KINNPORSCHE – CAPITOLO 5

Scelta

-Kinn-

Ero seduto di traverso sul divano con la pistola in mano, fissando la porta di legno con motivi di draghi. Concentrato su chi stava per arrivare. Il personaggio che stavo interpretando era impegnato in una divertente battaglia.

«È arrivato, signore.» In breve tempo, la grande porta si aprì e apparve una figura alta. Il tatuaggio sotto la scollatura bianca era così sorprendente che non riuscì a fare a meno di dare una rapida occhiata. I suoi occhi presero nota delle circostanze intorno a lui, prima di fermarsi di fronte a me fissandomi a lungo.

«Siediti!» Big lo spinse in modo da farlo sedere sul divano di fronte a me.

«…» Il silenzio avvolse l’intera stanza. Nessuno disse nulla, compreso me. Lui mi fulminò con lo sguardo e io ricambiai in modo altrettanto duro, rimanemmo a fissarci senza che uno dei due cedesse.

«Cosa vuoi?…» Porsche disse con una voce calma e bassa. I suoi occhi, spesso sicuri, diventarono attenti e avevano un’espressione sospettosa che non gli avevo mai visto prima. Guardò la guardia del corpo che era in piedi dietro di lui e indossava una mascherina nera. La sua faccia era chiaramente molto spaventata.

«Vieni a lavorare per me.» Dissi senza distogliere lo sguardo da lui. Non appena finì la frase, la sua voce aspra risuonò.

«NO!»

 «Ah!…Sei più testardo di quanto pensassi.» Risi. Prima di osservare la sua attitudine e il suo comportamento. Porsche era un uomo aggressivo e testardo, che cercava di sembrare un duro per nascondere qualche sentimento interiore; cosa più importante, possedeva un’alta intolleranza e tendeva a rifiutare le persone nuove. Anche se avevo poco più di vent’anni ne avevo passate molte, le mie esperienze mi avevano reso una persona che poteva vedere le carenze altrui, una persona in grado di prendersi cura di qualcuno.

«Perché stai facendo tutto questo?»

«Cosa ho fatto?» Feci un piccolo sorriso.

«Infastidisci le persone intorno a me, mi metti nei casini a lavoro e mi dai la caccia in modo che io venga a lavorare per te.»

«Esatto…»

«Mi hai messo nei casini a lavoro e hai minacciato Jade, con il risultato che non ho più un occupazione. Mi stai deliberatamente rendendo nervoso per questa dannata cosa. Sai che lui è un’altra persona!»

«Ah, Parli del ragazzo di nome Jom?! Ho voluto darti una lezione per aver osato ingannarmi.» Dissi continuando a fissarlo.

«Non dare fastidio alle persone vicine e me!»

«Se non l’avessi fatto, saresti venuto da me oggi?» Vidi uno sguardo impaziente, fantastico, in questo modo sapevo che sarebbe stato al mio gioco facilmente. Se avessi usato la mia forza per affrontare Porsche, non si sarebbe mai arreso e avrebbe combattuto con tutto il cuore. Ma avendogli messo pressione utilizzando le persone a lui vicine, era stato costretto nell’angolo in cui si trovava in quel momento.

Non volevo sentirmi dire che ero cattivo. Perché avevo personalmente cercato di trovare un accordo con lui, ma non aveva voluto ascoltare. Se non ci fossero stati problemi nel prossimo futuro, non avrei avuto così tante carte da giocare. E a questa persona testarda era sempre piaciuto opporsi a me, quindi dovevo dirgli che aveva a che fare con la persona sbagliata …

«Perchè dovrei…perchè mi vuoi così tanto?» Disse con rabbia.

«Perché qualcuno come me ottiene sempre quello che vuole e al momento non ce l’ho.» Alla fine della frase, sorrisi. Mi guardò per un po’. Erano parole egoistiche, ma erano vere. Perché a casa, mio padre era il padrone di tutto ed ero cresciuto in modo confortevole. Se avessi voluto qualcosa sarebbero stati tutti pronti per farmela avere. E se quello che volevo si fosse dimostrato difficile da ottenere e avesse dovuto richiedere dello sforzo, non avrebbe fatto che aumentare il mio interesse nel conquistarlo. Come quella volta per esempio.

«Perchè dovrei soddisfare i tuoi desideri?» Chiese Porsche.

«Lascia che ti spieghi. Se dovessi offendere qualcuno come me, cosa pensi succederebbe?»

«Chi ti credi di essere!? Facendo quello che fai e parlando in quel modo egoista!!!» Improvvisamente si alzò dal divano.

Tutti i miei sottoposti entrarono e lo circondarono. Fino a che non si fermò e si guardò intorno, i suoi occhi erano spaventati prima di ributtarsi sul divano. Poteva essere forte quanto voleva, ma chiunque si fosse trovato ad affrontare le mie dieci guardie del corpo si sarebbe spaventato. Perché quella era casa mia e non avrebbe osato andare su tutte le furie.

«Porsche, lo so che alle persone come te non piace essere costretti. Ma dato che sei una così brava persona, ho provato a seguire quel metodo.» Cambiai la mia posizione, mi chinai e misi le braccia sulle ginocchia. Avevo intenzione di parlare seriamente. 

«Non lo farò.» Disse a voce alta.

«Ragazzi uscite pure.» Dopodichè mandai via i miei sottoposti perché avrei discusso i termini della mia offerta con lui e non volevo che nessuno di loro sapesse per non far avvertire disuguaglianze.

«Ma…Signor Kinn…» Big protestò e immediatamente lo guardai con occhi severi, non lasciandolo finire. 

«Hey…!! Se fai qualcosa al signor Kinn, ti uccido di sicuro!» Disse Big puntando un dito verso la faccia di Porsche prima di andarsene. Porsche stava diventando sempre più frustrato, alzò la gamba e diede un calcio al divano lì vicino, lanciando insulti ai miei sottoposti. 

«Certo! Tu e le tue minacce!» Lo derise, facendo in modo che Big distogliesse appena lo sguardo e chiudesse la porta.

«Hey, mi piace davvero il tuo coraggio.» Dissi, mentre scuotevo la testa. «Te lo ripeto, voglio davvero che tu venga a lavorare per me. Puoi dirmi quanto vorresti essere pagato.» Pensavo che questa proposta sarebbe stata accettata facilmente, dato che le persone come Porsche avevano bisogno di denaro.

«….Un milione di Bath al mese (Circa 28.000 euro N.d.T.), puoi darmeli?» Lo vidi sorridere. Era veramente in gamba.

«Che carino! Che cos’hai da offrire? Basandoci su fatti concreti, ovviamente.»

«È basato sui fatti! Mi vuoi così tanto, quindi penso che un milione al mese abbia senso. Un giocatore di calcio viene pagato fino a dieci milioni di baht, quindi penso che un milione sia abbastanza.»

Cambiò la sua posizione, sedendosi in modo più rilassato sul divano, appoggiandosi comodamente. 

Hmm, quindi ora pensa che sia una cosa negoziabile…

«Ma non sei un calciatore…starai pensando di lavorare per me un mese per riprenderti la casa, dopodichè mi ignorerai.» Avevo capito quello che stava pensando, si girò verso di me con una faccia leggermente sorpresa. Non ero affatto stupito dalla sua espressione, potevo captare ogni cosa, che non pensasse neanche per un momento di poter scherzare con me.

«Ok allora io non…»

«Mi chiedo, per trecentocinquanta baht al giorno nel tuo bar (circa 10 euro N.d.T.), quando riuscirai a mettere da parte i soldi per riprenderti la casa?….Hmm, dieci anni? No, quarant’anni? Non riesco a contarli.» Mi stavo già sentendo il vincitore di quella sfida.

«Ho i miei metodi.» Disse Porsche e si affrettò verso il giardino.

«Ce li hai davvero?!» Sogghignai e feci delle chiamate ai miei sottoposti che erano pronti davanti al negozio di liquori, dove lavorava Porsche. «Fallo!» Ordinai a qualcuno dall’altra parte del telefono. Al sentire questo, Porsche mi guardò incuriosito.

«Cosa hai intenzione di fare?»

«Aspetta e vedrai.» Dissi, alzandomi e dirigendomi verso il tavolo dalla parte opposta, ticchettando sulla macchina del caffè silenziosamente mentre guardavo l’orologio. La stanza era completamente in silenzio.

Trrr [Suonò il telefono di Porsche]

«Si, Signor Q?»

[Sei licenziato!!!] Il suono dall’altra parte del telefono era abbastanza forte che lo sentì anch’io. Lui fece un sorriso amaro prima di alzarsi, la sua faccia aveva un’espressione così furiosa che il suo corpo stava tremando. Quegli occhi feroci mi fissarono e io gli sorrisi di rimando.

«Merda Kinn!!!» Mi tirò il cellulare addosso, non lo evitai. L’oggetto mi colpì all’angolo del sopracciglio, sentì del sangue scorrere. Ero davvero furioso, abbastanza da scontrarmi con lui. I miei piedi si avvicinarono velocemente verso di lui, prima di stringergli il collo con una mano e sbattere il suo corpo contro il muro. Sembrò sorpreso e non sospettava che potessi fargli questo. Cercava di sgusciare via dalle mie mani, ma mi rendevo conto che le mie emozioni stavano crescendo e avevo più energia del solito.

«Ti ho parlato in modo corretto!» Dissi con voce profonda. Non sapevo quanta rabbia avevo vedendolo ora, quando i nostri occhi si incontrarono, la mano che stava cercando di spingere e dimenarsi rimase immobile. Vidi una scintilla di paura in quegli occhi, allentai la presa, ma non lasciai andare.

«Cough,Cough.»

«Se non cerchi di manipolarmi o di prenderti gioco di me, non mi arrabbierò con te…»

«Cosa sto facendo?»

«Fingi di essere qualcun altro, mi colpisci e mi mordi il collo finché non fà male e mi eviti. Anche se avevo giurato che non avrei usato questo metodo all’inizio, mi hai infastidito dal momento in cui ti cercavo dall’università fino al club dove lavoravi e non riuscivo a trovare nessuno di nome Jom. In più, ferisce il mio orgoglio, mentre io non ho fatto nulla.»

«Sono soddisfatto di averti fatto questo…e…non ti aspettare che soddisfi i tuoi desideri!! Pazzo!!»

La mia frustrazione stava peggiorando, inconsciamente alzai il suo corpo e lo spinsi contro il muro finchè in suoi piedi non si staccarono da terra. Lo sputo in faccia mi rese ancora più furioso. Non importava quanto Porsche si sforzasse di liberarsi dal soffocare sotto la mia presa. Volevo quasi uccidere la persona di fronte a me appena la saliva scese lungo la mia guancia fino a che dovetti toglierla via con la mano libera.

«Da quando sono nato, nessuno mi ha mai fatto questo!» Strinsi forte i denti, la mano che lo teneva tremò quasi fino a spezzargli il collo.

«Signor Kinn!!! Signor Kinn…lascialo!» Non mi resi neanche conto di quando entrarono nella stanza. P’Chan entrò e rilasciò la mia mano insieme a qualcuno dei tirapiedi che mi stavano trattenendo, fino anche dovetti mollare la presa. Il corpo di Porsche cadde a terra, c’era il suono di un respiro che cercava di dare aria ai polmoni annaspando, insieme a colpi di tosse così forti che sembrava stesse morendo per davvero.

«Che cosa stai facendo!» La voce di mio padre arrivò da dietro. Tirai via il braccio dalla presa che mi teneva e guardai da un’altra parte.

«Tutto ok?» Senti la voce di P’Chan che domandava a Porsche e lo alzava per farlo sedere nuovamente sul divano.

«Ti ho dato il permesso di avvicinarti a lui per farlo diventare una guardia del corpo, non per ucciderlo!»

«Vai fuori a calmarti prima di tutto, da qui in poi ci penso io.»

-PORSCHE-

Feci un respiro profondo, ancora scioccato dall’attuale situazione, lo sguardo della persona che mi stava osservando mi terrorizzò, perché non l’avevo mai vista prima. Lo sguardo del terrificante angelo della morte mi spaventò così tanto che non riuscivo nemmeno a muovermi. Era come se tutto intorno a me fosse immobile. Potevo solo rimanere sbalordito nel vedere la persona di fronte a me trasformarsi in un’altra completamente differente da quella che avevo incontrato…

Qualcuno mi trasportò a sedere sul divano, un formicolio lungo il collo rimpiazzò la paura. Il respiro era dolorante e fastidioso, come se stessi annegando e morendo.

«…Non so cosa sia successo tra te e Kinn, ma mi dispiace per tutto questo.» La voce profonda mi fece guardare altrove, stavo perdendo conoscenza, tuttora non riuscivo a rendermi conto della situazione. Tutto quello che sapevo, era che al momento un calmo e spaventoso uomo di mezza età sedeva di fronte a me.

«Bevi prima.» Non esitai a prendere la bevanda perchè continuavo a tossire fino a che la mia gola non era secca e dolorante. Chiusi gli occhi leggermente quando l’acqua fresca scese lungo la faringe e mi diede una sensazione di sollievo.

«Ho sentito che non vuoi lavorare per me?» Alzai la testa per guardare nuovamente la figura di fronte a me. Sembrava essere il più potente qui, dal modo in cui si sedeva a quello in cui parlava, molto rispettabile. Pensavo fosse il padre di Kinn.

«No.» Risposi, con difficoltà e con voce roca.

«Perché?» Chiese immediatamente.

«Io…non voglio complicare ulteriormente la mia vita…è troppo rischioso e non voglio fare casini…» Ora Kinn mi aveva fatto cambiare idea su di lui, non ci volevo neanche pensare.

«La tua vita è stata in pericolo fin dalla prima volta che hai salvato Kinn. Pensi che gli altri clan non ti daranno fastidio come ha fatto Kinn? Penso che potranno fare anche di peggio.» Disse in tono calmo, i suoi occhi mi guardarono attentamente.

«Che cosa intendi?» Chiesi. 

Perchè la mia vita dovrebbe essere in pericolo? Cosa potrebbero farmi di più gli altri clan? Se oggi la mia vita è maledetta, è tutta colpa di Kinn!

«Un grand’uomo come te che ha vinto gare con i migliori pugili del paese? Ovviamente non ti lasceranno mai andare.» Non so di chi stava parlando! Chi non mi avrebbe mai lasciato mai andare? Ma non importava, sapevo che stava solo cercando di convincermi.

«No…non lo farò in ogni caso.»

«Ho sentito dire che sei il nipote di Athe, giusto?»

«Se accetti, la sua vita sarà risparmiata.»

«Non mi importa di lui, uccidilo pure. Se stai provando a convincermi con questo metodo, te lo puoi scordare, perché non funziona.»

«Se la vita è così ingiusta con te, non la puoi di certo apprezzare.» Rimise la mano sul divano in maniera rilassata. Tutto quel casino era accaduto per colpa di Zio Athe e Kinn!!

«Me ne vado ora…e per favora dica a Kinn di non minacciare ancora le persone a me vicine.» Ma le parole che sentì dopo, mi fecero voltare rapidamente.

«Anche se Kinn non lo fa, sarà qualcun’altro a farlo. Avrai sicuramente problemi peggiori…so che hai un fratello minore, vero?»

«Non mettete in mezzo mio fratello!» Risposi con una voce rigida, guardando in faccia l’anziano.

«No, non farei qualcosa del genere.»

«…»

Un sorriso che assomigliava molto a quello di Kinn mi fece credere che quello che mi stavo pensando fosse corretto.

«Ma se accetterai questo lavoro, ti darò cinquantamila bath al mese (Circa 1400 euro N.d.T.)…renderà la vostra vita più confortevole. O vuoi che tuo fratello passi dei brutti momenti?» Parole che potevano sembrare oppressive, erano inversamente proporzionali a parole che sembravano deboli quando mi guardava. Gli occhi che erano difficili da interpretare mi disorientavano.

«Perchè non voglio che mio fratello sia triste, per questo non voglio.» Dissi onestamente.

Perchè anche se non era colpa mia, le persone intorno a me erano in conflitto a causa di questa situazione.

«Una persona in gamba come te probabilmente non morirà con facilità. Pensa a come puoi far star meglio tuo fratello, prima di pensare alla vita e alla morte. Voglio farti un’altra offerta. Se accetti…prometto di prendermi cura di tuo fratello, non verrà messo nei guai e lo manterrò fino al dottorato.»

«…»

Non capivo perché l’offerta fosse maggiore della precedente. Perché queste persone mi volevano così tanto? Solo perchè avevo una buona tecnica nella difesa personale e nel combattimento? 

«Accetta, perché ti voglio davvero…o vuoi altro ancora?» Aprì le mani come se potessi chiedere qualsiasi cosa.

«La mia casa! Voglio indietro la casa dei miei genitori.» Perchè sapevo che sarebbe stato difficile e quasi impossibile riaverla. Non ero molto sicuro di quello che avevo detto, ma la risposta mi sorprese.

«Si…posso ridartela ora.»

«…» Non potevo credere alle mie orecchie. La mia richiesta era stata accettata facilmente da un uomo che sembrava spaventoso ma aveva occhi gentili. Se non mi stavo sbagliando, sembrava affezionato a me, davvero diverso dalla sua personalità.

«Vuoi altro?»

«Il mio stipendio non può essere cinquantamila. Chiedo…centomila bath al mese.» (2800 euro circa N.d.T.) 

Volevo che fosse chiaro che potevo pretendere quello che volevo senza venire raggirato.  

«Wow…costoso. Possiamo fare ottantamila?» (2.200 euro N.d.T.) Disse con un sorriso.

Chiusi la bocca, l’atmosfera che era intrisa di preoccupazione inizialmente, si era trasformata in una più calma. Arrivai a pensare che l’uomo di fronte a me fosse come mio padre, sia dal modo di parlare che dal suo sguardo. L’immagine di mio padre e mio fratello Porschè, si diffuse nella mia testa. Una volta promisi di fronte al corpo di mio padre che mi sarei preso cura di mio fratello minore e non l’avrei messo nei guai. Ma adesso, non avevo neanche la sua casa. Poi pensai a cos’altro potessi volere e provai a negoziare nuovamente.

«Devo essere il loro capo.» La guardia del corpo nella stanza era pronta ad aprire bocca e dire qualcosa, ma il padre di Kinn la interruppe.

«Haha, era destinato ad essere così.» La guardia del corpo era ancora più furiosa. Alzai leggermente un angolo della bocca verso di lui. Come potevo non essere soddisfatto di quella vittoria?

«E non ho nemmeno intenzione di indossare quella ridicola uniforme! Indosserò vestiti normali.» 

«Che ruolo hai? Guardia del corpo o presidente della compagnia?! hahaha. Mi piace.» Mi indicò ridendo forte. Ero molto rilassato quindi alzai un sopracciglio in maniera interrogativa.

«Quindi, posso farlo?» 

«Si, ma sono dentro casa. Quando siete fuori voglio che siate tutti uguali, perché altrimenti non è bello da vedere.»

«Mm…»

«Per farla breve…come adesso, giusto?»

Poi mi ricordai di qualcosa…diventare una guardia del corpo, significava essere la guardia del corpo di Kinn, corretto?

«E se Kinn mi uccidesse?»

«Non lo permetterò assolutamente.»

«Come posso fidarmi che manterrai le tue promesse riguardo proteggere mio fratello e la mia casa?»

«Huh…Dovresti già sapere chi sono. Fino ad oggi, non ho mai ferito la mia dignità non tenendo fede a promesse fatte…Cosa dovrei dire ancora?» Disse la sua voce austera.

Non era la stessa cosa di rivendicare la mia proprietà e lui era più affidabile.

«…» Stavo ancora riflettendo su tutto. Cercando di trovare delle contraddizioni, ricordando il motivo per cui non avrei mai accettato quel lavoro.

«Se la sicurezza e la comodità di tuo fratello deve essere a costo della tua vita è davvero rischioso. Quindi decidi ora!»

«…Ci penserò.» Volevo prendermi il tempo di rivedere tutto per bene. Li per lì ero confuso, non volevo accettare l’offerta, ma allo stesso tempo ero davvero tentato. Mi mancava vedere Chè che mangiava e viveva in maniera dignitosa. Ma l’immagine di lui che piangeva quel giorno, continuava a frullarmi in testa e rendeva la decisione ancora più difficile.

«Quando potrai darmi una risposta?» Disse una voce profonda, ma prima di decidermi mi venne in mente un’altra questione. Anche se non volevo includere mio zio, era pur sempre una persona che mio padre aveva amato.

«Ti chiedo un’ultima cosa.» Mi fece segno di parlare. «Se accetto…dammi un po’ di tempo, ah, potresti ritardare il pagamento del debito?» L’uomo di fronte a me sorrise prima di annuire.

«Certamente.» Disse.

«Domani…Domani avrai la mia risposta.»

Dopo quella conversazione, ritornai verso la mia moto. Con tutte le domande che continuavano a ripetersi nella mia testa. Cosa dovevo fare? Quella scelta sarebbe stato il punto di svolta della mia vita. Se avessi accettato, mio fratello avrebbe potuto avere una vita migliore. Ah, che sollievo sarebbe stato vederlo. Ma se avessi detto di no, avrei dovuto trovare un nuovo lavoro per poter mettere da parte i soldi per la casa e se avessi deciso di fare così, la relazione tra mio fratello, Athe e me avrebbe attraversato dei momenti difficili, tutto questo a costo della serenità di tutti…

Che scelta avrei dovuto fare?

[Conversazione tra il Signor Korn e Chan]

«Perchè gli stai offrendo così tanto? Pretende troppo. Lascia perdere. Le grandi persone non sono uniche.»

«All’inizio la pensavo anch’io così, se le cose si dovessero complicare, non voglio che diventi una seccatura troppo grande.»

«Quindi?»

«Perchè so di chi è figlio Porsche…»

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.