NEVER LET ME GO – EPISODIO 6

Nuengdiao continuava ad andare a scuola come al solito. Il giorno dopo l’anniversario, incontrò Chopper, suo cugino e rimase immobile nel parcheggio. Palm non era ancora arrivato, il suo autobus sicuramente non sarebbe arrivato in tempo per la cerimonia dell’alzabandiera. Saluto semplicemente Chanon ed entrò a scuola.

«Nueng, vai a casa.»

La persona davanti a lui era molto tesa, il che lo rese sospettoso.

«Perché dovrei andare a casa?»

«Per favore, vai a casa.» L’espressione di Chopper era supplichevole, ma non disse esattamente che cosa stava succedendo.

«Che cosa è successo? Ci sta guardando qualcuno?»

«No, ma ora dovresti andare a casa.»

Prima di decidere se andarsene o meno, Nuengdiao guardò verso l’ingresso della classe. I fogli erano appesi ovunque, senza lasciare uno spazio vuoto. Gli studenti si stavano radunando per guardare meglio. In quel momento Nuengdiao incontrò gli occhi di molti passanti che lo fissavano mentre sussurravano tra loro.

«Chopper, cosa sta succedendo?»

Il cugino cercò di impedirgli di guardare. Più Nuengdiao cercava di farlo e più Chopper cercava di trattenerlo. Nuengdiao si avvicinò al foglio, lo strappò e lo lesse.

Il padre è un mafioso, ma il figlio è gay!

I fogli non erano solo nella classe di musica, ma anche all’ingresso della scuola e sicuramente erano sparsi per l’intero edificio. A far trattenere il fiato a Nuengdiao però non fu la frase scritta, ma la foto accanto. La foto sfocata era stata ingrandita, ma era ancora facile riconoscere le persone. Era una foto di Nuengdiao e Ben, che si baciavano nel retro del palco.

Nuengdiao aprì facebook per parlare con Ben.

Ma prima di cliccare sull’icona della chat, il suo cellulare squillò per l’arrivo di un messaggio. Pum aveva postato un video. Era stato espulso dalla scuola, ma non aveva mai smesso di fare questo genere di scherzi. Nuengdiao aveva tolto l’amicizia a Pum, ma il video era stato reso pubblico, aveva ricevuto molti mi piace dai suoi amici e quindi era apparso nel feed. All’inizio stava per ignorarlo, ma dato che la miniatura rappresentava il volto di Ben, ci cliccò sopra. Chopper stava per fermarlo, ma fu troppo tardi.

«Chi va a letto con te accetterà di essere tua moglie?»

Durante la riproduzione del video si sentivano dei fischi. Ben cercava di nascondersi, ma i bulli continuavano a seguirlo per intimidirlo. C’erano alcune persone, ma non si vedevano i loro volti, solo Ben che cercava di scappare e coprirsi il volto.

«Ti piace così tanto essere mangiato?»

«Come se fosse carne, che diavolo!»

«Vieni con me, puoi succhiare qui sotto.»

Le parole erano così dure che il cuore di Nuengdiao si strinse e tremò. Chopper era in piedi di fronte a lui, con un’espressione sofferente sul volto. Allungò la mano per spegnere il video, ma non ci riuscì. Nuengdiao era così arrabbiato che gli tremavano le mani. E quanto vide dopo quasi gli spezzò il cuore.

«Nuengdiao mi ha baciato per primo. Io non sono gay.»

Anche se continuava a essere ripreso non riusciva più a sentire le parole di Ben perché era riuscito a scappare. Anche Chopper, che era di fronte a lui, non riusciva a sentire niente. Le abbondanti lacrime annebbiavano la vista del mondo che aveva davanti. Il suo petto era freddo per la delusione, la persona di cui pensava di potersi fidare, la persona alla quale aveva dato tutto il suo cuore, aveva detto quelle parole.

«Nuengdiao!»

In quel momento, l’urlo della persona di fronte a lui lo fece rinsavire. Si voltò a guardare suo cugino.

«Il padre di Ben è un ufficale dell’esercito, è omofobo. Ho cercato di parlargli, ma ora Ben è molto arrabbiato. È chiuso in casa perché suo padre lo ha scoperto.»

Il cervello di Nuengdiao capì il significato delle parole di Chopper. Una volta a casa, aveva ricollegato tutto.

«Mamma…» Nuengdiao mormorò inconsciamente. Per un attimo riuscì a prendere forza e alzarsi.

Il suono della campanella segnalò l’inizio della cerimonia dell’alzabandiera, ricordando a tutti di prepararsi. Nuengdiao in quel momento si rese conto che non sembrava avere un posto in cui rifugiarsi, né a casa, né a scuola e neanche nel club di musica. Quanto sarebbe stata delusa sua madre quando avrebbe scoperto che non ci sarebbe stato nessun erede per la famiglia, quanto sarebbe stata delusa se lui non fosse diventato l’uomo che lei voleva, quanto sarebbe stata delusa se avesse saputo che al figlio che aveva cresciuto piacevano gli uomini.

«Nuengdiao!» Chopper cercò di svegliarlo, ma la sua mente rimase spenta. Camminò nella direzione opposta, sentendo il vento che soffiava costantemente sul suo viso, con il cuore che desiderava trovare un posto dove potersi lasciare tutto alle spalle. Saltò la recinzione del cancello 6, senza voltarsi indietro.

*******

Nuengdiao rimase in silenzio vicino al bordo dell’edificio, in bilico tra la vita e la morte. I bordi dell’edificio erano vuoti, le dita dei piedi erano ad un metro dal bordo. La distanza che lo separava dal vuoto era troppa gente  troppa poca allo stesso tempo. Guardò il cielo e mosse leggermente i piedi: un solo passo e sarebbe finito tutto.

«Fai un altro passo e mi butto.» Disse Nuengdiao senza voltarsi, poiché sentì i passi di qualcuno che correva su per le scale, ansimando. Sapeva già chi era, quindi parlò per primo. Palm avrebbe voluto tirarlo indietro, ma la posizione di Nuengdiao era troppo pericolosa. Doveva mantenere la calma o tutto sarebbe andato a rotoli.

«Nuengdiao, scendi.»

Nuengdiao girò la testa per guardare l’altro, con un’espressione preoccupata sul volto.

«Pensi che saltare faccia male?»

«Far male?»

«Ho visto un documentario. Diceva che la pressione dell’aria esercitata su di noi ci stordirà prima di toccare terra.» L’espressione del suo viso era stranamente calma, completamente diversa dall’espressione di panico dell’altra persona.

«Ma se poi si renderà conto di non volerlo più, se ne pentirà.» Cercò di dire Palm con calma.

«C’è qualche motivo per cui dovrei pentirmene?»

«Quello che invece voglio chiederle è… c’è un motivo per cui ha deciso di farlo?»

Quelle parole riecheggiarono nell’edificio deserto, dove i due ragazzi erano a un braccio di distanza l’uno dall’altro.

«Non lo sai? Non è per questo mi hai seguito qui?»

«Lo so. Solo non capisco perché sta facendo questo.»

Improvvisamente pensò ai suoi amici. La parola ‘amico’ doveva rappresentare un vero amico o era solo un obbligo da avere.

«Non voglio morire. Voglio solo sparire, capisci?»

Dall’altra parte c’era solo il silenzio, il vento soffiava dolcemente nelle orecchie.

«Se non morissi, diventerei automaticamente un bambino cattivo agli occhi di mia madre. Voglio solo sparire, voglio sparire nel nulla, come se non fossi mai esistito, completamente cancellato da questo mondo. Che sia felice o triste, o qualsiasi cosa…» Disse con lo sguardo vuoto.

«Palm, ti sei mai sentito così? Hai mai avuto la sensazione che nulla al mondo possa trattenerti? Non appartengo a questo mondo, non appartengo a niente, non posso fare niente per ottenere qualcosa qui.» Palm allungò la mano verso di lui per afferrarlo.

«Ha ancora me.» La voce profonda risuonò nel suo cuore. La persona di fronte a lui era sua amica solo da pochi mesi, ma sentiva comunque qualcosa di nascosto nel cuore di Palm. Era solo per la sua responsabilità? Se fosse stato così, avrebbero potuto ancora essere amici?

«Sei mio amico? Sei un mio vero amico o è solo una questione di responsabilità?» Nuengdiao riguardò lo spazio vuoto davanti a sé. La solitudine cominciò ad implorarlo di nuovo per abbracciarla. Sarebbe stato un dolore temporaneo, poi l’abisso del vuoto eterno.

«Non ti avvicinare.» Disse quando sentì qualcuno alle sue spalle che si avvicinava a lui. Gemette sommessamente e le lacrime gli riempirono gli occhi.

«Non sono venuto qui per dovere. Sono venuto qui come tuo amico.» Due braccia abbracciarono forte Nuengdiao da dietro, tirandolo contro il proprio petto. Nuengdiao aveva perso la forza in entrambe le gambe e non riusciva a stare in piedi. Sperava di poter usare quel corpo per appoggiarsi, per sopportare le pesanti responsabilità, le gambe deboli e il cuore dolorante.

«Se il tuo cuore continuerà a battere, lo farà anche il mio. Vivremo e moriremo insieme. È una prova sufficiente per dimostrarti che non l’ho fatto per responsabilità?»

«Palm…» Nuengdiao singhiozzò, come un uomo perso nell’arido deserto. Giorno dopo giorno, veniva spinto in un mondo senza via d’uscita, circondato dal vuoto.

«Sono una persona inutile, non so dove andare, non so cosa fare delle mie giornate. Ma grazie a te ho vissuto. Voglio che tu sappia che non sei solo, sono pronto a tenerti la mano quando cadrai.» Le mani di Palm erano ruvide a causa delle innumerevoli lotte. Accarezzò e confortò Nuengdiao, trasmettendogli il calore che aveva desiderato per tutta la vita. Per un attimo quella mano gli ricordò suo padre, scomparso quando lui aveva solo dieci anni. Era calda, gentile e rovinata.

«Palm, mia madre…»

«Non lo so…»

«Se fossi in te, ci parlerei prima di decidere che cosa fare. Se vuoi tornare indietro, tornerò con te. Non lo dirò alla signora Tanya.»

«Palm, non lo fai solo per obbligo, vero?»

«Nessuno sacrifica la propria vita per un uomo in nome di una missione.» Rispose Palm. Mentre lo diceva, lo stringeva forte tra le braccia come se volesse seppellirlo nel suo cuore. Era come un muro imponente che non sarebbe caduto, per nessun motivo.

«Hai un solo vero amico nella tua vita. Anche io ho un solo vero amico, tu.»

*******

Tornarono a casa che era quasi ora di cena. Sembrava fosse passato meno tempo. Dopo essere scesi dall’edificio, anche il sole era tramontato, segnando l’arrivo della sera.

«Nuengdiao.» Quando aprì la porta del soggiorno, la madre fu la prima a entrare di corsa. Chanon rimase in piedi dall’altra parte, con un’espressione che sembrava avergli tolto un peso dal cuore. Guardò il figlio con sollievo. C’erano circa 5 persone nella stanza, ma quando la donna entrò sparirono tutte, anche Chanon, ma non Palm. Nuengdiao gli afferrò l’orlo della camicia e gli chiese di restare. Palm si chinò leggermente e prese silenziosamente il posto dove era appena stato suo padre.

«Dove sei stato? Ero così preoccupata.»

«Sono andato a fare una passeggiata.»

Sua madre sospirò e lo abbracciò. Non fece altre domante, anche se ne aveva molte nel suo cuore.

«Non sparire mai più così all’improvviso.»

«Mamma, le hai già viste?» Sapeva che non aveva senso scappare, si limitò a guardare Palm e sorrise dolcemente.

«Quelle foto?»

Nuengdiao annuì.

«Capisco…» Ammise con voce bassa.

«In realtà, la scuola mi ha informato che una guardia di sicurezza le ha prese dal sistema di sorveglianza. Il preside lo ha licenziato immediatamente.»

«Quindi sai tutto…» Il ragazzo si staccò dalle braccia della persona davanti. Si ammutolì e annuì appena.

«Sei arrabbiata con me?» Qualcosa gli si bloccò in gola: «Sono quel tipo di persona…»

Le lacrime si stavano accumulando lentamente agli angoli degli occhi, ed erano pronte a cadere di nuovo. Sapeva com’era fatta la madre. Era una donna che aveva perso il marito di una vita e aveva riposto in lui grandi speranze. Aveva appena subito un grande shock emotivo, ma non poteva fare a meno di amare suo figlio.

«Mio figlio ama suonare il pianoforte, perché si deve nascondere dietro le quinte del palco? Deve esibirsi come musicista in una festa elegante.»

«Mamma…»

«Ti piace suonare, vero? Perché non me l’hai detto? Troverò un bravo maestro che ti dia lezioni, così potrai mostrare il tuo talento.»

Quindi era stato lui ad esitare, mentre sua madre era improvvisamente diventata la donna dell’anno. Quella che gli aveva detto di essere il dio dei suoi sogni, aiutandolo ad allontanare i mostri malvagi.

«Intendo il bacio…»

«Ti piace?» Sua madre sorrise e gli disse che non era un problema.

«Ma quello che bacio è un ragazzo.» Disse trattenendo il respiro.

La donna si avvicinò al figlio e gli sussurrò all’orecchio: «Tua madre, prima baciava le donne.»

«Mamma!»

Il ragazzo rimase sorpreso mentre la madre allungò la mano e gli accarezzò la testa. Quel tocco era pieno di amore, che lui desiderava ardentemente.

«Ti sei mai chiesto perché i tuoi genitori hanno fatto un figlio così tardi? In effetti, io e tuo padre ci siamo sposati all’età di 24 anni, ma quando tuo padre ne aveva 31, ho dato alla luce un bambino, tu.»

Non ci aveva mai pensato.

«So che non è facile far nascere un bambino. So che gli affari della famiglia non sono del tutto puliti. Se un bambino è costretto a nascere, significa che la famiglia vuole solo degli eredi. Ecco perché i genitori costringono i figli a fare solo una cosa, ovvero continuare la linea di famiglia. Anche se io non costringerei mai mio figlio a fare cose che non vogliono.»

Nuengdiao sorrise di nuovo.

«Mio padre era un uomo piuttosto patriarcale. Prima di decidere di avere dei figli, aveva addirittura pensato a quanti figli avrebbe dovuto avere, di che sesso e anche che tipo di persone sarebbero diventate, a che età si sarebbero sposate…»

La madre protestò: «I figli non sono bambole che puoi vestire come vuoi. Anche se lui non era d’accordo, non ho più avuto altri figli. Lo so, nascere come erede di questa famiglia non è facile. Ma ti chiedo solo una cosa, quando sarai grande, aiutaci  negli affari di famiglia. A parte te, non ho nessun altro. Per quanto riguarda le altre cose, non ti obbligo a fare niente. Ama chi vuoi amare, puoi fare quello che vuoi, non ti fermerò. Questo è sufficiente.»

Nuengdiao pianse di nuovo, ma non per il sentimento che stava provando, bensì per la libertà. Non che potesse uscire completamente dalla gabbia, ma almeno poteva spiegare un po’ le sue ali. Nuengdiao si seppellì tra le braccia della madre, non sentiva quel calore da molto tempo.

«Grazie mille, mamma.»

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