TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 10

«Ti ho detto che la targhetta con il tuo nome deve essere custodita con molta attenzione!»

Chonlatee si grattò il collo e ascoltò le parole del suo senior. Erano passati più di dieci minuti da quando Chon era sceso dall’auto ed era andato a chiedere un’altra targhetta dato che Nueng aveva scritto sulla sua.

«Si, ma…»

«Nong Chon… abbiamo un anno intero per cambiarla, non discutere.»

Non aveva nessuna intenzione di discutere, voleva solo dire che Ton lo stava aspettando in macchina e non aveva ancora fatto colazione, ma sembrava che anche quel senior parlasse più velocemente di un rapper al punto che Chon non riuscì a interromperlo.

«Va bene, io…»

«Nong Chon, per favore non mostrare quel viso carino. Anche se lo fai, non sarò gentile.»

«No, volevo solo dire che il mio amico sta aspettando in macchina.»

Alla fine era stato in grado di spiegare il motivo, ma sembrava che chiarire l’intera storia avrebbe richiesto molto più tempo per questo motivo Ton, che stava ancora aspettando in macchina, alla fine scese con un’espressione seccata.

«Cosa fai? Perché per modificare la targhetta del tuo nome ci vuole così tanto tempo?»

«Oh… Ton! Perché sei qui?»

«Ton perché sei sceso dalla macchina?» Chonlatee pose quella domanda ad alta voce e chiaramente con l’intenzione di far sapere a tutti che quel ragazzo alto era lì per incontrarlo.

«Ci stavi mettendo troppo, quindi sono venuto a vedere. Non sei ancora riuscito ad ottenere una nuova targhetta?»

«Non ancora. A quanto pare non posso cambiarla.» rispose mentre i suoi occhi fissavano Ton come per implorarlo di aiutarlo. In realtà Chon non voleva indossare una targhetta con la scritta “Prenotato da Nueng”, ma non sapeva cosa fare. Inoltre la scritta di Nueng non era di certo piccola.

«Perché?» Ton non lo chiese a Chon. Voleva che a rispondergli fosse la timida senior di fronte a loro.

«È solo il regolamento della facoltà, ma se è per Ton gliene darò immediatamente una nuova.»

«Hah?»

Discriminazione. Chon avrebbe tanto voluto prendere il bel faccino della senior che aveva respinto con fermezza la sua richiesta per riempirlo di schiaffi, ma si limitò a sorridere ampiamente a Ton.

«Certo lo capisco. Il regolamento della facoltà è pur sempre il regolamento della facoltà.»

«Allora dovrei indossare una targhetta con scritto “Prenotato da Nueng”

«Ti piacerebbe di più indossare una targhetta con la scritta “Ton è mio fratello”? Se vuoi, lo scrivo.»

«… Sembra molto meglio di quello che ha scritto Nueng.» Chon annuì, si tolse la targhetta e la porse a Ton.

«Non dovrebbe essere così facile lasciare che una targhetta per il nome venga scarabocchiata più volte in questo modo.» Ton stava pensando a qualcosa che potesse insultare il nome o addirittura la famiglia di Nueng, ma prima ancora che prendesse il pennarello sul tavolo, la senior prese in fretta una penna e cercò una nuova targhetta.

«Aspetta un attimo Ton. Darò a Nong Chon una nuova targhetta con il nome.»

«Puoi farlo?»

«Sì. Ecco qui la nuova targhetta per Nong Chon.»

Chonlatee prese la nuova targhetta con il solo nome per sostituire la precedente. C’era scritto solo il suo nome, nessun cuore e nessun “Prenotato” sul nuovo cartoncino appeso al suo collo. Finalmente quel rituale si era concluso. 

Grazie al cielo… 

«Hai ancora fame? Di solito fai sempre colazione appena alzato.»

«Sono un po’ affamato. Voglio mangiare il porridge alla mensa.»

«Fammi parcheggiare prima la macchina. A che ora vai a lezione?»

«Tra un’ora, che mi dici di te? Se hai paura di arrivare in ritardo, possiamo mangiare insieme un’altra volta.»

«Oggi voglio mangiare con te.»

Chon socchiuse leggermente gli occhi mentre il suo collo veniva tirato indietro delicatamente e la mano grande di qualcuno si posava delicatamente sulla sua testa. Sentì una leggera risata provenire da Ton quando i suoi capelli iniziarono a essere scompigliati proprio come era solito fare Ton.

Chonlatee passò il suo primo giorno nel caos, la giornata era stata una continua ricerca delle aule. Chon si rese conto che quei senior che avevano convocato la riunione la settimana prima dell’inizio delle lezioni avevano dei vantaggi, uno su tutti era che sapevano in quale edificio andare senza perdere tempo come lui, a cercare in giro proprio il giorno di apertura del primo semestre.

Quanto ai senior maschi o ai compagni di classe che non aspettavano altro di corteggiarlo, loro si limitarono a osservarlo e a sorridergli. Il loro comportamento poteva essere dovuto al fatto che Nueng e poche altre persone stavano passando di lì. Poi proprio Nueng lo indicò e disse: «Nong Chon è il fratello minore di Ton. Ton si prende molta cura di lui quindi non fate casini.»

Era sempre la stessa storia… ma almeno il fatto che essere il fratellino di Ton aveva i suoi vantaggi e svantaggi.

Il principale vantaggio era che nessuno gli prestava una particolare attenzione così non veniva infastidito. Lo svantaggio invece, era che le persone a cui Ton non piaceva avrebbero trovato sempre un modo per creare problemi.

L’esempio lampante avvenne durante il primo giorno in mensa.

La storia ebbe inizio quando Chonlatee con in spalla una borsa di tela ecologica, che aiutava a ridurre il riscaldamento globale, si mise alla ricerca di un tavolo vuoto mentre aspettava il suo amico. All’improvviso una forte presa lo tirò indietro con forza. Quando Chon si voltò vide un uomo alto con una corporatura robusta e una faccia che non sembrava affatto amichevole.

«Ho sentito dire che sei il fratello minore di Ton! Lui non mi piace! Tieni a mente che a me la cosa non piace affatto.»

«Ah… okay.» Chonlatee sbatté le palpebre spaventato nel vedere che la situazione davanti a sé non era delle migliori.

«Dannazione! Com’è che ti chiami…»

«Il mio nome è Chonlatee… tu ora… mi colpirai?»

«Eh! Chi lo farà? No, no. Cerchi un posto? È meglio che tu si sieda accanto a questo ragazzo. Hey! Ragazzi alzatevi! Fate spazio a Nong Chon per sedersi.»

Chon stava ancora cercando di nascondere la sua paura.

«Va tutto bene Phi, è meglio che mi sieda con i miei amici.»

«Non aver paura, mi chiamo Max. Voglio dire, il mio cuore batte davvero forte ogni volta che ti vedo. Sei quello che stavo aspettando.»

Immediatamente il cuore di Chon prese a battere forte.

«Non essere più il fratellino di Ton. Sii il mio Nong. Sono sicuro che mi prenderò cura di te meglio di lui.» Max continuò.

«Va bene.»

Cosa posso fare per uscire da questa situazione?

«Qual è la tua facoltà?»

«Amministrazione.» rispose Chonlatee guardandosi intorno in cerca d’aiuto.

Doveva pur esserci qualcuno là che lo conosceva! Quella era la mensa centrale, tanti studenti di varie facoltà andavano lì a mangiare, compresi quelli del dipartimento di ingegneria, anche se non molti. In più Chon non aveva visto Ton tra loro… 

«Posso mangiare con te domani? Conosco un ottimo ristorante. Voglio mangiare fuori con Chon.»

«Non lo so.» Chon si alzò immediatamente quando vide Nai entrare con un sorriso luminoso ancora sulle labbra e un viso leggermente confuso.

Chon pregò che anche Nai lo vedesse.

«Nai… Nai…»

«Chi mi ha chiamato?»

«Io Nai.»

«Oh! Chon perché sei seduto con quel cattivo bastardo?» Nai si avvicinò a Chon, ma Max gli mise il braccio sulle spalle per trattenerlo.

«Ricorda le tue dolci parole. Hey chi sarebbe bastardo? Chon non credere alle sue parole.»

«Ti ho chiamato bastardo. È appropriato.»

Rispondendo alle audaci parole di Nai, Chon fece un respiro profondo per paura che qualcuno potesse prenderlo a pugni… Uno dei sei. Tuttavia, il viso di Nai mostrava ancora un’espressione allegra.

«Tuo marito non si prende cura di te?»

«Non sono affari tuoi.» rispose Max con fermezza. «Questo bastardo, vuoi fare una scommessa?»

«Molto bene, ma prima di tutto tu sai chi sono? Conosci Khun Sa? Sai, lui è mio padre. Se vuoi sapere quanta influenza ha, puoi scoprirlo da solo. Se ancora non sai chi sono, sembra che la tua famiglia non possa ancora usare il 4G.»

«…» Chonlatee era sicuro di aver visto il volto di Max diventare più scuro.

«Non vuoi ancora lasciar andare Nong Chon?»

«Come vorresti provare?»

«Ecco… mi basta solo chiamare mio padre.»

«Ti comporti come un bambino viziato, incapace di reagire alle provocazione e credi di essere bravo solo con le minacce.» Max strinse i denti, ma Chon notò che la sua stretta si era allentata così cercò di tirare via la mano.

«Ammetti solo di non aver paura.»

«Dannazione!»

«Mi dispiace, non voglio avere a che fare con la spazzatura. Vieni Chon, andiamo a mangiare.» Nai allungò un braccio per spingere in avanti la schiena di Chon che lo seguì.

Dopo aver camminato per un po’ Chon si voltò per chiedere a Nai una cosa di cui era molto curioso.

«Tuo padre è una persona molto influente?»

Forse Nai proveniva da una famiglia come la sua. Le persone prestano sempre attenzione a lui. Chonlatee aveva imparato a comportarsi sempre nel modo corretto e nel modo più naturale possibile dato che non voleva essere al centro dell’attenzione.

«No, mio ​​padre vende semplicemente riso e pollo. L’ho detto per farlo spaventare. Quel bastardo è così stupido che non ha capito che lo stavo prendendo in giro, quindi meglio farlo per bene. Qualunque cosa tu faccia, usa la tua astuzia Chon. Comunque continuo a pensare che non dovrei essere amico di Ton.»

«Perché? C’è qualcosa di sbagliato? Tutto quello che so è che tu e Ton siete molto amici.»

«No… lui è solo uno stupido.»

«Non è stupido! Per me Ton va benissimo. Per quanto riguarda Ton, il fatto che non sa nulla di quello che gli succede intorno; forse è perché non gli importa più di nulla da quando la sua relazione con la sua ex è finita.» Chon trovò subito una scusa per giustificare Ton, ma  si fermò un attimo prima di continuare: «Non va bene? Stiamo prendendo in giro Max.»

«Le cose vanno bene perché io e lui ci troviamo bene l’uno con l’altro, quindi non devo preoccuparmi della nostra relazione. Per quanto riguarda Max, all’inizio del primo anno lui e i suoi amici giocarono a basket contro Ton che li batté miseramente. Quindi da allora tra loro non scorre buon sangue. A proposito Chon, hai visto Ton giocare a basket? Oh! È così bello. Il suo possesso palla e la sua forza sono strabilianti, ma ho il sospetto che il suo cervello abbia smesso di crescere dall’età di cinque anni.»

«L’ho visto giocare a basket solo quando eravamo piccoli. Poi qualche tempo fa l’ho rivisto, ma Ton stava giocando da solo.» Chonlatee si grattò la guancia per ridurre il suo imbarazzo. Ricordava l’immagine di Ton quel giorno sul campo da basket. Gambe lunghe, muscoli tonici e postura perfetta.

Oh! È così forte!

«Allora aspetta e tieni d’occhio il torneo sportivo, andranno sicuramente in finale.»

Non molto tempo dopo, Ai chiamò e il viso di Nai sembrò preoccupato.

«Perché non vieni con me, cosa è successo?» domandò Nai ad Ai dall’altra parte del telefono.

«Dov’è Ai e perché non viene? C’è un problema?»

«No, sta aiutando Ton.» disse Nai e si fermò, sollevando le lunghe gambe per poi sedersi a gambe incrociate, «Amp, l’ex ragazza di Ton, è venuta e ha schiaffeggiato l’uomo che gli ha baciato la guancia.» Nai gli disse Chon che il suo senior era arrabbiato.

«Amp sta venendo?»

«Ehm, devo andare da solo Chon. Devo tirare fuori Amp dalla macchina per separarli. Che fastidiosi! I problemi tra marito e moglie ci stancano parecchio.»

«Perché è venuta? Hanno fatto pace e sono tornati insieme?» Chon chiese perso tra i suoi pensieri in uno stato di trance, mentre strinse forte le sue mani che avevano iniziato a sudare.

«Vai in suo soccorso e salva Ton, per te.»

«Hmm… no.»

«Non devi essere timido. Penso che i due si lasceranno sul serio questa volta. Perché il problema questa volta è l’adulterio.» spiegò Nai.

«Quando è successo ho anche visto le foto di Amp con il suo nuovo ragazzo, ho pensato che lei avesse rotto con Ton prima di incontrare quella persona, ma non pensavo che fosse un tradimento. Così non mi sono stupito quando Ton è tornato a casa e ha continuato a essere triste.»

«No, lei non è più la sua ragazza. È solo qualcuno che parla segretamente con gli altri. Amp  ha ammesso anche che quando è arrivata quell’altra persona, si è sentita meglio e coccolata ancora di più. Lei è rimasta per un po’ con Ton poi, quando tutto è stato rivelato, si è venuto a sapere che lei non era solo gentile con quella persona, ma c’erano altre cose tra loro. In conclusione è stata svelata l’infedeltà di Amp. Ton però non voleva che la gente lo venisse a sapere.»

«Sicuramente non ne parlerò con nessuno. Lo manterremo segreto quindi per favore fatemelo sapere. Prometto.»

«Va bene, ma prometti di mantenere il segreto.»

Nai abbassò i piedi e avvicinò la sedia a sé. «La storia di una donna che ha scelto di tornare solo perché le mancava il vecchio amore. Come rendersi conto che bere acqua minerale è più sano che bere Pepsi. Anche se Ton era stupido, ha sempre avuto solo Amp dall’inizio, quindi non c’era modo per cui avere ripensamenti. Amp per come lui la vedeva era una persona con una poca resistenza fisica, un temperamento caldo e egoista come Ton! Continuare ad averla suo fianco sarebbe stato un male. La voce di Amp che imprecava contro Ton riecheggiava fin nell’edificio adiacente seguita dal suono di uno schiaffo, quindi non credo che quello schiaffo fosse leggero.» Nai parlò come se stesse rivelando un segreto di stato. Non era sicuro di poter contenere i suoi sentimenti in quel modo a causa di Ai.

«Allora cosa ha detto Ton? La sua bocca ha preso a sanguinare?»

«Per quanto ne so, Ton voleva davvero rompere con lei e no, il suo naso non ha sanguinato affatto. A quanto pare le dita lasciate dallo schiaffo sono ben visibili sulla guancia di Ton.»

«Che disastro.»

«Sì, vuoi confortarlo vero? Chiederò ad Ai dove si trovano e gli dirò di venire a trovarci qui. Aspetta un attimo, lo chiamo.»

Chon annuì guardando Nai che teneva il telefono mentre parlava con Ai e, dopo essere rimasto in silenzio per ascoltare qualcosa, immediatamente riattaccò senza salutarlo.

Ai e Nai usavano un loro linguaggio proprio quando parlavano tra loro. Anche se Chon aveva cercato di ascoltare attentamente, non era riuscito a capire di cosa stavano parlando.

«Ton è sul retro dell’edificio della facoltà, ma Chon tu devi entrare dalla porta principale perché le altre porte sono chiuse per delle riparazioni.»

Chonlatee si incamminò e corse verso l’edificio della Facoltà di Ingegneria. L’atmosfera era così calda e il vento che soffiava sul suo corpo non impedì al sudore che lo inzuppava di gocciolare. I suoi capelli si bagnarono incollandosi al suo viso. Chon si muoveva come se riuscisse a percepire l’odore della nicotina diluita nell’aria man mano che si avvicinava in fretta al retro dell’edificio. Sapeva che lì avrebbe sicuramente incontrato Ton ed era vero.

Come previsto, non appena oltrepassò il grande muro, vide Thon seduto sui gradini di cemento, mentre reggeva una sigaretta in una mano. Accanto a lui c’era Ai che sedeva con le gambe divaricate a guardare gli storni di uccelli nel cielo. Mentre al lato opposto c’era un uomo con un viso molto bello, capelli curati e la camicia perfettamente abbottonata, la sua intera figura seduta era molto elegante.

La persona in questione era In, la luna del campus. Quindi era naturale che qualunque cosa In facesse, il suo aspetto avrebbe fatto sì che le persone lasciassero like, condivisioni e commenti molto seri a riguardo.

Infine quando gli sguardi di Chon e Ton si incontrarono, quest’ultimo spense immediatamente la sigaretta che aveva in mano. Ai e In si alzarono e scesero lentamente le scale.

«Sei arrivato al momento giusto, ti lascio Ton.»

«Sì.» rispose ad Ai prima che una grande mano gli toccasse la spalla diverse volte prima di andare via. Chon rimase lì in piedi sentendosi un po’ confuso, come se si fosse trovato nel bel mezzo di una foresta gigantesca dato che gli amici di Ton erano tutti alti quanto lui. Allora era lui a essere un’eccezione? A Chon venne in mente il detto in cui si recitava che ogni persona avrebbe scelto qualcuno del suo stesso livello per giocare eppure non era sicuro se in quel caso Ton aveva prediletto l’altezza o altro.

«Non hai lezione? Perché sei venuto qui?»

«No.»

«Ho visto il tuo programma stamattina…» mormorò piano, come se notasse qualcosa, quindi tacque.

«Ho sentito la storia da Nai. Ton stai bene?» Chon sentiva ancora un debole odore di sigaretta nell’aria. Ton era ancora Ton, il suo vicino di casa, anche se l’atmosfera che li circondava all’università non era tranquilla e privata come quella di casa.

«Neanche io lo so. Dannazione lo sa già tutto il mondo.»

«Posso vedere la guancia dove sei stato ferito?» Chonlatee si avvicinò di un passo, incastrandosi tra le sue gambe, avvicinò il viso alla persona che si rannicchiava come per nascondersi. Ma quando Chon vide i lividi sul viso non ebbe il coraggio di allungare la mano per calmarlo.

«Fa ancora male?»

«La sento insensibile ora.»

«È la tua faccia o è la tua mente a essere insensibile?»

«Si assomigliano entrambe. Inutile dire che è finita. Le ho anche rivolto parole dure.»

«Ton mi hai aiutato in molte cose quando ero piccolo. Cosa posso fare io per te adesso?»

«Sii solo mio amico, questo è abbastanza.»

«Se non ricordo male avevi una lezione nel pomeriggio.»

«Cosa hai studiato il primo giorno del semestre?»

«Ehm, ancora nulla. Che ne dici se ora ce ne andiamo a mangiare una bella bistecca?» Chonlatee si alzò e quella volta fu lui a tendere per primo la mano.

«Non ho mangiato carne a casa con te. Quindi forse oggi possiamo andare. O c’è qualcosa in particolare che devi fare? O mangiare magari? Ti accompagnerò ovunque.» continuò Chon.

«Stando lì seduto per molto mi sentivo veramente male anche quando Ai e In hanno provato di farmi sentire meglio, non ci sono riusciti. Ma quando tu mi hai invitato a mangiare una bistecca… per un attimo ho dimenticato tutte le cose brutte. Sai, tu sei il solo che riesce a confortarmi.» disse Tonhon.

Ton parló dopo aver afferrato la mano di Chon con la sua. La grandezza delle loro mani era completamente diversa, ma il calore che percepivano era lo stesso.

«Mi sento bene e al sicuro con te piccolo Chon.»

«Eh?»

Chon aggrottò la fronte sorpreso dalle parole di Ton e da come lo aveva chiamato. Era davvero, molto imbarazzato.

«Chiamarti piccolo Chon, è carino. È perfetto per te… Conosco molte persone che la penserebbero esattamente come me. Otterrai sicuramente la vittoria per il voto di popolarità. Non avrai bisogno dei miei fiori perché sono sicuro che vincerai.»

«Ma io voglio riceverli da te e tu dovrai comprarli come ricompensa per il barbecue.»

«Se dici che vuoi riceverli da me, te li comprerò. Ma per il pranzo di oggi, pagherò io. Dopo tutto sei corso fin qui dalla tua facoltà solo per tirarmi su di morale, quindi sarà il mio ringraziamento.» 

L’uomo alto afferrò entrambe le mani di Chon prima di prendere in prestito un po’ della sua forza per alzarsi. In quel momento entrambi erano ugualmente alti dato che Chon era due gradini più in alto.

«Se tu fossi una ragazza ti avrei preso in giro e corteggiato già da molto tempo Chon.»

«Non sono una ragazza.»

Tra noi è solo così che potrà essere… anche se non so se così facendo io lo stia prendendo in giro o meno.

«Devi comportarti così, lo so. Sono un uomo e anche tu lo sei. Quindi dimentica quello che ho appena detto. Penso che lo schiaffo abbia colpito anche il mio cervello.»

«Molto bene, allora sbrigati e vai. Con gambe così corte devo seguirti velocemente.»

«Ehm, lo so.» Ton si voltò, le sue lunghe gambe fecero un passo avanti, lasciando Chon indietro. Chon seguì l’ombra dell’ampia schiena con un pensiero improvviso.

Avrebbe dovuto fare un passo indietro o restargli accanto come conforto per la sua tristezza?

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