ECLIPSE – EP. 7 CAPITOLO 1

Supercells

Tornando a domenica

Il forte sole pomeridiano venne oscurato dell’edificio scolastico, inoltre il cielo si stava facendo buio. Il cortile vicino all’edificio dove erano parcheggiate le auto si stava riempiendo di ombre. Alcune delle macchine parcheggiate fin dal mattino se ne erano andate, solo quella di Akk era ancora lì.

In quel momento, la voce dell’autista risuonò nelle sue orecchie.

«Ti è piaciuto il film e il ristorante in cui ti ho portato? Non ti ho mai visto così felice!»

Il ragazzo con il piccolo sorriso, ma luminoso e che spesso inciampava e rideva, aveva smesso di pensare a lui finché Ayan non si era spostato a sedere accanto a Namo, infastidendolo e irritandolo!

Alzò le spalle e disse: «Namo, sei divertente!»

Allora lo hai convinto così!

«Sapendolo, non avrei chiesto di venire con voi.» Cioè, Namo gli aveva chiesto di accompagnarlo al cinema e poi al ristorante, dopo essere usciti dalla palestra. 

È una normale sala fintess, ma ha il coraggio di ingannarmi facendomi credere che sia un centro fintess gay!

Akk ringhiò: «Stai zitto.» e recuperò le chiavi della macchina e il portafoglio. Aprì la portiera e saltò fuori dall’auto, come se avesse paura che accadesse di nuovo.

Però in realtà non è così!

Akk tornò alla sua macchina, guardando deliberatamente dall’altro lato per vedere cosa avrebbero fatto dopo.

Quella mattina stava andando a scuola, ma non appena lo aveva visto, lo aveva trascinato via senza avere il tempo di ricomporsi. Significava forse che stava facendo qualcosa di nascosto mentre stavo arrivando?

Non era sbagliato, infatti, Ayan vide la sua macchina uscire lentamente dal parcheggio e, pensando di non essere notato da Akk, aprì la portiera, uscì dall’auto e si avviò con calma verso la biblioteca, che probabilmente stava per chiudere.

Akk deviò strada per poter parcheggiare dall’altro lato dell’edificio e si affrettò a seguirlo, mentendo alla guardia di sicurezza e dicendo che stava cercando un amico, che però non sapeva dove fosse. Questa fu l’unica idea che gli venne in mente.

Proprio come nella sua città, disse che visitava così spesso la biblioteca e che conosceva persino il bibliotecario. I due si salutarono e gli dissero che erano amici.

«Nong Ayan è appena arrivato qui da solo, vuoi che lo avvisi… »

«N… non c’è bisogno.» Agitò la mano con riluttanza quando l’altro cercò di annunciare la sua presenza. «Voglio seguirlo per fargli una sorpresa.»

«Hey, guarda che questa è una biblioteca!» disse l’uomo con espressione incredula, e quando si voltò per guardare quegli occhi incomprensibili, sospirò: «Ad ogni modo, non fare rumore!»

«Si, non farò rumore! Comunque, che strano… perché venire qui quando anche la nostra scuola ha una biblioteca?»

«Ma la dimensione non è la stessa, vero?» L’altra persona sorrise leggermente, con un’aria ancora più sorpresa di prima.

Akk stava cercando di reprimere il suo entusiasmo rimanendo in silenzio e aspettando che l’altro rivelasse qualche informazione in più.

«Prima, Nong Ayan non veniva qui a leggere. La prima volta che è venuto qui è stato per restituire un libro.»

«Non era mai stato qui, ma era venuto per restituire un libro?»

Il bibliotecario rise ancora più forte della sua ingenuità, però affermò: «Oh, ti chiedi come mai è venuto a restituire il libro se non è mai stato qui? Il mutuatario era un suo parente e prendeva spesso in prestito dei libri, ma ora è morto.»

Akk si sentì subito fischiare le orecchie: «Il parente defunto… è suo zio, giusto?»

«Esatto, è suo zio ed era bello come il nipote, e anche… »

E anche…?

«Prima di allora, veniva in biblioteca nei fine settimana. Gli ho parlato, era molto gentile.»

«Il nipote?»

«No… Sto parlando dello zio, era così gentile.»

Ugh…

«Però non è così semplice!»

Semplice?

L’uomo abbassò un po’ la voce, per poi agitare la mano: «Suo zio disse che gli piaceva un ragazzo, quindi si comportava sempre in modo dolce, ma quando gli chiesi chi fosse si rifiutò di dirmelo!»

Non c’è da stupirsi che Ayan gli sia così vicino. In effetti, è altrettanto deviante.

«Ah!» La voce dell’altro si alzò nuovamente, «Non eri venuto qui per cercare il tuo amico? Però, se vuoi sapere qualcos’altro, chiedi pure agli abitanti del villaggio.»

Akk lo ringraziò con un sorriso beffardo. Andava bene così, almeno aveva qualche informazione in più. Pensò che ogni volta che lo vedeva, era come se fosse uscito da un film dell’orrore, dove il protagonista scopriva un segreto legato alla propria debolezza.

Si trattava dello stesso libro che Akk aveva ora in mano.

1984* 

*(N/T: è un romanzo distopico di fantapolitica, oltreché racconto morale, dello scrittore inglese George Orwell, pubblicato nel 1949. È incentrato sulle conseguenze del totalitarismo, sulla sorveglianza di massa, sulla repressione delle libertà e l’irreggimentazione del popolo e dei comportamenti all’interno della società.)

Dal nome sembra orribile!

Insospettito, salì in macchina per tornare a casa. Una volta arrivato, andò subito online e ordinò il libro, che gli venne consegnato in meno di una settimana. Akk lo aprì, lesse un po’ il riassunto e scoprì che si trattava di un romanzo dispotico. Non capisco come faccia la gente a leggerlo

Non essendo abituato a leggere romanzi, non aveva letto molto fino a quel momento, quindi pianificò di leggerlo durante le lezioni noiose o nel tempo libero. Ma in classe c’è sempre un qualche idiota seduto dietro di me che mi guarda e durante il mio tempo libero sono troppo pigro per leggere. Non era interessato a libri di questo tipo, voleva solo conoscere la storia della persona che lo aveva preso in prestito.

Quando arrivò alla sala amministrativa, aveva letto solo mezza pagina. Il libro narrava la paura del protagonista nel sentire i vicini e le persone intorno a lui che parlano del problema di infrangere le regole. Ecco perché lo leggeva così lentamente. Se non si infrangono le regole, perché si dovrebbe avere paura?

Si avvicinò ulteriormente alla stanza e vide, attraverso la finestra di vetro, che c’erano due insegnanti dentro, quindi bussò prima di entrare per chiedere il permesso.

Il signor Chadok era seduto alla sua scrivania e parlava con la signorina Sani. Quando sentiva un argomento che lo preoccupava l’uomo distoglieva spesso l’attenzione dallo schermo del computer o dai compiti degli studenti, per capire meglio di che cosa si stava parlando. Ma quel giorno, fu il libro che Akk aveva in mano ad attirare la sua attenzione quando il ragazzo entrò.

«C’è qualcosa che non va Akk?» Lo salutò, dolce come sempre, la giovane insegnante dalla sua scrivania.

Akk stava per rispondere, quando una voce risuonò dall’altro lato della stanza.

«Leggi ancora libri per divertimento! Studia di più dato che devi fare l’esame di ammissione all’università!» disse l’uomo.

Akk rise seccamente, aprì la cerniera dello zaino e lo ripose dentro.

La signorina Sani sorrise leggermente, alzando le sopracciglia come per lanciargli un segnale.

«Voglio solo consultare l’insegnante riguardo al cattivo comportamento degli studenti.»

Il sorriso iniziale svanì improvvisamente, come se si trattasse di qualcosa che la professoressa non voleva discutere.

Ma durò solo un istante, poi la donna annuì chiedendo: «Di chi?»

«Del nuovo studente della mia classe.»

Anche se non disse il nome, la parola “nuovo” attirò l’attenzione del signor Chadok. 

Lo sguardo dell’uomo continuava a spostarsi da Akk alla signorina Sani, in una leggera attesa.

Alla fine la donna, deglutendo, disse: «Vieni qui, Akk.»

/ 5
Grazie per aver votato!
Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



/ 5
Grazie per aver votato!

Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.