KINNPORSCHE – CAPITOLO 27

Abbastanza

-Porsche-

«Il torneo è già finito? Hai programmi per dopo?» mi chiese Jom mentre sedevo pigramente sulla panca di legno all’interno del Judo Club. Stavo riposando il culo e gli lanciai uno sguardo annoiato prima che Jom insieme a Tem decidessero di sedersi accanto a me.

«Perchè hai questo muso lungo? Hai vinto, non dovresti essere felice?» disse Tem, alzando il braccio per cingermi il collo. Il mio sguardo si soffermò su di lui per un po’, prima di emettere il centesimo sospiro della giornata.

Non mi aspettavo che i miei sentimenti sarebbero stati così profondi. L’improvviso cambiamento nell’atteggiamento di Kinn mi aveva fatto impazzire e mi aveva fatto pensare troppo. Non volevo essere una ragazzina che si compativa per qualcosa di stupido come quello, ma cazzo, non potevo farne a meno.

Avevamo parlato a malapena in questi ultimi giorni, e si trattava sempre solo di lavoro o di cose legate alla scuola, niente di più. Aveva anche smesso di infastidirmi come faceva sempre e all’improvviso era diventato completamente freddo. Non avevo idea del perché, cazzo!

Erano passati due giorni da quando mi ero imbattuto in un video sul telefono di Kinn. Aveva detto che avrei dovuto controllare il suo telefono per cercare un documento, quindi ero andato a cercarlo senza sapere che avrei visto l’album con il suo ex, con le loro foto e video insieme. In quel momento avevo sentito il mio cuore contrarsi in una stretta dolorosa come se fosse stato trafitto da cento spilli e non sapevo proprio cosa dire o come reagire.

Il Kinn che era sempre temuto dai suoi uomini e che raramente sorrideva, sembrava così felice in quelle foto. Sapevo che non dovevo provare qualcosa del genere, ma perché cazzo ero così infastidito? Sembrava così spensierato.

Certo, dovrei essere infastidito. Non dovrei?

Cercai di vederlo da una prospettiva diversa e di essere razionale… ma merda, vederlo felice con il suo ex, e il fatto che avesse anche tenuto quelle foto, significava solo che l’amore che condividevano era davvero profondo. Si fidava ancora molto di lui, il che non era diverso da me. Ma non era la stessa cosa.

Potevo vedere che quelle volte in cui erano insieme, gli occhi di Kinn erano abbagliati. Era pieno di felicità e compassione verso l’altra persona. Ma con me si era comportato come se ci fosse un grande muro che ci bloccava. Quanto ancora avrei dovuto sopportare solo per arrivare a quel livello? Tutto quello che sapevo era che Kinn amava così tanto quell’uomo che solo vedendo i ricordi che condividevano, ne era rimasto scosso.

Ma che mi dici di me? Come mi vedi, Kinn? Anche tu la pensi come me? Anche tu quando vai a dormire ti fai domande su di me con il mio volto nella tua mente?

Ero confuso e non avevo idea di cosa diavolo fosse quella sensazione che stava crescendo dentro di me.

Almeno dammi un indizio Kinn, così saprei come gestire questa merda!

Ma invece, il bastardo aveva continuato a evitarmi e si era rifiutato di vedermi per giorni.

Fanculo! Sono così stressato! Perché devo soffrire da solo in questo modo? Questo non mi porterà da nessuna parte… Dovrei concentrarmi su altre cose invece?

Ero nel bel mezzo della mia crisi mentale quando la mia attenzione venne catturata dal gesto di Tem che stava leccando vigorosamente un gelato e all’improvviso, un’idea si accese nella mia testa.

«Tem…» sussurrai al bastardo che stava per mettere in bocca una cucchiaiata di gelato.

«Hai fatto ‘quella cosa’ come ci ha detto Jade?» chiesi a bassa voce, in modo che sentissimo solo noi due.

«Di che diavolo stai parlando…?» Tem rispose distrattamente, prima di diventare improvvisamente rosso per l’imbarazzo.

I miei occhi si socchiusero immediatamente alla sua reazione ed ebbi la sensazione che quel bastardo uscisse con qualcuno alle nostre spalle. Non avevo provato a curiosare troppo e gli avevo lasciato versare il suo tè, ma ora il vento era cambiato e avevo un disperato bisogno del suo aiuto.

«L’hai fatto?» Provai a chiederglielo di nuovo, solo per avere qualcuno che parlasse di quella merda e mi desse un’idea di cosa diavolo avesse combinato Kinn negli ultimi giorni.

Era perchè avevo fatto schifo l’ultima volta che l’avevamo fatto? Fanculo! Sarebbe umiliante!

«N-no. Non… ancora.» Tem mi rispose vagamente, ma era chiaro come l’inferno che stava cercando di nascondermi qualcosa.

«Dimmi la cazzo di verità. Ho qualcosa di cui discutere con te.» Lo incalzai con la voce per spaventarlo un po’, ma perché ero io quello che si era irrigidito? Avevo appena messo da parte il pensiero per chiederglielo una terza volta. «Quindi l’hai provato?» 

Il bastardo scosse frettolosamente la testa e si rifiutò di rispondere. Inclinai la testa in modo che il mio sguardo incontrasse il suo, ma Tem continuò a evitare il contatto visivo con me e continuò a infilarsi il gelato mezzo sciolto in bocca.

«Perché me lo chiedi?» Tem rispose non appena il gelato gli si sciolse in bocca. Fui un po’ sorpreso dalla sua risposta, ma poi all’improvviso l’angolo della mia bocca si sollevò in un sorrisetto. Questo stronzetto si comportava come una ragazza a cui era stato chiesto della sua prima volta.

«Di cosa state parlando? Fatemi partecipare anche a me!» Jom uscì improvvisamente dal nulla e aggrottò le sopracciglia, poi guardò alternativamente Tem e me.

«Niente.» Tem e io rispondemmo all’unisono.

«Voi bastardi mi state nascondendo dei segreti ora, eh? Ricordate le mie parole, quel segreto verrà fuori da solo!» Jom dichiarò impulsivamente e si alzò dalla sedia per andare in bagno.

Tem e io ci scambiammo un’occhiata, prima di fare un respiro profondo allo stesso tempo. Se avessimo rivelato il nostro piccolo segreto con Jom, quel bastardo sarebbe sicuramente svenuto. Sapevo che aveva detto che poteva accettarmi per quello che ero, ma quell’informazione avrebbe avuto bisogno di tempo per essere elaborata.

«Allora… Gli piace?» riportai la mia attenzione su Tem che immediatamente abbassò il viso, alzando le spalle.

«Beh… Probabilmente?» Le sue orecchie diventarono rosse per l’imbarazzo.

«Non hai chiesto?»

«Chiederesti la stessa cosa a Kinn?»

«No!» Sbottai per sbaglio senza pensare, e me ne pentii immediatamente quando vidi Tem sorridere da un orecchio all’altro come una iena. «Tem fottuto bastardo!» Lo insultai, ma il mascalzone rise solo in risposta.

«Sei il bottom di Kinn, vero? Hahaha. Non puoi mentirmi!» Tem parlò con un tono piuttosto entusiasta, lasciandomi senza parole. Quel bastardo continuò a tormentarmi per un po’ prima che decidessi di prepararmi e di andare negli spogliatoi.

Perché sono così stupido in questi giorni? Dio, non riesco più a sopportarmi!

«Accidenti!» esclamai, liberando un sacco delle mie frustrazioni attraverso quella imprecazione.

«Oii… Calmati, Porsche. Davvero non gli piace? Forse ci stai solo pensando troppo ahahah! A proposito… È da un po’ che non lo vedo. Avete litigato?»

Se avessi saputo la risposta, non avrei avuto quella confusione nella testa. Sospirai, ancora una volta.

Non riuscivo ancora a capire perché diavolo mi sentivo così. Lo sapevo: quella persona era il suo ex. Ed era naturale che alcune persone non riuscissero facilmente a farla finita con qualcuno che amavano… Ma perché cazzo stavo analizzando tutto quello?

La cosa continuava a ripetersi nella mia mente. Il mio cervello continuava a portare la questione al punto in cui volevo chiedere direttamente a Kinn se amava ancora quella persona. Ma allo stesso tempo non volevo, perché, in fin dei conti, non ne avevo il diritto, e non eravamo altro che un capo e una guardia del corpo.

«Stai bene Porsche? C’è qualcosa di cui vuoi parlare?» Il tono di Tem cambiò improvvisamente, come se avesse sentito i pensieri che continuavano a imbottigliarsi nel mio cervello.

Gli sorrisi solo amaramente. «Mi cambio solo i vestiti.»

Mi alzai dalla sedia, presi la mia sacca e stavo per andare in bagno senza prestare attenzione a ciò che Tem aveva chiesto. Feci un passo avanti, ma mi trovai subito di fronte una figura familiare…

«Ehi…» disse quest’ultimo mentre alzavo la testa. Per un momento avevo pensato che fosse Kinn a causa della sua costituzione, ma il profumo familiare non c’era.

«Congratulazioni Porsche, P’Beam mi ha detto che hai vinto. Però è stata una seccatura, non ho avuto la possibilità di vederti.» Era Vegas, di nuovo con il suo sorriso ingannevole.

Annuii in risposta e non prestai troppa attenzione al mio imbarazzo. Era stato un bene non aver reagito in modo eccessivo quando avevo visto la sua ombra che pensavo fosse quella di Kinn, perché questo avrebbe causato sicuramente una scenata. Ma quello che mi preoccupava di più era stata la cosa che era successa l’ultima volta. Quel bastardo mi aveva quasi baciato, se Kinn avesse smesso di essere un idiota possessivo e non mi avesse seguito fino a quel bar, non volevo pensare a cosa sarebbe potuto succedere.

«Stavi per cambiarti i vestiti?» Vegas borbottò, ma mi sentivo così fottutamente a disagio che non riuscii nemmeno a rispondere. «Porsche, so che sei arrabbiato. Ma per favore non fare quell’espressione… Per favore… Per favore non odiarmi.» Vegas parlò quasi supplicandomi, ma io continuai a mantenere la mia posizione, senza dargli una sola occhiata. Vegas probabilmente sapeva che non ero uno che si arrendeva così facilmente, quindi provò ancora.

«Non volevo davvero offenderti, Porsche. Per favore… Mi dispiace davvero.» Camminò verso di me, ma i miei piedi presero immediatamente a farmi indietreggiare.

Merda! Che cazzo dovrei fare?

Quegli occhi mostrarono il suo rimorso, ma quello che aveva detto l’ultima volta diceva il contrario. Mi aveva quasi convinto ad allontanarmi da Kinn e lavorare per lui. Aveva anche cercato di portarmi via e allo stesso tempo di salvarmi dal mio aggressore. Il modo in cui parlava era in contraddizione con il modo che aveva di comportarsi. 

«Va bene. Non me lo ricordo comunque.» dissi velocemente, cercando di spazzare via l’atmosfera pesante che aleggiava su entrambi.

«…Mi dispiace davvero Porsche.» Vegas continuò come se non avesse sentito quello che avevo detto. Il bastardo era così insistente che il suo sguardo non aveva mai lasciato il mio viso.

Cazzo di Vegas, cosa vuoi da me!?

Incapace di sopportare l’atmosfera imbarazzante, presi l’iniziativa di alzare le mani e salutare Vegas con un wai.

«Probabilmente dovrei andare.» E con questo, lasciai Vegas e andai in bagno. Non mi seguì e non si spinse oltre, il che era stato un sollievo, perché ancora non sapevo come reagire intorno a lui.

Raggiunsi il bagno e riuscii a cambiarmi, mettendomi la divisa universitaria. Quel giorno avevo vinto la gara di Judo ma invece di festeggiare, mi stavo comportando come un asino che portava il peso il mondo intero. Quello doveva essere un punto di svolta della mia carriera universitaria perché quel torneo era un turno di qualificazione per un evento che avrebbe migliorato le mie relazioni a livello universitario. Ma eccomi lì, a sprecare il mio tempo a pensare troppo a qualcuno a cui non fregava un accidenti di me.

Avevo persino sperato segretamente che Kinn ritornasse il solito e venisse a parlarmi in palestra, ma non c’era alcun segno di quel bastardo. Anche se avevo vinto e P’Beam mi aveva quasi fatto sfilare per l’università, non ero abbastanza soddisfatto della mia prestazione perché la mia mente stava vagando su qualcos’altro.

Erano passati giorni da quando Kinn aveva deciso di giocare a nascondino con me. Era così fottutamente ovvio che ogni volta che entravo nella sua stanza faceva sempre finta di giocare con il telefono, faceva la sua fastidiosa doccia notturna, o addirittura andava da solo a prendere qualcosa da mangiare.

Ti sembro stupido Kinn? Credi che non mi sia accorto che mi stai evitando?

E come se non bastasse, il bastardo stava andando in giro senza una sola guardia del corpo al seguito.

Se qualcuno decide di attaccarti di nuovo, non me ne frega un cazzo! Stupido Kinn!

Ero incazzato da morire e allo stesso tempo preoccupato per quello che Kinn stava facendo alle mie spalle.

Lo so, cazzo, e mi ripeto sempre che siamo solo una guardia del corpo ed il suo capo, ma perché cazzo mi comporto così?

L’ipotesi di Big era giusta? Che ero solo uno dei suoi giocattolini e niente di più? Che mi vedeva solo come un giocattolo e nient’altro?

«Cosa cazzo c’è che non va in te?» Ero perso con i miei pensieri quando all’improvviso mi accorsi che la mia moto non partiva anche se ci stavo provando da molto tempo.

«Cosa c’è che non va, Porsche?» Vegas spuntò improvvisamente dal nulla, camminando verso di me con uno sguardo preoccupato sul viso. Scesi dalla mia moto e mi abbassai a terra per controllare se c’era qualcosa che non andava nel motore.

Cosa diavolo ti succede adesso figlia mia? Di tutti i momenti al mondo, devi scegliere proprio questo per testare la mia pazienza?

Dissi tra me e me prima che la mia attenzione venisse catturata da Vegas, che si accovacciò accanto a me.

«Probabilmente la batteria si è scarica.» Ipotizzai, prima di comporre il numero di Tem per chiedere aiuto. Vegas tornò improvvisamente alla sua macchina, ma non prestai troppa attenzione a quello che stava cercando di fare, ed aspettai che Tem rispondesse.

«Dove diavolo sei?» chiesi a Tem, nel momento in cui rispose al telefono. Ci eravamo appena separati in palestra quindi quel bastardo non doveva essere lontano.

[Nella piscina universitaria, perché?]

«Non dirmi che nuoti di nuovo?» chiesi al bastardo perché faceva troppo freddo e se avesse deciso di nuotare di nuovo, probabilmente sarebbe morto congelato.

[Domani devo ancora fare una gara, Porsche. Mi devo esercitare.]

Sospirai subito nel momento in cui sentii la sua risposta. Quel bastardo prendeva il nuoto troppo sul serio, ero preoccupato per la sua salute. 

«E Jom?»

[È già andato via. L’ho visto mangiare fino a tardi in un fast food. Perchè lo chiedi?]

Alzai gli occhi al cielo alla risposta di Tem, rendendomi conto che i miei due amici erano troppo occupati per darmi una mano. E anche con il fatto che Jom era la versione completamente opposta di Tem.

«Niente. Devo andare amico.» Riattaccai, guardando pigramente la mia moto.

Che diavolo faccio?

«Porsche, ho già chiesto aiuto ai miei uomini. Porteranno la tua moto in un’officina e la faranno riparare.» dichiarò Vegas, che sembrava aver appena finito di parlare con qualcuno al telefono.

«Ma non devi, Vegas. Ho già chiamato un amico per chiedere aiuto.» mentii a Vegas, anche se sapevo già che i miei amici bastardi erano troppo impegnati per darmi una mano. Era solo che non volevo essere in debito con lui.

«Ho già concordato con il proprietario dell’officina. Se non c’è nient’altro che non va con la tua moto, sarà pronta entro domani.» Insistette come se non volesse accettare un ‘No’ come risposta.

«Vegas non devi proprio…»

«Consideralo come se mi stessi scusando del fatto che l’altra volta che ti ho messo a disagio.» Vegas mi interruppe frettolosamente, prima ancora che potessi rifiutarlo di nuovo. Quella persona non sapeva quando fermarsi. Non riusciva a capire quello che stavo cercando di dire, come se non parlassimo la stessa lingua.

«Davvero non devi Vegas. Posso farlo da solo.» Insistetti anche se sapevo che Vegas avrebbe comunque fatto quello che voleva, ignorando la mia decisione. La gente al giorno d’oggi era così difficile da capire, prendiamo Kinn e Vegas come esempio. Parenti, appunto!

«Dai, Porsche. Lascia che il meccanico faccia il suo lavoro. Ti prometto che non te ne pentirai.»

«Ma…» stavo per ricominciare a protestare quando alla fine un pensiero mi venne in mente. E se Kinn avesse saputo di quel piccolo spettacolo con Vegas? Quel bastardo sarebbe sicuramente andato su tutte le furie e mi avrebbe accusato. Si sarebbe arrabbiato. Ero piuttosto curioso di sapere che faccia avrebbe fatto se fosse successo davvero. «Va bene allora, dì loro di stare attenti con mia figlia..» aggiunsi, e Vegas sorrise immediatamente.

«Allora… Fammi sapere se succede ancora qualcosa alla tua moto. Organizzo io tutto. Per ora ti do un passaggio a casa.» Vegas ripetè ed io scossi immediatamente la testa per rifiutare.

«Va tutto bene. Posso tornare da solo.»

Ero completamente consapevole che era solo gentile, ma ancora non riuscivo a togliermi dalla testa la scena dell’auto. Ogni volta che Vegas mi offriva qualcosa o mi dava anche solo un passaggio, mi venivano sempre i brividi. E non sapevo perché.

«Porsche… So di aver fatto qualcosa di terribile. Ma per favore, puoi darmi la possibilità di mettermi alla prova con te?»

«Va davvero bene Vegas. Puoi andare ora.»

«Porsche… Se continui a comportarti così, potrei non credere a quello che hai detto prima. Lascia che ti porti a casa. Ti prometto che non ti farò più niente.» Vegas disse ogni parola con convinzione.

«Vegas…» continuai a protestare perché mi sentivo piuttosto a disagio a stare con lui da solo, ma in fondo alla mia mente, avrei voluto sapere come avrebbe reagito Kinn se avesse visto me e Vegas insieme.

«Mi hai detto che non ti dispiace. Se è così, posso portarti a casa per la mia tranquillità? Voglio solo essere sicuro che tu non mi odi, Porsche.»

Feci un sospiro e guardai l’espressione di Vegas. Quel bastardo aveva già fatto troppo e si era persino adoperato così tanto solo per riconquistare la mia fiducia, quindi andare con lui non mi avrebbe fatto male. E poi, non sapevo quale pericolo avrei potuto incontrare a quell’ora della notte.

«Bene. Ma non devi farlo la prossima volta Vegas.» risposi e alla fine entrai nell’auto di Vegas cercando di essere rilassato, ma cazzo!

Non riuscivo a smettere di pensare troppo. E se Kinn ci avesse visto? Cosa diavolo farebbe? Che reazione avrebbe avuto sul volto? Quali parole sarebbero uscite dalla sua bocca nel momento in cui ci avrebbe visto? Soprattutto i suoi occhi… quanto avrebbero ribollito di rabbia, se mi avessero visto con qualcun altro?

La mia mente era piena di «Se« mentre continuavo a farmi domande. Ma allo stesso tempo, non ero nemmeno sicuro di ottenere la reazione che mi aspettavo.

«Direttamente alla casa principale, giusto?» mi chiese Vegas, prima di muovere la macchina.

«Uhm.»

«Se la mia serata fosse sempre così, varrebbe la pena di restare sempre imbottigliati nel traffico.» disse Vegas premendo lo schermo sul cruscotto per riprodurre la musica all’interno dell’auto.

Io, d’altra parte, ero impegnato con me stesso a guardare alternativamente il mio telefono e fuori dal finestrino. 

«Hai fame?» lui mi chiese.

«Non proprio.» risposi, ma il bastardo mi rivolse solo un sorriso malizioso. Poi alzò un po’ il volume della musica, iniziando a canticchiare e a battere dolcemente sul volante. Diedi una discreta occhiata nella sua direzione e mi chiesi perché l’ultima volta avevo avuto paura di lui. Sembrava una persona dannatamente normale.

«Anche se non sembra esserci alcuna possibilità… Anche se dovessi perdere un’altra volta… Ti seguirò comunque, perché l’amore sarà sempre lì…» Vegas cantò al ritmo della musica con gli occhi rivolti fuori dall’auto. All’improvviso sentii l’impulso di ridere nel ricordare la stessa scena avvenuta in auto con Kinn, quando ero follemente incazzato con lui. Anche il bastardo aveva acceso la musica ed aveva iniziato a cantare come un fottuto pazzo. Ero di nuovo perso nei miei pensieri e, prima che me ne rendessi conto, realizzai che Kinn mi mancava, cazzo.

«Stai sorridendo… Ti piace questa canzone?» Vegas si voltò verso di me sorpreso, ma i suoi occhi erano stranamente abbaglianti. Gli feci solo un sorriso di scuse e subito girai il viso verso il finestrino. Lo sentii ridacchiare prima che di riprendere a cantare.

«Ti inonderò del mio amore finché non lo afferri. Ti dirò che ti amo finché non ti arrendi.» Mormorò, sincronizzandosi con la canzone che proveniva dagli altoparlanti dell’auto. Abbassai lo sguardo sul mio telefono e alla fine aprì la chat di Kinn. Era arido come il deserto, e l’ultimo messaggio che avevo ricevuto da lui era stato quando mi ero ammalato e mi ero addormentato. Che diavolo stai facendo adesso? Gli avevo scritto che sarei andato all’università la mattina presto, ma non avevo nemmeno ricevuto una risposta.

Ero fottutamente annoiato e frustrato da morire! Una frase balenò nella mia testa mentre continuavo a pensare a Kinn. In quei giorni che non avevamo avuto la possibilità di stare insieme da soli e quello mi aveva fatto solo pensare a qualcosa che mi aveva detto in precedenza.

‘Non mi piace mangiare sempre la stessa cosa.’

E con quello, la mia mente andò in tilt. Come se un fulmine mi avesse colpito e mi avesse lasciato rabbrividire a morte. E se si fosse davvero annoiato? Si era annoiato e alla fine si era reso conto che mi trovava stupido e fastidioso, ecco perché aveva iniziato ad evitarmi…

Ero così perso nei miei pensieri che non mi ero nemmeno reso conto che Vegas e io avevamo raggiunto il cancello principale dell’Anakin Mansion. Khun Korn era sulla veranda e quando ci vide, aprì in fretta la porta e ci salutò.

Vegas parcheggiò quindi sul lato e semplicemente aspettò restando in auto.

«Grazie per il passaggio.» dissi e stavo per uscire dalla macchina, ma lui mi afferrò per un braccio per fermarmi.

«Puoi aggiungermi su Line?» chiese il bastardo e io gli lanciai uno sguardo curioso. Quando Vegas si accorse che non rispondevo, aggiunse: «Così posso chiamarti una volta che la tua moto è pronta.»

All’inizio ero riluttante, riflettendo se fosse necessario per me dargli Line. Ma se avessi protestato il tutto si sarebbe allungato e Vegas avrebbe sicuramente continuato a chiederlo, per questo presi il suo telefono, digitai il mio ID di Line e glielo restituii.

«Grazie. Chiamami se hai bisogno del mio aiuto. È divertente uscire con te Porsche.» Vegas mi sorrise e mi salutò con la mano. Annuii al suo gesto, presi il mio zaino e scesi dalla sua macchina. Stavo per entrare nella villa quando mi imbattei in una figura familiare. E quella volta, anche con i sentimenti familiari.

Rimasi sbalordito e la mia gola si seccò subito quando vidi Kinn, che indossava ancora l’uniforme, uscire dalla sua macchina. Guardò l’auto di Vegas e poi guardò me.

Ci guardammo prima che il bastardo mostrasse la sua postura fastidiosamente intimidatoria e mormorasse una frase: «Vieni in camera mia. Dobbiamo parlare.» Il modo in cui aveva detto le parole con calma mi fece innervosire. Mi guardò torvo e quegli sguardi erano pieni di vesciche come se potessero penetrarmi direttamente. Potevo sentire l’ansia crescere dentro di me, pensando a ciò che Kinn avrebbe fatto in seguito.

Mi diressi verso la stanza che occupavamo io e mio fratello, e posai la borsa prima di andare direttamente in bagno. Aprii il rubinetto, misi le mani sotto l’acqua e le portai al viso. Restai così lunghi istanti prima di decidere di asciugarmi la faccia con un asciugamano. Rimasi immobile davanti allo specchio e potevo ancora sentire il mio corpo tremare alla sola vista di Kinn.

Perché cazzo ho paura? Ho davvero paura?

Quella sensazione era più simile all’eccitazione, all’attesa che finalmente avremmo parlato seriamente dopo una settimana di freddo silenzio.

Spazzai via i miei pensieri e non lasciai che le mie emozioni mi sopraffacessero mentre facevo del mio meglio per non pensare più. Presi un respiro profondo e lo trattenni finché non mi calmai… Ma cazzo, non potevo! Quel bastardo mi avrebbe sicuramente cazziato per quello che aveva visto quella sera. Ma almeno significava solo che gli importava ancora… No?

«Ciao. Posso stare con i miei amici questo week end?» Nel momento in cui lasciai il bagno, Ché mi fece quella domanda mentre metteva le sue cose in una borsa. 

Questo piccolo bastardo! Non chiedere il mio permesso se stai già facendo le valigie!

«Con chi?»

«Con i miei compagni di scuola.»

«Ohh. È passato molto tempo.» Presi l’asciugamano e mi pulii il lato del viso. «Come ci vai?»

«Uhm… Puoi darmi un passaggio se vuoi.» disse Ché balbettando e non riusciva nemmeno a guardarmi negli occhi. Quel bastardo mi stava nascondendo qualcosa. Non ero contrario alla sua relazione, volevo solo stuzzicarlo un po’, prima di lasciarlo andare.

«Non puoi andare.» dissi con voce piuttosto seria, e come previsto mio fratello mi rivolse uno sguardo irritato.

«Aahh!! Perché sei così fratello!? Non è che farò qualcosa di inappropriato quando sarò via!» protestò Ché, afferrando alcuni dei suoi vestiti e stava per lanciarmeli addosso, facendomi ridere a crepapelle.

Ahhh… Perché mio fratello è così carino?

«Hai una cotta? O forse… Una ragazza?» Alzai le sopracciglia e chiesi incuriosito a mio fratello. Il bastardo poi fece una smorfia come se avessi toccato un nervo scoperto.

«E tu? Dov’è il tuo?» Ché rispose improvvisamente al fuoco, facendomi soffocare con la mia stessa saliva.

«Va bene! Ok, puoi andare, diavoletto. Fammi sapere quando sei arrivato.» dissi, infilando le mani nella tasca laterale dei pantaloni e aggiunsi: «Non ingravidare nessuno, non sono ancora pronto per fare lo zio.»

Poi uscii dalla stanza e salii al secondo piano. Sentivo mio fratello protestare alle mie spalle, ma ero troppo preoccupato per quello che mi sarebbe successo adesso.

Sapevo che salire nella sua stanza sarebbe stato come suicidarsi, ma non potevo fare a meno di rabbrividire solo al pensiero di lui che fumava di rabbia. Le frustrazioni che avevo trattenuto per giorni sembravano svanire a poco a poco, ma erano sostituite da nervosismo e ansia.

Raggiunsi la stanza di Kinn e mi fermai davanti alla sua porta a ripensarci per un paio di minuti finché non feci un respiro profondo. Strinsi la maniglia della porta e nel momento in cui la aprii, l’odore delle sigarette mi colpì il naso come se stesse facendo un falò nella sua stanza. Kinn era in piedi, appoggiato al muro vicino alla sua scrivania. Il bastardo aveva aperto un’unica finestra, nella speranza che il fumo potesse uscire dalla stanza attraverso quella, ma, dannazione, avrei dovuto essere io a scappare in quel momento.

Kinn tirò qualche boccata dalla sigaretta senza lanciarmi una sola occhiata e lasciò che il fumo indugiasse sul lato del suo labbro, rilasciandolo lentamente. Non sapevo cosa stesse pensando in quel momento, ma sapevo che i suoi occhi non avevano mai mentito e bruciavano tutto ciò che toccavano, me compreso.

«Dove sei andato con Vegas?» disse la sua frase di apertura con un’enfasi di fondo mentre avvicinava la sigaretta al posacenere.

Ero un po’ stordito, mi sentivo un po’ in colpa per la scena precedente con Vegas. Kinn, poi, diede un’occhiata al mio viso, prima di tornare immediatamente alla vista fuori dalla sua finestra. Non stava urlando o altro, come se non ci fossero emozioni in quelle parole. Ero fottutamente confuso sul perché. Non era nemmeno colpito?

«Io…» Ingoiai la saliva, facendo del mio meglio per continuare quello che stavo per dire. Sapevo che dovevo essere contento che non si fosse scatenato su di me… Ma perché mi sentivo strano? Mi sentivo così senza fiato come se fossi stato strangolato con quelle sue parole vuote. Faceva così freddo che mi stavo raffreddando.

«Hai perso la lingua?» disse in silenzio. Troppo silenzioso per me.

«La mia moto si è rotta e Vegas si trovava lì, quindi mi ha dato un passaggio a casa.» risposi nel tono più disinvolto che potessi fare.

«Te l’ho già detto, Porsche. Smettila di scherzare con Vegas.» rispose pigramente, come se non gli importasse affatto. Kinn non si preoccupò nemmeno di chiedermi perché diavolo la mia moto si era inceppata o altro e continuò a evitare il mio sguardo… «Te lo dirò un’altra volta Porsche… Smettila di andare in giro con Vegas.»

A questo bastardo interessava solo di Vegas. Non gli importava di me.

«Come mai?» chiesi con voce piuttosto rigida, ma lui mi guardò solo con sguardo assente. Non avevo idea di cosa diavolo volevo sentire. Sapevo solo che ogni gesto che faceva mi feriva profondamente. 

Perché sei così freddo con me, Kinn?

«Te l’ho detto. Se qualcuno ti trova in giro con lui, non va bene. Al giorno d’oggi è facile accendere un fuoco.»

«Questo è l’unico motivo… Giusto?» chiesi senza fiato. Volevo maledire me stesso per essermi sentito così e aver lasciato che le mie emozioni prendessero il sopravvento perché pensavo che forse gli importava qualcosa di me. Ma chi stavo prendendo in giro? Non gliene fregava un cazzo.

Cazzo, fammi capire Kinn, me lo stai chiedendo solo perché ti preoccupi di Vegas e nient’altro?

«…No.» Mormorò improvvisamente, facendomi rabbrividire alla sua risposta. Kinn poi mi guardò, il tipo di sguardo che andò dritto al mio petto. Gettò il mozzicone di sigaretta nel posacenere mentre io ero perso nelle sue azioni, e non sapevo più in cosa diavolo avrei dovuto credere.

Le altre volte, quando rimanevamo soli nella sua stanza, quel bastardo non avrebbe perso la possibilità di ottenere il massimo da me. Ma quel giorno era stato diverso, come se il Kinn che avevo incontrato all’inizio fosse tornato, insieme ai suoi muri che erano troppo difficili da scavalcare.

Stavo aspettando di sentire la sua prossima frase e sperando in qualcosa di più di una semplice risposta blanda… Ma perché sentivo che non avrebbe detto altro?

«Dammi i fascicoli che ti ho detto di sistemare. Li darò a mio padre.» Kinn rispose formalmente e tornò a guardare il suo computer. Ancora non sapevo quale fosse stata la ragione del suo improvviso cambio di atteggiamento.

Ma perché devi essere così? Perché ti comporti come se non fossi niente per te?

Se avessi saputo che questo bastardo mi avrebbe trattato così, avrei ascoltato quello che aveva detto Pete e non mi sarei mai fatto coinvolgere da lui.

Serrai forte le labbra, facendo del mio meglio per non iniziare una protesta per il freddo trattamento di Kinn. Avrei voluto chiedergli cosa fosse successo, e perché diavolo si comportava in quel modo… Ma quando mi voltai a guardarlo, il bastardo si era messo le cuffie e si era rimesso davanti al suo dannato computer.

C’erano molte persone tra cui scegliere… Ma perché diavolo dovevo essere io, Kinn?

Perché cazzo un giorno hai iniziato a prenderti cura di me e quello dopo hai chiuso completamente? Le parole di Big erano corrette? Sono davvero solo un giocattolo? Sono come una di quelle persone con cui sei andato a letto prima?

Odiavo quella sensazione e odiavo me stesso per aver lasciato che prendesse il sopravvento. E quel che era peggio, era che mi aspettavo persino qualcosa di più da lui.

Mi piegai e iniziai a sfogliare i fogli per trovare la cartella che Kinn mi aveva chiesto. Quei file davanti a me erano in tailandese, ma il testo era così graffiante che la mia mente era in confusione. Indugiai lo sguardo sulla cartella davanti a me per un tempo terribile e non osai guardare nella direzione di Kinn. Era stato un sollievo che i fogli fossero disordinati, almeno avevo avuto un motivo per concentrarmi su qualcosa e prendermi una pausa dalla faccia di Kinn e da quella fottuta atmosfera fastidiosa che aleggiava su di noi.

«Porsche?» La voce di Kinn echeggiò improvvisamente attraverso il mio orecchio e fui immediatamente riportato alla realtà. Presi il documento di cui aveva bisogno e mi diressi alla sua scrivania. Era proprio di fronte a me, ma non osai alzare lo sguardo per incontrare il suo e mi limitai a posare la cartellina sul tavolo.

«Questo è il documento che hai chiesto. Se non hai più bisogno di me, me ne vado.» Ero intento ad uscire dalla sua stanza quando improvvisamente le mani fastidiosamente grandi di Kinn mi afferrarono il braccio per fermarmi. Venni preso alla sprovvista e quando guardai nella sua direzione, Kinn mi stava fissando attraverso i suoi occhi verdi. 

«Sono abbastanza stanco ultimamente…» disse tra sé e sé, emettendo il tono più dolce che avessi mai sentito da lui, prima di far scivolare lentamente le dita lungo il mio braccio per ottenere una presa morbida sulla mia mano.

Mi massaggiò delicatamente il palmo come se stesse cercando di trasmettermi qualcosa senza avere il coraggio di dirlo ad alta voce. Non sapevo cosa avrei dovuto provare per le sue azioni, ma era troppo presto per rallegrarsi. Sapevo che era successo qualcosa e aspettai che continuasse quello che stava per dire. Se era stanco, allora perché? Per quale motivo? Ero stato con lui tutto il tempo, e non l’avevo nemmeno visto alzare un dito per essere così esausto.

Kinn continuò a tenermi la mano e rimanemmo così per un minuto o due prima che qualcuno decidesse di disturbare il nostro piccolo momento.

Il suono del bussare alla porta si fece sentire, e alla fine uno dei suoi uomini entrò per parlare con il suo padrone. 

«Khun Kinn hai un ospite.»

Nel momento in cui Kinn sentì l’ultima parola della frase di quest’ultimo, lasciò immediatamente la mia mano e rivolse lo sguardo verso la direzione del nuovo arrivato.

Rimasi un po’ scioccato dalla sua reazione improvvisa, ma quando la mia attenzione si spostò verso la porta, venni accolto da un volto familiare. Il mio cuore tremò mentre la figura di fronte a me camminava lentamente nella nostra direzione. Tutte le domande nella mia testa avevano improvvisamente trovato le loro risposte. Ne ero sicuro, non ero ancora pronto per quello.

«È da tanto che non ci vediamo Kinn. Ti ho portato un regalo.» Una voce dolce e sommessa uscì da quest’ultimo, lasciando Kinn rigidamente seduto sulla sua sedia. Il nuovo arrivato mi lanciò un’occhiata prima di riportare lentamente lo sguardo su Kinn.

Era Tawan, l’ex fidanzato di Kinn.

«Kinn… Non ti piace?» chiese Tawan quando notò che Kinn non rispondeva. Gli mise il broncio mentre inclinava la testa per incontrare lo sguardo di Kinn. Mi morsi l’interno della guancia mentre osservavo la familiarità di quei due.

Cazzo, sto sognando. Anche il suo viso è carino, come posso competere con lui!? Aspetta… Innanzi tutto perché diavolo mi sto paragonando a lui?

Rimasi in silenzio controllando le mie emozioni mentre sentivo l’atmosfera pesante che si stava accumulando. Mi sentivo soffocare come se fossi strangolato dalle emozioni contrastanti che riuscivo a malapena a contenere.

Il nome di quel tizio gli stava davvero bene, perché stava fottutamente splendendo come il sole e io ero solo una semplice ombra che non poteva nemmeno guardarlo. Erano indubbiamente fatti l’uno per l’altra. Chi ero io per mettermi in mezzo?

«Grazie.» Kinn mormorò improvvisamente dopo essere rimasto stordito per un po’. Il bastardo si alzò, si diresse verso Tawan e prese il dono dalla sua mano.

Guardai ogni fottuta mossa che facevano: Tawan era timido davanti a Kinn e il bastardo non riusciva nemmeno a guardarlo. La scena davanti a me era come uno di quei film in cui l’eroina incontrava per la prima volta il suo partner dopo tanto tempo. Dai loro sguardi e dalle loro azioni mostravano solo che si conoscevano molto bene. Tawan stava cercando di riconquistare Kinn? E il bastardo stava cercando di resistere, ma ovviamente non poteva. Se Kinn non provava più nulla nei suoi confronti, non si sarebbe comportato così.

L’intimità tra quei due era così travolgente, come se fossero stati risucchiati in un’altra dimensione troppo luminosa. Molto diverso da dove mi trovavo io, con l’oscurità invisibile intorno a me. Un solo sguardo verso di loro e già avevo capito che non appartenevo a quel lato, al lato in cui era seduto Tawan in quel momento, e non appartenevo nemmeno a Kinn. La camera era abbastanza spaziosa, ma mi sembrava di non avere un posto dove stare, mi sentivo come un intruso.

La frustrazione e l’incertezza che avevo provato in quegli ultimi giorni stavano diventando troppo per me da sopportare. Odiavo tutto, odiavo quella sensazione. E mi odiavo per aver lasciato che questo mi consumasse. Stavo affogando nel fiume dei miei pensieri quando all’improvviso la voce di Tawan echeggiò.

«Kinn, posso parlarti… Da solo?» Il bagliore negli occhi di Tawan svanì improvvisamente mentre indugiava con lo sguardo nella mia direzione. Sì, volevo uscire, scappare da lì il prima possibile ma i miei piedi non si muovevano, come se fossero incollati al dannato pavimento. Il mio corpo stava tremando leggermente per la tensione mentre stringevo forte i pugni.

Kinn imitò il gesto di Tawan e guardò nella mia direzione. Ma il suo sguardo non incontrò mai il mio, dalla freddezza con cui mi trattava mi stava chiaramente evitando. 

«Cosa devi dirmi?» Mormorò verso Tawan.

La loro intimità, il gesto e persino l’atteggiamento di Kinn nei miei confronti erano come una raffica di proiettili che mi piovevano addosso e io tremavo impotente a ogni colpo. Non avevo più un posto lì, non appartenevo a quel posto e faceva male, cazzo.

Ma se Kinn avesse avuto il coraggio di guardarmi e avesse scelto me al posto suo…

«Cavolo… Io… Solo…»

Sarei stato felice?

Il rumore della porta che veniva sfondata per poi aprirsi rapidamente attirò l’attenzione di tutti, ci ritrovammo a fissare quella direzione. Era Tankhun, che si era svegliato da poco, e camminava dritto nella nostra direzione con un’espressione accigliata.

«Che cazzo ci fai qui!?» gridò nel momento in cui entrò dalla porta, sollevando l’atmosfera pesante che ci circondava.

«P’Khun.» Tawan si alzò dal divano e si costrinse a sorridere mentre il bastardo lo insultò in segno di saluto.

«Kinn, perché diavolo hai fatto entrare questa puttana!?» ruggì Tankhun a Kinn.

«Questo è abbastanza Khun. Esci, ora.» Kinn afferrò il braccio di suo fratello maggiore per fermarlo, ma Tankhun era tutt’altro che calmo e non si sarebbe arreso facilmente.

«P’Khun, ho un regalo per te.» Tawan tentò la fortuna e stava per consegnare a Tankhun il suo regalo, ma Khun si rifiutò di accettarlo e allontanò le mani di Tawan.

«Ringrazia!» Senza alcuna onorificenza, Kinn aggredì suo fratello maggiore, facendomi volgere lo sguardo di lui. Perché diavolo quel bastardo si era comportato così con Tankhun? Tawan era più importante di tuo fratello?

«Allora perché diavolo sei tornato!? Cosa vuoi da mio fratello eh!? Non ne hai avuto abbastanza!?» Tankhun scagliava parole come coltelli e non si preoccupava nemmeno di quello che avrebbe provato il destinatario. Kinn quindi bloccò la strada a quest’ultimo con il suo corpo e mi fece frettolosamente cenno di andare ad aiutare.

«Porsche. Prima porta via Khun da qui.» disse Kinn con voce autoritaria, lasciandomi senza parole. Con la frustrazione e la gelosia che si accumulavano in me, potei solo lanciargli un’occhiata. Ero senza parole, e l’unica cosa che potevo sentire era il dolore puro che riecheggiava nel mio cuore. Sapevo che non stava cercando di scacciarmi direttamente e voleva solo che suo fratello maggiore la finisse con i suoi capricci, ma cazzo. Perché mi sentivo buttato via? Avrei dovuto essere contento di aver avuto questa possibilità di scappare, ma non riuscivo a fare a meno di sentirmi una merda.

«Khun…» mi diressi verso Tankhun e gli chiusi il collo con il braccio sinistro prima di trascinare in fretta il bastardo fuori dalla stanza. Gli occhi di Tawan erano su di me mentre riuscivo a far uscire quel pazzo bastardo. Poi rivolsi il mio sguardo a Kinn, che sembrava piuttosto turbato dall’atteggiamento di suo fratello e non si prese nemmeno la briga di incontrare il mio, ma invece distolse lo sguardo ed osservò dall’altra parte.

«Ugh! Porsche! Perché diavolo mi stai fermando!?» protestò Tankhun mentre uscivamo dalla stanza di Kinn per incontrare Pete. I bastardi erano in piedi davanti alla stanza di Kinn, senza nemmeno preoccuparsi di afferrare il loro padrone.

«Oi! Aiutatemi!» dissi loro, ma sembrava che nessuno osasse venire.

«Non possiamo.» replicò Arm, che stava facendo del suo meglio per nascondere la sua voce tremante.

«Eh? Perché?» chiesi infastidito mentre trascinavo Tankhun per il colletto e lo lanciavo verso le sue vigliacche guardie del corpo. Ma nel momento in cui feci ciò che mi era stato chiesto, i bastardi si allontanarono e non osarono toccare un solo capello del loro capo.

«Il signor Tankhun ci ha ordinato di farlo. E se gli disobbediamo, ci punirà.» Uno dei suoi uomini mi sussurrò ed io tirai un sospiro di frustrazione. Ero così stufo, ma anche contento di essere riuscito a trascinarlo fuori dalla stanza. Allora lo portai da solo e lo buttai sul divano per calmarlo. I suoi uomini furono presi dal panico per le mie azioni, ma il bastardo ebbe ancora del fegato e protestò contro di me.

«Perché mi fermi, Porsche!? Lo faccio solo per aiutarti!» disse Tankhun guardandomi. Ero ancora scioccato dall’improvviso ritorno del passato di Kinn e ora un altro mi stava dando sui nervi. Fanculo!

«Khun, non è stato educato farlo. Tawan potrebbe trovare questa casa poco accogliente se continui a fare quello che hai appena fatto.» Pete aggiunse per aiutarmi a calmare il bastardo mentre bloccavo Thankhun.

«Non è il benvenuto qui comunque! Perché devo ancora essere gentile con lui? Non se lo merita! E non merita di stare con Kinn perché quel posto appartiene a Porsche! #PorscheTeam!» Tankhun rispose ad alta voce, sottolineando l’ultima parola che aveva appena mormorato. Quello poteva significare solo una cosa: quel bastardo lo sapeva fin dall’inizio. Sentendomi piuttosto esausto per gli eventi di quel giorno, mi accasciai semplicemente sul divano, tenendomi una tempia. La massaggiai delicatamente per alleviare la tensione

«Non puoi lasciare che quel dannato moccioso si intrometta tra voi due, perché è una brutta cosa! Sai cosa ha fatto a Kinn?»

«Khun..» disse Pete.

«Quando quel moccioso usciva con Kinn, andava a prostituirsi con altri! Era troppo infedele ma Kinn era uno stupido perché accettava ancora quella troia! E ora vuole scusarsi!? Dopotutto le cose che mio fratello ha affrontato!? Kinn è rimasto persino traumatizzato a causa di quello che ha fatto! E ora che Kinn sta cercando di aprirsi ancora a un nuovo amore, quel bastardo non lo lascia solo!». Tankhun mi aveva raccontato seriamente i fatti. Ero perso nelle sue parole e dubitavo che stesse davvero dicendo la verità o solo inventando le cose. Dovevo credere a lui?

«Dai amico, non lasciare che questo ti influenzi. Tawan probabilmente voleva solo visitare il signor Kinn e questo è tutto.» disse Arm, cercando di sollevare l’atmosfera pesante che si era creata dentro di me da quella mattina. Ma Tankhun non lo lasciò continuare e gli lanciò un’occhiata pericolosa.

«Una persona come lui non sarebbe soddisfatta solo di una visita. Lo so perché sono stato suo amico prima… Quella volpe furba ha sicuramente un piano nascosto. Non lasciargli ottenere ciò che vuole cognato! Non voglio più vedere mio fratello in quel dannato buco infernale.»

«Cognato?» Uno dei suoi uomini borbottò e il piccolo bastardo grugnì immediatamente in risposta.

«Perché? Hai un problema con questo!?»

«N-nessuno Khun… Sono solo…»

«Solo cosa!?»

«U-uhm…»

Tankhun continuò a blaterare su Kinn e su come voleva che ci fossi io al posto di Tawan come suo ‘cognato’. Voci diverse echeggiavano mentre continuavano a discutere e scambiavano opinioni su cosa stava succedendo. Li guardai senza espressione come se stessi guardando uno spettacolo e loro fossero il cast. Potevo vederli parlare con me, ma ero così perso nei miei pensieri che non riuscivo nemmeno a capire cosa stessero dicendo. I pensieri e le emozioni che avevo cercato di reprimere in quegli ultimi giorni erano già scoppiati e si erano riversati proprio davanti alla mia faccia. Mi veniva da piangere ma non mi scendevano lacrime dagli occhi.

Perché Kinn si comportava così? Si aspettava che Tawan tornasse? Era per questo che mi aveva evitato? Era stata una sorpresa? O era sempre stato consapevole e si era avvicinato a me solo come sostituto e alla fine mi avrebbe buttato via una volta che Tawan fosse tornato?

La mia testa era completamente in disordine mentre facevo del mio meglio per non pensare troppo a quello che era successo. Sospirai di nuovo e afferrai un parte dei capelli spostandoli indietro.

Il fatto che Kinn amasse ancora Tawan non era impossibile, altrimenti non avrebbe conservato quelle foto e i loro video se non provasse nulla nei confronti di quella persona. Il solo pensarci mi fece capire che non gli importava affatto di me e che quello che avevamo era solo una semplice scintilla del momento, niente di più.

«È solo l’ex di Kinn! Non devi essere così duro con te stesso! Faccio il tifo per te!» dichiarò Tankhun, e potei solo sospirare in risposta. 

Perché sei così Khun? Tutto quello che hai detto… È vero? O solo un altro gioco che ti gira in testa? 

Ma se fosse stato falso non sarebbe stato così turbato dalla presenza di Tawan. Non ce la facevo più.

Quei pensieri mi avevano già ridotto in poltiglia e non avevo più la forza per contrattaccare.

Ma Kinn non sarà così stupido da fare pace con Tawan… giusto?

«Ahhh! Perché diavolo sto pensando in questo modo?» Sembravo un ragazzo geloso!

Ero in crisi mentale quando Pete si avvicinò e mi diede un leggero colpetto sulla spalla. «Usciamo a fumare, Porsche.» sussurrò e io annuii solo in segno di assenso. 

Sistemai le pieghe dei miei vestiti prima di salutare Tankhun, ma il bastardo era troppo preoccupato da quello che era successo, così non aspettai nemmeno che rispondesse. Aprii la porta, Pete e io ci dirigemmo verso le scale, ma venimmo immediatamente accolti da una figura che se ne andava.

Era Tawan, che era appena uscito dalla stanza di Kinn. Ci fermammo un secondo ed aspettammo che Tawan se ne andasse, ma quest’ultimo si fermò davanti a noi, mi guardò da capo a piedi prima di inviarmi un sorriso astuto, poi se ne andò. Rimasi un po’ stordito e il mio sguardo seguì il bastardo.

«Che cos ‘era quello?» Pete sussurrò e io mi limitai a fare spallucce in risposta. Sembrava che mi fossi fatto un nuovo nemico senza nemmeno provarci. Forse entrambi non ci stavamo simpatici.

Pete ed io stavamo per riprendere a camminare quando improvvisamente una fastidiosa voce baritonale echeggiò da dietro. E qui pensavo di averne già abbastanza, ma comunque i bastardi come loro non sanno mai quando fermarsi.

«Annusa lo senti?» disse il bastardo e io arricciai il naso alla sua dichiarazione. Non avevo sentito alcun odore sgradevole, a parte questi due, che stavano provando a prendermi in giro

«Annusare cosa P’?» L’altro rispose.

«È come un odore rancido con una distinta puzza pungente… proprio come…»

«Spazzatura?» rispose l’altro. 

Sentii il sangue bollente salire alla tempia e la mia vista si offuscò di rabbia.

«Sì. Che peccato, forse qualcuno l’ha lasciato per terra e non si è nemmeno preso la briga di raccoglierlo. Hahaha!»

E con questo, la mia pazienza si spezzò. Stavo per strangolare Big in ogni modo possibile insieme alla sua bocca sudicia, ma Pete mi bloccò il collo con il braccio e mi trascinò di sotto, in giardino. La mia testa era fumante mentre facevo del mio meglio per non soccombere alla mia rabbia. 

Quel fottuto bastardo! Uno di questi giorni lo avrei davvero pestato per bene! Quei bastardi stavano solo aspettando la loro opportunità e ora era il momento migliore per vendicarsi! Kinn, che mi stava ignorando a suo piacimento, aveva solo aggiunto benzina al fuoco e mi aveva bruciato pezzo per pezzo.

Pete emise un sospiro mentre mi guardava rabbrividire di rabbia. «Ehi. Non lasciare che questo ti influenzi. Quei bastardi stavano solo scherzando.» disse, e mi diede un colpetto sulla spalla. Guardai indietro, prima di spostare lo sguardo altrove. Pete si accese una sigaretta ed io imitai il suo gesto, facendo un profondo tiro.

Quella giornata era stata così stressante che il primo tiro di nicotina sembrava quasi come mangiare un biscotto al cioccolato: un piacere calmante. Entrambi facemmo qualche tiro prima che Pete parlasse improvvisamente. 

«Ti sei già innamorato di lui, vero?» disse lentamente guardando verso il giardino. Non si spinse oltre e rimase in silenzio. Pete non mi guardò direttamente, forse perché sapeva già a cosa stavo pensando, e stava solo tentando la fortuna sperando che gli rispondessi di no, ma non lo feci. Rimasi in silenzio per un po’, ed entrambi continuammo a fumare.

Sapevo e sentivo dentro di me che mi ero già innamorato di lui, e mi sentivo così bene che mi aveva cambiato. Mi aveva dato abbastanza coraggio per aprire la mia mente alla possibilità che il piacere di qualcuno non doveva essere limitato al sesso dell’altra persona. Quel sentimento verso Kinn mi aveva dato il coraggio di combattere contro il mio io interiore e aveva cambiato la mia visione riguardo al significato più profondo della vita e dell’amore. Avevo iniziato ad accettare una realtà che prima non trovavo possibile. Avevo accettato il fatto che Kinn avesse approfittato della mia debolezza e invece mi ero innamorato di lui.

Ma in quel momento mi sentivo così escluso! Come se fossi il solo a portare tutti quei sentimenti senza nessuno che mi aiutasse.

«Non importa cosa succede Porsche, hai ancora me.» Pete si voltò a guardarmi con così tanta preoccupazione negli occhi, che era come se avesse sentito i miei pensieri. Gli lanciai un’occhiata e non potei fare a meno di pensare a quello che mi aveva detto per tutto questo tempo.

‘Più sali in alto, più fa male quando cadi.’

Ed era quello che stavo provando in quel momento.

«Io non sono diverso dagli altri… Vero?» chiesi dolcemente, quasi soffocando un singhiozzo mentre accendevo un’altra sigaretta. Pete strinse forte la bocca e mi fissò con un’espressione preoccupata mascherata su tutto il viso. Continuai a fumare la mia sigaretta mentre sentivo bruciare il bordo degli occhi. Delle lacrime calde iniziarono a riempirmi i bulbi oculari, ma ero uno testardo e non volevo lasciarle cadere davanti a Pete, anche se era lui. Nessuno avrebbe dovuto vedermi arrabbiato con Kinn. Non lo avrei permesso per niente al mondo. 

Pete mi guardò in silenzio, non discutemmo oltre e continuammo a riempirci i polmoni di fumo. Quando finii la mia terza sigaretta lo salutai e andai dritto dentro casa. Dato che Kinn mi stava ancora ignorando, rimasi in silenzio nella mia stanza. Lo stronzo mi aveva risparmiato la fatica di vederlo e di volergli sferrare un pugno in faccia, cazzo.

Mi sdraiai sul letto, con il braccio appoggiato dietro la testa mentre facevo del mio meglio per addormentarmi. Era stata una giornata stancante, e una buona notte di sonno avrebbe dovuto essere piacevole per ricaricare le mie energie… Ma cazzo non riuscivo a dormire. Provai a cambiare posizione e a trovarne una buona, ma diavolo non funzionava. Sistemai il cuscino e lo misi su un fianco nella speranza di riuscire ad ottenere un risultato diverso, ma cavolo era stata tutta una perdita di tempo, non riuscivo a dormire. E tutto quello a cui stavo pensando era la stessa cosa, ancora e ancora. Ero così perso nei pensieri che non mi ero nemmeno accorto che era già l’alba. Quel giorno era l’alba ed avrei dovuto iniziare a lavorare alle dieci ma non avevo più energie.

Kinn mi stava evitando, quindi non dovevo andare al lavoro così presto, giusto? Solo pensando all’atteggiamento di quel bastardo nei miei confronti, ero già esausto da morire. Oltre a ciò, nella mia mente c’era lo sguardo fisso ininterrotto dei suoi uomini come se mi stessero uccidendo in ogni modo possibile.

Kinn bastardo! Perché diavolo non riesco a smettere di pensare a te!? Come vorrei che tu fossi quello che sta soffrendo per questa tortura emotiva!

Con lo sfinimento causato dal troppo pensare e la mancanza di sonno, di tanto in tanto mi ritrovavo a assopirmi. Provai a giocare ad alcuni giochi sul mio telefono per scongiurare il sonno, ma comunque non riuscivo a smettere di sbadigliare. Mandai un messaggio a Tem e gli chiesi se era libero o qualcosa del genere, ma il bastardo non aveva ancora risposto a nessuno dei miei messaggi. Forse perché era troppo preso dalle cose scolastiche.

Era già tardi e non avevo affatto fame. Avevo solo bevuto acqua tutto il giorno ed ero andato a letto subito dopo. Pete aveva cercato di convincermi a prendere qualcosa per riempirmi lo stomaco, ma ero troppo irrequieto per mangiare. Il giorno era passato e non avevo fatto niente se non rimanere nella mia stanza. Con mia sorpresa, qualcuno bussò alla mia porta e mi alzai per controllare chi fosse

«P’Chan.» Era in piedi dall’altra parte della porta. Alzai in fretta le mani in segno di rispetto e fui accolto da uno sguardo rigido sul suo viso.

«Non devi lavorare oggi?» Mi chiese quest’ultimo con tono serio. Abbassai la testa e risposi.

«Si, ma mi sono alzato abbastanza tardi, scusa.» Ero stato chiuso nella mia stanza tutto il giorno e non potevo davvero biasimarli se mi avessero decurtato lo stipendio. Alzai lo sguardo per incontrare quello di P’Chan e lui scosse leggermente la testa, poi mi porse un documento.

«Porta questo a signor Kinn e controllali. Le guardie mi hanno detto che non hanno mangiato niente da questa mattina.» Cercai con riluttanza di prendere i documenti prima di prendere omaggio a P’Chan che se ne andava.

Loro? Kinn era con qualcuno? Non era che mi importasse però. Ma perché diavolo dovevo essere io a portarglielo? Non osavo ancora affrontarlo.

Dio, perché è così difficile?

Chiusi la porta, camminai verso il mio letto mentre facevo avanti e indietro guardando i documenti nelle mie mani. 

Sono l’unico in questa casa? So di essere il capo delle guardie del corpo di Kinn, ma perché cazzo dovrei essere io a consegnargli questi documenti? Di tutto il tempo… Perché adesso?

Pensai tra me e me, prima di gettare le cartelle sul mio letto e accasciarmi su un lato. Chiusi gli occhi, facendo del mio meglio per calmarmi. Dovevo fingere di svenire? Ma P’Chan mi aveva già visto, quindi era un no. Oppure avrei dovuto sbattere il piede contro l’angolo del letto e dire loro che non potevo andare perché ero ferito?

Sei così stupido Porsche, a cosa diavolo stai pensando!?

Mi presi il viso e mi stropicciai gli occhi con rabbia. Non avevo più scuse e stavo passando troppo tempo nella mia stanza. P’Chan mi avrebbe sgridato di sicuro se non fossi andato subito. Feci un sospiro e mi alzai dal letto. Mi avvicinai allo specchio, sistemai la piega dei miei vestiti prima di salire le scale. Anche se mi sentivo rigido e stanco per fare qualsiasi cosa, il mio corpo sembrava avere un’energia propria.

Raggiunsi la stanza di Kinn e, senza ulteriori indugi, entrai come al solito perché non mi ero mai preso la briga di bussare per primo. Stavo per andare dritto al tavolo di Kinn per gettare i fascicoli e andarmene il prima possibile, ma i miei piedi si congelarono sul posto come se fossero stati bloccati da una tonnellata di colla al pavimento.

Le mie mani tremavano per lo shock, mentre guardavo una scena orribile che si era palesata davanti ai miei occhi.

Era Kinn, seduto sul divano con qualcuno di familiare a cavalcioni su di lui. Osservando più chiaramente, vidi che era Marsh, il ragazzo preferito di Kinn. I loro vestiti erano in disordine e sul punto di cadere mentre le loro mani viaggiavano sui loro corpi con noncuranza.

I miei occhi tremarono mentre sentivo il freddo colpire tutto il mio corpo. Strinsi il petto con una mano e feci del mio meglio per trattenere le lacrime dal cadere.

Fa male. Perché cazzo fa così male?

Kinn sentì improvvisamente la mia presenza e quando i miei occhi incontrarono i suoi, allontanò immediatamente Marsch dal suo grembo. Ero così perso dalla scena che non sapevo cosa fare o come reagire. Come se la storia si ripetesse, ma questa volta, con un impatto diverso su di me. Sentii un liquido caldo scendere lungo la mia guancia prima di uscire il più velocemente possibile.

Ieri era Tawan, e ora questo? Perché cazzo mi stai facendo questo, Kinn!?

Perché diavolo devi sbattermi in faccia il fatto che non ti senti allo stesso modo!? Non ce la faccio più, cazzo! Ne ho avuto abbastanza…

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