TONHON CHONLATEE – CAPITOLO 2

Dopo aver terminato la cena, Chonlatee si offrì per accompagnare Ton a casa… la casa accanto alla sua.

Il pensiero che Ton potesse perdersi non lo sfiorò minimamente, l’unico scopo di Chon era passare ancora un po’ tempo con lui. Uscirono godendosi il vento fresco della sera, guardando gli alberi e gli uccelli, continuando a parlare.

Chonlatee scoprì così, per caso, un’altra cosa sorprendente di Ton. Oltre a essere diventato un gran bel vedere in lui, oltre alla classica bellezza, c’era mescolato qualcosa di selvaggio; forse a causa della sigaretta nella mano di Ton, del fumo bianco che prima lo avvolgeva e poi gradualmente svaniva dissolvendosi in aria. L’odore del fumo della sigaretta però, gli dava fastidio e difficoltà a respirare.

«Coff… Coff…»

«Il fumo ti dà fastidio?»

«Un po’. Forse perché non sono abituato all’odore del tabacco.» rispose Chon coprendosi il naso con la mano. Di certo non si aspettava che Ton avrebbe avuto premura di lui, gettando immediatamente la sua sigaretta per terra e usando anche un piede per calpestarla e spegnerla.

«Se non ti piace, non fumo.»

«Non ho detto niente. Semplicemente non mi piace l’odore del tabacco.»

«Beh, non sono nemmeno un fumatore accanito; ma quando mi annoio e non ho nulla fare, fumo.»

«Ton se ti annoi, possiamo uscire domani? Che ne dici di andare al cinema?» Chon prese subito l’iniziativa quando vide di nuovo Ton fare una faccia triste. Non gli piaceva vedere il suo bel viso diventare malinconico.

Come può Amp essere così calma dopo averti lasciato?

«Sono contento di avere qualcosa da fare.»

«Ton sei diventato così alto giocando a basket?» Chonlatee guardò la persona accanto a lui e improvvisamente pensò a quello che aveva detto Gam, ovvero che Ton era tanto alto da  sembrare un palo della luce.

«Credo di si. Ma sei tu che sei bassino e che hai un un viso carino come quello di una ragazza.»

«Io sono un maschio Ton.» 

Anche se in realtà sembro più un rinoceronte. 

[N/T: Secondo il Thai Royal Dictionary, la parola “rinoceronte” oltre agli animali, si riferisce anche a donne che si comportano male e sono disoneste. Deriva dal comportamento dei rinoceronti durante la stagione riproduttiva. La femmina deve lottare per mostrare il suo valore e colei che vince avrà un rinoceronte maschio. Ma se il rinoceronte maschio non è interessato… lui morirà dato che la femmina lo attaccherà fino a farlo morire. Nella comunità LGBTQIA+ il termine “rinoceronte” non è limitato alle sole donne, ma la persona, donna o uomo che sia, intenzionata a voler conquistare il cuore di qualcuno può essere chiamato rinoceronte.]

«Chon… resta qui con me ancora un po’.»

«Certo, non ho fretta di andare da nessuna parte.» Chonlatee guardò l’uomo alto aprire la porta della moderna casa a due piani.

«Sai, alla mamma e a Zia Tai piace godersi la frescura degli alberi nel giardino sul retro durante il giorno, mentre di notte si può sentire il dolce e fragrante profumo dei fiori e dell’erba che riempie la stanza.»

«… come torni a casa?» chiese Ton.

«Come sono venuto, camminando.» risposte Chon.

«Non hai paura?»

«Di cosa dovrei avere paura? Non c’è niente qui. Ci vivo da quando ero bambino.»

«Le luci del vialetto non sono rotte? È molto buio e spaventoso.» disse Ton.

«Ton hai paura… o mi sta solo prendendo in giro?» Sorrise perché lui non era qualcuno che aveva paura di fantasmi, gechi o scarafaggi.

«No, non ho paura.» replicò Ton. 

«Ma tutti in questa zona sono molto spaventati perché prima era una vecchia tomba.»

«Da quando credi alle vecchie e noiose leggende sui fantasmi? Che antico che sei.» disse Ton

«Quando ho parlato di fantasmi però, la tua faccia è diventata pallida.» replicò con un sorrisetto Chon.

«Per favore, smettila. Oh il mio cuore! È tutta colpa tua. Devi assumerti la responsabilità! Ora ti siedi qui e aspetti che finisca di fare la doccia, poi potrai tornartene a casa.» disse Ton.

«Sei così grande e grosso, ma hai paura dei fantasmi?» Chonlatee sorrise mentre veniva trascinato in casa e forzato a sedersi. Le luci erano ancora spente, solo una fioca illuminazione proveniente dall’esterno illuminava la casa quanto bastava perché i due potessero vedersi.

«Sta zitto.»

«Se hai paura, posso rimanere a dormire qui stanotte e farti compagnia?» Chonlatee non sapeva di possedere tanto coraggio fino a quando non aveva osato pronunciare quelle parole con voce calma. Guardò la bella sagoma per un momento prima di tornare con i piedi per terra per parlare con lui.

«Sei sicuro che vada bene? Come farai con i tuoi vestiti?»

«Posso fare un salto a casa. Le nostre case sono una accanto all’altra. Posso prendere in prestito l’auto?» Chonlatee allungò il braccio aprendo la mano, la luce non era abbastanza forte perché i due vedessero le rispettive ombre, così Ton fece affidamento sui suoi sensi per trovare la chiave e darla a Chon.

La sua mano calda toccò accidentalmente quella di Chonlatee, un tocco leggero che fece battere forte il cuore al più piccolo. La chiave della macchina era già nella sua mano, ma il calore di quel tocco ancora lo invadeva.

Spense il motore della Toyota Lexus ES 350 di Ton e aspettò che il motore perdesse tutti i giri. Parlando francamente, una macchina grande come quella lo rendeva frustrato e in più trovava quella seduta scomoda durante la guida. Ecco perché aveva scelto di prendere una piccola auto. Ma l’odore dell’aria condizionata si mescolava a quello pungente del suo proprietario e quando arrivò dritto alle sue narici, lo fece sentire molto più a suo agio.

A quanto pareva, Ton aveva finito di fare la doccia poco prima dell’arrivo di Chon. Il suo corpo alto era in piedi proprio davanti alla porta; lo stava aspettando.

«Perché ci ha messo così tanto?»

«Ti sono mancato? Sono stato via solo per venti minuti.» Sollevò la gruccia a cui erano appesi i suoi vestiti e la appoggiò sulla spalla. Rivolse poi un dolce sorriso alla persona che stava lì dritta, e che in quel momento mostrava una faccia imbronciata; una faccia non proprio così amichevole che divenne… feroce. 

In realtà Ton non gli sembrò affatto feroce, era solo un po’ scontroso e impaziente.

«Vuoi una birra?»

«No, preferisco non bere alcolici.» Chonlatee si fermò accanto al suo corpo alto, poteva sentire l’odore del bagnoschiuma proveniente dal corpo di Ton. In quel momento indossava solo il pantalone del pigiama, nessuna maglietta. Il suo petto, con i suoi muscoli, erano proprio lì davanti ai suoi occhi. Poteva davvero vederlo da così vicino e non attraverso uno schermo.

«Entra presto, asciugati e cambiati. Se te ne starai qui, in questo modo, temo che ti ammalerai.»

«Sono un tipo tosto. Non mi ammalo facilmente.»

«È meglio che ti prenda cura della tua salute Ton.» Chonlatee alzò la testa e sorrise di nuovo, ma questo sorriso era molto più ampio di quello di prima. Guardò il tatuaggio dell’ancora sul suo petto prima che l’enorme schiena con un paio di gambe lunghe entrasse, passo dopo passo, dall’ingresso di casa alla cucina.

Dall’ultima volta che era stato in quella casa erano passati molti anni. Non era più grande della sua, ma nemmeno tanto piccola da renderla scomoda; quella casa era perfetta. La cosa che la rendeva assolutamente impeccabile era la disposizione delle camere; era nel posto giusto per poter osservare a vista qualcuno muoversi liberamente in ogni stanza.

«Prima fai la doccia, poi andiamo a dormire. Puoi usare il bagno al piano di sopra o quello quaggiù.»

«Ok, tu cosa farai nel frattempo? Bevi una birra?»

«No, non la berrò, non voglio bere da solo. Prenderò dell’acqua, ne vuoi?»

«Sì. Vado a fare una doccia. Guidare è molto stancante, voglio andare a riposare.» Chonlatee mise i pantaloni da indossare l’indomani sul divano e si preparò per entrare in bagno, ma un suono interruppe i suoi passi.

«Vuoi farti la doccia indossando gli occhiali?»

«Ah! No, ho dimenticato di averli addosso…» Stava per toglierli, ma la persona di fronte posò la tazza sul tavolo della cucina e fu più veloce. In pochi passi gli si avvicinò e gli tolse gli occhiali che poi mise sul bancone.

La sua vista era terribile. Senza i suoi occhiali, riusciva solo a vedere un’immagine sfocata; non poteva vedere come lo stesse guardando Ton in quel momento.

«Sembri davvero una ragazza. Se avessi il seno e i capelli più lunghi, non avrei nulla da obiettare, molto molto simile.» Non solo lo disse, ma Ton posò anche una mano sul suo petto.

Quel gesto portò Chon a sentire il caldo estivo più velocemente e con la sua massima velocità scattò indietro con il corpo.

«Ton se lo dici di nuovo, mi arrabbio.»

«Ti arrabbieresti perché…»

«Perché sono un ragazzo.» In realtà, Chon non si era arrabbiato quando Ton aveva detto che sembrava una ragazza, ma si sarebbe davvero arrabbiato se altre persone lo avessero toccato.

Quando erano bambini, potevano dormire insieme, persino abbracciarsi e baciarsi perché non sentivano nulla. Ora però, Chon era molto sensibile nei confronti di Ton, sarebbe stato meglio per lui tenere Ton lontano dal suo corpo.

«La tua amica, rispetto a te, sembra molto di più un ragazzo.»

«Se continui a stare qui a chiacchierare con me, quando potrò fare la doccia?»

«…»

Ton continuò a osservare il suo viso, la sua espressione sempre ingenua e irritabile.

«Va bene, va a farti una doccia. Io mi siederò qui a guardare la TV mentre ti aspetto.»

«Il mio bagno richiederà molto tempo.» Chonlatee non poté trattenersi nemmeno dopo che Ton lo spinse in bagno e i suoi piedi nudi toccarono l’umidità del pavimento piastrellato, o anche quando la porta del bagno venne chiusa.

«Hai un buon odore e un buon profumo, non hai bisogno di una lunga doccia.»

… Ho un buon profumo? Lo sente? Che cosa intende?

Chonlatee alla fine fece una lunga doccia come aveva detto, prima di uscire dal bagno in pigiama. Il ragazzo più grande era seduto davanti alla TV, mezzo sdraiato con gli occhi chiusi.

Non era sicuro che Ton stesse dormendo, ma quando si avvicinò, lui non se ne accorse; quindi Chon pensò che forse stava dormendo profondamente. Quando si voltò per trovare una coperta, però, udì la voce della persona che ancora aveva gli occhi chiusi.

«Dove stai andando?»

«A prenderti una coperta. Ton sei ancora sveglio?»

«Non sono riuscito a dormire ultimamente.»

«Se non hai un buon appetito non riuscirai a dormire. Ton non dovresti mettere da parte la tua salute solo a causa della profonda tristezza che provi.» disse Chon prima di avvicinarsi con un sorriso. Quando erano a tavola, cominciò silenziosamente a osservare Ton; dopo aver mangiato alcuni bocconi, Ton mise giù il cucchiaio e disse che era pieno.

«Vado a farmi un paio di tiri di sigaretta, ma ne sentirai l’odore dopo. Possiamo, comunque, dormire nello stesso letto? In caso contrario, non fumo.»

«Sì, va bene.» Chon rispose e vide la figura alta camminare verso il secondo piano di casa sua.

«Vado a fumare.»

«Solo un paio di tiri.»

«Sì, solo un paio.»

Chonlatee fece una piacevole passeggiata, poi si sedette sull’ampio letto e guardò Ton che teneva una sigaretta in mano. Lo fissò senza battere ciglio, la sua schiena irradiava solitudine come se stesse pensando a qualcuno. Ancora seduto ad aspettare l’arrivo di Ton pensò: Posso essere un amico con cui parlare e aiutarlo a liberarsi della sua solitudine, se vuole.

Un attimo dopo, il corpo alto tornò nella stanza, portando con sé un debole odore di fumo. Si sedette su un angolo del grande letto per prepararsi per andare a dormire.

«Posso sdraiarmi su questo lato? O vuoi sdraiarti tu di qua?»

«Puoi sdraiarti lì e dormire dove preferisci.»

«Sbrigati e vai a letto, Ton! Hai bisogno proprio di una bella dormita, in modo che la tua faccia depressa non sia così evidente.» Si sdraiò tirando una spessa coperta per coprirsi dopo che la temperatura della stanza era scesa a causa del condizionatore acceso.

«Grazie, sto bene. Comunque, nessuno si preoccupa di questo.»

«Ci sono molte persone che sono segretamente preoccupate per te, Zia Tai è una di loro…»

E anche io.

Chonlatee giaceva sul letto, dando le spalle all’altra persona. Tenne gli occhi aperti e vide che la luce della stanza venne spenta. Poi sentì il materasso affondare, dimostrazione che Ton si era sdraiato sul letto.

Il profumo persistente del tabacco mescolato al profumo del gel doccia gli bloccò il respiro.

«Hai mai amato qualcuno?»

«Sì, ma so di non avere speranze. Conosco la risposta. Io non piaccio a quella persona.»

«Non fa male?»

«No, non ho mai pensato di averla. Voglio solo amarla e prendermene cura e consolarla quando è triste.»

«Non vuoi avere la persona che ami?»

«Ton, adesso lasciami dormire. Buona notte.»

«Buona notte.» 

Chiuse forte gli occhi, cercando di controllare le proprie emozioni finché il respiro dell’altro non si addolcì gradualmente e l’atmosfera si calmò. Cercò di trattenersi dal voltarsi per guardare la persona che divideva il letto con lui. Stava succedendo davvero? L’amore che aveva tenuto segreto, ora era con lui. Chon credeva di stare ancora sognando, ma quell’uomo stava effettivamente dormendo al suo fianco; eppure sapeva che il suo desiderio non si sarebbe mai avverato.

Chonlatee non riusciva a ricordare quando si era addormentato; ma quando si svegliò, la tenue luce del sole splendeva su tutto il suo corpo. Non pensava che il sole gli avrebbe fatto sentire così caldo finché non sentì il suo corpo a disagio e non sgranò gli occhi.

«Ton…»

Bene… ora conosceva il vero motivo per cui si sentiva accaldato: era per via dell’uomo,  sdraiato a pancia in giù, accanto a lui. Le sue braccia erano tese mentre lo abbracciava.

Gemette di nuovo, infastidito e poi cercò di scostare piano quel braccio.

«Ton, svegliati!»

«Mmmm… voglio dormire!»

«Ton le tue braccia sono sul mio corpo… e sono molto pesanti. Non riesco a sollevarle. Svegliati. È giorno adesso.» Chonlatee usò parte della sua energia per svegliare l’omone. Sebbene Ton avesse ancora sonno, era abbastanza cosciente da lasciar andare il braccio.

«Non voglio affatto svegliarmi. È passato molto tempo dall’ultima volta che ho dormito così bene.»

«Questo va abbastanza bene.» Chonlatee lo interruppe.

«Forse è perché mi sento a mio agio qui.»

«O forse perché eri stanco per il lungo viaggio.»

«Sì forse. Che ore sono?» Il lungo braccio che aveva appena scostato dal suo corpo stava brancolando sul grande letto alla ricerca del cellulare che trovò immediatamente.

«Sono le 10. Perché tante chiamate perse. Amp?»

«Ton, la richiamerai?» chiese mentre si spostava per dargli spazio. «Se vuoi farlo, andrò fuori.»

«No, non la chiamerò.»

«Va bene.»

«Ehi, non mi hai invitato a guardare un film? Sbrighiamoci e facciamo una doccia. Mangeremo al centro commerciale.»

«Cosa mangeremo?»

«Bistecca. Mi piace la carne.»

«Va bene, ma Ton… ieri sera ho dimenticato di portare con me il portafoglio. Aspetta faccio una telefonata e chiedo a mio fratello di portarmelo.»

«Non ce n’è bisogno. Oggi offro io, non protestare.»

«Va bene allora. Ma dopo, lascialo fare anche a me. Ma quando?»

«Che ne dici di quando ti aiuterò a trasferirti? Sarà stancante e mi renderà molto affamato. Allora cosa mi darà il giovane Signorino Chonlatee?»

«Qualunque cosa tu voglia; ma ora devi prima aiutarmi a trovare gli occhiali. Senza occhiali, sembrerei un ubriaco che cammina. A causa della miopia, non riesco a vedere nulla.»

Tonhon gli accarezzò delicatamente i capelli, Chonlatee rivolse a Ton un debole sorriso sollevando un angolo della bocca prima che il ragazzo più alto si alzasse per aiutarlo a trovare gli occhiali.  

«Anche se ti muovi come un ubriaco, sei molto carino Chon.»

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