MAKORN CHEN – CAPITOLO 13

Terzo posto

Al mattino, il giovane era ancora imbarazzato, poteva solo nascondere il suo viso arrossato sotto la coperta. Svegliarsi tra le braccia di quell’uomo era come un sogno. La sensazione di un respiro caldo sulla fronte gli faceva venire voglia di stare immobile. Temeva che avrebbe accidentalmente disturbato l’uomo fino a svegliarlo… poi… poi non l’avrebbe più abbracciato.

Il suono del cuore dell’uomo proveniente dal suo forte petto gli riscaldò il cuore. Non importa quando, Makorn Chen era sempre caldo, ma raramente mostrava quel lato di sé a chiunque. Nella società attuale, quell’uomo aveva l’immagine di un cattivo. La sua gentilezza era solo per il suo unico figlio, Phayak Chen… Poteva solo sperare che Makorn Chen avrebbe condiviso con lui un po’ di quella gentilezza.

«Buongiorno.»

Un basso sussurro lo fece spaventare, così poté solo rispondere imbarazzato con un sussurro: «Buongiorno…»

«Sei sveglio? È ancora mattina presto.»

«Mi sono svegliato presto perché sono abituato… a causa della scuola. Anche tu ti sei svegloato presto, Hia.»

«Uhm… Devo andare al lavoro.»

«Allora… dovremmo alzarci ora? Temo che farai tardi per il lavoro.»

Il ragazzo spinse il forte petto dell’altro, ma prima che potesse muoversi, fu abbracciato ancora più stretto. I suoi bellissimi occhi si spalancarono, il suo cuore batteva come per saltare fuori. Il profumo unico di Makorn Chen… Era davvero seducente.

«Dormiamo ancora un po’.»

Poi non poté dire nulla, annuì e fece come l’uomo aveva detto. Cercò di rimanere calmo in modo da non disturbare l’altra persona. Anche se avesse voluto continuare a dormire, temeva di non poterlo fare… era così emozionato in quel momento, come poteva addormentarsi?

«Perché sei così teso?»

«N… No… Non lo sono«

Non poteva interpretare la risata dell’uomo. La sua espressione era così divertente in quel momento? Questo perché non sapeva come comportarsi. Ma poi tutti i pensieri furono spazzati via mentre la mano spessa dell’altro gli sollevava il mento, e una valanga di dolci baci toccarono la sua fronte, le guance e le orecchie.

«Chi arrossisce così tanto?»

«Hia… Non prendermi in giro.»

La voce del giovane era lieve come quella di un gattino che miagolava al suo padrone, facendolo sorridere. Ancora non sapeva come affrontare il cervo ribelle che aveva escogitato tutti i tipi di modi per avvicinarsi a lui. Se fosse stato qualcun altro, avrebbe fatto qualcosa di drastico, ma Nathee era l’eccezione.

Makorn Chen si era svegliato molto tempo prima. Era una persona che si svegliava molto presto per allenarsi con le guardie del corpo. Ma quel giorno, aveva scelto di rimanere sdraiato e guardare il piccolo cervo dormire tra le sue braccia fino a quando finalmente si sarebbe svegliato… Quel giorno… la loro prima notte, aveva perso quella opportunità e non era stato facile riportare indietro il piccolo cervo. Non avrebbe lasciato che quel cerbiatto ribelle se ne andasse altrove.

Non poteva negare che Nathee Kosolyuparet fosse delicato come una bambola di porcellana, ma proprio lui si considerava una bambola corazzata. Dove aveva trovato così tanto coraggio? Era così piccolo, ma aveva avuto un piano così grande. Aveva usato un milione di baht per comprarlo e si era facilmente intrufolato nella villa della famiglia Chen con solo uno skateboard.

Makorn fissò quelle ciglia lunghe e spesse, le guance colorate sia morbide che luminose, e le labbra rosa. Adorava quelle sue azioni ostinate. Per tutta la vita era riuscito a gestire bene tutti i problemi, anche se il figlio disobbediente non era un problema per lui.

Toccò delicatamente la piccola punta del naso di Nathee, poi tornò ad abbracciare il piccolo cervo quando si mosse un po’. Ogni movimento fu catturato, il momento in cui quelle ciglia batterono lentamente, quel piccolo sbadiglio, quando aveva spinto le guance verso il petto prima che si tingessero di rosso dopo che il suo proprietario aveva capito di essere stato abbracciato.

Il problema successivo era che aveva scoperto che amava svegliarsi con Nathee ogni mattina, ci sarebbe stato un modo per far si che l’ex ministro dell’Agricoltura e delle Cooperative della Thailandia, la Signora Ying Chalobol, l’agente di polizia Wela, e il Procuratore Liga acconsentissero di affidare la luce dei loro occhi a lui? Impossibile.

Voleva restare lì ancora un po’, ma temeva anche che sarebbe stato troppo. Makorn Chen finalmente si alzò dal letto e ordinò alla cameriera di prendersi cura di Nathee dopo di lui. Quando la cameriera entrò nella stanza, fu informato che i nuovi vestiti e gli effetti personali di Nathee erano tutti pronti.

«Metti tutto in questa stanza.»

«Sì, sì, signore.»

«Cosa sono quelle cose, Hia?»

Il Cerbiatto era ancora in piedi goffamente al centro della stanza. I suoi bellissimi occhi si spalancarono immediatamente quando vide tre cameriere che spingevano degli stendi-abiti con borse di marca allineate.

«È tutto tuo.» 

«Quando hai finito di farti la doccia, vai a fare colazione, poi ti accompagno a casa.»

Dover portare Nathee a casa sua lo fece sentire infastidito e rise di se stesso. Questa preoccupazione sconosciuta lo faceva sentire come un giovane che aveva segretamente portato la sua ragazza a dormire a casa sua e doveva affrettarsi ad accompagnarla a casa prima che i suoi genitori lo colpissero in testa.

«È tutto mio? È troppo. E non sono sempre qui… Ah! Mi lascerai stare qui?»

«Questo è qualcosa che decideremo in futuro.»

Makorn Chen corrugò subito le sopracciglia quando vide l’espressione sollevata di Nathee. Era come se… Nathee non volesse stare con lui. Ma ora non era il momento di preoccuparsi perché doveva trovare una spiegazione per tutto ciò che era successo, da quando il piccolo cervo lo amava segretamente senza che se ne fosse accorto.

**********

Nathee usò entrambe le mani per tenere la tazza da tè e sollevarla alle labbra. Non aveva familiarità con il profumo del tè cinese. Di solito, a casa di Kosolyuparet, facevano colazione tailandese o americana. Era diverso da casa di Hia, c’erano molti dim sum* nel cestino sul tavolo, la zuppa di germogli di bambù era servita accanto al porta bacchette e una tazza di latte di soia. Guardò vicino e riconobbe che il latte di soia di un’altra persona era stato sostituito con caffè nero.

*(N/T: Il dim sum è un tipo di cucina della Cina meridionale, che comprende una vasta gamma di piatti leggeri da servire insieme al tè cinese.)

Quel posto non era lo stesso di Kosolyuparet, che aveva un lungo tavolo da pranzo con otto posti a sedere, né la sala da pranzo della villa della famiglia Chen dato che l’aveva vista una volta che si era intrufolato nell’altra ala dell’edificio. Quella stanza era ottagonale e sporgeva dall’edificio principale. C’era un tavolo circolare con due sedie abbinate in stile cinese. La finestra era spalancata per lasciare che la brezza del fiume Chao Phraya entrasse mentre le tende leggere erano legate ad ogni lato. Il profumo di rugiada ed erba era così fresco che era difficile credere che quel posto si trovasse a Bangkok.

Quella stanza era stata decorata dal regno di Rama VI o Rama VII. Si abbinava bene con le decorazioni in stile cinese nel resto di quella villa. Nathee non aveva molta conoscenza della storia degli ornamenti interni di ogni regno, ma ricordava quei frammenti di conoscenza che aveva sentito quando era andato all’asta di beneficenza ospitata dal Ministero della Cultura a cui suo padre era stato invitato quando era ancora un Ministro dell’Agricoltura e Cooperative. Anche Makorn Chen era lì quel giorno, aveva vinto un vaso di porcellana con un prezzo ragionevole, in realtà non attirava l’attenzione, ma in quel momento era lì sul tavolo, con un grande girasole dentro.

«Ti piace? È solo un vaso normale.»

«L’hai presto all’asta per più di centomila bah-ah…» strinse le labbra dopo aver accidentalmente pronunciato i suoi ricordi. 

Si ricordava chiaramente tutto di quell’uomo… Non si erano visti spesso. Nathee era solo un bambino che doveva seguire i suoi genitori per partecipare a eventi sociali invece di suo fratello maggiore e la sorella che doveva essere responsabili per il loro lavoro. Pertanto, incontrare quell’uomo in un evento sociale era stata un’occasione speciale che aveva sempre aspettato.

«Eri lì anche tu quel giorno? Quando? Uno o due anni fa?» 

«Tre anni fa…»

Makorn Chen fece un suono di risposta in gola, causando un po’ di panico a Nathee. Era così felice che aveva dimenticato quanto si era comportato male la sera precedente. Il giorno prima, aveva visto sia P’Pang che Chilli in biblioteca, e Makom Chen l’aveva anche portato di sopra con rabbia.

«Hia…»

«I ravioli di gamberetti di questo ristorante sono deliziosi. Se li vuoi mangiare, devi aspettare in fila dalle 3 del mattino.»

Un grande raviolo di gamberetti fu posto sul suo piatto con della salsa versata di sopra.

«Lascia che ti spieghi…»

«Mangiamo prima… Devi mangiare tanto. Non c’è bisogno di correre perché sono sicuro che dovrai spiegare finché la tua voce non sarà rauca.»

Nathee non osò dire altro, così subito si infilò il raviolo di gamberetti in bocca. Prima che potesse finire tutti i ravioli sul piatto, però, l’uomo glie ne porse altri. In seguito Makorn Chen continuò a mettere vari tipi di cibo nell suo piatto fino a farlo quasi traboccare. Infine, il suo piatto non poteva contenere altri ravioli di gamberetti, così l’uomo ne fu scontento.

«Non è buono?»

«No, è delizioso. Sono solo lento.» 

Da quando era piccolo, sua madre gli aveva sempre detto di mangiare lentamente, perché era scortese farlo velocemente. Doveva anche masticare a fondo e quando mangiava, doveva coprirsi la bocca per evitare il suono della masticazione. Doveva fare attenzione a non lasciare che il cucchiaio colpisse il piatto troppo forte perché non sarebbe stato educato. Ma tutto ciò che gli era stato detto era l’esatto opposto di quell’uomo. Anche se Makorn non aveva fatto alcun rumore mentre mangiava, vedere che teneva una tazza in una mano e le bacchette nell’altra lo rendeva felice. Dimostrava un Makorn Chen a suo agio a casa, un lato che gli altri non avevano mai visto prima.

«Cosa mangi di solito a colazione?»

«Beh… riso bollito, porridge di riso e zuppa. Ma ultimamente non ci sono molte persone a casa, quindi faccio una colazione americana con pane e latte.»

Era così imbarazzato che non sapeva cosa dire dopo. Non sapeva se lo aveva solo immaginato, ma Nathee pensava di aver visto l’espressione tesa dell’uomo. Le sopracciglia di Makorn Chen si corrugarono, si stirò la schiena e mosse spesso le mani come se non sapesse dove metterle, e… mangiò più lentamente.

Raccogliendo il suo coraggio, cercò di raccogliere le capesante saltate nella ciotola più vicina e le mise nel piatto dell’uomo. Voleva semplicemente farlo per quell’uomo come lui aveva fatto per Nathee. Non appena l’uomo rivelò un sorriso e prese quel pesce in bocca, Nathee si sentì mediamente felice.

Gli occhi lumonisi di Makorn Chen fissarono le guance rotonde gonfiarsi mentre masticava il dim sum. Nessuno sedeva con lui a colazione da molto tempo. Era passato così tanto tempo che non ricordava l’ultima volta che aveva mangiato con suo figlio. A causa di ciò, era cambiato: da seduto da solo nella spaziosa sala da pranzo a quella stanza ottagonale ad angolo. Di solito, una damiera o una scacchiera era posta lì. Quando Phayak tornava a casa, faceva qualche partita con lui.

L’atmosfera della villa della famiglia Chen che ricordava era la tranquillità; l’edificio nascosto all’ombra degli alberi che circondavano il recinto e il fiume Chao Phraya. Tutto era rimasto lo stesso, ma per lui non era più così… Una volta era meglio.

Nel cortile, c’era un piccolo bambino dagli occhi luminosi che correva felicemente con suo figlio. Phayak, che era sempre accigliato e amava vincere, aveva dato tutto a Tacha di cinque anni. Tre anni erano passati in fretta come una frazione di secondo. Non tutto sarebbe tornato mai com’era prima. Le risate gli erano state sottratte insieme a suo figlio e… Nong Diaw.

«Hia.»

«Hmm?»

«Ti verso il tè.»

Gli occhi acuti di Makorn Chen fissarono la tazza vuota nella sua mano. Nessuno gli versava il tè da molto tempo. Quando era più giovane, quando aveva dedicato tutto il suo cuore e la sua anima per costruire una fortuna, sperava solo che suo figlio e sua moglie fossero felici. Gli piaceva quando tornava a casa a tarda notte e qualcuno stava aspettando con una teiera calda. Sua moglie lo aveva fatto finché un giorno se n’era andata… Non riusciva a tenersi nessuno. 

«Non sono una brava persona.» rispose Makorn, poi allungò la mano, prese la teiera e lo versò lui stesso. Il buon profumo del tè cinese indicava che era di buona qualità. 

«Se resti con me… non sarai felice.» concluse poi l’uomo.

Ogni volta che il cerbiatto lo guardava, gli faceva venire voglia di usare un tono più dolce; soprattutto quando stringeva le labbra come se stesse brontolando. 

«Sono sempre stato qui da solo. Tutti quelli che erano qui sono andati via.»

«Lo so, ma… Non è colpa tua. So che non volevi.»

Il discorso confortante di Nathee era come se lo avesse detto educatamente per evitare che l’atmosfera peggiorasse. Makorn, però, voleva sapere che cosa il cerbiatto pensasse, così chiese: «Come lo sai? Potrei averlo fatto di proposito.»

«Sei una persona ragionevole, sei gentile…»

«Sono una persona gentile?»

L’uomo rise come se le parole del piccolo cervo fossero divertenti. In tutta la sua vita, nessuno aveva mai detto che Makorn Chen era gentile, nessuno! La sua gentilezza lo avrebbe fatto soffrire, un giorno lo avrebbe ucciso.

«Signorino Nathee, credo che tu abbia frainteso.»

«Ne sono sicuro e se pensi che un giorno ti lascerò come tutti gli altri, posso dirti che non c’è alcun modo!»

La bambola di porcellana stava per essere di nuovo testarda. I suoi occhi acuti furono abbagliati dai bellissimi occhi del giovane che brillavano con determinazione. Thee alzò le braccia e fece una croce, cercando di negare con tutte le sue forze… Questo era oltre l’aspettativa dell’uomo.

«Allora se fossi io ad abbandonarti?»

Non voleva abbandonare il piccolo cervo e non aveva nemmeno pensato di porre fine alla loro relazione. Voleva davvero prendersi cura del suo cerbiatto, ma non era sicuro di come gestire quella relazione. Nathee era ancora giovane e lui sapeva cosa significasse essere un adolescente. Anche lui era stato giovane. Una volta pensava di essere così forte da poter afferrare le stelle e la luna. Ma con le sue esperienze di vita, i giorni, il tempo e le delusioni che aveva affrontato in precedenza, sapeva che per Nathee poteva non essere una buona destinazione.

«Non mi abbandonerai perché se avessi voluto… l’avresti fatto molto tempo fa. Ti preoccupi di qualcos’altro e pensi al posto mio.»

Il suo piccolo cervo era molto intelligente… ed era molto determinato a combatterlo. Sarebbe stato un po’ meschino se avesse interrotto la conversazione.

«Allora, cosa pensi che stia pensando?»

«Stai pensando che chiederò l’impossibile, come l’attenzione di cui hanno bisogno i giovani. Non uscirai con me dopo la scuola, non mi verrai a prendere tutti i giorni, né mi chiamerai ogni sera, né camminare mano nella mano o dire cose smielate. Non farai queste cose.»

L’espressione seria di Nathee e la sua risposta lasciarono Makorn Chen senza parole. Le parole del giovane non erano quelle che si aspettava. Pensava che il piccolo cervo avrebbe avuto solo una spiegazione infantile che voleva superarlo. Non aveva mai pensato che Nathee conoscesse tutte le sue preoccupazioni. Forse il piccolo cervo lo conosceva meglio di se stesso. Pensava che il divario tra le loro età gli avrebbe fatto avere una prospettiva diversa. Era sulla quarantina e non era un ragazzo disoccupato che poteva dedicare tutto il suo tempo all’amore.

«Se pensi che io lo voglia… Non è così.»

«Um…»

«E… Non starò nemmeno qui con te. Se vuoi che venga, verrò solo di tanto in tanto. Inoltre, sarò… più a mio agio se sarà… da qualche altra parte come l’attico di cui hai parlato.»

Ciò che disse Nathee rese Makorn Chen molto frustrato. Era come se Nathee si fosse preparato ad essere solo il suo partner fisico, il che non era così…. Anche lui non sapeva ancora come costruire un rapporto con il figlio più giovane della famiglia Kosolyuparet, ma non doveva essere una relazione che faceva preoccupare Nathee in quel modo.

«Perché? Pensi che non faccia sul serio?»

«No, calmati prima. Ascolta quello che sto per dire.»

La mano sottile di Nathee allungò la mano per toccargli l’avambraccio. Sorprendentemente, la sensazione di frustrazione svanì così facilmente.

«Questo perché so che non sarò mai la persona più importante per te. Non voglio che tu ti preoccupi.» 

«Non ho nessun altro! Non sto uscendo con nessuno!»

«Non sto parlando di nessun altro in quel senso… intendo il figlio che apprezzi di più al mondo, Phayak.»

Nathee sapeva che sfidare la rabbia di Makorn Chen era molto pericoloso. L’uomo probabilmente sarebbe stato così arrabbiato da buttarlo fuori di casa, quindi doveva dire tutto, sia quello che pensava sia quello a cui si era preparato da sempre. Non si era innamorato di Makorn Chen il giorno prima, ma viveva con quel sentimento da così tanti anni che nemmeno P’Ten sapeva quando fosse iniziato.

Nessuno può comprare il tempo e lui aveva trascorso molto tempo ad amare in segreto quell’uomo. Aveva sempre pensato che non sarebbe mai stato possibile. Come poteva Makorn Chen, che lo conosceva solo da pochi giorni, essere paragonato a Nathee che lo conosceva da più di otto anni?

Nathee sperava solo che l’uomo lo ascoltasse e si aprisse con lui. Tutti quelli che erano entrati nella vita di Makorn avevano dovuto andarsene perché nessuno sapeva cosa volesse davvero quell’uomo. Era lui che aveva sempre saputo che Makorn non aveva intenzione di ricominciare una relazione con nessuno. Makorn non era un giovane senza obblighi. Era un uomo sulla quarantina, quindi il rapporto che voleva era quello di conforto, non di esigenza.

Non che non lo amasse… ma Makorn aveva qualcun altro che amava più di tutti. Nella sua vita, non c’era nessuno che quell’uomo amasse più del suo unico figlio.

Non perché non gli importasse… ma perché aveva più cose a cui prestare attenzione. Tutta l’attività della famiglia Chen era sotto la cura di Makom Chen e aveva un bambino di cui prendersi cura. Nathee era cresciuto in una famiglia di politici, perché non avrebbe dovuto capire che i dirigenti erano come i rappresentanti alla Camera dei Rappresentanti? Ogni decisione riguardava le persone così come quell’uomo era responsabile dei suoi subordinati in azienda.

Il primo posto nel cuore di Makorn Chen non poteva mai essere conquistato. Il secondo era ancora più impossibile… quindi l’obiettivo di Nathee era sempre stato il terzo posto.

«Non voglio stare qui perché voglio che tu tenga questa villa per Phayak. Non voglio così tante attenzioni perché so che hai delle responsabilità… è solo che… Voglio solo stare con te in un modo in cui ti senti a tuo agio. Ma se scegli me… non puoi avere nessun altro. Io… non voglio condividerti con nessuno.»

Solo a pensarci gli venne voglia di piangere. Non era stato facile sopportare di vedere quell’uomo uscire con molte donne in passato. Ma cosa poteva fare un ragazzo del liceo come lui se non piangere segretamente da solo più e più volte? Finché alla fine non aveva deciso di fare qualcosa di stupido, come travestirsi da Chilli.

«Io…. Non posso sopportare che tu abbia qualcun altro. Se non mi vorrai più… dimmelo e basta.»

Le sue due mani si alzarono per asciugare le lacrime che scorrevano lungo le sue guance. Non voleva piangere perché Makorn Chen non aveva fatto nulla di male. L’uomo non conosceva nemmeno i suoi sentimenti per lui prima di allora, ma Nathee non poteva fare a meno di piangere.

I singhiozzi scomparvero quando fu sollevato e messo a sedere sul grembo dell’altro. Il bacio che il forte uomo gli diede era diverso da quelli del giorno prima, facendolo rimanere senza parole. Nathee si sentì come se stesse per annegare e, prima che soffocasse, l’uomo si allontanò.

«Cosa dovrei fare con te?»

La domanda e la sua voce rauca fecero scuotere la testa a Nathee perché non conosceva nemmeno lui la risposta. Ma prima di riuscire a capire cosa rispondere per soddisfare quell’uomo… Makorn Chen lo baciò un’altra volta.

Hia…non baciarmi ancora… prima dimmi, il tuo terzo posto… posso essere io?

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