KINNPORSCHE – CAPITOLO 4

Pressione

-Porsche-

Guidai la mia moto con un passeggero che aveva la faccia di chi sapeva che la fine del mondo era imminente. All’improvviso mi aveva chiamato per andarlo a prendere, inoltre non aveva parlato, non aveva chiesto nulla e non aveva risposto, mi aveva solo detto di portarlo a casa.

«Scendi prima.» Dissi con voce calma. Era stato facile per lui seguirmi prima di aggrottare la fronte mentre giravo la chiave, spegnevo il motore e spingevo lentamente la moto in un cortile vuoto. Poi mi avviai verso un muro che avevo intenzione di scavalcare.

«Che diavolo stai facendo?» Chiese confuso mio zio prima di avvicinarmi ed afferrarlo.

«Stai zitto … sbrigati e vieni su velocemente.» Athe mi guardò perplesso, ma mi sollevai lo stesso verso il bordo del muro. Poi saltai dall’altro lato il più silenziosamente possibile.

«Perché hai intenzione di arrampicarti in casa tua?!» Athe sbuffò dolcemente ed io gli feci cenno di scendere dal bordo del muro. Guardai a sinistra e poi a destra più volte prima di aprire la porta sul retro e facendo il minimo rumore per entrare.

«Whoa! Sopravviverò per un altro giorno.» Emisi un profondo sospiro. Prima di gridare frettolosamente ad Athe che stava per cliccare l’interruttore: «Non accendere la luce!»

«Qual è il tuo problema?» Ah, forse non aveva capito. Camminai con l’accendino in mano così da accendere metà delle candele usate ieri sera.

«Non devi chiedere molto ..» Ripensai. Il viso di Athe era ancora più confuso mentre tiravo fuori il ventilatore dal cassetto. «Usiamo solo il ventilatore, non accendere il condizionatore!»

«Eh? Non stai pagando l’elettricità?» Athe raccolse confusamente il ventilatore prima che mi avvicinassi alla porta, aprendo leggermente le tende. Vidi due uomini in nero seduti su una moto che guardavano in casa mia. 

Bastardo, per quanto mi seguirà? Sono passati due giorni. Ha anche mandato delle persone a cercarmi  al pub. Adesso anche a casa, mi sta perseguitando!

Presi una lunga licenza dal lavoro con P’Jade, diceva che qualcuno andava a chiedere di un certo Jom ogni sera, il che mi faceva venire il formicolio lungo la spina dorsale. Inoltre, P’Jade aveva cercato di avvertirmi…

‘Qual è il problema con il signor Kinn? Sbrigati e scusati con lui. Il signor Kinn non è una persona normale.’

Non avevo mai avuto una tale paura nel mio cuore ma iniziava ad essere evidente. Quelle persone mi cercavano ovunque con il nome di Jom e Kinn insisteva nel darmi la caccia, non voleva lasciarmi andare facilmente. 

«Cos’hai combinato per restare invischiato con la mafia, Porsche?» Athe mi chiese guardando attraverso le tende.

«… emh ah, che succede?» Cercai di fare l’indifferente, non osavo dire che avevo estorto un orologio a quello che avevo scoperto essere un mafioso.

«…» Athe si sedette sul vecchio divano e sospirò.

«Sei tornato?» Chè chiese indossando una canotta, dei pantaloncini e mostrando di essere visibilmente sudato.

«Oh, Chè sei tornato anche tu?» Athe lo salutò con una mano.

«Sì … ehi. Stasera, vado a dormire a casa del mio amico.» Disse Chè ad Athe, prima di voltarsi a guardarmi.

«Perché?» Chiesi.

«Non voglio stare in una casa dove non possono accedere il condizionatore, non posso accendere i fornelli e posso solo caricare il telefono. Sei pazzo! Veramente, vorrei sapere se hai qualche problema con qualcuno …»

«Merda, allora accendi cosa ti pare!» Imprecai verso mio fratello finchè non lo vidi desistere.

«Fa niente.» Chè alzò gli occhi al cielo e salì al piano di sopra. 

«Porsche! Non devi dei soldi per una scommessa a nessuno, vero?» Athe riaprì la questione.

«No! No … niente. Ah, qual’è il problema?» Risposi in tono profondo, mentre lo guardavo restare seduto con un’espressione confusa in volto.

«Sono io … io … ho un debito di soldi.» Ero stanco di ascoltare le stesse storie. Si indebitava in giro almeno dieci volte l’anno, ero abituato a sentirlo. 

«Niente oro. Mia madre lo aveva venduto a suo zio per saldare il debito.» Dissi con voce pacata, mentre andavo a prendere un po’ d’acqua in cucina.

«Ma questa volta non puoi aiutarmi. Non so cosa fare!» Disse Athe quasi mugolando.

«Quant’è?» Chiesi.

«…» Fece un’espressione imbarazzata prima di dire con un filo di voce: «Cinque milioni!»

Ad un tratto mi si rizzarono i capelli e rischiai di strozzarmi per lo shock. 

«Eh …»

«Questa volta non è la stessa cifra di prima. Mi porterà a morte. Devi aiutarmi.» Disse frustrato.

«Sei pazzo! Dove cazzo li prendo cinque milioni?» Lo dissi con sincerità. Prima avevo solo qualche problema, erano difficili da risolvere ma non mi ero mai tirato indietro o spaventato. Come diavolo avrei fatto questa volta?

«Non lo so. Non lo so davvero. Devi aiutarmi.» Athe si sedette a malapena sul divano, finché non pronunciò una frase, facendomi pensare: «Dannazione! Sulla casa c’è già un mutuo che non ho pagato!»

«Eh, ipotecare la casa?» La casa di Athe era stata presa dalla banca, non era vero? Mangiava e dormiva dentro il casinò, sarebbe venuto a vivere in casa mia, in pratica.

«Casa? La casa di Aana.» Chiesi di rimando meravigliato con una strana sensazione nella mia mente. Mentre Athe mi guardava con rimorso.

«Uh … scusami. Ma davvero non sapevo cosa fare.» Spalancai gli occhi, riuscivo a malapena credere alle mie orecchie per quello che era uscito dalla sua bocca.

«Tu … non dirmi che …»

Mi avvicinai a lui per chiedere che cosa aveva combinato nella speranza che non fosse quello che pensavo.

«Sì! Ho ipotecato questa casa per pagare i miei debiti! Se non paghi entro tre giorni, te la confischeranno!» 

Strinsi i pugni, non riuscii neanche a sentire la fine della sua frase. Quella era la casa dei miei genitori ed il nostro ultimo tesoro. Allora perché lo aveva fatto? Ripresi velocemente coscienza e mi diressi verso il cassetto prima di aprirlo, cercando i documenti rimasti vuoti. 

Mi voltai a guardare Athe con occhi furiosi, ero sul punto di esplodere. Ormai avevo vent’anni e quella casa doveva essere di mia proprietà. Athe era il custode di tutti i beni della nostra famiglia perché io ero minorenne, si era venduto tutto, aveva promesso che non avrebbe mai toccato la casa e l’avrebbe lasciata a me e Porsché. Ma cos’era quello che diceva? 

Perché mi stai facendo questo? 

«Mi dispiace …» Disse con voce dolce. Stavo perdendo la testa, volevo avvicinarmi per tirargli una testata nella speranza rinsavisse. Per tutto quel tempo, ero stato lasciato con lui come mio unico parente, dovevo essere dipendente da lui ma mi aveva creato problemi ogni singolo giorno della mia vita. 

«Tre giorni …» Dissi con voce calma, ripetendo le parole del vecchio zio che diceva che quella casa sarebbe stata mia solo per altri tre giorni.

In tre giorni avrei dovuto raccogliere fondi per estinguere il suo debito e riscattare anche la mia casa. Erano più di cinque milioni di baht. 

All’improvviso un forte rumore mi fece trasalire, girai improvvisamente la testa e notai che la porta di casa era stata spalancata. Sgranai improvvisamente gli occhi quando un uomo in nero si fece strada entrando. 

«Merda!» Esclamai e dietro l’uomo in nero vidi una figura familiare vestita in modo elegante. Aveva una presenza così importante e potente che non riuscii a comportarmi bene. 

«Anakinn!» Gridò Athe prima di alzarsi in fretta dal divano, guardando scioccato il nuovo arrivato, sbalordito quanto me perchè la persona da cui cercavo di scappare era di fronte a me. Con tutti i problemi che avevo, con questo avevo iniziato con il piede sbagliato.  

«Come sei entrata a casa mia ?!» Dissi con voce dura, fissandolo intensamente.

«Cosa … tra tre giorni sarà casa mia.» Disse Kinn sorridendo. Guardai Athe che mi fissò di rimando, annuendo in risposta. 

Non dirmi che quello a cui devo saldare i debiti è questo bastardo!

«Cos’è questo trambusto?» Chè chiese scendendo le scale e aggrottò la fronte quando vide l’uomo misterioso dell’altra volta nel nostro salotto.

«Che diavolo!!» Gridò scioccato mio fratello. 

«… torna nella tua stanza!» Mi voltai per dire, con voce cupa. Non ero pronto a fargli sapere nulla in quel momento.

«Perché, cosa succede?» Quanto a me, fissavo il viso di Kinn che era in piedi con la mano in tasca e ci guardava con calma.

«Vai su!!» Gridai ad alta voce. Chè mostrò uno sguardo esitante.

«Ehi, andrà tutto bene, giusto?»

«Sali per primo, sto bene …» Girai la testa per guardare mio fratello prima che salisse lentamente le scale. Aspettai di sentire il suono della porta che si chiudeva al piano superiore e poi tornare a guardare la faccia di quel bastardo. 

«Uh … è ..» La voce di Athe sgretolò l’atmosfera imbarazzante. Dovevo ammettere che tutti gli eventi scioccanti nella mia vita mi passarono davanti agli occhi finchè non mi sentii confuso. «Khun Anakinn, come sei arrivato qui?»

«Perché non posso venire? Questo posto è per metà mio, no?»

«Uh … posso avere un po’ più di tempo?» Chiese con calma Athe.

«Tre giorni.» Rispose quasi immediatamente Kinn con voce calma.

«Cinque milioni, se comprendiamo il rimborso dell’atto di proprietà fondiaria, diventano sei milioni.»

Il mio cuore si contrasse mentre parlava in quel modo. Volevo avventarmi su di lui e spaccargli la faccia, ma le mie gambe facevano fatica a muoversi. 

«Ma signor Kinn …» Prima che potessi parlare, una mano pesante si alzò e mi proibì di farlo.

«Ma ho un’offerta ..» Disse sempre con la stessa voce tranquilla. Gli occhi speranzosi di Athe erano diretti verso di lui.

«Cose? Sono pronto a tutto, mi dia solo una possibilità.»

«Tu! Vieni a lavorare con me.» 

Puntò un dito verso di me. Ero ancora più confuso di prima. Lavoro? Che lavoro? 

«E aumenterò il tempo per risarcire il debito di due anni.» I suoi occhi erano calmi, difficili da leggere e mi fissavano senza sosta. 

«Lavoro?» Chiese Athe.

«Diventa la mia guardia del corpo, poi parlerò a mio padre del debito.» Presi un respiro profondo prima della sequenza degli eventi e sogghignai.

«Eh! Chi sei? Una persona così importante da dover avere delle guardie del corpo?» Chiesi. Era una persona ritardata che non poteva prendersi cura di se stesso? Che cazzo di guardie del corpo gli servivano? Ero entrato nel film: Il Padrino di Shanghai?!

«Smettila di parlare!» Urlò Athe verso di me.

«Perché? Questo problema te lo sei cercato da solo, perché devo finirci di mezzo io?»

Dissi con rabbia, volendo interrompere la mia relazione di parentela con Athe. Perchè tutto questo era improvvisamente successo a me? 

Mi verrà confiscata la casa e dovrò lavorare con questo Kinn? Di cosa si tratta?!

«Allora puoi dire addio a questa casa.»

«Questa è la casa dei miei genitori!» Serrai la mascella e strinsi i pugni, sentii un fremito e mi preparai ad scagliarmi verso Kinn, ma due dei suoi subordinati mi precedettero e così mi fermai. Lo guardai con rabbia.

«Ma ora sarà di mio padre!» Mi rispose provocandomi e sollevando un leggero sorriso. 

«Sei una merda Kinn!» Il suo atteggiamento era elettrizzante finché non sentii che la mia pazienza veniva sempre meno.

«Smettila. Se vuoi avere questa casa, accetta semplicemente l’offerta per lui.»

«Ma questo problema non l’ho creato io!!! E non andrò a lavorarci! «

«Perché hai paura?»

«Eh … sei un idiota? Chi vorrebbe correre il rischio? A guardarti sei un tipo che apre e gestisce un casinò ed ha delle guardie del corpo. Invece vai a dare la caccia ai debitori insieme a questi tizi vestiti di nero, giusto? E se vengo a lavorare per te cosa farò? Perché dovrei fare qualcosa di così rischioso?» 

Quello che avevo appena vomitato era probabilmente la frase più lunga dell’anno. Non volevo interferire con niente del genere. Non ne valeva la pena e principalmente ero preoccupato per mio fratello minore. Se avessi scelto di percorrere quella strada sicuramente non gli avrei dato una vita felice.

«Hai tre giorni per trovare i soldi. Se non ci riesci, te ne devi andare.» Continuava a minacciarmi, non voleva mollare.

«Dannazione!» Esplosi di rabbia e mi precipitai di nuovo verso il Kinn, anche se sapevo di non poterlo raggiungere perché quattro dei suoi uomini gli stavano facendo da scudo, tenendomi lontano. «Comunque, mi riprenderò la mia casa! « Gridai ad alta voce.

«Smettila!» Athe cercò di fermarmi «Smettila!» e mi spinse forse fino a farmi sbattere contro il muro. 

Gridai con rabbia verso Athe, lo condannai incessantemente nella mia mente. Il mio cuore era colmo di sentimenti di rimpianto, rabbia, impotenza e senza arrendermi cercai di mettermi in sesto e di riacquistare la sanità mentale così da trovare un modo per riavere la mia casa.

«…» Il silenzio prese il sopravvento. Tutti gli occhi dei presenti si posarono su di me prima che parlassi con voce profonda. «Se dopo mi riprendo la mia casa, quanto devo pagare?»

«Quanto?» Kinn si voltò per chiedere al suo subordinato.

«Un milione.»

«Non puoi lasciarmi con i debiti! Tre giorni senza di me e moriresti … vai a lavorare con lui!»

«Non mi interessa! Mi limiterò a riprendermi la casa.» Dissi con voce dura verso Athe.

«Allora dove prenderai i soldi?»

«Ho un lavoro, chiederò tempo e riavrò indietro la casa.»

«Comunque …»

«E io? E il mio debito?» La voce di Athe suonò forte, prima che si affrettasse verso di me e mi afferrasse il braccio, cercando di scuotermi. «Pensi che sia bello? Non riuscirai mai a guadagnare un milione così in fretta. Almeno lavora con lui, ha i soldi, hai tempo per riavere la casa.»

«Non voglio immischiarmi! Non mi piace! Sono preoccupato per mio fratello!» Urlai forte prima di fare un profondo sospiro. Oltrepassai Athe e mi avvicinai di nuovo a Kinn. I suoi subordinati si misero davanti a me e quindi mi fermai. Raccolsi tutte le ultime parole che avevo prima di proferire parola. 

«Avrò sicuramente bisogno di tempo per lavorare e mettere soldi da parte quest’anno. Ma mi riprenderò la mia casa.»

«Come farai in tutto questo tempo a vivere?» Chiese Athe quasi disperato.

«Posso sopravvivere!» Inclinai la testa per rispondere ad Athe, che sembrava aver perso la testa. Avevo deciso che avrei lavorato per risparmiare i soldi e riscattare la mia casa e nel frattempo sarei andato in affitto con Cher. Avevo abbastanza soldi per salvarmi in questo modo. 

«Dipende da te, ma il debito di cinque milioni deve essere estinto entro tre giorni.» Kinn sorrise prima di uscire di casa. Non appena l’uomo in nero scomparve, le cose della casa furono gettate sul pavimento da Athe, fuori controllo.

«Che diavolo stai facendo? Sai, in tre giorni non riuscirò a ridare tutti quei soldi e mi ammazzeranno!»

«Ah, perché dovrei essere preoccupato? Sbrigatela da solo! Come amo la mia vita, come la amo!!» Urlai ancora più forte di lui. 

«Se muoio, è per colpa tua!»

«E la mia vita non vale niente? Come sei egoista! I tesori dei miei genitori sono andati perduti e per riavere la casa mi devo fare un nuovo debito! Perché? La mia vita è così inutile ai tuoi occhi?!»  Ero ancora in piedi mentre discutevo con lui, i suoi occhi furiosi continuavano a guardarmi senza sosta. Non ero mai stato così arrabbiato e deluso da lui quando negli anni scorsi aveva perso gli altri tesori della nostra famiglia.  

La casa però era l’ultimo tesoro dei miei genitori! Alla fine questo meritava di essere mio ed invece è sparito in un batter d’occhio!

«Puoi maledirmi per essere egoista ma dannazione! Non hai alcun altruismo nel voler salvare il fratello di tuo padre? Volevi tenerti questa casa da solo anche se io ti ho mantenuto per anni. Non ricordi quando eri al liceo? Chi te lo ha pagato fino alla fine?» Il vanto di Athe su cosa aveva fatto per me mi fece stringere i pugni. Anche se Athe aveva il vizio del gioco, era sempre stato molto buono con me. 

Stavo tremando, pensando a quello che aveva detto lo zio. Mi stavo arrendo? Ero disposto a proteggerlo per iniziare un lavoro che sembrava disonesto?  Potevo riuscire a fregarmene per proteggere mio fratello mentre un altro mio parente andava verso la morte? O forse dovevo … 

«Non farlo .. Eh … Ehi, non farlo.» Alzai la testa quando sentii una voce. Cher, che piangeva in fondo alle scale, si buttò su di me e mi abbracciò forte. Quando vidi il volto di mio fratello, il mio cuore si strinse, quasi incapace di trattenere la mia debolezza interiore. Serrai forte le labbra, intrappolando i miei pensieri in profondità. Alzai leggermente la mano e accarezzai la testa di mio fratello. Chè probabilmente aveva origliato e lo sapeva.

«…»

«Per favore, non andare a lavorare da quello. Ed io con chi andrò a vivere se accetti?» Disse con voce tremante. Quella era l’unica e principale ragione per cui non avrei rinunciato facilmente alla mia vita. Non avrei mai lasciato il mio fratellino solo su questa terra, perchè solo lo era già stato tanto.

Facevo tutto questo per proteggerlo perchè lo amavo più della mia stessa vita. 

«…»

«Magari non avremmo più questa casa ma possiamo vivere ovunque. Per favore però, non lasciarmi.» Mi abbracciò più forte come se avesse paura che potessi scomparire. 

«Lo so ..»

«Huh !!! Ascoltami, ehi, non è facile. Quando eri al liceo, spesso picchiavi altre persone e non sei morto. Dai cosa cambia adesso?» Disse Athe. 

Non volevo più pensare che quell’uomo fosse un mio parente. Non voglio più contare i miei parenti con questa persona. I miei occhi lo guardarono incredulo, non capivo come fosse il fratello di mio padre. Ricordo il giorno in cui Kinn fu inseguito da quelle persone armate, non era sicuramente compito mio interferire.

Puoi picchiarti e colpire chiunque fino ad essere soddisfatto, ma rischiare la vita? 

E rischiare la vita dell’unica persona che amo? Non posso farlo! 

Chè ed io prendemmo alcune cose ed uscimmo da quella casa. Quella notte non potevo stare sotto lo stesso tetto di quel bastardo. Athe continuò a scatenarsi, non smise di parlare, cercando di convincermi ad accettare il lavoro. Avevo paura di non riuscire a trattenermi e picchiarlo. 

«Bevi prima l’acqua, tu …» Tem mi porse un bicchiere d’acqua, le due persone sedute davanti a me erano stressate, situate al centro della stanza non parlavano.

«Grazie.»

«Cosa sta succedendo?»

«Scusami se ti disturbo …» Dissi, il mio sguardo guardò fuori dal balcone finché non riuscii a mettere a fuoco la vista.

«Perchè disturberesti? Sei amico mio da sempre…posso fare qualcosa?» Mi voltai a guardare negli occhi il mio amico che mi osservava sorridendo appena, mi teneva per una spalla incoraggiandomi a parlare. 

«La mia casa è stata confiscata …»

«Eh! Cosa sta succedendo?» Chiese con un’espressione scioccata a bassa voce.

«Athe ha perso una scommessa.» Quasi non volevo nominare o pensare a quella persona.

«Merda …» il mio amico non poteva crederci. Ma il bastardo di Tem conosceva tutta la mia vita quindi non dovevo spiegare altro.

Come si era concluso quell’incidente?

«…»

«Allora cosa farai?» Scossi la testa invece di rispondere. Non ce l’avrei fatta in tempo a riprendermi la casa e non sapevo cosa fare d’ora in poi.

«Ti disturbo solo per questa notte. Domani andrò a casa di un amico.»

«In realtà, puoi stare qui. Possiamo stare tutti insieme.» Disse Tem con voce stressata. «Anche se magari staremo stretti, puoi rimanere il più a lungo possibile.»

«Grazie, ma domani vado dall’altro mio amico …va bene così…»

«Gli ho già parlato della ricerca di una stanza. La troverò al più presto, ma intanto …»

«Merda! Non parlare come se mi disturbassi! Ti ho detto che puoi stare qui con me. Sono pronto ad aiutarti, Porsche.» Il bastardo di Tem sbottò all’improvviso. 

Quanto era brutta la mia vita? Nonostante tutto intorno a me avevo ancora delle brave persone.

«Grazie mille …» Dissi con voce tranquilla.

«E hai chiamato per dirlo a Jom?»

«All’inizio volevo andare a casa sua ma non mi ha risposto e dubito che si sia addormentato.»

«Anche a me non ha risposto. Forse è con una donna?» Tem poi si voltò, andò ad accendere la tv e cercò da mangiare per noi. «Volete farvi una doccia? Stanotte voi due potete dormire nel letto, io dormirò sul divano.»

«Perché devo disturbarti così tanto? Dormi tu nel letto con Cher, io prendo il divano.» Dissi ed i due annuirono. 

Ero davvero stanco. Tra i problemi a lavoro e la mia casa che non esisteva più, la mia vita era davvero brutta. 

In ogni caso il giorno dopo mi sarei dovuto affrettare a tornare a lavoro come al solito però guadagnare i soldi per riscattare la mia casa. 

*********************

Il giorno successivo…

«Cazzo! Che diavolo sta facendo?» Tem imprecò mentre premeva ripetutamente il numero di Jom. 

Tem ci aveva provato tutto il giorno a chiamarlo ma da ieri nessuno era in grado di contattarlo. Anche quando avevamo finito di studiare nel pomeriggio, non c’era ancora segno di Jom e se era malato o non veniva a lezione poteva almeno scriverlo sul nostro gruppo di LINE. Senza ricevere alcuna risposta avevamo deciso di ignorare la cosa, consapevoli che si sarebbe fatto vivo quando voleva lui. 

Così tornai al dormitorio con Tem, nel mentre spulciavo gli annunci su internet per cercare di trovare una stanza economica dove trasferirmi con Cher.  Scelsi alcune locazioni che mi sembravano piacevoli e conveniente, prima di prepararmi per andare a lavoro nel locale di P’Jade.

«Di nuovo no, CAZZO!»

Non appena il cavalletto della moto toccò il suolo, il familiare e fragile suono della voce di P’Jade tuonò così forte che mi voltai velocemente per lo shock. Entrai in fretta nel locale e tutti si voltarono a guardarmi.

«P’!! Cosa è successo?» Gridai ad alta voce. Guardai il negozio che riversava in una condizione disastrosa, come se fosse appena avvenuta una guerra. Tavoli e sedie erano a terra, c’erano schegge di vetro e bottiglie sparse sul pavimento. Guardai la figura di P’Jade, seduta sul pavimento, era visibilmente disperata mentre si lamentava. 

«Porsche! Abbiamo qualcosa di cui parlare!» Gridò di rimando con voce aspra ed io ne restai sorpreso. 

Di solito la voce di P’Jade era più delicata, più femminile ma in quel momento sembrava come quella di un uomo che aveva semplicemente preso in prestito i vestiti di sua moglie. Si avvicinò a me e mi trascinò in ufficio. 

Marda, questa volta cosa mi farà??

«Ahh! Sto impazzendo ormai!» P’Jade sbatté la testa contro il muro mentre gridò così forte da dovermi coprire le orecchie. 

«Ma … cosa è successo?»

«Con chi hai avuto problemi e cos’hai fatto?» P’Jade non mi aveva mai parlato così ma in quel momento mi aveva sorpreso. 

«Con chi ho problemi?» Chiesi, cercando di capire che altro stesse succedendo. Oltre alla casa, ora non c’era nient’altro. P’Jade mi guardò in silenzio prima di lasciar andare le lacrime.

«Huh … Mi avevi detto di non avere altri problemi!» La sua voce tremò mentre si asciugava le lacrime con un fazzoletto ricamato con un motivo cinese. 

«Non li ho!»

«Che problemi hai con il signor Kinn?!» Rimasi ancora più sorpreso quando sentii quel nome. L’unica relazione che avevo avuto con Kinn era per la casa perchè il debito di cinque milioni non era il mio. Ieri sembrava disposto ad aspettare per la casa, come se ne volesse parlare ed il suo viso non mostrava preoccupazione. Non mi ero neanche più preoccupato per la questione dell’orologio.  

«…»

«Oggi quando ho aperto il locale, i subordinati del signorino Kinn sono venuti a chiedere se Porsche lavorava ancora qui. Ed io ho risposto di sì. All’improvviso si sono messi a distruggere tutto per la seconda volta! Il negozio è un caos. Merda Porsche!! Cos’hai combinato stavolta?» Dopo le prime due frasi aveva ricominciato a parlare con una voce aspra, proprio come prima. L’ultima frase mi rese incapace di regolare il mio umore, P’Jade stava facendo la pazza. 

«Non ho fatto niente!» Dissi di nuovo.

«E allora cosa? Dicono che se non ti licenzio verranno ogni giorno a distruggermi il locale!»

Merda! Che cazzo sta succedendo?

Ero sorpreso da quello che stava succedendo.

«Aspetta, P’Jade. Cos’è tutto questo?» Io, che raramente mostravo emozioni, ora avevo le lacrime agli occhi, il mio viso la stava supplicando.

«Devo chiederti un favore per questo … ma …»

«Scusa Porsche, ma puoi lasciare il club per me?» Il suo viso non era arrabbiato come prima, ma si trasformò in agitazione.

«Non posso. Per favore, non puoi cacciarmi.» Assolutamente no. Dove altro potevo trovare soldi per riscattare la mia casa?

Dannazione Kinn! Perché mi stai facendo questo?!!

«Ma non posso più rimettere in sesto il club …» Una piccola goccia di lacrime le scese sul viso.

«Ma P’Jade, non puoi licenziarmi. Dove altro posso trovare soldi?» Chiesi onestamente, la mia voce era morbida come un sussurro.

«Anche io ho problemi finanziari, non so più dove trovare i soldi per riparare i danni nel locale.»

Guardai fuori attraverso il vetro e vidi il caos totale in cui versava del club, oltre ad alcuni membri del personale che avevano un volto spaventato, probabilmente pensavano di non essere al sicuro.

«Questa volta non ho fatto proprio niente.» Lascia andare un profondo sospiro. Anche se ero sicuro di non aver fatto niente di male a Kinn, quando avevo guardato il viso di Jade, mi ero comunque dato la colpa per quello che era successo. 

«Porsche, … per favore vattene.»

«…» Guardai il viso di Jade. In quel preciso istante mi sentivo dannatamente triste. Negli ultimi due giorni mi erano successe tante cose fastidiose ed in quel momento mi sentivo uno zero, non sapevo come affrontare quelle emozioni.

«Non guardarmi in quel modo. Io ti voglio bene sul serio ma ora entrambi dobbiamo amare noi stessi …»

Avevo capito tutto e ero anche la causa della continua distruzione del locale di P’Jade, non potevo biasimarla per aver scelto di licenziarmi.

«C’è però qualcosa di cui hai bisogno?  Sono pronta ad aiutarti in qualsiasi cosa tranne con i soldi, perché ora davvero ancora non ce la faccio!»

«… Allora P’Jade, puoi aiutarmi a trovare un lavoro al negozio di P’Q?»

«Il negozio nel vicolo della porta accanto?»

«Sì, posso mettermi subito al lavoro? Ho davvero bisogno di soldi.»

«Sei sicuro che non ti seguiranno e distruggeranno anche quel negozio?» Chiese Jade ed io le dissi che non ero sicuro e non lo sapevo. Iniziai a massaggiarmi la tempia delicatamente cercando di pensare a qualcosa per uscirne.

«Va bene, aspetta un minuto.» Jade premette un numero sul telefono prima di uscire per parlare. Sapevo quanto fosse arrabbiata e nonostante tutto mi stava aiutando a cercare un nuovo posto di lavoro. Questo mi ricordò che mi voleva ancora bene.  

«Va bene … dai, inizi a lavorare stasera.» Jade tornò raccontandomi i dettagli. Jade mi disse che P’Q avrebbe chiuso il negozio per molto tempo quindi le chiesi se poteva aiutarmi ad andare a lavorare nel locale dei suoi amici nel frattempo.

«Allora … prima che me ne vada, vuoi che faccia qualcosa?»

«Non c’è bisogno. È meglio che tu vada, Q sta aspettando.» Annuii ed uscii da club per dirigermi verso il nuovo locale. 

[Jade: spero che tu abbia più fortuna di me, Q.]

Non vedevo l’ora che passasse il tempo, perchè dovevo sbrigarmi per mettermi al lavoro e guadagnare dei soldi. Il mio fardello era troppo pesante per stare seduto. Pensai che l’intera faccenda potesse essere un malinteso. La persona che era andata da Jade era probabilmente lo stesso mafioso, forse erano ancora arrabbiati e mi stavano inseguendo.

La prima notte che avevo passato al negozio di P’Q, era stata normale e felice, rimasi segretamente bloccato con più clienti rispetto a quando lavoravo con P’Jade e mi ero stancato più del solito. Dovevo davvero abituarmi e adattarmi, imparare quel lavoro e diventare un nuovo dipendente per me non era facile.

Non era mai facile per me. Quello che mi stava succedendo adesso era colpa mia. Non potevo biasimare i cieli o la terra.

Una volta a casa di Tem, digitai il codice della porta per entrare nella stanza, ma i miei occhi incontrarono le figure della porta accanto, quindi digitai il codice sbagliato.

«Cosa stai guardando?» L’uomo si voltò a osservarmi con uno sguardo acuto. Non volevo guardare ma quando l’uomo si voltò per rientrare vidi a cosa stavano ‘giocando’ nella stanza accanto. 

Ehi, non ero mica cieco. Lo avevo visto con i miei occhi cosa stavano facendo.  

«Fanculo!» Borbottai guardandolo senza paura. Anche lui ricambiò lo sguardo prima che la donna afferrasse il marito riportandolo in casa.  

Cosa avevo fatto? Io non stavo facendo niente.

Composi il codice per entrare nella stanza del mio amico, entrai nella stanza di Tem stanco morto e mi precipitai subito a fare la doccia. Feci tutto in silenzio perché il mio amico stava già dormendo. Quando finii di fare lavarmi, tornai in stanza e trovai Tem in piedi, che fissava il muro della camera da letto con un’espressione seccata.

«Ti ho svegliato?» Chiesi al mio amico.

«Accidenti! La coppia nella stanza accanto lo sta facendo!» Disse Tem, il viso rivolto verso il muro bianco. Aggrottai la fronte e mi concentrai sull’ascolto delle voci maschili e femminili attraverso i muri. Era la coppia che avevo incontrato poco prima. 

«Merda! Ragazzi? Ragazzi, non potete stare zitti? Non possiamo dormire qui!» Mi sentii a disagio ed urlai forte colpendo il muro. Ma la voce suonava più forte di prima, sempre più forte e sembrava stessero facendo cose inaspettate.  

«Cazzo, Earth !!! Fallo con calma!»

«Mi dispiace!»

Poi rimasi sbalordito quando una voce rispose a Tem che si allontanò dal muro, ma la sua faccia era ancora frustrata come prima. Io, che stavo in piedi e guardavo, notai il comportamento del mio amico e mi ricordai cosa mi aveva detto.

«È questo che intendevi quando hai detto che la voce della donna è sempre così alta e non riesci a dormire?» In passato diceva che la stanza era così rumorosa che gli rendeva difficile dormire e voleva cambiare.

«Sì! Ma non solo donne, diverse volte ha portato un uomo!» Si avvicinò per prendere l’acqua e la versò in un bicchiere, poi la bevve tutta. Prima di parlare: «Ancora più importante, quel bastardo è il mio vicino di casa! Lo odio! Bastardo!!»

Quando enfatizzò la frase guardando il muro e alzando il dito medio verso di esso.

Notai che i miei amici ora sembravano frustrati da un altro problema. Quindi, li avevo invitati a fare merito. Centinaia di giorni, mille anni, non avevo mai pensato di andare in un tempio, sentivo che i miei meriti erano molto pochi e si stavano esaurendo.

In auto 

«Devo trasferirmi nel tuo stesso dormitorio?»

Normalmente non credevo nei meriti e nei peccati, ma dagli eventi passati non avevo davvero difese spirituali, quindi volevo avvicinarmi al Dharma. Avevo pensato che se la mia vita fosse diventata più maledetta di così, sarei stato devoto per il resto della mia vita e non mi sarei mai più sentito vivo….

«Se sei infastidito … puoi mettere una canzone.» Disse Tem.

«Non ho il sonno facile. Ho problemi a dormire, se c’è anche un po’ di rumore, non riesco ad addormentarmi.»

Continuai a chiaccherare con il mio amico bastardo che prese l’uscita dall’autostrada e poi cercò un santuario nelle vicinanze. Continuammo a guidare fino a quando avevamo ormai  superato l’università quando improvvisamente, il cellulare di Tem squillò.

«Hmmm …. il tuo amico bastardo sta chiamando.» Lo schermo mostrava il nome di Jom. Premette il pulsante per rispondere alla chiamata e accese l’altoparlante «Ehi, ricordi ancora che hai degli amici …»

[Tu … ch … aiutami.]

La sua voce era debole ed appena udibile, Tem frenò all’improvviso. Rimasi piuttosto sorpreso di sentire la voce di Jom.

«Perché?! Cosa ti è successo?» La mia preoccupazione aumentò e lo chiesi con il dolore nella voce.

[Aiutami … dietro il caffè.]

Tem girò rapidamente la macchina nella direzione che aveva menzionato Jom. Avevo una strana sensazione, come se fosse qualcosa legato a me.

Ero io quello che causava tutto questo?

«Dimmi chiaramente. Dove sei?» Tem ed io guardammo lungo il lato della strada e vedemmo qualcosa accanto allo spartitraffico. Tem immediatamente accese e spense i fanali, parcheggiò l’auto e scese in fretta.

«Cazzo, Jom!»

Tem ed io gridammo di sorpresa. Le persone della zona ci aiutarono ad aprire una strada per farci passare, vedemmo un ragazzo seduto a terra contro un palo della luce in condizioni molto misere, la faccia coperta di lividi e segni di scarpe su tutta la camicia.

«Sei qui.» Esclamò Jom, vedendomi sorrise anche se aveva gli occhi gonfi e chiusi da un lato e mi abbracciò forte.

«Cos’è successo?» Chiesi. La mia voce quasi si spezzò.

«Non lo so. Quando stavo camminando per comprare le polpette, diverse moto mi si sono avvicinate … poi mi hanno chiesto se ero Jom, uno studente di sport del secondo anno o no. Quando ho detto di sì, … ha detto che Khun Kinn aveva un regalo per me. Poi mi hanno picchiato … e mi hanno messo su un furgone. Non appena mi sono alzato, mi hanno picchiato di nuovo.»

La sua voce era roca, come se rimanesse senza fiato. Si interrompeva spesso ed anche se non sanguinava era così livido che riuscivo a malapena a toccarlo. 

Il fatto che Kinn avesse costretto Jade a licenziarmi ed aveva terrorizzato il mio amico mi fece capire che mi stava soffocando, opprimendo coloro che mi circondavano per realizzare il suo desiderio. Composi velocemente il numero che aveva chiamato ieri. Quello di cui ricordavo così bene i numeri finali. Aspettai qualche squillo e poi dopo aver risposto, sentii una fredda risata dall’altro capo del telefono. 

[HAHAHA. Finalmente mi hai contattato.]

«Cosa hai fatto al mio amico?!» Urlai all’uomo dall’altra parte della linea

[Che diavolo … non ho fatto niente al tuo amico.]

«Che diavolo vuoi dire che non hai fatto niente? Se non fosse stato per te, non ci sarebbe stato modo per il mio amico di essere picchiato in questo modo!»

[Oh! Volevo insegnarti una lezione, ma i miei uomini hanno identificato erroneamente la persona.] Il suono di una forte risata provenì dall’auricolare del telefono.

«Dannazione! Mi chiamo Porsche! Accidenti! Cosa stai cercando di fare?»

[Oh … il tuo nome è Porsche, quindi è vero che i miei uomini hanno picchiato la persona sbagliata hehehe.]

Quasi gli buttai giù il telefono quando lo sentii ridere di nuovo. 

Come faceva a non sapere il mio nome?

«Se hai intenzione di darmi fastidio, cosa vuoi?»

[…lavora per me!]

«Non lo farò.»

Mi concentrai di nuovo sulla sua voce.

[Allora, il nome di tuo fratello è Chè, esatto … ]

Quando lo sentii dire il nome di mio fratello, la mia pazienza sparì velocemente. 

«Non osare toccare mio fratello!»

[Ummm, la scuola di Nong Chè è vicino a casa mia.]

«Fottuto bastardo Kinn! Come lo sapevi?»

[Vieni a trovarmi…]

Riattaccai subito ed arrivò un messaggio con un indirizzo che era stato inviato al mio cellulare. Serrai la mascella per la rabbia. Aveva deliberatamente costretto Jade a licenziarmi, quindi non avevo un lavoro. Aveva deliberatamente fatto del male alle persone intorno a me per mettermi all’angolo finché non sarei riuscito a trovare una via d’uscita. Aveva letteralmente fatto di tutto solo perché voleva che lavorassi per lui! FANCULO!!!

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