KINNPORSCHE – CAPITOLO 17 (M)

Rinforzi

-Porsche-

Ero sconvolto, rimasi immobile per quasi un minuto prima di riprendere i sensi e voltarmi rapidamente, cercando di allungare il passo e superarlo. Tuttavia, con una mano mi tirò per i capelli anche se non usò molta forza. Anche così, sentii una sensazione di formicolio per tutto il corpo mentre mi muovevo con forza per girarmi. 

«Non mi saluti?»
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«Cosa vuoi?» Chiesi evitando il suo sguardo per non vederlo in faccia mentre cercavo di trattenermi dall’attaccarlo.

«Ehi … hai incontrato solo me, non un fantasma. Perché sei così pallido?» Disse Kinn con una risata trattenuta e una faccia dal sorriso insolito.

«Devo andare a cercare i miei amici.» dissi, preparandomi ad andarmene, ma Kinn mi afferrò il braccio per trattenermi, così mi voltai e lo guardai con rabbia. Ma improvvisamente…

«Come stai?» chiese in modo naturale.

«…» Alzai la mano e me la misi in tasca. Cercando di distogliere lo sguardo.

«Sembra che tu ti sia ripreso. Ho visto la donna appena uscita.»

Non mi accorsi da quando ero stato messo alle strette da Kinn, sapevo solo che continuavo a fare piccoli passi indietro mentre Kinn continuava ad avvicinarsi. In qualche modo, il mio corpo reagiva automaticamente a lui. In effetti, mi era venuta la pelle d’oca quando avevo sentito quelle parole uscire dalla sua bocca.

«Cosa fai?» Una profonda paranoia mi invase la mente, assumendo inconsciamente il controllo del mio corpo. In quel momento, volevo spingerelo e colpirlo forte, ma non riuscivo a muovermi secondo i miei comandi. Potevo solo lasciarlo avvicinarsi a me fino a quando il mio corpo non premette contro il muro del bagno, mi sentivo impotente.

«Niente … ho appena visto la giovane donna uscire seccata. Cosa stavi facendo?» Chiese Kinn in tono beffardo.

«Meglio se cerchiamo Porsche. Mi è sembrato di averlo visto entrare e sparire in bagno.» Una voce forte risuonò improvvisamente dall’esterno del bagno e sapevo molto bene a chi appartenesse quella voce. Erano Tem e Jom che sembravano guardarsi intorno, mi stavano cercando mentre parlavano ad alta voce.

Senza nemmeno pensarci, Kinn improvvisamente mi afferrò la mano e mi spinse nel bagno che stavo usando prima e chiuse la porta a chiave dall’interno. 

«Cosa fai?!» Esclamai, cercando di uscire da quel cubicolo angusto.

«Stai zitto!» Kinn mi portò il dito alla bocca. Con il suo braccio che stringeva il mio, mi impedì di scappare. Premetti la schiena contro il muro ed inclinai il viso per evitare quello di Kinn che era molto vicino al mio. 

«Stai indietro!» Dissi, spingendolo via mentre parlavo con una voce più bassa, perché la porta principale dei bagni si era aperta e avevo udito il rumore di passi che si fermavano davanti alla porta del cubicolo in cui eravamo noi.

«Porsche!» Sentii la voce di Jom che mi chiamava.

«Sembra che sia qui. Mangia di nuovo il fast food*?!» chiese Tem.

*(N/T: fast food = sveltina lol )

Non sapevo come affrontare quella situazione. 

Dovrei gridare loro aiuto? Ma se lo facessi, penserebbero che sono entrato in questa stanza per fare qualcosa quel pazzo di Kinn? MERDA!

«Dai, controlliamo ascoltando i gemiti.» Jom e Tem decisero di restare in bagno e controllare.

«Heheh.» rise piano Kinn.

«Cosa c’è di così divertente? Lasciami andare!» Dissi a bassa voce e con una mano lo spinsi sul petto. 

«Non l’hai finito, vero?» Disse Kinn, emettendo appena un suono. Inclinò la testa per avvicinarsi maggiormente, come se cercasse di farsi sentire più chiaramente.

«Come lo sai?» risposi irritato mentre cercavo di sembrare calmo e a mio agio con la situazione che avevo tra le gambe. Il tutto, mentre Tem e Jom erano ancora davanti alla nostra porta. 

Se non esco ora, questo bastardo mi spingerà a fare qualcosa di pazzo che mi schiaccerà. In questo momento non so cosa fare.

«Le persone come te non possono non finire. Quindi immagino, non dovevi essere dell’umore giusto per quella ragazza, giusto?» Kinn portò il suo viso vicino al mio orecchio dicendo quello che pensava. Cazzo!

Ma all’improvviso, l’odore del corpo di Kinn riempì le mie narici perché in quel momento il suo corpo e il mio erano così vicini che il mio cuore batteva forte. 

MERDA … cosa cazzo è questo? Sembra che ci sia qualcosa che non va nel mio cuore. 

Sentii un piacevole martellamento nel mio cuore senza conoscerne il motivo, per quello allo stesso tempo avevo paura. 

«Stammi lontano!» Dissi tremando un po’.

«Sembra che quelli che sono qui dentro stiano meditando! Ascolta, è troppo calmo. Porsche, se sei qui, facci un suono … Ahh … Ohh …» Disse Jom con un tono scherzoso e di scherno.

«O forse non è Porsche?» Chiese Tem con curiosità.

«Assolutamente no, l’ho visto entrare qui!» Stavano ancora discutendo. 

Ragazzi … Aiutatemi!

Sfortunatamente, anche se volevo davvero urlare, non trovavo una spiegazione nel farmi vedere uscire da quella cabina con Kinn.

«Di che cosa hai paura…?» una voce roca mi sussurrò vicino all’orecchio, mi fece venire la pelle d’oca prima quando la punta del suo naso mi toccò dolcemente il collo.

Di nuovo il mio corpo si paralizzò improvvisamente. Ero diventato così impotente da odiarmi a morte perché nonostante il mio desiderio di calciare ed infilare Kinn nel water, il mio corpo aveva tradito la mia mente dato che riuscivo solamente a piegare il viso per evitare il suo tocco. Il respiro caldo che scorreva lungo il mio collo faceva vagare continuamente la mia mente alle immagini di quel giorno.

«Posso aiutarti?» Di nuovo quel sussurro.

Alzai le mie mani tremanti, cercando di spingerlo via dal mio ventre, ma persi velocemente la presa mentre mi sbottonava i pantaloni.

Il mio cervello era offuscato e non riuscivo a pensare correttamente. Era successo tutto così in fretta. In pochissimo tempo, i miei pantaloni e le mie mutande scivolarono verso il basso e Kinn mi afferrò delicatamente. Ansimai e cercai di spingerlo con tutte le mie energie per allontanarlo, ma non sembravo abbastanza forte per farlo.

Dovetti ammettere che il tocco di Kinn tra le mie gambe mi aveva fatto dimenare per la confusione. Il mio corpo sembrava accettarlo e reagire, ma la mia mente era decisamente contraria. Erano così in disaccordo che quella contraddizione mi confondeva davvero.

«Eh … con una taglia come questa, vuoi ancora rifiutare il mio aiuto?» Gli occhi di Kinn fissavano il centro del mio corpo nella sua mano. Dannazione, ancora una volta il mio fratellino mi aveva tradito, ribellandosi e restando eretto. Era completamente diverso da quando quella ragazza aveva cercato di farlo alzare.

«Levati … non voglio … mai più.» dissi con voce roca.

La mia mano cercò di levare quella di Kinn, ma ogni volta che afferravo la sua mano, lui mi stringeva più forte.

«Shhttt! … Non ho ancora fatto niente per te. Quindi, fatti un favore …» Kinn bloccò una delle mie braccia contro il muro. Tremavo, quel sentimento di debolezza tornò nel mio cuore. Quella volta non ero ubriaco o in balia di droghe e stimolanti, ma il mio corpo si rifiutava di reagire. Inoltre, quello che avevo tra le gambe rispondeva così facilmente al tocco di Kinn.

«Cazzo!» borbottai per la sorpresa al sospiro che uscì dalla mia bocca e in fretta sollevai la mano libera e chiusi la bocca per paura che il suono venisse fuori.

La mano di Kinn iniziò a muoversi su e giù lentamente, con il viso ancora contro la mia mascella, inspirando e baciando la pelle del mio collo. Riuscii solo chiudere gli occhi, in quel momento mi sentivo veramente in imbarazzo perchè anche se potevo muovermi, sembrava che non ce la facessi. Le vertigini che in quel momento stavo provando, rafforzavano ancora una volta i sentimenti di odio e dolore nel mio cuore.

«Lo prometto, non più di questo …» mi sussurrò Kinn all’orecchio. Forse perché aveva visto il mio corpo iniziare a tremare. La sua bocca cominciò a stuzzicare il mio orecchio e poi trascinò la lingua lungo il lobo per poi arrivare al collo. Le sue mani agivano senza sosta con un ritmo accelerato. Mi stavo agitando con nervosismo e la sensazione che ne trassi, unita ad alcuni cocktail che avevo bevuto, era piacevole.

Dannazione! Perché non mi sono sentito così nei confronti di quella ragazza?

«Ugh ..» un altro debole sospiro uscì dalla mia bocca quando la punta delle dita di Kinn scivolò per toccare la testa del mio pene, la accarezzò avanti e indietro con un livello di pressione che mi fece piegare in avanti.

L’altra mano che era ancora stretta sul mio braccio, mollò la presa lasciandomi libero. A quel punto, accidentalmente posai la mano libera sulla spalla di Kinn e lo strinsi forte mentre iniziava ad accelerare di nuovo il suo ritmo. Infilai la mano, con cui mi ero coperto la bocca, sotto la sua maglia per sfiorare e accarezzare i suoi addominali. Ricordavo molto bene come avevo toccato il suo corpo. La consistenza tesa e la pelle liscia mi avevano fatto sfiorare e tracciare naturalmente le curve di Kinn, dal petto allo stomaco, a …

«Ugh … tu …» gemetti leggermente senza fiato quando la mia mano toccò il pene di Kinn che era cresciuto saldamente dietro i suoi pantaloni.

«Non resisto.» disse Kinn, prima di abbassare i pantaloni con la mano libera, quindi tirò fuori il suo e lo avvicinò al mio per toccarli e accarezzarli entrambi allo stesso tempo. 

Una strana sensazione si insinuò nel mio corpo quando i nostri membri si toccarono, facendomi sentire leggero ed in estasi. Era una sensazione piacevole che non aveva alcun senso, al punto che potevo solo trattenere un gemito di piacere e mordermi forte il labbro. Una delle sue mani iniziò a muoversi sotto la mia maglietta, lungo il mio stomaco e si spostò sul mio petto, giocò con i miei capezzoli con la punta delle dita finché non rabbrividii come se fossi stato fulminato ovunque.

«Ugh … Ahhh …» Kinn inclinò la testa mentre mi afferrava le labbra senza togliermi gli occhi di dosso. Le sue labbra carnose succhiarono le mie e mi morse ferocemente, con esigenza, ero così confuso che era difficile respirare, al punto che dovetti aprire la bocca per fare un respiro profondo prima che Kinn facesse scivolare la lingua che passò di nuovo attraverso le mie difese. Kinn accarezzò ogni angolo delle mie labbra e la sua lingua mi invase di nuovo, finché anche io non decisi di trattenere la sua, intrecciandole in modo più stretto.

«Ah! Uhh …» Le sue mani continuarono ad accelerare finché non gemetti forte.

NO.NO.NO.

«Abbassa un po’ la voce.» Il suono della mano del bastardo di Jom che colpì il muro laterale mi colse di sorpresa. Prima che la coscienza iniziasse a tornare a poco a poco, aprii gli occhi in preda al panico per le azioni di Jom e morsì la lingua di Kinn.

«Awwhh!» gridò Kinn ad alta voce, fissandomi in viso e incolpandomi. Quindi, apposta, accelerò il ritmo della sua mano fino a quando dovetti alzare di nuovo la testa e mordermi il labbro in modo da non emettere alcun suono.

«Porsche, tutto bene?» chiese Jom, ma non ricevette risposta perché Kinn mi afferrò immediatamente le labbra in un bacio. Quella volta non attaccò ferocemente, era un bacio piuttosto dolce a cui chiusi immediatamente la bocca. 

«Emh!!» Sbattei le palpebre e sospirai leggermente prima che scivolasse lungo il mio orecchio e mi sussurrasse: «Se mordi di nuovo .. farò un suono così forte che i tuoi amici sapranno che siamo entrambi qui.» disse Kinn, in tono serio, poi mi baciò di nuovo le labbra. Quella volta, mi afferrò la mano che aveva lasciato il suo corpo solo un momento prima. La portò a toccare il suo membro finché non iniziai a scuotere la testa. In ogni caso, mi costrinse ad afferrarlo e fece muovere la mia mano su e giù con lo stesso ritmo con cui aveva fatto con me. 

«Ugh. Hmm.» Sentii il suo gemito sommesso, sapevo quanto fosse migliorato l’umore della persona che aveva di fronte. Più muovevo la mano, più Kinn muoveva la sua più velocemente, in modo che mi facesse sussultare. Le sue dita continuarono a stimolarmi finché non ne potei più farne a meno.

Non sapevo come trattenere il gemito che stavo cercando di reprimere. Così abbassai la testa e la seppellii nella sua spalla sudata, prima che una delle sue mani mi sfiorasse i capelli bagnati e sentissi il viso di Kinn premuto contro la mia guancia.

I miei sensi raggiunsero il limite, non ero più forte e non ce la facevo più. Il mio corpo si contorse e tremò violentemente quando sparai il liquido bianco nella mano di Kinn. 

«Dai .. Porsche … più veloce … sono vicino ..» Kinn mi sussurrò all’orecchio e mi costrinse ad andare su e giù al ritmo della sua mano.

Cazzo … aveva un sapore così buono. Ma quella sensazione non durò a lungo perché la vergogna e la rabbia riaffiorarono fino a che non osai sollevare la testa dalla sua spalla.

«Usciamo per primi … Sbrigati!» disse Jom mentre usciva dal bagno.

Mi sentii sollevato prima che la mia coscienza tornasse a galla pienamente. Kinn mi guardò con un sorriso, prese un fazzoletto e si pulì. Passò un fazzoletto anche a me, lo accettai subito e mi voltai per fare la stessa cosa. Non appena finii di allacciare i pantaloni, mi voltai a guardarlo con rabbia e lo spinsi con forza.

«Fatti gli affari tuoi!» Urlai ad alta voce. Prima di quello, avevo qualcosa di cui essere orgoglioso, ma in quel momento stavo male e quella sensazione riusciva a sopraffarmi. L’incidenza precedente mi aveva scatenato emozioni profonde che non potevo controllare.

«Dai, non arrabbiarti!!» Disse Kinn, che era appoggiato al muro, di fronte a me, mi guardava con una faccia sorridente.

«Dannazione Kinn! Questo sta diventando troppo!» 

Se mi muovo ad uscire da questo posto, posso farcela ad andarmene via. 

Quello che successe dopo però, avvenne troppo rapidamente. Non ebbi il tempo di pensare a niente quando gli afferrai il colletto: «Te l’ho detto la prossima volta ti calpesterò! Ed il prossimo giro non ti lascerò andare!»

«Se proverai ad usare la forza, mi assicurerò di non fermarmi qui …» disse Kinn mentre allontanava la mia mano dal colletto della camicia. Poi, con una faccia seria e spaventosa. disse: «Se pensi che non possa farti niente qui, provaci subito, no?» 

Digrignai i denti con rabbia. Sentivo che la febbre stava tornando perchè sentivo delle vampate di calore oltre ad un mal di testa soffocante. Davvero, non sapevo cosa dovevo fare in quel momento ed avevo paura che non sarei stato in grado di sconfiggerlo. Così lo spinsi forte di nuovo, facendogli colpire il muro con la schiena. Uscii dalla cabina, mi lavai velocemente le mani e poi tornai al tavolo riunendomi con Jom e Tem. 

«Accidenti!» Imprecai con rabbia mentre camminavo da solo verso il tavolo, ma rimasi sorpreso dal numero di persone riunite proprio lì.

«Ehi, allora? Ti senti meglio?» Jom mi prese in giro ed al tavolo tutti risero, come se sapessero che stavo nascondendo qualcosa, il che mi colse di sorpresa.

«Come stai? Sono così preoccupato.» Pete mi si avvicinò con un’espressione preoccupata. In quel momento, al tavolo, c’erano già diverse persone che si erano unite. Time, Tae, Pete e molte altre guardie del corpo dai volti familiari.

«Ok, sto bene …» risposi con voce roca, prima di chiedere a Pete: «Come sei arrivato qui?»

«Beh, il locale è di un senior del Signor Kinn, ha invitato lui che ha invitato me.» Disse Pete. Non c’era da stupirsi che avessi incontrato quel bastardo Kinn, quindi non mi rimase altro da fare se non un profondo e stanco respiro.

«Torno a casa adesso.» Andai al centro del tavolo, presi il mio portafoglio e il cellulare. I miei due amici mi guardarono con sorpresa.

«Cosa c’è che non va, Porsche? Siamo appena arrivati. Dove stai andando?» Chiese l’amico di Kinn, Tae. Li fissai.

«Dai, non andare ancora. Ci divertiremo.» Tem si alzò in fretta, mi prese il braccio e provò a prendermi il mio portafoglio e il cellulare.

«Ho la febbre, quindi torno a casa.» Gli spiegai il motivo e rimasi fermo sul fatto che non importava cosa, non sarei rimasto lì.

«Porsche! Piacere di conoscerti. Prendi, questo è per te.» disse qualcuno che venne verso di me e mi mise un braccio intorno al collo mentre mi metteva in mano un bicchiere. Mi voltai e lo guardai profondamente, ma lui sorrise e mi costrinse a bere.

«Scusa, non mi sento bene. Quindi vado a casa.» dissi con una voce oscura che avrebbe dovuto suonare come un rifiuto. Ma a lui non sembrava importare e mi costrinse con la mano a buttare giù tutto il liquore presente nel bicchiere. 

«Dai, finiscilo! Finiscilo! Finiscilo! Sì!» Il bastardo invece esultò finché non lo bevvi tutto perché volevo sbrigarmi per poter tornare a casa. Il punto era che non mi lasciava andare perché le sue braccia erano avvolte intorno al mio collo e serrate saldamente. Prima mi costrinse a salire sul palco, poi ad urlare e cantare.

~ Quando la gioia è nostra, Quando non ti arrendi devi accettarlo … ~

Sospirai. Gridarono forte e si unirono al canto, nelle mani tutti avevano un cocktail che muovevano a ritmo. 

~ Quando le persone vengono ferite, tuttavia, meritano di essere ferite… ~

Il mio cuore si strinse quando il cantante intonò quelle note. Mi trafisse davvero il cuore. Allo stesso tempo Kinn uscì dal bagno, alzò leggermente lo sguardo prima di camminare verso di noi.

~ Fa così male, bisogna festeggiare perché l’amore fa schifo, dovresti berlo per annegare i tuoi dispiaceri… ~

Disse il cantante mentre Khun continuava ad urlarmi senza sosta nell’orecchio. 

Quanto è brutta la mia vita. Dannazione, idiota!

Trovavo i testi di quella canzone molto disturbanti perché corrispondevano a ciò che stavo vivendo in quel momento. Così mi voltai, presi il liquore dal tavolo e lo bevvi tutto, sperando che portasse via un po’ del mio malumore.

«Signore, adesso vado.» Misi la testa contro l’orecchio di Khun e glielo gridai. Il bastardo si voltò a guardarmi frustrato e contrariato. 

«No! Se torni a casa, distruggerò questo club.» Lo guardai con calma, ma sembrava piuttosto spaventoso. Cazzo, volevo davvero ucciderli fino all’estinzione, sia lui che suo fratello avevano incasinato la mia vita, dannazione!

«Ma ho la febbre.»

«No, no, no, no!» disse, prima di girarsi per versare di nuovo il liquore nel bicchiere e porgermelo. Afferrai pigramente il bicchiere…

Perché devo sperimentare la coercizione di questi due demoni di fratelli?

Solo un attimo prima, ero stato costretto da suo fratello a fare qualcosa di brutto ed ora lui mi costringeva a bere e bere finché non mi sentii sotto pressione e il mio petto stava per scoppiare!

«Ciao, secondo fratello … anche tu qui? Che coincidenza.» La voce del nuovo arrivato era quasi a ritmo di musica. Tutto il tavolo si voltò a guardarlo, Vegas aveva in mano un bicchiere di liquore e sorrideva a Kinn che ricambiò.

«Oh Vegas, con chi sei venuto?» chiese Kinn.

«Con un mio amico! Sei ubriaco?» Non appena ebbe finito di parlare con Kinn, volse lo sguardo verso Khun che mi stava mettendo un braccio intorno al collo. Quegli occhi verdi guardarono Vegas con cattiveria. Vegas si limitò a guardarlo e mi sorrise ampiamente. Abbassai leggermente la testa in segno di saluto.

«Vegas, bastardo! Che cosa ci fai qui?»

«Oh, sono venuto al club per lavare i panni, Phi.» Vegas rispose con un sorriso beffardo. Più la rabbia si irradiava sul volto di Khun, più sembrava che il sorriso di Vegas si allargava.

Afferrai velocemente il braccio di Khun. «Non intralciarmi! Vegas bastardo! Ti dissanguo oggi!» Khun si comportò di nuovo come un cane pazzo. Cercò di divincolarsi ma riuscii a tenerlo fino a quando le altre guardie del corpo, tra cui Pete, si alzarono velocemente in piedi per fermarlo. 

«Phi sei ancora bravo a usare la forza come prima. Ogni tanto, prova ad usare il tuo cervello per qualcosa di più utile.» disse Vegas, sempre con tono di scherno. Anche se sembrava che stesse giocando, le sue parole erano molto taglienti.

«Bastardo, Vegas! Tu! Dannazione!» Khun riuscì a divincolarsi, si allontanò da noi e si voltò rapidamente per sollevare il secchiello del ghiaccio così da lanciarlo sulla testa di Vegas.

«Khun! Fermati!» La voce di Kinn disse con fermezza, ma lui sembrava non sentirla.

Khun, lanciò davvero il secchiello ma fortunatamente Vegas riuscì ad evitarlo in modo che solo un po’ d’acqua e qualche pezzo di ghiaccio gli arrivarono sui vestiti. La musica dal vivo si interruppe improvvisamente e tutti si voltarono a guardare il nostro tavolo, finché i buttafuori del club non si precipitarono a vedere cosa stava succedendo.

«Cosa sta succedendo?»

«Niente, Phi. È stato solo un incidente.» disse Kinn, anche se gli occhi del proprietario del negozio dubitavano di lui.

Kinn ordinò di separare i due, Khun venne tirato da Pete e dalle altre guardie del corpo anche se continuava a rifiutare calciando l’aria come un pazzo. Nel frattempo, Vegas tornò dai suoi amici secondo le istruzioni di Kinn, fino a quando finalmente la situazione tornò alla normalità.

Finalmente uscii da quel casino per accendermi una sigaretta. Cosa c’era che non andava in me? Mi arruffai i capelli per la frustrazione.

«Figlio di puttana!» dissi irritato.

«Cos’hai?» Una voce, accompagnata da un volto sorridente mi accolse immediatamente. Vegas aveva in mano un pacchetto di sigarette con cui era uscito a fumare, proprio come me.

«Oh … Va tutto bene.» risposi. Le sue dita strinsero la sigaretta, fece un profondo tiro prima di rilasciare il fumo. «Tu stai bene?»

«Si, sono solo un po’ bagnato, ma sto bene.» Il suo volto era privo di rabbia. Inoltre il suo comportamento freddo era molto in contrasto con quello del bastardo Khun che non riusciva a contenersi, proprio come un cane pazzo.

«Oggi sei venuto per fare la guardia ai miei fratelli?» Chiese Vegas con un sorriso.

«No …è capitato di incontrarci.» dissi sinceramente.

«Di solito ti piace andare in discoteca?» Annui semplicemente invece di rispondere. «E sei già ubriaco?» chiese di nuovo. 

Così mi voltai a guardarlo prima di rispondere: «No, non bevo molto.»

«Porsche! Pensavo stessi scappando da qui.» Tem si avvicinò a me, così gli diedi una sigaretta che prese subito ed accese.  

«Ciao Tem.»

«Ciao, Vegas … sei bagnato?» chiese Tem guardando il corpo di Vegas.

«Non troppo.»

«Qual è il problema? Sembra che tu non vada d’accordo con lui.» Tem sembrava curioso.

«Non lo so, sono confuso anch’io.» Vegas rispose con un sorriso. Tem annuì, come se fosse d’accordo che Vegas non aveva fatto nulla.

«Tem, adesso vado a casa.» gli dissi.

«Non resterai più a lungo? Jom non si arrenderà.» Tem fece una faccia turbata.

«Puoi restare con Jom. Prendo un taxi.» dissi, perché non volevo interferire con il loro divertimento, specialmente con quello di Jom. Quella sera eravamo usciti con la macchina di Tem, quindi era preoccupato e sentiva di dovermi riaccompagnare a casa. 

«Prima ti porto a casa, poi torno a prendere Jom.»

«Va bene, posso tornare a casa da solo.» dissi seriamente. Non volevo essere pesante e poi tutto sembravano voler restare più a lungo.  

«Dov’è casa tua, Porsche?» chiese Vegas, che mi stava ascoltando parlare con Tem.

«Oh! Nella strada XXX.» risposi educatamente.

«Che coincidenza, devo andare da quella parte. Posso portarti io così non ci sono problemi.» disse Vegas con un sorriso.

Non so come mai fosse così felice, ma da quando l’avevo incontrato continuava semplicemente a sorridere, anche se non sapevo se ci fosse altro dietro quella sensazione di allegria che emanava.

«Va tutto bene, grazie. Posso tornare a casa da solo.» rifiutai con garbo. Anche se lo vedevo spesso, non riuscivo ancora ad accettare che mi accompagnasse a casa. 

«In realtà, stavo per tornare a casa. Con i capelli e i vestiti bagnati in questo modo, mi sento a disagio.» disse Vegas, indicando i suoi vestiti. Ci pensai per qualche istante ed alla fine acconsentii.

«Allora, scusa per il fastidio.» disse, e non so se me lo ero immaginato ma in qualche modo i suoi occhi brillarono un po’. Rimasi scioccato ma cercai di non farmi strane idee, pensando che voleva essere mio amico.

«Allora, prendiamo prima la nostra roba.» disse Vegas prima di entrare nel locale. 

Lasciai cadere il mozzicone di sigaretta e lo seguii. Quando arrivai al tavolo, quella volta non dissi a nessuno che me ne stavo andando. Cercai di essere calmo e mi avvicinai per prendere le mie cose. Vedere Khun saltare davanti al palco con le altre guardie del corpo mi mi rese più facile scappare senza difficoltà. Afferrai il cellulare e il portafoglio e uscii, ignorando gli occhi di Kinn che mi fissavano. Non volevo vederlo e cercare di pensare che non fosse lì.

Mi precipitai fuori, dopo aver preso la mia roba e Tem si avvicinò di nuovo per accompagnarmi. Nel frattempo, Jom iniziò a ubriacarsi sul divano. Camminai verso Vegas che mi aspettava davanti al club. Sorrise nel vedermi ed io ricambiai.

«Fammi sapere quando arrivi.» disse Tem, poi salutò Vegas con un cenno della testa. 

Stavo per raggiungere il parcheggio, ma i miei passi vennero improvvisamente interrotti da una voce familiare dietro le mie spalle.  

«Dove stai andando?»

«Porsche sta tornando a casa.» Rispose Tem. Kinn si avvicinò, mi afferrò il braccio e mi costrinse a guardarlo.

«Con chi stai tornato?» Chiese con una voce fredda, facendomi venire di nuovo la pelle d’oca. Scrollai la sua mano dal mio braccio e distolsi lo sguardo.

«Torna con me. Mi capita di passare per il quartiere Porsche.» disse Vegas con voce chiara.

«Chi ti ha dato il permesso di tornare?» chiese Kinn. La sua faccia era seria, mi fissava intensamente.

«… Non lavoro oggi. Con chi torno e quando, sono affari miei.» risposi con voce frustrata. Nel mio cuore, volevo davvero scappare da lì.

«Ma io non sono ancora andato via.» Kinn enfatizzò una parola alla volta. I suoi occhi non stavano fissando nessun altro tranne me. Mi fissavano così intensamente che mi misero a disagio e feci qualche passo indietro, ma la sua mano mi tirò di nuovo verso di lui. 

«Quali diritti pensi di avere?» Gli chiesi di rimando, guardandolo con dispiacere.

«Vuoi davvero che lo dica? La verità?» Kinn si inchinò e parlò a bassa voce, solo io e lui potevamo sentirlo.

Gli spinsi un po’ il petto ma la sua mano mi strinse il polso così forte che non riuscivo a liberarmi. In quel momento sentivo che la mia debolezza aumentava davanti a lui. 

«Te l’ho detto, non scherzare con Vegas. Quante volte ti ho detto di non avvicinarti alla seconda famiglia?»

Che cazzo!

Vegas iniziò ad aggrottare la fronte perché la voce di Kinn non era abbastanza alta da fargli sentire cosa diceva.

«Sono affari miei!» alzai la voce, cercando di far scivolare il polso fuori dalla sua presa.

«Secondo fratello, cosa succede?» Vegas si avvicinò e chiese dubbioso.

«Niente. Lo accompagno io.» Disse Kinn senza guardare il suo interlocutore perché continuava a fissare me. 

«Ma .. non mi dà fastidio. Lo accompagno senza problemi.» Dopo che feci scivolare via il mio polso dalla mano di Kinn, Vegas mi fece un cenno del capo di fare come aveva detto. 

Osservai segretamente Kinn, sospirò e mise la mano nella tasca dei pantaloni. La sua espressione era quello di chi voleva uccidere qualcuno.

«Secondo fratello. Torna dentro e divertiti, non preoccuparti, io …» disse Vegas con un sorriso che non venne ricambiato da Kinn.

«Come ho detto Vegas, lo riaccompagno io stesso … posso gestire il mio uomo.» Kinn tagliò corto prima che Vegas finisse la frase. Vegas sorrise lentamente anche se vacillò leggermente e i suoi occhi si spensero per un momento prima di sorridere come prima.

«Va bene.» Accettò con una certa facilità prima che Kinn mi afferrasse il braccio e mi spingesse dalla schiena per farmi andare nel parcheggio. 

«Porsche..» Tem  guardò a lungo la situazione confuso, il suo viso sembrava pieno di punti di domanda. Mi chiamò a bassa voce quando notò come Kinn mi aveva afferrato il braccio con forza. 

«Se non vuoi turbare il tuo amico, lo sai…» Una voce oscura mi sussurrò all’orecchio, così feci un respiro profondo e mi rivolsi a Tem: «Niente. Entra.»

«Dopo essere arrivato, chiamami!» gridò e io annuii in risposta.

La mano di Kinn mi teneva ancora per il braccio quando arrivammo alla macchina. Poco dopo mi sedetti sul sedile accanto al conducente e dovetti ammettere che avevo paura di lui, ero paranoico. Mi faceva sentire davvero così. Quando ero con lui, le mie forze si esaurivano sempre. Era rimasto solo il povero Porsche e non poteva combatterla affatto.

«Quante volte ti devo dire di non scherzare con Vegas!» Non appena la berlina di lusso uscì dal parcheggio, Kinn mi urlò contro.

«Cosa te ne frega di occuparti degli affari miei? Non hai nient’altro da fare?» risposi con rabbia. I miei occhi fissarono fuori dall’auto, non volevo vederlo e non volevo stargli vicino. Ogni volta che ero vicino a lui tutte le cose brutte nella mia testa si ripetevano. 

«Certo che ero occupato. Non sono stato occupato a prendermi cura di te?» Avrei quasi voluto fermarmi e prenderlo a calci. Non volevo interpretare la frase che aveva appena detto. «Ti avverto ancora una volta. Se ti avvicini a Vegas, non esiterò a punirti!» Il viso di Kinn sembrava molto arrabbiato.

Kinn accelerò finché non mi appoggiai un po’ sul sedile. Non avevo paura della velocità della macchina, ma che mi facesse di nuovo brutte cose. Mi sentivo davvero come se non potessi più affrontarlo.

In qualche modo mi sembrava sempre di perdere il controllo di me stesso quando ero vicino a lui, neanche io ero convinto di cosa mi stava succedendo. Avevo cercato di dimenticare tutto, ma l’incidente continuava a ripetersi nella mia testa. E mi sentivo così male che mi odiavo ancora di più da non sapere cosa fare, specialmente quando il mio corpo mi tradiva.

Mi mostrai tranquillo ed a mio agio per il fatto che era concentrato solo a guidare, anche se onestamente mi chiedevo segretamente se mi avesse portato da qualche parte e mi avrebbe fatto altro. Ma il fatto che fosse andato direttamente a casa mia, mi aveva sollevato molto, perché sentivo che la febbre aveva cominciato di nuovo a salire. Le mie palpebre stavano diventando più pesanti e la mia vista stava iniziando a offuscarsi di più rispetto a quando eravamo nel locale. Non molto tempo dopo, l’auto di Kinn rallentò fino a raggiungere casa mia.

«Ti è risalita la febbre?» Una volta che l’auto parcheggiò effettivamente nel mio cortile, Kinn cercò di toccarmi la fronte. Allungai la mano e la spazzai via, lui fece un profondo respiro e disse: «Fammi controllare, hai di nuovo febbre?» Cercò di rimettere la mano di nuovo sulla fronte, ma io la scacciai con tutte le mie forze.

«Lasciami!»

«Controllo solo la temperatura. Se non ti piace che faccia così, posso farlo in un altro modo!» Disse con una voce profonda prima di chinare la testa e cercare di avvicinarsi alle mie labbra, una mano afferrò e tirò il mio collo verso di lui. Cercò di premere le sue labbra contro le mie ma non avrei permesso che accadesse di nuovo e lo spinsi con tutte le forze che avevo, facendolo sussultare e premere contro la portiera della macchina.

«Lasciami andare, Kinn! Smettila di farmi questo. Non farmi provare ancora più disgusto di così!» gridai forte, aprii la portiera della macchina e scesi il più velocemente possibile, entrando in casa.

Mi precipitai in camera prima di lasciarmi cadere sul letto. Mi sentivo come se stessi perdendo i sensi mentre la mia vista si oscurava. Forse era perchè quella sera avevo vissuto troppe avventure surreali. 

Sembrava che il mio corpo fosse ancora troppo stanco e la febbre che non era ancora passata mi aveva fatto dormire provando brutte sensazioni. 

Più ricordavo cosa fosse successo in bagno, più mi rendevo conto che ero troppo debole per stare con Kinn. Ero stufo di quella sensazione. 

Kinn…

Ancora una volta, l’ombra del tocco di Kinn rese il mio corpo più caldo, facendomi venire i brividi e …. CAZZO! Qualcosa laggiù si contorceva solo immaginandolo.

Mi voltai velocemente e scossi la testa per liberarmi da quel pensiero. I miei pantaloni però stavano diventando sempre più stretti perché dentro c’era qualcosa che continuava a reagire. Era così doloroso. Forse il mio corpo non poteva sopportarlo e stavo pensando di prendermene cura ma mi girava la testa e non riuscivo quasi a muovermi. 

«Hey!» La voce di Chè mi svegliò. Ero così turbato che non avevo notato la sua presenza.  Poi sentii un panno umido strofinarmi il corpo e il viso, ingoiai qualcosa che probabilmente erano medicine, finché non chiusi gli occhi sprofondando di nuovo nel sonno.  

Svegliandomi mi resi conto che era già sera, il che significava che avevo dormito tutto il giorno. Mi accorsi che non sentivo più il dolore alla testa della sera prima ed il mio corpo si sentiva meglio. 

Mi guardai intorno e vidi che il condizionatore era acceso e trovai un vassoio con dentro riso e medicine. Sembrava che Chè si fosse preso cura di me tutta la notte. Versai dell’acqua in un bicchiere e bevvi, poi vidi una piccola nota sul bordo del vassoio del riso, era un messaggio di Chè.

‘Mangia e prendi le medicine, non mi far preoccupare.’

Il suo messaggio mi fece sorridere. Così iniziai a pensare: cosa devo fare per non sprofondare in questa situazione terribile e dolorosa? E cosa posso fare per mio fratello in modo che non si preoccupi più per me in questo modo?

Presi immediatamente il mio cellulare per chiamare Tem.

«Sei andato all’università?»

[No.. Jom ed io siamo ancora sdraiati in camera.]

La voce assonnata di Tem mi fece capire quanto avevano bevuto dopo che ero andato via.

«Alle sei, hai tempo? Puoi venirmi a prendere a casa?»

[Dove devi andare?]

«Puoi portarmi a fare una cosa?»

[Ummm… Verso le cinque e mezza ti passo a prendere.]

Dopo aver preso le medicine, mi precipitai a fare la doccia e cambiarmi i vestiti. Aspettando che Tem venisse a prendermi, mi dicevo che sarei stato bene. 

Avevo detto a Tem di dirigersi a casa della famiglia principale e di non fare troppe domande. Nel frattempo, Jom, come al solito, si era addormentato sul sedile posteriore. Non appena l’auto venne parcheggiata accanto alla recinzione, gli dissi di aspettare fino al mio ritorno. Dal momento che probabilmente non ci sarebbe voluto molto, Tem annuì e mi disse che se fosse successo qualcosa dovevo chiamarlo immediatamente. 

Andai dritto verso la porta di quella familiare casa, le altre guardie del corpo mi salutarono lungo la strada, io annuii e mi diressi velocemente verso una stanza in particolare.

Di fronte alla stanza di Khun Korn

Presi un respiro profondo e bussai alla porta aspettando una risposta dall’interno. A quel punto, pensavo che Khun Korn fosse già tornato dalla compagnia.

«Avanti.» la voce di P’Chan proveniva da dentro, quindi girai la maniglia ed entrai.

«Ah, Porsche, cosa succede?»

«…» Mi avvicinai con un viso meno aggressivo.

«Prima siediti.» Mi sedetti sulla sedia davanti alla scrivania con le labbra strette. 

«C’è qualcosa che non va?»

«Voglio dimettermi!» Non appena parlai, sia P’Chan che Khun Korn distolsero lo sguardo dai documenti e mi fissarono in silenzio.

«Cos’è successo?» Chiese P’Chan.

«Uh .. voglio solo smettere. Non mi sento di appartenere a questo posto.» Distolsi e abbassai lo sguardo, non osando guardare direttamente Khun Korn, perché per tutto il tempo passato con loro si era preso cura di me ed era sempre stato gentile.  

«Cosa ha fatto Kinn?» Mi fermai un momento quando sentii quel nome, prima di scuotere un po’ la testa.

«No … è solo che non voglio.» dissi a bassa voce.

«Perché? Qual è il problema? Per favore, dimmelo.» Khun Korn posò la penna e mise la mano sul tavolo. I suoi occhi erano ancora fissi su di me.

«Non voglio davvero stare qui. Per quanto riguarda la risoluzione del contratto, garantisco che farò ammenda… » dissi prima di sospirare. Mi sentii sollevato anche se l’atmosfera intorno a noi era imbarazzante. 

«Oh… Se qualcosa ti mette a disagio, puoi dirmelo immediatamente. Se sei stressato o stanco, riposa, posso darti tempo per riposare un po’, ma non ti lascerò andare via.» disse Khun Korn con un’espressione stanca.

«Ci ho pensato bene… davvero non posso.» dissi con testardaggine e sicurezza. 

«Ti vedo come mio figlio. Se ti senti stanco, vai a riposarti. Rifletti bene… cerca di separare il lavoro dagli affari personali. Riposati e pensa molto.»

«Perché?» chiesi a bassa voce.

«Ho vissuto anche io un sacco di momenti spiacevoli e mi basta vederti per sapere che hai un problema. Se sei nei guai, ti consiglio di riposarti. Ti do sette giorni di ferie, se il giorno che tornerai mi darai la stessa risposta, non ti fermerò, non voglio forzare nessuno.» disse Khun Korn, poi prese una tazza di caffè e bevve un sorso.

Pensavo che se fosse stato un giorno, sette giorni o un anno la mia decisione e la mia risposta sarebbero rimaste invariate. Volevo smettere e non avevo niente a cui pensare.

«Ma io…»

«Dammi una risposta tra sette giorni quando mi verrai a trovare. Aspetterò la tua decisione.» Disse Khun Korn alzandosi dalla sedia.

«Quel giorno io …»

«Vai a riposare, non voglio sentire niente. E spero davvero che tra una settimana la tua risposta cambi.» Khun Korn non ascoltò quello che cercavo di dire. Quando finì, entrò in una piccola stanza mentre P’Chan teneva la porta aperta con una mano. Guardai Khun Kom con una faccia di chi non aveva capito, prima di alzare di nuovo le mani giunte verso P’Chan ed uscire dalla stanza.

Mi sentivo confuso, quindi corsi alla porta salendo le scale. Non capivo perché Khun Korn non mi avesse lasciato andare e mi avesse detto che anche se avessi smesso di lavorare per loro, mi avrebbe comunque pagato i soldi pattuiti dal nostro contratto.

Perché tante cose nella vita non sono facili come penso? 

Quel giorno mi sarei dimesso, avrei tagliato i ponti con Kinn e la sua famiglia per il mio bene e quello di Chè e non mi era proprio passato per la mente che Khun Korn non mi avesse ascoltato, chiedendomi di pensarci e tornare dopo sette giorni.  

Volevo che smettessero di accadere tutte quelle brutte cose e volevo dimenticarmene subito. 

Tem mi portò a casa, mi chiese cosa fosse successo, ma io rimasi zitto e non gli risposi.

«Se hai un problema, sentiti libero di parlarne.» Disse Tem con voce stressata e io annuii in risposta, poi lo salutai e restai ad osservare finché l’auto non lasciò il vialetto, entrando in casa con frustrazione. Vidi Chè seduto a giocare con il suo cellulare sul divano, mi lanciò uno sguardo leggermente sorpreso.

«Oh, pensavo che fossi andato a lavorare. Ehi, esco a cercare da mangiare per strada.»

Entrai nella stanza senza ascoltare la voce di mio fratello, volevo solo sdraiarmi sul letto. Mi sentivo frustrato, arrabbiato, infastidito al punto che ritornò anche il mal di testa.

«Ehi, vieni giù, andiamo a mangiare.» Chè iniziò a scuotermi mentre mi risvegliavo dal mio sonno. Dopo essermi sdraiato sul letto mi ero addormentato subito ed ormai erano quasi le 21. Forse era perché avevo la febbre e gli effetti della medicina mi davano tanta sonnolenza. 

Mi risvegliai e seguii mio fratello al piano di sotto che aveva apparecchiato la tavola e mi stava mettendo il cibo nel piatto.

Chè mentre mangiava continuava a fissarmi,  ma ero troppo pigro per dirgli che sicuramente per sette giorni non sarei andato a lavoro. Prima lo avrei detto con più entusiasmo ma in quel momento Khun Korn stava cercando di trattenermi. Ad essere onesti, forse non sapevo davvero cosa fare. 

Un forte bussare si sentì all’improvviso. Chè ed io ci guardammo sorpresi, sentendo quel suono così forte, come se stessero cercando di buttare giù la porta. Non riuscivo a capire chi potesse essere. Non volevo saperlo o sicuramente lo avrei calpestato malamente. 

Chè poi si alzò per andare ad aprire: «Chi è? Apro io.»

«Ehi Phi, è arrivato il tuo amico.» disse Chè 

Prima di oltrepassare la cucina mi diressi verso la persona che con tanta insolenza era venuta a casa mia di sera tardi. Non appena vidi quella figura alta, il mio cuore lo riconobbe subito. Kinn rimase in silenzio sulla porta di casa con un’espressione arrabbiata sul viso.

«Porsche!» Entrò in casa non appena mi vide. Feci qualche passo indietro, il mio cervello stava decidendo cosa fare mentre il mio corpo poteva solo restare fermo. 

«Chi ti ha dato il permesso di dare le dimissioni!»

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2 Commenti
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Anna Maria

Che bello sono quasi in pari con la serie!!! Certo qui è più bello ma care amiche di Novel Disagio…sto diventando disagiata anche io! Questa mattina ho letto per più di due ore prima di andare a lavoro! Non ci sarebbe nulla di male se nn fosse che sono madre di famiglia con una casa un lavoro, delle responsabilità… ma per Kinn e Porsche sono diventata una debosciata! Mentre tornavo da lavoro, ho letto quando c’era fila, mentre guidavo!😱😱😱non sto bene!!!!
Care, posso solo ringraziarvi, di cuore per la passione che mettete nel tradurre queste opere. Grazie ❤️❤️❤️❤️❤️

Barbich

Mi consolo…..pensavo di essere l unica pazza madre di una diciassettenne a diventare ossessionata da kinnporsche!

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