KINNPORSCHE – CAPITOLO 20

Svolta

-Porsche –

Erano passati tre giorni da quando eravamo nella foresta ed era spuntato il sole a differenza delle nuvole degli ultimi due giorni. Avevamo continuato a camminare nel bosco, quella volta ero io a dare la direzione senza ascoltare le forti proteste di Kinn. 

Lo avevo detto che non mi sarei più fidato di lui. E non ero così stupido da volermi perdere ancora una volta, continuando a fargli fare da guida. Beh, forse mi avrebbe condotto in un’altra vita e non sarei mai uscito di lì.

«Ho detto a sinistra.» Kinn indicò a sinistra, annuii e subito girai a destra.

Diciamo che avevo fatto molte congetture, ma dopo due giorni di smarrimento, non volevo più essere la sua vittima.

«Perché non mi credi?!» Protestò con tono irritato, ma continuò a camminare dietro di me.

«Humph… Il sole è così caldo!» Vivere in una foresta che emette ossigeno tutto il tempo doveva essere rinfrescante, ma camminare continuamente senza fermarsi richiedeva molta energia e sudore.

«Una pausa?» Kinn rallentò e tirò l’orlo della mia camicia, prima di lasciarsi cadere seduto sul tronco di un grande albero. Sospirai, smisi di camminare e rimasi immobile a guardarlo. Anch’io ero stanco, ma se continuava a fare il viziato, non avremmo fatto in tempo e il cielo sarebbe diventato sempre più scuro.

«Vieni a sederti qui.» Unì i piedi insieme, come per invitarmi a sedermi sulle sue ginocchia, ma mi allontanai rapidamente da lui.

«No. Sono seduto qui.»

«Ehi… siediti qui, stanotte hai dormito tra le mie braccia tutto il tempo.»

Alzai il dito medio ripensando alla scorsa notte. 

Merda! Se non fosse stato per il freddo e per la paura dei fantasmi, non l’avrei mai fatto.

«Dai! Vieni qui!» Lui non si arrese, mi afferrò velocemente il polso per farmi sedere sulle sue ginocchia, finii sopra di lui dandogli le spalle. Avvolse rapidamente le braccia intorno alla mia vita e nascose il viso tra la mia spalla ed il mio collo. Lottai per alzarmi e liberarmi, ma più ci provavo, più stringeva la presa.

«Lasciami andare, Kinn!»

«Siediti e stai zitto. Per favore, fammi ricaricare le batterie.» Merda! Cosa ha detto?

«Lasciami, lasciami, bastardo!»

«Ahia!»

Accidenti, non avrei dovuto usare troppa forza. Kinn cadde all’indietro incapace di supportare i miei movimenti, così rotolammo e cademmo insieme. Mi ritrovai disteso sopra di lui e subito dopo mi alzai per scappare.

«Che stai facendo?!?» gridai. Kinn rimase a terra e poi si voltò.

«Mi hai fatto male al braccio!» disse mentre urlava e io potevo solo stare in piedi a ridere.

«Ahahahah….» Vedevo ancora che ancora non smetteva di lamentarsi.

«Accidenti fa male! Il mio braccio ha sfregato contro un ramo.» 

Ok, sembrava che non stesse fingendo, quindi sospirai e mi accovacciai per dare un’occhiata.

«Dove?» Gli tirai su il braccio, notando che aveva il polso graffiato e che c’era un po’ di sangue che colava dalla manica della camicia.

«Te lo meriti, bastardo!» Risi amaramente e gli arrotolai le maniche per pulire delicatamente la ferita. 

«Morirò?» Chiese Kinn.

«Sì!» Ho annuito.

«Eh… che peccato dover morire nella foresta!» disse appoggiandosi alla mia spalla. Pensai che stesse cercando un’opportunità, perché il suo aspetto patetico sembrava davvero stupido.

«Morirai perché ti prenderò a calci!» Fissai la ferita che non era molto profonda, così gli feci scostare la testa dalla mia spalla finché non si sedette di nuovo dritto e mi guardò.

«Baciami la ferita, così guarirò presto.» Kinn rise immediatamente.

Pensavo che mi avrebbe importunato, perché avvicinò la testa quando alzai la mia, quindi lo spinsi forte e mi rimisi in piedi.

«Andiamo e smettila con le tue stronzate. Siamo ancora dispersi.» grugnii mentre Kinn sembrava sul punto di morire. 

«Mi fa male il braccio, non riesco a camminare… portami tu.» 

Cazzo, cosa gli è successo oggi? È così fastidioso che ho voglia di prenderlo a calci.

«Smettila con le tue stronzate, i tuoi piedi stanno bene.»

«Ieri però io ti ho portato.» 

Sospirai pesantemente. A volte mi arrabbiavo con Kinn, ero sempre più frustrato perché dovevo affrontare il suo essere imprevedibile. 

«Allora vuoi che ti rompa la gamba prima? Così posso portarti senza problemi.» dissi con voce calma.

«Almeno aiutami ad alzarmi.» Rise e lo aiutai a tirarsi su.

«Ok, ora lasciami la mano.» Scossi il braccio.

«Dai, restiamo così, ho le braccia deboli.» Parlava con un tono di voce normale, ma il suo viso era ancora dolorante.

«Che cosa? Mai!» Camminavo con Kinn che mi teneva stretta la mano.

«Adesso si scoprirà che anche tu sei preoccupato per me…» Parlò con una voce bassa che riuscivo a malapena a sentire. Feci finta di niente, non volevo pensare a nulla.

«Andiamo per di qua.» Accelerò il passo e mi spinse in avanti.

«No! Non credo!» Ovviamente non ero d’accordo, perché non mi fidavo più di lui. Così gli spinsi la spalla nella direzione opposta. 

«No! Mi ricordo che era da questa parte.» Poi accelerò il passo per riprendere il comando.

«Ehi Kinn!! Non voglio più perdermi. Quindi stai zitto, idiota!» gli gridai contro.

«Ti guido io, credimi!»

«Chi ti ha nominato capo?»

«Mio padre.» La risposta ti faceva perdere la testa. Non sapevo cosa dire. Ero sicuro di essere molto stanco, ma non volevo arrendermi questa volta. Alla fine tirai il suo braccio sul sentiero che avevo scelto e lui sbuffò leggermente mentre mi seguiva.

Non sapevo perché continuava a tenermi la mano. 

Aveva paura di perdersi o cosa? 

Continuammo a seguire il sentiero mentre mi voltavo a discutere con lui.

Ah, dannazione… ti maledico Kinn! Perdersi nel bosco e dover sentire i tuoi continui lamenti, è un totale spreco di energie.

«Porsche, hai sentito cosa ho detto?» Improvvisamente Kinn parlò, mi accigliai continuando ad ascoltarlo. 

«Che cosa?»

«In realtà, più camminiamo, più ci perdiamo. È perché qualcosa ci blocca la vista.» Le sue parole fecero immediatamente fermare i miei passi, poi cercai di continuare a camminare, pensando alle parole di Kinn.

«Sai, in una foresta come questa c’è sempre qualcosa di sacro. Qualcosa che custodisce la foresta…» disse abbassando la voce in modo che suonasse spaventoso finché io di riflesso gli pizzicai la mano, prima di smettere di camminare e imprecare contro di lui.

«Cosa hai detto?» In mezzo a una foresta, in mezzo a una montagna, chi lo direbbe?

«Dico sul serio, non ne hai sentito parlare? Quando ti perdi, più cammini, più giri in tondo e ti ritrovi nello stesso posto.»

«Merda! E cosa stai cercando di dire?» gridai irritato. Anche se ne avevo sentito parlare, non era quello il momento di ricordarmelo.

«Non siamo tornati sempre nello stesso punto di ieri? Potrebbe essere…» Trascinò leggermente la voce e fece una smorfia sospettosa. Bastardo Kinn, mi aveva fatto venire la pelle d’oca, mi aveva costretto ad avvicinarmi a lui e stringere la presa su di lui.

«Potrebbe essere cosa?» chiesi a bassa voce.

«Potremmo accidentalmente aver fatto qualcosa per far arrabbiare lo spirito della foresta.»

«Non io, vero? Qualcuno come te avrebbe potuto farlo. Anche la tua mente è sempre sporca.» dissi con voce depressa mentre Kinn scuoteva rapidamente la testa.

«No. Stamattina ho alzato le mani e ho salutato gli spiriti della foresta. L’hai mai fatto?» Mi guardò accigliato, i suoi occhi sembrava che mi stessero dicendo che ero in torto. 

Lo ammetto, a parte chiedere il permesso di fare pipì su un albero, non ci ho pensato.

«Chiedo il permesso di fare pipì.» dissi a bassa voce.

«Tutto qui? Questo non basta. Devi porgere rispetto seriamente, altrimenti rimarremo bloccati in questo modo. Siamo andati troppo oltre e non abbiamo ottenuto nulla. Hai capito?» disse Kinn in tono serio.

Quindi cosa faccio? La paura iniziò a crescere nel mio cuore. 

Sebbene non avessi mai incontrato un fantasma, mia madre diceva che avevo molta paura dei fantasmi da quando ero piccolo e non sapeva come mai ne avessi così paura. 

«Ah!! Ecco lì. Gira la faccia e mettici sopra le mani.» Kinn fece tutte le mosse per me.

«Devo porgere i miei rispetti, giusto?» Alzai un sopracciglio confuso.

«Giusto! Così possiamo uscire dalla foresta.»

«E tu?»

«Ho fatto il saluto stamattina. Fallo e schiarisci la mente.»

«Cosa dovrei dire?» Con trepidazione, ero stato costretto a fare come aveva detto Kinn.

«Va bene, dirò l’incantesimo. Sei pronto?» Feci un cenno verso Kinn.

«A… nanta… brush… devi dirlo ad alta voce.» Kinn si voltò per dirmelo e poi seguii con cura le sue parole. «cha.. voi… ye… apathe.. .na…»

«Aspetta un attimo, perché l’incantesimo suona familiare?» Smisi di seguirlo e mi voltai a guardarlo dubbioso. Lo osservai un attimo, mi era sembrato di vederlo sorridere, ma forse stavo pensando troppo.

«Certo che ne avrai sentito parlare. Questo incantesimo è molto popolare… Ananta brushchaye Apatthetena…» Kinn scoppiò a ridere. Mi voltai rapidamente a guardarlo, poi ripetè il canto mentre picchiettava l’albero seguendo il ritmo. «Ananta Chaye Apatitthana Apatitiya Apatitet, Hahahaha….» Vedendomi così arrabbiato, rise fino a quando le sue orecchie erano rosse e le lacrime stavano scendendo dai suoi occhi.

*(N/T: Ananta brushchaye Apatthetena è un mantra che contiene battute famose ed è stato interpretato in diversi film thailandesi. È tipo dire abracadabra, che cretino Porsche hahaha )

«Credi in queste cose? Ahahaha… sei divertente!»

«Mi hai fatto sprecare tempo, bastardo di un Kinn! Dannazione! Come osi ingannarmi? Ti auguro di incontrare un vero fantasma!» gridai forte e accidentalmente gli diedi un pugno forte sul braccio. 

«Ahia! Non credo ai fantasmi. Non ne ho mai visto uno. Non mi aspettavo davvero che ci credessi così tanto, ahahah.»

«Maledetto Kinn! Spero ne incontrerai presto uno!» Poi mi rimisi in piedi. In quel momento eravamo ancora dispersi, come poteva fare quegli stupidi giochi? Accidenti, come avevo fatto a sopportarlo tutti quei giorni? Kinn, che aveva un evidente ritardo mentale? 

«Oh, vedo che sei stressato. Le tue sopracciglia sono corrugate .» Kinn si avvicinò e avvolse la sua mano sinistra intorno al mio collo per tenermi la testa e poi mise l’indice e il pollice della sua mano destra sulle mie sopracciglia, massaggiandole delicatamente.

«Come posso non stressarmi con te. Dai!» Mi aveva davvero fatto incazzare. Avevo perso la testa, stavo quasi per impazzire.

Una persona così, come ho potuto portarle rispetto in passato?

Rimasi molto sorpreso quando vidi il cespuglio di fronte a me tremare vigorosamente. Saltai in piedi e strinsi la vita di Kinn, abbracciandolo forte. La mia faccia cadde direttamente sulla sua spalla. Il mio cuore si strinse subito perché stavo ancora pensando a quello che Kinn aveva detto prima.

«Cosa c’è?» Kinn disse con voce tesa mentre mi abbracciava a sua volta.

«Hahahaha… Hai paura dei conigli?» Kinn rise forte. La sua mano mi stava ancora tenendo e in risposta, l’altra mano mi accarezzò la schiena come per confortarmi. Alzai la testa e dissi spaventato: «No, non ho paura!» Alzò la mano per accarezzarmi la testa.

Mi voltai frettolosamente a guardare nella direzione del cespuglio e c’era un coniglio che usciva proprio da lì. Accidenti, perché ero una persona così debole e sensibile agli stimoli esterni come quello?

«Merda! Cazzo!» dissi frustrato e lasciai andare le mie braccia, poi mi voltai e me ne andai lasciando Kinn che rideva e mi prendeva in giro.

Era veramente fastidioso! Non avrei semplicemente potuto ucciderlo e lasciarlo nella foresta?

«Porsche, aspetta!» Mi corse dietro, ma io continuai a camminare perché non volevo sprecare il mio tempo con stronzate del genere.

«Penso che questa sia la strada giusta.» Camminare per un po’ mi aveva fatto riconoscere quella zona, così continuai ad avanzare e notai un’ampia scarpata e pensai che fosse quella in cui Kinn e io eravamo caduti il ​​primo giorno.

«Penso che dovremmo arrampicarci.» Kinn alzò lo sguardo per analizzare il percorso.

«Trovali!! Non ti fermerai finché non li avrai trovati.» Una voce burbera echeggiò per tutta la foresta.

Kinn e io ci nascondemmo in fretta dietro un grande albero.

«Merda! Non si sono arresi!» Kinn imprecò con rabbia prima di afferrare la pistola alla vita e prepararsi a difendersi.

«E adesso?» chiesi teso perché avevamo solo una pistola, la mia era andata persa quando eravamo caduti dal dirupo.

«Da questa parte. Ci sono impronte!» Uno di loro gridò.

Smisi quasi di respirare quando sentii quelle parole, mi voltai per vedere Kinn che era immobile con la pistola in mano. Poi si spostò e una mano strinse la mia.

«Dammi la pistola, lascia che mi occupi di loro.» dissi, ma lui non mi sentii.

«Dobbiamo combattere, altrimenti non finirà.» sussurrò.

«Sono qui!» gridò uno dei nemici.

Appena finirono di parlare, Kinn aprì immediatamente il fuoco e due nemici caddero a terra.

«Dannazione!» Kinn non mi passò la pistola, mi afferrò la mano e corse da un albero all’altro come se mi facesse da scudo. Il rumore dei nostri spari e di quelli dei nemici si intrecciarono a vicenda in una feroce battaglia. 

«Le munizioni stanno finendo!» Dannazione! Kinn estrasse il caricatore per poi reinserirlo.

Mentre sparavano, uno dei nemici venne colpito e cadde a terra. Mi divincolai dalla presa di Kinn e corsi fuori da dietro l’albero per prendere la pistola che era stata appena lasciata lì.

Presi la pistola a mirai verso di loro mentre ci sparavano. Kinn mi afferrò velocemente e tornò a nascondersi dietro l’albero.

«Cosa fai!» Kinn mi urlò contro e questo mi fece incazzare. Poi da dietro l’albero sparò ancora una volta.

«Merda! Dovremmo essere in grado di combatterli ora. Non voglio tornare nella foresta.»

Sì, non volevo scappare di nuovo nella foresta e perdermi ancora. Eravamo arrivati ​​così vicini ed era ora di lottare per uscire da lì.

«Porsche! Vai avanti!» alla fine della frase, uscii da dietro l’albero e premetti il grilletto, sia io che il mio nemico evitammo il colpo.

«Kinn, tu vai da quella parte e io vado dall’altra parte.» Pensai che sarebbe stato più facile ed indipendentemente dal fatto che avrebbe fatto come gli avevo detto, corsi e scattai comunque.  

Altri spari, il loro numero aumentava e si stavano dirigendo verso di me. Rimasi senza fiato mentre controllavo i proiettili che avevo e guardavo Kinn nascosto dietro l’altro albero. Mi guardò con occhi preoccupati. Non sapevo cosa avrei fatto, se avessi combattuto a mani nude sicuramente non avrei vinto.  

Stavo cercando di mantenere la calma e analizzare la situazione, ma senza rendermene conto, mi avevano circondato e avevo la punta della pistola in mezzo alla fronte.

«Arrenditi, non puoi combattere!» Tre di loro mi circondarono.

Chiusi gli occhi, non pensavo di poter fare un errore di distrazione come quello. Alzai la pistola e la puntai contro uno di loro. Ma in quelle circostanze, sapevo di essere a un punto critico.

Improvvisamente Kinn sbucò sopra di noi, saltando su di loro di scatto finché la pistola che sparò colpì un albero.

A quel punto, Kinn avrebbe dovuto essere rimasto senza munizioni, così colsi l’occasione per torcere il polso della persona di fronte a me fino a quando la pistola che teneva in mano cadde. Poi lo presi a calci e pugni.

Avevo commesso degli errori, lasciandomi colpire un paio di volte perché il mio corpo era debole. I miei calci e pugni sembravano un po’ pesanti e non forti come al solito.

Degli uomini armati ricominciarono a sparare finchè non dovetti tornare a nascondermi. Sentii uno strattone sul fianco che mi fece trasalire, mi tirò una gomitata sul sopracciglio e poi qualche calcio. 

«Merda!»

«Porsche!» Spalancai gli occhi per lo shock sapendo che Kinn mi aveva afferrato per avvolgermi con forza tra le sue braccia. 

Rimasi sconvolto quando il colpo di pistola esplose verso di me, ma non sentii niente.

Il corpo di Kinn si era avvolto completamente intorno al mio. Il mio cuore batteva forte perché avevo paura delle condizioni della persona che mi stringeva. Prima che potessi sentire il liquido fuoriuscire dal mio corpo, notai che Kinn era completamente immobile. Vidi che stavano per sparare un altro colpo, quindi mi precipitai ad afferrare la pistola che era stata gettata a terra e sparai contro di loro, mentre con una mano stringevo Kinn.

«Laggiù!» Sentii voci di altre persone. In qualche modo, li vidi spostare il loro obiettivo da me ai nuovi arrivati, ​​in preda alla paura. Ma sembrava che in questo momento le mie orecchie stessero fischiando forte ed il mio cervello fosse stato tagliato fuori dal mondo. 

Fissai solo Kinn che chiudeva gli occhi lentamente, sostenendo il suo corpo privo di sensi, con il sangue che scorreva dalla sua schiena e non sapevo cosa avrei dovuto fare. Il mio cuore tremava selvaggiamente, pieno di dolore al pensiero di perderlo, al punto da urlare il suo nome. 

«Kinn! Kinn! Dannazione!! Svegliati Kinn!» L’immagine di Kinn davanti a me mi aveva davvero spaventato.

Lo schiaffeggiai scuotendolo, non pensavo più a ciò che avevo di fronte e ai miei amici. Quello di cui avevo paura in quel momento era la morte di Kinn.

Improvvisamente vidi Pete, ma in un istante la mia vista cominciò a svanire e riuscii solo a notare le altre guardie del corpo sollevare Kinn, mentre Pete e gli altri mi tenevano sdraiato gridando il mio nome. 

«Porsche! Porsche!»

Dopo di che, il mio cervello sembrò spegnersi. Il dolore del mio corpo, la mia mente depressa e la mia stanchezza fecero si che in poco tempo vidi tutto nero. 

*****************

Ospedale 

Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma sentivo il calore che avevo provato nella foresta. Un’imbattibile sensazione di comfort e sicurezza.

Sono ancora intrappolato nel bosco e in questo momento sono sdraiato tra le braccia di Kinn come al solito?

«Kinn…» La mia voce era rauca mentre sentivo la gola secca, prima che aprissi lentamente gli occhi e vedessi lo strano soffitto.

«Ehi!!! È sveglio, P’Tem… P’Jom!» La voce di mio fratello sembrava felice.

«Ehi, come stai?» Cercai di riprendere lucidità. Mi sentivo ancora stanco e dolorante. Mi guardai intorno con attenzione e vidi il mio polso con la flebo, oltre al fatto che indossavo un camice da ospedale.

«Ehi, hai dormito per due giorni interi.» Tem mi sorrise accanto al letto.

«Chè..» tirai frettolosamente mio fratello perché ero sicuro che doveva essere molto preoccupato per quello che mi era successo.

«Sete? Prima beviamo qualcosa.» Chè mi lasciò e versò dell’acqua in un bicchiere e mi infilò una cannuccia in bocca. Bevvi voracemente e cercai di organizzare i miei ricordi fino a quel momento.

«Come sta Kinn?» Caddi immediatamente a pezzi ricordando il frammento di quando eravamo in mezzo alla feroce sparatoria e Kinn era stato colpito per avermi protetto. 

«….» Tacquero.

Guardandoli, mi sentii subito a disagio. Non sapevo cosa gli fosse successo e in quel momento ero davvero preoccupato per lui.

«Com’è la sua condizione?» chiesi con voce triste.

«….» I tre si guardarono a turno.

«Dannazione! È morto?» Mi morsi forte un labbro, il cuore mi faceva davvero male. 

Anche se lo odio così tanto, non voglio che muoia così.

Inoltre, mi sentivo molto in colpa. Invece di proteggere Kinn, lui si era sacrificato per proteggere me. Quindi ero io il responsabile della sua morte…

«No…» Tem sembrò dire qualcosa, ma il mio cervello non smise di pensarci e non sentii quello che diceva. Volevo solo vederlo un’ultima volta.

«Dov’è? Portami a vederlo.»

«Porsche, ascolta prima me!» disse Jom, ma in quel momento non volevo ascoltare niente e cercai di strapparmi la flebo.

«Fatemelo vedere un secondo. Almeno voglio onorare le sue spoglie.» dissi con voce mista tra crepacuore e tristezza.

Anche se dovevo essere felice per il bastardo a cui avevo augurato molte volte di morire giovane, non mi sentivo così. 

«Porsche! Non farlo!» Sia i miei amici che mio fratello mi fermarono dall’alzarmi e strapparmi la flebo. 

«No!! Sto andando al tempio! Devo! Vi prego!»

Il suono della porta che si apriva e mostrava qualcuno che arrivava con una faccia sorridente, ci fece fermare tutti.

«Ah, a quanto pare sei tornato in te. Cosa stai facendo?»

Accidenti!! Come poteva Pete presentarsi con un viso così rilassato e sorridente, mi aveva un po’ confuso.

«Pete! Puoi portarmi al tempio?» urlai a Pete mentre cercavo di divincolarmi dai miei amici e da mio fratello.

«Porterà sfortuna? Aspetta finché non starai meglio. Gli dei non andranno da nessuna parte.» disse Pete con un sorriso, ma le sue sopracciglia si aggrottarono.

Rimasi un po’ sorpreso di vederlo. Cos’era quello? Perché non indossava abiti da lutto e non piangeva la morte del suo capo?

«Puoi portarmi fuori? Voglio vedere Kinn un’ultima volta. Per favore!» dissi a Pete che sembrò molto confuso per le mie parole.

«Aspetta, cosa c’è che non va in te?» Pete si avvicinò a me e fece cenno ai miei amici ed a mio fratello di lasciarmi andare.

«Kinn è morto a causa mia.» dissi con rammarico e cuore dolorante mentre colpivo forte il letto.

«Aspetta un minuto, Porsche! Ascoltami! Il signor Kinn è ricoverato nella stanza accanto.» disse Pete con una risata, facendomi sussultare.

«Cosa hai detto?» chiesi di nuovo per essere sicuro.

«Il signor Kinn non è ancora morto. Non è ancora cosciente, ma ha già superato il periodo critico.» disse Pete scuotendo la testa con una risata.

«Oh!» Rimasi in silenzio per un momento prima di voltarmi a guardare i miei amici.

«E perché non me l’avete detto?» Mi rivolsi a loro irritato. Nel mio cuore, mi sentivo così sollevato,

«Te l’abbiamo detto, ma non hai ascoltato!»

«Dannazione! Ero così scioccato.» dissi mentre mi sdraiavo sul letto.

«Se non sei sicuro, ti piacerebbe vederlo?» chiese Pete, facendomi titubare.

«Davvero non è ancora morto?» chiesi ancora una volta.

«Emh… ma devi stare attento alle tue orecchie. Il signor Khun è lì e non smette di brontolare finché non canta.» Mi sembrava di sentire un fischio provenire dalla stanza accanto.

«Il signor Khun è stato molto rumoroso da questa mattina, da quando ha letto sul web che cantare fa guarire più velocemente il paziente.» disse Pete tristemente.

«Non credo che Kinn si sveglierà a causa di quella voce!» Non potei fare a meno di commentare e, chi mi circondava, annui.

«Vorresti incontrarlo?» Pete inarcò le sopracciglia con un sorriso seducente. Lo odiavo quando faceva così!

«No. Sono troppo pigro per vedere la causa principale del mio mal di testa! Aspetto solo che si svegli.» dissi a bassa voce. Non sapevo perché volevo vedere Kinn e assicurarmi che fosse completamente al sicuro. 

Ma che razza di stronzata è questa? Perché dovrei preoccuparmi di lui?

«Nemmeno io voglio andarci. Non voglio vedere Kim.» disse Chè accigliato. Ero un po’ sorpreso che conoscesse il figlio più piccolo di quella famiglia.

«Aspetta, come lo conosci?» chiesi incuriosito.

«Non voglio assolutamente conoscerlo!» Chè disse.

Aspetta, cosa succede? C’è qualcosa che mi sono perso?

«Oh, merda. Non hai fame?» Pete intervenne e mi chiese. Risposi con un cenno. 

«Voi tre, andate giù a comprargli del cibo. Lasciate che mi occupi di lui adesso.» Pete disse, i miei amici e mio fratello obbedirono facilmente. Sapevo che voleva parlare con me da solo, forse per quello che è successo prima.

Quando la porta si chiuse, Pete prese una sedia e si sedette accanto al letto.

«Hai scoperto qualcosa?» chiesi subito.

«No, pezzi di merda! Non li conoscevo, mentre gli altri sono riusciti a scappare. Non sono riuscito a catturare nessuno perché sono rimasto scioccato nel vedere come avevano sparato a te ed al signor Kinn.» disse con una voce depressa.

«Non ho nessun nemico.» dissi parlando sul serio.

Pete si accigliò chiedendomi di raccontargli tutto, iniziai da Kinn che era venuto a casa mia senza fornire troppi dettagli. Gli raccontai tutto quello che poteva essere utile, un po’ come la battuta che avevano fatto in macchina. Volevano rapirmi ed uccidere Kinn. Più raccontavo quello che mi era successo, più Pete si straniva.

«Merda! Non è uno scherzo. Penso che abbia qualcosa a che fare con te ed il signor Kinn. Dall’incidente all’Hotel, sembra che abbiano preso di mira entrambi.» Pete analizzò la situazione, ma non capivo perché aveva messo di mezzo Kinn. Come avevo già detto, avevano pensato di rapire me, Kinn era stato semplicemente coinvolto.

«Ma se il bersaglio sono io, non so proprio chi siano. Oppure… potrebbero essere le persone che ci hanno attaccato al poligono di tiro? Forse perché ne ho uccisi diversi quella volta?» dissi pensando all’incidente.

«All’inizio lo pensavo. Ma per quanto riguarda l’incidente quando sei stato sedato e ti hanno dato degli stimolanti… è troppo strano. Non so come mettere insieme tutti i pezzi.» disse Pete ad alta voce.

«Mmh. E come hai fatto a trovarci?» Finsi di non essere troppo serio.

«Oh mio… sai dove vi ho trovati?» Scossi la testa.

Come facevo saperlo? Quella foresta era un’enorme montagna!

«Quando hai chiesto a Ché di chiamarmi, sono andato subito a casa tua. Tuo fratello piangeva tremante dietro casa vostra. Era molto spaventato.»

Il mio cuore battè forte al pensiero di come doveva essersi sentito Chè nell’affrontare gli eventi di quel giorno. 

«Mi sono precipitato a rintracciare il segnale del cellulare di signor Kinn. L’ho seguito fino alla periferia della città, poi però il segnale è semplicemente scomparso. Così ho continuato a cercare di rintracciare hackerando la telecamera a circuito chiuso che mi ha puntato verso la foresta. Vi abbiamo cercato per giorni, dannazione! Fino a quando ho finalmente sentito degli spari.» Pete continuò.

«Allora, cosa succederà dopo?» chiesi di rimando.

«Khun Korn sicuramente non resterà in silenzio. Al momento sto indagando su come questo abbia coinvolto te e il signor Kinn. Potrebbe esserci una spia in casa nostra.» 

«Allora come sta?» chiesi dolcemente mentre accennavo con la testa verso l’altra stanza. Pete mi guardò, sorrise e fece una faccia maliziosa.

«Preoccupato? Andiamo a vedere!» disse.

Alzai il dito medio non appena finì di parlare.

«Accidenti!»

«Il proiettile non ha colpito gli organi vitali. Ma ha perso molto sangue. Dopo essere stato operato all’ospedale provinciale, Khun Korn vi ha trasferito entrambi all’ospedale di Bangkok.» Annuii mentre ascoltavo Pete. In effetti, guardandomi intorno avevo notato che era una stanza molto lussuosa e sembrava costosa. Per Kinn stare in una stanza come quella era normale, ma per me? Perché ero lì? 

«Perché hanno portato anche me qui?» chiesi incuriosito

«Stanza Vip, ordini di Khun Korn.» rispose Pete con noncuranza, poi si voltò a raccogliere l’uva che era sul tavolino e la mangiò.

«Bel trattamento.»

«Ehi, questo vale per te. Per gli altri? Un grande NO!!» disse Pete con un sorriso.

La sua ultima frase mi aveva lasciato confuso sul perché Khun Korn fosse così buono con me.

Al rumore della porta che si riapriva pensavo fossero i miei amici e mio fratello, ma proprio in quel momento l’uomo di cui stavamo parlando arrivò con il suo segretario. 

«Come stai?»

«Ciao.» esclamò P’Chan.

Sia Pete che io unimmo le mani per onorarli entrambi. Pete si alzò in fretta e preparò un posto per Khun Korn e P’Chan.

«Va meglio? Hai visto? Non è facile morire, vero?» disse scherzando Khun Korn.

Presi alla leggera la sua battuta e mi sforzai nel sedermi per parlare educatamente. 

«Va tutto bene, sdraiati.»

«Mi sono appena svegliato, Khun Korn.»

«Se ti fa male qualcosa, dillo al dottore. Voi due mi avete quasi fatto scoppiare una vena nel cervello, lo sai!» Una voce piena di preoccupazione uscì dalla bocca di Khun Korn. Riuscii solo a sorridere per il suo comportamento così generoso. 

«E siete rimasti bloccati nella foresta tutto il tempo?»

«All’inizio volevano portarmi da qualche parte. Ma entrambi siamo riusciti a scappare e siamo stati spinti nella foresta. E ci siamo persi per tre giorni.» parlai attentamente.

«Fortunatamente siete sopravvissuti. Sapete chi è stato? Me ne occuperò personalmente, per aver osato toccare i miei figli.» Mi accigliai leggermente alle parole di Khun Korn. Perché usava il plurale? Pensai si riferisse solo a Kinn.

«E Pete, hai già chiesto dettagli, vero?» P’Chan chiese a Pete che era in piedi accanto a lui.

«Sì. Sembra che stiano prendendo di mira Porsche, non il signor Kinn.»

«Non penso che sia solo per divertimento. Quindi per ora rimani nella casa della famiglia principale. Pete ci porterà anche tuo fratello. Non tornare ancora a casa, non ti lasceranno in pace così facilmente.»

«Io…»

«Quando sei scomparso, Khun Korn mi ha ordinato di portare con me tuo fratello. Ero preoccupato che sarebbero tornati e avrebbero rapito anche lui. Ma non preoccuparti, proteggerò Chè.» disse Pete.

La mia espressione divenne più tesa. Che cos’è questo?

«Ho detto, mi prenderò cura di tuo fratello. Nel frattempo, voi restate a casa mia finché non avrò catturato il colpevole.» disse Khun Korn mentre mi dava una pacca sulla spalla.

«Sì, sono d’accordo, per la sicurezza di mio fratello. Conoscono dove abito, non sarà difficile per loro tornare per provare a rapirmi di nuovo.»

«Mmh…. Beh, la questione delle dimissioni non è una cosa a cui pensare, anche se non voglio che te ne vada. Per adesso non li lascerò comunque andare. Se qualcosa rende te o tuo fratello insoddisfatti, ditemelo.» Guardai Khun Korn sorpreso, ma annuii ed accettai tutto. Data la situazione, avevo dovuto accantonare la questione delle dimissioni perché la sicurezza di Chè era più importante.

Il suono della porta ed una persona che balzava all’interno della stanza con rapidità, fece sobbalzare tutti per lo shock.

«Spari in cielo, bang..bang..bang!!!» Mi coprii rapidamente le orecchie con le mani mentre il bastardo Khun cantava con la pistola puntata al soffitto mentre imitava il suono degli spari. Dietro di lui, P’Jet lo seguì e si comportò come se gli avessero sparato e cadde a terra.

«Oh…» sospirai insieme a Khun Korn, P’Chan e Pete.

«A cosa stai giocando? E voi tre, perché siete dovuti cadere e rotolarvi per terra?» disse Khun Korn ad alta voce. Quel bastardo di Khun sorrise verso il mio letto con una pistola in mano.

«Il signor Khun ci ha detto che quando canta e dice ‘Bang’ dobbiamo cadere e rotolarci sul pavimento». Arm spiegò a bassa voce.

«Se non lo facciamo, il signor Khun sparerà davvero con la sua pistola.» aggiunse Pol mentre si voltava.

«Diamine! Anche tu gli hai obbedito? Perché non hai fermato mio figlio?» Khun Korn lo disse in tono imbarazzato. P’Jet era ancora accasciato sul pavimento e si alzò lentamente in piedi. Era davvero triste vederlo così.

«Non posso farne a meno.» disse P’Jet, cosa che fece ridere Khun e continuare a cantare.

«Rumore di spari…….»

«Basta così, signor Khun!» P’Jet gridò contro Khun, le sue azioni fecero sì che la faccia frustrata di Khun mi guardasse stordita.

«Come sei stato nella foresta? Ci sono le tigri?» chiese ridendo. Appoggiai la testa al letto e alzai leggermente gli occhi al cielo.

«Non disturbarlo Khun. Hai spaventato l’intero ospedale da ieri!» Khun Korn lo disse ad alta voce, ma Khun non sussultò minimamente.

«Volevo solo farti sapere che Kinn è sveglio!» Non appena quel bastardo finì di parlare, mi voltai a guardarlo con interesse.

«Ora, come si sente?»

«Ha detto che voleva tornare di nuovo nella foresta, ahahah.» Il bastardo lo disse con tono allegro e Khun Korn sospirò. Non sembrava una risposta utile da parte di suo figlio maggiore.

«Oh, Porsche, prima vado a trovare Kinn, poi verrò di nuovo da te.» Alzai le mani per rendere omaggio a Khun Korn, ma quel bastardo di Khun non era ancora andato via e continuava a restare con me.

«Com’è? Fa male?» chiese ed io annuii in risposta. 

«È ok.» risposi.

«Non preoccuparti, ho un modo per farti recuperare in fretta.» 

Sembrava che Pol volesse uccidermi per aver dato a Khun un microfono portatile. In effetti volevo piangere, merda!

«Questa canzone è per Porsche, guarisci presto…»

«Prova… prova…» Controllò il microfono per un momento quando Tem, Jom e Chè entrarono nella stanza e guardarono Khun in modo strano.

«~Riposati… La mamma ti ha detto di riposare… Resta giovane… giovane… non salutare ancora l’alba… Lasciala riposare…~»

Mi girai immediatamente dall’altra parte e mi coprii le orecchie con il cuscino. 

Accidenti!! Capisco perché Kinn ha detto che voleva tornare nella foresta. Questo bastardo, mi fa male la testa!

Pol si avvicinò e mi strinse la mano.

«Potresti riportarlo nella stanza di Kinn? Voglio dormire.» dissi con voce frustrata.

«Non puoi, la stanza del signor Kinn è chiusa ermeticamente. Non permetterà più al signor Khun di entrare.» Rispose scuotendo la testa.

«Dannazione, Kinn!!» 

Bastardo, come ha fatto a gettare questo pazzo nella mia stanza?!

«~Durante la ricreazione, dovresti tornare indietro e rilassarti, non salutarlo.. non salutarlo.. non salutarlo…~»

«Allora puoi portarlo a casa? Ho proprio mal di testa!» Guardai Pete e tutte le sue guardie del corpo con espressioni serie.

«Non andremo a casa.» P’Jet disse con voce dispiaciuta e con occhi comprensivi su di me.

«Allora, per favore, portalo nell’edificio di fronte.»

«Eh? Perché devi portarlo lì?»

«Edificio psichiatrico!» Mi rimisi il cuscino sulle orecchie, ascoltando le risate delle persone che stavano per svenire per il canto di quel pazzo bastardo.  

Sono sicuro che il suo cervello abbia qualche ritardo, quindi che faccia dei controlli.

«Ehi, puoi stare zitto, bastardo!!» La voce del nuovo arrivato proveniva dalla porta, spostai la coperta ed alzai leggermente la testa. 

«Bastardo Kim! Non vedi che sto cullando Porsche?» Khun smise di cantare e si voltò a guardare suo fratello minore.

«Faresti meglio ad andare a fare degli esami al cervello.» disse Kim.

«Fanculo!» Khun gli lanciò un grappolo d’uva, ma Kim lo prese facilmente e lo mangiò tranquillamente.

«Papà ha detto di andare a casa. Chè, andiamo insieme.» guardai le persone nella stanza un po’ confuso. 

«Non resti qui?» chiesi incuriosito.

«Tuo fratello ha saltato la scuola per qualche giorno. Ora sei sveglio, quindi farebbe meglio a tornare a casa a riposare e a tornare a scuola.» disse Pete. Mi voltai per vedere il viso di Chè, con le mani aggrappate saldamente al mio letto come se non volesse andarsene.

«Lasciami stare qui.» mi disse.

«Vieni con noi a casa! Altrimenti, lascerò che questo tizio pazzo con il microfono rimanga a disturbare. Vuoi vedere?» disse Kim mentre si girava a guardare le sue guardie del corpo.

«No. Non voglio tornare con te.» Chè si rifiutò, il che mi rese ancora più confuso.

«Sbrighiamoci! Non fare il testardo!» Mi voltai e vidi Kim parlare con mio fratello. 

Da quando erano in confidenza che osava parlare così a Ché?

«Andiamo, domani mattina ti accompagno a scuola.» disse Pete. 

Non capivo davvero tutto. Quanti anni ero rimasto nella foresta? Perché non sapevo niente?

«Ehi!» Chè mi chiamò ma anche se ero curioso, volevo che mio fratello andasse con loro e riposasse. 

«Vai, domani puoi tornare dopo la scuola.» dissi a Chè. Si accigliò prima di seguire Kim che stava fischiettando leggermente.

Quando la porta si chiuse, chiesi subito a Pete: «Ehi, cosa è successo tra mio fratello e Kim?»

«Non lo so. Non sono rimasto a casa per cercarti. Chissà cosa succederà tra tre o quattro giorni.» disse Pete con un sorriso. «E per quanto riguarda Kim, non sapevo che fosse tornato a casa quando ti stavamo cercando e Chè è rimasto a casa di Khun Korn. Ma non preoccuparti, Kim non è così male come i suoi due fratelli.» disse di nuovo Pete.

«Stanotte, Pete starà con te. Andrò a casa e farò i compiti. Tornerò domani dopo la scuola.» disse Jom mentre si preparava e raccoglieva le sue cose.

«Grazie, Jom. Non devi venire spesso, sto bene.»

«Come non devo venire spesso? Devi continuare a studiare. Ah, per l’università, non devi preoccuparti. L’ho già detto al campus e ti ho aiutato a fare un riassunto della lezione.» disse Tem e si avvicinò per salutare prima di uscire dalla stanza lasciandomi solo con Pete.

«Mangia, poi prendi le medicine e dormi. Tornerò nella stanza di Khun Kinn. Più tardi ci saranno delle guardie che verranno a prendersi cura di te.» disse Pete mentre mi metteva la cena che Chè mi aveva portato, in un piatto.  

«Non c’è bisogno. Non voglio disturbarti.» dissi con attenzione

«Ahi! Come dovrebbe essere fastidioso il mio migliore amico? Anche se ti ho appena incontrato, mi rendo conto della sincerità che hai. Non solo io, ma anche gli altri sono pronti a prendersi cura di te.»

«Allora chi si prenderà cura di Kinn?» chiesi senza pensare. Dato che ero la guardia del corpo, volevo sapere chi aveva preso il mio posto.

«La stanza del signor Kinn è monopolizzata mattina, mezzogiorno, sera e notte. Quello non permetterebbe neanche alle altre guardie di farlo» Pete lo disse con una voce beffarda. Mi infilai il riso in bocca aggrottando le sopracciglia.

«Chi?»

«Big! Chi altri pensavi che fosse?» disse Pete con voce leggermente seccata. Masticavo il riso mentre lo ascoltavo.

«Non è fantastico? Potrebbe guarire presto.»

«Bene, ma devi sbrigarti e riavere i tuoi diritti prima che quelle stronzate che fa diventino più grandi.» Mi sorrise.

«Sì! Quali diritti?» sputai.

«Diritti da guardia del corpo!! A cosa stai pensando?!» chiese Pete con una risata. Mi voltai semplicemente continuando a mangiare con una faccia turbata. 

«Quando hai finito, prendi la medicina, poi vai a dormire!» annuii.

Dopo aver preso la medicina, Pete mi salutò e chiese ad Arm di mettermi a letto. Mi sdraiai a guardare la Tv fino ad addormentarmi. 

Nelle prime ore del mattino, l’infermiera venne a controllare e rimuovere la flebo.

«Rimuoveremo la flebo, ma il dottore ha detto che dovresti rimanere per i prossimi due giorni per vedere come sta il tuo corpo perché ci sono ancora lividi e tagli. E ogni volta che hai mal di testa, premi il pulsante accanto al letto per chiamare.» disse l’infermiera mentre esaminava le ferite sul mio corpo. Mi limitai ad annuire ascoltando le sue parole. Non molto tempo dopo, l’infermiera uscì. In realtà il mio corpo faceva ancora male, ma stava molto meglio dei giorni precedenti perché tutte le ferite e i lividi erano stati fasciati e trattati.

Vidi Arm che era seduto accanto al mio letto. 

«Hai già mangiato?» chiesi.

«Va bene. Vai a dormire, se vuoi andare in bagno chiamami.» Arm disse mentre giocava sul cellulare. Mi sdraiai sul letto, spensi la luce principale lasciandone solo una accesa vicino al bagno. Mi rigirai tra le coperte per qualche minuto, non riuscivo a dormire. 

L’infermiera aveva detto che le medicine che mi aveva dato mi avrebbero fatto venire sonno, ma perchè avevo gli occhi spalancati e nessun segno di voler dormire? 

«Arm, pensi che stia dormendo?»

«Chi?»

«Kinn». In qualche modo, la testa era piena solo di lui. Lo vidi sorridere un po’ e guardai l’orologio.

«Sono già le tre. Dovrebbe dormire. Ho visto che Big è già uscito dalla stanza.»

«Allora aiutami a dare un’occhiata.» Scesi dal letto e Arm mi guardò confuso.

«Ho detto che dorme. Perché non aspetti che si svegli domani mattina?»

«Beh, non voglio vederlo quando si sveglia. Sono pigro ed ho mal di testa.» In realtà non volevo vederlo quando si svegliava perché era destinato a fare qualcosa che mi avrebbe fatto incazzare di nuovo, quindi avrei fatto meglio a vederlo mentre dormiva. Inoltre, volevo solo essere sicuro della situazione.

«Ehm … vediamo se Big te lo permetterà.» disse Arm.

«Perché non mi dovrebbe far entrare? Sono il capo!» Mi seccai subito ricordando quel coglione di Big.

«Beh, forse perché hai litigato con lui.» Arm disse scherzosamente. «Dai…» mi aiutò ad alzarmi dal letto. Ero ancora debole ma potevo alzarmi e camminare. Non appena aprii la porta,vidi Big in piedi davanti alla stanza di Kinn.

«Sei duro a morire a quanto pare!» disse uno del gruppo, ma a me non importava e vidi gli occhi feroci di Big che mi fissavano.

«Dove stai andando?» Big urlò quando la mano di Arm afferrò la maniglia della porta della camera di Kinn.

«Vado al mercato per vederti.» Arm disse con un sorriso.

«Chi ha detto che puoi entrare?» Big ringhiò e gridò di nuovo. Lo guardai con aria interrogativa.

Onestamente non l’avevo mai trattato male sul serio, perché doveva trattarmi così? Inoltre, ero il capo, ma non avevo mai pensato di scherzare con lui.

«Allora che mi dici di te? Che diritti hai? Sei la moglie del signor Kinn?» Arm mise le mani in tasca e si voltò a guardare la schiena di Big che scosse immediatamente il viso e si diresse verso di noi.

«Andiamo, fratello… il signor Kinn sta dormendo. Faresti meglio a tornare nella tua stanza.» disse una delle guardie del corpo mentre allontanava Big da me.

«Volevamo solo dare un’occhiata. Porsche è la guardia del corpo principale del signor Kinn, non può controllare?» Rimasi ad ascoltare Arm.

«No!» Big non si arrese e urlò.

«Ti comporti davvero come un cane. Haha.»

«Arm!» Big strinse i denti e allungò la mano per tirare il collo di Arm. Lo spinsi via in fretta e misi il mio corpo davanti ad Arm.

«Non toccarlo! Non dirmi che non ti avevo avvertito!» Indicai Big.

«Nelle tue condizioni, hai ancora il coraggio di sfidarmi?» Big disse e mi guardò male.

«Vuoi provare?» Mi avvicinai a lui. Anche se il mio corpo era ancora debole, se avesse iniziato per primo, non avrei esitato.

«Porsche!» Arm afferrò rapidamente i miei vestiti, così come Big che era trattenuto dalle altre guardie.

«Cosa fate?» Si udì una voce burbera dalla parte anteriore dell’ascensore. Tutti si voltarono frettolosamente e rimasero a testa bassa.

«P’Chan..» gridò Big con voce tremante quando P’Chan vide cosa stava succedendo.

«Se volete litigare, fatelo fuori.» P’Chan disse a bassa voce, poi si voltò verso di me: «Cosa stai facendo, Porsche?»

«Porsche vuole visitare il signor Kinn, ma queste persone non lo lasciano entrare.» disse Arm. Big mi guardò intensamente. P’Chan guardò Big prima di girare la maniglia e aprire la porta.

«Entra.» disse P’Chan, voltandosi per chiedermi di entrare prima di lui e di Arm. Prima di chiudere la porta, guardai la stanza completamente buia, notando che la persona nel letto forse stava dormendo.

«P’Chan, cosa stai facendo?» Arm chiese in un sussurro.

«Ho portato un nuovo cellulare per signor Kinn.» Rispose mentre metteva la scatola nera accanto al letto.

«Non disturbare troppo il signor Kinn.» disse P’Chan prima di lasciare la stanza.

Quando la porta si chiuse, Arm si avvicinò al divano e io andai al capezzale di Kinn. La luce che entrava dalle tende mi permetteva di vedere il suo viso abbastanza chiaramente. Anche se aveva qualche livido, ciò non toglieva nulla al suo bell’aspetto. Il suo respiro costante confermava che era ancora vivo e che dormiva profondamente. Aveva ancora una flebo e un misuratore di pulsazioni.

Questo fa male non è vero?

Lo fissai a lungo e senza accorgermene, alzai la mano e la posai sul lato sinistro dello stomaco dove c’era una ferita da arma da fuoco. Strofinai la ferita fuori dalla spessa coltre che la bloccava.

Pensi di essere un eroe o qualcosa del genere? Pensai mentre sorridevo inconsciamente, prima di essere sorpreso da una mano che oscillò e mi afferrò rapidamente il polso. Trattenni il respiro, pietrificato. 

«T… tu … sei sveglio?» chiesi dolcemente e un po’ nervoso. Kinn fece un piccolo sorriso, prima di voltarsi per stringermi la mano più forte.

«Non hai niente da fare?» disse una voce oscura, che fece volare Arm dal divano.

«Dove vai?» chiesi ad Arm che si avvicinò subito alla porta.

«Ti aspetto in camera.» disse con un sorriso e chiuse la porta.

Mi rivolsi a Kinn e non avevo la minima idea di cosa da dire. Poi si spostò dall’altra parte del letto e si inclinò leggermente, prima di afferrarmi il polso per farmi sedere accanto a lui.

«Cosa fai!» Come faceva ad avere quella forza tale da costringermi a sedermi sul letto in quel modo? Lo guardai e lui allargò un grande sorriso.

«Mi siedo sulla sedia.» dissi indicando la sedia accanto al letto.

«No, preferisco così.» disse Kinn, stringendo la presa sul mio polso, come se avesse paura che scappassi.

«Lasciami andare, Kinn!» Cercai di divincolarmi senza muovermi troppo per paura di toccargli la ferita. 

«Non muoverti molto. Se mi colpisci la ferita, ti punirò!» Kinn disse con voce cupa.

Lasciò andare il mio polso e avvolse rapidamente le sue braccia intorno alla mia vita. Sollevai subito il petto, sembrava che quel dannato ragazzo non mi avrebbe lasciato andare così facilmente.

«Porsche…» Big improvvisamente aprì la porta e si fermò di colpo. Così cercai di liberarmi dalle braccia di Kinn, ma mi strinse ancora più forte.

«Che stai facendo lì?» Kinn lo disse con voce seccata.

«Togliti Kinn!» provai di nuovo a liberarmi ma Kinn mi ignorò.

Vidi Big irrigidirsi come se la sua anima avesse lasciato il suo corpo. Sembrava molto sorpreso di vedere Kinn che mi stava abbracciando e non voleva lasciarmi andare.

«Cosa c’è?!» Kinn disse con voce ancora più frustrata.

«Io… credevo che il signor Kinn stesse dormendo, quindi volevo chiedere a Porsche di lasciare la stanza.» Big mi guardò con occhi arrabbiati.

«Vattene! Se non chiamo, non entrare!» Kinn disse con voce cupa. Big soppresse le sue emozioni prima di abbassare la testa e chiudere la porta.

«Lasciami andare, Kinn! Altrimenti, premerò la tua ferita ancora e ancora.» Lo minacciai e

alla fine la sua mano scivolò dalla mia vita e pensai di poter tirare un sospiro di sollievo.

Improvvisamente Kinn si allungò rapidamente e mi afferrò la nuca facendomi cadere sul suo letto.

«Fai ciò che sai fare!» Appoggiò la mia testa contro il suo cuscino.

«Non muoverti molto, ahi!» urlò finché non smisi di lottare. Le sue mani mi lasciarono e premettero sulla ferita.

«Kinn!» esclamai quando lo sentii gemere di dolore.

«Ti fa tanto male?» Tenni la sua mano che premeva sulla ferita, poi alzai la coperta e vidi una scia di sangue che colava dalla garza. 

«Aspetta, chiamo il dottore.» L’operazione poteva anche essere andata a buon fine, ma vedere la ferita che trasudava sangue era preoccupante.

«Non c’è bisogno.» disse mentre si sdraiava sulla schiena. Alzò la testa come se stesse sopportando il dolore.

«Chiamo il dottore, altrimenti morirai. Non voglio assumermi responsabilità!» allungai la mano per premere il pulsante di chiamata ma la mano di Kinn afferrò prima la mia.

«Allora è meglio che ti assumi la responsabilità di avermi ferito.» Mi tirò indietro e mi fece sdraiare sul suo braccio.

«Non muoverti. Questa volta la mia ferita deve essersi infiammata!» Mi minacciò prima di coprirmi con la coperta, poi tirò il mio corpo verso di lui. All’improvviso mi irrigidii e non riuscii a muovermi. Non mi piaceva quello che stava facendo. Volevo reagire, ma il mio cuore non me lo permetteva per paura di ferirlo.

«Cosa fai?» Mi abbracciò forte.

«Non riesco a dormire. Penso che mi sia abituando a dormire con te.» Sostenne la mia testa e l’appoggiò sul suo petto.

«Lasciami andare, bastardo!» 

Accidenti, non dovrei essere qui. Se lascio andare con forza il suo abbraccio, la ferita si aprirà e potrebbe infiammarsi. Non sono pronto per essere incolpato per la situazione.

«Shht… Non muoverti. Non puoi tirarmi su il morale dopo aver bloccato i proiettili per te?» Kinn disse con una risatina.

«Chi ti ha detto di farlo?»

«Ringraziami.» disse mentre stringeva di nuovo la presa.

Dannazione, non potevo fare niente, inoltre continuava a tirare fuori il fatto di essersi preso un proiettile per me, il che mi faceva sentire in colpa nei suoi confronti.

Non potevo negare che il suo abbraccio era molto confortevole e mi faceva venire improvvisamente sonno. Con lo stesso profumo e calore di prima, lasciai che mi abbracciasse, così da godermi la mia stanchezza, addormentandomi in men che non si dica.

Lasciamo la situazione così finchè non ci riprendiamo entrambi, poi faremo i conti! Stai attento! Preparati, Kinn!

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