KINNPORSCHE – CAPITOLO 7

Primo giorno

-Porsche-

Rimasi in piedi per lungo tempo rimuginando sulle mie le scelte di vita, prima di dirigermi verso i cancelli dorati della casa di Kinn. 

La guardia all’ingresso prese il mio nome e mi fece segno di parcheggiare la mia moto a lato. Emisi solo un sospiro apatico mentre fissai i ragazzi in divisa nera che erano sparsi in ogni angolo della loro casa.

Perché mai avevano così tanti uomini che lavoravano per loro? Quale tipo di affari stavano trattando per cui necessitavano di essere così pesantemente sorvegliati tutto il tempo?

Quando entrai nella stanza, fiumi di sguardi ostili mi diedero il benvenuto. Alcuni gruppi di uomini mi guardarono male altri si comportarono in maniera indifferente. Mi limitai a guardarli male a mia volta e mi feci strada tra la folla.

«Oh, sei già qui. Vieni con me.»

Non appena i miei piedi toccarono l’ingresso, la figura di P’Chan mi accolse, teneva un documento con una mano e una tazza di caffè nell’altra.

Camminammo attraverso alcune stanze e grazie a questo realizzai che non mi sarei mai abituato a quel posto. L’atmosfera era davvero troppo silenziosa, pesante e spaventosa.

«Entra!»

Seguii P’Chan nella stanza che, da quello che potevo vedere, era una sala riunioni.

Proiettori, tavoli e persino le sedie erano tutte disposte in maniera ordinata.

«Hey, impara a salutare i tuoi superiori.» Disse il ragazzo che stava sollevando delle scatole per disporle sul tavolo.

«Uh…Buongiorno…» Congiunsi le mani con disinvoltura, ma continuavo a sentire tensione nell’atmosfera.

«Hey, é vero che hai fatto a botte con Big ieri?» Chiese P’Chan.

«Ha iniziato lui.» Risposi.

«Per Favore, astieniti dal litigare con i nostri uomini e prova almeno a passare inosservato Porsche, non rendere le cose difficili per il signor Kinn.»

Al sentire quel nome mi si rovinò l’umore, lo disse come se stesse parlando di un angelo disceso dal paradiso.

«Siediti qui intanto.» P’Chan mi fece segno di sedermi ed eseguii l’ordine.

«Questi sono una pistola e un pugnale. Tutte le volte che uscirai con il signor Kinn, portarli entrambi con te. Un momento, sai come usare una pistola, vero?» Chiese P’Chan e io annuii. Oltre al Taekwondo, ero cresciuto giocando con le armi, questo sarebbe stato un gioco da ragazzi.

«E non dimenticare, il tuo lavoro è proteggere il signor Kinn, devi proteggerlo a qualsiasi costo.» Sollevò la scatola nera contenente la pistola e il pugnale e me li consegnò.

«Ma se per sbaglio sparo a qualcuno? Verrò arrestato?»

Mi consegnò la pistola come se fosse un mero giocattolo. Cosa sarebbe successo se avessi ucciso qualcuno? Il tuo Signor Kinn sarebbe andato in prigione per me?

«Tutto quello che succede alle persone che lavorano qui, è al di sopra della legge.»

Mi stai dicendo senza problemi che il signor Korn li ha già corrotti tutti? Così tanto? Che lavoro fanno queste persone per essere così tanto influenti?

«Almeno dimmi da chi devo proteggere Kinn.»

«Chiunque, chiunque osi fargli del male.»

Wow, questo è…uhmmm…

«Quelli che hanno debiti con loro, rivali e molti altri.» Aggiunse.

Grandioso, davvero grandioso! Che bel modo aveva avuto di descrivere i nemici che avrei dovuto affrontare. Mi chiesi che tipo di affari questa famiglia svolgeva realmente. All’inizio, avevo solo cercato di salvare un uomo innocente, ma adesso mi ero ritrovato a dover gestire un sacco di problemi per colpa dei trascorsi della sua famiglia.

«Questa famiglia gestisce casinò, usura e altri affari.»

P’Chan sembrò capire quello che stavo pensando senza bisogno di domande. Sapeva leggere nella mente? Dovessi insultarlo, sarebbe stato fantastico se avesse potuto sentirmi.

«Smettila di guardarmi in faccia e fai il tuo lavoro adesso. Il signor Kinn è già tornato dall’università. Vai a controllare.» 

Annuii con riluttanza e misi via la pistola e il pugnale.

«Bene, dov’è la stanza di Kinn?»

«Il signor Kinn non è un tuo amico, quindi smettila di rivolgerti a lui in modo informale.» Disse una voce dura, alzai gli occhi al cielo. Che avesse saputo che Re Rama Decimo aveva già abolito la schiavitù?

«Quindi, dove lo trovo?» Domandai di nuovo, facendo del mio meglio per non dire il suo nome.

«Secondo piano, la stanza in fondo a sinistra. E hey, se subdolamente tenti di fare del male al signor Kinn, meglio che tu ti faccia trovare morto!» Il tizio mi lanciò uno sguardo tagliente con un un tono chiaramente minaccioso.

Non mi era mai capitato di essere minacciato così tante volte in un giorno solo; ero come un cane al guinzaglio, una piccola mossa e mi avrebbero dato del filo da torcere. Che problemi avevano alla faccia, poi? Sambravano tutti una massa di zombie, soprattutto P’Chan. La sua faccia era troppo rigida, come se non avesse avuto nessun sentimento.

Camminai verso il piano di sopra come mi aveva detto P’Chan e, immediatamente, mi ritrovai di fronte un buon numero di guardie del corpo che mi fissavano in modo strano. Mi diressi in direzione della stanza e ricordai, qui era dove mi avevano portato ieri.

Mi fermai di fronte ad una stanza e un ragazzo che stava seduto sul divano di fianco alla porta mi parlò.

«Era ora. Il signor Kinn voleva vederti.»

Il suono del suo nome mi fece rabbrividire e la cosa che mi dava più fastidio era il fatto che quella stanza fosse iper sorvegliata. Quel posto mi sembrò un teatro dell’assurdo. Risi discretamente tra me e me, stavo per entrare nella stanza, quando uno dei suoi uomini mi fermò.

«Lascia le tue armi qui.»

Alzai gli occhi al cielo come risposta e ignorai ciò che disse.

«Non ti preoccupare troppo. Non gli farò nulla, infatti, porterò la scatola con me e non tirerò fuori le armi. Contento?»

«No, lasciale qui. E non far aspettare il signor Kinn ancora per molto.»

Sospirai, gli lasciai la scatola e mi diressi verso la porta. Come aprii la porta, le risate e il vociare dentro la stanza si fermarono improvvisamente.

«Non sai come si bussa?» Disse una voce familiare.

Inclinai la testa osservando e mi trovai davanti ad una vista insolita che mi fece sorridere un po’. Era Kinn con l’uniforme da studente, non con i vestiti neri che indossava di solito.

Portai la mano verso la porta e deliberatamente, bussai.

«Ecco, ho bussato.» Dissi mentre guardai il gruppo di studenti che sospettavo essere amici di Kinn. Mi squadrarono silenziosamente e poi si rivolsero a Kinn. 

«Chi è quello lì?» Chiese uno di loro.

«La mia nuova guardia del corpo.» Rispose Kinn dandomi una bella occhiata.

«Cosa?» Gli chiesi.

Quindi lui incrociò le braccia e mi rifilò una strana espressione.

«Sicuro che sia la tua guardia del corpo e non tuo padre?» Aggiunse uno dei suoi amici ridacchiando verso di me.

Kinn non rispose, si limitò a rivolgermi uno sguardo accigliato.

«Vai e portaci del cibo.»

Mi disse deliberatamente, inducendomi a guardalo in modo strano. Cibo? Quale cibo?

«Parla la nostra lingua?» Il suo amico gli sussurrò come se non li sentissi. 

Hey, guarda che sono proprio qui di fronte a voi!

«Ti ho detto di portarci del cibo. Vai giù ora.»

Questa volta era stato chiaramente un comando da parte sua, il tono serio con cui si rivolse a me non fece altro che innescare la mia frustrazione.

Ti sembro un cazzo di domestico!? Non sono il tuo domestico per l’amor di Dio!

«Non sono il tuo domestico!» Gli urlai facendo spaventare i suoi amici.

«Wow, abbiamo un combattente qui con noi.» Disse uno dei suoi amici.

«Porsche, non farmelo ripetere. Vai giù a prendere del cibo, ora!» Disse Kinn, facendo del suo meglio per mascherare la rabbia.

Mi limitai a fissarlo e trassi un respiro profondo.

«Perchè devo andare giù per il tuo cibo? Vai a prendertelo da solo!» Mi ribellai.

«Porsche!» Si alzò dal divano e afferrò il mio braccio. Non osai andare vicino a lui ma lo stronzo di Kinn tirò e mi guardò con lo stesso sguardo che aveva usato l’altro giorno quando perse il controllo.

«Non vuoi mettermi alla prova, vero Porsche?» Kinn disse stringendo i denti. I suoi occhi iniziarono a scurirsi rispetto al solito. Mi affrettai a spingergli il petto e mi liberai dalla stretta al braccio. 

«Lo so!» Ribattei e poi lasciai la stanza accigliato; davvero non riuscivo a sopportare persone come lui, erano davvero troppo viziate.

Scesi al piano di sotto come mi aveva detto, ma realizzai di non sapere dove fosse la cucina. La dimensione di quella casa stava iniziando davvero a darmi sui nervi, le guardie del corpo si limitarono a guardarmi in modo strano ogni volta che gli passavo davanti, quindi non provai neanche a chiedere a qualcuno di loro. Mi diressi giù per le scale per guardarmi intorno finchè non realizzai che stavo girando a vuoto.

«Dove stai cercando di andare?» Un uomo vestito di nero di fermò e mi guardò.

«La cucina.» Risposi.

«Vai da quella parte e tieni la sinistra.» Indicò verso la direzione.

Quando realizzai dove stavo andando, mi allontanai, non curandomi dell’espressione che mi rivolse. Non poteva fregarmene di meno perché ero nel mio umore peggiore in quel momento.

Camminai lungo il corridoio e finalmente raggiunsi la cucina, all’interno c’erano quattro domestiche che stavano svolgendo le loro faccende. Una di loro si voltò e mi salutò.

«Vieni e prendi qualcosa da mangiare.» Mi disse con il più caloroso dei sorrisi.

«Avrei bisogno di prendere un po’ di cibo.» Dissi casualmente e poi realizzai che la donna di fronte a me era molto più anziana di me, quindi ammorbidii la mia espressione. 

«Sei un amico del signor Kinn?» Mi parlò in maniera umile.

«N-no, sono la nuova guardia del corpo di Ki…ehm…la sua nuova guardia del corpo.» Per poco non dissi distrattamente il suo nome di nuovo. La donna aggrottò le sopracciglia.

«Oh, la guardia del corpo del signor Kinn. Ma come mai non ti sei cambiato i vestiti?» Chiese incuriosita.

«Sono solo venuto a prendere del cibo.» Sospirai non sopportando più le sue domande.

«Aspetta un minuto, gli amici del signor Kinn sono qui giusto?» Annuii e lei mi diede un vassoio con del the e alcuni spuntini. 

«Ahh, questo piatto è per il signor Tae. Per favore digli che la zietta gliene ha fatto un po’ di più solo per lui.» Mi disse mentre continuò a fare il suo lavoro.

Perché non avrebbero potuto portarglielo direttamente le domestiche? Perché avrei dovuto fare tutto questo? Pensai tra me e me mentre mi incamminai con un grande vassoio tra le mani. 

Avrei dovuto sputarci sopra? Solo per potermi vendicare di quell’arrogante di Kinn. 

Ma pensai sarebbe stata solo una perdita di tempo visto che i suoi uomini erano sempre in agguato ad ogni angolo della casa. Sarei riuscito a vendicarmi di Kinn, uno di quei giorni.

«Apri la porta per me.» Dissi mentre mi stavo dirigendo verso la porta, ma nessuno di loro si preoccupò minimamente di darmi una mano. Senti solo il rumore dello sfogliare delle pagine di giornale che stavano tenendo in mano. 

«Hey!» Dissi di nuovo, ancora non si degnavano neanche di guardarmi.

Ero stato quasi sul punto di appoggiare il vassoio sul pavimento in modo da potermi liberare le mani, ma uno di loro mi fermò.

«Cosa stai facendo?»

«Devo aprire la porta.» Dissi e gli rivolsi il più falso dei sorrisi.

«E avresti messo il cibo del signor Kinn sul pavimento? Sei davvero incredibile.» Disse in maniera divertita.

Non lo metterò solo per terra; ci potrei anche sputare sopra! Ci sputerei sopra se ne avessi la possibilità!

Raddrizzai la mia postura tenendo il vassoio nella maniera corretta. Il bastardo mi fissava con frustrazione e poi aprì la porta per me. Se lo avesse fatto poco fa, non saremmo arrivati a questo tipo di conversazione.

Entrai nella stanza e vidi che discutevano su delle relazioni, mi feci strada al centro della sua cerchia, presi il vassoio e lo sbattei al centro del tavolo di vetro, fuoriuscì un po’ di the. I suoi amici sollevarono rapidamente un libro e un pezzo di carta tenendoli sollevati di fronte a lui, fissandomi.

«Devi proprio essere un tale disastro?» Disse il ragazzo. 

Disastro? Non è neanche fuoriuscito dal vassoio.

«Porsche!» Kinn ringhiò e io gli lanciai solo uno sguardo. La sua faccia stava iniziando a mostrare segni di rabbia.

«Lascia perdere.» Un altro suo amico gli disse e gli mise una mano sulla spalla. Kinn stava cercando di sopprimere la sua rabbia il che mi fece sogghignare. Ero sul punto di andarmene, quando Kinn mi fermò nuovamente.

«Chi ti ha detto che ne puoi andare?» Mi fermai e voltai la testa verso di lui.

«Cosa?»

«Voglio del caffè.» Disse ed io emisi un profondo sospiro. Quello, probabilmente, era stato il mio centesimo sospiro del giornp. Stavo quasi per iniziare a protestare ma decisi di lasciar perdere e mi diressi nuovamente al piano di sotto.

«Dove stai andando? Non hai sentito quello che ho detto?»

«Sto andando a prenderti il caffè, che altro vuoi?» Risposi con irritazione.

«La macchina del caffè è qui.» Disse, indirizzandomi verso la porzione della stanza dove era collocata.

Le persone ricche sanno come affrontare la vita!

Mi diressi verso la macchina rettangolare e la osservai attentamente. 

Fanculo, questa cosa è troppo sofisticata per me.

«Vorrei un Americano caldo.» Mi disse.

Smettila di chiedere l’Americano e spiegami prima come usare questa macchina!

«Uhhh…ci sto mettendo molto e sarò nuovamente nei guai.» Mormorai piano.

Guardai l’intera macchina, schiacciai il tasto di accensione e poi il tasto di avvio. La fissai per un po’ di tempo e alla fine divenni impaziente perchè ancora non vedevo la tazza di Americano. Guardai di nuovo, e vidi un tasto rosso con CALDO scritto sopra. Lo schiacciai e poi spostai il dito sull’altro con il simbolo della tazza di caffè. La macchina non si mosse quindi pensai di dover aspettare che l’acqua arrivasse a bollore, poi schiacciai il tasto con la tazza come in un normale bollitore.

«…»

Passò un minuto e pensai di dover solo aspettare che bollisse. La macchina tecnologica ci stava mettendo troppo quindi mi presi del tempo per guardarmi attorno.

La stanza era ben ammobiliata e decorata, il tono di colore utilizzato era una combinazione di nero e marrone. C’era anche un lampadario, una grande scrivania, una libreria vicino al muro e un divano posizionato al centro della stanza. Alcuni rami stupidi e senza vita per decorazione e una stanza con una porta di vetro; quella stanza doveva essere stata della stessa lunghezza di questa ma con tende nere che la coprivano tutta. Era un bagno? O un’altra camera da letto. Mi spuntò un sorriso leggermente amaro mentre sentii la gelosia crescere in me. Ma d’altra parte, realizzai che questa stanza doveva essere molto più costosa e con uno stile vecchio.

Mi persi nei miei pensieri quando improvvisamente uno dei suoi amici parlò.

«Non sentite odore di bruciato?» Disse. Cosa che notai anche io.

«Sembra odore di acciaio bruciato.» Guardai verso di loro cercando di capire da dove provenisse l’odore.

«PORSCHE!» Kinn saltò in piedi dal divano e mi guardò con shock.

«COSA!?» Risposi immediatamente.

«La macchina del caffè sta bruciando! Merda!» Guardai verso la macchina e vidi una nuvola di fumo diffondersi.

In un primo momento, pensai fosse olio che bruciava, ma ora scintille di luce scaturivano dalla li. Rimasi in piedi e guardai l’inerme macchina.

«Che cazzo stai facendo? Spegni quel fottuto interruttore!» La voce di Kinn urlò e si precipitò ad aprire la porta, ordinò ai suoi uomini di spegnere l’interruttore, cosa che io non riuscì a fare.

«Dov’è!?» Risposi preso dal panico, cercai di trovare il dannato interruttore.

I suoi tre amici si alzarono e corsero verso la porta, urlando freneticamente richieste di aiuto.

Dove cazzo è l’interruttore? Come faccio a vedere attraverso questo fumo denso?

«Cough! Cough!»

«Time, vai e trova l’interruttore! Una volta che l’hai trovato spegni tutto!» Kinn disse ad uno dei suoi amici.

Cosa cazzo vorresti dire? È ovvio che io non riesca a trovarlo con questo fumo soffocante in faccia e TU non la smetti di assillare.

«Dove cazzo è?!» Frignai.

«Merda, usa quei fottuti occhi!» La voce di Kinn risuonò sul pavimento fumoso così come il suono dello spruzzo di un estintore.

«Signor Kinn! Cough! Cough!…State bene?» Le voci fuori arrivarono all’unisono.

«Il sistema antincendio ha già spento l’alimentazione Signor Kinn.» Disse l’altra voce.

Kinn fece un’espressione sollevata e i suoi uomini lo aiutarono a rimettersi sul divano.

Per quanto mi riguardava, rimasi seduto nella stessa posizione rivivendo cosa era appena accaduto.

«Che succede Kinn?» Il suo amico si avvicinò per domandare. Le altre guardie del corpo entrarono e aprirono la finestra. Altri aprirono le porte per far uscire il fumo.

«Che cazzo fai lì? Aiutaci!» Un pazzo bastardo ulrò e mi insultò. 

Non vedi che sono in uno stato di shock?! Fanculo, questa gente mi farà diventare matto.

Mi presi la libertà di aiutarli. Alcuni di loro uscirono per far diradare il fumo e altri diedero un’occhiata alla macchina del caffè bruciante. Appena videro la presa, la staccarono e la portarono via.

Se solo te lo fossi fatto da solo, non avremmo avuto questo tipo di problema. Dissi a me stesso.

Appena la situazione ritornò alla normalità, Kinn mi chiamò di fronte a lui. Mi fissò come se fossi cibo che voleva divorare. Lasciò che gli altri suoi uomini scortassero i suoi amici fuori, lasciando me e altri uomini dentro la stanza.

«Stai cercando di mandare a fuoco la mia casa?» Disse con un tono duro e occhi furiosi.

«Non era mia intenzione.» Risposi con voce bassa.

«Per fortuna che abbiamo un sistema di interruzione della corrente, altrimenti la casa sarebbe già ridotta in cenere!» Uno dei suoi uomini mi ringhiò contro.

Dio santo! Devi essere così crudele?

«Non c’era acqua nella macchina. Come hai fatto a non accorgertene?» Kinn strizzò gli occhi e mi guardò male.

«Non so come si usa una macchina per il caffè…» Dissi a bassa voce.

Il motivo era che non era stata messa una singola goccia di acqua all’interno della macchina e la piastra riscaldante si era bruciata

«Non sai come si usa? Perchè non me l’hai detto!?» Urlò Kinn.

Alzai gli occhi al cielo in risposta e gli lanciai un’occhiataccia.

Che ne sapevo!? Pensavo fosse come un normale bollitore per dio!

Continuammo la gara di sguardi finchè non mi arresi. Ero fottutamente troppo stanco per discutere ancora. Perché il mio primo giorno era stato così sfiancante?

«Se non lo sai, chiedi. Smettila di fare la parte di quello che sa tutto. È fastidioso.»

«Sono una guardia del corpo; non dovresti aspettarti che io sappia fare queste cose. Se vuoi qualcuno che le faccia, assumi un barista!» Dissi frustrato.

«PORSCHE!» Kinn sbattè il bicchiere sul tavolo con molta forza e risuonò su tutta la stanza. Il gesto era stato talmente forte che spaventò i suoi uomini.

«Ti stai dimenticando chi sono io?! E chi cazzo sei tu? Dovresti stare al tuo posto qui Porsche.» Disse in modo severo puntandomi un dito contro. «Ti avviso per l’ultima volta Porsche. Se mi disubbedirai di nuovo, ti farò soffrire.»

L’ultima frase che mi rivolse mi entrò nel cervello, mi rese ancora più arrabbiato di quanto già non fossi. Le sue parole egoiste mi stavano veramente portando al limite. 

I miei pensieri furono disturbati dal forte bussare che provenne dalla porta, i ragazzi in divisa nera la aprirono e una figura magra entrò dalla porta.

«Il signor Pheam è arrivato.» Disse una voce prontamente. La figura snella entrò nella stanza e si sedette vicino a Kinn.  

«Potete andare adesso ragazzi.» Kinn ordinò. 

Era ora!

Mi incamminai verso la porta il più veloce possibile ma come i miei piedi toccarono il pavimento, ancora una volta, qualcuno mi fermò.

«Apetta Porsche!» Un uomo che non conoscevo mi chiamo e mi diede le chiavi della macchina.

«Sai come guidare una macchina, giusto?» Mi chiese. 

Chi pensi che sia? Certo che lo so fare! Mi voltai e gli rivolsi un sorriso amaro.

«Esattamente alle due di mattina porta il signor Pheam a casa.» Mi limitai a guardarlo con uno sguardo strano.

Perchè dovrei accompagnarlo? E alle due di mattina per giunta? Non dovrebbero dormire le persone a quell’ora?

«Dove lo devo portare?»

Il ragazzo tirò fuori il suo telefono, digitò alcune parole e me lo diede. All’inizio ero confuso dal gesto, ma si rivelò essere l’indirizzo dove sarei dovuto andare. 

Guardai il telefono per vedere l’indirizzo e glielo restituii.

Non sarebbe stato più facile dirmelo? 

Ma ricordai che questi bastardi non volevano parlare con me.

Aspettate solo un po’, e vi picchierò a morte tutti.

Guardai l’orologio e vidi che mi mancava ancora un sacco di tempo, quindi vagai per il viottolo fiocamente illuminato cercando un posto per fumare. Vidi una zona vicino al giardino e mi incamminai. Raggiunsi il giardino e vidi che qualcuno era già lì a fumare.

«Hey.» L’uomo salutò e io lo riconobbi. Era quello che mi aveva aiutato a trovare la cucina. 

Annuii e mi diressi verso l’angolo.

«Era il tuo primo giorno?» Mi chiese con un sorriso. Probabilmente il primo sorriso che avessi mai ricevuto in quella casa.

«Um.» Risposi, annuendo in maniera gentile.

«Sono Pete, comunque.»

«Porsche.»

«Bel nome, ma perchè fai quella faccia scontrosa?» Mi prese in giro. Accendendosi un’altra sigaretta.

«Mi annoio.» Risposi.

«Come fai ad annoiarti? Ho sentito che lavori sotto il signor Kinn.» Disse, il fumo uscì dalla sua bocca.

«Mi prendi in giro?»

«Lasciatelo dire, lavorare per il signor Kinn è la cosa migliore in questa casa.» Disse con entusiasmo.

«Stai bluffando.» risposi, facendo una faccia incredula.

«Hahahah, dico la verità. Sei davvero fortunato.»

«Si, lo vedo…» Il sarcasmo scaturiva dal mio tono.

«Sai cosa?! Ti invidio.» Disse e emise un profondo sospiro.

«Cosa vorresti dire?» Chiesi.

«Il figlio del signor Korn ha diverse caratteristiche, alcune sono buone altre sfuggono completamente di mano. Ma se me lo chiedi, il comportamento del signor Kinn è molto meglio di quello del fratello minore Kim.»

«Kim?»

«Signor Kim, il figlio più piccolo della famiglia. Oh, ho dimenticato che questo è stato il tuo primo giorno. Comunque si, il signor Kim. È come se fosse un ‘Ragazzo smarrito’.» Disse scherzosamente.

«Smarrito? In che senso?»

«Il signor Kim ha un’abitudine che fa andare via di testa le sue guardie del corpo. Non gli piace essere seguito e andare a casa, questo fa impazzire completamente P’Nont. Comunque, P’Nont è il capo delle guardie del signor Kim.»

P’Nont? Quanti nomi devo ricordare? Lasciamo perdere, ricordare il nome di Pete è già abbastanza.

«Quindi sei davvero fortunato ad essere stato assegnato al signor Kinn. Pechè chiunque vorrebbe stare con lui.»

«Storia molto carina.»

«Ho notato, perché non indossi la divisa nera?» Chiese.

«Sono troppo pigro per cambiarmi.» Risposi stancamente.

«Buon per te. Se fossi stato io, mi avrebbero già rimproverato un sacco.»

Uno strano suono venne dal walkey talkey di Pete, rispose immediatamente.

«Si?»

[Pronto, pronto? Pete? Dove sei? Sbrigati e vieni su, ora.] Dissero dall’altra linea.

Pete quindi gettò la sua ultima sigaretta a terra e la spense con il piede.

«Hai degli affare da sbrigare?» Gli chiesi.

«Il signor Thaekhun mi chiama da tutto il giorno, facendomi comprare quello e quest’altro! Dio! Vorrei riposare un po’! Devo andare ora Porsche, devo ancora vedere qualche serie.» Fece un sospiro e se ne andò.

Le sue parole mi confusero, ma non ebbi tempo di domandare in quanto se ne era già andato.

Ma ero contento ci fossero ancora delle belle persone in questa casa. Sembrava avesse la mia età, aveva una personalità calorosa.

Ah, mi dimenticai di chiedergli dove fosse il bagno. Ero dovuto rimanere in piedi tutto il giorno dimenticandomi di pisciare. Signore, eccoci di nuovo. Stavo per mettermi alla ricerca del bagno quando qualcuno mi chiamò.

«Porsche! Il signor Kinn ti sta cercando.»

Mi disse il bastardo voltandomi le spalle. 

Trova sempre il momento giusto per chiamarmi eh? Che grandissima rottura di coglioni!

Non che i suoi uomini fossero migliori.

Mi incamminai verso l’entrata, mentre stavo ancora cercando il bagno. Ero stato in in piedi tutto il giorno, nonostante questo nessuno che mi chiese se avessi già mangiato o cose simili.

Mi sembrò che a queste persone non fregasse un cazzo del sottoscritto.

Quando mi resi conto che non sarei riuscito a trattenerla a lungo, mi diressi verso un lato della casa con molti alberi, abbastanza da riuscire a coprirmi e mi tirai giù i pantaloni. Notai che c’era una pozza nera, probabilmente il loro fosso. Mi posizionai vicino al fosso e pisciai.

I vantaggi dell’essere un uomo, non devi impazzire per trovare un bagno visto che puoi risolvere la questione in questo modo.

Dopodichè, mi tirai su i pantaloni e entrai in casa.

Ero di fronte alla stanza di Kinn e uno dei suoi uomini mi fece un cenno.

«Non entrare ancora.» Disse.

Guardai nella sua direzione e mi diede dei documenti.

 «Cosa sono questi?» 

«Smistali a seconda dei contenuti e controlla l’agenda del signor Kinn. D’ora in poi, ogni volta che ci saranno dei documenti su quel tavolo, dovrai controllarli per poi smistarli. Se ci dovesse essere qualcosa da scrivere dovrai aiutare il signor Kinn.» 

Ero sbalordito quando mi disse tutto questo.

«E perchè diavolo dovrei farlo io?»

«Sei il capo, no? Smettila di lamentarti.»

Mi disse il bastardo senza mezzi termini, prima di tornare a riposarsi sul divano.

Guardai i documenti che avevo in mano con frustrazione. Da quando ero entrato in questa casa, non avevo fatto nulla che una guardia del corpo dovrebbe fare. Tutto questo era solo un mucchio di lavoro d’ufficio.

Fanculo, non ci capisco più niente!

Presi i documenti e mi incamminai verso il divano per sedermi, ma come il mio culo toccò il divano, il bastardo dall’altra parte si alzò e andò via.

Maledetto bastardo! Uno di questi giorni, di sicuro ti darò un calcio in faccia!

Revisionai i documenti e vidi una relazione di Kinn, quindi si, studiava nella mia stessa università. Comitato Internazionale Esecutivo, oh queste parole erano in inglese e non ci capivo nulla.

E mi stai chiedendo di smistarli? Non prendertela con me se me ne perdo qualcuno!

Controllo dell’ora : 2:00 del mattino.

Ero seduto di fianco ad una lunga pila di documenti, quando notai che era ora di accompagnarlo Phaem a casa.

Il ragazzo uscì dalla stanza di Kinn e lo accompagnai alla macchina. Non sapevo che cose assurde o che giochi avesse fatto il bastardo, ma sembrava davvero esausto.

Quando raggiungemmo la macchina si sedette nei sedili posteriori e si appoggiò contro il finestrino. Provò a chiudere gli occhi e riposare. Non potei fare a meno di notare i segni rossastri sulle sue braccia e anche sul collo. 

Anche lui aveva fatto a botte con Kinn? Mi domandai.

L’intero tragitto era stato tranquillo e quando eravamo quasi arrivati, parlò.

«Puoi lasciarmi qui.» Disse e uscì dalla macchina.

Ero esausto ma volevo farmi qualche giro per divertirmi. 

Che questa macchina abbia il GPS? Ah! Lasciamo stare! Tornerò a casa.

Quando fui di ritorno, mi sedetti sullo stesso divano e vidi alcuni bastardi dormire e altri giocare ai videogiochi. Kinn doveva essersi addormentato perché non l’aveva notato. 

Ero stanco morto e volevo dormire, ma avrei dovuto aspettare l’alba per potermene andare a casa. Non avrei voluto dormire li, chi lo sapeva cosa avrebbero potuto farmi mentre dormivo.

Perché il tempo dura più del solito? Emisi un sospiro.

Mi alzai dal divano, vagai in giro mentre il tempo non passò ed era già l’alba. Senza nessuno che mi dicesse che il mio turno era finito, andai nella mia stanza, presi la scatola della pistola e mi lavai la faccia. Andai verso il garage per prendere la mia moto quando un forte urlo mi colpì le orecchie.

«CHI DIAVOLO HA PISCIATO NEL LAGHETTO?!!!»  La voce rabbiosa risuonò attraversò il parco facendo girare tutte le persone all’unisono verso quella direzione. «NO!! SEBASTIAN!!! ELIZABETH!!!» La voce piagnucolò.
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Vidi le guardie del corpo correre in giro come un gruppo di formiche che avevano perso il loro percorso. Vidi Pete passarmi di fronte correndo, quindi gli domandai.

«Che sta succedendo Pete?»

«Non lo so. Qualcuno deve aver pisciato nel laghetto e ha ucciso due pesci, Sebastian ed Elizabeth. Argh! È ancora così presto e già mi sta venendo un mal di testa!»

Disse Pete e si precipitò correndo. Io mi diressi verso la moto, accendendo immediatamente il motore e me ne andai.

Merda, può andare peggio di così oggi?

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3 Commenti
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Nadia

Ah! Sebastian e Elizabeth ahahah. Questa scena mi fa morir dal ridere, indimenticabile 😉

Dianaa<3
«CHI DIAVOLO HA PISCIATO NEL LAGHETTO?!!!»  La voce rabbiosa risuonò attraversò il parco facendo girare tutte le persone all’unisono verso…" Leggi il resto »

HAJAHAHAHHAAHAH MI PISCIO (letteralmente)

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