EN OF LOVE: MECHANICS – CAPITOLO 21

Sentimenti

-Vee Vivis-

«Mark…Mark.»

«Non lo seguire.» disse James tirandomi indietro il braccio. Tirao via il braccio dalla sua presa e mi voltai a guardarlo. Non mi interessava dov’ero o chi diavolo c’era in giro, lo avrei trovato.

«Che diavolo stai facendo? Smettila di disturbarmi, lo troverò.»

«Non hai alcun diritto dato che eri lì a baciare la tua ex moglie.» urlò James ed io guardai Ploy che ci stava fissando con gli occhi spalancati, la piccola mano stretta sul mio braccio. 

«Vee, calmati.»

«Ploy, vai tu per prima.» le dissi mentre la fissai finché non accettava di andarsene.

«Dove stai andando?» James mi prese per un braccio, lo guardai di rimando frustrato prima di scuotere energicamente il braccio dalla sua mano.

«Che diritto hai di essere coinvolto nella relazione di qualcun altro?» lo osservai nel rispondergli.

«È Mark, non qualcun altro.» Lui rispose allo stesso modo. I suoi occhi che mi fissavano mi fecero sapere quanto fosse importante Mark per lui. Ammetto che la loro amicizia era ammirevole, ma era solo un amico, ed era meglio che se ne andasse prima di farmi impazzire. Sbattei gli occhi per guardarlo di nuovo, prima di lasciarlo andare per cercare la persona più importante per me. Non potevo perderlo.

«Che cosa è successo?» YiWa camminò afferrando il braccio di Ploy prima che uscisse ed i suoi occhi fissarono di nuovo James e me.

«Chiedi al tuo amico e alla sua ex moglie … no, in realtà chiedi al tuo amico e a sua MOGLIE.» James sorrise guardando Ploy, che era chiaramente spaventata.

«Cosa stai facendo?» YiWa lasciò cadere il braccio di Ploy e cominciò a camminare verso di me. «Ho chiesto cosa stai facendo? Perché Mark se n’è andato piangendo in quel modo?»

«Io…»

«Si stavano baciando e Mark è entrato.» YiWa si voltò verso di me non appena James finì di parlare.

«Veramente?» mi chiese.

«Si.»

La sua mano si aprì e schiaffeggiò la stessa guancia che James aveva appena preso a pugni. Faceva così male che era diventata insensibile. La voce di Ploy che urlava il mio nome non attirò per nulla la mia attenzione quanto ricordare l’espressione sul viso di Mark, i suoi occhi così delusi, che si riempivano di lacrime mentre si allontanava.

«Perché tutti si comportano così? Qual è il problema?» Ploy mi si avvicinò, la sua mano mi toccò la guancia prima di voltarsi verso YiWa. Ploy si voltò di nuovo per toccarmi ma scostai il mio viso da lei, girandolo. 

«Vi siete lasciati o siete tornati insieme? Che diavolo stai facendo?» YiWa urlò invece di rispondere alla domanda di Ploy.

«YiWa calmati.» disse Dare mentre si avvicinò e le tenne le braccia che sembravano pronte a dare schiaffi ovunque.

«Sei uscita dalla sua vita, quindi perché diavolo dovevi tornare? Quando le cose vanno meglio, quando va bene, perché devi tornare e peggiorarle di nuovo?»

«Ci siamo lasciati.» rispose Ploy.

«Allora perché lo hai baciato? Perché lasciarti con lei e poi baciarla davanti a tua moglie?» YiWa mi urlò.

«Moglie? … Nong Mark?» Ploy alzò lo sguardo mentre chiedeva. Annuii lentamente prima di toglierle la mano dal mio braccio.

«Lasciami andare Ploy, devo andare a cercare Mark.» le dissi con gli occhi ormai pieni di lacrime.

«Prima di andare, forse dovresti davvero pensare a quello che stai per dire o fare dopo. Mark non è un giocattolo.» James si voltò per dirmelo prima di andarsene e YiWa mi guardò prima di lanciare un’occhiataccia a Ploy.

«Non voglio che tu vada a cercarlo, Vee. È troppo buono per te.» Disse YiWa prima di allontanare Ploy dalla mia spalla.

«Se sapevi di incontrarlo, avresti dovuto essere chiaro con lei prima di farlo.» incalzò Dare.

«So solo che non ho mai voluto ferirlo.» risposi prima di andare via.

«Vee mi dispiace.» La forza di trazione sulla mia camicia mi fece guardare indietro, Ploy stava piangendo e si scusò con me.

«Va bene Ploy, sono stato io a sbagliare.» Le tolsi la mano dalla camicia e me ne andai.

Uscii dal parcheggio per cercarlo ma lui non c’era. C’erano così tante cose che dovevo dire, così tante cose da spiegare. Anche se ci avessi provato, probabilmente non avrebbe ascoltato. Volevo afferrarlo, abbracciarlo e asciugargli le lacrime. Vokevi dirgli che io e Ploy non eravamo niente, che lui era l’unico.

Ploy si era avvicinata a me e mi aveva chiesto un bacio finale. Un bacio a cui potevamo aggrapparci e ricordare i bei momenti che avevamo condiviso insieme. Ploy aveva teso il viso per baciarmi, ma l’avevo baciata sulla spalla. All’inizio ero confuso, ma quando avevo visto gli occhi supplicanti della persona che una volta avevo amato ero stato debole. Se qualcuno era da biasimare per tutto ciò, ero decisamente io.

Sapevo che Mark aveva bisogno di chiarezza da parte mia e sapevo anche che non gli piaceva che Ploy interferisse con me. Avevo accettato di baciare Ploy per interrompere la lunga relazione in modo che potessimo ricominciare entrambi. Non sapevo per quanto tempo ci fossimo baciati, ma era stato abbastanza lungo per Mark che era entrato ed aveva visto. 

«Accidenti!» imprecai prima di alzare la mano per strofinarmi il viso. Adesso mi chiedevo: cosa stava pensando Mark? Quanto aveva frainteso? Mi avrebbe perdonato?

«Vee.» Mi girai a guardare la persona che stava uscendo, il mio amico si avvicinò e si fermò davanti a me, fissandomi intensamente.

«Cosa? Vuoi darmi un pugno anche tu?» Chiesi a Pound mentre continuav a guardarmi.

«Torna a casa con me e vai da lui più tardi.» Si avvicinò per stringermi la spalla, ma io mi allontanai.

«Dov’è? Dove cazzo è? Non me ne vado finché non lo trovo, ho bisogno di vederlo.» urlai in risposta, ma Pound rimase immobile, prima di venire ad abbracciarmi.

«So che ti dispiace e so che ti senti in colpa. Ma non puoi andare da lui in questo modo Vee, devi prima pensare.» Disse Pound, ma lo allontanai prima di sollevare le mani per spazzare via le lacrime. Non sapevo quando avevano iniziato a cadere, sapevo solo che il mio cuore ora si sentiva morto e che Mark probabilmente si sentiva anche peggio.

«Devo andare a cercarlo.» dissi al mio amico con voce tremante.

«Va bene, ti porto lì.»

Pound mi portò nel dormitorio di Mark, mi fermai di fronte alla stanza in cui avevo trascorso tutto il mio tempo. Premetti il campanello e aspettai che la persona dentro aprisse, ma dopo aver atteso e atteso, nessuno uscì. Alzai la mano e iniziai a bussare e chiamarlo, mi scusai e chiesi l’opportunità di spiegare, ma il silenzio fu tutto ciò che arrivò.

«Potrebbe non essere in stanza.» Disse Pound.

«Se non è qui, allora dov’è? Questa è la sua stanza.» Mi girai per dirlo al mio amico.

«Ti ho già detto prima di tornare a casa.» rispose Pound.

«Non posso. Il mio cuore sta morendo, devo chiarire con lui.» Volevo vedere la sua faccia, volevo dire tutto quello che c’era nella mia mente. Volevo spiegare tutto, spiegare che mi aveva frainteso e ora non riuscivo nemmeno a farlo.

Mi sedetti di fronte alla stanza, girandomi per appoggiarmi alla porta, sollevando le mani per coprirmi il viso mentre le lacrime continuavano a cadere piano. Continuavo a sperare che le lacrime mi aiutassero ad alleviare il mio cuore, ma non mi facevano sentire affatto meglio.

«Tu…puoi tornare indietro adesso.» dissi a Pound che era ancora lì.

«E tu?»

«Lo aspetto qui …» risposi piano, asciugai altre lacrime e fissai l’ascensore. «Proprio come lui stava aspettando me.»

«Accidenti a te …» Si fermò e deglutì tutte le parolacce che stava per dire quando alzai la testa per guardarlo. Si avvicinò e mi strofinò la testa, prima di girarsi per andarsene.

In quel momento ero lì da solo.

Tornai a guardare la porta che bloccava la nostra stanza. La stanza in cui ogni centimetro quadrato aveva dei ricordi, volevo disperatamente entrare li dentro. Volevo guardare i posti in cui eravamo stati insieme, o abbracciare i cuscini su cui aveva dormito. Ma non potevo, in quel momento tutto ciò che potevo fare era sedermi e aspettare davanti alla porta. Aspettarlo … come Mark mi stava aspettando.

Presi il telefono e composi il numero, ma il suo telefono era ancora spento. Non avevo i numeri dei suoi amici, sia James che Wind. Non avevo i loro numeri perché Mark non mi aveva mai presentato come qualcosa di più di un Senior della sua facoltà. Mark non aveva mai detto a nessuno cosa gli avevo fatto. La nostra storia non era mai stata di dominio pubblico per colpa mia. Non ero mai stato abbastanza chiaro con lui che non si era mai fidato.

Non sapevo quanto tempo fosse passato, ma ero seduto nello stesso posto continuando ad aspettare. Erano passate così tante ore, era arrivato un nuovo giorno, ma il mio cuore era ancora fermo al giorno precedente. Dopo poche ore ricordavo ancora tutto chiaramente, ogni parola mi risuonava ancora nelle orecchie, ogni azione e ogni movimento di Mark erano proprio lì.

«P’Vee …» Lentamente alzai lo sguardo sulla persona che chiamò il mio nome. I miei occhi quasi addormentati si spalancarono improvvisamente quando lo vidi.

«Mark.» Mi alzai e feci un passo in avanti, ma lui indietreggiò.

Dietro Mark c’erano North e James, ma non mi importava di quei due, anche se mi stavano fissando. I miei occhi vedevano solo Mark, che si stava ritirando da me.

«Per favore, vorrei entrare nella mia stanza.» Feci circa due passi indietro, la distanza tra noi era aumentata proprio come nella nostra relazione. Le parole educate e gentili venivano dalla bella bocca che avevo baciato. Gli occhi che guardai sono fissi e calmi, e non potevo più vedere i suoi sentimenti dal suo sguardo.

«Ascoltami … ascoltami prima.» feci per entrare e raggiungerlo, ma lui si girò e si allontanò.

«La stanza di Ploy è proprio lì.» Disse prima di entrare nella sua stanza. Si voltò per indicare la stanza della mia ex ragazza, gli angoli della mia bocca si contrassero mentre lo guardai negli occhi. Non sapevo come apparisse la mia faccia, ma in quel momento il mio cuore mi faceva molto male.

«Sono venuto a cercarti, Mark. Ti stavo aspettando.» Glielo dissi prima che entrasse nella sua stanza. Anche se la mia voce tremava, anche se il mio cuore ondeggiava, anche se la mia forza era persa, avevo ancora voglia di parlargli.

I begli occhi mi guardarono di nuovo, prima di voltarsi verso gli altri. Non mi aveva mai più guardato, sorrise solo ai suoi amici.

«Grazie per avermi portato a casa.» disse Mark a Neua, che annuì e sorrise di rimando.

«Mi lasci rimanere come amico?» James chiese a Mark, ma lui sorrise e scosse la testa.

«No.»

«Starai bene?»

«Si.»

Dopodiché chiuse la porta prima ancora che potessi dire qualcosa, a malapena riuscii a scorgerlo ancora, ormai stavo solo fissando la porta.

La persona che stavo aspettando entrò in quella stanza. Avrei voluto chiamarla la ‘nostra’ stanza, ma non potevo perché la mia storia e di Mark non era iniziata correttamente. Non era iniziata come doveva. All’inizio, non volevo continuare con quello che avevo iniziato ma ora non volevo che finisse.

Alzai la mano e mi strofinai il viso, l’umidità mi stava infastidendo. Potevo sentire gli occhi degli altri due che mi fissavano, mi occupai di ripulirmi il viso e poi mi voltai verso di loro. Potei vedere North che mi compativa, lo capivo solo guardandolo negli occhi. James probabilmente stava ridendo di me alle mie spalle.

«Ritorni con me?» Nuea mi venne incontro con la mano tesa, ma io mi comportai male ignorando il suo braccio teso. 

«No.» dissi prima di sedermi di nuovo.

«Vieni, vai a casa prima, se vuole parlare, allora lo farà.» disse North ma non mi mossi ancora, non volevo il suo aiuto. 

«E quando vorrà parlare? E se fosse solo un’altra ora, e se non ci sono, allora perderò l’occasione.» risposi.

«Deciderà quando e se vorrà parlare. Restare non cambierà questo vero?» Disse James, l’angolo della sua bocca si allungò in un lieve sorriso che mi fece smettere di parlare.

«Come sta?» Dissi indicando la porta. Anche se mi ero appoggiato la schiena alla porta, anche se fisicamente eravamo vicini, non potevo sapere personalmente cosa stava facendo o come si sentiva.

«Male.» rispose James.

«In questo momento non so come si senta Mark. Quando l’ho trovato stava piangendo. Quando l’ho portato a casa stava piangendo. Ha pianto fino a quando non si è addormentato. Non mi ha mai detto una parola.» Disse Neua.

Sentii del freddo sulle guance perchè le mie lacrime probabilmente scorrevano di nuovo. Il mio cuore batteva così forte da poter essere rilasciato. Sentii solo le parole su quanto avesse pianto. Pensando a lui che piangeva e sapere di chi era la colpa, il mio cuore faceva così male.

«Vee … stai bene?»

«No … Non sto bene.»

Nuea finì per portarmi a casa, volevo rifiutare, volevo forzarmi a stare di fronte a quella stanza ma non avevo l’energia. Alle 3 tutti dormivano in casa mia, il mio amico mi portò in stanza sospirando forte. 

«Me l’avevi detto …» gli dissi appena restammo in silenzio. «Me l’avevi detto ma ho fatto lo stupido.»

«Devi fare una pausa. Devi concederti un po’ di tempo per riflettere attentamente su cosa fare dopo. Se pensi di non poter essere abbastanza sincero, se è difficile adesso, allora devi semplicemente fermarti.» Spesso non parlavamo di significato, spesso non ci aprivamo e discutevamo dei nostri sentimenti. Normalmente potevamo dire cosa pensassero gli altri solo con i gesti e guardandoci negli occhi.

«Non riesci a vederlo? Sto morendo, pensi davvero che io voglia smettere?» Gli urlao contro. Le lacrime che avevano smesso di fluire ricominciarono.

«Allora riposati, dormici sopra. Se davvero non vuoi fermarti, dopo torna indietro e cercalo.» Disse Nuea sospirando.

«Non vuole più parlarmi. Non mi guarderà nemmeno in faccia, l’hai visto in quel momento, sono così esausto.»

«Come ho detto, dormi un po’. Riposa e poi lentamente scopri cosa vuoi fare.» Disse prima di venire e spingermi giù per la spalla. Ma resistetti, non volevo dormire.

«Ma…»

«Ti ho detto di dormire.»

«Che diavolo state facendo ragazzi?» Yoo camminò urlando contro di noi. La porta aperta significava che poteva vedere e sentire quello che stavamo facendo.

«Yoo …»

«Cosa c’è che non va?» Entrò nella stanza guardandomi ed io evitai i suoi occhi. «Ho chiesto cosa c’è che non va?»

«Cosa? Yoo, perché è così rumoroso?» Mia madre si lamentò mentre entrò nella mia stanza. Si fermò nel mezzo della stanza e mi guardò, non volevo pensare al mio aspetto, ma la sentii esclamare ad alta voce. Non riuscii nemmeno a guardarla.

«Cosa c’è che non va in te. Yoo, perché fa così?»

«Non lo so, gliel’ho chiesto ma non ha risposto. Di cosa si tratta?» Yoo si girò per chiedere a North, ma mi fissò perplesso su cosa dire.

«Mamma…»

Smisi di guardare gli occhi del mio amico, smetto di pensare a quello che stavano dicendo Yoo e mio padre. Mi girai a guardare la persona che mi stava osservando con così tanto dolore negli occhi come se potesse sentire i miei sentimenti. Quella donna … la persona che volevo abbracciare così tanto in quel momento.

«Cosa c’è che non va, figlio mio?» Chiese mia mamma sedendosi con me. Mi fece muovere il mio braccio attorno alla sua schiena e io le appoggiai la testa sulla spalla prima di far scorrere di nuovo le lacrime.

«Ho fatto del male a qualcuno, mamma … ho fatto così tanto male.» Piegai la testa sul suo collo, annusando il suo distinto profumo. L’odore che conoscevo dall’infanzia, l’odore con cui ero cresciuto, mia mamma.

«Ragazzi andate via, papà, Yoo via. Nuea, grazie per averlo portato a casa.» Non sapevo se se ne fossero andati come aveva chiesto la mamma, non sapevo cosa stessero facendo, piasi piano riposando sulla spalla di mia mamma.

«Lo amo mamma … amo …»

«Chi ami? Vee chi ami? Glielo hai detto? Ti ama anche lui?» Mia madre mi massaggiò la schiena in tutta comodità mentre mi parlò con una voce dolce.

«Mi ama … ma non mi lascia dire che lo amo.» dissi contro la spalla di mia madre e lasciai continuare le lacrime. Mia madre alzò la mano e mi accarezzò la testa a lungo. Alla fine, si spostò e mi fece rimettere dritto. 

«Ok … dimmi cosa è successo.»

Iniziai a raccontare la storia di Mark a mia madre, fin dal primo giorno quando l’avevo visto entrare nella nostra facoltà insieme la nostra luna. Il piccolo sorriso all’angolo della sua bocca quando parlava con i suoi amici o anche quando sorrideva spalancando gli occhi perchè veniva preso in giro dai senior.

Le dico che mi era sempre sembrato felice e calmo, fino a quando non gli avevo fatto male, e poi mi era sembrato comportarsi come una persona senza sentimenti, così distratto da sentirmi in colpa. Come mi ero avvicinato a lui avevamo iniziato a scambiarci molte cose, così come mi aveva aiutato in così tanti modi. Avevo detto a mia mamma come Mark mi aveva fatto conoscere una sensazione completamente nuova, il sentimento d’amore senza compensazione.

Mark non aveva mai fatto affermazioni nonostante il fatto che avesse tutto il diritto di farlo. Non mi aveva mai chiesto di concedergli i diritti, non piangeva ogni volta che gli facevo male. Se fossi stato io … mi sarei arrabbiato, avrei preteso delle cose. Mark mi aveva supportato a lungo, era stato così paziente e avevo rotto tutto in pochi minuti.

«Mark è molto speciale, vero? La mamma l’aveva visto allora, non ero contenta perchè non mi piaceva vivessi con lui.»

«Mamma …» gemetti dolcemente e la mia gola era completamente asciutta. Non volevo che mi dicesse che dovevo arrendermi, che dovevo smettere di amarlo.

«Vee … hai sbagliato figlio.» Allungò le mani per asciugare le mie lacrime, si avvicinò e mi mise una mano sulla guancia. «Ti sei sbagliato con Ploy e ti sei sbagliato con Mark. Li hai feriti entrambi, sai? E ora ti stai facendo del male.»

«Io…»

«Se non amavi Ploy, non avresti dovuto farlo. Ma se ami Mark, allora devi mostrarglielo.» Disse spostandomi la mano sulla spalla.

«Mark non mi parlerà più mamma. Ho aspettato tutta la notte, ma quando è tornato si è allontanato da me. Gli ho fatto male mamma …gli ho fatto male.» Guardai mia mamma nei suoi bellissimi occhi, anche se vedevo sfocato a causa delle lacrime, potevo ancora notare il suo amore brillare.

«Devi essere paziente, ok? Ha bisogno di vedere che sei una nuova persona, ha bisogno di vedere che sei cambiato. Hai bisogno che lui veda che il tuo cuore non è lo stesso di prima, che il tuo cuore è solo per lui.» disse lei stringendomi la spalla.

«Mamma … non lo proibisci, vero?»

«All’inizio avrei potuto, ma dopo aver visto mio figlio in questo modo, non ti fermerei. Se tu sei felice con lui, allora io sono felice. Non dirò niente.»

«E papà…»

«Non riguarda noi, questa è la tua scelta.» Disse la voce profonda dalla porta.

«Papà…»

«Ora devi prima recuperarlo, devi fargli vedere quanto lo ami.» Mio padre continuò mentre si avvicinò a me mettendomi una mano sulla spalla.

«I genitori farebbero di tutto per assicurarsi che i loro figli siano felici, quindi non preoccuparti così tanto per noi Vee.» disse dolcemente mia madre poi si alzò e mi guardò insieme a mio padre che mi strofinò la testa.

«Yoo resta qui con te questa notte.» Disse mio padre, prima di guardare Yoo ed uscire dalla stanza.

«Dormi piccolo ed al mattino, vai a cercarlo.» sussurrò mia madre premendomi un bacio sulla fronte. Mi mandò un dolce sorriso come per dire buonanotte e la sua mano mi sfregò la testa ancora qualche volta prima di seguire mio padre.

I miei genitori se ne andarono in silenzio e Yoo rimase ancora in un angolo, mentre io ero seduto sul letto. Mi stava guardando ma non osai fissarlo negli occhi.

«Mi stai per sgridare?» Alzai lo sguardo per chiedere a mio fratello ma lui sorrise appena prima di avvicinarsi.

«Ti fa male?» domandò toccando delicatamente la ferita all’angolo della mia bocca.

«Perché non mi stai insultando?» lo chiesi con voce sommessa e lui sospirò prima di raddrizzarsi e posarmi la mano sulla testa.

«Non ho bisogno di ripetere le cose.» disse prima di premere la mia testa sul suo stomaco. «Non importa se ti comporterai bene o male, ti vorrò sempre bene.» Mi strofinò delicatamente la testa ed io piasi di nuovo per il calore e l’amore che non meritavo. Tutto questo mi fece solo sentire la mancanza di Mark. Probabilmente stava dormendo da solo, non c’era nessuno nel suo letto da abbracciare. Era da solo.

Avrà smesso di piangere?

«Yoo …» Mi separai dal suo stomaco, lui guardò in basso aspettando che parlassi. «Mi manca Mark.»

«Cosa ha detto?» Sospirò seduto accanto a me.

«Non ha detto nulla, non mi ha nemmeno guardato.» Quando ripensai all’ultima volta in cui avevamo avuto un contatto visivo, tutto faceva di nuovo male. Sembrava così freddo. Se io provavo così tanto dolore, quanto ne aveva provato lui nel vedermi con Ploy?

«Devi prima aspettare che si calmi.» disse Yoo sdraiandosi.

«Ma ho paura.» abbassai la testa per guardarmi bene le mani.

Mark era di solito facile da leggere, quando lo guardavo negli occhi, potevo dire come si sentiva. Ogni volta che gli parlavo di ciò che volevo, potevo vedere chiaramente come si sentiva solo fissando i suoi occhi. Quella volta però era stato diverso, non c’era stata nessuna espressione per me da leggere o provare a indovinare nel modo giusto ma solo una strana calma ed i suoi occhi freddi a fissarmi.

«Sei tu che hai fatto questo casino, quindi ora devi trovare il modo di risolverlo.» Disse Yoo da dietro ed io mi voltai per osservarlo prima di sdraiarmi accanto a lui.

Era vero quello che aveva detto Yoo, ed era vero quando la mamma aveva detto che mi sbagliavo. Che ero stato io a causare questo. Ero andato a trovare Mark da solo, ero stato io a tradire Ploy, avevo fatto del male a Mark ed ero stato stupido a lasciarlo sempre indietro.

Anche se era doloroso, dovevo risolvere da solo. Se dovevo piangere a lungo per farlo sentire meglio, lo avrei fatto. Dovevo inginocchiarmi e implorare, dovevo farglielo vedere, fargli capire che lo amavo tanto quanto lui amava me.

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Carietta

Non vedo l’ora di leggere i prossimi capitoli, gli ultimi due sono così tristi!!!

Carietta

Non vedo l’ora di leggere i prossimi capitoli perché questi ultimi due sono davvero tristissimi! E temo che non tornerà molto presto la pace tra questi due… 😢

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