NEVER LET ME GO – CAPITOLO 12

Nuengdiao tornò a casa il pomeriggio successivo. Scese dall’autobus, prese un taxi e si recò con tranquillità. Ma quando arrivò, l’espressione sorpresa sul volto del portiere gli fece capire che nessuno si aspettava che sarebbe tornato da solo. L’erede della famiglia Kiattakulmaetee era tornato, con a seguito due noti poliziotti. Sapeva che sua madre li usava come guardie del corpo, così li aveva contattati e aveva fissato un incontro al molo.

«Volevate vedermi?» Disse Nuengdiao con un mezzo sorriso. Le persone presenti in casa si girarono sorprese. Supakit aveva un’espressione arrabbiata, ma in un attimo la mascherò con un’espressione di preoccupazione e tristezza.

«Nuengdiao! Ero preoccupato per te.» L’uomo si diresse verso di lui. Nuengdiao ordinò alle due guardie di farsi da parte, perché non c’erano problemi. Supakit abbracciò suo nipote per confortarlo.

«Stai bene. Non sono riuscito a dormire dal giorno della tua scomparsa. Pregavo sempre che tu fossi al sicuro.»

«Grazie per avermi aiutato negli affari di famiglia mentre ero via. Ora che sono tornato, puoi andare a casa. L’elicottero dovrebbe riportarti a casa.» La persona davanti a lui fece un passo indietro. Una mano afferrò la spalla del ragazzo con aria sospettosa.

«Chanon è una persona cattiva. Ora non puoi fidarti di nessuno.»

«Chanon non è una persona cattiva.» Disse con disinvoltura e abbassò la testa, sapendo che l’altra persona stava fingendo.

«Sono stato con Chanon per tutto il tempo. Quando sono tornato a casa hanno sparato a mia madre.» Supakit sembrò sorpreso, ma Nuengdiao non se ne accorse. Bastava guardare in profondità negli occhi dell’altro per capire cosa stesse facendo.

«Ho contattato la polizia che farà il suo corso.»

«Non sto cercando di accusare intenzionalmente. Ma di persone come quelle non ci si può fidare.» La sua mano afferrò la spalla di Nuengdiao e la strinse come una minaccia.

«Mia cognata Tanya non si è ancora svegliata. Non so se quei criminali cercheranno di farle ancora del mare. Tornerò, ma lascerò che i miei uomini proteggano Nuengdiao.» Rimase in silenzio e la persona allora disse con fermezza: «Se ti dovesse succedere qualcosa, non saprei come spiegarlo a Tanya quando si sveglierà.»

Ciò significava che lo zio aveva contrattato con la madre, ma lei non aveva accettato, quindi le aveva puntato contro una pistola. Lo zio si rifiutava di ammettere la sconfitta.

«Non c’è problema. Puoi mandare qualcuno a proteggermi. Ma se anche tu avrai delle persone, saremo tutti al sicuro, giusto?»

«Non hanno ancora trovato il colpevole dietro tutto questo, quindi fai attenzione. Forse è stato qualcuno che ha una relazione con tuo padre. Alcune persone sembrano avere una faccia buona, ma non si può sapere che cosa hanno nel cuore.»

Alla fine Supakit se ne andò, lasciando lui e le sue guardie del corpo nella stanza vuota. Nuengdiao raccontò alla polizia civile tutto ciò che lo aveva fatto sospettare dello zio. L’erede della famiglia si sedette sulla panchina, con quattro persone dietro di lui.

«Preparate una macchina per me. Vado a trovare mia madre.» Il maggiordomo annuì e corse ad informare l’autista con aria preoccupata. Quasi tutti i presenti sapevano che cosa stava succedendo. Supakit fece scivolare la mano intorno alla vita, indicando la pistola. Nuengdiao si limitò a guardarlo e non se ne curò. Come aveva detto a Palm, l’erede di quella famiglia non poteva essere ucciso. Non poteva fare niente finché il trasferimento delle proprietà non fosse avvenuto.

Nuengdiao salì su una grande auto con le altre quattro guardie del corpo. Sua madre era ricoverata in un ospedale di proprietà della sua famiglia.

L’ospedale aveva fatto un ottimo lavoro per proteggere la sua sicurezza, soprattutto grazie al solido sistema di sicurezza che aiutava i medici a sentirsi al sicuro mentre cercavano di curare i pazienti. Il rettore era andato personalmente per accogliere Nuengdiao. La madre si trovava in una stanza speciale. Nessuno aveva il permesso di avvicinarsi.

«Qualcuno è venuto a fare visita a mia madre?»

«No.» Disse il medico con voce ferma: «La signora Tanya ci ha detto che solo suo figlio, il signor Chanon e suo figlio Palm, possono farle visita.» Quando il medico nominò il figlio di Chanon, il suo cuore saltò un battito. Nuengdiao guardò attraverso la porta, sua madre era sdraiata con lunghi tubi attaccati. Forse lei sapeva tutto fin dall’inizio. Aveva quindi intenzione di far morire Palm per lui?

Nuengdiao entrò nella stanza seguito dal medico: «La signora Tanya è stata colpita da due proiettili. Il primo ha attraversato l’addome, ma non ha colpito gli organi interni, quindi niente di grave. Il secondo invece è entrato nella gola. Nonostante sia stato rimosso chirurgicamente, il cervello della signora Tanya ha subito danni. È ancora sotto shock e la respirazione è debole. Da quando è stata ricoverata in ospedale, abbiamo fatto tutto il possibile.» Spiegò il dottore con serenità.

Nuengdiao prese una poltroncina e si sedette accanto alla madre. Le prese la mano e la strinse forte. La mano era piuttosto fredda, con un piccolo calore di vita, ma non c’era alcun segno di movimento.

«Si sveglierà?»

«Forse. Non possiamo dire con certezza quando. Le sue condizioni erano molto gravi, ma per fortuna abbiamo rimosso i proiettili. Quindi penso che potrebbe svegliarsi.» Nuengdiao strinse le labbra.

«Tra un mese, tre mesi, sei mesi o un anno?» Il medico non alzò la testa, si limitò a scuotere leggermente il capo.

Il cuore di Nuengdiao era soffocato da molte emozioni. Era preoccupato, solo, triste e risentito. Strinse la mani a pugno. Un giorno si sarebbe vendicato per quello che avevano fatto alla madre. Lo giurò a se stesso tra le lacrime.

*******

Tornò a scuola come al solito. Da quando era avvenuto l’attentato a sua madre, aveva sempre dovuto portare con sé le guardie del corpo anche in giro per la scuola. In realtà, avrebbe voluto avere un po’ di spazio personale, ma Supakit non glielo permise. La sua vita aveva raggiunto il momento peggiore. Nessuno voleva avvicinarsi a lui, non andava a lezione e passava il resto del tempo a risolvere problemi per potersi diplomare in tempo.

«Nuengdiao!» Una voce risuonò in lontananza. Alzò lo sguardo e vide Ben e Chopper di fronte a lui. Nei loro occhi c’era un senso di colpa, che lui intuì. L’ultimo ricordo di Ben in effetti non era stato memorabile, mentre il padre di Chopper era la persona che più odiava in quel momento.

«Voglio parlare con i miei amici, non c’è bisogno che entri.» Le sue guardie del corpo annuirono, a differenza delle guardie di Supakit: «Voglio parlare con il figlio del vostro capo. O pensi che Supakit abbia chiamato suo figlio per uccidermi? Nel caso, perché non lo chiami e gli chiedi conferma?»

Alla fine fecero tutti un passo indietro. Chopper li guardò e poi segui Nuengdiao dentro la stanza. Dopo che anche Ben li raggiunse, Nuengdiao chiuse la porta.

«Mi dispiace.» Chopper rimase in silenzio per un po’ e poi aggiunse: «Siamo ancora cugini?»

«Tu e tuo padre siete diversi. Quello che fa lui è affar suo, tu non c’entri niente.»

Nuengdiao non aveva mai odiato suo cugino. Era convinto che anche lui stava subendo il suo stesso trattamento, oppresso e controllato.

«Tuo padre ti ha chiesto di venire a uccidermi?» Chiese Nuengdiao. Ben afferrò immediatamente la spalla di Chopper. Nuengdiao osservò curioso il loro comportamento.

«Chopper non lo farebbe mai.» Ben rispose per Chopper, con un’evidente espressione di preoccupazione sul volto. I suoi sospetti erano fondati: tutti gli eredi di quella famiglia avrebbero sofferto in quel modo.

«Giusto?» Nuengdiao ignorò Ben e Chopper annuì poco dopo.

«Anche se non lo farai tu, tuo padre lo farà fare a qualcun altro. Attento, perché rimarrai impigliato in questa rete, poi te ne pentirai per il resto della tua vita.»

«Mio padre mi ha costretto, dicendomi che se avessi avuto l’occasione ti avrei dovuto uccidere. Ma con me non funzionano i suoi giochi. Quindi sono disposto a collaborare con te.»

«Non ho mai pensato che tu potessi fare una cosa simile…» Nuengdiao allungò la mano e strinse quella del cugino: «Non giudico quanto di giusto o sbagliato ha fatto tuo padre. Anche mio padre non era una persona pulita, ma credimi, non cadere in questa spirale. Sii una persona normale, studia, diplomati e poi vai a lavorare. Se avrai dei soldi, poi potrai creare il tuo capitale.» Fece una paesa e poi aggiunse: «Tuo padre e io faremo questo gioco ancora per un po’. Un anno, forse due. Se tuo padre fosse intelligente non avrebbe fretta di uccidermi. Quindi trova la tua via d’uscita e non cercare di ottenere soldi facili sporcandoti di sangue.»

Chopper ascoltò in silenzio e non rispose.

«Ben, anche tu. Smetti di essere prigioniero di tuo padre. Dopo il diploma, inizia una nuova vita. Sono sicuro che ci riuscirai.»

«Io…» Ben esitò.

«Inoltre, se vi amate davvero, andate avanti insieme.» Nuengdiao si appoggiò contro il proprio mento e sorrise dolcemente alle due persone di fronte a lui. Guardando le loro azioni aveva capito che Ben e Chopper avevano un rapporto speciale. Non sapeva cos’era successo mentre era via, ma una cosa era certa: gli occhi di quelle due persone non mentivano. Erano pieni di attrazione e preoccupazione l’uno per l’altro. Li guardò e il suo pensiero andò a qualcuno che non avrebbe mai più rivisto.

«Sei ancora arrabbiato con me?» Chiese Ben.

Nuengdiao non era sicuro a cosa si riferisse l’altro, se per il video o per il suo amore nei confronti di un altro: «No, ora è tutto finito.» Sorrise all’altra persona. I tre rimasero a parlare ancora per un po’ e poi si separarono. Nuengdiao aveva intenzione di tornare al club di musica. Avrebbe chiesto di suonare gratuitamente, pur di farvi ritorno, ma se non fosse stato abbastanza avrebbe addirittura pagato un extra. Desiderava solamente suonare…

… per alleviare il desiderio di qualcuno.

*******

Mong Uyen Uong Ho Diep era una canzone che aveva suonato quando era a Surat Thani, dove lui e quella persona si erano scambiati un dolce bacio. Ogni melodia che suonava su quella tastiera, gli dava la sensazione di stare nel suo forte abbraccio. Due farfalle che si intrecciavano, in un mondo da sogno. Era la cosa più bella. Se non fosse che il giorno dopo si sarebbe svegliato in un letto vuoto.

Quel giorno il locale era chiuso, la pista da ballo era vuota, ma non era solo. C’erano diversi dipendenti che pulivano e poi le sue quattro guardie del corpo, che lo osservavano da lontano. Ma a lui non importava, era immerso nella musica, perché in quel mondo non doveva essere il capo di nulla, ma solo una persona comune, piena di passione.

«Non c’è bisogno che rimaniate. Questa è una stanza chiusa a chiave, senza finestre. Aspettate fuori.» Aprì la porta perché tutti potessero vedere. I quattro lasciarono immediatamente la stanza. In quel momento non poté fare a meno di pensare a quel ragazzo. Nuengdiao borbottò e cercò subito dell’acqua. Vedendo una bottiglia sul bancone, allungò la mano e la aprì. Ma prima che la portasse alle labbra, un’altra voce parlò.

«Non bere.»

«Palm!»

Palm uscì da dietro la tenda e afferrò la bottiglia d’acqua. I suoi occhi erano pieni di sorpresa- Davanti a lui c’era la persona che gli mancava, ma che sperava di non rivedere mai più. Da un lato desiderava ardentemente abbracciare l’altra persona, ma dall’altra era arrabbiato, perché non era stato ascoltato. Il suo cuore batteva come se stesse per scoppiare fuori dal petto.

«Come puoi bere acqua senza sapere se qualcuno ci ha messo dentro qualcosa? Perché sei così irresponsabile?» Palm gettò la bottiglia d’acqua nella spazzatura, poi andò dall’altro lato del bancone, prese un’altra bottiglia e la portò a Nuengdiao.

«Perché sei qui?»

«Non posso?»

«Ti avevo detto di non tornare.» Disse irritato, cercando di controllare i suoi reali sentimenti.

«Mi hai licenziato.»

«Esatto.»

«Questo significa che posso fare quello che voglio.» Disse Palm con occhi tranquilli.

«Non farlo. Il tuo lavoro è finito.» Nuengdiao si alzò in piedi. Se Palm fosse tornato, Supakit avrebbe capito che la loro relazione non era solo tra capo e guardia del corpo. Avrebbe reso le cose difficili per entrambi.

«Che significa? Il mio amore per te è solo un obbligo?» Palm sembrava un’altra persona. Si avvicinò e lo prese per mano.

«È perché…»

«Mi guardi dall’alto, vero?» La voce divenne dura.

«Non ti amo.»

«Perché? Perché sono povero? Allora il mio amore non vale nulla?» Dal tono di voce, Palm sembrava provare senso di colpa, non troppo, ma sembrava che le lacrime stessero per scendere.

«Perché sono povero? Quindi mi tratti così solo perché sono il figlio dell’autista, solo una guardia del corpo, solo un uomo a cui è stato ordinato di morire per te? Rispondimi.»

Nuengdiao odiava se stesso e odiava quello che stava affrontando in quel momento. Voleva dirgli che odiava se stesso per non essere stato in grado di accettare con tutto il cuore l’amore dell’altra persona.

«Hai deciso tu della mia vita, senza sapere come mi sento.» Palm continuò a parlare, mentre Nuengdiao non sapeva che cosa rispondere.

«Come puoi costringermi a sposarmi e iniziare una nuova vita? Come puoi dire che non mi piacciono gli uomini?»

«Perché non sono ricco come Ben, prendi il mio amore come una responsabilità e ti rifiuti di vedere i miei sentimenti?»

 Il senso di colpa riempì il petto di Nuengdiao. Cosa avrebbe dovuto fare? Da un lato era preoccupato per la sincerità della persona che aveva di fronte, dall’altro voleva gettarsi tra le sue braccia e scusarsi. Ma sapeva che se lo avesse fatto, sarebbe stata la fine.

«Vattene!»

«Mi odi al punto da non volermi vedere?»

Nuengdiao si sforzò di resistere, ma non aveva la forza di opporsi ai suoi sentimenti. Stava dando tutto il suo cuore alla persona che aveva di fronte.

«Non mentirmi più.»

«Ti ho detto che non sei per me. Sai cosa penso…» Palm si chinò a baciare con rabbia Nuengdiao. Anche se nella sua testa voleva protestare, il suo cuore non glielo permise. Non appena le loro labbra si incontrarono, tutte le barriere che aveva costruito crollarono improvvisamente. In cuor suo sapeva che senza quella persona il suo mondo era vuoto. Anche se si sforzava, non poteva sfuggire. Quindi lo baciò a sua volta, fingendo che non gli importasse niente.

La sua rabbia si trasformò in tenerezza. Le loro mani si intrecciarono, desiderose di calore. Un tocco leggero dal sapore dolce. La conferma, che c’era ancora lui al suo fianco. Nuengdiao pianse involontariamente, desiderando di lasciare la persona che aveva davanti, ma allo stesso tempo non volendo perderla di nuovo.

Perché senza Palm… la sua vita non aveva senso.

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