EN OF LOVE MECHANICS 2 – SPECIALE 3

-Vee Vivis-

Se pensate che avere una famiglia calorosa rappresenti la felicità allora sono d’accordo. Se pensate che andare d’accordo con i tuoi genitori e non cercare di contestarli sia la cosa migliore, allora non lo farò. E certamente non mi sarei opposto se aveste pensato che andare d’accordo con la famiglia del mio ragazzo avesse rappresentato la cosa giusta da fare, perché tutte quelle cose le facevo già. Facevo anche di più, cercavo di accontentare la famiglia perfetta di mia moglie e cercavo di capire e andare d’accordo con la mia.

Ok, mia mamma e la mamma di Mark non avevano problemi, sembravano andare molto d’accordo. In quel momento erano andate a preparare la cena e i dolci, ma gli altri due non si erano ancora sintonizzati, non riuscivano a lasciare andare le cose e la questione era ancora abbastanza seria. Non che non riuscissi a sintonizzarmi con loro, ma semplicemente non credevo si sarebbero mai connessi.

Non c’era alcun indizio che suggerisse un possibile punto di connessione tra loro.

“Papà, vuoi del tè?” Chiesi come se avessi qualcosa bloccato in gola, ma era stato abbastanza per farmi guardare da mio suocero.

“Sei ancora qui?” Chiese lui prima di alzare la testa dalla scacchiera.

“Non hai nient’altro da fare? Vai a vedere Mark.” disse mio padre mentre la sua mano destra non lasciava andare il suo scacco ed i suoi occhi mi fissarono quasi a volermi incenerire.

Cosa stava cercando di dire esattamente? Qual era il significato del suo sguardo? Tutto quello che potevo fare era alternare il mio sguardo tra lui e la ricerca di mia moglie che era scomparsa. Sapevo solo che Mark mi aveva detto che sarebbe tornato nel giro di dieci minuti. Mi aveva detto di restare a dare un’occhiata ai nostri papà mentre giocavano a scacchi nel caso avessero avuto bisogno di qualcosa in modo da risolvere le cose facilmente, ma da quello che stava accadendo non stava andando proprio così. Oltre a non essere nemmeno preso in considerazione, mi sentivo sempre più sotto pressione.

Non stavo mettendo loro pressione, ma quei ragazzi la stavano mettendo a me.

“Resta qui, siediti e taci.” uno mi aveva appena detto di andare a cercare mia moglie e l’altro lo interruppe immediatamente. Come mai? Perché ogni questione che mi riguarda doveva essere così? Diventava difficile.

Era difficile riunire entrambe le nostre famiglie e poi loro lo rendevano ancora più difficile comportandosi a quel modo.

“I nostri figli si amano, quindi hanno bisogno di stare insieme.” disse dolcemente mio padre dopo aver spostato il suo pezzo.

“Anche un po’ di distanza va bene.” replicò il papà di Mark facendomi sospirare.

Eravamo in ferie da due giorni e ancora non si erano arresi l’uno all’altro.

Era passato molto tempo da quando avevamo fatto una pausa per molti di noi, compresi me e Mark, che finalmente aveva terminato tutti i suoi studi. Era sempre difficile andare in giro per incontrare tutti e così li avevo invitati tutti a venire a stare al mare per qualche giorno, ma non appena avevamo parcheggiato la macchina ed eravamo entrati per riposare, i nostri padri avevano iniziato una guerra l’uno contro l’altro.

Mio padre probabilmente l’avrebbe chiamata “guerra degli scacchi”, ma era soltanto una scusa, quella tra loro era una vera e propria guerra di nervi.

“Scacco matto!” Risuonò la voce di mio padre, facendomi guardare di nuovo la scacchiera.

“Non sono ancora sconfitto.” Mio suocero sorrise prima di far scorrere il suo pezzo nel riquadro successivo, ma sbagliò mancando così il punto giusto.

“Papà…”

“Stai zitto Vee.” disse mio padre seriamente vietandomi di parlare proprio mentre stavo per aprire bocca e dire a mio suocero che mio padre non si era effettivamente mosso tre volte e non era così tranquillo, ma dopo lo sguardo inferocito che mio padre mi aveva lanciato, tacqui e guardai il papà di Mark sorridere mentre mi guardava.

“Sembra che tuo figlio sia preoccupato per me.” la competizione per il primo posto era iniziata.

“Era solo un lapsus.”

“Ha paura che io possa essere sconfitto da te.” continuò il papà di Mark.

“Ha solo paura che tu perda la faccia.” rispose mio padre.

“Veramente?” La risposta era arrivata come se ne volesse una da me, ma in realtà non l’aveva fatto, voleva solo agire in modo intelligente, dopo aver fatto una mossa prima di alzare il sopracciglio verso mio padre.

“Troppo.”

“Scacco matto!” Fu la volta di mio suocero a prevalere facendo così accigliare mio padre.

Erano così presi dal gioco, entrambi al massimo della concentrazione dato che mio padre non voleva essere sconfitto e mio suocero non voleva perdere la faccia. Se mio padre avesse perso, mio ​​suocero avrebbe prevalso su di lui e sarebbe stato un peccato. Non volevo vedere mio padre perdere, ma allo stesso tempo non volevo che vincesse perché poi sarei stato punito e non avrei avuto il permesso da mio suocero.

“Papà spostati a sinistra,”, la voce di Mark arrivò alle spalle di mio padre, e tutti si voltarono a guardarlo facendo accigliare papà di Mark.

“Ah! Sembrerebbe che mio genero sia preoccupato per me.”

“Tu!”

“O non è vero?” La sentenza non era stata chiesta al papà di Mark, ma a Mark.

“Sono preoccupato per Vee.” la sua risposta mi fece sorridere. In mezzo a tutta la tensione dei nostri padri, mi aveva comunque fatto sorridere. Con Mark accanto a me in quel modo, non avevo paura; anche se non gli piacevo, non avevo paura. A mio padre e al suo piaceva molto Mark, proprio come me.

“Smetto.” disse mio padre mettendo giù il suo pezzo.

“Anch’io mi fermo.” replicò il papà di Mark prima di alzarsi, scuotendo la testa verso suo figlio e andandosene.

“Beh, allora chi ha vinto?” Quando riuscii a rilassarmi di nuovo ebbi il coraggio di chiedere a mio padre, prima che tutti guardassimo la lavagna e lui sorridesse.

“Come sempre.” disse papà.

“Ma se te ne vai, perderai anche tu.”

“Sono andato via?”

“No.”

“Allora significa che non ho perso.”

“Papà sei molto abile.” ecco ero stato benedetto da un padre di talento.

Mark aveva solo bisogno di parlare un po’ e anche se suo padre era feroce con me, aveva solo bisogno di assecondarlo un pochino mentre con mio padre bastava che lui gli parlasse per farlo sorridere. Pensai seriamente che alla fine quello che ne era uscito sconfitto da tutti ero stato io, soprattutto ero stato battuto da mia moglie.

Non mi sorprendeva che tutti cedessero con Mark. Anche io che non avevo mai ceduto con  nessuno, mi arrendevo sempre al mio Nong.

Perché la mia era una continua resa, ci trovavamo tutti in vacanza sull’oceano. Solo perché  Mark mi aveva detto di amarlo e mi aveva spinto e prenotare per tutti, ma ero seriamente troppo pigro per occuparmi di quei due anziani. Mark, però, aveva detto che voleva che entrambi i nostri genitori facessero un viaggio insieme, così chiamai entrambe le famiglie e implorai mio suocero, ma non era tanto perché anche lui mi volesse bene che aveva accettato di venire.

Non ero mai stato presuntuoso sul fatto che i miei suoceri mi amassero, ma lo facevano davvero. Ogni volta che andavo da loro ricevevo un’accoglienza davvero calorosa come se fossi il loro figlio. La simpatia del papà di Mark nei miei confronti era aumentata, ma entrambi i nostri papà non erano ancora molto affezionati l’uno all’altro, cosa che non riuscivo a comprendere. Forse era dovuto al loro primo incontro non molto piacevole.

Entrambi avevano litigato l’uno contro l’altro per via dei propri figli.

“Dove sei andato?” Mi girai per chiedere alla persona che era appena arrivata. Mark alzò le sopracciglia prima di rispondere.

“Sono andato a controllare la promozione per le moto d’acqua.”

“Vuoi uscire e provare?” Alzai le sopracciglia e chiesi facendolo annuire.

“Puoi accompagnarmi?” Si avvicinò e la sua mano si posò sulla mia spalla prima di supplicarmi.

“Non fa troppo caldo?” dissi prima di tirarlo tra le mie gambe.

“Non sei preoccupato di offendere gli altri Vee?” Chiese mio padre con voce seria, facendo arrossire la persona che tenevo ancora per la vita.

“Posso ancora mostrare un bacio sulla guancia.”

“Se suo padre lo segue e lo colpisce, questa volta non lo aiuterò.”

“Non mi picchierà più.”

“Vivis!”

“Sì?” Risposi con una voce diversa dato che avevo appena accidentalmente lasciato andare la vita di Mark quando venni chiamato e lui scosse la testa sorridendo a mio padre.

“Hai più paura di tuo suocero che di me?” Mio padre mormorò piano.

“Non ho detto niente.” dissi guardando di nuovo il papà di Mark.

“O non è vero?” chiese mio padre facendo ridere leggermente Mark. In quel momento ero consapevole di essere stato incastrato.

“Aiuto!” Mi voltai per supplicare Mark, ma non potevo implorare al massimo livello perché suo padre ci stava guardando, quindi potei solo inviare un messaggio con i miei occhi.

“Aiuto con cosa? Hai fatto tutto da solo.” mi rispose Mark prima di avvicinarsi a suo padre, lasciandomi da solo col mio. Almeno era così che mi sentivo quando ero con mio padre, tutto solo.

“Tra poco venite a pranzare!” Urlò il papà di Mark e mio padre annuì.

“Sì papà.” risposi e lo guardai condurre suo figlio alla villa.

Mark e suo padre erano molto legati, il tempo passato li aveva avvicinati e quello che era successo in passato aveva avvicinato entrambe le famiglie. Di solito, durante un lungo weekend come quello, saremmo entrambi usciti per fare qualcosa insieme in posti diversi, ma a causa del lavoro non tornavo mai a casa per stare con i miei genitori. Tutti sapevano che quella di Songkran avrebbe dovuto essere essere una giornata da trascorrere in famiglia e di solito andavo a stare con i genitori di Mark e Mark faceva lo stesso con i miei. Quell’anno però pensammo di riunire anche tutti gli adulti. Non volendo nemmeno andare in nessuna delle due case perché erano abbastanza lontane l’una dall’altra, io e Mark pensammo sarebbe stato adatto a tutti incontrarci nel posto che il mio ragazzo aveva detto di amare, l’oceano. Una casa sulla spiaggia a Hua Hin era il posto dove avevamo deciso di incontrarci tutti.

“Come solleverai la questione del matrimonio?” Chiese mio padre mentre stavo per andarmene.

“Eh?” Mi voltai e alzai le sopracciglia.

“Sposarsi Vee.”

“Cosa intendi per sposarti?” Domandai e mi sedetti dove era stato in precedenza il papà di Mark.

“Hai preso questo bambino e stai con lui da diversi anni, non hai considerato il matrimonio?” Chiese mio padre sollevando le sopracciglia.

“Ecco…”

“Hai già chiesto al tuo Nong se vuole sposarsi?”

“Papà si tratta di proporre un matrimonio mica di persuadere qualcuno a mangiare qualcosa… pensi che sia davvero così facile chiederlo?” 

“Ebbene sì! Anche per questo sono qui a chiedere un genero.”

“Lo è già.” risposi.

“Tu consideri così poco la cosa. Anche se è vero, devi dare agli adulti un motivo per poter parlare tra loro in una veste più ufficiale.” continuò mio padre facendomi riflettere.

Era abbastanza vero quello che stava dicendo, non potevo ignorarlo perché stare con Mark era perfetto. Stare con lui faceva sembrare la sua famiglia come la mia famiglia e la mia famiglia come la sua. Era come se lui fosse il figlio dei miei genitori ed io il figlio dei suoi genitori e quello mi aveva fatto dimenticare il tipo di relazione formale. L’altra cosa era che non sapevo nemmeno se Mark avrebbe voluto farlo perché era un ragazzo e non capivo davvero se potesse essere un problema, sapevo solo che dovevamo stare insieme.

“Ad essere sincero papà non voglio essere accusato di niente, ma come mi consigli di chiederglielo?” 

“Devi organizzarti ed io dovevo prima chiedertelo e farti presente che desidero avere Mark come mio figlio e affinché ciò accada, tu e Mark dovete sposarvi.” Sentenziò mio padre.

“Ma…”

“Sapevo che non l’avresti mai fatto, che eri semplicemente felice di averlo nella tua vita ogni giorno e che in questo momento puoi svegliarti e vedere la sua faccia e addormentarti accanto a lui. Capisco che tutto sembra completo. Ma se glielo chiedi, sarebbe come una promessa che voi due starete insieme…”

“Per sempre?” chiesi e mio padre annuì.

“Potrebbe sembrare che questa parola sia sconsiderata, ma io e tua madre siamo stati insieme fino ad oggi e abbiamo dovuto rispettare anche i suoi genitori.” Disse mio padre guardando verso la villa.

“Sì lo so, solo che non pensavo che sarebbe stato così importante.”

“Lo so, ma sarà una bella cosa.”

“Beh, allora cosa devo fare papà?”

“Cosa intendi?”

“Per chiederlo a Mark.” dissi lentamente, senza fiducia e ammettendo di sentirmi imbarazzato. Non sapevo perché mi imbarazzassi anche se onestamente mi ripetevo che era del tutto normale, era qualcosa che andava fatta e che era solo questione di farlo. Ma pensando di dover chiedere a Mark di sposarmi, mi sentivo completamente intimidito.

“Dipende da te. Ma prima dovresti davvero andare a parlare con suo padre.” Annuii.

“Quando hai fatto la proposto a mamma tu come hai fatto?”

“Mmmm… tua madre mi aveva preparato il porridge e le dissi che era delizioso e che volevo mangiarlo ogni giorno.”

“Questo è tutto?”

“Beh allora tua madre ha risposto che solo le coppie sposate potevano mangiare insieme ogni giorno, quindi se ci fossimo sposati io avrei potuto farlo.”

“Oh! Quindi in realtà è stata la mamma a chiederti di sposarti.” dissi scuotendo la testa.

“Beh è ​​iniziato tutto con me, ho fatto l’apertura.” disse mentre le sue guance si colorarono leggermente facendomi capire che mio padre era timido.

“Beh, Mark non prepara da mangiare per me molto spesso, quindi che parole dovrei usare?”

“Devi trovare tu le parole Vee, forse non vuoi mangiare il suo cibo tutti i giorni, ma ci deve essere qualcosa che solo lui può fare per te ogni giorno.” Disse mio padre ed io cominciai a riflettere.

Cosa faceva Mark che io desideravo avrebbe fatto per me ogni giorno? Ogni cosa. Tutto ciò che faceva Mark io volevo la facesse ogni giorno. Che mi sorridesse, mi abbracciasse o soltanto mi parlasse. Volevo tutto da Mark, non si trattava solo di mangiare insieme o praticare le nostre abilità culinarie o sederci in macchina e andare in giro insieme. Era tutto combinato.

“E se volessi fare tutto con Mark ogni giorno?” Chiesi prima che dovessimo andare a pranzo.

“Tutto? Tutti i giorni?”

“Si…”

“Beh, potresti provare a chiedergli di passare la sua vita con te.”

Era più che chiedergli di avere una relazione, gli avrei chiesto di stare con me, di vivere insieme in armonia, anche se non sapevamo cosa quella vita avesse in serbo per noi e forse sarebbe stato qualcosa di più serio di quello che avevamo già passato. Ma io volevo avere Mark con me ogni giorno e, come aveva detto mio padre, avrebbe dovuto esserci una vera promessa. Probabilmente non si aspettava una cosa del genere, ma speravo che dicesse di sì e che non pensasse che era tutto uno scherzo.

Perché riguardo a questo, sono davvero serio.

Il pranzo era un compito di entrambe le nostre mamme, anche se avevo detto loro da quando eravamo arrivati ​​lì che avremmo potuto prendere il cibo fuori invece di far fare loro tutto quel duro lavoro, ma sfortunatamente entrambi i papà erano dipendenti dal cibo preparato dalle loro mogli al punto che avevo paura che si trasformasse in una competizione.

“Mia moglie è molto brava con il cibo fritto, quindi mi limiterò a mangiarlo perché è sempre la migliore.” disse il papà di Mark dopo aver discusso della questione cibo. Avevo notato che gli piacevano quei tipici piccoli cibi fritti più del cibo bollito o della zuppa. Era diverso da mio padre che in quel momento si stava mettendo in bocca un cucchiaio di zuppa Tom Yam.

“È tutto cibo tailandese.” precisò la mamma di Mark a mia mamma.

“È buonissimo, ma mio marito preferisce la zuppa.”

“Il riso è il migliore.” ammise Mark onestamente.

“Vero?” Mio padre disse con arroganza, ma la mamma di Mark non sembrava affatto arrabbiata o offesa, sorrideva solo gentilmente come sempre.

“Questo Tom Yam è delizioso, le tue capacità non sono affatto diminuite.” la lodò mio padre.

“Questo Tom Yam è stato fatto dalla mamma di Mark.” Lo aveva preparato con lo stesso stile preferito di mio padre.

“Ah, quindi mia moglie ha preparato tutto questo cibo delizioso ed ha lo stesso sapore di questo gambero fritto. È perfetto.” Intervenne il papà di Mark prima di voltarsi per sorridere a sua moglie, ma la madre di Mark si voltò e sorrise a mia madre.

“Mamma l’hai preparata tu?” chiese Mark accigliato.

“Perché è diversa da quella che di solito prepara la mamma?” Gli chiese sua mamma sorridendo, facendo girare il papà di Mark a guardare mia madre.

“No, ma è delizioso, è…”

“Sono stata io a prepararla.” intervenne mia madre sorridendo a Mark e la cosa fece piacere a mio padre.

“Che tipo di persona non riesce nemmeno a ricordare il sapore della cucina della propria moglie?”

“Qualcuno come te.” un altro battibecco in arrivo. Mark e potevamo solo guardarci, mentre le due belle donne ridevano.

“Mamma voleva solo stuzzicare papà.” mi sussurrò mia madre e quella di Mark alzò le sopracciglia.

Essere il capofamiglia doveva essere una buona cosa. La sera ci dirigemmo verso la spiaggia. Mark e suo padre parlavano di moto d’acqua con me al suo fianco come sempre, non sembrava aver perso la sua convinzione ed io non ero sicuro di quando dar loro la mia opinione perché gli altri tre erano rimasti sulla spiaggia. Pensai che entrambi stessero cercando di convincermi perché di tanto in tanto continuavano a guardarmi. Le nostre madri stavano facendo un massaggio e mio padre era rimasto seduto a mangiare gamberetti.

“Possiamo andare anche solo noi.”aveva detto suo padre.

“Vee…”

“Non posso farlo.” Ammisi. Nuotare era facile, ma non ero mai stato su una moto d’acqua.

“Perché è così difficile?” Udii una voce che avevo sentito fin dall’infanzia.

“Quando sei arrivato?” Chiesi a mio padre.

“Dopo aver mangiato i gamberetti.” La sua risposta mi fece venire voglia di sospirare. Non era preoccupato per suo figlio, non prima di aver finito di mangiare. Sì, quello era mio padre.

“Nemmeno un po’?” Era come se padre e figlio stessero giocando insieme con me. Il papà di Mark alzò le sopracciglia in segno di sfida e mio padre si avvicinò.

“Voglio farlo.”

“Papà…papà…”

“Sì, sto bene.” Disse mio padre allontanando la mia mano dal suo braccio.

“Bene allora facciamo una gara per chi arriva primo al traguardo.” disse Mark facendomi accigliare.

“Non voglio guidarne una.” Dissi.

“È come guidare una moto…” Replicò Mark.

“Sì, basta girare lo sterzo allo stesso modo.” incalzò mio papà.

“Sei mai stato su una di quelle?”

“Mai.”

“Oh!…”

“Non dovrebbe essere difficile, andiamo.” Era la stessa familiare frase che avevo usato per passare del tempo con Mark ed in quel momento stava uscendo dalla bocca di mio padre.

“Lo saprò presto.”

Prendemmo tre moto d’acqua ed io salii dietro Mark. Forse sarebbe stato facile proprio come lo aveva fatto sembrare mio padre, ma non volevo correre contro di loro. Forse Mark e i nostri padri volevano gareggiare tra loro o forse volevano fare qualcos’altro, ma tutto quello che volevo fare io era starmene seduto ad abbracciare Mark da dietro.

“Vee.”

“Uhm?”

“Mi stai stringendo troppo, non riesco a guidare bene.” Sussurrò e così mi rilassai un po’.

“Davvero?” Chiesi muovendomi un po’, ma lui aveva bisogno di capire qualcuno che non era mai stato su una di quelle prima e anche che ero qualcuno che desiderava stare vicino alla propria moglie. Potevo star facendo la figura del debole, ma potevo onestamente ammettere che avevo tutte le intenzioni di supplicare mia moglie.

“Sbrigati o perderai.”

“Seriamente…sono appena partiti.” dissi alzando la mano per strofinare i bei capelli di Mark.

“Dovevamo andare insieme.” ma in ogni caso era davvero bello, mio ​​padre poteva avermi mentito sul fatto di non aver mai guidato prima una moto d’acqua perché guardandolo la sua postura non era male. Il papà di Mark si girò per interrogarlo, poi uno andò a sinistra e uno a destra. Non eravamo troppo vicini in quel momento, avremmo aspettato finché non fossimo stati in mezzo all’oceano e tutto sarebbe stato più tranquillo.

“Pronto?”

“Pronto.” Risposi.

“Andiamo.”

“Mark non andare così veloce!”

“Che cosa?”

“Non….woooooo!”

Le tre moto d’acqua sfrecciavano in mare aperto. Sembrava che entrambi i nostri papà si stessero divertendo molto e fossero molto seri, anche la loro guida lo sembrava e lo stesso valeva per la mia persona. Non avevo mai avuto paura delle giostre e la sua postura diceva che non era affatto spaventato, ma quello era troppo per me così mi aggrappai a Mark ed il pensiero che avevo prima di aspettare fino a quando non fossimo stati in mare aperto era  completamente scomparso non appena aveva girato l’acceleratore della moto d’acqua.

Dopo pochi minuti di guida eravamo già lontani dai nostri padri.

“Woahhh.”

Era bello che mia moglie fosse di buon umore e si divertisse, ma ero rimasto scioccato perché era così spaventoso.

“Non è bella quella luce?” Mark mi aveva portato in mezzo all’oceano, non sapevo quanto fossero lontani i nostri papà, ma stavano ancora guidando mentre noi eravamo fermi lì.

Mark aveva suggerito una gara, ma poi si era allontanato per trovare quel punto in mare che era molto più bello che vincere una gara.

“E’ bellissimo.” risposi guardando con lui il cielo al tramonto. Non era fiammeggiante, ma era perfetto.

Mi piaceva guardare la bellissima luce che si rifletteva sull’acqua con Mark e sembrava che lui avesse programmato di arrivare fin lì per farmi vedere la luce del sole colpire l’oceano. Mark si voltò verso di me e la sua bella bocca si unì alla mia.

“Papà è lontano, non ci può vedere.” disse quel bambino ridacchiando, facendomi spalancare gli occhi e poi mi avvicinai di nuovo.

“Potrebbe essere lontano, ma potrebbe arrivare fin qui?”

“Siamo andati molto lontano.”

“Veramente?”

“Grazie.”

“Uhm?”

Mark strinse la mia maglietta con una mano ed anche io tenni la sua per sostenerlo mentre le nostre bocche si univano, le nostre labbra che si stringevano forti, così vicine come per comunicarci quanto erano belle le cose tra noi, quanti meravigliosi sentimenti avevamo l’uno per l’altro. Non sapevo per cosa stesse cercando di essere grato, ma potevo riconoscerlo ogni volta. Non volevo essere una persona che creava problemi come successo prima, volevo renderlo felice, volevo che le nostre famiglie ci credessero e anche se prima non eravamo andati d’accordo e io non avevo avuto alcuna speranza, in quel momento volevo proteggere l’amicizia delle nostre due famiglie come meglio avrei potuto.

“Grazie Vee.” disse di nuovo Mark dopo essersi allontanato dal nostro bacio.

“Non c’è bisogno che continui a ringraziarmi.” risposi mettendogli una mano sulla testa.

“Beh, tutto questo è grazie a te.” replicò guardando indietro da dove eravamo venuti.

Il mio ed il padre di Mark stavano giocando insieme sulle moto d’acqua molto lontano mentre le nostre mamme erano sedute a guardarci tutti. L’atmosfera rilassata tra tutti noi faceva sembrare che fossimo una sola famiglia, nonostante in passato ci fossero stati molti problemi. Tutto quello era dovuto al fatto che amavano così tanto i loro figli e il tutto ci rendeva più felici insieme.

“Lungi dall’essere solo a causa mia.” era perché Mark era stato forte fino a quel giorno, perché mi aveva perdonato e perché mi aveva aperto il suo cuore lasciandomi entrare ed anche perché aveva aspettato e aspettato me finché alla fine non ce l’avevamo fatta, così eravamo arrivati fin lì. 

Dopo un pò rientrammo e i nostri papà sembravano molto stanchi. Scomparvero nelle loro stanze mentre le nostre mamme si sedettero insieme davanti alla TV con delle riviste. Mark e io ci sedemmo fuori in giardino per prendere una boccata d’aria fresca e guardare insieme l’oceano.

Fissai il viso di Mark per un po’, era leggermente accigliato. Non dissi nulla mentre continuavo a guardarlo, ero occupato a sistemare i miei pensieri, ripensavo a quello di cui avevo parlato con mio padre e a come sarebbe stato perfetto. Avevamo l’un l’altro, avevamo le nostre famiglie e volevo che tutto continuasse.

“Vee…” mi chiamò Mark.

“…”

“Vee a cosa stai pensando?” Pensai che doveva averlo notato guardarlo in quel modo, completamente bloccato nei miei pensieri da un po’ di tempo. I suoi occhi esprimevano preoccupazione e sospetto, come se mi stesse supplicando.

Mark allungò un dito e mi punzecchiò la gamba quindi allungai la mano e gli afferrai il dito. Guardai il mare che scintillava, prima di guardare di nuovo il viso del mio innamorato, i suoi occhi luminosi che ora mi guardavano. Brillavano più delle stelle e del chiaro di luna che si rifletteva sul mare.

“Mark.” dissi solo il suo nome e lui si accigliò guardandomi con calma.

“Perché sei così silenzioso?” Chiese.

“Perché tu?” domandai di nuovo dopo aver notato la sua calma dopo avermi osservato.

“Oh! Ti stavo solo guardando.”

“Stavo solo guardando.”

Ci guardammo negli occhi, tenendoci per mano.

“Sei strano.” disse socchiudendo gli occhi.

“Cosa c’è di strano?”

“Sembri strano, come se stessi pensando a qualcosa.” Stava forse pensando a quello che pensavo io?

“A cosa stai pensando?”

“Stavo pensando alla mia storia con te.”

“La nostra storia eh?” dissi dolcemente prima di guardare di nuovo il mare.

“Si.”

“Mi ami molto.” Non era una domanda anche se la mia voce era più alta del solito perché volevo essere certo che non si sentisse davvero diverso da me.

“Anche tu mi ami molto.” rispose allo stesso modo, facendomi sorridere.

“Quanto amore?” Avrei fatto tutto il possibile per Mark e lui avrebbe fatto tutto il possibile per me, vero? Anche se me lo aveva già detto in passato, dovevo essere sicuro che mi avrebbe risposto come allora.

“Il mio più grande amore.” Eccezionalmente dolce, parole più dolci, occhi ancora più dolci che mi fecero tremare il cuore.

“Vuoi sposarmi?” Dissi dopo averci pensato tutto il giorno. All’inizio pensavo di trovare un anello, un posto speciale ed ad una a sorpresa per la proposta, ma invece glielo chiesi così, subito.

“Che cosa?”

“Noi due, ci sposiamo?” chiesi in tono supplichevole con i miei occhi che traboccavano della speranza che Mark potesse capire, sperando che tutto ciò che c’era nella mia mente stesse venendo fuori, perché avevo molto altro da dire.

“Ma in questo momento non è diverso perché siamo insieme.”

“Voglio un compagno di vita.”

“Non ce l’hai già?” Lo volevo e volevo averlo per sempre.

“Non ho un anello, ma voglio sposarti.” ignorai la sua domanda e glielo chiesi di nuovo. Pensavo che probabilmente avrebbe accettato di sposarmi, ma volevo anche sentirlo dalla sua bocca.

“Quindi hai la dote completa?”

“Ne ho già a centinaia di migliaia.” Sorrisi quando vidi che nei suoi occhi scintillanti non vi era alcuna esitazione.

“Diverse centinaia di migliaia di baht?”

“Centinaia di migliaia di amore per te.”

“Beh, se è così dobbiamo sposarci.” Baciai Mark.

Ci baciammo nel cortile della casa sulla spiaggia tra i suoni delle onde che colpivano la riva, le stelle ed il chiaro di luna, avevano lo stesso umore che volevamo dirci. Volevo ringraziare Mark per essere entrato nella mia vita e aver accettato di stare con me per sempre. Mark non era diverso da me, anche lui desiderava che fossimo così da molto tempo. Potevamo comunicare insieme senza parlare, connetterci e toccarci perché eravamo una famiglia.

“Avrai una famiglia con me, sarai la mia famiglia.”

“Si.”

“Bravo ragazzo.” Mi complimentai con la persona dagli occhi scintillanti prima di avvicinarmi per baciargli di nuovo la fronte, rappresentando il calore che provavo. Non sapevo cosa significassero le parole “la nostra famiglia”, se accettasse di lasciarmi essere il capo della nostra famiglia o se volesse esserlo lui. Non mi importava perché sarei stato sempre d’accordo con quello che avrebbe voluto Mark. Mi avvicinai per baciargli gli occhi, prima di guardare le sue guance arrossate.

Volevo tanti baciargli le guance…

“Vivis! Vai a letto adesso.” Dovetti però fermarmi perché dalla finestra del soggiorno proruppe un grido. Tutti i nostri genitori erano lì a guardarci e il padre di Mark stava diventando velocemente rosso in viso.

Non so se fosse imbarazzato o arrabbiato. Mark allora mi baciò.

“Mark!” Non era la mia voce, ma la voce di suo padre non appena si allontanò dalla mia guancia.

“Papà amo tuo figlio e chiedo che faccia parte della mia stessa famiglia.” Mi rivolsi al padre Mark e poi guardai mio padre che si limitò ad annuire.

“Questo genero arriva davvero al cuore.” disse mio padre. Il papà di Mark era rimasto senza parole e le nostre mamme riseri di gioia mentre io mi sentii soddisfatto per come era andata quella vacanza in famiglia per quell’anno.

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