TONHON CHONLATEE – CAPITOLO 3

Chonlatee stava aspettando che qualcuno gli dicesse che se ne sarebbe andato per un po’, ma erano passate due ore e ancora nessun segno di Ton. Il film che avrebbero dovuto guardare probabilmente era già a metà ma andava bene, non importava, dato che era ancora bloccato in quel ristorante pieno di fumo e di odore di carne alla griglia.

Non era solito rimanere seduto e aspettare. Probabilmente si sarebbe alzato un’ora fa per pagare, lasciando il ristorante, se non avesse pensato al fatto che era venuto con Ton e che  doveva aspettare che tornasse lui a pagare da mangiare, dato che lui non aveva il portafoglio dietro. Vide il proprio riflesso sulla parete di vetro del ristorante e tristemente rise di sé. 

Cosa ci faccio qui? 

Era uscito per mangiare e guardare un film, ma era finito col rimanere seduto da solo al tavolo di un ristorante barbecue, a guardare la carne bruciare lentamente fino a quasi sciogliersi senza alcuna intenzione di mangiarla. Se non fosse stato un tipo estremamente calmo non sarebbe stato in grado di aspettare così a lungo.

«Chon… mi dispiace.» Una voce proveniente da dietro le sue spalle lo destò dai suoi pensieri. Si voltò verso la fonte della voce e vide Ton ansimare mentre si scusava.

«Tutto ok, ma per favore paga in fretta, voglio andare a casa adesso.»

«Sei arrabbiato? Vado a comprare un altro biglietto.» disse Ton con voce piena di rammarico, guardandolo con una faccia arrossata per la fretta messa nel tornare indietro.

«Non sono arrabbiato. Possiamo guardare il film la prossima volta. Per favore Ton va a  pagare… aspetterò fuori.» spiegò Chon e si alzò dalla sedia. Quando lo guardò, quel bel viso annuì leggermente, poi si voltò e uscì dalla porta del ristorante.

La Lexus GS 350 percorreva tranquillamente la strada costiera dopo aver lasciato il centro commerciale, Chonlatee era seduto davanti e non aveva mai distolto lo sguardo dal panorama al suo lato. Allo stesso tempo, era anche affascinato dal tenue aroma del tabacco mescolato alla fragranza del profumo di Ton. Un mix davvero paradisiaco, impossibile non amarlo. Rimase per tutto il viaggio in silenzio, non sapendo cosa dire e anche Ton non disse nulla, forse perché troppo impegnato con i propri pensieri.

Non sapeva quale fosse il risultato della conversazione durata ore tra Ton e la sua ex, ma sicuramente non era un buon segno, dato che in quel momento il suo viso sembrava turbato, arrabbiato e triste. Pensò che fosse meglio rimanere in silenzio e non parlare visto che anche Ton taceva. A quanto pare però, Ton non la pensava allo stesso modo e quella volta parlò per primo.

«Che profumo indossi? Chon hai un buon profumo.»

«Ton riesci a sentirlo? Pensavo che in macchina si sentisse solo odore di sigaretta misto al tuo profumo.»

«No, riesco a sentirlo, anche se il tuo si sente appena, ma mi fa sentire a mio agio. La scorsa notte ho potuto dormire sonni tranquilli grazie alla tua fragranza.»

«Non ricordo quale marca di profumo sto usando, preferisco spruzzarlo sui vestiti piuttosto che sulla pelle perché se lo metto direttamente sulla cute poi mi brucia facilmente. Sono allergico all’alcol.» Chonlatee si sollevò appena la camicia, non era il tipo a cui piaceva usare eccessivamente il profumo. Annusò il suo vestiario e sentì appena il profumo, non si aspettava che Ton potesse percepirlo.

«Ecco perché non puoi nemmeno bere alcolici.»

«Non bevo.»

«Chon, per quello che è successo oggi, mi dispiace. Hai ragione, sono stato troppo permissivo con Amp. Ero molto arrabbiato e ho dimenticato che mi stavi aspettando al ristorante.»

«Lo so, Ton. Puoi dirmi com’è andata? Chi ha deciso che era meglio chiudere, tu o Amp?» Chonlatee si appoggiò allo schienale della macchina e rivolse lo sguardo a Ton.

«Entrambi dobbiamo ancora prendere una decisione. Voleva tornare con me, ma quando le ho chiesto del suo nuovo ragazzo, non ha risposto nulla.»

«Tu vuoi tornare insieme a lei? Devi prima darti una risposta.»

«Non lo so. Amp ed io più volte abbiamo litigato e ci siamo lasciati. Inoltre da quando è single, si è sentita più a suo agio. Io invece, quando ero con lei sentivo che nella mia vita mancava qualcosa.»

«Lo so, potresti essere confuso. Allora cosa le hai detto…»

«Ho bisogno di tempo per riflettere e capire se mi piaccia ancora o no. Allora, forse, tornerò da lei.»

«Non ti chiederò quanto tempo ci vorrà per pensarci. Rimarrò al tuo fianco e sarò un buon amico, finché lo vorrai. Anche se mi lasci al ristorante ad aspettarti per due ore.» Chonlatee si voltò a guardare il mare come al solito e sorrise quando udì una leggera risata.

«Sicuramente ci rimarrai male.»

«Non sono arrabbiato. Come sono quando mi arrabbio? Lo scoprirai quando lo sarò davvero.»

«Cercherò di non farti arrabbiare. Giocherai a basket stasera? Stamattina sono passato davanti al campo dove giocavamo sempre alle elementari. Penso che il campo sia ancora molto buono.»

«Si, di sera vedo sempre molte persone che vanno lì a giocare.» Chonlatee chiuse gli occhi non appena finì di parlare; non voleva aggiungere altro e quando Ton lo vide, rivolse la sua attenzione alla strada, non gli importava.

Il campo da basket, a cui si riferiva Ton, era un campo all’aperto. In una giornata ideale era pieno di gente, ma non quel giorno. La pioggia era appena cessata e il campo era ancora disseminato di piccole pozzanghere d’acqua piovana da cui proveniva l’odore della terra misto a quello dell’erba, il quale aleggiava intorno alla zona.

Ton non sembrava preoccuparsi davvero dell’atmosfera che lo circondava. Entrò nel campo con una palla da basket in mano avvolto dall’oscurità del crepuscolo che veniva illuminata da una grossa lampadina su di un palo.

«Il campo è molto fangoso. Ton vuoi davvero giocare?»

«Ehm, voglio muovermi un po’. La mia testa tra poco esploderà, non riesco più a pensare.» rispose Ton voltandosi a sorridere verso Chon prima di raggiungerlo. In quel momento, la luce del lampione venne riflessa dai gioielli d’argento sull’orecchio e sul sopracciglio sinistro di Ton, facendolo brillare.

«Ton, mi sono appena accorto che indossi gli orecchini che ti ho regalato.» Chonlatee ricordò di averli comprati per Ton per il suo compleanno, l’anno scorso quando aveva visto una foto di Ton con un piercing sul sopracciglio. Non si era accorto che Ton li indossasse, ma osservandolo bene, pensava che gli si addiccessero molto.

«Questo è quello che mi piace di più. Lo cambio spesso ma alla fine rimetto sempre questo. Non so nemmeno perché.»

«Non pensare al perché. Sono contento che ti piaccia. È molto adatto a te. Ti dona ed è molto bello.»

«Quanto sembro un ragazzaccio?»

«Piercing alle orecchie, al sopracciglio e in più un tatuaggio sul petto. Certo che hai un aspetto tenebroso! Oh sì! Ho sempre voluto chiedertelo… Ton cosa significa l’ancora che ti sei tatuato sul petto?»

«L’ancora è il dispositivo utilizzato per mantenere la nave ancorata al fondo del mare. Ho scelto di farlo sul petto perché per me significa che terrò ancorato al mio cuore solo la persona che sarà il mio grande amore. Lo dicono anche i miei amici.»

«Ah… allora ne voglio una anche io.»

«Vuoi dire My Melody, forse.» Chonlatee rise, tentando di sfoggiare un’ espressione accigliata mentre veniva menzionato il nome del suo personaggio preferito dei cartoni animati. Se avesse potuto davvero farsi un tatuaggio, sicuramente non sarebbe stato My Melody. Il dolore che si provava nell’essere tatuati non era affatto qualcosa di adatto a una creatura morbida e rosa come lui.

«Giochiamo adesso, anche se ci sono molte pozzanghere, proviamo a fare due tiri.»

«Ehm… vai pure a giocare a basket, io rimarrò seduto qui ad aspettarti.»

«Cosa? Mi farai giocare da solo? No, no. Così non va bene. Vieni fuori e gioca con me. A proposito Chon, hai detto che di solito qui ci sono molte persone, come mai non vedo nessuno?»

«Piove. Non ci verrà mai nessuno a giocare a basket in un campo pieno d’acqua, tranne te ovviamente!»

«Allora perché sei venuto con me?»

«Quando ho detto che volevo uscire? Sei stato tu a costringermi a venire qui.» Chonlatee si alzò dalla sedia e si avvicinò lentamente alla persona in piedi in mezzo al campo.

«Ah! Ti sei di nuovo sbagliato? Tu sai giocare a basket, non è vero?»

«No. So però che qui non hai molti amici con cui giocare, così volevo farti compagnia. Anche se adesso non sembra una cosa così difficile.»

«Andiamo allora. Giocherò con una mano legata dietro la schiena.»

Chonlatee desiderò disperatamente poter tornare indietro nel tempo nell’attimo esatto in cui aveva pronunciato quelle parole per ingoiarle e risparmiare a se stesso quella tortura. Giocare a basket con qualcuno fisicamente molto diverso da lui, lo mise fin da subito in svantaggio. Le sue gambe corte si muovevano velocemente in mezzo al campo al contrario delle gambe lunghe di Ton che riuscivano a raggiungerlo in pochi passi.

Non è giusto e non è affatto divertente!

Chonlatee giaceva a terra, in mezzo al campo, completamente esausto. Mise giù gli occhiali perché sentiva molto caldo in viso e il sudore prese a scorrergli dalla fronte in modo incontrollabile.

«Non posso più giocare. Sto per svenire.»

Si distese e sbatté le gambe contro il terreno lasciando che l’aria fresca della sera raffreddasse il suo calore corporeo.

Vide Ton alzarsi e correre a schiacciare a canestro.

«Togliti la maglia, ti sentirai meglio. Sembri molto sexy, il tuo corpo è tutto rosso proprio come un gamberetto. Togliti alla svelta la maglia o sarai talmente cotto da svenire.»

«Non se ne parla. Che imbarazzo!»

«Perché? Ti vergogni?»

«Semplicemente non voglio toglierla. Nessun problema.» replicò deciso a non togliersi la maglia anche se sentiva una sensazione di disagio e di oppressione nel sentire i suoi vestiti aderire al suo corpo.

«Stai aspettando di svenire? Muoviti a spogliarti. Vuoi toglierla da solo o vuoi che te la tolga io?

«Eh?? Perché mi vuoi costringere a togliere la maglietta? Non me la levo!» Chonlatee si allontanò dalla grossa mano di Ton che si stava avvicinando per togliergli la maglia. Sollevò entrambe le braccia per difendersi, ma le mani di Ton riuscirono ad afferrare l’orlo della sua t-shirt mentre, seduto a cavalcioni su di lui, con le sue lunghe gambe impediva a Chon di liberarsi dalla sua morsa.

«Se rimani così, sverrai di certo. Se non vuoi farlo, lascia che ti aiuti.» La voce che trasportava un accenno di frustrazione, divenne immediatamente più forte. In un lampo Ton gli sfilò la sua grande maglietta nera.

«Se sei timido, nessun problema, mi levo anche io la maglia.»

«Qualunque cosa tu voglia fare, il problema è tuo. Ora restituiscimi la maglia.» Chonlatee afferrò la maglietta con una mano mentre con l’altra copriva il suo corpo bianco. Ton, però, continuò a prenderlo in giro.

«Sei imbarazzato perché i tuoi capezzoli sono rosa?»

«Ton!!! Cazzo, sono davvero arrabbiato!» Si rimise la maglia, poi si alzò e fece per andarsene.

Perché gli aveva tolto la maglietta? E perché lo stuzzicava prendendo di mira i suoi capezzoli rosa?

«Hey! Dove stai andando?»

«A prendere qualcosa da bere… tornerò presto.»

«Cosa ti ha fatto scattare? Te la sei presa perchè ti ho tolto i vestiti?» domandò Tonhon.

«Non sono arrabbiato, non sono affatto arrabbiato.»

«Allora, aspetta! Devo dirti una cosa.»

«Che cosa?» Chon si voltò a guardare Ton. La sua fronte si corrugò leggermente, cercando di concentrarsi su qualcosa nella sua mano.

«Hai dimenticato gli occhiali.»

Ton allora gli si avvicinò, gli mise gli occhiali e tornò al campo da basket.

Chon vide Ton andare al centro del campo e correre da una parte all’altra mentre il sudore iniziava a scivolargli dalla fronte.

Chonlatee tornò al campo da basket con due bevande elettrolitiche, osservando Ton camminare in mezzo al campo quando iniziò a stancarsi.

[N/T: Le bevande elettrolitiche sono quelle bevande energetiche per sportivi al gusto di frutta contenenti sali minerali e vitamine. Il Gatorade per intenderci.]

Prese posto dove si era seduto in precedenza e iniziò ad aprire la bottiglia della bevanda per dissetarsi, non aveva alcuna intenzione di giocare di nuovo. 

Una persona come Chonlatee semplicemente non era adatta allo sport. Il posto adatto a una persona come lui era a bordo campo o sugli spalti, seduto a guardare e a tifare per dare tutto il suo sostegno ai giocatori.

Il gusto fresco unito alla dolcezza della bevanda che gli scorreva in gola lo rianimò, e solo quando la bevanda raggiunse metà della bottiglia si fermò e guardò la persona che era ancora nel campo. Guardò di nuovo con stupore il corpo del ragazzo che amava segretamente.

Il fisico di Ton era davvero fantastico. Non importava quante volte l’avesse visto, sarebbe rimasto sempre sbalordito da tale prestanza e avrebbe voluto toccarlo tutto. Si chiese se quei pettorali e quegli addominali fossero così tesi come pensava. Il corpo di Ton in quel momento doveva essere molto caldo e bagnato.

Una forte gelosia lo colse pensando a coloro che Ton aveva abbracciato.

Chonlatee cercò di spazzare via quel pensiero. Non voleva essere geloso di nessuno. Per un attimo la sua mente era piombata nel caos, dimenticando il suo obiettivo originale. Il suo solo desiderio era quello di far parte della sua vita e vivere accanto a lui; solo quello era più che abbastanza.

Le sopracciglia sopra i suoi grandi occhi rotondi si sollevarono quando sentì il suono dei passi di qualcuno che si stava avvicinando. Vide che delle strisce rosse erano apparse sulla sua pelle liscia e bianca, soprattutto sulle guance. Il calore che prese a sentire dentro aveva sempre sul suo fisico un impatto devastante ed incontrollabile e non andò meglio fino a quando il corpo alto lasciò il campo e, avvicinandosi rapidamente a lui, afferrò la bottiglia con la bevanda, raddrizzandola e iniziando a svuotarla di nuovo.

«Cinquanta baht a bottiglia, escluso il costo aggiuntivo per camminare e portarla qui.»

«Il tuo costo è troppo alto, quindi riprenditi l’acqua.» I suoi capelli neri di Tonhon erano inzuppati e attaccati alla parte superiore sinistra della fronte. Ton finse rapidamente di restituirgli l’acqua allungando il braccio per poi versargliela addosso.

«Smettila Ton! i miei vestiti sono tutti bagnati.»

«Beh, voglio che ti bagni, ma sembra che anche i tuoi occhiali si siano bagnati. Chon ci vedi? Portali qui, ti aiuto a pulirli.»

Chonlatee alzò lentamente la mano per abbassare gli occhiali, che erano appena stati schizzati d’acqua. Poiché la distanza tra loro era troppo vicina, rimase senza fiato per la sorpresa e gli occhiali gli caddero, vendendo così afferrati da Ton.

Vide il viso stanco di qualcuno più grande di lui, che mentre si avvicinava prese l’orlo della sua maglietta per pulire gli occhiali prima di porli immediatamente nella loro posizione originale.

«Pulirli con la mia maglietta ha reso le lenti ancora più sfocate.»

«Andiamo. Prima di tornare a casa troviamo il liquido detergente.»

«Ton vuoi tornare a casa adesso?» chiese, fissando la montatura degli occhiali sul suo naso. Il calore emanato dal corpo di Ton era tale che riusciva a percerpirlo anche da quella distanza. Cosa che rapidamente scatenò una violenta tempesta dentro di lui; soprattutto perché il sudore mescolato al suo profumo lo faceva sentire ancora più eccitato.

«Si ora è ok, quindi vado a casa. Dove dormirai stanotte?»

«A casa mia ovviamente. Ma se hai bisogno di un compagno di letto per me va bene.»

«Ehm, allora vieni a dormire con me, come amico si intende. Almeno finché riesci a sopportare il mio caratteraccio. A volte sono di cattivo umore.»

«Te l’ho detto. Quando vuoi che io rimanga allora rimarrò.»

Dopodiché Ton lo accompagnò a casa per prendere del liquido detergente per gli occhiali e alcuni vestiti di ricambio. Visto che avrebbe impiegato più tempo, Chon chiese a Ton di andare direttamente a casa sua e che lui l’avrebbe raggiunto a breve con la sua macchina.

Chonlatee parcheggiò l’auto sotto un albero davanti alla casa di Ton intorno alle 10. A dire il vero avrebbe voluto prendere la Volkswagen rosa perché era abituato a guidarla, ma dopo averci riflettuto, la risposta fu un secco “No”. Nessun vero uomo avrebbe mai guidato un’auto così carina, quindi optò per un’altra macchina.

Non appena scese dall’auto, sentì il forte odore delle sigarette mescolato ad una fragranza di fiori che fluttuava nell’aria, il quale rese la sua mente molto più rilassata. Alzò la testa e guardò verso il balcone al secondo piano per vedere una figura alta e familiare, lì in piedi,  rilasciare del fumo bianco dalle sue belle labbra che leggero si espandeva nell’aria.

Ton sta fumando di nuovo. Non so quante sigarette ha fumato oggi.

«Ton stai fumando di nuovo?! Hai fumato troppo oggi.» gridò, non incrociò le braccia al petto bensì prese a guardare avanti a sé. 

«Come troppo? È meglio che ti sbrighi a entrare!»

«Dico sul serio. Ton vuoi davvero fumare o vuoi solo farti del male? Sei un atleta. Non fa bene ai polmoni e tu dovresti saperlo meglio di me. Se il motivo per cui fumi è lo stress, immagino che tu debba trovare altri modi per alleviare la tensione. Potresti fare snorkeling, andare a pesca o vedere la barriera corallina. Ci sono molti modi per farlo e io ti aiuterò a trovarne uno.» Chonlatee non entrò in casa come aveva ordinato Ton, ma rimase fuori in piedi, a parlargli mentre fissava la sigaretta che aveva in mano. Vide la sigaretta bruciare e diventare un piccolo cilindro di cenere quando l’altra persona smise di fumare per parlare.

«Va bene, non fumerò più. Corri dentro.» Ton spense la sigaretta che teneva in mano contro la ringhiera di ferro del balcone, poi gettò la cicca e la cenere nella spazzatura; esitando per un attimo, pensando se gettare anche il pacchetto o meno. 

«Ton non devi buttare il pacchetto, nel caso tu voglia fumare di nuovo stasera. Altrimenti dopo perderai ancora più tempo dovendone andare a comprare uno nuovo.»

«Wow, sembra che tu capisca davvero come mi sento, se sei riuscito a capire perché ho esitato a buttarlo via.»

«L’ho capito osservando i tuoi occhi.» Chonlatee non alzò più lo sguardo mentre parlava a Ton, ma sospirò e si avviò all’ingresso. Non era ancora entrato in casa, quando la voce del più grande lo trattenne e gli ordinò di fermarsi lì ad aspettare, seguita poi dal suono di passi impetuosi che correvano giù per le scale.

«Ho fame.» Una frase semplice venne pronunciata con un tono perentorio dopo l’apparizione dell’uomo alto. Chon vide Ton entrare in cucina come per dirgli cosa avrebbe dovuto fare dopo.

«Ton, cosa vuoi mangiare?»

«Qualunque cosa cucini andrà bene. Non so cosa mangiare. Tu non hai fame?»

«Sono pieno. Fammi dare un’occhiata nel frigo, sai se c’è qualcosa che può essere cucinato? Sarebbe meglio che mangiare noodles istantanei.»

«Sembra che ci siano degli ingredienti. Mia madre ha chiesto alla governante di riempire il frigorifero prima del mio arrivo.»

«Esatto, c’è molto cibo. Se non lo cucini andrà a male.» Chon si chinò e guardò nel frigo pensando a un menù facile da preparare.

«Possiamo mangiare carne saltata in padella? Potremmo mangiarla con il riso.»

«Ok, avrà di certo un sapore migliore dei noodles istantanei.»

Chon non disse altro e tirò fuori gli ingredienti necessari dal frigorifero. Li portò al tavolo della cucina per prepararli prima di cuocerli. Osservò ancora l’uomo alto che portava con sé l’odore delle sigarette mescolato a quello del gel doccia, rimanere lì impalato di fronte a lui.

«Ton non mi dai una mano?»

«Non c’è nulla che io possa fare. Me ne starò qui a osservarti.»

«Ok, ma fa attenzione agli schizzi d’olio.»

«Stare in piedi e vedere quello che fai è più divertente che fumare.»

«Ehm. Ti ho detto che ci sono molti modi per farti sentire meno stressato… e non farti più del male. Allora cosa ne pensi, vuoi fare snorkeling o andare a pesca domani?»

«Voglio andare a vedere un film per fare ammenda per quanto successo oggi.»

Chonlatee annuì in risposta, non voleva contraddirlo. «Allora devi darmi il tuo numero così posso chiamarti e tu puoi ricordarmi di portare il portafoglio.»

Cominciò a prendere la carne di maiale tritata che aveva preso dal frigo, la mise in una padella piena d’olio bollente e fece un passo indietro prima di posarla sulla fiamma, ma l’uomo accanto a lui non fece in tempo… così venne colpito dal karma.

«Ahia! Scotta!»

«Questo è il karma! Questo perché tu mi ha detto di aspettarti e poi mi hai lasciato per ore al ristorante da solo!» Chonlatee guardò accigliato la persona che era appena sfuggita allo schizzo d’olio bollente. Il suo viso appariva sempre calmo anche se in cuor suo era molto soddisfatto.

«La tua espressione sembra molto felice.»

«Quindi Ton, ammetti di meritare la vendetta del karma?»

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