guardai per un po’ e risposi: «Qualsiasi colore tu voglia.» 

«Non saprei decidere. Perché non vieni a sceglierne uno per me?» continuò a tormentarmi.

Guardai le lancette dell’orologio che mi dicevano che era quasi tardi. Sospirai e andai verso di lui. King si spostò di lato per darmi accesso alla parte anteriore dell’armadio aperto.

Guardai tra le camicie più grandi della mia taglia appese una accanto all’altra. King aveva passato la notte qui così spesso che i suoi vestiti avevano iniziato a riempire il mio armadio e avevano occupato quasi tutto lo spazio del proprietario della stanza.

Potrei dovergli dire di portarne un po’ a casa sua un giorno, pensai mentre sceglievo a caso una camicia azzurra e la mettevo nella mano della persona viziata. Prima che potessi andarmene, però, quel grande braccio mi afferrò la vita. Il calore si avvolse rapidamente intorno al mio corpo, seguito da un tocco morbido su una guancia che fu premuta molto rapidamente.

«Grazie.» Alzò le sopracciglia prima di lasciarmi andare. Premetti forte le mie labbra l’una contro l’altra quando sentii che il muscolo del mio petto tremava così forte da essere frustrante.

«Ti ho detto di non farlo.» dissi con voce fredda alla persona che mi aveva rubato un bacio sulla guancia per la seconda volta. King inarcò le sopracciglia, come se se ne fosse appena reso conto.

«Oh, sì. Mi dispiace. L’avevo dimenticato.» Mi rispose tranquillamente mentre indossava la camicia che avevo scelto per lui, poi si avvicinò allo specchio e si pettinò.

Mi affrettai a sedermi sul divano mentre il mio cuore era pieno di stress e confusione.

O dovrei fermarmi qui, prima che tutto vada fuori controllo.

**********

«Eccoti, finalmente sei arrivato, stronzo. Sai, stavo aspettando di sistemare una cosa con te.» disse la voce soffocata di Jade mentre accendevo il computer.

Alzai lo sguardo e vidi King entrare nel dipartimento. Oggi, ero salito per primo mentre lui faceva la fila per comprare un caffè, quindi era arrivato in ufficio più tardi di me. Distolsi lo sguardo da lui per guardare la persona seduta accanto a me e vedere che il viso tondo di Jade era più accigliato del solito.

«Che c’è, piccoletto? Ti sono mancato?» Appena King lo disse, Jade masticò rapidamente il grissino cinese fritto che stava mangiando per colazione e lo inghiottì mentre fissava la persona che stava appena entrando nell’ufficio del dipartimento come se stesse cercando di trovargli dei difetti.

«Piccoletto il mio culo. Sono alto centosettantadue centimetri.»

«Hai il coraggio di usare la parola ‘alto’ in quella frase. Ahahah.»

Quella risata esasperante indusse la persona che non era sicura della propria altezza a lanciargli il cuscino nel il collo, ma la persona attaccata riuscì ad afferrare il cuscino con precisione. King si avvicinò a Jade e mise il cuscino intorno al collo del mio amico e gli arruffò i capelli.

«Cosa c’è che non va in te? Perché ti accigli così presto la mattina? Tuo marito non ti ha soddisfatto?»

«Vaffanculo. Non è quello.»

«Allora, che cos’è?»

«Ieri sera tua madre mi ha chiamato.»

L’ascoltatore inarcò all’istante le folte sopracciglia. King prese il suo telefono per controllare mentre Jade continuava: «Mi ha chiamato intorno tipo le nove. Ha detto che quando ti ha chiamato, avevi il telefono spento. Hai staccato il telefono alle nove? Che diavolo stavi facendo?»

«Io? Stavo facendo attività fisica.» disse con faccia seria. Jade era sbalordito mentre io, che bevevo il mio caffè, quasi soffocai.

«Non intendi quello che sto pensando, vero?» Jade era ancora ottimista.

King rise e sottolineò: «Sì, è quello che stai pensando.»

Gli occhi dell’oratore mi fissarono per un po’. La risatina nella sua gola mi fece stringere forte il mio bicchiere di caffè per la frustrazione.

Ci sono molte altre spiegazioni: batteria scarica, modalità silenziosa, qualunque cosa. Perché ha dovuto dire a tutti la verità? Si dovrebbe vergognare.

«Guarda la tua faccia. È normale, vero? Adesso hai un ragazzo. Perché devi essere così scioccato? Quando qualcuno ti chiama nel bel mezzo del tuo momento intimo, rovina l’atmosfera, non lo sai?» King schiaffeggiò la testa della persona che era sconcertata. Jade sembrò riprendere conoscenza e gli diede un violento pugno sul braccio.

«Allora, cosa ha detto mia madre quando ti ha chiamato?» chiese.

Jade si risistemò i capelli vaporosi e disordinati mentre rispondeva: «Non lo so. Non mi ha detto niente. Mi ha solo detto di dirti di richiamarla quando sarei riuscito a mettermi in contatto con te. Ha qualcosa di importante di cui parlarti.»

«Potrebbero essere le solite cose: o dirmi di tornare a casa o dirmi di licenziarmi e tornare a lavorare nell’azienda della mia famiglia.» King scrollò le spalle incurante. La sua mano afferrò un pezzo di grissino cinese fritto e lo morse mentre il proprietario del grissino sembrava serio.

«Non lo so, ma ha detto che era molto importante. Devi richiamarla, altrimenti potrebbe pensare che non te l’ho detto, okay?» 

«Sì, sì. La chiamo stasera.» rispose King.

Il volto dell’interlocutore divenne leggermente più sollevato. Jade stava per tornare indietro per riprendere a lavorare, ma poi si fermò. I suoi occhi stretti sembravano brillare mentre si voltava a guardare il viso dell’amico che stava masticando un pezzo di grissino vicino alla sua testa.

«Con chi sei uscito ieri sera e dove?» Quel sussurro era abbastanza forte per me, che ero seduto alla scrivania accanto alla sua, da sentire, quindi li guardai automaticamente senza accorgermene.

«Non sono affari tuoi.» King spinse piano la testa del detective, ma questo non lo fece smettere di provarci.

«Okay, non sono affari miei, ma voglio sapere. Com’era? L’hai conosciuta in discoteca? Era carina?» Non sapevo cosa stava possedendo Jade per renderlo così curioso e facendogli fare così tante domande.

Rimasi seduto lì in silenzio, aprii un file su cui dovevo lavorare e cercai di lavorare senza prestare attenzione alla conversazione, ma non fu possibile farlo, poiché stavano parlando accanto a me.

«Carino e incredibile.» La bassa voce roca che era piena di risate mi fece avvampare il petto di calore. Cercai di mantenere una faccia seria mentre Jade andava avanti.

«Una ragazza o un ragazzo?»

«Un ragazzo.»

«Merda. E dove hai dormito stanotte?»

«A casa sua. Ieri sera era già tardi, quindi non volevo tornare a casa mia.»

Iniziai a diventare ansioso quando la conversazione si avvicinò a me. Sapevo che King non avrebbe rivelato la mia identità, ma se Jade se ne fosse accorto? Mentre pensavo di spifferare qualcosa per cambiare argomento, la domanda successiva di Jade mi paralizzò.

«Con lo sguardo che hai sul tuo viso, sembri attratto tanto da lui, è così?»

«Sì, è proprio il mio tipo.»

L’aria intorno a me sembrò riscaldarsi come se i condizionatori d’aria nella stanza avessero smesso di funzionare. La mia faccia bruciava. Il mio cuore che già tremava per le preoccupazioni iniziò a battere ancora più forte e mandò echi alle mie orecchie. Non mi girai per guardarli parlare, ma potevo sentire gli occhi di qualcuno su di me.

Era la persona che aveva appena detto che ero il suo tipo… Guardai altrove, cercando di riflettere velocemente. 

Potrebbe aver appena risposto a Jade e, allo stesso tempo, prendere in giro me. Non ha mai perso un’occasione per irritarmi. Doveva sapere che sarei diventato irrequieto, quindi l’ha detto deliberatamente per prendermi in giro. Potrebbe non pensarla davvero così. 

«E cosa farai con lui? Lasciarlo solo come la tua avventura di una notte?» 

«No. Probabilmente ci saranno molte altre notti, posso dirtelo ora: non me lo lascerò facilmente scivolare tra le dita.» In quella voce sembravano esserci motivi così reconditi sotto che era frustrante. Stavo per chiedere a Jade di esaminare il mio progetto per interrompere la conversazione rischiosa, ma la voce del direttore generale appena entrato in reparto distrasse l’attenzione di tutti.

Colsi l’opportunità che Jade rivolgesse la sua attenzione al direttore generale per lanciare un’occhiataccia a King, ma lui non mi sorrise né inarcò le sopracciglia per prendermi in giro come al solito: si limitò a guardarmi in viso mentre sorrideva appena, e quel sorriso sottile mi fece guardare altrove.

Avrei preferito che mi prendesse in giro piuttosto che sorridermi, perché almeno quando mi prendeva in giro, ero solo frustrato e il mio cuore non tremava così.

**********

Lavorai per tutto il giorno senza molta concentrazione. Per fortuna, di norma non ero loquace, altrimenti, gli altri intorno a me avrebbero notato facilmente l’anomalia.

Ero distratto. pensando a tutte le cose che avevo passato. Prima di allora, avrei potuto essere in grado di ignorare queste cose, ma i gesti di King e quello che aveva detto quella mattina mi avevano fatto riconsiderare tutto di nuovo.

Avevo sempre cercato di negarlo, ma alla fine non potevo negare la verità, che il mio cuore stava cadendo sempre più in profondità. Non mi piaceva che mi prendesse in giro senza mai essere serio. Non mi piaceva ogni volta che sorrideva alle altre ragazze. Ora, solo incrociare accidentalmente i nostri sguardi mi faceva sentire come se non fossi me stesso, e non ero un bambino che non aveva mai sperimentato l’amore per ignorare ciò che stavo vivendo.

Anche se non volevo ammetterlo, inconsapevolmente mi ero davvero innamorato di lui.

Era incredibile che alla fine mi fosse piaciuta una persona che detestavo da anni in meno di un anno in cui ci eravamo avvicinati, ma era successo e non ero molto a disagio. Soprattutto, volevo sapere cosa pensava veramente King di me. Tutti quelle attenzioni erano semplicemente ciò che faceva con i suoi normali partner sessuali, o stava pensando la stessa cosa di quello che stavo pensando io?

Ding!

King: Andiamo a casa mia stasera.

Quel messaggio era stato inviato dalla persona che mi stava rendendo confuso e ansioso, come se sapesse che il tempismo sarebbe stato perfetto. Mi voltai per guardare dietro di me. La maggior parte delle scrivanie del dipartimento erano vuote perché i programmatori erano stati convocati nella sala riunioni mezz’ora prima, quindi c’erano solo i funzionari del supporto IT che sedevano nella parte anteriore della stanza, e i grafici, cioè solo io e Jade perché Mongkol era in congedo per malattia.

Anche mentre è in riunione, riesce ancora a inviare un messaggio per incasinarmi la mente.

Espirai profondamente, prendendo un grosso sorso del caffè pomeridiano che avevo appena preparato mentre mi rimproveravo di non essermi fidato del mio istinto fin dall’inizio. Non avrei dovuto dipendere da un capriccio e non avrei dovuto farmi coinvolgere in quel tipo di relazione, così non sarei diventato ansioso come lo ero in quel momento.

«Ho appena fatto richiesta per avere dei nuovi post-it. Ne vuoi un po’?» mi chiese Jade mentre si sedeva alla sua scrivania.

Annuii, così lui mi lanciò un pacco di post-it e si voltò di nuovo allo schermo del suo computer per continuare a lavorare. Guardai il compito che avevo appena finito sullo desktop del mio computer e abbassai lo sguardo sui post-it che avevo in mano. Ciò che attirò la mia attenzione non furono quei pezzi di carta dai colori sgargianti, ma…

«Jade?»

«Sì?»

«Hai un tagliaunghie?»

«Sì, guarda nel primo cassetto.» disse senza distogliere lo sguardo dal suo schermo.

Andai alla cassettiera della sua scrivania, presi ciò di cui avevo bisogno prima di tornare alla mia scrivania e iniziare a tagliarmi le unghie.

«Uea, perché ti tagli le unghie? Sono già corte.» Jade si sporse per dare un’occhiata e si accigliò.

«Cominciano a diventare lunghe.»

«Le stai tagliando così corte che ti taglierai la carne.» avvertì Jade.

Scossi leggermente la testa e continuai a tagliarmi le unghie con cura. La sera prima avevo graffiato la schiena di King per sbaglio e avevo lasciato dei segni. Se l’avessi graffiato di nuovo quella notte, la sua schiena gli avrebbe fatto molto male. Non volevo fargli del male.

«Uea.»

«Ah!» Sussultai quando sentii la voce bassa e roca chiamare il mio nome da lontano e accidentalmente mi tagliai un dito. Schioccai la gola, guardando il sangue rosso che filtrava dalla punta delle mie dita per la frustrazione.

«Ecco, te l’avevo detto che le stavi tagliando troppo corte. Ora stai sanguinando, vedi?» disse Jade afferrando velocemente un fazzoletto di carta e lo premette sul dito per fermare l’emorragia.

Aprii il mio cassetto e cercai a tentoni un cerotto da applicare sulla ferita, ma poi l’alta figura di qualcuno entrò per prendermi la mano per dare un’occhiata.

«Che è successo?»

«Mi stavo tagliando le unghie e ho tagliato la carne.»

«Che stupido da parte tua.»

«Stai zitto!» Premetti le mie labbra l’una contro l’altra per la frustrazione mentre tiravo fuori un cerotto dal cassetto. Avevo solo buone intenzioni, non volevo graffiargli la schiena per procurargli altre ferite, ma alla fine colui che si era fatto male ero io, in più ero stato deriso da lui! 

Avrei dovuto lasciare le unghie lunghe e graffiargli la schiena ancora un po’.

«Phi Bas mi ha detto di dirti di partecipare alla riunione.» disse King.

Mi strappò il cerotto dalla mano e lo applicò delicatamente sulla ferita. Rimasi seduto immobile e gli lasciai medicare il mio taglio. Il mio cuore testardo ricominciò a battere forte.

«Solo Uea?»

«Anche tu Jade. Sbrigati.» Si voltò per dirlo a Jade.

Il mio migliore amico si alzò e prese un taccuino e una penna per annotare la riunione. Strappai rapidamente la mano dalla stretta della mano grande e mi girai per afferrare il mio taccuino. King si diresse verso la sala riunioni mentre io di nascosto lanciavo un’occhiata all’ampia schiena della persona che mi faceva tremare il cuore. 

Mi ha preso in giro e poi si è preso cura di me in questo modo. Dannazione, stava cercando di farmi agitare?

**********

«Cosa dovremmo prendere?» mi chiese King mentre stavamo entrando in un grande centro commerciale a Silom per cenare.

Diedi un’occhiata in giro per osservare i ristoranti costosi che erano affollati da tanti impiegati che avevano appena ricevuto i loro stipendi da non aver quasi nessun posto libero, prima di commentare: «Che ne dici dell’area ristorazione?»

«Oggi abbiamo ricevuto i nostri stipendi, perché mangiamo nell’area ristorazione?»

La persona accanto a me scosse la testa e mi trascinò in un ristorante italiano. Una volta che i camerieri videro nuovi clienti entrare nel ristorante, uno di loro si avvicinò a noi per salutarci e portarci a un tavolo vuoto, mentre io camminavo lungo la forza trainante della persona più alta, sospirando rassegnato.

Mi porta sempre in ristoranti costosi. Il mio stipendio non è alto come quello di un programmatore come il suo. 

«Ordina quello che vuoi. Offro io.» disse come se sapesse cosa avevo in mente. Alzai la mia testa dal menu e alzai le sopracciglia per la sorpresa.

«Perché?» 

«Sono ricco. Voglio solo spendere i miei soldi.» Sollevò un sopracciglio verso di me.

Distolsi lo sguardo dalla persona che stava ostentando la sua ricchezza e indicai il piatto di spaghetti che non era molto costoso nel menu per far sapere al cameriere che stava prendendo i nostri ordini cosa volevo. Quindi tirai fuori il telefono ed effettuai l’accesso a un’applicazione di Internet banking per saldare le mie spese mensili.

Trasferii la quota mensile a mia madre. A pensarci bene, dal mio compleanno mia madre non mi aveva più chiamato né mandato messaggi. Questo mi faceva sentire sollevato oltre che comprensivo con me stesso, ma potevo immaginare che mia madre non mi aveva chiamato perché aveva già ottenuto i soldi che voleva, e così il bancomat portatile come me non aveva più alcuna utilità.

Quando avrebbe avuto di nuovo bisogno di soldi, mi avrebbe chiamato perché, per lei, era tutto ciò per cui mi voleva. 

«Uea, torno subito.»

Mentre stavo pagando le mie bollette tramite l’app di internet banking, King si alzò improvvisamente e se ne andò per parlare al telefono fuori dal ristorante. Erano passati più di dieci minuti e lui non era tornato. Il cibo era stato servito e non c’era ancora segno che la persona con le spalle larghe avrebbe riagganciato, quindi iniziai a mangiare il mio cibo. Quando ebbi mangiato quasi metà del mio piatto, King tornò al tavolo e si sedette con un’espressione seria sul viso.

Avevo mangiato molte volte con lui. Di solito inventava cose di cui parlare mentre mangiavamo, ma durante quel pasto c’era solo silenzio, come se non fosse dell’umore giusto per parlare. Questo solleticò la mia curiosità.

King non sembra essere di buon umore. Con chi ha appena parlato?

«Se hai intenzione fissarmi ancora per molto, ti farò pagare per questo.» pronunciò la bassa voce roca di King mentre alzava lo sguardo dal piatto e incrociava lo sguardo col mio. 

Feci una pausa, sentendomi un po’ imbarazzato per essere stato sorpreso a dargli un’occhiata furtiva.

«Cosa c’è che non va?»

«Hai appena parlato con una delle tue ragazze?»

Mi morsi il labbro non appena mi resi conto che la mia bocca era stata più veloce del mio cervello. Normalmente non ero così, ma King aveva scosso il mio sistema di autocontrollo.

«Una ragazza? Perché la pensi così?»

«Vedo solo che ogni volta che c’è una chiamata da una delle tue ragazze, te ne vai sempre per parlare da qualche altra parte. Non è così?» gli chiesi di rimando. Mi ricordai che una volta mi aveva detto che sarebbe andato a fumare, ma, in effetti, si trattava di una chiamata in arrivo da una ragazza. Non mi piacevano le bugie e non avevo idea del perché mi avrebbe dovuto mentire. Poteva dirmelo direttamente perché aveva il diritto di parlare con le sue ragazze, non importava quante fossero.

Eravamo solo partner sessuali. Non dovevamo interferire con le vicende personali dell’altro. 

«Sì, beh, ci sono state alcune che hanno chiamato.»

Lo ha ammesso più facilmente di quanto mi aspettassi. Ciò mi colse alla sprovvista prima di continuare a mangiare come se nulla fosse accaduto. A rigor di logica, era normale che King parlasse con altre persone, ma il mio cuore non sembrava essere d’accordo con un pensiero del genere.

«Ti ha chiamato per chiederti di tornare?»

Arrotolai gli spaghetti con la forchetta mentre il mio cuore smetteva di battere anche se era qualcosa che poteva essere predetto: non era sorprendente che qualcuno ne fosse così affascinato da voler tornare ad essere un suo partner. Si prendeva così tanta cura del suo compagno di letto.

«Qualcosa del genere, ma ho chiuso con tutte quelle che mi hanno chiamato. Non voglio tornare da nessuno di loro.»

«Perché?»

«Se torno da qualcuno di loro, noi due dovremmo rompere.» disse il proprietario del bel viso affilato e sorrise vagamente.

Finsi di guardare il mio piatto, non volendo che l’interlocutore vedesse la strana espressione che avrei potuto esprimere senza saperlo. Le sue parole mi solleticarono stranamente il petto: sapevo bene che intendeva dire che se si fosse messo insieme a qualcun altro, avremmo dovuto rompere il nostro rapporto di amicizia con benefici. Tuttavia, quando aveva detto solo ‘rompere’ in quel modo, sembrava che avremmo rotto la nostra relazione di coppia.

«Non ho intenzione di rompere con te. Sei il migliore che abbia mai avuto.» Sorrise con secondi fini.

Sospirai profondamente, alzando un bicchiere per bere e nascondere i miei sentimenti.

Dovevo ammettere che quell’uomo era davvero bravo a incasinare la testa delle persone.

«Mi ha chiamato mia madre.» disse King mentre stavo arrotolando gli ultimi spaghetti e stavo per metterli in bocca. 

«Ti ha detto di tornare a casa?»

«No, ha detto che mi ha organizzato un incontro con una ragazza.»

In quel secondo, sembrava che il tempo si fosse fermato. Tutto intorno a me divenne confuso e sbiadito. Ero rimasto solo io in quel ristorante.

Ha appena detto che deve incontrare una ragazza…

«È così?» Incrociai lo sguardo con King. Il suo volto era immobile e non c’era tono scherzoso nella sua voce, quindi sapevo che stava dicendo la verità.

«Sì, ha detto che un organizzatore di incontri ha trovato questa ragazza che è casualmente la figlia di un uomo d’affari socio dell’azienda di mio padre. Riesci a credere che sia davvero una coincidenza?» disse, sforzandosi di ridere. Il dispiacere gli riempì chiaramente gli occhi. «Quando smetterà di dominare la mia vita?»

«Ci andrai?»

«E tu? Vuoi che vada?»

La domanda che mi venne posta mi sbalordì totalmente. L’immobilità sul volto di King non mi diede alcun indizio su come si sentisse. Il mio subconscio egoista mi diceva di dire di no, ma era impossibile farlo. In una situazione come quella, non potevo dire altro che…

«Questo dipende da te.» Gli diedi una breve risposta e misi gli spaghetti in bocca. Avevano un sapore sgradevole anche se sentivo che prima erano deliziosi.

Gli occhi dell’interlocutore erano ancora vuoti. King emise un leggero suono in gola mentre terminava la conversazione finendo il cibo nel suo piatto.

Se tutto quel periodo di tempo passato insieme era stato solo un lungo sogno, quello che era successo mi aveva risvegliato alla realtà. Non importava quanto quello che facevamo somigliasse a quello che facevano gli innamorati, alla fine eravamo solo amici con benefici che non avevano il diritto di interferire nelle questioni personali dell’altro, specialmente in quelle familiari.

Sapevo che i suoi genitori potevano essere preoccupati per lui, quindi avevano cercato di aiutarlo a sistemarsi. La maggior parte dei genitori voleva vedere i propri figli sposarsi e mettere su famiglia. I matrimoni combinati erano comuni tra gli uomini d’affari perché ciascuno dei loro figli avrebbe sposato un partner adatto e ci sarebbero stati anche vantaggi commerciali.

Ma per i protagonisti di quei matrimoni combinati, andava bene? Non ero affatto d’accordo con quelle cose, ma qui ero solo un estraneo. Non avevo il diritto di discutere. Avevo avuto scontri con la mia famiglia e sapevo che non portava felicità, quindi non volevo fare commenti che potessero portare King nei guai con i suoi genitori. Inoltre, la famiglia di quella ragazza era un socio in affari con l’azienda dei genitori di King. Una volta coinvolti gli affari, tutto diventava ancora più complicato. Non avrei dovuto coinvolgere i miei sentimenti personali nell’esprimere alcun giudizio in merito. Tutto dipendeva da lui.

Se King avesse deciso di andare, significava che poteva accettare la situazione.

Il mio cervello mi diceva che quella era una cosa ragionevole, ma il mio cuore si era appena stretto così forte da sentirmi a disagio. Una piccola parte del mio sentimento sapeva bene che quello poteva essere il segno che indicava che era quasi ora che la nostra relazione finisse.

E non lo volevo affatto.

«Il conto, per favore.» La voce bassa e roca mi riportò fuori dal mio flusso di pensieri. King consegnò la sua carta di credito al cameriere per pagare la cena. Una volta saldato il conto, uscimmo dal ristorante per dirigerci verso l’appartamento di King.

**********

Potevo percepire alcune emozioni che aspettavano di esplodere dall’altra persona perché per tutto il percorso dal ristorante alla macchina non mi aveva detto niente. Anche mentre salivamo in camera sua, King non mi disse una parola.

Oppure era terribilmente frustrato stasera. Forse dovrei tornare a casa mia.

«Vuoi stare da solo?» gli chiesi mentre l’ascensore saliva al piano dove si trovava il suo appartamento.

«No.» rispose subito.

Prima che il silenzio soffocante si diffondesse in tutto l’ascensore, le porte si aprirono. Tutto quello che potevo fare era seguire il ragazzo alto che stava facendo lunghi passi davanti a me ed entrare nella lussuosa stanza in cui ero stato più volte.

«Kinh… Ah!»

Non appena la porta si chiuse, mi strinse tra le sue braccia e mi attirò verso il suo corpo mentre mi baciava appassionatamente. Il mio corpo era premuto contro il muro per farmi assaporare il suo tocco così pesante da farmi girare la testa. Normalmente, King era paziente quando si trattava di sesso, ma le calde labbra che sfioravano, mordicchiavano e succhiavano la mia bocca erano piene di emozioni violente che non avevo mai provato da loro.

«Ah… Aspetta. Non ho fatto la doccia.» sussurrai ansimando e alzando le mani per spingere il petto della persona che aveva appena allontanato temporaneamente le labbra solo per spogliarmi, ma King si rifiutò di fermarsi. Le sue grandi mani tirarono giù i miei vestiti sul pavimento e mi portarono in bagno.

«Facciamo una doccia insieme.» disse il ragazzo alto con voce roca prima di chinarsi per mescolare ancora una volta le labbra con le mie.

La doccia fredda si riversò sui nostri corpi, ma sentivo un calore ardente su tutto il corpo, come se le fiamme stessero bruciando intorno a me. Il mio corpo tremava mentre ondeggiava nella direzione in cui il testardo regista dirigeva la sua azione su di me, ma ogni bacio e ogni tocco che mi accarezzava il corpo e ogni spinta mi portava una tale estasi che quasi mi faceva impazzire.

Le lacrime mi riempirono gli occhi mentre il mio ansimare insieme ai miei imbarazzanti gemiti riecheggiavano in tutto il bagno. Più gemevo di piacere, più l’abbraccio della persona dietro di me sembrava diventare come se volesse seppellirmi nel suo ampio petto.

Quella era la prima volta da quando avevamo iniziato a fare sesso che dovetti gridare per avvertirlo di rallentare prima che il mio corpo non potesse sopportare tutto quel calore.

Quella notte fu lunga. Ci vollero ore prima che la furiosa tempesta di emozioni si placasse. Anche se tutto era finito, le calde braccia del mio compagno della notte mi stringevano ancora saldamente mentre ero sdraiato su un fianco con la schiena contro di lui.

«Mi dispiace di essere stato troppo violento stasera.» King seppellì il viso nella mia spalla mentre parlava.

«Va bene…» borbottai per rispondergli anche se avevo gli occhi quasi chiusi per la stanchezza. Sapevo che King era stressato, quindi non si era reso conto mentre lo faceva, ma almeno quando l’avevo avvertito di essere troppo rude, era diventato più gentile. Si prendeva ancora cura del mio corpo e dei miei sentimenti come sempre.

Era proprio perché era così che… mi piaceva.

«Dove stai andando?» chiesi quando le braccia che erano avvolte intorno a me mi rilasciarono.  

«Adesso puoi dormire. Fumerò per un po’.» rispose mentre stava per alzarsi dal letto.

Aggrottai la fronte e immediatamente afferrai il suo braccio. 

«Puoi… non fumare?» chiesi esitante. 

Non sapevo se avrebbe pensato che stavo interferendo con la sua vita privata, ma non mi piaceva proprio l’odore delle sigarette. Anche se fumava sul balcone, l’odore permeava sul suo corpo quando tornava in stanza. E, cosa più importante, faceva male alla salute.

King non era un forte fumatore come gli altri della compagnia, ma se possibile, non volevo che fumasse affatto.

Incrociammo gli occhi l’uno con l’altro nella luce fioca della lampada nella stanza. King tolse la mia mano dal suo braccio. In quel momento, avevo il cuore in gola, supponendo che non avrebbe ascoltato la mia supplica. Non mi aspettavo che il ragazzo alto si sdraiasse di nuovo sul letto e mi avvolgesse di nuovo le braccia intorno alla vita.

«Va bene, allora dormiamo.» Mi baciò la spalla e si avvicinò al mio collo con schiocchi che mi fecero arrossire. Se fosse accaduto prima, mi sarei infastidito e gli avrei detto di lasciarmi andare in modo che potessimo dormire separati. Non sapevo da quando, ma avevo iniziato a sentire che i baci dopo i nostri affari e quel caldo abbraccio non mi davano più fastidio.

Chiusi gli occhi e confuso seppellii la faccia nel cuscino. Avrei voluto che mi abbracciasse così per sempre, ma sapevo bene che non era possibile. Tutto aveva una fine e quella fine si stava avvicinando.

L’ultima cosa che pensai prima di perdere conoscenza era che non avrei dovuto innamorarmi di King.

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Svegliarsi per andare al lavoro era sempre difficile, ma un dipendente come me non poteva evitarlo. L’attività che era andata avanti per molto tempo la notte precedente mi aveva fatto dormire solo poche ore, così la mattina arrivai al lavoro con il sonno ancora negli occhi. Se non fosse stato per l’amaro Americano caldo, mi sarei appisolato alla mia scrivania.

«Ciao. Sembrate tutti allegri, vero?» La voce del nostro capo fece sì che tutti nel reparto IT alzassero lo sguardo dagli schermi dei loro computer alla persona che l’aveva pronunciata.

Guardai il fondo della stanza. Il corpo grassoccio del capo condusse nella stanza un giovane alto con un completo ordinato. Era un uomo di bell’aspetto che non avevamo mai incontrato. Un sottile sorriso era sul suo volto mentre si guardava intorno nella stanza.

«Dopo che Suchitra si è dimesso l’anno scorso, il nostro dipartimento IT non ha avuto un manager per molto tempo. Deve essere stato un duro lavoro, signor Surasak.»

«Affatto.» Bas, che aveva lavorato come supervisore e caporeparto temporaneo, sorrise educatamente. Il capo rise leggermente prima di accarezzare la spalla dell’uomo in piedi accanto a lui.

«Va tutto bene. Avevo paura che avresti lavorato così tanto da non avere tempo per la tua famiglia, signor Surasak, quindi ti ho portato un nuovo manager. È mio nipote. È appena tornato dagli Stati Uniti il ​​mese scorso. Si chiama Krit.»

«Buongiorno.» La persona il cui nome era stato appena menzionato ci accolse con un sorriso. «Mi chiamo Krit. Ho trent’anni. Per quelli di voi che sono più giovani di me, potete chiamarmi ‘Phi.’ Mi va bene. Da oggi sarò il responsabile del reparto IT. Piacere di conoscervi. Se avete problemi, potete consultarmi. Spero di riuscire a fare conoscenza con tutti.»

«Va bene, dopo la riunione dei capi dipartimento, potete presentarvi. Continuate così.» disse il capo e condusse il nuovo manager fuori dalla stanza. Una volta lasciato il dipartimento, iniziò immediatamente il brusio dei dipendenti.

«È piuttosto bello. Ha solo trent’anni ed è già un manager.»

«È il nipote del proprietario dell’azienda. Potrebbe essere spinto all’essere un vicepresidente.» 

«In tal caso, se qualcuno di noi avesse un problema con lui, sicuramente dovrà trovare un nuovo lavoro.»

«Pensavo che Phi Bas sarebbe stato promosso alla posizione di manager. Che peccato.»

«Ha dei contatti. Non è giusto.» Jade inclinò la testa verso di me per sussurrarmi qualcosa, e io risposi con un breve mormorio in gola.

Guardai Bas che non era seduto così lontano da me e mi sentii male per lui. Se fossi stato Bas, che era stato il manager temporaneo per molto tempo, avrei sperato di essere promosso e non di essere sostituito così facilmente dal parente dei titolari dell’azienda.

«Allora, Phi Mongkol ha di nuovo un buon supporto. Si prenderà sicuramente 365 giorni liberi all’anno.» disse scherzosamente la voce rauca di Gun, e quell’osservazione fece scoppiare a ridere tutti nel dipartimento tranne Jade e me che iniziammo a impallidire. 

«P’Uea, P’Jade, più lavoro per voi per lo stesso stipendio.» 

«Lo so!» rispose Jade al collega più giovane mentre si tirava i capelli.

Mi voltai a guardare stancamente la sedia vuota di Mongkol, che aveva preso un congedo per malattia per un altro giorno. Se Krit era il nipote del capo ed era anche un parente di Mongkol. Ormai era già spesso assente, da quel momento in poi sarebbe solo peggiorato. 

«Basta con le chiacchiere. Tornate al lavoro.» avvertì tutti Bas, quindi i membri dello staff del dipartimento IT smisero di spettegolare sul nuovo manager e tornarono al loro lavoro. 

La mia sonnolenza non era svanita, così nel pomeriggio decisi di farmi un’altra tazza di caffè. Tuttavia, mentre stavo mescolando il mio caffè, il nuovo direttore entrò in cucina.

«Buon pomeriggio.» Gli feci un wai per salutare il più grande. Il signor Krit si fermò leggermente prima di unire le mani per contraccambiare il mio saluto.

«Buon pomeriggio, signor…»

«Anon.»

«E qual è il tuo soprannome?»

«Uea.» risposi. 

Lui mi sorrise, ma qualcosa nei suoi occhi mi fece sentire come se non potessi fidarmi di lui. Potevo distinguere lo sguardo negli occhi di un altro uomo, e il signor Krit mi stava guardando con uno sguardo che non mi piaceva.

Era lo sguardo di un uomo che stava prendendo di mira qualcuno che gli piaceva in discoteca. Lo sguardo di un uomo che ti trovava attraente, voleva averti e voleva possederti. 

«Già, Uea, sei un grafico, vero? Quanti anni hai?»

«Ventisette.» risposi e chinai leggermente la testa con l’intenzione di congedarmi, ma il signor Krit non mi lasciò andare e continuò la conversazione.

«Io sono un programmatore, quindi non sono molto bravo nel lavoro grafico. Potrei doverti consultare su molte cose.»

Si avvicinò a me mentre mi tendeva la mano. Un subordinato come me non aveva altra scelta che tendere una mano per stringere la sua cortesemente. Il suo grosso palmo si chiuse sulla mano e la strinse leggermente. La soddisfazione balenò brevemente nei suoi occhi prima di sorridere.

«Piacere di conoscerti, Nong Uea.»

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