BED FRIEND – CAPITOLO 4

Errore

La vita della maggior parte delle persone non è sempre rosea; spesso ci si ritrova a dover superare ostacoli e a commettere errori, e non importa quanto desideri tornare indietro nel tempo per annullarli, semplicemente non puoi.

Per quanto riguardava me, avevo provato così tanto a non annegare nel passato. Avevo cercato di lasciar andare le cose brutte che erano successe o gli errori che avevo commesso. Li guardavo come una sorta di lezione ed esperienza di vita, ma quello che stavo vivendo mi aveva fatto desiderare davvero di viaggiare indietro nel tempo per la prima volta.

Non c’era mai stato un momento in cui avessi desiderato tornare indietro nel tempo più di quella volta.

Un raggio di luce illuminò la stanza e penetrò nelle mie palpebre che erano chiuse, svegliandomi dal sonno. Aggrottai la fronte quando le vertigini mi sopraffecero non appena ripresi conoscenza.

Mi ci volle un po’ per rendermi conto che avevo un mal di testa così lancinante perché avevo bevuto troppo la sera prima.

Espirai a lungo e mi girai sotto la coperta. All’improvviso, sentii fitte dolorose salire dalla parte inferiore del mio corpo lungo la spina dorsale. Rimasi sbalordito quando mi resi conto che c’era qualcosa che non andava: ricordavo solo di aver bevuto. Era impossibile sentire dolore in tutto il corpo come se mi fossi allenato nel mentre. Inoltre, il forte freddo della coperta sul mio corpo sembrava troppo evidente come se avesse coperto direttamente il mio corpo nudo senza vestiti in mezzo. Inoltre, anche la mia parte posteriore… era dolorosa, fortemente infiammata e umida come se ci fosse qualcosa rimasto dentro.

Aprii gli occhi. Il mio cuore batteva per il terrore. Lo sconosciuto soffitto color crema indicava chiaramente che quella non era la mia camera da letto. I deboli ricordi scivolarono lentamente nella mia mente. Guardai verso il mio fianco, pregando con tutto il cuore che non fosse accaduto quello che pensavo.

La schiena nuda, larga e abbronzata di un uomo apparve ai miei occhi. Sui forti muscoli di quella schiena c’erano alcuni graffi. La sua parte inferiore era coperta dalla stessa coperta che copriva il mio corpo! Solo a prima vista, quasi svenii, perché anche se potevo solo vedere la sua schiena, sembrava spaventosamente familiare.

I tocchi caldi e i bassi gemiti balenarono nella mia memoria. Avrei quasi potuto spararmi una volta capito cosa era successo la sera prima.

La sera prima ero molto ubriaco ed ero andato a letto per sbaglio con…

«Hmm.»

Il ragazzo che dormiva con la schiena verso di me iniziò a muoversi. Balzai in piedi velocemente senza pensare ai dolori che mi pervasero tutto il corpo così bruscamente che le mie gambe tremarono. Poi strappai i miei vestiti che erano rimasti accanto al letto. Quando vidi la camicia azzurra che era stata lasciata in modo disordinato accanto alla mia, quasi impazzii.

Dannazioneee!! Perché lui?!

Mi guardai intorno e notai una porta che conduceva al bagno dalla camera da letto. Andai dritto in bagno prima di chiudere la porta sbattendola e camminai per guardarmi allo specchio. Stressato, inconsapevolmente strinsi le labbra quando notai che erano rossastre e gonfie, mentre il mio corpo dalla pelle bianca era coperto di pallidi arrossamenti di lividi, soprattutto ai lati del collo e sul petto, come se fossero stati lì a ribadire che quello che era successo la sera prima non era solo un sogno.

Gli effetti dell’alcol avevano completamente cancellato la mia coscienza – tutto era così sfocato e poco chiaro – ma mi sembrava di ricordare che non mi opponevo e che volevo persino quel tocco che mi accarezzava tutto il corpo!

Non era certo la prima volta che facevo sesso, ma era la prima volta che lo facevo con una persona che non amavo. Anche se avessi voluto che fosse solo un incubo, Dio non sarebbe stato così gentile con me.

La forte sensazione viscosa laggiù mi aggiunse più stress, quindi decisi di entrare rapidamente nella doccia per sciacquare via quella cosa indesiderabile dal mio corpo. Indossai stancamente i miei vestiti che erano pieni dell’odore di liquore e fissai la porta del bagno con esitazione per un po’ prima di rassegnarmi e aprire la porta per uscire e affrontare la realtà.

«Uea.» Il proprietario della stanza, con la sua voce bassa e roca, mi chiamò per nome. Il ragazzo alto e muscoloso con un asciugamano legato sulla parte inferiore era seduto sul letto e mi fissava negli occhi con quello sguardo che non riuscivo a capire. Mi voltai dall’altra parte… Ero così infuriato che non volevo guardarlo.

Il silenzio riempì la stanza per un considerevole periodo di tempo prima che King finalmente lo rompesse.

«Quanto… ricordi di ieri sera?»

«Me lo ricordo a malapena, e non voglio saperne di più.» risposi subito, iniziando ad uscire dalla stanza. King si alzò dal letto, si avvicinò rapidamente a me e mi afferrò il polso.

«Dove stai andando?»

«Torna a casa mia.»

«Le nostre auto sono parcheggiate al ristorante. Andrò…»

«Non preoccuparti.» Gli scrollai di dosso la mano e uscii dalla camera da letto. Mi voltai e vidi la mia borsa sul divano, mi avvicinai per prenderla e andai dritto alla porta, ma il ragazzo più alto di me mi bloccò la strada.

«Spostati!» gli ordinai.

Non si mosse e mi chiese: «Uea, ce l’hai con me?»

La domanda mi provocò una risatina forzata e gli chiesi a mia volta: «Tu che pensi?»

«Perché ce l’hai con me? Ieri sera ci siamo divertiti.» La temuta frase era appena uscita dalla sua bocca e mi aveva fatto guardare nei suoi occhi come se non credessi a quello che stavo sentendo. «O sei arrabbiato perché ti sono venuto dentro? Mi dispia-»

«Non hai idea del perché sono arrabbiato con te!?» lo rimproverai. Il mio corpo tremava di tanta rabbia da non riuscire a controllare più le mie emozioni.

King strizzò gli occhi alla mia reazione con uno sguardo vuoto.

«È un grosso problema? Eravamo così ubriachi ieri sera.»

«Mi sono svegliato per poi scoprire di aver dormito con una persona che non amo la notte prima. Ti aspetti che sorrida beatamente? Non sono come te che può dormire con chiunque senza essere serio!» La mia voce tremava così tanto che non potevo continuare. Più parlavo, più sentivo che qualcosa di solido mi si era impigliato in gola. Mi allontanai da lui, cercando di fare un respiro profondo, mi calmai e continuai.

«So che non posso biasimarti: io ero ubriaco e anche tu lo eri, quindi la colpa è di entrambi. Abbiamo commesso un errore. Lascia che il passato sia passato. Non parlarne mai più.»

Conclusi la conversazione senza guardare negli occhi l’altra persona, afferrai la maniglia e spalancai la porta prima di rimanere sbalordito quando sentii la voce del proprietario di casa da dietro.

«Ti sei arrabbiato così tanto perché la persona con cui hai dormito sono io, vero?»

Mi bloccai sul posto.

«Se fosse stato qualcun altro, forse non ti saresti arrabbiato così tanto. Sei arrabbiato perché hai fatto un errore con me. É così?»

«SÌ.» Mi voltai per rispondere. La faccia di King era completamente ferma. Potei solo forzare un sorrisetto per compatire la mia colpa. «Dal momento che ora lo sai, smettila di parlarne.»

Non osò dire una parola, così continuai a parlare.

«Non farmi sentire peggio di me stesso di quanto non lo faccia già.»

Uscii subito dalla stanza in fretta e furia. Non volevo restare ad ascoltare quello che aveva da dire. Al momento, volevo solo tirarmi fuori da lì il più velocemente possibile, volevo solo essere in qualsiasi altro posto tranne che lì.

La mia sbornia persisteva ancora, i nervi nella mia testa stavano battendo a causa dello stress estremo. Finalmente, mi abbassai accanto alla fogna sul lato della strada e vomitai, buttando fuori tutto ciò che avevo nello stomaco e ansimando per la stanchezza.

Nel caldo torrido della tarda mattinata, qualcosa mi colò lungo la guancia. Mi dissi che probabilmente erano gocce di sudore che mi colavano dal viso anche se la sensazione di bruciore intorno ai miei occhi poteva chiaramente indicare che mi stavo prendendo in giro da solo.

Se fosse stato un incubo, presto mi sarei svegliato e sarei tornato a vivere la mia vita normale. Tuttavia, non era un sogno, quindi non potevo tirarmi fuori da quella terribile sensazione.

Ero arrabbiato perché King non era riuscito a trattenersi, ma per di più ero così arrabbiato con me stesso perché sapevo bene che ero io la ragione dietro quello che era successo. Non potevo addossare completamente la colpa a King, perché se non avessi bevuto così tanto da dovermi trascinare a casa la sera prima, se l’avessi lasciato uscire dalla camera da letto e se non l’avessi pregato di restare con me, nulla di quel folle incidente sarebbe accaduto. Se non avessi avuto tanta paura del buio, non avrebbe…

La mia vista iniziò a diventare sfocata a causa delle lacrime nei miei occhi. Chiusi gli occhi e lasciai che le lacrime scendessero. Ero troppo esausto per agire con forza. La mia vita era così distorta e piena di ripetuti ostacoli ed errori.

Solo in quel momento capii che forse l’errore più grande della mia vita era… Essere nato in questo mondo.

**********

Mi ci volle un po’ per riuscire a controllare le mie emozioni.

Decisi di comprare una tazza di caffè per rimediare ai postumi della sbornia e chiamai un taxi fino al ristorante dove avevamo organizzato la festa la sera prima, per prendere la macchina e tornare all’appartamento. Ero così stanco che avevo mal di testa, mi faceva male tutto il corpo e non avevo mangiato niente. Quindi, mi fermai in un minimarket per comprare del cibo pronto da mangiare in condominio, ma poi non riuscii a mangiare così tanto perché avevo perso completamente l’appetito.

Dopo aver finito il pasto, presi un antidolorifico, mi trascinai a letto e mi addormentai velocemente.

Il cielo fuori cominciò a diventare arancione, a significare che il sole stava per tramontare quando mi svegliai di nuovo. Mi misi a sedere sul letto e fissai con aria assente il telefono che era spento dalla notte precedente e ora era sulla scrivania. Mi alzai dal letto per prenderlo e lo accesi per vedere cosa c’era per me. Avevo ricevuto un sacco di chiamate perse e messaggi non letti, inclusi quelli di mia madre, che mi chiedevano i soldi per la retta extra di Tonkhao, e quelli di Phi Pok, che cercava ancora di tornare insieme a me incessantemente.

E un messaggio e delle chiamate perse da King.

King: Per favore, rispondi al telefono. Voglio chiarire la situazione con te.

Fissai quel messaggio senza sapere come mi sentivo veramente. Volevo fuggire dalla realtà e andare lontano, molto lontano o dormire senza dovermi svegliare di nuovo per affrontare tutti quei problemi, ma era impossibile… Alla fine, avrei dovuto continuare a vivere e accettare la realtà.

Ma non adesso.

Spensi di nuovo il telefono e lo rimisi dov’era prima. Non volevo ancora sapere cosa stava succedendo là fuori, non ero pronto a riconoscere nulla adesso. Avevo bisogno di più tempo per diventare abbastanza forte da non mostrare alcuna debolezza. E quando sarebbe arrivato quel momento, sarei tornato per affrontarlo.

**********

Il fine settimana era passato. Ero sdraiato immobile, fissando il soffitto con aria assente quando la sveglia suonò il lunedì mattina senza che io mi affrettassi a fare una doccia e mi preparassi per andare al lavoro come ogni giorno. Lasciai passare il tempo per una decina di minuti prima di alzarmi dal letto ed entrare nella doccia. Svolsi tutta la mia routine mattutina più lentamente del solito.

Il giorno prima, avevo tenuto il telefono spento tutto il tempo per isolarmi dal mondo esterno. Anche così, non mi aveva aiutato ad alleviare lo stress, ma almeno ero sfuggito temporaneamente dalla realtà. Riaccesi il cellulare mentre andavo al lavoro. Avevo visto che la domenica prima avevo ricevuto continue chiamate perse da King tutto il giorno. Il telefono dunque vibrò.

Rimasi sorpreso perché avevo appena acceso il telefono per meno di due minuti e stava già vibrando. Senza saperlo, strinsi le labbra quando vidi il nome della prima persona che mi stava chiamato quella mattina. King continuava nel suo tentativo di parlarmi, mentre io non volevo rivolgergli minimamente parola. Lasciai che il cellulare continuasse a vibrare in quel modo mentre il mio piede rilasciava l’acceleratore, e così l’auto si mosse più lentamente.

In un lunedì mattina come quello, il traffico era veramente intenso.

Se mi fosse capitato di presentarmi al lavoro un po’ in ritardo, non sarebbe stato così strano.

Arrivai in ufficio alle nove meno un quarto, quindici minuti di ritardo. Da quando avevo iniziato a lavorare qui, difficilmente arrivavo in ritardo al lavoro, a meno che non ci fosse stato un incidente come una terribile congestione del traffico o l’auto si fosse semplicemente rotta mentre andavo al lavoro. Tuttavia, quel giorno avevo intenzionalmente lasciato il mio appartamento più tardi del solito perché non volevo avere il tempo libero prima del lavoro.

Non volevo parlare con King.

Passai la mia tessera da dipendente per timbrare la presenza. Salutai cortesemente i senior della mia azienda che incontravo mentre mi dirigevo verso l’ufficio del mio dipartimento. Le mie espressioni facciali probabilmente non erano state molto amichevoli perché anche P’Pong, che di solito si precipitava da me quando passavo, mi guardava da lontano e non osava venire a parlarmi come faceva ogni giorno. Quando entrai nel reparto IT, tutti stavano già lavorando alla propria scrivania, così andai dritto alla mia postazione. Allo stesso tempo, la persona seduta alla scrivania dietro la mia che mi stava voltando le spalle, girò appena la sedia per vedermi. Involontariamente guardai negli occhi di King. Improvvisamente, un senso di disagio riempì l’aria.

I suoi occhi acuti fissavano il mio viso con calma: aveva una faccia seria, senza alcun segno della familiare presa in giro. Distolsi lo sguardo, gli voltai le spalle e mi sedetti alla mia scrivania.

«Perché sei in ritardo oggi?» Jade si voltò per darmi una gomitata.

«Mi sono svegliato tardi.» risposi brevemente.

Sbatté le palpebre un paio di volte e continuò con una domanda con apparente preoccupazione: «Sei malato?»

Accesi il computer scuotendo la testa. Jade sembrò capire che al momento non ero dell’umore giusto per una conversazione, così tornò indietro per continuare il suo lavoro su lo schermo del suo computer.

Emisi un lungo sospiro. I miei occhi erano spenti. Non volevo ammetterlo, ma rispetto a prima, avrei preferirito essere costantemente preso in giro da King su piccole cose piuttosto che sentirmi a disagio con lui con questo genere di cose. Almeno, prima dell’accaduto, quando lo guardavo in faccia, non mi sentivo così terribile.

Tutto tra noi era davvero rovinato.

**********

Rimasi tranquillo alla mia scrivania tutta la mattina, non parlai con nessuno. I miei occhi erano incollati al mio lavoro sullo schermo del computer e i miei colleghi sembravano percepire quel mio insolito umore, quindi nessuno mi parlò. Non ero solo io a essere diverso, la persona coinvolta nell’incidente con me quel giorno era tranquilla. Non parlava né prendeva in giro nessuno ad alta voce come al solito.

Durante la pausa pranzo, di solito pranzavo al piano di sotto con Jade e King, e di recente anche con Mai. Quel giorno, però, non ero dell’umore giusto per parlare con nessuno, quindi quando Jade mi chiese cosa volevo mangiare a pranzo, gli dissi che avrei ordinato qualcosa e l’avrei fatto consegnare in ufficio. Jade finì per ordinare del cibo da mangiare con me in ufficio e lasciare che Mai e King pranzassero insieme.

Potevo percepire lo sguardo fisso del ragazzo più alto dietro di me. Finsi di concentrarmi sul mio lavoro finché King non uscì dall’ufficio del Dipartimento con Mai, e poi sospirai.

Ero così sconvolto che mi sembrava di impazzire. Per quanto posso sopportarlo?

Dieci minuti dopo, il cibo che avevo ordinato fu consegnato in ufficio. Optai per un bento di sgombro alla griglia in stile giapponese con sale, andai al lungo tavolo in fondo all’ufficio del dipartimento per mangiare con Jade, che mi seguì e si sedette accanto a me. Pranzammo in silenzio per un po’ prima che il mio migliore amico si avvicinasse a me.

*(N/T: una scatola di cibo giapponese.)

«Uea, sei sicuro di stare bene?»

«Perché me lo chiedi?»

«Beh, vedo che sei silenzioso oggi. Hai mal di testa?» Lo sguardo preoccupato di Jade mi fece sentire come se qualcosa si fosse bloccato nella mia gola.

«No.» risposi.

Rimase in silenzio pr un po’, poi continuò con le domande.

«Dove ti ha lasciato King venerdì? Sa dove vivi?»

Quelle domande mi fecero gelare per un po’ le mani che tenevano le posate. Jade mi fissò in faccia, aspettando una risposta. Mi comportai indifferente come se fosse accaduto nulla di sbagliato e mentii con un tono gelido.

«Mi ha lasciato nel mio appartamento.»

«Okay, ero preoccupato se conoscesse la strada o meno. Mi sono reso conto ora che conosce il tuo appartamento.» continuò Jade mentre io restavo tranquillo.

Era come se Jade avesse notato l’anomalia e così mise giù le sue stesse posate, si volto a guardarmi e chiese in tono serio:  «Sono serio. C’è qualcosa che non va?»

Incrociai lo sguardo con il mio amico. Ero così confuso. Una parte di me voleva dirlo a qualcuno, chiedere consiglio, trovare conforto, e Jade era l’unica con cui potevo farlo nella mia vita. Non avevo nessuno su cui poter contare, tranne lui.

Ma un’altra parte di me…

«Sto bene.»

«Sei sicuro?»

«Già. Grazie per esserti preoccupato.» forzai un sorriso, diedi una pacca leggera sulla sua spalla, mi alzai, guardai la scatola con metà del cibo che avevo finito e la buttai nel cestino della cucina.

Quando notai lo sguardo preoccupato di Jade che mi seguiva, mi sentii in qualche modo in colpa per aver dovuto mentire al mio amico, non importava quanto volessi condividere quell’incidente con lui. Sia King che io eravamo suoi amici. Normalmente non avevamo una relazione amichevole e questo spesso lo preoccupava, quindi non volevo caricarlo di ulteriore stress.

Quell’incidente non era comunque niente di memorabile, quindi sarebbe stato meglio non farlo sapere a nessuno.

Nel pomeriggio, continuai a lavorare tranquillamente alla mia scrivania. Lo stesso King non venne a dirmi niente. A giudicare dall’espressione sul suo viso e nei suoi occhi, pensai che non fosse di buon umore. Col passare del tempo, il cattivo umore di King divenne così evidente che il suo junior si avvicinò a Jade e sussurrò una domanda su cosa non andasse con il suo senior. Vidi Jade sforzarsi di sorridere e scuotere la testa per segnalare che non ne aveva idea. Quanto a chi ne conosceva il motivo come me, preferì non chiarirlo.

King aveva detto che voleva chiarire le cose con me, ma per me erano già state chiarite dal momento in cui ero uscito dal suo appartamento.

«Ehi, puoi farmi una fotocopia di questo?» Mentre facevo le fotocopie alla macchinetta in fondo alla stanza. Jade corse da me e mi mise in mano un pezzo di carta.

«Quante copie?»

«Dieci. Oh, Uea, il tuo incarico per la brochure è quasi finito?»

«No.» risposi mentre mettevo il foglio nella fotocopiatrice.

Jade si avvicinò a me e mi chiese: «Vuoi l’aiuto di Mai? Ha finito l’incarico che gli ho dato. Ora è libero.»

«No, grazie. Sono rimaste solo poche pagine.» rifiutai.

Jade rimase in silenzio per un po’, poi proseguì: «È un bene che abbiamo preso Mai, giusto? Lavora sodo e può davvero aiutare molto.» Si complimentò di Mai, mentre io semplicemente concordavo con lui.

«E come trovi con Mai?» mi chiese.

«È bravo nel suo lavoro.»

«E?» sembrava volesse sapere di più.

«E di bell’aspetto.»

«Whoa, è difficile trovare qualcuno a cui fai dei complimenti.»

«Ho solo detto la verità. Inoltre, è educato.» diedi una risposta onesta. Dovevo ammettere che all’inizio ero abbastanza preoccupato che Mai si fosse avvicinato al mio amico, ma dopo aver trascorso del tempo insieme e visto il suo comportamento nelle ultime due settimane, potevo vedere che quel ragazzo non fingeva di essere educato e gentile, in realtà era proprio così.

«Sì, giusto, è così perfetto in ogni aspetto. Chiunque lo trovi come fidanzato farebbe invidia a tutti. Lo pensi anche tu?» Jade si raddrizzò, sembrando davvero felice che mi fossi complimentato con il tirocinante sotto la sua supervisione. Il suo occhi stretti brillavano come se sperava in qualcosa.

«Già, chiunque lo trovi come ragazzo sarebbe così fortunato.»

E ‘chiunque’ poteva essere solo la persona di fronte a me.

«E… e se tu avessi un fidanzato come lui?»

«Sarebbe fantastico. Non sembra un traditore. Sembra sincero.» dissi mentre prendevo dalla fotocopiatrice i fogli che Jade mi aveva chiesto di fotocopiare per lui. Una volta che vidi bene cosa c’era scritto sopra, subito aggrottai le sopracciglia.

«Ma…»

«Sì?»

«Hai finito con la fotocopiatrice? Voglio usarla anch’io.» prima che potessi dire qualcosa, una voce profonda e aspra che non sembrava così contenta parlò dietro di noi. Inconsapevolmente mi irrigidii mentre King camminava nella mia direzione, percependo il suo sguardo.

«Ehi, King, quando sei arrivato qui?» Jade iniziò una conversazione, ma King non prestò attenzione a quella domanda.

«Allora, hai finito? Se è così, muoviti.»

«Certamente. Abbiamo finito. Andiamo, andiamo.» Jade sembrò percepire l’intensa atmosfera che rapidamente riempì la stanza, così si affrettò e mi afferrò per un braccio per trascinarmi di nuovo alla mia scrivania. Strinsi le labbra quando sentii un profondo sospiro da dietro, quindi affrettai i miei passi.

«Ecco, questo è tuo.» Consegnai il documento che Jade mi aveva chiesto di fotocopiare per lui.

«Grazie.» Lo prese e stava per tornare indietro alla sua scrivania quando gli afferrai immediatamente il braccio.

«Jade.»

«Sì?»

«Ti interessano questo genere di cose?»

«Che cosa?»

«Non prenderlo. Non ha l’approvazione della FDA*. È pericoloso. Penso che se hai un problema, prova a consultare un medico.» Cercai di infondergli del buon senso essendo preoccupato. Jade sembrava perplesso come se non avesse capito quello che stavo dicendo, quindi diedi un’occhiata ai fogli che aveva in mano come un suggerimento per lui prima di lasciargli andare il braccio e tornare alla mia scrivania.

*(N/T: Food and Drug Administration è l’ente governativo che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici.)

Jade era ancora giovane e, secondo me, era sempre sembrato un uomo sano, ma quando vidi che che la fotocopia si trattava di un opuscolo per una medicina che migliorava la potenza sessuale, mi resi conto che poteva aver problemi in quell’area, più o meno.

Non si può dire quanto sia sana una persona solo guardandola.

**********

Tornai alla mia scrivania per continuare a lavorare e mi alzai di nuovo dalla sedia quasi alle 16 per andare in bagno. Una volta alzato, Jade si voltò subito per chiedermi: «Dove stai andando?»

«In bagno. Torno subito.» risposi a bassa voce perché non volevo che la persona dietro lo sentisse prima di lasciare la stanza per andare al bagno che era fuori dall’ufficio del dipartimento.

Avevo finito i miei affari in bagno, ma mentre stavo per tornare alla mia scrivania, vidi il ragazzo alto con cui non volevo parlare in quel momento in piedi sulla porta.

«Parliamo.»

King non aspettò la mia risposta. Mi afferrò il polso con il suo grande palmo e mi trascinò fuori. Cercai di sbloccare la sua presa, ma divenne più stretta. Alla fine, dovetti solo andare con lui.

«Che cosa c’è?» gli chiesi con voce piatta una volta che ci fermammo sulle scale antincendio. King chiuse la porta e lasciò andare la mia mano mentre si volta a guardarmi negli occhi. Potevo vedere chiaramente lo sguardo sconvolto nei suoi occhi.

«Penso che dobbiamo parlare.»

«Non ho niente di cui parlare con te.» gli risposi freddo.

«Per quanto tempo continuerai ad evitarmi?!» La profonda voce roca si alzò per l’insoddisfazione. King camminò per bloccarmi la strada. Il suo bel viso che aveva affascinato molte donne della compagnia ora era solo pieno di rabbia.

«Sì, lo so che sono un idiota. Mi sono ubriacato e non mi sono trattenuto. Non ho usato il preservativo. Ho cercato di scusarmi con te, ma tu hai continuato a evitarmi.»

«Va bene, scuse accettate. Sei perdonato, e devo scusarmi anche io perché parte di ciò è anche mia responsabilità. Lasciamo le cose così come sono in questo momento.» risposi e cercai di allontanarmi, ma King mi afferrò il polso.

La pressione della sua presa era abbastanza forte da farmi accigliare dal dolore.

«Lasciami il braccio, King!»

«Dal momento che non ti comporti normalmente, come possiamo lasciar perdere?»

Non solo aveva ignorato la mia richiesta, ma mi aveva anche tirato più vicino a lui. Digrignai i denti e forzai la domanda tra i miei denti.

«E cosa vuoi? Normalmente, stiamo lontani. Com’è diverso adesso da prima?»

«È diverso perché adesso non mi guardi!»

La furia nella sua voce mi fece battere il cuore in modo allarmante. I suoi occhi acuti ardevano di rabbia. Non c’era traccia del ragazzo che di solito era amichevole.

«Dimmi solo cosa vuoi che faccia. Se non ti senti a tuo agio, possiamo fare l’esame del sangue, ma smettila di evitarmi. Se continui così, ci sentiremo tutti a disagio.»

La persona alta espirò profondamente per il disagio mentre stavo fermo lì. Abbassai lo sguardo sul mio polso che era tenuto da lui e sbloccai lentamente la sua presa mentre parlavo in tono piatto.

«King, sai perché ti evito?»

King rimase in silenzio.

«Perché più ti guardo, più mi arrabbio con me stesso.» Tirai indietro con successo la mia mano dalla sua presa e alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi. I suoi occhi sembravano troppo complicati perché potessi capire i suoi sentimenti, ma io al momento… Ero così esausto.

«L’unica cosa che voglio è che finisca senza che nessuno debba mai più parlarne. Mi hai già chiesto scusa, ora per favore smettila di infastidirmi. Smettila di parlarne in modo che anch’io possa dimenticarmene presto.»

Una volta che ebbi finito di esprimere il mio punto di vista, gli passai accanto, spalancai la porta della scala antincendio e tornai in ufficio, lasciando King lì da solo senza voltarmi a guardarlo.

Abbassai lo sguardo sul mio polso destro. Potevo vedere deboli macchie rosse che erano il risultato della presa che aveva fatto pressione poco prima. All’improvviso, la mia gola si seccò e i miei occhi iniziarono a bruciare, come se qualcosa si stesse riempiendo e stesse per fuoriuscire. Sbattei le palpebre due o tre volte per liberarmi di quella sensazione mentre facevo un respiro profondo e tornai alla mia scrivania con la faccia seria come sempre.

Non potevo tornare indietro nel tempo per riparare qualcosa, ma almeno il tempo avrebbe guarito tutto. Una volta trascorso abbastanza tempo, sarei stato in grado di accettare quell’errore e finalmente riavere la mia vita di sempre.

Potevo solo sperare che quel giorno arrivasse presto.

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Marianna

mi piace molto questa serie! Spero arrivino presto gli altri capitoli!

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