TONHONCHONLATEE – CAPITOLO 9

Sorprendentemente nessuno si dimostrò contrario all’elezione di Chonlatee come partecipante alla selezione della Luna per il voto più popolare. Nonostante venne chiesto molte volte, nessuno obiettò.

In quel momento Chon era in piedi davanti allo sguardo dei suoi amici e la cosa lo metteva a disagio. Gli tremavano le mani e non riusciva a pensare a niente da dire o a spiegare quello che provava.

I suoi pensieri vagavano su ogni cosa. Pregava solo che la posizione più popolare al campus sarebbe stata migliore della posizione dello studente più popolare delle superiori, che aveva ricoperto per tre anni consecutivi. Quella era una vita che non gli piaceva condurre. Ovunque, sarebbe stato al centro dell’attenzione. All’aperto, quando si mangiava o in ogni altra occasione ci sarebbe sempre stato qualcuno intento a scattare foto di nascosto. All’epoca anche in bagno veniva seguito da persone a cui piaceva. Alle volte però, capitava che a seguirlo erano stati degli amici o dei senior gelosi di lui e che non amavano la sua popolarità.

Si sentiva esausto e a disagio per aver ricevuto così tanta attenzione, per questo non gli piaceva.

Chonlatee si spinse in su gli occhiali che gli cadevano sul naso e si guardò intorno. Non sapeva perché l’atmosfera fosse così tranquilla, al punto che non poteva fare a meno di fare domande.

«Posso tornare a casa mia?»

«Va bene, ma è meglio che usciamo e parliamo per un po’.» La figura alta di Nueng si fece avanti e allungò una mano per afferrare quella di Chon, in modo che non potesse scappare  velocemente.

«Parlare di cosa?»

«Di noi.»

Chon era davvero stufo nel sentire quella risposta. Poi girò accidentalmente il viso verso gli altri senior che lo avevano interrotto.

«Merda Nueng… Cosa stai facendo!?»

«Scusate, lo prendo in prestito un momento.» rispose. «Andiamo, è meglio che usciamo e troviamo un posto per parlare.»

«Allora per favore, non metterci troppo tempo.»

Chon venne trascinato fuori da qualcuno con una forza decisamente superiore alla sua e così, scioccato, non poté far altro che seguirlo.

Chon sentì persino una debole voce urlare dietro di lui. L’aria fresca dell’interno svanì sotto la cocente luce di mezzogiorno. Fortunatamente Nueng scelse di stare sotto un grande albero dietro la facoltà.

«Di cosa vuoi parlarmi?»

«Hai un fidanzato?»

«Penso che sia una questione privata.»

«Mi piaci. Quindi mi farò avanti e ti prenoto.» Un sorriso luminoso apparve sul bel viso di Nueng. Continuò a camminare verso Chon finché lui non rimase intrappolato tra l’albero e il corpo del suo senior. La sua schiena urtò contro il tronco dell’albero e sollevò il collo mentre Nueng cercava di avvicinare il suo viso… 

«Meglio di no, non sono un oggetto.»

«Sei così carino. Mi sento di dover marcare il territorio. Posso avere il tuo numero?»

«Nueng, non mi piacciono le persone così a caso.» Chon emise un piccolo sospiro, cercando di fermare la mano di Nueng che stava per rimuovere la sua targhetta con il nome e scrivere qualcosa su di essa.

[PROPRIETÀ DI NUENG]

«Hey! È fastidioso, come hai potuto scriverlo?»

«Non può essere cancellato! Ora sbrigati e dammi il tuo numero.»

«No, sono così arrabbiato! Scusa, me ne vado!» Chonlatee sentiva che non c’era bisogno di mantenere la cortesia tra junior e senior con persone come quella. Spinse via il senior e tornò nell’entrata per prendere la sua borsa.

In preda alla rabbia Chon uscì, corse fuori dall’edificio cercando un posto dove calmarsi.

Una volta fuori camminò lungo un ponte di legno e vide che su entrambi i lati del ponte c’era un lago verde scuro, accanto al quale c’erano molti alberi che gli facevano ombra. Oltre a quello c’era una leggera brezza che riusciva a calmare il calore e la rabbia nel suo cuore. Quella atmosfera fresca e piacevole lo rese molto sereno.

Mentre si stava ancora godendo i comfort che la natura gli offriva, il cellulare nella sua borsa prese a squillare, indicando una chiamata in arrivo.

Quello era un numero sconosciuto… 

«Pronto…»

«Sono io, Nueng.»

«Come hai fatto ad avere il mio numero?» La sua voce si irrigidì quando seppe chi c’era dall’altra parte del telefono.

«Non solo conosco il tuo numero Chon, ma conosco anche il numero della tua stanza. Non essere arrabbiato… so tutto questo perché ti amo davvero.»

«Come lo hai saputo?»

«Non è stato nulla di che. Ah… domani è il tuo primo giorno di college. Verrò al dormitorio a prenderti domani mattina. Ci vediamo alle 8.00… non fare tardi.»

«Aspetta! … Hey Nueng…!!!»

Tut… tut… tut… 

Chonlatee lasciò cadere il telefono accanto a sé quando fu sicuro che Nueng avesse riattaccato prima che lui potesse rifiutare la sua proposta.

«Arghh!!! Perché è così aggressivo? Fastidioso… così fastidioso… troppo fastidioso!» gridò Chon grattandosi la testa.

Non molto tempo dopo il suo cellulare squillò di nuovo e rispose la chiamata urlando.

«Non devi venirmi a prendere. Tu devi solo smetterla di infastidirmi!»

[Chon… sei ubriaco?]

La voce dall’altra parte della linea gli era familiare e ciò lo costrinse ad allontanare il cellulare per guardare il nome del chiamante, voleva capire se davvero aveva sbagliato persona o meno. Scoprì così che era stato Ton a chiamarlo e il suo viso, che in origine era pieno di rabbia, divenne immediatamente pallido.

«T… Ton? … Prima credevo fosse la persona che mi stava chiamando per disturbarmi.»

[All’improvviso hai gridato in quel modo. Mi ha scioccato! Dove sei ora? Ti ho aspettato per molto tempo davanti alla tua facoltà.]

«Aspetta un minuto. Dopo aver terminato l’attività, ero molto affamato così sono andato a cercare del cibo.»

[Allora, aspetta un attimo, io andrò alla caffetteria adesso. Anche tu avrai fame e vorrai trovare del cibo.]

«Ton puoi mangiare alla mensa.»

[Va bene, arriverò presto.]

«Sì, ma Ton non hai bisogno di sbrigarti. Non sono ancora lì.»

[Nessun problema, ti aspetto se arrivo per primo.]

Dopo aver detto quello Chon riattaccò immediatamente il telefono e allungò una mano per rimuovere la targhetta dal collo, mettendola nella borsa. Si recò rapidamente al ristorante che non era lontano.

«Quando tu eri il primo anno, c’erano già le elezioni per la Luna e la Stella?» La domanda uscì dalla bocca di Chon, prima di iniziare a mangiare insieme.

«Vuoi davvero sapere la risposta? Guarda quali premi ha vinto questo bel viso?»

«Tu sei un atleta che deve allenarsi mentre studia. Quindi non sembrava che avessi avuto il tempo di farlo.»

«Cosa non posso fare? Non dirmi che stai partecipando anche tu al concorso della Luna e della Stella?!»

«Perché? Non sono degno di questa competizione?!» Il suo tono sembrava deriderlo indirettamente.

«Ehi… non ho detto questo, ma lo standard per diventare Luna è piuttosto alto. Ha detto Nai che oltre a essere belli e intelligenti, devono essere orientati moralmente e culturalmente. Il suo amico aveva ottenuto questa posizione e quando nell’ultimo round chiesero ai tre finalisti cosa gli piaceva fare, lui rispose che gli piaceva andare al tempio, pregare e fare l’elemosina, cercando la grazia in modo che la sua vita fosse senza avversità.»

«Quello era un altro tuo amico?»

«Ehm, forse è così. E sono anche d’accordo con lui perché è una competizione.»

«Il voto per il più popolare sarà votato da un gruppo di persone. Non so davvero cosa fare.»

«Puoi semplicemente rimanere calmo e aspettare che le persone che tengono le rose votino l’ultima sera della competizione. Ma prima, devi sfoggiare il tuo miglior sorriso nel servizio fotografico che verrà pubblicato sulla pagina della Luna e delle Stelle di quest’anno.»

«Sembra che questo sia meglio, perché se partecipo al concorso della Luna e delle Stelle, non so cosa fare. Sembra complicato.»

«Ma la maggior parte delle persone vuole votare in diretta alle elezioni del voto popolare. Non so perché, di solito non mi interessano davvero queste cose. Ma metterò “mi piace” alle tue foto e ti comprerò molte rose.»

«Ne basta una.»

«Perché? O c’è un problema? Ehi, non credere che sarà gratis, sarai in debito con me per questo.»

«Nessun problema. Allora vado a comprare da bere. Cosa vuoi? Offro io.» Chon sorrise quando vide la persona che si stava comportando in modo burbero, ma quando chiese all’altro cosa desiderasse bere, anche Ton sorrise, mostrando i suoi denti dritti.

«Allora indovina cosa voglio bere?»

«Doppio frappe al cioccolato fondente. Ti ho visto berlo solo durante i pasti.»

«Esattamente!»

«Ton, quanto costa una rosa?»

«Circa 20-25 baht per gambo.»

«Vado a comprare una bevanda per sostituire i fiori che comprerai. Quindi sto investendo molto qui.»

«Allora io non pagherò il conto per le bevande perché ti comprerò le rose.»

Chonlatee prese un fazzoletto dalla borsa e si pulì le mani prima di prepararsi per andare a comprare l’acqua. Ma quando tirò fuori il fazzoletto un cartone delle dimensioni della sua mano cadde dalla borsa.

«Che cos’è questo?» Ton lo prese prima che Chon potesse vederlo e proprio mentre stava per chiedere di cosa si trattasse, Ton lo strinse nel suo pugno e lo gettò via prima che potesse parlare.

«Che è successo? Cosa hai preso dalla mia borsa e perché l’hai buttato via?»

«Niente, è solo spazzatura così l’ho buttata subito via. Muoviti e vai comprare l’acqua, lì!»

«Spazzatura?»

«Perché non te ne sei ancora andato?»

«Ehm, me ne vado ora.» Chon annuì e poi si affrettò a comprare dell’acqua prima di rendersi conto di cosa fosse davvero successo.

Dopo che Chon lo lasciò, Ton tornò a prendere il foglio spiegazzato e lesse l’iscrizione su di esso:

Dolce Chon, 

piacere di conoscerti. Mi piaci davvero perché sei carino. Quando ci incontriamo ci sorridiamo e poi ci salutiamo. 

Ci vediamo domani.

**********

Chonlatee mise la sveglia per paura di svegliarsi tardi, quando una voce forte risuonò proprio accanto al suo orecchio e a quel punto la spense immediatamente. Ancora non osava alzarsi dal letto, perché una volta aperti gli occhi vide Ton uscire dal bagno avvolto in un asciugamano che stava per mettersi le mutande.

Oh mio Dio! Perché questa tentazione… Oh mio Dio!! Il corpo di Ton è così sexy!

Chon calmati… calmati… fai un respiro profondo… non alzarti e non osare muoverti lì sotto fratellino… 

Chon ripeté a se stesso con voce profonda nel suo cuore, mentre la mente cercava di calmare il suo fratellino che sembrava essersi alzato a differenza sua.

«Sbrigati e alzati.»

«Ho ancora sonno. Perché ti sei alzato così presto?» chiese Chon con un’espressione languida, annuendo. In realtà era completamente sveglio e fissava l’ampia schiena di Ton che si estendeva fino al bordo dei suoi fianchi. Chon sentiva di poter svenire da un momento all’altro. Se solo avesse potuto vedere un po’ più in basso di così… forse sarebbe morto e poi sarebbe volato in paradiso.

«Mi sono svegliato alle tre del mattino e sono più riuscito a dormire. Mi sono alzato e mi sono messo a giocare. Dopo aver controllato l’orario delle lezioni ho scoperto che oggi ho una lezione mattutina, quindi mi preparo e vado presto. Tornerò a dormire dopo aver terminato la lezione pomeridiana. Puoi usare l’auto fino al pomeriggio ma solo fino alle cinque, assicurati di venirmi a prendere prima. La chiave magnetica è nella mia borsa.»

«Questo sabato andrò a casa a prendere la macchina, così non dovrò più disturbarti.»

«Non mi dispiace. Ma se vuoi prendere la tua macchina perché non ti piace usare la mia, non c’è nessun problema. Fallo e basta. Allora vuoi dormire di nuovo?»

«Hai finito di vestirti? Faccio una doccia e mi cambio.»

Chon si sentiva pigro a rimanere così a lungo a letto, ma quando Ton indossò i suoi vestiti non vedeva altro e così decise di sedersi e guardare Ton indossare l’uniforme della Facoltà di Ingegneria.

«Ti ho visto spesso indossare questa uniforme nelle foto, ma vederla di persona è molto meglio che in foto.»

«Certo, è perché sono così bello e figo. Ahh… E forte. Non dimenticare…» 

«Beh… direi che ho di nuovo un fratello gangster.»

«Ah… Chon c’è qualcosa che ti dà fastidio?»

«Affatto.» Chonlatee aggrottò la fronte e inclinò la testa come a chiedere a Ton come mai gli avesse fatto improvvisamente una domanda del genere.

«Se qualcosa o qualcuno ti dà fastidio, devi farmelo sapere. Non aver paura di lui perché io sono figo e forte.»

«Non sono un bambino e nessuno mi dà fastidio.»

Ton rise guardando Chon leggermente imbronciato. Fin da piccoli Ton si era preso cura di lui quando gli altri bambini lo infastidivano o lo prendevano in giro. Avrebbe continuato a farlo anche quando Chon non sarebbe più stato un bambino… 

«Ok… ma devi farmi sapere quando qualcuno ti dà fastidio.»

Ton trattava sempre in questo modo Chon. Ecco perché lui non riusciva mai a smettere di farselo piacere.

Nonostante la sua risposta Chon era stato onesto quando gli aveva detto che nessuno gli stava dando fastidio. Certo era un po’ infastidito da Nueng, ma in quel momento stava sorridendo davanti alla macchina parcheggiata di fronte al suo dormitorio.

Chon ricordava la storia di Ton riguardo ai criteri per la scelta della Luna e di come venisse giudicata moralmente. Ciò era evidente nell’aspetto di Nueng che era la Luna dell’anno precedente. Indossava abiti impeccabili dalla testa ai piedi, a differenza di Ton che non stingengeva bene la cravatta e non infilava la camicia nei pantaloni e nonostante quello  sembrava ancora molto più interessante di Nueng.

Pensando a Ton, Chon inclinò la testa e si guardò intorno per vedere dov’era la macchina?

«Baby… sei così carino nella tua uniforme. Ma perché non indossi la targhetta con il nome che ho scritto per te?»

«Ieri sotto l’albero, sembra che io l’abbia dimenticata.»

«Di solito le matricole la indossano sempre. Capisci? Allora, dov’è la tua stanza? Lascia che  controlli se c’è qualcosa che posso fare per farti una nuova targhetta.»

«Se pensi che tu mi possa piacere solo perché dici cose come “Ti penso” o “sei carino”, allora dovresti smetterla. Mi hai fatto sentire di essere stato molestato da quelle parole disgustose.»

Quelle parole erano quello che di più appropriato Chon riteneva, per allontanare qualcuno come Nueng dato che lui era una delle persone che avrebbe incontrato di frequente, ovvero più irrispettose degli altri e perverse.

Voleva dire a Nueng di fare di Ton il suo riferimento; anche se all’esterno Ton poteva apparire aggressivo e scortese, di certo non avrebbe mai usato parole dispregiative per far incazzare gli altri in questo modo.

Ton era ancora il migliore.

«Cerca di obbedire Chon.» Le sue piccole braccia furono afferrate dalle sue grosse mani prima di essere spinto improvvisamente in macchina.

«Lasciami andare Nueng!»

«Questo tipo di violenza ti eccita, non è vero?»

L’urto di una nocca risuonò da dietro la figura di Nueng. Chon potè vedere Ton arrivare, ma Nueng non lo aveva di fronte. La sua testa venne afferrata davanti la faccia di Chon.

«Chon vive nella mia stanza, la 505. Ti piace questo tipo di sensazione violenta e provocatoria?»

«Ton?!»

Sembrava che i due si conoscessero dato che quando Nueng si voltò a guardare Ton, il suo viso sbiancò e anche Ton lasciò rapidamente la sua mano, inoltre Nueng unì  immediatamente le mani in segno di saluto.

«Mi chiedevo chi aveva scritto il messaggio sulla targhetta del nome di Chon? Quindi sei tu l’autore.»

Il colletto di Nueng fu tirato più forte e alla fine fu lanciato di lato.

«Chon è mio fratello, se vuoi ancora continuare a prenderlo in giro, dovrai prima vedertela con me.»

«Chon è il fratello di Ton? Perché i vostri cognomi sono diversi?»

«Non hai bisogno di conoscere l’intera storia. Tutto quello che serve sapere è che Chon è mio fratello, punto. Non venire mai più a fare casino.»

«Va bene ma… è solo che sono passato di qui pensando di andarlo a prendere perché siamo nello stesso dipartimento e io sono il suo senior. Quindi non l’ho preso in giro.»

«Quindi è nello stesso tuo dipartimento? Allora prenditi cura di mio nong!»

«Sì… ci penso io.» Nueng annuì e rimase sorpreso, quando Ton si voltò verso Chon per dire.

«Andiamo Chon ho fame.»

«Sì.»

Chon vide Ton camminare verso la macchina, ma esitò nel seguirlo perché sentiva ancora la voce lamentosa di Nueng dietro di loro.

«Chon, ho appena scoperto che Ton è tuo fratello, perché non me l’hai detto prima?»

«Se avessi saputo che così avresti smesso di infastidirmi, te lo avrei detto ieri.»

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