VEGAS X PETE – SPECIALE 5

Avviso: Le frasi in grassetto sono in tailandese meridionale. Il thailandese meridionale è molto, molto diverso dal thailandese centrale, con un diverso accento e vocabolario. Non si capisce la differenza nella traduzione, ma immagina che Vegas che parla tailandese centrale, abbia avuto difficoltà a capire le conversazioni delle persone sull’isola.

-Vegas-

[6 mesi dopo]

Negli ultimi giorni non ero stato a mio agio con lo strano comportamento di Pete. Sembrava insolitamente frenetico, andava in giro per la camera da letto senza sosta, a volte si strofinava la testa, altre si teneva le tempie, sembrava che stesse per impazzire. Non sapevo cosa lo stressasse e quando avevo chiesto non aveva risposto. Aveva semplicemente scosso la testa dicendo che non era niente, era come se fosse preoccupato per qualcosa che non poteva dirmi. Ad essere onesto, ero piuttosto serio perché Pete era tutto nella mia vita. Avevo notato che il suo comportamento era insolito da un po’.

«Pete, cosa c’è che non va?» Lo vidi seduto lì, distratto. Teneva Venice con un braccio, mentre con l’altra mano teneva un biberon di latte con cui lo allattava. Quel bambino stava guardando Pete con i suoi occhi innocenti come se stesse facendo la mia stessa domanda. 

Cosa ti succede in questi giorni?

«Niente.» Pete rispose rapidamente e scosse la testa, prima che i suoi occhi guardassero Venice e gli facesse un sorriso. Sinceramente, stavamo insieme da diversi mesi e ancora non mi ero abituato al fatto che tutta l’attenzione di Pete in quel momento fosse concentrata solo su quel bambino. 

Sì! Ero molto geloso del bimbo perché delle ventiquattr’ore di Pete 20 erano per Venice, due per se stesso per dormire, un’ora per fare il bagno, giocare, e il resto del tempo era mio. L’avevo pregato di assumere una tata, ma non voleva. Aveva chiesto di allevare Venice con le sue stesse mani. A volte mi seguiva per aiutare alcuni affari in azienda e accettava di lasciare Venice a casa della famiglia principale e la tata era Tankhun. Eh… era improbabile che crescesse con la qualità che mi aspettavo

«Vegas, dai a Venice il suo dinosauro.» Pete indicò l’altro lato del letto. Feci un respiro profondo perché la mia stanza un tempo ordinata era incasinata dai giocattoli per bambini. Non solo aveva incasinato la mia stanza, ma anche i toni del bianco, nero, grigio e blu che un tempo dominavano la mia stanza, si erano trasformati in un tema colorato di Alice nel Paese delle Meraviglie.

«Lascialo perdere adesso, è cresciuto.» Dissi con frustrazione, ma alla fine venni sconfitto dalla pressione degli occhi di Pete e andai a prendere lo stupido dinosauro verde e lo diedi a Venice, che lo afferrò subito.

«Molto bene… così puoi vivere con Venice.» Ero un po’ perplesso dagli occhi scintillanti di Pete. Quando mi aveva visto camminare e consegnare la bambola a Venice, era sembrato così esilarante! Come potevo prendermi cura di quel bambino?

«Di cosa stai parlando, Pete?» Chiesi alzandomi.

«Beh, domani tornerò a Chumphon. Quindi Venice non può venire con me.» Pete mi rivolse un sorriso asciutto. Ed ecco un altro problema su cui ero abbastanza perplesso. Quante volte mi aveva detto che non voleva che tornassi a casa con lui. Dopo il giorno in cui la nonna lo aveva chiamato e gli aveva detto che voleva incontrarlo, perché da quando era andato al funerale e quando era stato risuscitato dai morti per incomprensione, non avevano ancora avuto occasione di incontrarsi. Quando l’avevo sentito, avrei voluto andare subito a rendere omaggio alla nonna perché avevo commesso molti errori con lei e volevo chiedere perdono o parlare. Una volta che l’avessi incontrata, sarebbe stato bello per me sentire che il senso di colpa nel mio cuore si sarebbe in qualche modo ridotto.

«Non voglio lasciare andare Venice, ma ci andrò.» Disse con un’espressione seria. Pete si comportava come un uomo con un segreto o nascondeva qualcuno a casa sua? 

Non farmi sapere cose strane, brucerò sicuramente la casa!

«E con chi starà Venice? Macau andrà al Campo di Dharma per cinque giorni. Ritornerà nello stesso momento con noi di ritorno da Chumphon. «Sei tu… che starai con Venice.» 

Pete mise giù Venice perché si contorceva, voleva giocare con i giocattoli sul pavimento.

«Posso vivere qui perché questa è casa mia… ma lui può?» Indicai Venice che teneva una macchinina con entrambe le mani.

«Andrà tutto bene. Perché non puoi… Venice, Venice?» Pete chiamò Venice che si rivolse a lui con un sorriso luminoso e ridacchiò, cercando di dargli il giocattolo che aveva in mano, così da condividerlo con sua madre. «Papà Pete non ci sarà per un po’… Venice, starai con Papà Vegas?» chiese a suo figlio con occhi speranzosi. Venice, che sembrava capire cosa avesse detto Pete, smise subito di sorridere e si voltò a guardarmi con uno sguardo perplesso prima di iniziare a gridare e piangere ad alta voce per la casa.

«Ohhh, questa è la risposta.» dissi, scuotendo la testa. Cosa aveva fatto pensare a Pete che potessi prendermi cura di Venice? 

Cerca solo di farlo avvicinare a me senza che pianga, poi parliamo di qualcos’altro.

«Okay, non piangere… Oh oh.» Pete si alzò dal letto, andò in fretta a prendere Venice per confortarlo. Quel ragazzo conosceva il suo lavoro. Quando Pete lo prese in braccio, smise di gridare e iniziò a singhiozzare per chiedere pietà e per richiedere l’attenzione di mia moglie. 

«Quindi Venice andrà a vivere con lo zio Tankhun? Ti va bene?» E a sentire quel nome, Venice reagì come se il mondo fosse crollato di nuovo. Fece una smorfia come se non potesse credere che sua madre gli avrebbe parlato in quel modo. La sua bocca era inclinata più in giù di prima ed iniziò a gridare di nuovo.

«Sforzati di più. » Dissi scherzando.

«Oh no, non piangere… shht piccolino, oh oh… cosa devo fare?» Pete stava ancora pensando di lasciare Venice a qualcuno e di sicuro non mi avrebbe permesso di seguirlo.

«Quale segreto nascondi in casa tua che non vuoi portare tuo figlio con te? Cosa c’è che non va? Non dirmi che nascondi tua moglie e i tuoi figli su quell’isola.» Dissi quello che pensavo. Dato che vivevamo insieme, mi importava solo di Pete. Sentivo che lo amavo ogni giorno di più, lo amavo più che mai. Lo amavo così tanto che non avrei potuto immaginare come avrei vissuto senza di lui. Quindi c’era un sentimento di negligenza, volere tutte le cose importanti e pretendere tutto da lui. Come potevo non pensare troppo!

«No! Sì! Andiamo tutti, andiamo, portiamoci anche la casa! Nong, Nop. Andiamo tutti.» Pete all’improvviso perse la testa e iniziò a sbraitare. Portò Venice in bagno con tale angoscia che ero troppo confuso.

«Cosa c’è che non va in lui?» Lo  seguii e ripercorsi l’intera storia e non trovai nulla di sbagliato. 

Cosa c’è che non va in lui?

***************

[Il giorno successivo]

Nop ci aveva portato a Chumphon dove avremmo preso una barca per Ko Lea e avevamo lasciato che Nop prenotasse un hotel nelle vicinanze. Da ieri Pete mi aveva parlato a malapena, ma non era perché fosse arrabbiato, era come se stesse pensando a qualcosa. A volte parlava da solo e mentre mi avvicinavo per ascoltare, lui si allontanava. 

Ad esempio, eravamo su una barca privata noleggiata solo per la nostra famiglia, aveva portato Venice in giro come un topo preso in trappola e non sapevo se Venice avesse le vertigini per il mal di mare o perché Pete continuava a girare qua e là.

«Pete stai bene?» gli chiesi preoccupato e guardai Venice, la cui testa continuava a cadere a causa del sonno.

«No!» Pete rispose con rabbia.

«Siediti, Pete! Venice è così stordito che sta per svenire. Ha sonno o capogiri?» Mi spostai per far sedere Pete accanto a me. Tenne Venice tra le braccia e di tanto in tanto si voltò a guardarmi.

«Uff…» Pete sospirò pesantemente.

«Se hai qualcosa da dire, dillo e basta.» Ero completamente a disagio in quella situazione. Sapevo già che c’era qualcosa che lo stressava da giorni. Era quella cosa per cui non voleva che tornassi a casa con lui.

«Vegas, mi ami?» Pete improvvisamente sbottò, cosa che mi sorprese parecchio.

«Si, ti amo.»

«Mi ami molto?» Poi fece una domanda ancora più straziante delle onde del mare.

«Tanto, moltissimo.» Sottolineai.

«Allora, cosa può impedirti di amarmi?»

«Niente.» risposi come pensavo, anche se non avevo capito niente. 

«Okay, puoi promettermi che qualunque cosa accada sull’isola, mi amerai ancora così tanto?»

«Pete… è meglio che tu me lo dica.» Pete calmò Venice. Si voltò a guardare fuori dalla nave per guardare le onde, guardando il vento come se cercasse di raccogliere un po’ di coraggio.

“Andiamo! Prima o poi dovrà accadere, Pete!” Si ripeteva e sospirava ogni dieci minuti. Le azioni di Pete mi indussero a non trattenermi dal preoccuparmi troppo, mi stava davvero facendo impazzire. Anche adesso non ci parlavamo più., non sollecitavo né chiedevo risposta, ma guardavo con preoccupazione ogni sua espressione e azione.

«Cos’è quello?» Io, che stavo guardando con aria assente il mare e il cielo, perso nella mia mente, improvvisamente mi imbattei in una grande roccia con un grande striscione bianco con un messaggio meravigliosamente scritto a mano che diceva: ‘Benvenuto a casa Pete Phongsakorn.’ Lo lessi ad alta voce e poi velocemente mi voltai a guardare Pete, che era pallido e non riusciva più a sedersi.

«Allora cos’è quello!»

«Ci siamo quasi.» gridò forte il barcaiolo, facendo sembrare Pete come se volesse morire subito. Mi asciugai il sudore con noncuranza anche se la fresca brezza marina che mi colpiva il viso calmava tutto il trambusto della mia mente, ma per quanto riguardava Pete, era così terrorizzato che stava per impazzire.

«Ehi! Peteeeee!» Più ci si avvicina alla riva, più il suono dei tamburi, della musica e della folla diventava sempre più forte. Mi avvicinai all’albero maestro, lo afferrai e mi chinai per guardare fuori.

«Gliel’avevo detto di non fare le cose in grande!» Pete prese l’inalatore e si riempì i polmoni.

«Bentornato a casa Nong Pete! Il bell’uomo dell’isola, torna ad abbracciare nonna Jui e nonno Noi.» Lessi il grande messaggio dalla riva che era trattenuto da dozzine di persone che salutavano con la mano. Quasi dieci metri di striscione perché le lettere erano così prominenti da colpire gli occhi. Onestamente, se fossimo stati in mezzo al mare, probabilmente sarei riuscito a vederlo comunque. 

Il lungo suono del tamburo continuava senza sosta, più la barca si avvicinava alla riva, più forti diventavano le voci degli abitanti del villaggio. Non importava quanto fossi stordito, ero stato in grado di cogliere bene l’inizio dell’intera storia. Andai a prendere il nostro grosso bagaglio, mi girai per strofinare la testa di Pete e risi. Ora non osava affrontarmi.

«Eccoci… Andiamo.» Afferrai Pete per alzarmi, la mia voce risuonava di gioia. Era così forte che Venice iniziò a svegliarsi.

«Te l’avevo detto che non dovevi venire.» Protestò Pete con voce irritata, stava per piangere per la frustrazione.

«Non vedo alcun problema.» Dissi, strofinandogli la spalla per confortarlo.

«Scendi presto, piccolo Pete! Alla nonna manca da morire la sua dolce metà! Cosa stai portando in grembo?» disse una donna anziana vestita con un bel panung [sarong*]. Guardò l’acqua e si avvicinò a Pete con gioia. «Oh mio Dio! L’amato nipote della nonna è tornato. Pensavo che se fosse morto in modo innaturale, avrebbe dimenticato il numero civico sull’isola.»

*[N/T: Indumento malesiano e indonesiano per uomini e donne, costituito da una fascia di tessuto dai colori vivaci, che si porta annodato alla cintura facendolo ricadere fino alle caviglie.]

«Nonna! Hai detto che non avresti fatto le cose in  grande! Cosa sono questi striscioni?» Pete ricambiò parlando a lingua del sud e guardò disperato la folla con quegli striscioni.

«Non torni a casa da un anno. Dovevo organizzare un grande evento che fosse degno della mia posizione.» Da quello che potevo capire e da quello che non riuscivo a capire, avevo intuito che quella donna era sicuramente la nonna di Pete. Che sorpresa! Pensavo fosse una normale donna anziana, ma sembrava ancora agile, ancora ben organizzata,  forte e in salute e, soprattutto, sembrava elegante con i capelli gonfi, il trucco e indossava una collana d’oro, del tipo che se la luce del sole avesse colpito il collo della nonna, avrebbe fatto male agli occhi.

«Buongiorno.» Cercai di sorridere vivacemente per salutare la nonna di Pete, che avrebbe dovuto chiamarsi Jui perché l’avevo appena letto dallo striscione.

«Allora, chi hai portato con te? Amico? Scendi prima a terra. Ehi! Aiutiamolo a trasportare le cose in fretta!» La nonna fece un cenno con la mano per chiamare qualcuno dalla riva che mi aiutasse a trasportare i bagagli.

«Cosa sono questi? Perché sono così tanti?» Non appena raggiungemmo la riva, zie e zii vennero a mettere ghirlande di Soi Kluai Mai* sul collo di Pete. Inoltre, c’erano delle persone gentili che mi diedero delle ghirlande. Potei solo sorridere seccamente, ma Pete era di fronte a me.

*[N/T: Orchidea.]

«No, non è necessario. Dammeli e basta!»

«Di chi è questo bambino? Eh? Oh mio Dio! È così adorabile. Non dirmi che hai messo incinta una ragazza.» Nonna Hui prese Venice tra le sue braccia ed anche se lui non aprì la bocca per piangere, il suo corpo era rigido, la sua bocca cominciò a inclinarsi leggermente e continuò a fissare Pete con occhi tristi.

«Emh…emh!» Pete iniziò a farsi prendere dal panico: «Il figlio del mio amico!» E mi lanciò uno sguardo pieno di rimorso.

«E chi è questo ragazzo? Molto bello! É Il tuo amico?» Nonna Jui si avvicinò per esaminare il mio corpo dalla testa ai piedi. Iniziai a capire perché Venice fosse così teso adesso, perché ero teso anche io.

«Oh! Oh! Come hai fatto a fare tutto questo, nonna?» Pete cercò di cambiare argomento. Non avevo alcun rimpianto perché se Pete avesse detto che io ero suo marito e Venice suo figlio, l’intera isola sarebbe sicuramente rimasta sconvolta a morte!

«Questo è stato fatto in fretta. Me l’hai detto solo pochi giorni fa che saresti tornato e non sono riuscita a fare altro.» Guardai le decorazioni sull’isola. In realtà, mi aspettavo che fosse tranquillo e Pete potesse cogliere l’occasione di venire a trovare la nonna per risposarsi, ma non era così. La spiaggia era costeggiata da quattro o cinque tende, c’era un piccolo palco con strumenti musicali e un grande amplificatore, decorato con fiori di carta colorati, triangoli di carta, arcobaleni. Poi vidi lampadine colorate legate ai pali, alcune lungo gli alberi, pensai che quella notte sarebbe stato ancora più bello. 

«Sei una celebrità sull’isola?» Sussurrai a Pete a bassa voce, volendo prenderlo in giro, ma vedendo la sua faccia che sembrava sul punto di piangere, provai pietà.

«Mi dispiace, Vegas.» Pete fece una faccia colpevole.

«Pensavo fossi un politico in visita sull’isola. Fantastico!»

«Porta prima le tue cose a casa. Sediamoci e prendiamo riso e pesce da mangiare.» Nonna Jui, che portava Venice in braccio, gridò e puntò il dito contro gli abitanti del villaggio che erano venuti a prendere le nostre cose. Venice non distolse gli occhi da Pete come se stesse gridando aiuto ma incapace di parlare.

«È il figlio di Pete? Ha già avuto moglie e figlio?»

«Il figlio del suo amico. Ha detto che il figlio del suo amico. Andiamo, Pete! Il nonno sta raccogliendo il cocco. Entra presto in casa a salutare tuo nonno!!» Pete camminava a testa bassa, non osava voltarsi e guardarmi. Quanto a me, avevo ammesso di essere imbarazzato, ma era solo che non ero mai stato accolto così, non lo avevo mai sperimentato.

Camminammo un po’ sulla parte anteriore dell’isola per raggiungere la casa di Pete. Essendo come una celebrità dell’isola, avevo capito benissimo che la casa era più maestosa delle altre in quella zona. Dimenticavo che era il capo della guardia del corpo del figlio maggiore della famiglia principale e probabilmente lo stipendio era abbastanza alto. Doveva aver mandato dei soldi per prendersi cura dei suoi nonni per rendere la loro vita confortevole. 

La casa di Pete era un edificio bianco con il tetto blu, a un solo piano, che enfatizzava la larghezza e non l’altezza. C’era un’area intorno alla recinzione con varie piante. All’aperto c’erano lunghi tavoli allineati per essiccare ogni tipo di pesce, gamberi e animali acquatici. Per quanto riguardava le altre case, alcune erano di legno, altre di cemento, ma non occupavano molto spazio e non erano decorate come la casa di Pete.

«Entra per primo. Nonno Noi! È arrivato il nipote! Perché sei ancora sulla pianta di cocco? Davvero per una dannata noce di cocco! Te l’ho detto di comprarla al mercato ma non mi ascolti. Sei vecchio abbastanza per entrare nella bara e ti arrampichi ancora su un albero di cocco? Prima o poi, cadrai e ti farai male.» La voce di nonna Hui risuonò ancora senza sosta. Continuava a lamentarsi delle sue cose, a lamentarsi di Pete e a lamentarsi del nonno. 

Non avevo mai simpatizzato con Venice, ma oggi avevo provato pietà per lui. A quel punto, le sue orecchie dovevano fischiare perché nessuno a casa gli urlava contro, vivevamo insieme in pace. 

«Vieni qui piccolo!» Pete non sopportava di vedere Venice sofferente. Andò ad afferrarlo e stringerlo come prima. Venice sembrò sollevato e subito si gettò nell’abbraccio di Pete.

«Così carino! È il figlio di quell’amico? È suo padre?»

«Uhm.» si voltò a guardarmi e annuì.

«E sua madre non viene?» Pete fece una smorfia esitante prima che suo nonno uscisse dal retro della casa e trascinasse due mazzi di noci di cocco.

«Ciao, nonno. Perché hai preso tutto questo cocco?» Pete si avvicinò verso suo nonno che sembrava calmo ma sorrideva e guardava affettuosamente Venice. E prima che il nonno aprisse bocca per salutare Pete, nonna Jui riprese a parlare.

«Nonno Noi! Pete ha portato con sé un amico e il figlio. Quel ragazzo è davvero bello.» Quando nonna Jui mi indicò, guardai immediatamente il nonno. «E questo è suo figlio. Così carino. Vero nonno?» Il nonno di Pete annuì mentre accarezzò due volte la spalla di suo nipote, poi trascinò silenziosamente le noci di cocco insieme al machete, e si sedette ad aprirli. Il nonno di Pete sembrava calmo e tranquillo, ma potevo capire il motivo perché nonna Jui aveva sbraitato contro di lui.

«Vai in camera tua. Non c’è niente da fare fino a sera. Aspettiamo di cenare alla festa. Fatti una doccia e preparati.» La nonna spinse me e Pete nella sua camera da letto e trascinò le borse, poi le sistemò sulla sedia nella stanza. «Preparatevi per la festa di stasera.»

****************

«P’Jui! Il curry verde è pronto! Devo toglierlo dal fornello?» Qualcuno gridò dalla parte anteriore della casa.

«Toglilo!! Vengo a vedere di persona tra un momento!» Nonna Jui uscì in fretta dalla stanza. Non appena la porta si chiuse, io e Pete sospirammo allo stesso tempo. Mi sedetti contro la gamba del letto con Pete che stendeva Venice accanto a me.

Non si sentiva nemmeno parlare, non ci fu nemmeno un movimento da me e Venice, sedevamo semplicemente immobili.

Nonna Jui era davvero brava a farlo, Venice era molto calmo. Di solito era agitato, se lo appoggiai sul letto o per terra iniziava a trascinarsi in giro cercando questo e quello, ma in quel momento era immobile.

«Scusa, stai bene?» Pete abbassò la temperatura del condizionatore d’aria rispetto a prima. Speravo che l’aria fredda alleviasse un po’ di quel tumulto e confusione.

«Sto bene.» dissi a bassa voce, guardando dritto verso il muro, vedevo così sfocato che i miei occhi non riuscivano a concentrarsi su un punto.

«Sii paziente, Vegas! Sii paziente, Venice! È solo l’inizio, dopo questo sarà ancora più faticoso…» Pete si sedette sulle mie ginocchia e mi mise la testa nell’incavo del collo, saldamente accoccolato al mio petto. «Solo due giorni, due giorni.»

«Non pensarci troppo.» Gli avvolsi le braccia intorno alla vita e gli massaggiai leggermente la schiena. Adesso Venice stava spingendo la faccia sul letto e si preparava a dormire di nuovo.

Il suono della porta che si apriva fece sussultare Pete. Volò via da me quasi immediatamente. Nonna Jui era apparsa con un sorriso e aveva ricominciato a parlare.

«Ho dimenticato di chiedere. Potete dormire insieme o preparo una stanza per gli ospiti?»

«Stiamo bene. Possiamo dormire insieme.»

«Oppure vieni a dormire con me e il nonno. Lascia questa stanza per il tuo amico e suo figlio.»

«Stiamo qui. Puoi uscire.» Pete cercò di spingere di nuovo fuori nonna Jui. Questa volta chiuse a chiave la porta con cura. Io e lui tirammo di nuovo un sospiro di sollievo insieme.

«Va bene se non vengo a cena?» Mi sdraiai sul letto stanco morto.

«Scusa… ma se non vieni, nonna Jui verrà qui e ti seguirà finché non andrai alla festa.» disse Pete debole, e noi tre ci sdraiammo sul letto, stanchi sia fisicamente che mentalmente.

Riuscimmo a riposare gli occhi per quasi due ore. Pete si svegliò per preparare il latte per Venice, poi si fece una doccia e si cambiò per andare ad affrontare gli applausi e il forte rumore all’esterno. L’audio e la musica erano diventati forti da ormai circa un’ora. Mi ci volle molto tempo per uscire da quella stanza.

«La festa di bentornato è persino più grande della festa della mia scuola.» Stuzzicai Pete mentre camminava lungo la riva in lutto.

«Sii paziente, anche Venice deve essere forte.»

«Venice è terrorizzato dall’essere sballottato in giro.»

«No, Venice, no! Devi combattere, figliolo.» Pete abbracciò forte Venice e gli baciò la guancia sinistra per incoraggiarlo.

Quando arrivammo alla festa, le luci brillavano in tutta l’isola, il suono delle chiacchiere era così forte da essere incomprensibile. Quasi cinquanta persone sedevano raccolte attorno a una tavola rotonda che aveva più di trenta piatti. C’erano le band e i cantanti pronti a cantare nelle lingue del sud.

«Pete, vieni presto, rendi omaggio a nonna Jiu! Sei bello come al solito. Non ti vedo da anni.» Nonna Jui trascinò Pete da uno dei suoi parenti ed io li seguii.

«Di chi è questo bambino P’Jui?»

«É il figlio dell’amico di Pete.» Nonna Jui mi indicò e io alzai le mani per rendere omaggio ai parenti di Pete seduti al tavolo.

«Era ora, Pete. Hai già una moglie? Nonna Jui potrebbe morire un giorno. Sbrigati ad avere dei nipoti da portare in grembo.»

«Ehm. Non ho ancora portato una moglie a casa.» Nonna Jui si voltò a guardare Pete, che ora sembrava che la sua anima avesse lasciato il suo corpo.

«Oh! Non ancora? P’Jui ha detto che aveva lavorato molto duramente. Ti ricordi Nong Nui? Nong Nui è la nipote di mio marito. Te la ricordi? Ci giocavi insieme quando eri piccolo.» La ragazza adolescente, ben vestita, continuava a contorcersi e a sorridere timidamente.

«Non mi ricordo.» Pete scosse rapidamente la testa.

«Ora è cresciuta fino a diventare una bella ragazza. Conoscetevi.» Pete mi guardò preoccupato. Non sapevo come fosse la mia espressione facciale, ma fissai la donna di nome Nui senza sosta finché non si voltò a guardarmi con orrore.

«Ho fame, prima andiamo a mangiare.» Pete interruppe rapidamente la conversazione e cercò un tavolo con posti liberi. Con una mano teneva Venice, con l’altra mi tirava l’orlo della camicia per seguirlo.

«Il tavolo davanti, vai lì, te l’ha preparato la nonna.» Lo seguii e mi sedetti alla tavola rotonda con il nonno Noi già seduto per primo. Il cibo era ben organizzato, erano tutti piatti del sud che avrebbero fatto molto piacere a Pete, ma io non riuscivo a mangiare nulla.

«Mangia! Sono tutti molto deliziosi, sono tutti i preferiti di Pete, salsa di pasta di gamberetti, khua kling, foglie di Riang, khao yam. Mangia.» Nonna Jui mise questo e quello nel mio piatto finché pensai che fosse l’elemosina di un monaco.

«Non puoi assolutamente mangiarli.» Pete guardò il cibo mentre fece una smorfia pensierosa. Aveva ragione. Mi ero seduto e avevo abbandonato il cibo nel piatto con riverenza.

«Oh mio dio, perché non puoi mangiarlo? Provalo. Se vieni a Chumphon senza mangiare cibo del sud, è come se non fossi ancora arrivato. Mi sono svegliata alle due del mattino. Mi sono seduta ed ho fatto io stessa la pasta di curry. Mi fanno male tutte le mani.»

«Ne provo solo un po’.» Dissi e presi un pezzetto di Khua Kling*. Non volevo che Pete fosse imbarazzato perché questa era l’intenzione della nonna.

*[N/T:Il khua kling è un curry piccante e fritto, i componenti principali sono la carne e la pasta di curry rosso in stile tailandese meridionale.]

«No, no, no! Non puoi mangiarlo, Vegas.» Pete cercò di tenermi il polso così non potei mettermi il cucchiaio in bocca.

«Dai Pete, posso mangiare. Non posso offendere tua nonna.» sussurrai a Pete a bassa voce. Pete fece una smorfia e lasciò andare il mio polso. Così presi lentamente il cucchiaio me lo misi in bocca. E quando iniziai a masticare, l’odore della pasta di curry nel mio naso era abbastanza buono, ma la piccantezza sulla punta della lingua mi fece pungere tutta la bocca.

«Bevi dell’acqua…» Pete mi porse un bicchiere d’acqua.

«Oh mio Dio! Ehi figliolo! Gli uomini della città mangiano curry del sud e finiscono in lacrime.»

«Non ha il sapore di quello che ho mangiato con te a Bangkok.» Dissi, rivolgendomi a Pete.

«Beh, quella pasta di peperoncino non è stata resa autentica. Aveva un sapore delicato così tutti possono mangiarla.»

«Non me l’hai detto.»

«D’ora in poi ti proibisco di mangiare qualsiasi cosa. Ecco, lascio Venice con te per un po’. Aspetta un attimo, ti faccio fare una frittata.» Lasciò Venice seduto sulle mie ginocchia e andò immediatamente in fondo alla festa.

«Non piangere, Pete tornerà tra un minuto.» Venice alzò leggermente la testa e mise il broncio prima di voltarsi a guardarsi intorno. Si accoccolò a me, era un periodo in cui noi due capivamo molto bene i sentimenti di entrambi. E poi tutta l’attenzione si concentrò su di me. Nonna Jui e nonna Jiu trascinando le loro sedie per unirsi a me su entrambi i lati. 

Poi conobbi il mio destino ed il conto alla rovescia nel mio cuore iniziò.

«Come ti chiami?» Chiese la nonna usando il thailandese centrale mentre i suoi occhi si concentrarono su di me, fissandomi dalla testa ai piedi.

«Vegas.» Dannazione! Avevo parlato con molti clienti e non mi ero mai sentito così nervoso prima. Perché dovevo essere nervoso? Mi sembrava di essere intervistato sulla prima pagina di un giornale letto da persone in tutto il paese. Non sapevo cosa fare, quindi strinsi Venice in un forte abbraccio.

«Ve… Ve… Ve… cosa? Gas? Va bene figliolo? Gas?» Nonna Jiu sembrò confusa.

«Vegas, il nome di una città.» Sorrisi seccamente. Era vero, non avevo mai incontrato nessuno che mi facesse sentire così intimidito. Neanche lo zio Korn c’era mai riuscito. Avevo anche iniziato a sudare freddo.

«E come si chiama il piccoletto?» Guardai Venice che giocava sul tavolo con i suoi giocattoli e non pensava minimamente ad aiutarmi. 

«Venice.»

«Ve-? Nice? Nice? Ohhh! Strano, difficile da dire.» Nonna Jui scosse la testa e fece un cenno con la mano.

«Di cosa ti occupi?» Feci un respiro profondo, cercando di essere il più cosciente possibile.

«Affari privati.»

«Quali sono i tuoi affari? Come sono? Sono confusa.» Nonna Jiu appoggiò il mento sulla mano, mi ascoltò con un’espressione seria, concentrandosi su di me che ero sotto pressione.

«Uh… vari d’affari. Logistica… Uhm… trasporti, importazione, esportazione, qualcosa del genere.» Non sapevo come disporre le mie parole per renderle il più facilmente comprensibili possibile perché dal giorno in cui ero nato nessuno mi aveva fissato così, facendomi domande personali con tanta determinazione.

«Che tipo di prodotti, figliolo?» Non potevo dire la verità. L’intera isola sarebbe stata di nuovo in preda al panico.

«Beh… un sacco di cose, un po’ di ferro, un po’ di metallo, un po’ di terra.»

«Dove li manderesti, figliolo?» Sbattei le palpebre alla domanda, che mi fece venire l’emicrania.

«Uh…dipende da chi l’ha ordinato.»

«Oh, sì, è un grosso affare.» Nonna Jui doveva avere cento domande su come conoscermi da farmi ininterrottamente.

«Il nome di mio padre è Kan. Il nome di mia madre è Rin.» Non capivo perché lo volessero sapere.

«Oh hey! Da quanto tempo sei amico di Pete? Pete è una guardia del corpo, vero? Come puoi conoscerti?»

«Oh…» mi fermai un attimo, come potevo rispondere, perché quelle domande erano ancora più confuse delle domande dell’esame?

«Nonna Jui! Nonna Jiu! Alzati in fretta.» Pete teneva un piatto di riso e frittata davanti a me e fece alzare entrambi i nonni.

«Sto chiedendo a questo ragazzo come può un gentiluomo come lui essere tuo amico.» Nonna Jui si voltò e guardò Pete.

«So tutto. Non devi chiederglielo.» Non importava quanto Pete cercasse di resistere, non poteva resistere alla nonna Jui.

«Come vi siete conosciuti?»

«Uh…» Guardai Pete per chiedere aiuto. Quando Venice vide Pete, aprì immediatamente le braccia chiedendo a Pete di prenderlo.

«Incontrato per caso. Siamo amici. Sei soddisfatta? Alzati. Nonno aiutami.» Pete si voltò a guardare il nonno che stava fermo, non schierato con nessuno, come se ogni parola che fosse uscita dalla sua bocca in quella vita fosse stata trasferita solo a nonna Jui.

«Continui a dirlo… Dimmi la verità.» Forse nonna Jui mi stimolava troppo o temeva che non potessi comportarmi bene, Pete aveva fatto un respiro profondo prima di presentarmi.

«Questo è il figlio di Khun Kant, fratello minore di Khun Korn Theerapunyakorn. L’ho conosciuto quando lavoravo come guardia del corpo. Quindi è il nipote del capo. Sei soddisfatto?» Pete spiegò a lungo finché nonna Jui non rimase scioccata.

«Oh… Allora perché non me l’hai detto Pete? Eh? Ma è il nipote di Khun Korn? Ti piacerebbe qualcosa di più? Oh, mio ​​Dio! Andiamo a prendere delle bibite e degli snack. Porto degli snack.» Alzai frettolosamente la mano cercando di fermarla.

«Non importa. Va tutto bene, sediamoci.»

«Per favore accetta le mie scuse. Non ti abbiamo affatto accolto… Pete, se mi avessi detto che il nipote di Khun Korn sarebbe venuto, allora avrei potuto organizzare un evento più grande.»

«Può essere più grande di questo?» Chiesi incredulo. Pete una volta mi aveva detto che lo zio Korn aveva aiutato le persone qui. Quindi lo rispettavano e avevano fiducia in lui.

«Vai. L’hai scoperto. Poi alzati e vattene. Darò qualcosa da mangiare a Vegas.»

«Come puoi chiamare il nipote di Khun Korn in quel modo? Non sei affatto educato… mi dispiace a nome di Pete. Gli ho sempre insegnato ma non si è mai ricordato. Lo abbiamo cresciuto noi stessi da quando è nato. I suoi genitori sono morti, ma lui è ben educato e intelligente. Ci ha sempre inviato molti soldi, tutte le persone qui intorno sono gelose. Ho cresciuto mio nipote molto bene.» Nonna Jui fece un timido sorriso, la sua espressione e i suoi modi mi apparvero immediatamente rispettosi. Ma non volevo che fosse così.

«Pete è troppo fortunato. Il suo capo è bravo e si cerca ancora per essere amico di un altro capo. La fortuna è arrivata con il suo destino com’era stato previsto.» Pete, che non riusciva a fermare la nonna, si limitò a scuotere la testa e a tenere Venice, che cominciava ad essere irritabile e a guardare la carta colorata che decorava i pali.

«Previsto cosa?» Quando si trattava di Pete, mi interessai.

«Oh, è passato molto tempo. Quando era appena andato a lavorare a Bangkok ero molto preoccupata per lui. Quindi sono andata da un indovino che ha detto che aveva talento e che sarebbe stato in grado di sopravvivere. All’inizio sarebbe stato un po’ difficile, ma dopo un po’ il suo merito avrebbe attirato la fortuna e avrebbe avuto un grande potere.» 

Dov’era quell’indovino? Assolutamente esatto! Adesso aveva un grande potere su ogni cosa in casa. Tutti noi, io, Macau, Venice e tutti i subordinati, eravamo completamente sotto i suoi piedi. 

«Lavora fuori casa. Si prende cura di noi ma io sono preoccupata solo di una cosa: si tratta di avere una moglie e dei figli. Vedi, ha un bambino in braccio. Dovrebbe essere un padre anche lui. Voglio tenere in braccio i miei pronipoti.»

Potei solo sorridere seccamente e volevo dire che aveva già abbracciato il suo pronipote. Anche se quel bambino non era il vero figlio di Pete, ma lui si prendeva cura di lui come un padre.

«Sì.»

«Quando era a scuola, c’erano molte ragazze che si erano affezionate a lui. Cosa succedeva a San Valentino? Riempiva la casa piena di fiori, di cioccolata, di regali! Il nonno gli diceva di accettarli. A scuola lui era quasi scioccato a morte! E tutti gli adesivi con il cuore!! Le ragazze glieli mettevano sulla testa, sulle orecchie e sugli occhi finché non riusciva a malapena a vedere la strada. Ha il suo fascino, vero? Ma sono triste che non abbia mai portato una ragazza a conoscermi.»

«Oh veramente?»

«Non dimenticare di trovargli una moglie… E il signor Tankhun non è venuto con te?»

«Mio cugino è impegnato.» Dissi così e non sapevo se fosse libero o meno ma chi importava!

«Parlare con il signor Tankhun è divertente. Veniva a parlare con me ogni giorno. Mi è piaciuto parlare con lui e mi sono sentita sollevato dalla mia solitudine. Quando mi sono girata verso di lui, si era già addormentato e russava rumorosamente. È davvero carino.»

Oh! Hai parlato finché Tankhun non si è addormentato? Avevo davvero rispettato nonna Jui. Doveva essere la migliore gente del sud 

«Laggiù, stanno iniziando a ballare. A Khun Noo Tankhun piace molto questa danza! Andiamo. La nonna ti porterà a ballare con fratelli, sorelle, zie e zii. Anche se sei il nipote di Khun Korn.»

«Per favore, prima vorrei mangiare, dopo verrò!.» Indicai un piatto di riso, poi nonna Jui entrò nella sala da ballo con un mortaio nel mezzo.

«Eh… stai bene?» Pete si sedette accanto a me, facendo di nuovo il morto.

«Oh, sto bene… come si chiama?» Mi misi in bocca il riso frittata. I miei occhi si voltarono per guardare anche la danza di RamWong.

«RamWong: ballare intorno ai mortali del sud. Quindi vuoi ballare?» L’espressione di Pete migliorò quando mi vide iniziare a rilassarmi.

«No!! Allora perché mettere un mortaio in mezzo al cerchio?»

«Non c’è alcuna spiegazione a riguardo.» Pete sorrise ampiamente e sospirò di sollievo.

«Oh! Ne dubito davvero.» Anche se mi sentivo a disagio a stare con molte persone, cercai di fondermi nella vita di Pete e in ciò che lo aveva fatto crescere fino ad ora.

«Beh, non lo so. È allestito così. Però penso di sì… Sì! Se non vuoi ballare, o se non vuoi essere costretto a ballare, basta che fai finta di avere mal di testa e torna a casa.» 

Anche se sembrava a suo agio, era comunque preoccupato. Non ero stato sorpreso dal motivo per cui Pete era un tale maestro ed era stato in grado di andare d’accordo con Tankhun. Perché l’ambiente qui era identico.

Intorno alle 21 gli abitanti del villaggio iniziarono ad andarsene gradualmente. Pensai che quello fosse probabilmente il momento più tranquillo, quindi camminai lungo la spiaggia poco illuminata per sentire la brezza marina con tranquillità. Non ero a disagio, solo non avevo familiarità con l’avere molti parenti e divertirmi insieme. Mi sembrava strano ed era molto al di là delle mie aspettative.

Mentre aspettavo che Pete facesse la doccia a Venice e lo mettesse a letto, mi sedetti sulla sabbia, cercando di rilassarmi il più possibile. Ero sia rilassato che felice allo stesso tempo. Stare seduto lì non era diverso da quando ero con Pete, potevo capire perché fosse una persona così brava con un’energia così positiva perché il solo fatto di essere dove stava crescendo mi faceva sentire bene.

«Vegas…» La voce di Pete provenì da dietro, allora mi girai, sorrisi e allargai un braccio invitandolo a venire a sedersi accanto a me.

«Venice dorme?»

«Sì, doveva essere stanco. È stato un lungo viaggio.» Pete si sedette accanto a me e mi mise le braccia al collo.

«Cosa c’è che non va di nuovo?» Chiesi mentre fissavo un lato di lui che non aveva ancora allentato la tensione.

«Mi dispiace.» disse Pete lentamente.

«Ti dispiace per…?»

«Uffa… lo so, Vegas. Non ti piacciono i posti affollati. Non ti piacciono i rumori forti. Non ti piacciono le persone che ti toccano e si agitano con te. So che sei a disagio. I miei parenti sono così. Ho provato a dirti che non dovevi venire… e alla fine… sei venuto. E la mia famiglia sta facendo tutto davvero in grande.» Disse Pete con un’espressione contemplativa, quindi usai la mia mano per spingere la sua testa rannicchiata sulla mia spalla. Anche se temevo che qualcuno ci vedesse, li avevo appena visti ballare e pensai che specialmente Nonna Jui non avesse avuto l’energia per camminare fin da noi.

«Stai pensando troppo a tutto… Non ho detto niente.»

«Sono stressato da molti giorni. Ho cercato di dire a mia nonna che non volevo fare una festa. Non volevo fare una festa. Ma mi ha ascoltato?»

«Eh! É strano se ti ascolta… Così sei stato strano per molti giorni per questo, giusto? Di cosa hai paura Pete? Non ho ancora visto niente.» Lo guardai leggermente, quindi fece rimbalzare la testa sulla mia spalla e fece una faccia seria.

«Sono spaventato.»

«Spaventato da cosa?»

«Come ho detto, temo che sarai a disagio. Temo che sarai nei guai. Temo che non potrai mangiare qua e là… temo che non ti piaccia mia nonna, e temo che non mi amerai più.» Risi al pensiero del mio amante. Così mossi la mia mano per accarezzare dolcemente il suo viso e mi avvicinai.

«Ascoltami Pete… Non riuscirei mai a smettere di amarti anche se questa casa fosse più caotica, anche se la tua casa fosse nella foresta e dovessi arrivarci con grande difficoltà, anche se non riuscissi a mangiare qualsiasi cosa a casa tua, anche se tuo nonno o tua nonna mi odiassero o qualcuno dei tuoi parenti mi facesse qualcosa. Non c’è modo che io smetta di amarti. Non devi preoccuparti. Mi adeguerò a tutto, io farò di tutto per stare con te. Anche se oggi non c’è una frittata e devo mangiare qualcosa di piccante, posso farlo, basta che tu ci sia.» Mi chinai e baciai leggermente la guancia del mio amante.

«Hai ragione… Sono stressato. La vita non è mai stata così difficile e oggi è dura con me.» 

«Non ho avuto nessun problema, Pete. Inoltre, staremo solo tre giorni giorni. Non è affatto un problema. Sinceramente, nonna e nonno sono molto gentili con me. I tuoi parenti erano solo curiosi. Hanno chiesto cose che non sapevano. E l’evento di benvenuto, anche se sembrava un po’ maestoso, è stato bello ed accogliente. Ammetto che non ci sono abituato. A volte sono sembrato imbarazzato perché non riuscivo a stare al passo con tutto. Ma non mi dispiace niente che sia legato a te.»

«Grazie, Vegas.»

«Perché mi dici grazie, sono io che devo ringraziarti. Sono contento di essere venuto per imparare, per sapere dove sei cresciuto, e so che crescerai Venice molto bene.»

«Ugh… ti amo Vegas, cosa non ti sconvolge? Sono stressato.» Pete avvolse le sue braccia attorno al mio collo e si sporse in avanti per toccarmi dolcemente le labbra.

Spostai la mia mano per abbracciarlo stretto intorno alla vita. Noi due saldammo insieme le labbra. Nessuno pensò di guardare indietro, entrambi lasciammo che il cielo, l’acqua, il vento e il suono delle onde fossero i testimoni del nostro amore inesauribile. Perché non importava quanto fosse stato difficile, noi due non saremmo mai stati separati l’uno dall’altro.

«Cosa state facendo, cosa state facendo!» E sembrava che i nostri testimoni dell’amore non fossero solo la natura ma anche… Nonna Jui. Come ero stato sfortunato!

************

Pete ed io ci inginocchiammo davanti a nonna Jui e nonno Noi in mezzo alla casa. Quando Pete mi respinse con forza con gli occhi spalancati, rimase totalmente scioccato. Se avesse potuto correre in mare e nuotare per scappare, l’avrebbe fatto. Ma per me, sentii che prima o poi i suoi nonni avrebbero dovuto saperlo comunque.

«Allora racconta alla nonna cos’è successo, ragazzo!» Nonno Noi mise un ventaglio davanti a nonna Jui tenendo un inalatore davanti a lei.

«Nonna…» Pete si morse forte il labbro. Sapevo che non sapeva da dove cominciare.

«Cosa diavolo avete fatto voi due proprio ora. Dimmi!»

«Io…»

«Io amo Pete.» Decisi di dire sul serio. Non ci sarebbero state scuse e accettare la verità era probabilmente la soluzione migliore. Quando lo disse, nonna Jui sembrò un po’ più debole di prima. Pete si voltò a guardarmi e scosse la testa come se non volesse che lo dicessi. «Amo Pete così tanto… viviamo insieme da un po’ ormai.»

«Dimmi…Vegas.» Disse nonna Jui in dialetto centrale, indicando me e Pete.

«Pete è il mio compagno e io sono il compagno di Pete.» Il mio tono era rimasto coerente con un viso che guardava sinceramente i due nonni.

«E il lavoro di guardia del corpo?» La nonna si voltò per chiedere a Pete e lui fece un respiro profondo e parlò.

«Mi sono dimesso dalla famiglia principale, nonna.»

«Vai a diventare sua moglie così… e poi Pete. Che farai, nipote?»

«Ho aiutato Vegas a occuparsi degli affari domestici e… a crescere il bambino.» disse Pete a bassa voce.

«Bambino?… Quel piccolo… Ahi! Da quale buco è uscito? Pete, sei un uomo. E Gas… Gas, qualunque cosa sia è anche un uomo. Oh… potrei sentirmi di nuovo debole.» Nonna Jui inspirò pesantemente dall’inalatore.

«Nonna, mi dispiace…»

«Quando vi siete innamorati l’uno dell’altro? Cos’è successo? O siete stati costretti? Eh! Pete!» Nonna Jui parlò di nuovo in tono del sud. Non riuscivo a capire cosa avesse detto questa volta, ma quando sentii la risposta di Pete, feci un sorriso.

«Amo Vegas! Lo amo tanto!» Pete rispose con la mia stessa intensità. Il viso che all’inizio non osava incontrare gli occhi dei suoi nonni, si alzò e li fissò con serenità. Il nonno e la nonna rimasero in silenzio, guardando entrambi, me e Pete alternativamente prima di sospirare profondamente.

«Lo ami davvero, vero?»

«Sì!» rispose Pete.

«Sappiamo che due uomini possono amarsi. Il mondo cambia ogni giorno più velocemente e non riesco a stare al passo, P’Noi! Uffa! Ma va bene. Se mi chiedi se sono arrabbiata, sì, certo. Ma se Pete ha scelto…» La nonna tese la mano per toccare affettuosamente la testa di Pete. «Io amerò chiunque lui ami.»

«Nonna…» chiamò Pete con voce tremante e andò dritto ad abbracciarle forte la vita.

«Dai, Pete ha fatto molto per noi, P’Noi. Qualunque cosa lo renda felice, lascialo andare.»

«Oh, bene, nipote. A noi non importa niente.» Il nonno strofinò la spalla di Pete e disse con voce gentile. Raccolsi tutto il coraggio che avevo per inchinarmi ai piedi del nonno e della nonna con determinazione, tenacia e rimorso per il male che avevo fatto a Pete.

«Chiedo perdono per il male che ho fatto a Pete… Mi prenderò cura di lui d’ora in poi.» Mi misi la mano sul petto finché la nonna mi sorrise e mi fece un cenno del capo.

«Ehi… Pete! Smettila di piangere! Hai un marito. Comportati bene. Smettila di piangere. Che idiota che sei!» Pete tenne la testa bassa, pianse e affondò la testa nel petto della nonna.

«Nice… Nice… Da quale buco è uscito? Sono curiosa. Rispondimi chiaramente.»

«É una lunga storia… te la racconterò dopo. Ma d’ora in poi Venice è il vostro pronipote.»

«Oh, un pronipote così carino! Sono così pazza di lui. E portalo a trovarmi spesso, non una volta all’anno.»

«Sì.» Pete e io rispondemmo all’unisono.

«La prossima volta, dovresti dargli un nome semplice. Nice… Nice cosa? Che nome è? Non riesco a dirlo bene!»

Durante i tre giorni in cui ero stato lì, i nonni di Pete ci avevano accolto molto calorosamente. Mi trattavano come un nipote e, soprattutto, sembravano amare moltissimo Venice. Anche se c’erano molte domande che infastidivano entrambi, potevo sentire che entrambi credevano in Pete e rispettavano la sua decisione senza alcun dubbio. Pete era cresciuto bene, circondato dall’amore di suoi nonni. Quel posto era pieno di comodità e nonostante il caos era così caldo e accogliente che avevo imparato per la prima volta il vero significato di ‘Famiglia’. E comunque, avrei portato spesso lì Pete e Venice per soddisfare il loro amore e avremmo per sempre vissuto felici e contenti…

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9 Commenti
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ENRICA

Ma fisce così la storia di vegaspete??

Laura

Beh si! felici e contenti!

taty

Amori bellissimi!!! La famiglia di Pete allegra e gioviale e un po’ pazzerella stile la mia famiglia, quando rientrato dall’estero, era festa grande!! Imbarazzo a nastro logicamente ahahaha, ma era bello! E sono felice che anche loro abbiano una famiglia così calorosa e amorevole che li accetti per quello che sono, e tipico che i nonni alla parola pronipote non capiscano più un tubo!! E’ sempre così!! ahahah Belli belli!!!! Ps Vegas non è stato fortunatissimo con la sua famiglia biologica ma con Pete e Venice e i nonni di Pete e il villaggio intero a sto punto ahaha(contiamo pure quelli) credo che possa vivere felice. Lo spero per tutti e tre!!! Smakkk ciaoooo

Tammy

Oh Vegas oh Pete ci avete portato dolore , rabbia e ora tanto amore .se è un finale è un bellissimo finale.🥰🥰🥰

Anna

Ma quanto è bello questo capitolo!!!!?!!Sono entusiasta. La serenità di Vegas rAggiunta grazie all’amore di Pite è qualcosa che ti riempie il cuore!È proprio vero che è l’amore che fa una famiglia! Credo che Venice con questi due papà innamorati, crescerà proprio bene

Simax81

avrebbero dovuto scrivere un intero libro su loro. Grazie per la traduzione. Adorati fino all’ultimo.

Nadia

Sono molto contenta che abbiano dato una fine anche alla loro storia e vi ringrazio tantissimo per le traduzioni <3

Toniolo Francesca

Questo capitolo è bellissimo!!!! Pieno d’amore e tenerezza!!! Vegas ne aveva davvero tanto bisogno!!! Mi è piaciuto tantissimo!!❤

Loredana

In capitolo bellissimo che fa intravedere come sarà il futuro di Pete e Vegas…..
Pieno di felicità 😍😍😍😍

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