KINNPORSCHE – CAPITOLO 26

Il ritorno

«Sei tu quello che ha mandato queste foto a mio fratello, vero?!» Una voce arrabbiata risuonò per tutta la casa in affitto nei bassifondi.

«Si calmi, Signor Mek.»

«Hai davvero uno strano senso dell’umorismo ora, vero Big? E hai ancora il coraggio di mandare questo a mio fratello. Sai cosa ha passato Tawan solo per dimenticare quel bastardo!?» Mek continuò a parlare in modo irruento, sapendo che qualcuno di nascosto aveva inviato informazioni e persino video delle attività quotidiane di Kinn a suo fratello. 

Era passato più di un anno da quando quei due si erano lasciati, ma la ferita nel cuore di suo fratello non si era mai rimarginata. Il dolore perseguitava ancora Tawan nel sonno e Mek non poteva sopportare di vedere suo fratello soffrire ancora. E ciò che lo addolorava di più, era stato il fatto che la persona che aveva ferito il suo più prezioso membro della famiglia, una volta era il suo migliore amico che aveva trattato quasi come un fratello.

«Ma signor Mek, se vuole davvero aiutare il signor Tawan, non sarebbe meglio dargli quello che vuole?» Big disse con una maschera di convinzione alla persona di fronte a lui che lo fissava negli occhi.

«Fa’ attenzione alle tue parole Big. A mio fratello potrebbe piacere ancora Kinn, ma so fottutamente bene che anche tu vedi Kinn sotto una luce diversa. Quindi risparmia a mio fratello questa stronzata o ti farò soffrire.»

«Si calmi Signor Mek, di cosa sta parlando?» Big rispose e Mek strizzò immediatamente gli occhi verso quest’ultimo mentre il bastardo fumava la sua sigaretta con disinvoltura.

«Tu fottuto psicopatico.» Mek ribatté di colpo con voce forte, senza paura dei subalterni in fila dietro di loro.

«Allora non sono diverso da tuo fratello.» La bocca di Big si allungò in un sorriso malizioso, costringendo Mek a lanciargli sguardi penetranti.

«Ricordati molto bene le mie parole: smettila di scherzare con mio fratello.»

«Ma Mek, non dovresti chiedere prima a Tawan? E se Tawan rivuole ancora Kinn… mi piacerebbe avere Porsche per me.» L’altro uomo, con un’espressione sorniona in viso, mormorò mentre si sfiorava con le lunghe dita il labbro inferiore. Mek scagliò lo sguardo da Big a quell’uomo con disgusto. Una persona che avrebbe dovuto lavorare a stretto contatto con il suo ex migliore amico e una persona… No, un serpente velenoso, pronto a strisciare nelle braccia delle persone in qualsiasi momento. Sapeva che quei due stavano segretamente facendo qualcosa e voleva avvertire il suo ex amico, ma proprio non sapeva come fare.

«Signor Mek, andiamo. Ci pensi.» Big insistette ma invece di acconsentire, Mek sollevò il piede e diede un calcio al divano. Gli altri uomini stavano per afferrarlo, ma il loro capo gli vietò di muoversi. Mek scacciò via le mani che lo tenevano e si precipitò fuori dalla stanza. Andò dritto verso la macchina e tirò un furioso pugno al volante.

«Merda!» Mormorò, prima di scostarsi i capelli dal viso. Dopo un po’ arrivò una telefonata interurbana dall’estero.

«Sì, Phi.» Il tono di Mek divenne improvvisamente normale.

[L’hai trovato?]

«Sono appena uscito.»

[Devi farmi un favore Mek.]

«Ma, non dovrebbe essere finita adesso, Phi?»

[Pensavo che mi conoscessi già. Non mi accontenterò di un finale facile.]

«Ma Phi, non voglio che tu venga di nuovo risucchiato in quel vortice marcio.»

[Devi aiutarmi Mek. Perché se non lo fai, farò tutto da solo.]

«…. Allora quando tornerai in Thailandia?»

[Ora…]

-KINN-

«Porsche… Porsche… Porsche!» sottolineai alla fine della mia frase, per attirare l’attenzione dell’uomo accigliato seduto sul mio divano. Porsche si sorprese ed immediatamente strizzò gli occhi su di me prima di abbassare la testa verso la pila di documenti sul tavolo.

«Che cosa?» rispose senza guardarmi.

«Vado giù a mangiare qualcosa. Hai intenzione di finire o vuoi venire con me?» gli chiesi distrattamente, ma Porsche fu colto di sorpresa e subito arrossì al mio gesto.

Che cosa? Gli ho solo chiesto di andare a mangiare.

Avevamo passato troppo tempo l’uno con l’altro a differenza di prima e le sue reazioni non mancavano mai di divertirmi.

«Ah, va bene! Ma facciamo in fretta, ho ancora bisogno di fare dei calcoli per le fatture di questo mese.» disse Porsche e io annuii solo in risposta. Ultimamente, avevo notato un cambiamento nell’atteggiamento di Porsche, era come se avessi sbloccato una versione completamente nuova di lui, dolce e premurosa. Non che mi lamentassi però, trovavo davvero carino quel lato di lui. L’unico lato negativo di quel cambiamento era che… non potevo fare a meno di intimidirlo di più.

«Kinn, dov’era la fattura dell’anno scorso? Deve essere allegata a questo documento.»

Porsche chiese, strappandomi dai miei sogni ad occhi aperti. Stava indicando una ricevuta e io mi alzai dalla sedia per vedere quale documento avesse in mano. In teoria era mercoledì e doveva essere il suo giorno libero, ma trovavo sempre un modo per farlo restare. E con mia sorpresa, non si era nemmeno lamentato ed aveva continuato a lavorare come se niente fosse.

«È nel file del 2019 che si trova in ufficio. Ma ho alcune immagini scansionate sul mio vecchio telefono. Vai a controllare la mia scrivania.»

Annuì e obbedientemente seguì il mio comando da bravo ragazzo quale era. Il mio demone interiore era scattato e stava per afferrarlo per il collo per baciarlo, ma la mia coscienza mi schiaffeggiò e decisi di dargli un bacio sulla testa. Porsche fu nuovamente colto di sorpresa e mi spinse via in fretta, ma ero troppo occupato a guardare il suo viso arrossato come una mela. So che era abbastanza abbronzato, ma quel rossore sulle sue guance che si insinuava fino ai lati del collo per me era come kryptonite. Si alzò e uscì dalla mia stanza con una faccia seccata. Porsche era ancora testardo, ma non rifiuta mai un mio gesto nei suoi confronti.

Andai in sala da pranzo e, con mia grande sorpresa vidi il mio fratellino emarginato che mangiava con mio padre e Tankhun.

«Torni a casa molto spesso adesso, Kim.» Salutai il bastardo che era impegnato a riempirsi la bocca. Era già ora di cena, quindi tutti, compresi papà e Khun, si erano riuniti a tavola per mangiare.

«Beh… Le cose a casa sono piuttosto allettanti.» Tankhun disse ed io alzai immediatamente un sopracciglio alla sua dichiarazione.

«Di che diavolo stai parlando?» Kim ringhiò verso Khun, rendendomi ancora più curioso.

«Cosa sta succedendo?» chiesi a entrambi, mentre mi mettevo lentamente del riso nel piatto.

«Non voglio versare altro tè. È quello che è ma…» Khun diede uno schiaffo sul tavolo una volta e avvicinò il viso a me. Posai il cucchiaio e mi voltai verso di lui con piena curiosità. «È sempre a casa a causa di Ch-Uhg!»

Thankhun non riuscì nemmeno a finire la frase perché mio fratello minore lo afferrò per il collo e cercò di tappargli la bocca.

«Chiudi quella dannata bocca, fottuto vagabondo! Non sai quando fermarti!? Fai attenzione, papà è con noi! E se parlassi male anche di te davanti a lui, cosa faresti!?» Kim tenne la testa di Tankhun mentre gli copriva la bocca con forza. Papà ed io lanciammo loro solo uno sguardo perplesso.

«Hmmm!!» Tankhun si dimenò e io scossi leggermente la testa verso i miei fratelli che stavano litigando, prima di continuare a mangiare.

«Smettetela di fare i cretini! Mangiamo adesso.» disse papà con voce severa. Kim poi allentò lentamente la mano e puntò un dito verso il viso di suo fratello.

«Bastardo!» Tankhun ridacchiò.

«Voi ragazzi non sapete quando crescere! Come faccio a cedere i nostri affari se voi due vi comportate come un branco di ragazzini!?» disse papà aggrottando le sopracciglia.

«Ohh Paa! Ecco, di nuovo. Parliamo di affari, affari! Siamo a tavola, dovremmo solo goderci la vita e il cibo!» Tankhun disse prima di riempirsi la bocca con il cibo.

«E se non ora, quando? Voi ragazzi siete diventati grandi! Dovreste già avere un lavoro decente o, meglio ancora, capacità che mi aiutino a gestire la nostra azienda! Questo non include nemmeno la questione di avere un erede. Quando voi ragazzi porterete una donna perbene per dare alla luce i vostri figli? O dovrei ancora scegliere una ragazza per voi!?»

Non appena papà terminò di parlare, Tankhun si soffocò con l’acqua che per poco non colpì in faccia Kim.

«Cosa? Prendere moglie ti ha spaventato così tanto che ti sei quasi ucciso con l’acqua?» disse Kim scherzosamente, facendomi capire che conosceva Tankhun meglio di chiunque altro in questa stanza. Bene, questo ragazzo sa essere sfacciato ed astuto allo stesso tempo.

«Solo… non sono ancora pronto per essere padre, papà.» mormorò Tankhun prima di afferrare sia il mio braccio che quello di Kim vicino a lui.

«Che ne dici di Kim e Kinn? Questi due potrebbero essere dei buoni padri!» Il bastardo rispose allegramente, costringendo Kim a staccare le mani dalla presa di Tankhun, mentre io alzai in fretta gli occhi al cielo per la frustrazione. Stavo per protestare, ma papà mi lanciò un’occhiata e subito mi vennero i brividi lungo la schiena.

«Posso aspettarmi un erede da questi due?» Papà disse con un sospiro. Lui sapeva quali erano i miei gusti ed anche quelli di Kim. Non discuteva in merito alla cosa ma non l’accettava davvero del tutto. 

«Ti assicuro papà, con questo aspetto feroce e bello, Kinn ti darà sicuramente un nipote carino!» disse il bastardo, pizzicandomi entrambe le guance.

«Hey!» scacciai via la sua mano con voce severa.

«Beh, è ​​un bene che questa faccenda si sia aperta da sola. Papà non ha detto nulla sulle tue preferenze ma non è nemmeno sicuro di poterlo accettare completamente. Ti ha già detto che sono deluso, soprattutto quando uscivi con Tawan. Penso che dovresti prendere una decisione, Kinn, prima di tuffarti di nuovo alla cieca.» disse Tankhun, ed era la prima volta che lo sentivo parlare come un vero adulto. Rimasi un po’ sorpreso prima di rivolgere lentamente lo sguardo verso la direzione di papà. Non parlava né altro, ma il modo in cui mi guardava era già abbastanza per farmi capire che era davvero deluso. Riuscivo solo a tenere la testa bassa con l’imbarazzo sul volto.

«Figliolo, so che sei intelligente. Quindi per favore, se hai intenzione di fare qualcosa, sii consapevole di ciò che ti circonda. Non tutte le persone in questa casa possono capire cosa stai facendo. Potrei non accettarlo ancora e questo dipende da me ma quando si tratta di loro, non posso controllare cosa potrebbero pensare di te, e non è sempre piacevole.» disse mio padre ed io cambiai subito espressione, come l’intero tavolo. Come se tutto quello che stavano facendo fosse sospeso e sentissi tutti i loro occhi su di me. Il silenzio fu assordante, mi fece capire cosa avevo fatto. Probabilmente era stata quella volta in cui ero andato nella stanza di Porsche e lo avevo baciato nel corridoio.

«Stavo per lasciar perdere, ma per favore Kinn. Prova a riconsiderarlo.» Mio padre aggiunse.

«È vero Kinn?» chiese Kim in tono piccato, facendomi mordere la lingua.

«Mi dispiace…» risposi con rimorso.

«Ma voglio solo sapere Kinn. Dici sul serio?»

Serio? Sul serio, cosa?

Lanciai un’occhiata nella direzione di mio padre, cercando di capire cosa stesse cercando di dire, poi realizzai all’improvviso.

«Non lascerò che accada di nuovo, papà.» Evitai la domanda di mio padre, non perché non volevo ma perché non sapevo cosa rispondere.

«Pensaci molto bene Kinn. Non voglio vederti soffrire di nuovo e, allo stesso tempo, non voglio che tu faccia del male ad altre persone solo per dimenticare Tawan. È chiaro?» disse mio padre, ei miei occhi vagarono immediatamente per tutta la stanza. Notai che le persone intorno a me sapevano cosa stava dicendo. Non avevo mai detto nulla, e non l’avevo mai detto a nessuno, ma era stato incurante da parte mia passare quasi 24 ore del mio tempo con Porsche.

«Dai, forza! Mangiamo per ora! Possiamo discuterne di nuovo un’altra volta. Guarda papà, sta invecchiando più velocemente quindi ha bisogno di molto cibo per tirarsi su!» Tankhun si impegnò ad alleviare la tensione crescente, ma mio fratello minore non era abbastanza stupido da ignorare ciò che stava accadendo.

«Ohh! Ho già perso le speranze con voi tre. Mi fa male la testa!» Papà imprecò dolcemente.

«Stai bene, papà?» chiese Kim.

«Sto bene… Ma che mi dici di mio nipote? Che cosa avete intenzione di fare al riguardo? E tu, Tankhun, riuscirai a trovarmi una nuora? Devo andare a pregare al tempio?»

«Accidenti, papà! Mangiamo prima! Poi troviamo qualcuno che ti accompagni.» Tankhun ridacchiò.

«Oh, Buddha.»

La loro conversazione finì proprio così, ma non riuscivo ancora a togliermi il pensiero dalla testa. Avevamo iniziato a mangiare tutti, ma il mio appetito era svanito nel momento in cui avevo sentito i pensieri di mio padre nei confronti di Tawan.

Ero davvero messo male quella volta?

Ma padre non aveva mai mentito, e se diceva che lo ero, allora probabilmente era vero. Era stato così brutto che non riuscivo nemmeno più ad aprirmi a nessuno. Così doloroso che ogni volta che ci riprovavo, finivo sempre per incasinare le cose.

«Non prestarci troppa attenzione, Kinn.» Mio fratello minore mormorò, dandomi un leggero colpetto sulla spalla.

«Papà! Perché diavolo parli ancora di quel bastardo!? Se n’è andato! La loro relazione è finita tanto tempo fa!» Tankhun sbatté il cucchiaio sul tavolo, accigliato. Il bastardo di cui stava parlando era probabilmente Tawan. Dopo il giorno in cui ci eravamo lasciati, i miei due fratelli si erano allontanati da Tawan e avevano persino sviluppato rancore verso quest’ultimo. Quei bastardi si erano veramente offesi, come se fossero stati loro a rompere con lui.

«Non devi ripeterlo, cretino! Lo sappiamo già! Usa le buone maniere!» Kim ringhiò verso Tankhun, dando inizio a un altro battibecco. Il babbo, invece, posò il cucchiaio e si alzò dalla sedia, segnalando la fine del suo pasto.

«Quel bastardo non potrà mai più mettere piede qui dentro! E se lo facesse, ordinerò agli uomini di ucciderlo!» disse con rabbia Tankhun.

Dovevo ammetterlo, non riuscivo ancora a gestire il problema ogni volta che il suo nome veniva detto con noncuranza, anche quella volta in cui avevo incontrato suo fratello minore Mek. Era così soffocante, come se mi stessi soffocando con le mie stesse mani senza poterci fare niente. Tutto in quella relazione era stato così traumatizzante, potevo sentire le mie viscere contorcersi solo al solo pensiero.

«Vado prima in camera mia.» salutai entrambi i miei fratelli che mi guardarono preoccupati.

Incontrare Porsche era stata come una benedizione sotto mentite spoglie per me perché aveva distolto tutta la mia attenzione da Tawan. Tuttavia, di recente, più trascorrevo del tempo con Porsche, più i miei sentimenti crescevano spaventandomi a morte, era come se stesse gradualmente prendendo il posto di Tawan. Era tutto nuovo per me, e non potevo fare a meno di voler scappare.

Stavo andando in camera quando i miei passi si fermarono immediatamente nel momento in cui sentii un suono familiare echeggiare dall’altro lato della mia stanza.

[Puoi ripetere quella frase per me, Kinn? Voglio sentirla.]

[Non voglio.]

[Oh andiamo! Perché sei sempre così? Dillo per me, per favoreee…]

[Uff, va bene. ‘I miei occhi non sono ancora stanchi, il cielo senza il sole è sfocato. Ma la mia vita, senza di te, era molto più spaventosa.’ Felice adesso?]

[È disgustoso. Ha ha ha ha ha.]

Nel momento in cui sentii quella conversazione, i miei piedi diventarono leggeri come una piuma. Corsi verso il mio ufficio e presi rapidamente il mio vecchio telefono dalla mano di Porsche.

«Non questo. L’altro.»

Mi mossi subito per prendere il telefono giusto, poi andai verso Porsche per porgerglielo. Rimase sbalordito per un momento prima di parlarmi con voce smorzata.

«Uh… Mi dispiace. Ci sono due cassetti e forse mi sono confuso.» Porsche prese in fretta il telefono dalla mia mano senza guardarmi.

«Adesso puoi andare e fare una pausa. Domani farò il resto.» Interruppi immediatamente la conversazione e lo feci scattare. Un’espressione frustrata era mascherata sul viso di Porsche, ma non disse nulla e si avvicinò al tavolo di vetro per mettere in ordine le cose.

Quando Porsche finì, si scusò e andò dritto fuori. Riuscii solo a emettere un profondo sospiro, mentre guardavo la sua sagoma allontanarsi da me.

Fissai il telefono che avevo preso dalla mano di Porsche un momento prima mentre mi sedevo lentamente sul divano. Ero troppo occupato con altre cose che avevo dimenticato di mettere via quel telefono. Conteneva molti ricordi dei miei giorni con Tawan ed era passato più di un anno da quando avevo rotto con lui. Il dolore del passato continuava a tornare e a perseguitarmi ogni volta che pensavo al suo viso.

Non avevamo concluso bene quei tre anni che avevamo condiviso e non era stato neanche un bel ricordo. All’inizio stava andando tutto bene, ma alla fine ci eravamo fatti male a vicenda ed eravamo diventati troppo tossici. Ma sembrava che non riuscissi ancora a lasciare andare i suoi ricordi, perché era la persona che avevo amato di più ed era quella che aveva finito per essere il mio dolore più grande.

Ero diventato una persona che aveva paura di impegnarsi. Temevo il fatto di ricominciare ad innamorarmi perchè ero stato tradito dalla persona di cui mi fidavo di più. Aveva avuto qualcun altro per tutto il tempo in cui eravamo stati insieme. 

Ero diventato uno sciocco che continuava a credere e ad aggrapparsi alle sue parole, ma alla fine erano state tutte bugie. Pensavo che l’amore fosse bello, ma era solo un’idea stupida.

Aveva provato a contattarmi, ma avevo bloccato tutti i possibili modi che poteva usare per raggiungermi. Allora, non potevo affrontarlo e avevo fatto disperatamente del mio meglio solo per tirarlo fuori dalla mia vita. Avevo cambiato partner ogni giorno, giocato con il fuoco con persone diverse solo per trovare la felicità che mi era stata portata via. Non mi era nemmeno venuto in mente che avrei fatto di nuovo sul serio, non fino a quando non avevo incontrato Porsche. Era come se il mio respiro fosse sempre affannoso ogni volta che ero vicino a lui. Ma non riuscivo ancora a capire dove mi avrebbero portato quei sentimenti, e il pensiero mi dava un misto di paura e paranoia.

Il solo pensiero di innamorarmi di Porsche nello stesso modo in cui mi ero innamorato di Tawan, mi faceva sentire come se tutto si sgretolasse e ne ero terrorizzato.

Ero consapevole che stavo iniziando a provare dei sentimenti per Porsche. Volevo abbracciarlo, baciarlo e vedere la sua faccia tutto il tempo. Ma qualcosa nel mio cuore andava contro quello che stavo facendo. Avevo paura e in quelle ultime settimane avevo cercato di trattenermi dal vederlo, ma proprio non ci riuscivo. L’assenza rendeva davvero il cuore più affezionato e quella merda mi fotteva.

Premetti il pulsante sul telefono per guardare di nuovo il video e, insieme ai fotogrammi in riproduzione, le mie emozioni scorrevano andando in tilt. Era come se fossi stato riportato a quel momento, e continuasse a riportarmi indietro. Improvvisamente mi fece capire che non avevo solo paura dell’impegno, ma anche paura di usare Porsche come rimpiazzo.

Soprattutto quella volta al ristorante giapponese, il piatto che piaceva particolarmente a Porsche, era lo stesso piatto che piaceva a Tawan. Quel ristorante era il nostro posto preferito dove andare. Tutto stava accadendo come in passato e mi terrorizzava tutto il tempo.

La testardaggine, i fastidiosi capricci e persino i gesti carini… Porsche sembrava così duro all’esterno ma era così dolce all’interno. Era qualcuno che non volevo incontrare, ma mi toglieva il fiato ogni singolo giorno.

Fissai il mio vecchio telefono che era stato spento per un anno e continuai a scorrere le vecchie foto, i video e persino i testi con un’espressione accigliata. Non mi sentivo bene, ma non potevo fare a meno di ricordare. Ci erano voluti molti sforzi per superare Tawan, ma con un semplice incidente: tutto era crollato. Tutti i miei brutti ricordi stavano trasudando e suonando senza sosta nella mia mente, facendomi sentire di nuovo esausto. E prima che me ne rendessi conto, mi ero addormentato.

Il giorno dopo mi svegliai con mal di schiena e dolore in tutto il corpo. Rimasi stordito per un momento prima di prendere in fretta il telefono per controllare l’ora. Erano già le otto del mattino e subito mi venne in mente il pensiero di Porsche. Di solito per stare bene dovevamo dormire insieme, ma senza di me accanto a lui…

Come stava?

LINE

[Sono andato a dormire con mio fratello.]

Porsche mi aveva inviato un messaggio intorno all’una di notte, vedevo ancora sfocato e così mi posizionai meglio sul divano prima di digitare una risposta.  

[KINN: Scusa, mi sono addormentato.]

Erano passati solo pochi minuti da quando il mio messaggio era stato letto e avevo ricevuto una risposta.

[Sì. Ma va bene, ora sono a scuola tra l’altro.]

[Come ci sei arrivato?]

[Tem è venuto a prendermi. Ho ancora gli esami stamattina, quindi dovevo arrivare presto.]

[Va bene…]

Lasciai la chat di Porsche ed entrai nella chat dei miei amici e le continue notifiche mi stavano facendo incazzare. Non sapevo di cosa diavolo stessero parlando, ma quando rilessi qualche riga, imprecai ad alta voce.

Fanculo! Oggi doveva essere il nostro momento per incontrare alcuni amici del liceo e me ne sono completamente dimenticato.

Quelle merde stavano già parlando di cosa indossare e cosa mangiare,ed io ero ancora pigramente sdraiato sul mio divano. Mi sedetti e pensai a lungo se andare o meno prima di scrivere nel gruppo.

[Kinn: Non posso venire. Me lo sono dimenticato.]

[Time: Ehi! Smettila di scherzare Kinn. Lo stiamo pianificando da mesi ormai.]

[Kinn: Sono troppo pigro.]

[Tae: Siediti e mangia.]

[Mew: Se Kinn non va, non vengo neanche io.]

[Time: Fottuti bastardi! Ragazzi, dovete venire. Queste persone ci vogliono vedere e ci sono voluti mesi solo per prepararlo, quindi non rovinare tutto!]

[Tae: E ho già prenotato. Ragazzi, non avete scelta.]

Alzai gli occhi al cielo nel leggere il messaggio, prima di lasciare cadere il telefono da un lato.

Dannazione! Cazzo non voglio andare!

Ma non avevo scelta visto che avevano già organizzato tutto. Ad essere onesti, non era nemmeno un evento ufficiale, solo un mini ritrovo con i nostri amici del liceo. Sapevo che l’avevano già pianificato da mesi, ma non era proprio il momento giusto. Mi sentivo così abbattuto ed esausto al pensiero che la mia giornata fosse appena iniziata.

Rimasi disteso sul divano per diversi minuti. Le mie lezioni sarebbero iniziate nel pomeriggio, quindi avevo molto tempo libero per sdraiarmi e rilassarmi. Parlai un po’ con i miei amici su LINE, prima di aprire Facebook, arrivando a vedere le attività di Porsche. 

Eravamo amici di Facebook dalla scorsa settimana, ma non lo avevo ancora visto attivo. Quel giorno, con mia grande sorpresa, lo vidi commentare uno dei post di un suo amico.

Porsche Pachara ha commentato il post.

Tem Taran: Stai bene amico? Basta dimenticare tutto. (Emoticon Triste)

Porsche Pachara: Di cosa diavolo dovrei essere triste?

Tem Taran: Niente!

Porsche Pachara: Parli o devo tirartelo fuori a calci?

Tem Taran: Non preoccuparti amico. Siamo sempre qui per te!

Jom Jukkit: Oh mio Dio!

Tem Taran: Penso che Porsche abbia bisogno di un intervento al cuore.

Porsche Pachara: Che diavolo stai dicendo!?

Tem Taran: ~Perché non posso fare a meno di innamorarmi di te.~

Porsche Pachara: Sì, continua a cantare Tem. Canterai al mio piede appena ci vedremo.

Jom Jukkit: Hai il cuore spezzato Porsche? Che succede?

Porsche Pachara: Stai zitto bastardo! Ti ammazzo!

Tem Taran: Sì, è morto. Jom è morto.

Jom Jukkit: Forza Porsche. Lascia che ti consoli. Ti lascio prendere una decisione. 😉

Porsche Pachara: Stai zitto pervertito!

Tem Taran: Ch! Che carino.

Jom Jukkit: Porsche è carino.

Tem Taran: Simpatico Porsche Pachara. Hahhahaha

Porsche Pachara: Zitto! Chiudi il becco!

Sorrisi ai commenti scambiati tra Porsche e i suoi amici. Era un grande prepotente, ma non riusciva nemmeno a vincere contro i suoi amici. Il loro legame era prezioso e mi piaceva vedere Porsche felice…

Sapevo bene che se continuavo ad averlo senza dargli delle chiare motivazioni avrei rischiato di levargli quella felicità anche se non volevo.

Non potevo continuare così. Volevo che tutto fosse chiaro prima di cogliere quell’opportunità. Non per vantarmi, ma ero ben consapevole di piacergli. Il modo in cui reagiva nei miei confronti, il modo in cui mi guardava, e persino come quelle sue profonde sfere che avrebbero potuto trovarmi tra la folla… erano una ragione sufficiente per sostenere la mia teoria.

Lui era limpido come un lago e io nebbioso come il mare. E come avevo detto, volevo che tutto fosse pulito e in ordine prima di tuffarmi di nuovo in acque dolci.

Ad essere onesti, Porsche non era proprio il mio tipo, ma non aveva nemmeno dovuto sforzarsi per farmi innamorare di lui. Era come se tutto intorno a lui fosse così naturale e quello mi faceva innamorare ogni giorno più profondamente. Era stato egoistico da parte mia nascondere quei sentimenti per Porsche, ma volevo solo esserne sicuro.

Ero andato all’università come al solito, e la sera ero tornato a casa a vestirmi e prepararmi per cenare con i miei amici. Porsche aveva chiesto se poteva avere un permesso per oggi perché aveva bisogno di fare tardi a scuola per una gara di judo. Accettai subito, quindi in quel momento ero fuori con Big e gli altri uomini.

La cena si era svolta in un ristorante di fascia alta situato in un famoso hotel di Bangkok. Era allegro e l’intero tavolo era pieno di risate e chiacchiere con facce familiari. C’era un bel po’ di gente al tavolo perché erano venuti anche alcuni miei coinquilini dei tempi del liceo, insieme ai loro ammiratori e corteggiatori. La nostra università era tutta maschile, quindi non c’è bisogno di dire altro.

«Oh mio Dio! Sei già tornato dall’Inghilterra?» I miei amici applaudirono e si alzarono per dare il benvenuto al nuovo arrivato.

«Tawan mi ha invitato. L’ho scoperto solo ieri.» Mek si avvicinò al tavolo e cercò un posto, salutandomi con un cenno del capo.

«Puoi sederti vicino a Kinn.» Qualcuno disse, e la mia gola si seccò subito.

L’intero tavolo era così entusiasta dell’arrivo di Mek, probabilmente perché era andato a studiare in Inghilterra dopo essersi diplomato al liceo e raramente era tornato in Thailandia. 

Riuscii solo deglutire per l’imbarazzo mentre sedevo in silenzio con il fratello minore del mio ex, e la cosa mi dava un po’ fastidio. Mek era il fratello minore di Tawan, e quest’ultimo aveva tre anni più di me. Mek e io eravamo molto uniti quando eravamo più piccoli. Eravamo andati nella stessa scuola elementare e nello stesso liceo, ma il nostro rapporto crollò nel momento in cui avevo rotto con suo fratello maggiore. Mi aveva incolpato di tutto e non avevo avuto la possibilità di spiegarmi. Non aspettavo di certo che suo fratello lo spiegasse anche a lui, ma avrei voluto che avessimo avuto la possibilità di parlare.

«Ehi! Perché non mi hai invitato?» Mek chiese scherzosamente facendomi scocciare a morte.

«Io.. in realtà me ne sono dimenticato. Me lo sono ricordato questa mattina.» Cercai di comportarmi nel modo più normale possibile, ma cazzo, la mia testa mi stava uccidendo.

«Quando torni in Inghilterra?» chiese Tae, e Mek inarcò immediatamente le sopracciglia dispiaciuto.

«Scusa?» Mek sorrise a Tae. Anche Time guardò Mek e me alternando lo sguardo. 

«Andiamo. Sto solo chiedendo.» Tae alzò le spalle e si comportò come se non fosse sua intenzione offendere Mek.

I miei amici sapevano cos’era successo tra me e il fratello di Mek. Mek era persino venuto nella mia stanza solo per picchiarmi, e mi spaventava a morte per quello che i miei amici avrebbero potuto fargli.

«Probabilmente ancora per un po’. Ho ancora degli affari di cui occuparmi.» rispose Mek, guardando Tae con noncuranza.

«Che affari?» chiese di nuovo Tae.

«Perché all’improvviso sei interessato a me, Tae? Sei già annoiato di tuo marito, quindi vuoi venire da me? Stai attento però, potresti entrare in contatto con malattie sessualmente trasmissibili se continui a zappare.» Il sorrisetto di Mek si allargò, facendo corrugare il viso infastidito di Tae.

«Attento a come parli Mek! Vedi di pensare a mangiare!» Time improvvisamente sbatté la mano sul tavolo, facendo fermare il loro battibecco mentre l’intero tavolo per lo shock rimase in silenzio.  

«Dai ragazzi! Ci incontriamo solo una volta ogni tanto. Lasciamo perdere il dramma e facciamo due chiacchiere.» disse uno dei miei amici del liceo, facendo del suo meglio per salvare la situazione. Time e Tae vennero invitati fuori sul balcone per fare alcune foto, così da stemperare l’atmosfera.  

«La tua guardia del corpo preferita non è venuta con te oggi?» chiese Mek. Alzai le sopracciglia alla sua affermazione prima di strizzare gli occhi nella direzione della mia guardia del corpo.

«Chi?» chiesi di rimando.

«Porsche. Quella con cui eri l’ultima volta.» disse Mek con sicurezza facendo sì che lo guardassi incredulo.

Come ha saputo del nome di Porsche anche se si sono incontrati solo una volta? E perché chiede specificamente di lui?

«È impegnato.» risposi brevemente. Mek poi fece un sorriso astuto e mi rivolse uno sguardo significativo. Una sensazione inquietante corse improvvisamente dalla mia spina dorsale al mio collo e mi venne una palpitazione. Cercai di normalizzare il mio respiro per controllare le mie emozioni.

Come mai?

Dopodiché, iniziammo semplicemente a mangiare. Mek non mi prestò più molta attenzione e continuò a intrattenere gli altri. Tae e Time mi guardavano di tanto in tanto mentre ero seduto rigidamente sulla mia sedia. Non prestai loro troppa attenzione, ma dopo un po’ Mek uscì improvvisamente a parlare al telefono. Era stato via per un po’ prima di riapparire all’improvviso, e non era solo.

«Kinn…» Mew all’improvviso mi tirò il braccio, con uno sguardo terrorizzato sul viso e quando girai lo sguardo verso i miei altri due amici, non erano affatto diversi.

«Tutti, salutate mio fratello. Venite con noi a mangiare.» Mek dichiarò e mandò immediatamente in tilt le mie emozioni mentre lentamente girai lo sguardo verso la sua direzione. Il mio cuore si fermò improvvisamente e il mio corpo si raffreddò quando i miei occhi incontrarono i suoi.

«Ehi…» salutò una voce familiare ed io ero ancora stordito mentre guardavo la persona che stavo cercando di togliermi dalla testa. Il ragazzo esitò a salutarmi, prima che Mek facesse la sua mossa, e spinse suo fratello verso la sedia proprio accanto a me.

«Tawan…» dissi senza fiato. Quest’ultimo poi mi rivolse un debole sorriso, prima di prendere posto. Non riuscivo ancora a credere ai miei occhi  che fosse proprio accanto a me. Le emozioni, il dolore e la sofferenza indugiavano incessantemente nella mia mente. Come qualcuno che non lo vedeva da anni, le cicatrici nel mio cuore ricominciarono a riapparirsi.

«Come stai… Kinn?» chiese esitante con un viso dolce. Ero ancora sotto shock ed ero rimasto in silenzio per un po’. Sembrava che le parole mi fossero rimaste bloccate in gola, ero così stordito che non potevo dire nulla.

Come è arrivato? Perché è qui?

«Ehi, mio ​​fratello sta parlando con te.» La voce di Mek mi richiamò dai miei pensieri e ruotai leggermente la testa verso Tawan.

«Sto bene.» risposi in tono piatto, cercando di adattare il mio umore e sembrare il più normale possibile. I pensieri e i traumi stavano sfuggendo man mano e potevo sentire di nuovo le vertigini. Le foto di ieri mi vennero in mente insieme all’ultimo ricordo doloroso… la vista di lui che faceva sesso con qualcun altro.

«Kinn, vuoi venire con noi? Torneremo presto a casa.» disse Mew, toccandomi leggermente la mano con uno sguardo preoccupato sul viso.

«Ma perché? Mio fratello è appena arrivato. Perché tanta fretta?» Mek sorrise astutamente.

 Lo fa apposta.

«L’atmosfera è già contaminata, ecco perché.» disse Tae.

«Kinn… la mia presenza ti mette a disagio?» La voce di Tawan si incrinò come se stesse per piangere, portando le mie emozioni al limite.

«Tornerò con voi.» Mi girai e feci un cenno ai miei amici prima di alzarmi dalla sedia. Salutai i miei compagni di classe del liceo, tutti loro mostravano espressioni pietose mentre cercavano di trattenermi, ma io non potevo più restare lì.  La maggior parte dei miei amici sapeva cos’era successo tra me e Tawan, ma non avevano idea del perché ci eravamo lasciati.

Uscii dal tavolo senza dare un maledetto sguardo alla persona accanto a me. Non avevo osato voltare lo sguardo perché se lo avessi fatto, non sarei più stato in grado di controllare le mie emozioni. Camminai finché non arrivai all’ascensore e raggiunsi i miei uomini che erano davanti a me.

Si alzarono immediatamente e alcuni scesero per primi attraverso le scale per preparare la macchina. La porta dell’ascensore si aprì e stavo per entrare ma fui fermato da mani esili che mi tenevano il braccio. Provò a tirarmi fuori mentre i miei piedi rimasero incastrati tra l’ascensore e il ristorante in cui eravamo, non lasciandomi altra scelta che affrontarlo.

«Kinn, sei ancora arrabbiato con me?» Gli occhi di Tawan iniziarono a versare lacrime e la sua voce iniziò a tremare, facendomi fermare per un momento prima di distogliere lo sguardo.

«Tawan è stato tanto tempo fa! Kinn ti ha già dimenticato!» gridò Tae, ma Tawan non indietreggiò. Mi conosceva meglio di chiunque altro, era fottutamente frustrante.

«Kinn, posso parlarti? Solo per un minuto.» Tawan supplicò ancora tenendomi e scuotendo dolcemente il mio braccio. Rimasi fermo per un momento prima di rivolgermi ai miei amici che erano in piedi dietro Tawan.

«Cos’altro vuoi da Kinn? Hai finito. E non c’è più nient’altro di cui parlare.» Tae scattò contro Tawan.

«Dacci un momento, Tae.» dissi a Tae seriamente, ma lui non era minimamente d’accordo.

«Cosa? Ma perché!? Kinn, sta solo cercando di manipolarti di nuovo! Non lasciargli fare quello che vuole! Oh! Lasciami andare Time!» Tae continuava a gridare, con Mew e Time facevano del loro meglio per trattenerlo.

«Lascialo fare Tae.» Time rispose severamente a Tae prima di volgere lo sguardo nella mia direzione. «Ti aspettiamo di sotto.» Aggiunse con un’espressione tesa e preoccupata. Annuii in risposta prima di lasciare che le porte dell’ascensore si chiudessero.

«Cosa c’è, P’?» chiesi freddamente, strappando il mio braccio dalla sua presa.

«Perché ti rivolgi a me in quel modo, Kinn? Sei ancora arrabbiato con me?» Mormorò dolcemente e io chiusi solo gli occhi, facendo del mio meglio per sopprimere le mie emozioni e per impedire alla mia voce di tremare troppo.

«…No.» riuscii a dire.

«Mi man-»

«Quando sei tornato?» Prima che Tawan finisse la sua frase, lo interruppi. Sapevo cosa stava per dire e non avevo più la forza di sentirlo. Non avevo sentimenti residui per lui, ma le cicatrici che avevo cercato di guarire nel corso degli anni si stavano manifestando ancora una volta.

«…Tre o quattro giorni fa. Volevo vederti, Kinn. Puoi per favore darmi la possibilità di scusarmi con te?«

«È passato molto tempo. Io… non riesco più a ricordarmelo.»

«Kinn, non dirlo per favore…» Lui strinse forte le labbra, gli occhi spalancati cercando di trasmettere i sentimenti che provava ancora per me.

«Goditi il ​​tuo soggiorno qui in Thailandia. Ora, se puoi scusarmi.» Proprio mentre l’ascensore si apriva, entrai in fretta senza ascoltare più la sua supplica e spazzai via anche la mano che cercava di tenermi il braccio.

«Kinn, per favore ascoltami. Possiamo incontrarci di nuovo?» mi chiese con voce tremante, mentre entravo nell’ascensore. Premetti il ​​numero del piano e chiusi in fretta l’ascensore prima di voltarmi per rivolgergli un debole sorriso. Non gli risposi e lasciai che il suo viso svanisse mentre l’ascensore scendeva. Non appena le porte si chiusero, le lacrime mi scesero dagli occhi, le lasciai scorrere per un secondo prima di asciugarle in fretta nel momento in cui arrivai al piano inferiore.

I miei amici mi stavano aspettando in macchina, mi accasciai su uno dei sedili con fare sfinito. Sapevo che volevano chiedermi cosa fosse successo, ma rimasero in silenzio e non osarono aprire bocca. Mi sedetti sul mio sedile, strofinandomi le tempie mentre chiudevo gli occhi e appoggiavo la testa sul poggiatesta.

Non mi sentivo più allo stesso modo con Tawan. Ma lui che si mostrava all’improvviso, rafforzava solo la mia paura. Porsche mi aveva mostrato le ombre del passato con Tawan e temevo che la storia si potesse ripetere. Non volevo perdere Porsche. 

Quando tornai a casa, ordinai ai miei uomini di andare a riposare, volevo stare da solo e concedermi un po’ di tempo per pensare, così salii in camera mia. Ma appena raggiunsi la porta d’ingresso, Porsche uscì da lì e mi salutò. Venni leggermente colto di sorpresa prima sorridergli debolmente.

«Sei appena tornato?» chiese piano Porsche, prima di uscire dalla stanza. Poi girai lo sguardo verso di lui e mi appoggiai al lato della porta. 

«Sì… mi stavi aspettando?» chiesì scherzosamente.

«Uhm.» Annuì arrossendo.

Fanculo! Porsche, se reagisci così, non potrò più trattenermi.

«Allora, cosa facciamo adesso?» gli chiesi.

«Vuoi uscire a fumare? O continuare il lavoro che ho lasciato ieri? Sono libero.» Porsche rispose con entusiasmo mentre io rimasi li a fissarlo. 

Dio, voglio tanto baciarlo!

Ma non posso, perchè devo ancora chiarirmi le idee. Ero sempre stato io a chiedergli di venire in camera mia, ma oggi era diverso, volevo stare da solo.

«Kinn, va tutto bene? Stai male?» Dopo un attimo di silenzio, Porsche venne verso di me ma indietreggiai immediatamente; fece una piccola pausa, cercando di nascondere la sua faccia sorpresa.

«Puoi…Andare a riposarti. Sono sicuro che sarai molto stanco dopo la gara e non c’è altro lavoro da fare. Puoi andare ora.» Risposi a voce bassa, cercai di non guardare Porsche direttamente negli occhi che sembravano confusi.

«…Um.»

«Vado dentro ora.» Mi voltai e mi diressi immediatamente in camera. Anche se volevo tirarlo a me per un abbraccio e un bacio sulla guancia come al solito, mi trattenni.

Dovevo prima mettere in ordine i miei sentimenti. Illuderlo per poi realizzare che mi ero sbagliato gli avrebbe causato solo dolore. Non ero nemmeno sicuro di poter affrontare qualcosa di serio dopo quello che avevo passato con Tawan, ma sapevo che lui mi piaceva e il solo pensiero di perderlo mi spaventava a morte.

Dovevo solo prendermi un po’ di tempo per chiarire questa confusione che avevo dentro.

Non volevo finire per ferirlo e non volevo rivivere altri traumi.

Appena entrai in camera, mi sedetti sul divano con le mani che tenevano le tempie.

Se Tawan non fosse tornato ora, sarebbe stato più semplice per me decidere, ma vederlo mi aveva riaperto alcune ferite, facendomi diventare molto cauto e paranoico.

Pensavo che sarei stato in grado di aprirmi ancora all’amore, ma a quanto sembrava non ero ancora pronto e non riuscivo a capire se lo sarei mai stato.

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