KINNPORSCHE – CAPITOLO 42

La ricerca della verità

-Porsche-

Rimasi seduto in silenzio nella stanza di Pete solo finché l’orologio non suonò le dodici. Dopo l’incontro, Arm andò direttamente nella stanza di Pete e lo convinse a farsi ricoverare in ospedale. Ma Pete protestò, assicurandomi che stava bene e che con solo poche ore di sonno sarebbe tornato in salute. Non gli avevamo creduto nemmeno per un secondo, quindi quando Arm ne aveva avuto la possibilità, aveva sollevato Pete sulle spalle e lo aveva caricato in macchina.

Dopo aver assistito Arm, andai direttamente nella stanza di Kinn. Mi feci una doccia veloce, mi misi sotto le lenzuola e mi avvolsi nelle coperte. Arm aveva detto che Kinn era rimasto a parlare con suo padre dopo l’incontro, e non me ne sarebbe potuto importare di meno perché ero troppo preoccupato su come comportarmi nei confronti di quest’ultimo.

Il suono della porta che si apriva mi fece chiudere frettolosamente gli occhi. I passi erano gentili e già sentivo che era Kinn a camminare verso di me.

«Porsche dormi?» Kinn chiese dolcemente mentre mi scostava delicatamente i capelli sulla fronte.

Mi mossi un po’ e Kinn mi sfregò affettuosamente le dita lungo le guance e il naso. Aprii lentamente gli occhi e affrontai Kinn con quelli semiaperti.

«Papà ha detto che dovresti bere questo, ti farà sentire molto meglio.» disse Kinn, tenendo un bicchiere di latte davanti a me.

Mi limitai a fissare il bicchiere, prima di afferrarlo lentamente e fare qualche sorso. Dopo di che, resituii il bicchiere a Kinn.

«Oggi è stato stressante.» Kinn prese il bicchiere e lo posò sul tavolino. Si chinò, mi abbracciò e appoggiò la testa sulle mie spalle.

«Sì.» Fu l’unica cosa che borbottai.

«L’incontro di oggi era su…» Kinn stava per parlare…

«Sbrigati e fatti una doccia.» Ma lo interruppi e delicatamente lo spinsi via da me.

«Non lo vuoi sapere?» Chiese Kinn.

«Non devi sforzarti se non vuoi.» Dissi senza battere ciglio.

«Non mi sto sforzando e non è che non voglio dirtelo. È solo che l’argomento era troppo delicato e pericoloso. La seconda famiglia ha acquistato una grande quantità di merci illegali a nome della famiglia principale. Adesso lotteremo non solo contro la seconda famiglia, ma anche contro i concorrenti esterni. Sarà troppo pericoloso, Porsche.» Kinn insistette.

«Quindi, pensi che potrei rovinare il tuo piano?» Mormorai.

«No, ma ho paura ti succeda qualcosa. Ricordi la prima volta? Ti hanno sparato e sei stato fortunato che non fosse così grave. Ma non posso vederti così di nuovo Porsche. Tu dovresti semplicemente restare qui con Tankhun. Kim e io possiamo gestirla.»

«C…cosa…»

«So che sei bravo, eccellente per l’esattezza ma non posso lasciarti andare. Puoi biasimarmi per averlo tenuto segreto, odiarmi e tutto il resto… Ma lo faccio solo per te, e perché…» Kinn si fermò, fissandomi profondamente negli occhi. «… Non posso vivere senza di te, Porsche.»

Kinn catturò il mio sguardo e i nostri occhi si incrociarono. Quei suoi occhi luccicanti penetrarono profondamente nei miei, costringendomi ad arrendermi immediatamente a qualunque cosa stesse dicendo. Voleva fortemente che gli credessi questa volta e, come se fossi ipnotizzato, il mio sguardo non abbandonò mai il suo. Quando sentii che stavo già scivolando dalla realtà, uscii in fretta dalla mia trance.

«Vai a farti una doccia adesso!» dissi in preda al panico, mi tirai su le coperte sulla faccia e spinsi via Kinn dal letto.

«Eh. Perché sei arrabbiato all’improvviso?» Kinn ridacchiò.

«Vai! Bastardo.» Lo cacciai via per l’ultima volta, e senza dubbio il bastardo se ne andò con un sorriso mascherato sul volto.

Accidenti, questa notte sarà lunga, cazzo.

Mi sdraiai sul braccio di Kinn e dormii accanto a lui. Il suo profumo era su di me e di solito mi faceva sentire a mio agio, ma questa volta era diverso. Non sapevo cosa fare. La mia mente era piena di domande che richiedevano risposte.

Arrivò l’alba e sia io che Kinn avevamo già svolto la nostra routine mattutina. Poi avevo preso le mie chiavi insieme alla mia giacca di pelle e mi ero diretto verso la mia moto. Stavo per uscire dalla stanza ma venni immediatamente intercettato da Kinn.

«Dove stai andando?» chiese Kinn, appoggiandosi al tavolo dietro di me.

«A Scuola. Ho delle cose da fare.» Risposi brevemente mentre mi sistemavo le maniche della giacca.  

«Perché non me l’hai detto?» Domandò Kinn con un cipiglio, camminando lentamente verso di me.

«Beh, mi dispiace, giovane maestro.» Gli risposi sarcasticamente. 

Ma cazzo! Non riesco a guardarlo negli occhi.

«Non andrai da nessuna parte, Porsche.» Disse Kinn severo, incrociando le braccia verso di me.

«Ho una riunione del club. E ne ho bisogno per i miei voti.» Mentii ma dovevo farlo sembrare reale perché cazzo sarei stato condannato. Poi presi il mio zaino e ci misi dentro le mie cose.

«Riunioni? Da quando ti sei interessato alle riunioni?» Kinn alzò il tono come se sapesse già che stavo mentendo. «E di solito non ti interessa il club, e studi solo. Ma finisci sempre per fallire.» 

Alzai gli occhi al cielo verso di lui.

Mi devi insultare così!? Dannazione, questo bastardo vuole davvero essere pestato!

«Se sei qui solo per insultarmi, vai! Non ho bisogno di te qui!» Lo spinsi via e mi avviai verso la porta di uscita.

«Per cosa ti stai arrabbiando? Sei tu quello che uscirà senza il mio permesso. Non dovrei essere io quello che merita di essere arrabbiato?» Kinn continuò a blaterare ma qualunque dicesse, io continuai comunque ad allontanarmi da lui.

«Starò via per un po’, cazzo, Kinn!» dissi irritato.

«Dimmi prima dove stai andando. Poi vediamo se te lo lascio fare o no.» Ribattè Kinn, posando le mani sulla vita.

«È davvero necessario?» Replicai incredulo.

Mi voltai per affrontare Kinn, ma nel momento in cui lo feci, vidi che era accigliato. Come se fosse una statua gigante, pronta a sgranocchiarmi in qualsiasi momento.

«Cazzo, io vado, Kinn.» Non importava quanto fosse affilata la mia lingua nei suoi confronti, non era ancora all’altezza del suo sguardo penetrante. Come se fossi già stato sconfitto senza nemmeno muovere un dito.

«So che sei ancora arrabbiato con me per non averti detto quello che vuoi sapere. Ma per favore non essere così. Non voglio che tu te ne vada perché è troppo pericoloso, non posso perderti..»

Prima ancora che Kinn potesse finire il suo dramma, alzai la mano per fermarlo.

«Ascoltami, non vado da nessuna parte. Starò via per poco, e tornerò subito dopo. E non devi preoccuparti che scompaia perché saprai sempre come… Trovami.» Soffocai con la mia ultima frase e girai lo sguardo dall’altra parte.

«Sei intelligente, amore mio.» disse Kinn con tono roco, si gettò su di me e mi abbracciò forte.

«Sei fottutamente disgustoso! Lasciati andare!» Spinsi Kinn leggermente e gli diedi una gomitata al fianco e aggiunsi: «Ora vado.»

«Perché invece non prendi la macchina?» Kinn si staccò e guardò la chiave che avevo in mano. Era vero che guidare una berlina era molto meglio di una moto, ma all’improvviso mi ero sentito come se fossi di nuovo me stesso. E andare in moto in qualche modo mi aveva aiutato.

«Mi è mancata la mia ragazza. E temo che il motore muoia perché è stata ferma per troppo tempo.» Dissi, raccogliendo la mia borsa e salutandolo.

Mi avviai verso l’uscita, ma Kinn mi afferrò la testa e mi diede un dolce bacio sulla fronte.

«Sbrigati e torna presto.» Disse con tono roco. Rimasi sbalordito dal suo gesto, prima di riordinare i miei pensieri e di fargli un cenno del capo.

«Che diavolo state tutti lì in piedi?» le nuove guardie del corpo di Kinn: Pha, Set, Phai e Tom erano in piedi proprio di fronte alla sua stanza, sorridendo da un orecchio all’altro.

«P’Chan e Pete ci hanno detto di stare di fronte alla stanza del signor Kinn e di aspettare che voi due usciate. Stiamo solo eseguendo gli ordini.» Phai rispose in tono formale, raggiante di determinazione.

Dannazione. Dovrei lasciare Kinn nelle mani di questi bastardi?

«Non dovete stare in piedi alla porta in questo modo. Andate a sedervi sul divano laggiù!» esclamai.

«Ohh. Possiamo davvero sederci?» Chiese Set con tono ingenuo.

«E secondo voi a cosa serve il divano? Certo, voi bastardi potete!» dissi con disappunto, lasciando Kinn a ridere a crepapelle dietro di me.

«Si Grazie.»

I quattro si girarono e si sedettero sul divano davanti alla stanza. Prima ancora che potessero posare il loro culo sul divano, Phai balzò in piedi e mi chiese: «Dove andrà signor Porsche? Vuole che l’accompagni?»

Sospirai pesantemente, scesi le scale e mi diressi dritto verso il garage. «Posso davvero affidare la sicurezza di Kinn a quei bastardi?» Sospirai per l’ultima volta e la mia attenzione colse improvvisamente Pete che si dirigeva verso il giardino.

«Pete!» Gli urlai contro, sperando di chiedergli delle sue condizioni.

«Dannazione! Non sono più un bambino! Sto solo uscendo a fumare. Che diavolo ti succede?» Pete borbottò improvvisamente di punto in bianco. Il bastardo sembrava impegnato a parlare con qualcuno.

«Sei malato Pete! E fumare non è di alcun aiuto.» Risuonò la voce di Arm, in piedi dietro la figura di Pete con sguardo furioso.

Cosa stanno facendo questi bastardi?

«Tu non sei mio padre Arm! E posso fare quello che voglio! Inoltre, questo non mi ucciderà, quindi stai zitto, va bene?» Pete continuava a fumare la sigaretta, e Arm, invece, continuava a cercare di levargliela.

«Ragazzi, sapete come si scrive ‘amici’ in inglese?»

La mia attenzione fu improvvisamente catturata dal nuovo arrivato, che fermò i gesti dei bastardi. Era Pol, improvvisamente spuntato fuori dietro di me, mi toccò leggermente le spalle.

«Amico eh?» Risposi seccato.

«Ora, come si scrive?» disse Pol scherzosamente, ma non avevo tempo per quello.

«F-R-I-E-N-D-S. Dannazione, Pol, è facile!» Risposi brevemente perché avevo davvero bisogno di andare ora.

«È fantastico, ma con Arm si scrive L-O-V-E-R-S.» Disse Pol ridendo.

«Eh? Che cazzo è quello?» chiesi irritato.

«Accidenti, sei ottuso Porsche.» Mi disse Pol, appoggiando le braccia sul fianco.

Cercai di ripetere nella mia mente ciò che diceva Pol, e quando capii cosa intendeva, mi rivolsi a lui. «Dannazione. Arm ha bisogno di qualche lezione di ortografia, eh.» dissi, ripensando alla piccola sessione teatrale di Pete e Arm.

«Dove vai a proposito?» mi chiese Pol.

«Centro commerciale.» Risposi brevemente.

«Posso venire con te? Anch’io voglio passeggiare.» Pol si avvicinò per afferrarmi il braccio e lo scosse leggermente.

«Dannazione Pol! Non scherzare con me.» Spinsi via quelle mani e poi mi diressi verso la mia fidata moto.

Avevo preso un appuntamento con Vegas per negoziare la sua offerta ed ero già in ritardo. Era stato a causa dell’iperprotezione di Kinn e delle scene sospette di Arm e Pete.

Non mi fidavo affatto di Vegas, ma non avevo altra scelta che tollerarlo per il momento. Avevamo fissato il nostro punto di incontro lì all’università perché avevamo entrambi paura di essere scoperti. E inoltre, Kinn non mi avrebbe lasciato andare così facilmente se mi avesse sorpreso mentre mi dirigevo verso la casa della seconda famiglia.

********************

«Ehi…» Non appena i miei piedi toccarono terra, Vegas mi salutò subito. Era in piedi semi appoggiato al cofano dell’auto e con in mano una sigaretta quasi finita.

«Sì.» Rimasi a una certa distanza da lui. Vegas sorrise come faceva sempre quando mi guardava.

Non avrei mai immaginato che sarebbe stato bifronte come lo era in quel momento. Non ero mai stato interessato a Vegas, ecco perché non gli avevo dato troppa attenzione, ma ora che era la chiave della verità, ero ben consapevole di lui. Era come un’acqua ferma, ma a uno sguardo più attento, quelle acque erano profonde, scure, come se avesse due personalità sovrapposte. Non importava come lo guardavo, non sembrava reale.

«Sei in ritardo.» Vegas disse scherzando ma ero ancora cauto ed osservavo ogni movimento che faceva.

«E adesso?» gli dissi, mettendomi le mani in tasca.

«Sali in macchina. Ti accompagno io.» Vegas fece un cenno con la mano verso la sua macchina.

«E dove mi stai portando?» La mia faccia doveva essere così preoccupata che Vegas rise seccamente.

«Non devi aver paura di me.»

«Chi ha detto che ho paura di te?!» Lo dici come se non mi conoscessi nemmeno. 

Non ho paura di te, è solo che non mi fido di te!

«Allora sali, ti porterò da lui.» Vegas replicò, prima di prendere le sue chiavi e aprire la macchina.

«Dimmi prima dove stiamo andando.»

«Ieri ti ho detto che ti avrei portato da qualcuno. Ho lasciato che la mia gente scoprisse se è vivo o meno. Se vuoi sapere qualcosa sulla famiglia principale, potrebbe essere in grado di aiutarti.»

«Dove?» chiesi incuriosito.

«Hmmm…» Vegas prese il telefono e analizzò lo schermo come per controllare qualcosa. «È in periferia. Anche quasi dall’altra parte della provincia. Dovremmo andare adesso.» Vegas guardò la mappa con un’espressione seria sul viso.

«Chi è?» Continuai a chiedere.

«Una vecchia guardia del corpo della famiglia principale» disse Vegas indifferente calcolando il percorso.

«Allora come l’hai conosciuto?»

«Non l’ho fatto, ma devo trovare la mia gente.»

«Allora cosa stai cercando?»

«Se chiedi di nuovo, non ti aiuterò. Non sono davvero affari tuoi.» Vegas sospirò pesantemente, e all’improvviso mi venne in mente un’idea pazza.

«Pete è malato.» dissi casualmente e, naturalmente, Vegas girò la testa così velocemente che quasi gli si ruppe il collo. Il suo viso era scioccato e stordito come se la frase che avevo appena detto significasse che Pete era morto.

«Cosa gli è successo?» Chiese il bastardo con un tono pieno di preoccupazione.

Fischiai e alzai gli occhi al cielo, ignorandolo completamente. Onestamente, stavo solo controllando la sua reazione per vedere se avrebbe reagito come quel giorno. Nel caso fosse successo qualcosa di brutto, avrei avuto qualcosa da negoziare con lui.

«Porsche! Che fine ha fatto Pete!?» Il tono di Vegas era diventato più alto e i suoi gesti erano diventati nervosi. Da un ampio sorriso sornione, improvvisamente si era trasformato in un ragazzino emotivo. 

Dannazione, questo idiota ha un dono; è come se accendere e spegnere il suo personaggio fosse semplice come accendere e spegnere l’interruttore della luce.

«Sì, sì. Andiamo per ora.» dissi a Vegas e andai prima alla sua macchina. Mi misi un fazzoletto sul naso, nel caso avesse deciso di usare del cloroformio o un veleno del genere per drogarmi.

Vegas fece un respiro profondo, prima di seguirmi all’interno dell’auto.

«Dimmi, Pete sta bene…» il bastardo smise improvvisamente prima di parlare non appena vide il mio gesto. «La mia macchina puzza?» chiese, accendendo il motore e annusando l’aria condizionata. Quando vidi che non gli succedeva niente, mi tolsi subito il fazzoletto.

«Pensavo avessi messo del cloroformio nella tua macchina. Mi sto solo proteggendo.» gli dissi ed il bastardo ridacchiò.

«Guardi troppi film, Porsche. Pete è davvero tuo amico.» disse Vegas, guidando la sua macchina fuori dall’università.

«Che cosa vuoi dire con questo?» Strinsi gli occhi verso di lui.

«Avete entrambi la stessa mentalità. E siete a volte un po’ pazzi.»

«Tu sei pazzo.»

E sono fottutamente più sano di mente di questo bastardo!

«Allora… Cosa è successo a Pete?» Vegas diventò improvvisamente di nuovo serio.

«Cazzo, l’hai rapito, strappato dal mondo esterno e l’hai persino incatenato! Il suo polso era infiammato e bruciava per la febbre.» Imprecai verso Vegas che abbassò improvvisamente lo sguardo. 

«Come sta?» Vegas espresse la sua profonda preoccupazione.

«Questa mattina il bastardo è uscito a fumare, anche se il dottore ha detto chiaramente che non doveva. Meno male che Arm era lì ad assisterlo.» Risposi seccamente.

«Sta bene?»

«Beh, a parte la febbre e il polso infiammato, sta bene.»

«Voglio prendermi cura di lui.» Vegas si prese una manciata di capelli e si passò le mani sul viso. La faccia del bastardo era tutta solenne come se stesse facendo del suo meglio per resistere. Fissai le sue azioni  e gli lasciai dire quello che voleva dire. «Voglio prendermi cura di lui. Cosa dovrei fare?» Vegas rivolse per un po’ il suo sguardo verso di me, come se stesse cercando di ottenere la mia opinione, prima di riportarlo sulla strada.

«Come potrei saperlo. Studio in scienze dello sport, non medicina. Idiota.»

Vegas potè solo sospirare e improvvisamente tacere in risposta al mio commento. 

«Allora, hai litigato con Kinn a causa della casa?» chiese il bastardo all’improvviso, perché sapeva chiaramente che non sarebbe stato in grado di ottenere altro da me se si fosse trattato di Pete.

«Un po’.» risposi brevemente.

«Pensavo che voi ragazzi avreste litigato fino alla morte e sfondato la casa.» Vegas ridacchiò per rendere l’atmosfera più leggera rispetto a qualche minuto fa. Mi mise un po’ a mio agio, dato che entrambi c’eravamo gradualmente aperti l’uno all’altro.

«Posso farti una domanda?» Chiesi a Vegas.

«Non stai già chiedendo?» Vegas rispose sarcasticamente ma non mi interessava.

«Perché odi così tanto Kinn? E avevo anche iniziato a piacerti prima?»

«Perchè no?»

«Cosa vuoi dire perché no?» Mi rivolsi a lui.

«Sei bello, bravo e combatti bene. Semplicemente non so perché diavolo hai scelto Kinn invece di me quando sono chiaramente molto meglio di lui.» Vegas si vantò, guardandomi dalla testa ai piedi, prima di mordersi dolcemente il labbro.

«È disgustoso e fastidioso allo stesso tempo.» gli dissi, rivolgendogli uno sguardo di disgusto.

«Allora scopriamolo.» Vegas all’improvviso fece segno di svoltare di lato e mirare a parcheggiare nel vicino hotel. Risi al suo gesto, prima di tirare fuori il telefono e puntarlo verso il suo viso.

«Che diavolo stai facendo?» chiese Vegas terrorizzato.

«Andiamo! É un bene che Pete lo senta!» Girai il mio schermo verso Vegas e quando notò che stavo registrando fin dall’inizio, la sua faccia si congelò e frenò per parcheggiare.

«Porsche! Perché lo hai fatto?!» Disse Vegas con rabbia.

«Perché sei fottutamente stupido.» Gli risposi ridendo.

«Stavo scherzando!» Vegas scosse la testa con estrema stanchezza prima di allontanare di nuovo l’auto. «Non mandarglielo, Porsche! Era solo un mio vecchio istinto, niente di più!» fece una pausa. «Non ho nemmeno la possibilità di spiegarglielo, quindi per favore, non lasciare che Pete ascolti quella registrazione.» Vegas implorò per l’ultima volta con la voce e l’espressione scoraggiata.

«Se fai di nuovo qualcosa di stupido, mi assicurerò di inviare questa clip a Pete e ti assicuro che non lo vedrai più.» Minacciai il bastardo e rimisi il telefono in tasca. Vegas era troppo facile da leggere ogni volta che la questione coinvolgeva Pete.

«Ha… ha parlato di me?» pronunciò Vegas, in tono pentito.

«No…» risposi brevemente.

«Neanche un po’?» Vegas mi guardò in attesa.

«Di cosa vuoi che parli? Come l’hai rapito? E come l’hai ferito? Hai già perso la testa, Vegas?» Alzai un sopracciglio verso di lui.

«Vuole davvero dimenticarsi di me eh…?»

No forse. Ma parla ancora di te ogni volta che è malato, e le persone tendono a chiamare la persona che amano di più quando sono più deboli. Non voglio Vegas per Pete, ma non voglio che anche il mio amico continui a mentire a se stesso.

«Ti sta bene.» dissi freddamente, guardando dritto fuori dal finestrino della macchina.

Restammo entrambi in silenzio per un po’ prima che il bastardo parlasse di nuovo.

«Posso chiederti una cosa, Porsche?»

«Non stai già chiedendo?» Imitai la sua risposta qualche momento fa, ma Vegas non sembrava in vena di battute.

«Non so cosa potrebbe succedermi dopo questo, ma per favore… prenditi cura di Pete per me.» Vegas disse, come se quella fosse l’ultima volta, l’avrei visto. Non mi confuse però, perché Kinn aveva già detto che si sarebbero occupati della seconda famiglia il prima possibile.

«Guardi troppe serie tv, Vegas.» Lo presi in giro.

«Dico sul serio, Porsche.»

«E lo sono anch’io! Pete è il vice capo delle guardie del corpo della famiglia principale. Non è così indifeso e sprovveduto. Dovresti invece preoccuparti per te stesso.» glielo dissi seccato.

«So quanto è forte e cosa ha sopportato. Sono solo preoccupato per lui.»

«Qualunque cosa tu dica, Vegas.» mi infastidii.

«E un’altra cosa…»

«Sei così esigente.»

«Non lasciarlo stare con nessun altro. Non puoi assolutamente!» Alzò un dito verso di me e io lo strinsi.

«Co… Sei fottutamente pazzo o qualcosa del genere!? Anche se muori, Pete non può avere nessun altro?» esclamai incredulo.

«Ovviamente!»

«Stai dicendo sul serio, vero? Non sarebbe giusto se lo lasciassi essere felice con qualcun altro quando muorirai!?»

«No. Lo voglio solo per me. E devi proibirlo a Pete anche se muoio!» Vegas pressò cercando di mettermi in soggezione.

«Non lo farei! E anche se morirai o meno, questa è la sua scelta da fare! Non mia, e sicuramente non tua!» esclamai. Ma subito dopo la mia condanna, Vegas virò sul lato della strada e si fermò all’improvviso.

«Scendi.» disse Las Vegas furiosamente, i suoi occhi erano freddi e terrificanti.

«Sei pazzo!? Questa è un’autostrada!» urlai, ma Vegas rimase imperturbabile e aprì la portiera della macchina.

«Se non sei d’accordo con la mia proposta, allora esci dalla mia macchina!» disse il bastardo e indicò con la testa l’autostrada.

«Cazzo! Il nostro accordo era solo con Praew. E non l’ho aiutato con lei!» risposi seccato. Quello stronzo voleva seriamente buttarmi a calci fuori dall’auto.

«Voglio dire tutti! Pete non deve scherzare con nessuno!»

«Sei ingiusto!» esclamai.

«Allora vattene!» Vegas mi urlò di nuovo.

Accidenti! Sei fortunato, questa è la tua macchina. Perché se così non fosse, avrei già buttato fuori anche te.

«Bene! Glielo impedirò il più possibile! Fottuto bastardo!»

«E se mai becco Pete a fare lo scemo con qualcun altro, puoi scommettere che troverò un modo per riaverlo.» disse Vegas con convinzione, in modo spietato e disumano.

«Accidenti!» imprecai, guardando fuori mentre Vegas rimetteva in moto la macchina. Mi dispiaceva davvero Pete. «Ma sono sicuro che anche in quel caso, finchè io sarò in giro, non avrà nessun altro.»

«Sei troppo sicuro di te. Sei solo fortunato ad avere la posta in gioco alta.»

«Nonostante fossi terrorizzato e ti avessi persino chiesto di vietare tutto a Pete, credo che finché non si dimenticherà di me, ho ancora una possibilità.»

«Mettendo da parte il tuo atteggiamento disonesto… Hai una faccia, però.» dissi, con una punta di entusiasmo.

«Appena sufficiente.»

«Ma Pete probabilmente ti odia così tanto…» mi stiracchiai e la sua fiducia si esaurì improvvisamente.

«Lo so!» esclamò abbassando la testa. «Ma non posso mentire sul fatto che quello che è successo tra noi è stato indimenticabile.» disse furbescamente il bastardo, sorridendo al volante.

«Cosa vuoi dire? Ti metterai in mostra con lui? Questo da solo non lo impressionerà.» 

Sbottò di punto in bianco e Vegas mi guardò solo con soggezione. «Pete non te l’ha detto?»

«Dirmi di cosa?»

L’unica cosa che Pete mi ha detto è che l’hai rapito, cazzo. E non è un buon punto per vantarsi, dannazione.

«Beh, Pete è… un masochista.» Vegas confessò.

«Co… Cosa? Cos’è?» Alzai un sopracciglio.

«Uno che si eccita mentre viene torturato. Lo sapevo già dalla prima volta che ho posato gli occhi su di lui. Ma non ne è ancora completamente consapevole.» Vegas ripeté e io lo fissai scioccato.

«C… cosa…»

«E se i miei calcoli sono corretti, non si arrenderà con me.» Ero completamente in silenzio e disorientato da quello che stava dicendo Vegas. «All’inizio non lo sentiva, ma dopo che ci siamo baciati innumerevoli volte, ha iniziato a provarlo.»

Rimasi senza fiato per la sua dichiarazione. A cosa diavolo stavate giocando?

«E…?» Non so perché lo chiesi.

«È scappato perché ha frainteso, non perché non poteva accettarlo.» Vegas continuò a sparare cazzate, ma il mio cervello non riusciva a tenere il passo. «Voglio solo spiegarmi, Porsche. Per favore, aiutami.»

La testa mi faceva così male adesso. Stavo pensando a come avrei reagito, volevo sapere di più su cosa era successo tra loro, ma allo stesso tempo la mia mente non riusciva a tenere il passo con le parole che Vegas stava usando.

Ero nel mezzo di una battaglia mentale quando all’improvviso il mio telefono squillò. Mi frugai in tasca e tirai fuori il telefono e quando vidi il nome del chiamante, lanciai subito un’occhiata a Vegas. I suoi occhi erano pieni di attesa.

«Rispondi e mettilo in vivavoce.» Mi disse Vegas ed io seguii quello che aveva detto quel bastardo.

«Che cosa succede?» borbottai dall’altra parte della linea e notai che Vegas si fermò di nuovo di lato. Dannazione, sarebbe stata quella la mia destinazione finale?

[Dove cazzo sei andato? Università?] Pete chiese scherzosamente, e mandò Vegas immediatamente al settimo cielo. Quest’ultimo era così eccitato che posò la testa sul volante, fissando profondamente il mio telefono.

«Sì. Che succede?» Risposi brevemente, lanciando periodicamente un’occhiata al bastardo colpito dall’amore.

[Quindi vedrai anche Praew?] domandò allegramente Pete. 

Dannazione, questo bastardo mi metterà davvero nei guai.

Rimasi seduto immobile, guardando il bastardo accanto a me i cui occhi bruciavano come l’inferno. Non osai rispondere a Pete, perché temevo che Vegas mi buttasse fuori dall’auto.

[Com’è lei? ] La frase di Pete fece sì che Vegas mi guardasse con molta pressione. 

Va bene Porsche, se scegli di aiutare un amico da un luogo in cui potresti essere in grado di chiarire ulteriormente i tuoi dubbi, rimarrai in mezzo alla strada. Ma se scegli di aiutare Vegas, è come tradire i tuoi amici, ma…

«Praew ha già un ragazzo!» Chiusi gli occhi e lo dissi. Scelsi di schiarirmi la mente e poi fare qualcosa di buono per espiare con Pete in seguito.

[Eh? Ma mi ha detto che era single!] Pete protestò dall’altra parte.

«Il suo ragazzo è brutale, e anche un pugile! Ed è piuttosto possessivo nei confronti di Praew, quindi lascia perdere amico!»

Mi dispiace davvero, Praew!

[Anche io sono bravo a combattere, Porsche! Mi stai mentendo!]

«Non sto mentendo Pete! Quindi, smettila di scherzare con lei! Ciao adesso!» Tagliai corto e premetti il pulsante per terminare la chiamata. Vegas poi fece un lungo sospiro prima di lanciarmi uno sguardo di disprezzo.

Il bastardo rimase in silenzio per tutta la corsa, come se fosse in uno stato così profondo e imprevedibile. Dovetti fingere di dormire mentre guardavo la strada lungo la strada.

Vegas guidò l’auto fuori città. Non era lontano da Bangkok, ma la strada era accidentata e fiancheggiata da boschi su entrambi i lati. Più andavi avanti, più diventava impervio.

Non ero sicuro che Vegas avesse familiarità con la guardia del corpo a cui si riferiva. O quanto fosse significativo sia per la famiglia principale che per la famiglia secondaria. Non mi aveva detto niente, perché ogni volta che cercavo di avviare una conversazione, sollevava immediatamente l’argomento su Pete.

«Questo è fin dove la mappa può arrivare.» Vegas guardò lo schermo del suo telefono e parcheggiò la macchina davanti a una comunità abbastanza affollata.

«Allora come lo troveremo?» Chiesi.

«L’idiota ha detto che il suo nome è Khet, l’ex vice capo della famiglia principale.»

«Ti conosceva?»

«Ero ancora molto piccolo all’epoca. Probabilmente non si ricorda di me.»

«Allora… perché ha lasciato la famiglia principale?»

«Ho sentito che Khet e P’Chan stanno cercando di uccidersi a vicenda…»

«Cosa intendi?»

«Il regno della famiglia principale sta per finire, non lo sai, Porsche?»

*************

Poco prima della puntata ecco a voi il nuovo capitolo.
Ogni sabato siamo sempre super eccitate *-*

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5 Commenti
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BlackCat13Vraska

Mah, non mi fiderei a bere quel latte. Tutta questa dolcezza di Kinn ma sta annebbiando il cervello. Per routine mattutina intende “quella casa”, vero?
Un fazzoletto non sempre funziona, può usare una siringa o colpiti direttamente. Ma almeno sei tornato il Porsche Intelligente. 😂😂 Porsche passione Ricattatore. Uhm, VegasPete S&M… 
P’Chan e questo Khet stavano litigando per decidere ci sarebbe diventato la guardia del corpo di Korn? Oppure c’é qualcosa di ancora più sospetto sotto 🤔

taty

occhi aperti ragazzi! e gambe in spalla!!

Anna chiappini

Fantadtico capitolo adoro vegas

Federica

E dopo sto capitolo anche la mia ansia ha l’ansia. Grazie mille per aver tradotto sta meraviglia, non vedo l’ora che sia sabato *-*

Simax81

sempre più complicato! Uff…non vedo l’ora che vengano scoperte tutte le carte.

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