EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 2

Non tutti pensano che questo tipo di amore sia giusto

-Mark Masa-

«Ehi, sei sveglio?» Guardai dall’altra parte della stanza da dove arrivava il saluto. Non appena i miei occhi si posarono su di lui, l’angoscia navigò attraverso di me. La parte inferiore del mio corpo mi faceva male, come se fossi stato strappato in due. Le immagini dell’ultima notte continuavano a proiettarsi nella mia testa come un film.

Avevo fatto qualcosa con lui … E io … ero stato quello che era stato sotto.

Guardando la persona appoggiata alla porta, avevo emozioni contrastanti. Ero arrabbiato con quel ragazzo che mi stava sorridendo felicemente. Ero arrabbiato con me stesso perchè la scorsa notte ero così ubriaco che non ero riuscito a controllarmi. Ero arrabbiato con Bar per non avermi apprezzato.

«Bene, sei sveglio e non piangi o impazzisci, quindi ricordi cosa è successo ieri sera.» Disse attentamente, prima di camminare verso il letto ed io interruppi rapidamente il contatto visivo.

Quando vedevo la sua faccia, la faccenda della notte prima mi scorreva in testa senza sosta. Piangevo perché mi faceva male, le lacrime mi scorrevano sul viso e infine lo sguardo felice sul suo viso.

Dopo che avevamo terminato, mi aveva fatto finire e ripulire da solo. Ero così stanco, e dopo aver pulito con noncuranza, mi ero addormentato. Non sapevo nemmeno quanto bene avessi pulito, ero solo stanco e assonnato per aprire gli occhi. In realtà non sapevo dov’ero finito la scorsa notte, o da chi avessi dormito, ma se avessi dovuto indovinare suppongo che fosse casa sua, ricordavo vagamente che mi aveva trascinato dal bar per portarmi lì.

«Sbrigati e alzati così possiamo andare a mangiare.» Vee si sedette alla fine del suo letto, mi guardò ma io non dissi niente: «Non mi senti?»

«Ho … sentito.» Volevo quasi piangere di nuovo perché non avevo quasi più voce, quindi era difficile dire qualcosa.

«Oh, perché parli così?» Si interrogò piano. Non eravamo distanti però, quindi lo sentii bene. «Alzati in modo che possiamo mangiare, poi ti porterò dal dottore.» Perché stava cercando di essere una persona decente ora? Ieri sera mi aveva detto che meritavo di stare con una persona cattiva, non buona come Bar.

«Va bene …» dissi piano, evitando il contatto visivo. Non volevo guardarlo e avere pietà di me stesso. Potevo accettare pienamente che mi piacevano i ragazzi e non ero mai stato interessato alle donne, ma anche al liceo quando avevo avuto il mio primo ragazzo, erano sempre più piccoli, il tipo carino a cui piaceva essere curato. Quando facevo sesso, ero sempre quello che dava, non quello che riceveva, e ieri sera non era stato così.

Aveva detto che gli piacevano le donne e non era mai stato con un ragazzo, beh, non ero mai stato neanche io con un ragazzo in quel modo.

«Perché ti comporti come se stessi morendo? Dai, lascia andare. Oh, sto solo cercando di aiutare.» Disse mentre gli toglievo la mano dalla fronte. Imprecai contro me stesso, chiedendomi come potesse solo dire poche parole, lì seduto a fissarmi. «Allora alzati, dai, vai a fare una doccia così possiamo andare a mangiare.»

«Non voglio mangiare.» risposi.

«Non vuoi mangiare? Che diavolo, maledetto vado a prenderti un po’ d’acqua, perché sembri così infastidito?» 

Ehm, grazie a te? Chi altro sarebbe da incolpare? Anche i miei sentimenti in questo momento lo sono, ma non lo farei mai. 

«Che tipo di persona stai cercando di essere in questo momento? Vuoi che vomiti?» Dovetti sostenermi per sedermi, anche se era difficile, in nessun modo volevo chiedere il suo aiuto.

«Ho capito come stai e ho solo paura che morirai a casa mia. Non pensare che sono davvero una brava persona o che sono preoccupato per te.» Mi risponse piano.

«Non avrei mai pensato che fossi una brava persona, fa solo male … AHI!.» gridai quando finalmente riuscii a sedermi dritto.

«Hai una grande bocca stamattina, vuoi che lo faccia di nuovo?» disse, cercando di stabilire un contatto visivo.

«Se ti permetto di farlo di nuovo, allora sono un idiota.» Risposi prima di digrignare i denti e dirigermi in bagno.

«Bene, allora fai pratica perché ieri sera non hai urlato così tanto.» incalzò di rimando.

«Bastardo.» Tornai ad imprecare, prima di camminare rapidamente verso il bagno.

Andare in bagno dopo quello che mi aveva fatto, era stato sia difficile che doloroso. Il corpo mi faceva male, ieri non aveva mostrato nessuna pietà, né gentilezza o preparazione. Tutto quello che aveva fatto era stato torturarmi e farmi male.

Quando mi ero svegliato e l’avevo visto, non ero nemmeno sorpreso di vederlo sorridere verso me. Era così felice di vedermi così? Il motivo per cui non ero preoccupato per quello era perché, quando ci pensavo davvero, ero in parte responsabile. Ero ubriaco, ero debole ed avevo sbagliato. Mi piaceva molto Bar e non avrei dovuto pensare di fargli queste cose.

Ma mi sbagliavo così tanto da meritare quel tipo di dolore? 

Uscii dal bagno con solo un asciugamano intorno alla vita. Non era più nella stanza, ma aveva messo una serie di panni sul letto. Per quanto riguardava i miei vestiti, non avevo idea di dove fossero. Sul comodino c’era una ciotola di riso, con un bicchiere d’acqua e un sacchetto di medicine.

Se voleva essere uno stronzo, allora perché le sue azioni ora erano diverse?

Mi misi l’uniforme, poi mi sedetti in silenzio a mangiare il riso bollito. Presto la porta della stanza si aprì con Vee che entrò con un vassoio tra le mani.

«Cosa stai mangiando?» chiese, annuendo verso la ciotola.

«Porridge di gamberetti.» Risposi confuso. Ma non l’aveva portato lui?

«Da dove proviene?»

«Era proprio qui, non l’hai portato tu?» Chiesi e sembra curioso, prima di avvicinarsi e guardare dentro la mia ciotola.

«Non importa.» disse, prima di posare la propria ciotola sul letto ed allestire un tavolino in stile giapponese per poi iniziare a mangiare il suo riso.

«Siediti e mangia qui, non mangiare sul letto.» Mi guardò infastidito ed io lo fissai di nuovo. Non mi sedetti sul pavimento. Aveva idea di quanto fosse doloroso per me sedersi per terra?

«Mi sento a mio agio così.»

«Cosa c’è che non va in te? Questa è la mia stanza, la mia casa, il mio cibo. Ti ho detto di sederti qui. Ti ucciderà farlo?»

«Sì! Morirò.» dissi prima di mettere la mia ciotola di riso bollito sul vassoio, rifiutandomi di mangiare.

«Stai scherzando?» continuò inarcando le sopracciglia.

«Sei così importante che devo fare questi giochetti con te?» Risposi.

«Sono tuo marito.» Parlò lentamente, posando la ciotola.

«Mi hai avuto una volta, non far finta che sia una donna.» Lo guardai.

«Che ne dici ancora una volta?» Si alzò camminando verso di me che ero sul letto. «La persona che ha aperto le gambe per me è ora mia moglie.» Le grandi mani iniziarono a massaggiarmi delicatamente il sedere, fino a quando non mi allontanai.

«Ahi!» gridai quando mi afferrò forte il sedere, facendomi tornare indietro per affrontarlo.

«Non mi interessa se è una o dieci volte, ti ho preso. E spero che non te ne andrai in giro pensando a quelle cose malefiche, come ieri sera … perchè se lo scopro, lo sai cosa accadrà.» disse prima di rilasciarmi lentamente. «Quello che voglio dire è che non puoi essere una moglie per nessun altro, o nemmeno pensare di essere il marito di qualcuno.» 

Tutto il sangue mi salì alla testa. Come se fossi mai potuto stare con qualcun altro allo stesso modo? Ormai continuavo ad avere i flash nella mente di lui sopra di me. Quindi restai zitto a fissarlo prima di vederlo scostarsi da me. 

«Un’altra cosa, non puoi fare di nuovo casino con Bar.» Lo guardai di nuovo, chiedendomi quale diritto avesse di fermarmi? Ero solo amico di Bar.

«E se lo faccio?»

«Te l’ho già detto, se sbagli di nuovo con i miei amici, non importa dove ti trovi, ti trascinerò via e ti punirò.» Credeva di aver creato l’universo? Sarebbe riuscito a decidere chi stava facendo del bene e del male? Perché non veniva punito dal momento che aveva già una ragazza? 

Le persone in tutta l’università sanno quanto vi amate. Preoccupati per la tua ragazza invece di essere così preoccupato per i tuoi amici.

Non dissi niente.

«Un’altra cosa Mark.» Quando ancora non risposi, continuò a parlare: «Sono nato prima di te, quindi devi avere più rispetto per me di quanto tu abbia fatto.»

«Mostrerò rispetto a qualcuno che mi rispetta e tu non lo fai.»

«Bastardo!»

«Vee …» Sia Vee che io ci rivolgemmo alla porta contemporaneamente. Un altro ragazzo che aveva lo stesso aspetto di quello che mi stava di fianco, era lì all’ingresso. Non l’avevo mai visto prima, ma supponevo che fosse suo fratello. Il suo sguardo era acuto, gli occhi socchiusi dalla rabbia, ma non avevo paura.

«Che cosa?» Vee si rivolse al fratello in modo sgarbato.

«Papà ti ha chiesto di scendere e aiutare con il garage. Oggi è vacanza, ci sono molte persone.»

«Um …» Vee si girò verso di me.

«Non vuoi presentarmi il tuo Junior?» disse il ragazzo, mentre entrava nella stanza. Mi fissò, gli occhi scintillanti. L’angolo della sua bellissima bocca si incurvò quando i suoi occhi si fermarono sul mio collo.

«Il suo nome è Mark … Questo è Yu.» Vee ci presentò e lui mi sorrise di nuovo, prima di chiedere se mi piacesse il riso bollito.

«uhhh … um …» Non sapevo perché mi ero perso le parole, forse era a causa degli occhi laser o di quel sorriso che non poteva essere interpretato, ma sembrava sapere tutto.

«E non dimenticare di prendere la medicina. Sono antibiotici, prendili tutti.» Non sapevo perché, ma la mia faccia era diventata così calda. Ero così imbarazzato. Vee sembrava davvero arrabbiato ed a Yu non sembrava importare.

«Quindi quando vai?» Chiese Vee a suo fratello. Vee sembrava ancora arrabbiato, ma notai che Yu sorrise leggermente.

«Vado … Mark …» Yu si guardò indietro e mi sorrise, annuendo in risposta.

«Eh …!» Vee iniziò a ridere, facendomi voltare a guardarlo. Mentre mi guardava i suoi occhi erano così pieni di disprezzo. «A qualcuno piace qualcuno a quanto vedo. È il vostro codice segreto? Perché vi sorridete a vicenda? Vi dovete incontrare dopo?»

«Dannazione! Non sono come te! Io non dormo in giro con chiunque!» Urlai non appena finì di parlare. Non sapevo che diavolo Yu avesse notato, ma sapevo che suo fratello era molto più gentile di lui.

«Beh, forse ieri sera avresti dovuto andare con lui invece che con me.»

«Mi hai costretto, stronzo!»

«Costretto o meno, ti ho preso ieri sera, quindi sono felice.» Lo guardai mentre indurii i miei lineamenti prima di parlare lentamente. Serrai le labbra, sollevando gli occhi su di lui. Ero così arrabbiato che i miei sentimenti erano al di là delle parole. 

«Cosa vuoi?» Chiusi gli occhi, chiedendo lentamente.

«Huh! Te l’ho già detto, smetti di fare giochetti con il mio amico. Smetti di fare giochetti con Kan.» disse, guardandomi di rimando. Avrei voluti controbattere e chiedere quale diritto avesse di chiedermi di fare qualsiasi cosa. Non ebbi la possibilità di parlare perché lui riprese il discorso: «Non chiederti nemmeno perché, è una risposta semplice. Loro si piacciono, smettila di andare dietro Bar o noi non finiremo solo nel letto.» continuò a minacciarmi.

«Non ci proverò di nuovo con Bar.» Risposi perchè mi ero già reso conto che non avevo speranze, mi aveva già detto molto chiaramente che gli piaceva Kan, non io.

«Bene, non avere idee come la scorsa notte. Portami anche più rispetto come tuo Senior.»

«Beh, allora forse comportati più come tuo fratello prima di richiederlo.» lo dissi in modo provocatorio. Se qualcuno poteva davvero rispettare i più piccoli, allora io avrei rispettato quel qualcuno, ma lui con me non era stato rispettoso.

«Mark …» disse piano, sembrando che stesse parlando con un cliente.

«Sei bravo solo a dare ordini.»

«Hmmmm …sono bravo in altre cose.» disse guardando me, poi se stesso e di nuovo me. «Non dimenticare che sono il tuo Senior, ma se non vuoi essere il mio Junior, puoi sempre essere il mio …»

«Senior, va bene senior.» dissi prima che potesse dire qualcosa di imbarazzante.

«E su di noi la scorsa notte …» Si fermò per un attimo, prima di continuare. «Non dirlo a nessuno, non voglio che la mia ragazza lo sappia.»

Successivamente mi portò nel mio dormitorio. Rimasi sorpreso quando non tornò subito a casa, ma continuava a seguirmi verso la mia stanza. Quando gli chiesi perché, mi disse che anche la sua ragazza viveva lì.

Non gli importava nemmeno …

Ieri sera mi aveva fatto del male, finché avevo pensato di voler morire. Ora andava a trovare la sua ragazza come se non fosse successo niente. Non gli importava affatto mentre si separava da me al quarto piano. 

Il mio edificio aveva otto piani, ragazze e ragazzi non erano separati. Ero su un buon piano, attualmente vivevo a Bangkok ed avevo passato il test per la facoltà di Ingegneria. Aveva causato molti problemi con mio padre questa faccenda, ma avevo scelto di venire a studiare qui comunque. Mio padre voleva che fossi un nuotatore professionista, ma per quanto mi piacesse nuotare, era solo un hobby per me. Mio padre odiava l’ingegneria e la meccanica ma io volevo essere un professionista, era per questo che ero andato lì, lontano da casa. Mi aspettavo di vivere in semplicità e serenità.

Ma oggi non era davvero un bel giorno.

Presi il telefono ed entrai su un social popolare in cui ero iscritto da quando ero al liceo. Il primo stato che vidi mi fa venire voglia di buttare via il telefono. Una piccola mano che ne teneva un’altra più grande, non c’erano i volti ma sapevo che erano, Kan e Bar. Nell’altra immagine Bar accarezzava la guancia di Kan, non sapevo che espressione avessea Bar perché era girato di spalle rispetto alla fotocamera ma potevo vedere come Kan lo guardava con gli occhi pieni d’amore. Simile a quando guardavo Bar ma anche … in modo diverso perché Bar adorava lui, non me.

(post sul social network)

Dew Daley

1 ora fa

Tanta dolcezza, le formiche quasi si ritirarono. Il dott. Kan e Bar erano insieme al centro commerciale, abbiamo una foto di loro che intrecciano le mani. La foto è proprio sul loro Facebook personale. L’altra persona è Bar e questa è la prima foto di loro come coppia? Ah! Un nostro informatore li ha beccati nel parcheggio! Si stavano accarezzando le guance. Avevano un’aura da fidanzati anche se non lo hanno ancora confermato. Una fonte interna disse che Bar ha chiesto per avere ancora un pò di tempo, quindi che dite? Usciranno insieme? Io spero ancora di avere il dottor Kan tutto per me! #Tossara ***

Il numero di mi piace e commenti di congratulazioni non mi avevano fatto male al cuore tanto quanto Bar che rispondeva ai commenti dei suoi amici.

Hitty non colpisce solo l’acciaio ma: grazie mille per la spia. Torno nel vicolo per continuare a fotografare.

Bar Sawawut: Voglio sapere chi era.

Nnorthh: A Bar piace fare del male agli altri!

Pin Pinna: Vero. Mi chiedo, come il medico lo sopporta?

Tossakan: Mi piace.

Pandora: Cosa ti piace?

Tossakan: Mi piace la violenza. @BarSawawut

pVnn: Già qui?

Pond Pawee: Flirtano nei commenti.

Nanana: Va bene? @Tossakan

Tossakan: Puoi dirlo a chiunque, ovunque.

Bar Sawawut: Ma non puoi dirlo qui!!!

Tossakan: Perché no?

Bar sawawut: Sono timido.

Sono timido. Una frase breve, ma mi avrebbe fatto male per molto tempo.

Caddi sul letto troppo stanco per alzarmi. Stavo soffrendo e tutto mi faceva male. Mi faceva male il corpo, mi faceva male il cuore. Con così tanto dolore non potevo continuare ad essere testardo. Dopo aver visto le notizie, avevo visto quanto fosse così felice ed a quel punto sapevo che dovevo lasciarlo stare. Dovevo solo abituarmi a stare lì da solo. Lo avrei guardato da lontano vedendo quanto era felice e se ne avessi avuto la possibilità, gli avrei parlato per scusarmi per aver pensato di fargli qualcosa di male. Forse se mi fossi scusato non avrei dovuto più affrontare questo dolore da qualcun altro.

Alzai il telefono dopo essere rimasto immerso nei miei pensieri per un po’ e chiamai il numero che conosco a memoria, ascoltando il tono di composizione fino a quando l’altro lato non prese la chiiamata.

«Mamma…«

[Come va dolcezza]. La mamma era quella che mi faceva sempre andare avanti quando combattevo con mio padre, mi avvertiva quando pensava che stessi prendendo decisioni sciocche e mi mandava soldi anche se non era d’accordo con me che venissi qui per studiare.

Mia madre era quella che non voleva mai vedermi arrabbiato.

«Mi manchi.» dissi sorridendo. Non sapevo perché avevo deciso di chiamare mia madre, forse perché sapevo che era l’unica persona che sicuramente non mi avrebbe fatto del male.

[Perché stai chiamando all’improvviso? Cosa c’è che non va?] Chiese con voce dolce.

«Niente.»

[Mi sembri strano, Masa.] Masa era il mio vero nome, che mi aveva dato la nonna, e la mamma preferiva chiamarmi così. Era giapponese e significava intelligenza. Mio padre era mezzo giapponese, con una mamma giapponese e un padre tailandese. Quindi in parte lo ero anche io. Mia mamma è completamente tailandese. Usavo un cognome tailandese ed un nome giapponese. Avevo ricevuto il mio soprannome da mio zio.

«Mi manchi tanto.»

[Mi manchi, torna a casa.]

«Sono passati solo due mesi dall’inizio del semestre.»

[Ma hai appena detto che ti manco.]

«Ecco perché sto chiamando.»

[Quando sei libero, ti mando i soldi e torni a casa. Mi manchi davvero, tesoro mio.]

Non sapevo se fosse sbagliato chiamare mia madre, solo dirle che mi mancava così mi faceva venire voglia di piangere e non mi capitava molto spesso. In quel momento volevo  solo abbracciare mia mamma.

«Sì.» All’improvviso, le lacrime scesero.

Si dice che quando ci sentiamo giù di morale ci manca sempre casa nostra.

Chiusi lentamente gli occhi prima di andare alla scrivania e prendere una sigaretta. Ero una persona a cui piaceva fumare. Quando accadevano così tante cose, continuavano ad accumularsi e aumentare fino al punto in cui non riuscivo a trovare uno sfogo. Guardare il fumo bianco fluttuare nella notte aiutava ad alleviare il mio stress. Uscii sul balcone e annusai l’aria del pomeriggio. Era quasi il crepuscolo, avevo perso un po’ di tempo, il che era positivo perché non volevo davvero pensare in questo momento.

«Vee se appendo la pianta di Betel qui prende bene la luce?» La dolce voce della stanza accanto non mi interessava tanto quanto il nome che usava. Mi girai per vedere una ragazza con un bel corpo ed un viso grazioso che si spostava a destra e sinistra con in mano la pianta di betel.

«Dove, fammi vedere.» Il mondo stava per girare, altrimenti quell’università era troppo piccola. L’uomo che uscì, avvicinandosi alla schiena della ragazza e prendendo l’albero, era quello che non volevo più vedere. «Questo dovrebbe essere il posto giusto.» disse il Senior alla sua ragazza, prima di appendere la pianta al muro.

«È così carina, me ne prenderò cura come si deve.» La ragazza, Ploy, disse prima di sorridere dolcemente a Vee ed abbracciarlo con forza.

«Va bene … prenditene davvero cura, proprio come il nostro amore.» Risponse la bella voce, prima di chinarsi e baciarle la fronte.

La donna alzò lo sguardo e gli bacia la bocca, prima di parlare lentamente: «Mi prenderò spudoratamente cura dell’albero e del nostro amore.» Il tono supplichevole finchè Vee non sorrise in modo ampio.

«Stai facendo gli occhi dolci apposta?» disse Vee, prima di inclinare il mento e baciarle di nuovo le labbra.

«Basta, è imbarazzante.» La dolce voce parlò goffamente prima di spingerlo via dal petto.

«Perché? A volte facciamo di più che baciarci.» disse Vee, prendendo in giro la sua ragazza, facendola diventare timida. Se qualcuno mi avesse chiesto come mi sentivo nel vedere l‘immagine che mi trovavo di fronte, credo fosse il disgusto più assoluto. Aveva detto che non l’avrebbe mai fatto con un uomo, ma ieri sera l’aveva fatto. Aveva detto di amare la sua ragazza, ma poi quella mattina mi aveva chiamato sua moglie.

Quel ragazzo era davvero disgustoso.

«La sigaretta puzza.» disse Ploy, torcendosi bene tra le braccia di Vee e girandosi a guardare il betel.

«Oggi non ho nemmeno fumato.» Risponse Vee.

«Ma sento l’odore … oh!» Si voltò ed emise un suono sbalordito quando mi vide in piedi accanto a lei. Non capivo come la mia stanza fosse proprio alla sua. Tutto quello che sapevo è che al piano inferiore c’era la camera di Bar, ma non avevo idea che la ragazza accanto fosse quella di Vee.

«Scusatemi per avervi interrotto.» Mi scusai, le mani alzate.

«Nessun problema, non fumare vicino alla foglia di betel.» disse dolcemente, guardandomi. 

Guardai Vee, e per una frazione di secondo vidi uno strano sguardo sul suo viso. Perché era così bello? Girò intorno alla vita della sua ragazza prima di chinarsi per parlare con lei.

«Lui è un Junior della mia stessa facoltà.»

«Oh, quindi è un amico! Mi chiamo Ploy, sono felice di conoscerti.» Si avvicinò al muro, allungando la mano.

«Mark.» Risposi, stringendole la mano.

«Non così a lungo, sai che sono possessivo.» Le tolse rapidamente la mano ed ero segretamente incazzato per quello che aveva detto, sapeva che non mi interessavano le ragazze eppure era ancora geloso. Si amavano così tanto, avrebbe potuto anche consumarla.

«Cosa? Era solo un saluto.» Si voltò verso Vee prima di tornare da me con un sorriso. 

«Non dimenticare quello che ti ho chiesto Mark, non lasciare che il fumo arrivi al mio albero.» disse la dolce voce prima di allargare di nuovo il sorriso.

Non mi piacevano nemmeno le belle donne.

«Dipende tutto da che parte soffia il vento ma cercherò di non avvicinarmi.» Le dissi prima di sbirciare verso Vee che mi guardò con calma e parlò lentamente. «Va bene … almeno cerca di non distruggere l’amore degli altri.»

«Farò del mio meglio.» Lo fissai un momento prima di rispondere. Non sapevo a cosa si stesse riferendo ma qualunque cosa fosse, avrei benedetto tutti loro con amore.

«Per favore, amatevi a lungo.»

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Zara

Vee è sempre stato uno strano

Zara

Ho sempre odiato Ploy

Zara

Ho sempre trovato Ploy fastidiosa

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