NEVER LET ME GO – CAPITOLO 11

Stava iniziando una vita tranquilla ma rischiosa.

Nuengdiao e Palm vivevano a Surat Thani come se non ci fosse nulla di pericoloso ad attenderli, ma in fondo erano sempre preoccupati. Nuengdiao pensava a sua madre e alla sua condizione. Palm invece era preoccupato per suo padre, che ancora non era stato rilasciato dal carcere.

«È troppo stretto, signorino?» Disse Palm, aggiustando i vestiti di Nuengdiao. Dopo aver racimolato un po’ di soldi, era riuscito a comprare un nuovo abito, adatto per suonare. In realtà il ristorante non era severo riguardo l’abbigliamento, ma Nuengdiao pensava che fosse meglio vestirsi in modo elegante.

«Per quanto tempo hai intenzione di parlarmi usando gli onorifici?» Nuengdiao guardò l’uomo di fronte a lui. Anche se si era confessato, quella persona si comportava comunque come una persona di status inferiore. Le forti mani di Palm si avvicinarono per accarezzare i capelli che cadevano sul viso di Nuengdiao.

«Non ci sono ancora abituato.» Palm distolse timidamente lo sguardo e Nuengdiao ridacchiò leggermente.

«Scendiamo insieme.» Disse poiché era arrivato il momento dell’esibizione.

«Palm!» Quando raggiunsero il piano terra, una voce forte parlò chiaramente. Non era quella di Nuengdiao e neanche quella di Maem. Proveniva dalla televisione della reception.

«So che Nuengdiao è con te. Se non vuoi che tuo padre rimanga in prigione per sempre, riportarlo qui, dovresti sapere se stai facendo la cosa giusta o no.»

Il volto preoccupato di Supakit era stato chiaramente mostrato in televisione. Ma era carico di minacce. Nuengdiao strinse inconsciamente la mano di Palm. Quanto a lui, non riusciva a nascondere l’angoscia che provava mentre guardava lo schermo che mostrava suo padre in prigione.

«Ti lascio scegliere. Uno è Nuengdiao, l’altro è tuo padre.» Il notiziario si concluse con quelle ultime parole di Supakit. L’attuale Nuengdiao era come un figlio esausto con un senso di colpa grande al punto da devastarlo.

Prima che potesse fare qualsiasi cosa, una voce risuonò: «Palm, Nuengdiao, trovate un posto dove nascondervi.»

«Mamma, cosa c’è che non va?»

«Non fare troppe domande. Muovetevi a nascondervi.»

Prima che potesse ragionare, Palm prese per mano Nuengdiao e lo portò verso la lavanderia poco distante. Dall’esterno sembrava che non ci fosse abbastanza spazio per nascondersi, ma facendosi piccoli ci sarebbe stato abbastanza spazio per entrambi.

«Presto.» Palm spinse dentro Nuengdiao e poi se stesso. Chiuse lentamente la porta e spinse il mucchio di vestiti che copriva l’ingresso, in modo che nessuno potesse vederli facilmente. Nuengdiao afferrò la mano di Palm, senza sapere che cosa sarebbe successo dopo.

«Non sono ammesse armi nell’hotel.» La voce di Maem risuonò dopo che il suono del vento sulla porta segnalò l’ingresso di qualcuno.

«Nuengdiao è qui?»

«Chi è Nuengdiao? Non conosco nessuno con questo nome.»

«Non mentire.» L’urlo dell’uomo fece tremare Nuengdiao, che ricordò quando aveva 10 anni e piangeva chiuso nello stretto armadio. Nuengdiao si sentì un po’ stordito, quelle immagini continuavano a ripetersi nella sua mente.

«Qualcuno ha detto che lavora qui. Collabora o sparo.» Palm passò dal tenergli la mano ad abbracciarlo stretto, non sapendo se fosse preoccupato o se avesse paura di scappare in modo avventato. Il volto di Nuengdiao era vuoto, appoggiava il mento sulla spessa spalla di Palm e piangeva. In quel momento non era più il più felice del mondo.

«Chiamo la polizia.»

«Nuengdiao, dov’è?»

«Uccidimi, non te lo dirò!»

Era una persona maledetta. Nuengdiao allungò inconsciamente la mano verso l’armadio, ma non riuscì ad aprirlo.

Il rumore di uno sparo. Il cuore di Nuengdiao era a pezzi, i suoi occhi si spalancarono, la sua bocca voleva urlare, ma Palm la coprì immediatamente. Lo abbracciò forte, sapendo quanto fosse distrutto in quel momento. Anche lui lo era, con gli occhi iniettati di sangue, sentì sua madre urlare e i colpi di pistola risuonare.

Gli uomini che avevano premuto il grilletto erano scappati dopo aver attirato l’attenzione della polizia. Palm disse qualcosa, ma Nuengdiao non lo sentì, tutta la sua sanità mentale stava gradualmente sparendo.

Sarei dovuto morire a 10 anni.

*******

Conoscendo la situazione all’esterno, Palm guidò Nuengdiao verso la porta sul retro, mentre i colpevoli stavano lasciando l’hotel. Prese le chiavi dell’auto di Maem, il portafoglio e qualche altro oggetto, poi si infilarono nella stradina. Attraversarono la strada che portava al tempio e girarono intorno al parcheggio. Nuengdiao salì semplicemente in macchina senza chiedere dove stessero andando.

La madre di Palm era la donna che non aveva mai dimenticato di prendersi cura di Nuengdiao negli ultimi mesi. Proprio come aveva fatto Chanon, quando lo aveva messo su una macchina per farlo scappare. Aveva visto il corpo di suo padre, anche se per un breve momento, non riusciva a dimenticarlo. Quella volta però non si trattava di Chanon, ma di suo figlio. Quindi, chi sarebbe stata la prossima vittima? Se avesse potuto scegliere, si sarebbe sacrificato. Solo allora sarebbe tutto finito.

«Che succede?» Palm prese una bottiglia d’acqua e gliela porse. All’inizio voleva fermarsi al minimarket per comprare qualcosa, ma si limitò a prendergli la mano con indifferenza. L’altra persona capì il significato, si poggiò contro il sedile e si voltò a cercare qualcosa. In macchina era rimasta solo una bottiglia di latte.

«Non succede niente.» Il suo umore era pessimo. Sapeva che anche Palm stava soffrendo, sua madre era appena morta davanti ai suoi occhi. Sicuramente stava soffrendo più di lui. Nuengdiao non voleva essere un peso per Palm, neanche dal punto di vista emotivo.

«Dove stiamo andando?» Disse Nuengdiao dopo essere ritornato in sé. Le lacrime smisero di scendere e la sua sanità mentale tornò.

«Ho trovato una piccola pensione a Ranong.» Palm mise in moto e continuò a parlare: «Sto cercando di trovare la strada per uscire da Surat Thani. Probabilmente quei tizi non sanno che abbiamo un’auto e potrebbero non bloccarci alla frontiera. Quindi è più sicuro passare da lì.»

«È davvero sicuro lì?»

«Possiamo resistere un po’ di più.» Controllò il portafoglio, c’erano ancora 100.000 Baht. Poi si voltò verso l’ingresso e pensò a quella donna. Se lui non fosse andato lì, lei sarebbe ancora viva.

«Allora, quando possiamo tornare?»

«Quando la signora Tanya si sarà ripresa. Per ora non possiamo aiutare mio padre. Ma troverò sicuramente un modo per chiarire le cose e mettere Supakit in prigione.»

«Perchè non torniamo adesso?»

«Non è sicuro. Mi uccideranno e mi incolperanno come hanno fatto con mio padre.»

«Lo zio potrà anche uccidermi. Se mia madre dovesse morire, sarei io a gestire la proprietà. Ma se anch’io dovessi morire, lui non avrebbe nulla.»

«Ma anche lui fa parte della vostra famiglia, riceverà sicuramente una parte di eredità.»

Nuengdiao scosse la testa con decisione: «Mia madre ha fatto testamento molto tempo fa. Sicuramente sapeva che dietro tutto questo c’era lo zio. Se fosse stata applicata la legge, non avrebbe ricevuto neanche un centesimo.» Palm si girò a guardarlo, senza sapere come ribattere.

«Se tornassi, il massimo che potrà fare sarà costringermi a consegnare tutti i miei averi. Ma nel frattempo non potrà uccidermi, o il gioco finirebbe.» Nuengdiao parlò come se non avesse più paura di nulla. Allungò la mano e prese la sua, sorridendo appena.

«Lasciami tornare indietro Palm. Gli chiederò di liberare tuo padre. Voi due potreste iniziare una nuova vita, senza problemi.»

«Ho letto alcune recensioni, c’è un negozio di Dim Sum a Ranong, sembra davvero buono. Ti porterò a provarlo.»

«Palm.»

«Ci sono anche dei caffè con una bella vista.»

«Palm.» Nuengdiao non lo rimproverò, ma richiamò Palm nel mondo reale. Se non avessero affrontato la situazione, non ci sarebbe mai stata una fine, solo altre perdite. Non potevano scappare per sempre.

«Non ti lascerò andare.» 

Quello forse fu il momento più ostinato della vita di Palm. Lo sguardo feroce dimostrava che non avrebbe mai accettato.

«Lasciami andare. Io sono il capo e tu sei la guardia del corpo. Ti ordino di lasciarmi andare. Mi hai sentito?» Palm fece finta di non sentire, continuando a fare del suo meglio per trattenerlo con sé, senza curarsi di ciò che diceva la persona accanto.

«Vuoi davvero morire?» Urlò con rabbia.

«Vuoi fare la loro fine? Mio padre, mia madre, tuo padre, tua madre… nessuno ha avuto un lieto fine.»

«Io voglio stare con te, come tuo ragazzo e come guardia del corpo.»

Nuengdiao rimase in silenzio. Le sue lacrime scorrevano a fiumi, che fosse per amore, per sesso, per obbligo del proprio partner o per obbligo verso se stesso.

*******

Quando arrivarono a Ranong era ormai buio. Palm scelse un piccolo motel dove fermarsi. Fortunatamente quel motel non richiedeva nessun tipo di identificazione degli ospiti, bastava pagare il prezzo intero.

I due scesero dall’auto e comprarono la cena: «Questo posto è vicino al sud del Myanmar, probabilmente nessuno si accorgerà di noi.» Disse Palm mentre serviva il cibo appena acquistato. Nuengdiao non disse nulla, si limitò a porgergli la bottiglia d’acqua.

I due mangiarono in silenzio, poi decisero di farsi una doccia per andare a dormire.

«Vai prima tu. Voglio riposare un po’.»

«Va bene.» Nuengdiao prese delicatamente i suoi vestiti ed entrò in bagno. Ci rimase più a lungo del solito. Passarono dieci minuti e tornò nella sua stanza.

«Palm.» Nuengdiao uscì con un asciugamano in vita e lo chiamò, ma non ricevette risposta. Si rivestì lentamente e si mise davanti allo specchio. Nel suo cuore c’erano molte emozioni diverse, che non riusciva a spiegare.

«Palm.» Si sedette sul letto cercando di svegliare l’altro, ma senza riuscirci. Palm si era addormentato senza rendersene conto. Nuengdiao sorrise, allungando la mano per accarezzare il suo bel viso e i suoi capelli disordinati. Era la prima volta che lo vedeva dormire così profondamente. Solitamente, davanti a lui, era una persona dura, su cui potersi aggrappare. Il flusso della sua vita scorreva velocemente, ma lui non mostrava mai debolezza.

 Nuengdiao aggiustò la posizione di Palm, lo coprì con una coperta e lo baciò sulla fronte, liberando le emozioni che aveva accumulato nel suo petto. I sonniferi avevano avuto un effetto non indifferente.

«Grazie Palm.»

Amava profondamente la persona che aveva di fronte. Più volte si era trattenuto dal fare un passo avanti, perché il rischio era troppo grande. Sapeva quanto fosse pericolosa una relazione di quel tipo. Tuttavia, ormai era distrutto, aveva aperto il suo cuore per far entrare quella persona. Era felice, ma anche profondamente ferito.

Palm non lo amava. Lo sapeva bene. Palm era un uomo a cui piacevano le donne. Nuengdiao non era la persona per lui. Conosceva il vero tipo di legame che li univa. Vivere senza poter essere se stessi era davvero crudele.

Nuengdiao scrisse una lettera per lui e poi uscì dalla stanza. Ricordava la strada, non sarebbe stato difficile tornare a casa. Dopo aver lasciato il resto dei 100.000 baht a Palm, gli rimase giusto il necessario per comprare il biglietto dell’autobus per tornare a Bangkok.

Era tardi, ma non riusciva a dormire. Sapeva che Palm si sarebbe svegliato a momenti per proteggerlo. In quel momento aveva paura, il suo cuore si sentiva vuoto al solo pensiero dell’altra persona. Sperava che Palm facesse quanto scritto nella lettera: doveva scappare dalla vita caotica e pericolosa dell’erede della famiglia Kiattakulmaetee.

Alla mia guardia del corpo.

Questa lettera è un ordine, e te lo ordino come tuo capo.

Grazie per tutto quello che hai fatto, per me e per la mia famiglia. Quello che le nostre famiglie hanno fatto l’una per l’altra, lo abbiamo pagato per intero. Mio padre e io non dobbiamo più nulla a te e alla tua famiglia. E sarà così per il resto della nostra vita. Ti prego di accettare la mia decisione.

Andrò a casa da solo, testimonierò per far uscire tuo padre di prigione. Tu rimani lì, finché zio Chanon non sarà libero. Io e mia madre vi trasferiremo del denaro, così da farvi iniziare una nuova vita. Non preoccuparti per me, non mi ucciderà finché non accetterò di fare testamento e trasferirgli tutti i miei beni.Continuerò a rimandare quel momento, un anno, due anni e forse molti altri anni ancora. Nel frattempo, cercherò un modo per mandarlo in prigione, con i soldi o con il potere.

Mi dispiace per quello che hai dovuto sacrificare per me. Non avresti dovuto legare la tua vita alla mia per tutto questo tempo. Aspetta che tutto si sistemi, poi saremo entrambi liberi. Non tornare dalla mia famiglia, non intrometterti più o peggiorerai le cose.

Inoltre, non devi sforzarti a dire che mi ami. Ti sono grato per tutto quello che hai fatto per me in tutto questo tempo. Lo porterò sempre dentro di me come un bellissimo ricordo. Spero che in futuro troverai una compagna fedele, con cui passare il resto della tua vita. Se un giorno tutto andrà bene, e io sarò ancora vivo, verrò a trovare te e la tua fidanzata. Ti auguro di avere una famiglia felice. Non preoccuparti di quello che è successo tra noi, ok? Rimarrà un segreto.

Dal capo senza amici.

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