KINNPORSCHE – CAPITOLO 8

Dimenticato

-Porsche-

Mi aggrappai al bordo della piscina con uno sguardo accigliato, quel giorno mi ero concentrato a malapena sull’esame. Mi sentivo come se avessi potuto tuffarmi in acqua ed essere spinto sul fondo, ma in ogni caso sarei comunque sopravvissuto.

Continuavo a pensare ai pesci che avevo ucciso la scorsa notte e non sapevo cosa sarebbe successo dopo. Non ero preparato per ulteriori problemi in quel momento. Volevo annegare da solo dopo aver scoperto che tutti quei pesci koi erano morti perché sensibili ad un ‘liquido’ estraneo che si era riversato nello stagno. 

«Perché hai quella faccia stressata da tutto il giorno?» Tem nuotò verso di me e Jom che era accovacciato vicino alla piscina si unì a noi. Mi guardarono timidamente. Le attuali condizioni fisiche di Jom non gli consentivano di sostenere l’esame di nuoto quel giorno, quindi doveva invece fare un rapporto scritto.

«Che diavolo. E il mio tempo? Bene, ho visto il professore tagliare il tuo punteggio.» Feci un respiro profondo, cosa che li rese ancora più confusi perché di solito non mostravo le mie emozioni a nessuno. Tranne quella volta perché ero davvero stressato.

«Sono davvero stressato.» Dissi mentre mi sollevavo dalla piscina e mi sedevo accanto a Jom.

«Dimmi, se qualcosa ti dà fastidio forse posso aiutarti.» Tem, che ancora galleggiava nell’acqua, mi guardò preoccupato. Più guardavo come nuotava quel bastardo mentre indossava una cuffia arancione, più l’immagine di un pesce koi fluttuava nella mia mente.

Accidenti!

Se avessi ucciso accidentalmente un pesce altrove, mi sarei solo scusato. Ma avevo ucciso dei pesci koi che apparteneva all’amato primogenito della famiglia mafiosa! Mi avrebbe sparato?

«Cosa dovrei fare?!» Con ansia mi sfiorai il viso con entrambe le mani. I miei due amici probabilmente si sentirono ancora più a disagio perché era la prima volta che  mi vedevano in quello stato. 

«Cosa ha fatto quel bastardo mafioso? Lo sistemo io!» Disse Jom con una faccia dura fino a quando Tem gli spruzzò dell’acqua addosso e gridò.

«Ohoi, guarda come sei messo bastardo! Sei un tale chiacchierone!»

«Sì, sarebbe divertente, guarda cosa mi hanno fatto, dai!» La faccia di Jom era ancora arrabbiata quando ne parlava. Mi dispiace per aver usato il suo nome quando Kinn aveva chiesto il mio e gli avevo spiegato tutto, ma ovviamente era arrabbiato. Quindi, mi ero offerto volontario per provvedere al suo pranzo per tutto il mese ed era tornato alla normalità, era  tale un fastidioso bastardo. 

Da quel momento entrambi sapevano che lavoravo per la mafia. Certamente si erano opposti ed erano preoccupati per la mia scelta, ma spiegai loro che l’avevo fatto a causa della casa e delle minacce di quel bastardo di Kinn. Oltre, l’offerta che avevano fatto era stata piuttosto allettante. Avevano accettato la mia spiegazione, ma non erano ancora d’accordo con la mia scelta.

«Tem puoi toglierti la cuffia prima?» Chiesi a bassa voce. Tem stava ancora galleggiando nella piscina e la sua testa mi aveva davvero ricordato un pesce koi e quello mi aveva reso mentalmente nervoso.

«Che cosa? Ho provato a scegliere un colore che mi si addica. Quando farai il test, otterrai buoni voti.» Disse Tem prima di togliersi la cuffia, poi si appoggiò allo schienale e si sedette accanto a me. «Tutto bene?» Chiese di nuovo Tem.

«Ho ucciso Elizabeth e Sebastian …» Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro.

«Accidenti Porsche! Bastardo! Hai fatto solo un giorno di lavoro e ti ha già ordinato di uccidere la gente? Chiama la polizia per farli arrestare!» Gridò Jom.

«MERDA!! HO UN AMICO ASSASSINO. ASSASSINO!!» Schiaffeggiai Jom con tutta la forza che avevo, non importava quanto fosse ferito dalle precedenti percosse.

«Merda! Di solito lo fanno nella vita reale in questo modo? Cazzo, Porsche! Devi smetterla.» Disse Tem con una faccia sorpresa. Si spostò un po’ più lontano da me e sembrava spaventato.

«Sono umani, merda!» Disse Jom brontolando. Ma prima che il suo balbettio continuasse, lo interruppi. «Non sono umani!»

«…»

I due rimasero in silenzio e aspettarono che continuassi le mie parole.

«Sono pesci!» Entrambi aprirono la bocca scioccati dalla cosa ed avevo paura che le loro mascelle cadessero letteralmente a terra. Dopo qualche istante sentii i loro sospiri di sollievo e tornarono alla normalità. 

«Cazzo … mi hai quasi fatto venire un infarto. Adesso sono sollevato. Quelli sono i nomi dei pesci? Eli … cosa?» Chiese Jom.

«Dato che sono i nomi dei pesci, pensavo mi avesse ucciso!»

Gli raccontai tutto quello che avevo vissuto dal mio primo giorno e quelle vicende li fece ridere. Non avevo potuto fare a meno di trasformare la mia faccia stressata in una risata che accompagnava la loro. Mi avrebbe chiamato oggi? Non volevo incorrere nel caos e non riuscivo a immaginare cosa avrei affrontato in seguito. Tem ribadì che potevo dimettermi in modo da non dover affrontare le conseguenze, ma non potevo.

Sembrava che non potessi fare altro che chiedere perdono e ricevere la punizione, dal momento che non potevo smettere di lavorare con loro. Inoltre avevo già firmato un contratto di un anno. Se lo avessi violato, dove avrei preso i soldi?

Mi alzai dalla piscina, andai a cambiarmi, guardai il cellulare e scoprii che il numero Kinn che non avevo salvato mi aveva chiamato otto volte. Potevo solo piangere per la mia vita e seguire il consiglio di Tem per affrontare questo problema, perché dopotutto non potevo scappare.

Esattamente alle sei, parcheggiai la moto e mi tolsi il casco, pregando Khun Phra Si Rattana rai di aiutarmi e proteggermi. Non appena i miei piedi toccarono terra, una guardia si avvicinò e mi chiamò.

«Ha chiamato Khun Kinn.» Presi un respiro profondo, chi dice che sospirare spesso avrebbe accorciato la vita? Si era scoperto che aveva ragione perché adesso ero vicino alla morte.

Camminai lentamente, salendo le scale senza sforzo mentre guardavo la grande porta di legno che attraversai lentamente. L’atmosfera nella stanza era completamente silenziosa. Kinn non era solo, suo fratello maggiore era seduto con le braccia incrociate e con un’espressione accigliata. Mi guardò con malizia, evitai quello sguardo ma anche Kinn mi fissò.

Sapevano già che ero io …

«Assassino, perché hai ucciso i miei pesci?»

«…»

Non dissi niente, ero troppo stanco per dire qualcosa. Ingoiai ogni possibile imprecazione che cercava di uscire dalla mia bocca.

«Oh … mi dispiace per te.» Era Kinn. Lo disse con un tono normale che non traspariva alcun sentimento, ma ero certo che si facesse beffe, ed era rivolto a me.

«…» Avevo ancora problemi a dire qualcosa.

«O diresti che non l’hai fatto?» Kinn inarcò le sopracciglia.

«Come potrebbe non essere lui? La CCTV l’ha registrato chiaramente. All’inizio pensavo fosse la tua prima volta, ma ora sono arrabbiato. Dove pensi di averla fatta?» Disse Khun.

Accidenti!! Prese l’iPad, mi mostrò il video mentre stavo esaudendo il richiamo della natura di quella notte e pizzicò anche lo schermo per ingrandire il punto in cui le mie mani stavano dirigendo il mio orgoglio verso la piscina.

«Scusate.» Quando capii che quella faccenda non sarebbe finita così facilmente, decisi di scusarmi a bassa voce.

«Cosa ti hanno fatto? Li ho amati così tanto!» L’urlo sembrava un piagnucolio. Occhi gonfi e rossi, impassibili che mi fissano pieni di rabbia.

«Insegna alla tua gente a comportarsi bene! Uffa… me ne vado ma terrò gli occhi su di lui! Andiamo via tutti!»

Il figlio maggiore di una famiglia mafiosa che cercava di reprimere un piagnucolio mi aveva fatto quasi ridere, anche se la situazione era molto tesa quando ero arrivato e non sapevo perché mi sentivo un deficiente.

La grande porta si chiuse e un gruppo di loro sembrava stesse preparando un corteo funebre per me. Mi guardai dietro le spalle un po’ sollevato dal fatto che le guardie del corpo rimaste non fossero così tante come pensavo. Ma non so se ero nei guai e quando voltai la testa, il mio sguardo si scontrò con il viso di Kinn, che mi stava ancora fissando intensamente e pieno di dispiacere.

«Non senti alcun rimorso?» Si sedette con le braccia incrociate sul petto, l’irritazione era evidente sul suo viso.

«…» Mi inchinai il più in basso possibile prima di voltarmi indietro.

«Perché non sei andato in bagno? Non ti ho assunto per comportarti in modo stupido.» La voce era piatta e infastidita.

«Beh, non lo sapevo. Lo stagno, ho visto che era tutto nero, quindi ho pensato che fosse una grondaia.» Risposi. L’espressione sottile che era rigida per l’incidente precedente si attenuò un po’, così mi sedetti sul divano di fronte a lui.

«Chi ha detto che puoi sederti?» Il suono di un forte urlo mi colpì non appena il mio culo toccò il morbido cuscino, i suoi occhi verdi feroci di rabbia.

«Sono stanco!» Risposi casualmente.

Quell’uomo era pazzo, volevo solo sedermi, come poteva fermare il mio culo che si era già poggiato sul divano?

«Non so per cosa insultarti per primo. La tua pazza scusa per il pesce o il modo in cui ti comporti sempre così con me? Alzarti! Quello non è un posto per te.» Urlò di nuovo Kinn.

«Dannazione! Chi ti credi di essere!» Sibilai, prima di alzarmi dal comodo divano. Capii che nessun altro si sarebbe seduto vicino a lui. Ero stanco di avere un sistema gerarchico come quello. Allora cos’ero io? Non pensava che anche le persone come me si sarebbero stancate?

«E un’altra cosa!» Kinn andò a prendere il foglio sul tavolo e me lo gettò in faccia finché non cadde a terra

Che diritto aveva di comportarsi così? Lo guardai con rabbia.

«Sei una merda Kinn!» Dissi con voce rigida.

«Non chiamarmi così! Sai cosa diavolo hai fatto?» Si avvicinò a me ed io non avevo alcuna intenzione di indietreggiare.

Pensi di essere l’unico ad essere arrabbiato qui? Pensi che mi inchinerò a te?

«Cosa ho fatto? Che cazzo ho fatto?» Gli urlai di rimando.

«Porsche! Come osi alzare la voce!»

«Perché non lo dovrei fare? Lo faccio sempre!» Dissi onestamente. Se fossi stato sicuro, non sarei rimasto a fissarlo in questo modo.

«Hai una bocca impavida, eh!» Mi spinse forte il petto, abbastanza forte da farmi sbattere la schiena contro il muro. Mi sentii un po’ provocato.

Oh! Fottiti Kinn! Non mi importava più e feci un passo verso di lui, spingendolo indietro un po’ più forte finché quasi non cadde sul divano.

«Porsche!»

Si voltò e mi prese il polso così forte che persi l’equilibrio. Cerca di restare in piedi mentre mi tirava prima che si dondolasse, mi sbattesse sul divano e si sedesse sopra di me, a cavalcioni.

Ero sdraiato sul divano e lui mi stava bloccando. Notai quanto fosse arrabbiato da come mi fissavano i suoi occhi acuti e da come stringeva i denti. La stretta sul mio braccio era dolorosa. Anche se cercai di spazzarlo via con decisione, non mi ha lasciato andare. No, non potevo reagire perché quando Kinn si arrabbiava in quel modo, la sua forza aumentava notevolmente.

«Ti avevo avvertito di comportarti bene! Oggi, sai cosa hai sbagliato?» Lo fissai senza dire nulla, pensando a quanto fosse bello assistere alle scintille di fuoco che saettavano nei suoi occhi verdi. 

«Dannazione! Pensi che sia uno scherzo? Come hai compilato i rapporti? Sono sbagliati dalla prima pagina!» Strinse i denti con rabbia ad ogni parola ed il rumore dei suoi denti poteva essere sentito attraverso la stanza.

«Allontanati da me! Non riesco a respirare!» Provai a divincolarmi e riuscii a liberare le mani, ma non ad alzarmi perchè era seduto sopra di me. A quella distanza ravvicinata, potevo vedere la rabbia sul suo viso, lo sguardo infuocato e le sopracciglia scure contratte.

«Ti ammazzo, cazzo!» Stava ancora stringendo il mio polso e premette il suo corpo più vicino a me. Rimasi scioccato e trasalii allo stesso tempo quando scoprii che la sua faccia era a pochi centimetri dalla mia. Non credevo di avere la forza per combatterlo. Avevo anche cercato di liberarmi dalla sua prigionia. E quella sensazione di formicolio che mi era venuta lungo il braccio mi aveva lasciato senza fiato.

Provai a sollevarmi e a prenderlo a calci un paio di volte fino a quando non mi liberai dalla sua presa e Kinn si tuffò dall’altra parte del divano. Cercai in fretta di alzarmi e respirare attraverso la gola dolorante. Qualunque cosa fosse accaduta, non mi sarei arreso. 

Mettiamo alla prova i nostri punti di forza qui, ora!

«Merda! Non posso più occuparmi di te!» Non si voltò per vendicarsi di me e si limitò a colpire lo schienale del divano finché non si lasciò sfuggire un forte urlo.

«Sicuro, davvero? Allora vieni da me! Vediamo se riesci a sconfingermi.» Anche se sapevo che era più forte, credevo di poterlo battere se ci avessi provato davvero.

«Le persone come te sono veramente egocentriche …» Sospirò a lungo finché la sua rabbia si trasformò in sfinimento.

«Sto bene, sei tu quello che è egocentrico.» Esclamai leggermente guardando Kinn che strinse la presa alle sue tempie.

«Ho paura che un giorno potrei ucciderti accidentalmente.» Borbottò, cosa che ovviamente non mi interessava. Vedendo che non diceva nient’altro, mi voltai. Ero stufo di stare nella stessa stanza con quel bastardo. Dopo tutto quello che era successo, ero davvero incazzato e avevo intenzione di uscire.

«Chi ti ha dato il permesso di andare?» I miei passi si fermarono quando lo sentii.

Cosa c’è ora?

«Cos’altro vuoi?» Chiesi di rimando.

«Vai a cambiarti, io esco.»

«Quali vestiti?» Ero confuso.

«Sto uscendo, non ti lascerò venire vestito così.» Kinn alzò le sopracciglia per guardarmi dalla testa ai piedi. Quel giorno avevo messo una maglietta nera e dei jeans ed erano i vestiti più modesti che avevo. 

«Non mi cambierò.» Dissi alzando le mani per poi incrociare le braccia sotto il petto.

«Tu.devi.essere.vestito.bene!» Suonò con una voce intensa ed enfatizzò una parola alla volta.

«Allora non vengo!»

Si alzò dal divano e si avvicinò a me, ed io feci lo stesso senza permettergli di farmi più niente. Mi afferrò il polso mentre stavo per aprire la porta e mi sbattè rudemente contro la porta, bloccandomi contro di essa, ma io cercai di controbattere.

«Cosa fai?!» Tirai indietro il braccio, in modo abbastanza forte da sfuggire alla sua presa.

«Seguirai i miei ordini, o dovrei farti trascinare dai bastardi fuori?» Gridò ad alta voce contro la mia faccia.

Poi la sua mano mi tirò indietro, questa volta andò verso la porta, l’aprì e mi trascinò fuori. Le guardie erano in piedi appena fuori dalla porta, ovviamente stavano origliando, ma quando videro Kinn, finsero o di stare in guardia camminando avanti e indietro davanti alla stanza o di leggere un libro.

«Puoi camminare? O devo ordinare a loro di trascinarti?» Viddi le altre guardie del corpo fissarmi così allontanai di nuovo il braccio di Kinn e risposi.

«Sì! Ok ok.» Lo seguii, maledicendolo follemente nel mio cuore. Le persone come lui con quella natura dominante, non erano persone normali.

Se solo potessi picchiarlo …

«Papà è tornato?» Si fermò davanti alla stanza al piano di sotto e chiese a una delle guardie del corpo nelle vicinanze.

Alla fine della frase, mi afferrò per il braccio e mi trascinò dentro dove Khun Korn e P’Chan erano seduti a un grande tavolo, il che mi fece capire che quello era l’ufficio di suo padre.

«Cosa c’è?» Chiese il signor Korn aggrottando la fronte prima di ridere ad alta voce. Spinsi via di nuovo la mano di Kinn, poi mi voltai per alzare le mani e fare un saluto tradizionale a Khun Korn e P’Chan.

«PAPÀ! Non lo lascerò uscire con questi vestiti.» Kinn borbottò scortesemente a suo padre.

«Oh … ehi, ho sentito ieri che stavi cercando di bruciare la mia casa?» Khun Korn sospirò e si voltò per parlarmi ma non riuscii a rispondere.

«Papà, per quanto riguarda i vestiti, non voglio che indossi qualcosa del genere. Sai che ho un appuntamento con il signor Krit.» Anakinn disse. Khun Korn mi scrutò in silenzio dalla testa ai piedi.

«Se muoio giovane è a causa tua, mi fai davvero venire un mal di testa.» Khun Korn borbottò e si massaggiò le tempie.

«Porsche, il nostro accordo è che indossi tutti i vestiti che vuoi all’interno della casa. Ma fuori, ti ho già detto di indossare l’uniforme.»

Khun Korn mi guardò per un po’, mi ero completamente dimenticato che avevamo un accordo del genere. Quindi non potei fare a meno di annuire. Se non avessi fatto un patto del genere con suo padre, non avrei mai dovuto seguire quel bastardo.

«Va bene … cambiati i vestiti, aspettami davanti a casa alle due del pomeriggio.» Kinn disse con un tono di voce calmo, ma la sua espressione mostrava il contrario.

Borbottai comunque qualche insulto dopo le sue parole. Doveva essere estatico per riuscire a far parlare con lui una persona introversa come me la maggior parte del tempo. Mi arresi, aveva vinto quella volta, figlio di puttana! 

Khun Korn ordinò a P’Chan di darmi dei vestiti. 

Una volta presa l’uniforme, tornai immediatamente nella mia stanza, mi lavai gli occhi e il viso e mi cambiai i vestiti.

Nella mia vita precedente, dovevo aver ucciso Kinn finché il karma non mi aveva punito facendomi diventare la sua guardia del corpo. Dopo che tutto fu pronto, non mi dimenticai di estrarre la mia arma e portarla come ordinato da P’Chan.

All’ora stabilita andai ad aspettarlo all’ingresso. Quei vestiti scomodi mi facevano sentire il solletico. Alcune guardie del corpo mi lanciarono uno sguardo strano ed altre sorrisero beffardamente!

Ricorderò tutto quello che mi avete fatto e aspetterò che arrivi quel giorno. Mi assicurerò di ripagarvi uno per uno!

Non molto tempo dopo, Kinn uscì in un abito blu scuro. Mi fissò dalla testa ai piedi prima di fare un sorrisetto ed entrare nella berlina di lusso che era parcheggiata davanti alla casa.

Lo seguii e restai in piedi un po’ confuso su dove sedermi perché l’auto era guidata da qualcuno di nome Sharp. Quanto all’altra guardia del corpo, si sedette accanto all’autista. Stavo goffamente facendo un passo avanti, prima che la voce di Kinn mi fece bloccare.

«Perché sei ancora lì? Che cosa stai aspettando?»

Avrei quasi voluto prenderlo a pugni in faccia, ma tutto quello che potevo fare era entrare in macchina e sbattere la portiera più forte che potevo. Kinn girò la testa per guardarmi con occhi feroci. Ma io ricambiai il suo sguardo, con uno non meno feroce. Mi sedetti di proposito così lontano da lui che quasi divenni parte integrante della portiera.

All’interno della macchina, rimanemmo avvolti nel silenzio, nessuno osava parlare. Kinn, ancora seduto a gambe incrociate, iniziò a guardare l’iPad senza osservarsi intorno. Ricordavo Pete che diceva che Kinn era il migliore dei tre. Sembrava avesse ragione, poiché i suoi vestiti mostravano un’estrema eleganza.

Una camicia bianca con un abito blu scuro che si adattava al corpo, decorato con un fazzoletto, pantaloni slim fit, scarpe lucide ed i capelli acconciati in modo ordinato. Anche se sembrava buono, era incredibilmente vecchio stile.

«Cosa stai guardando?» Disse senza nemmeno guardarmi ed io spostai rapidamente lo sguardo fuori dalla finestra.

L’ho guardato solo per confermare le parole di Pete, niente di più. Mi dissi mentre ingoiavo la saliva.

L’auto era parcheggiata di fronte all’hotel di lusso, ci passavo spesso davanti ma non avrei mai pensato di entrarci un giorno perché sembrava così maestoso da risultare quasi irraggiungibile.

Kinn disse a noi tre di seguirlo dentro e di osservare da lontano. Non sapevo nemmeno quali fossero i suoi affari lì.

Entrammo nell’ascensore e quando le porte si aprirono, rimasti scioccato nel vedere il lussuoso bar sul tetto di fronte a me.

Il suono rimbombante della musica che suonava accompagnava i passi eleganti di Kinn, che gentilmente si avvicinò per salutare qualcuno che conosceva.

Tutti lì indossavano abiti formali. Gli uomini indossavano un completo con la cravatta e le donne si trascinano i lunghi vestiti sollevandoli come se avessero paura di inciampare.

Decisi di camminare un po’ per esplorare quel posto e mi resi conto che quando i ricchi volevano bere andavano in posti come quello.  

«Tieni d’occhio il signor Kinn, non staccare lo sguardo da lui.» Disse Sharp mentre veniva verso di me.

«E tu?» Chiesi di nuovo.

«Lo sto osservando anche io … e tu, naturalmente, non metterti nei guai.» Mi avvertì ma non risposi ed uscii per trovare un posto comodo dove mettermi ad osservare Kinn, dopo tutto mi aveva ordinato di controllarlo da lontano. 

Il posto che avevo scelto doveva essere abbastanza lontano, mi avvicinai quindi e mi sedetti davanti al bar. Dopotutto, quel posto era eccezionalmente buono, specialmente le donne. Sorrisi e feci uno sguardo civettuolo alle poche ragazze che continuavano a guardarmi. Non molto tempo dopo, la cameriera mi si avvicinò con un drink, indicando la giovane donna che mi stava sorridendo ampiamente.

Annuii in risposta, sollevai leggermente il bicchiere, poi lo spinsi verso le mie labbra per far scendere completamente la bevanda. La bevanda da ricchi era deliziosa, morbida e concentrata.

Sorrisi goffamente, rivolgendo a lei tutto il mio sguardo. Ammetto che la donna sembrava attraente. Accettai il terzo bicchiere senza sprecarne una goccia. Il gusto di ogni bicchiere era diverso e mi dava un piacere che non avevo mai provato prima.

«Posso sedermi con te?» La giovane donna allungò la mano in avanti e disse che si chiamava Prim.

«Porsche.» Le strinsi la mano e l’accarezzai leggermente per far sapere alla donna di fronte che ero interessato. Avevo lavorato in un bar per molto tempo, quindi sapevo cosa come affrontare una situazione del genere.

«Il nostro nome fa rima, Prim, andiamo a bere qualcosa.» La giovane donna sorrise dolcemente mentre si voltava per ordinare un drink. Sorrisi di rimando, guardando la sua figura e il suo viso adorabile.

Hai sicuramente un ottimo gusto Porsche! Almeno stasera, non tornerò a casa a mani vuote.

Ma sembrava che mi fossi dimenticato qualcosa, ma fanculo! Ero più interessato al liquore di fronte a me. Bevvi un ennesimo bicchiere che Prim mi aveva dato, mi stava facendo bere senza sosta. 

Mi sentivo intorpidito ma non ubriaco. Mi piaceva molto bere alcolici con una bella donna al mio fianco ma sembrava che qualcosa mi tormentava dietro il cervello, solo che non riuscivo a ricordare nulla … non riuscivo a pensare chiaramente.

«Porsche, bastardo! Cosa stai facendo?» Sentii un’altra guardia del corpo di Kinn urlarmi contro mentre mi tirava il braccio all’improvviso in modo che girassi il mio corpo per guardarlo.

«Che cosa?» Chiesi di rimando, la mia voce sembrava cupa e vidi che la donna aveva paura di vedere il nostro scambio acceso di battute. 

«Il signor Kinn! C’è un problema in bagno!» Cazzo! Spalancai gli occhi perché avevo capito cosa avevo dimenticato …

DANNAZIONE!

«ALLORA PERCHÉ NON VAI AD AIUTARLO?» Mi alzai dalla sedia, i miei piedi si mossero velocemente per seguire quel bastardo. Quando guardai in alto, il mondo incominciò a girare intorno a me.

«Sono venuto a chiamarti!» Disse mentre correvo. Vedendo ciò, lo seguii alla cieca e mi schiantai accidentalmente contro un tavolo, facendo si che le persone intorno a me mi guardassero con espressioni scioccate sui loro volti. Non ci badai e mi diressi a cercare Kinn.

Non appena entrai nel bagno, vidi Kinn afferrare le teste di tre sconosciuti e le altre guardie del corpo si stavano preparando a combattere. Rapidamente, saltai e presi a calci la persona che stava per colpire Kinn.

«Ahia! Cosa fai?» In qualche modo, persi l’equilibrio quando i miei piedi colpirono il petto di Kinn. Mi guardò con rabbia e si voltò per continuare ad attaccare i nemici.

Senza ulteriori indugi, mi misi in gioco e afferrai la testa di qualcuno per colpirlo con un pugno. Sembrava che fossimo più o meno in testa dato che molti di quei bastardi stavano strisciando sul pavimento. Pensavo di aver visto tre persone che stavano ancora combattendo ma cominciavo a vederne almeno sei.

Quindi, scossi la testa e mi accarezzai un po’ il viso. Avevo intenzione di prenderli a calci, ma come prima andai a vuoto male. Kinn si voltò a guardarmi di nuovo e chiese.

«Sei ubriaco?» La sua voce sembrava arrabbiata e mi voltai ad osservarlo.

«No.» Dissi, scuotendo la testa perché sembrava che Kinn avesse un gemello accanto a lui.

«Sharp, sistema tutto.» Disse Kinn dopo la rissa.

Aspettai che tutto fosse pulito, aiutai a mettere i nostri avversari in macchina con il nuovo scagnozzo di Kinn e poi mi infilai nella stessa macchina.

Kinn aveva una faccia cupa e non parlava affatto. Sentivo di aver fatto arrabbiare Kinn perché le mie impronte sul suo petto erano notevolmente chiare. Avrei quasi voluto sbattere la testa per riprendermi dal torpore. In quel momento, sembra che l’alcol nel mio corpo stesse iniziando a fare effetto, il mal di testa che stavo provando è più intenso di prima.

Normalmente avevo difficoltà a ubriacarmi, ma il liquore che mi aveva dato quella donna era probabilmente più forte e l’avevo bevuto tutto.

Quando tornammo a casa, Kinn non parlò. Aspettai che mi gridasse, chiamandomi nella sua stanza e preparai le mie orecchie ai suoi insulti.

Ma non era arrivato nessun grido. Camminavo instabilmente con le vertigini, aprii la porta e trovai una figura alta in piedi come se mi aspettasse.

«Scusa.» Dissi per primo perché sapevo di essere totalmente in torto.

«Che diavolo pensavi di fare?» Alla fine, la sua voce forte riempì la stanza. Alzai la mano e mi grattai un po’ l’orecchio.

«Scusa, io …» Nel mio stato di stordimento, lodai silenziosamente l’aspetto di Kinn che mi stava di fronte. Le sue spalle larghe si adattavano perfettamente alla tuta. Le sue lunghe gambe accentuate dai pantaloni che indossava.

Sentivo le mie palpebre diventare pesanti e sentivo il calore che si insinuava in tutto il corpo. 

Bastardo! Questa tuta mi sta soffocando.

Mi tolsi i pantaloni neri e restai solo in boxer. Non m’importava affatto di pensare che ci fosse lui nella stanza. Inoltre, potevo dire con sicurezza che il mio corpo era sexy!

«Che diavolo stai facendo?» I suoi occhi si spalancarono furiosamente ma continuarono a seguire i miei movimenti, non smisi di aprire la mia tuta. Mi sentivo come se non potessi più reggermi, così caddi sul divano proibito di Kinn.

«Fammi sedere, mi fa male la testa.»

«Hai mai provato rimorso?» La sua voce forte sembrava aver perso il suo vigore, quindi dovetti alzare il viso per guardarlo.

Kinn mi guardò, sbatteva appena le palpebre e la rabbia sul suo viso iniziò a scomparire. Avevo immaginato che la sua rabbia sarebbe uscita da lui sotto forma di insulti perché mi ero seduto sul suo prezioso divano, ma inaspettatamente, smise di urlarmi contro.

«Cosa stai guardando?» Chiesi leggermente. Non aveva ancora smesso di fissarmi e quindi pensai che stesse aspettando la risposta alla domanda precedente.

«Ehm, mi dispiace. Ma per il momento ho le vertigini.»

«Se ti senti accaldato, toglilo tutto … in qualche modo hai un bell’aspetto.»

Le sue parole mi fecero fare un sorrisetto. Sul serio mi aveva fatto un complimento? La mia testa si riempì di domande quando lo fissai in faccia. Era rabbia o qualcos’altro?

«Posso togliermi tutto? Perché non me l’hai detto prima?» Mi tolsi il vestito nero e la cravatta intorno al collo, poi slacciai i primi tre bottoni della camicia. 

«È un po’ claustrofobico. Questo vestito è davvero scomodo!» Kinn restò a fissarmi a lungo ed in silenzio. 

Perché è così gentile oggi?

«Posso usare anche te …» Esclamò avvicinandosi lentamente. Da quando mi si era avvicinato? Spinse il viso tagliente verso il mio e mi fece distogliere leggermente lo sguardo.

«Huh! Cosa mi chiedi di fare e dove mi userai? Non azionerò più la macchina del caffè!» Scossi accidentalmente la testa mentre parlavo con lui.

Mi sentivo ancora ossessionato dalla macchina del caffè e quindi non credevo che potesse usarmi in quel momento. Inoltre, mi sentivo un po ‘ubriaco.

«Ehm … non oso chiedertelo di nuovo.» Rispose.

Mi sembrò di chiudere gli occhi per un po’ e quando li riaprii, vidi il viso di Kinn molto chiaramente. Il suo volto era a pochi centimetri davanti a me, potevo sentire chiaramente il suo respiro caldo sul mio viso. Lo guardai negli occhi. Non sapevo come ma ero bloccato in quella posizione, non ero in grado di muovermi ogni volta che quegli occhi mi fissavano. Sentivo il viso infuocato, mi irritava davvero, quindi mi stropicciai il volto irritato. 

Cazzo! Il mio corpo era caldo, incredibilmente caldo. Quella sensazione mi dava molto fastidio. Ed in quel momento mi sentivo ancora …

«È un mio errore, fammi riflettere …» Dissi a bassa voce, sospirando. Dopo di che, tutto si oscurò e non capii nulla e di quello che successe dopo.

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