BIG DRAGON – CAPITOLO 17

La Tigre selvaggia che combatte contro un toro selvaggio.

«Rispondi, dov’è andato tuo padre? Che impegni ha?»

Big era seduto sul suo letto e urlava con rabbia contro il peluche del drago verde.

«Non giudicare, non giudicare!» disse e poi colpì il peluche sulla testa finché non rotolò a terra.

Lo ignorò, sollevando la coperta del letto e infilandosi sotto di essa, a differenza della prima volta, quando il peluche era rimasto sul letto e Big aveva passato tutta la notte ad abbracciarlo, senza volersi staccare da lui.

Quella notte si era rigirato su se stesso, non riusciva a dormire e spesso si sentiva anche soffocare. Si era poi alzato per andare in bagno e aveva bevuto un bicchiere d’acqua, quando era tornato aveva trovato il peluche del drago ai suoi piedi. Allora lo raccolse, portandolo nel letto e appoggiandolo contro la testiera accanto a lui come al solito.

Dragon mancava dalla vita di Big ormai da tre giorni. In tutto quel tempo non c’erano stati contatti, né una chiamata, né un messaggio. Big cercava di non pensare a quel bel viso e ogni volta si infastidiva ancora di più, non riuscendo a convincersi a chiamarlo o mandargli messaggi. Perché avrebbe dovuto farlo se non aveva nessun tipo di rapporto con quell’irascibile di Dragon?

Big, però, aveva indagato segretamente. Aveva scoperto che Dragon continuava a frequentare normalmente le lezioni, ma quando doveva consegnare qualche lavoro, andava via immediatamente.

Era un venerdì, Big non riusciva a sopportare la frustrazione, così decise di raggiungere in macchina la Facoltà di Architettura.

«Big.»

Khem Sao, una ragazza con cui aveva tenuto un concerto l’anno prima, era andata a salutarlo. Pertanto, Big sorrise educatamente.

«Sei venuto per incontrare una ragazza?»

«Sono venuto qui…» Big rimase senza parole, ma i suoi compagni di classe stavano arrivando da ogni dove, quindi chiese per non fare un viaggio a vuoto.

«C’è Dragon?»

«Oww, è già andato via.» disse Khem.

«Dragon si è recentemente unito alla nostra classe, ma è venuto solo per consegnare il progetto e poi è scomparso. Non so dove sia andato un bell’uomo come lui. Penso però che sia andato via con un ragazzo alto, davvero bello, probabilmente di un’altra facoltà.»

Il fatto che Dragon avesse scelto di andare con altre persone invece che con Big era già doloroso, ma il fatto che l’altro ragazzo fosse più bello era terribile.

«Grazie.» disse Big e si diresse verso la sua macchina, lasciando immediatamente il posto.

Non voglio più respirare l’aria di questo posto.

Big si sentiva tradito, come se si fosse arenato in mezzo al mare.

Cos’è successo in passato? Dragon ha fatto delle buone azioni. Andavamo a mangiare e giocare. Ogni giorno mi portava del cibo. In fondo, non aveva senso, no? Tutti questi tentativi non sono paragonabili alle scuse, ma Dragon avrebbe potuto farlo ancora con me. Adesso però sta rinunciando, sta cambiando idea, e inoltre va a cercare qualcun altro. Sta facendo il testardo?

Molte domande vorticavano nella sua testa. Quando il suo cervello reagì, guidò l’auto verso un bar e ordinò un drink per rilassarsi. Si accese anche una sigaretta e si sedette per un po’ sul divano. Vicino a lui c’era una ragazza molto sexy che si avvicinò e chiese di incontrarlo.

Poi si rese conto che era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva fatto sesso. Ho usato così tanto quei giocattoli per alleviare il mio disagio, che ho quasi dimenticato cosa significhi andare a letto con una donna, pensò Big e poi serrò furiosamente la mascella. Come posso permettere a Dragon di infierire così nella mia vita? Maledetto bastardo!!!

Big strinse forte i pugni e poi si avvicinò alla ragazza per baciarla sul collo.

«Mmh… così impaziente.» disse la giovane donna mentre lui abbassava la testa verso la sua gola. Mentre percorreva il collo morbido e profumati, pensò di stringerlo un po’ con le mani. Se lo avesse fatto probabilmente lei avrebbe urlato, non come…

«Oh!» Big imprecò con rabbia quando l’immagine di se stesso che premeva la gola di Dragon gli balzò in testa, facendo sussultare la bella ragazza. 

Non si comportava bene, la guardò senza prestare attenzione, ma davvero, non era dell’umore giusto per farle cose del genere. Poco dopo le chiese di andarsene.

Big si sedette di nuovo da solo, poi intravide un uomo in perfetto abito grigio che parlava con un cliente al bancone del bar.

Improvvisamente l’uomo si voltò, incontrando gli occhi neri di Big.

«P’Nine.» Lo salutò da lontano e Nine gli andò incontro.

«Sei da solo?»

«Sì, ho avuto una voglia improvvisa di bere un liquore delizioso.»

«Allora sei venuto nel posto giusto, perché in questo bar tutto è delizioso: il cibo, i liquori, la birra, i cocktail, il vino. Se guardi bene, anche il proprietario è delizioso.» Poi Nine allungò la mano per indicare che il proprietario di cui parlava era lui stesso.

«P’Nine, hai comprato il bar?»

«L’ho comprato circa tre mesi fa. Cambierò il suo nome il mese prossimo.»

La conversazione stava proseguendo bene. I due parlarono per un bel po’, prima che Nine chiedesse a Big di andare a un imminente evento.

«Sabato prossimo l’Associazione Romeo organizzerà un incontro di beneficenza.» Nine tirò fuori una busta blu scuro dalla sua giacca e la porse a Big: «Vorrei invitarti. Naturalmente se sei libero, ma anche se non lo sei, non c’è problema.»

 «Associazione Romeo.» ripeté Big, prendendo il biglietto e guardando il sigillo dorato.

«Sì.» disse Nine, che aveva tenuto per caso con sé l’ultimo biglietto d’invito e Big era nella posizione di partecipare all’evento come suo ospite.

Big, con un sorriso, era davvero felice di essere stato invitato a far parte dell’Associazione. Si trattava di un’associazione di uomini anziani estremamente famosa negli ambiti dell’alta società. I membri di questa società dovevano essere solo discendenti dalle 12 esclusive famiglie fondatrici. La domanda di adesione non accettava affatto gli estranei. Anche solo per visitare il locale, se non si conoscevano le persone giuste o non si era invitati, non era facile entrare.

«Vado di sopra a continuare il mio lavoro.»

«Sì, vado via anch’io.» disse Big, poiché se non parlava con Nine non sapeva cosa fare in quel posto. Nine allora si offrì di accompagnarlo alla macchina, ma quando arrivarono, l’auto di Big era stata colpita da un palo e la trave gli era caduta addosso.

«Stavo chiamando il signor Nine.» Una guardia di sicurezza gli corse incontro, con il volto pallido. Ovviamente il proprietario del bar doveva essere arrabbiato. Big però con criticò i subordinati di Nine senza alcun motivo, lasciò semplicemente che Nine chiarisse la questione con il suo personale. Allora chiamò per informare Pong di gestire tutto con la compagnia di assicurazioni.

«Mi dispiace molto che tu sia in questa situazione, Big. Ho appena dato alla società una nuova assunzione. Non credo che sarà una soluzione rapida.»

«Non c’è problema, Phi.»

«Allora, posso accompagnarti a casa?»

Nine voleva assumersi la piena responsabilità come proprietario del bar, di fronte a quanto era successo. Big lo guardava e non voleva vederlo dispiacersi per lui rifiutando l’invito, così accettò prima di mandare un messaggio a Pong, in modo che non andasse a prenderlo.

Big si avvicinò alla Lamborghini Urus gialla di Nine. Durante il tragitto prese il cellulare per fotografare la persona al volante. Se non avesse avuto tracce di alcol addosso, probabilmente non avrebbe osato fare certe cose cattive.

«Stai scattando una foto da mandare al tuo ragazzo?» A Nine non importava.

«Sto scherzando, lascia che la cancelli.» disse Big. La persona accanto a lui scosse la testa.

«Non importa.»

Big si vergognava di fare le cose senza pensare. Intendeva davvero cancellare la foto, ma quando premette nell’album, vide invece la foto di Dragon addormentato. Questa foto è stata scattata segretamente molto tempo fa… Mentre ero con lui nel suo appartamento. 

Improvvisamente l’amarezza cominciò a salirgli in gola. Così, Big decise di non cancellare l’immagine di Nine, anzi, decise di caricarla sul suo Instagram con la descrizione: ‘La tigre selvaggia che combatte contro un toro selvaggio.’

L’immagine era sfocata, si vedeva solo l’avambraccio di una persona con un orologio di lusso e il volante con il grande marchio di una Lamborghini, questo sembrava aumentare il numero di like. Big, però, si era solamente preso in giro. Perché l’ho fatto?

Big aveva postato la foto, ma dopo cinque minuti, con un numero sufficiente di like, decise di cancellarla, poi mise via il cellulare. Non osava guardare il volto di P’Nine. Quando l’auto si parcheggiò davanti casa sua, Big lo ringraziò prima di aprire la portiera dell’auto.

«Ci vediamo sabato prossimo Big. Puoi dire di essere ospite della famiglia Sirikawin.»

Big sorrise.

«Oh, mi sono dimenticato. Lo sappiamo già…»

Il discorso venne interrotto dallo squillo di una chiamata in arrivo. Nine alzò la mano per dire a Big di aspettare un momento, prima di rispondere alla chiamata.

«Ehi, ti sfido a far saltare di nuovo il laboratorio dell’associazione. Cosa c’è? Phi, la persona che si è esercitata, oh, oh. Ok, lo chiamerò prima.»

«Ora devo andare.» disse Nine dopo aver riagganciato il cellulare. Big aveva dimenticato completamente quello che stava per dire un attimo prima, così non disse nulla prima di scendere e guardare l’auto gialla allontanarsi e sparire dalla sua vista.

Camminò fino alla porta di casa sua e sospirò in silenzio. Non passò molto tempo prima che voltasse le spalle alla casa. Il rumore delle ruote dell’auto che schiacciavano il manto stradale al suo avvicinarsi risuonava forte. In lontananza scorse una Jaguar bianca; deglutì a fatica ed entrambi i piedi si bloccarono, rifiutandosi di entrare in casa.

Dragon parcheggiò l’auto davanti alla casa di Big. Prima di aprire la porta, notò che indossava una polo nera e pantaloni bianchi, ma con delle macchie di sporco. La condizione di Dragon era leggermente diversa dal normale. Big, però, non prestò molta attenzione a quei dettagli; stava ammirando il suo bel viso, circondato da un’aura oscura e tenebrosa.

«Dov’è il tuo toro?» chiese Dragon con un tono molto forte e frustrato.

«Cos’è successo?»

Big spinse il petto di Dragon, ma fu violentemente afferrato dal suo braccio. Prima che gli occhi furiosi di Dragon lo fissassero, come se volesse spingere il suo corpo, Big sentì un brivido correre lungo la schiena, ma non rispose. Dragon strattonò il braccio di Big per uscire in giardino, accanto alle mura della casa, per nascondersi dalle telecamere a circuito chiuso ed evitare di essere notati dalle guardie di sicurezza della casa principale.

«Lasciami.»

Big cercò di liberare il suo corpo da lui, ma non riuscì a sfuggire facilmente alla sua presa. Anche se non c’era una recinzione, l’area comprendeva il territorio di tutte le case della famiglia di Big. C’era un laghetto di loto profondo diverse decine di metri e lungo diversi chilometri vicino a un padiglione abitativo ben costruito.

Dragon si rese conto dell’esistenza di quel padiglione, quindi trascinò lì il suo braccio destro per aprire la porta e gettare il corpo di Big.

 «Cosa hai intenzione di fare, Dragon?»

Due mani bianche si dimenarono avanti e indietro mentre lo spingevano sul cuscino. Dragon non parlò, si limitò ad afferrare il corpo di Big per poi stampare un bacio con violenza. La lingua calda navigava nella cavità calda della sua bocca. Assaporando il gusto persistente dell’alcol, l’umore di Dragon peggiorò.

Dragon strappò la camicia di Big e i bottoni si sfilacciarono e si sparsero dappertutto, prima di abbassare il viso e seppellire la bocca nella morbida pelle bianca di Big, mordendo ferocemente ogni lato. I due non si vedevano da giorni, i segni rossi che Dragon aveva fatto erano già spariti.

«Tu… non farmi male!» Big urlò fino a farsi tremare la bocca. Gli occhi erano rossi e le lacrime cominciarono a cadere.

Dragon non era mai stato così duro con lui… ogni suo tocco gli provocava un grande dolore al cuore. 

«Perché diavolo ti piace farmi innervosire così tanto?» disse Dragon, afferrando il viso di Big per guardarlo negli occhi. Big si girò e sbatté la testa contro la bocca di Dragon, fino a farla sanguinare. Poi si alzò frettolosamente e corse via, ma il rumore di un tuono lo spaventò. Dragon lo afferrò per la caviglia e Big cadde sul cuscino al centro del padiglione.

«Cosa vuoi fare, Dragon? Hai intenzione di violentarmi?» Big urlò terrorizzato. Il suono della pioggia battente che aveva iniziato a cadere era in contrasto con quello di Big. Dragon serrò la mascella, afferrò le braccia di Big bloccandole e portandole sopra la sua testa.

«Allora, posso farlo?»

«Ma che diamine, no!» disse Big furioso: «Se lo farai, non pensare che ci incontreremo di nuovo.»

Dopo aver detto quelle parole, i due si guardarono in silenzio tra il vento, la pioggia e i tuoni che scrosciavano fuori. I lampi di luce si riflettevano sul viso di Big, mostrando un volto che Dragon non aveva mai visto prima. Così, vedendolo, Dragon crollò contro il suo petto. Rimase lì a inalare il profumo della sua pelle setosa.

Poi si alzò e lasciò il padiglione.

Dragon corse sotto la pioggia battente e salì sulla Jaguar colpendo il volante con tutta la forza. Per fortuna era fatto di materiali costosi e resistenti, quindi non si rovinò nulla. Poi prese l’ombrello che era dentro l’auto e tornò al padiglione. Big però non c’era più. Dragon serrò la mascella coprendosi poi tutto il viso. In seguitò si mise a sedere, rivolto verso il proprio avambraccio, fissando qualcosa.

Big entrò in casa passando da una piccola porta all’estremità opposta e attraversò gli alloggi della governante e del maggiordomo. Poi entrò nel corridoio della casa con un po’ più calma, poiché il padre era andato in provincia per degli affari e sua sorella si era trasferita dal marito, quindi non avrebbe dovuto rispondere a domande scomode.

Salendo in camera da letto, Big si tolse i vestiti. Dopo entrò e si sedette sotto la doccia, lasciando che le sue lacrime scendessero introntrolare su tutto il suo viso. 

Quando vuoi venire da me, vieni e basta. Quando non vuoi stare al mio fianco, sparisci con qualcun altro. Dragon mi vede solo come qualcosa su cui sfogare la sua lussuria? Questo è troppo.

«Ti odio più di chiunque altro al mondo, Dragon.» disse Big e alzò le mani per coprirsi il viso, prima di asciugarsi le labbra macchiate di lacrime. 

Il dolore che provava in quel momento era come aghi roventi che gli trafiggevano tutto il petto. Stava ancora soffocando, impedendolo di respirare normalmente, mentre le lacrime non smettevano di scorrere incessantemente.

*********

La luce del sole filtrava attraverso le tende non completamente chiuse. Big giaceva in silenzio su un fianco del letto; gli occhi erano arrossati, non voleva alzarsi perché il suo corpo non riusciva a muoversi per il dolore.

Era un giorno di festa, quindi non doveva uscire per incontrare qualcuno. Big si prese la mano al collo, per accarezzare la gola arrossata e i segni dei denti sempre presenti. Il dolore nel suo cuore non era scomparso, si stava solo seppellendo molto più in profondità dentro di lui.

«Signorino Yai.» Una governante bussò alla sua porta, dato che era l’unico capo presente in casa.

«Torno a dormire.» gli urlò di rimando Big.

«Signorino Yai, c’è.. c’è un’auto parcheggiata davanti casa. È un suo amico?»

Sentendo ciò, Big si mise subito a sedere e poi scese dal letto per aprire le tende. La sua camera da letto si trovava in un punto da cui poteva vedere tutta la facciata della casa e quando vide la Jaguar bianca parcheggiata nello stesso punto della sera prima aprì immediatamente la porta della stanza.

«Stavo cercando il proprietario, ma non sono riuscita a trovarlo. Così sono venuta ad informare prima il Signorino Yai. Vuole che accenda la telecamera di sorveglianza?»

«No, non è necessario.» Big scosse la testa verso la governante e le disse di trovare la vecchia guardia di sicurezza della casa, perché non c’era bisogno di guardare la registrazione delle telecamere. Big non sapeva se l’immagine che questa avrebbe mostrato sarebbe stata quella di se stesso che veniva baciato in modo passionale da Dragon.

Big uscì dal cortile, l’auto di Dragon era ancora parcheggiata lì. Nel cuore di Big si fece strada la preoccupazione. Guardò a destra e a sinistra per poi dirigersi verso il laghetto di loto accanto alla casa. Un ombrello nero era appoggiato davanti alle scale che scendevano verso il grande padiglione, lo raccolse, lo girò e vide che era l’ombrello di Dragon, un ombrello Jaguar.

Dov’era andato il suo proprietario?

«Dragon?»

Big lo chiamò, con il cuore che batteva all’impazzata, ma non ricevette risposta. Perciò cercò di camminare verso l’altra estremità del padiglione con un’angoscia e un’ansia che sembravano aumentare con il passare del tempo.

All’improvviso, si imbatté nella figura tozza di un uomo sdraiato sul lato di un grande pilastro. Il tatuaggio di un drago nero sul braccio destro gli permise di non dover indovinare chi fosse quella persona.

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