EN OF LOVE MECHANICS 2 – CAPITOLO 18

-Mark Masa  –

Ploy Napas: [ Vee sono incinta. ]

Ploy Napas: [ non so cosa fare… ]

Ploy Napas: [ non so con chi parlare. ]

Ploy Napas: [ Mi dispiace di averti inviato questi messaggi, in questo modo…]

Ploy Napas: [ Ma non ho davvero nessuno. ]

Quelli erano i messaggi ricevuti da Vee su LINE ed io alzai il mio sguardo su di lui senza sapere cosa dire. Rimanemmo in silenzio, nemmeno una parola uscì dalle nostre bocche, solo i nostri occhi che si guardavano l’un l’altro, ma non sapevo dire quante e quali emozioni vi fossero in essi. Confusione, sconcerto, simpatia… Non sarebbe stato così strano se si fosse trattato di qualcun altro. Non mi sarebbe dispiaciuto se non fosse per Ploy. Per il nuovo fidanzato era normale essere allarmato quando si trattava dell’ex del suo compagno, anche se i due si erano lasciati da molti anni, quella era una persona che aveva avuto un posto speciale nel cuore di Vee prima di me. Avevo anche in visto quanto si amavano in passato.

“Mark.” La voce di Vee sembrava ancora più roca del solito. Nel chiamarmi si era voltato lentamente e mi aveva passato il telefono.

“Vee …”

“Cosa dovrei fare?” Vee si lasciò andare sulla sedia. Il polso che spesso avevo stretto era diventato bianco tanto stava stringendo la mano in un pugno.

“È il bambino di Ploy…”

Ploy Napas: [ non vanno bene le cose a casa di Ton. ]

Ploy Napas: [ Vuole che me ne sbarazzi. ]

Ploy Napas: [ come posso farlo? ]

“Accidenti!” Vee imprecò ad alta voce. Tutto quello che potevo fare era tacere. Dopo un po’ alzò la testa per guardarmi. Una bella mano si allungò ed io mi avvicinai lasciandomi abbracciare liberamente.

“Torniamo in camera.” dissi dopo averlo abbracciato, con la testa nascosta nel mio stomaco. Vee rimase in silenzio per un po, prima di annuire gentilmente.

Quando lasciammo il suo ufficio tra noi regnava ancora il silenzio. Vee era confuso e non sapeva cosa fare da solo. Quanto a me, stavo ancora pensando al messaggio di Ploy. Mi dispiaceva per lei ovviamente quando rilessi i messaggi, provai pietà e simpatia, anche se lei era qualcuno con cui una volta ero stato arrabbiato, qualcuno che non mi piaceva, eppure in quel momento ero molto empatico nei suoi confronti. Quanto lo avrebbe fatto allora Vee dal momento che un tempo l’amava?

“Cosa devo fare? Perché tutto questo non sembra avere fine?” Non intendeva Ploy, ma stava parlando della loro storia, dei suoi sentimenti e del perché tutto non poteva semplicemente finire in un modo in cui tutti noi potessimo essere felici e contenti. Sì, anche io la pensavo allo stesso modo. I nostri pensieri erano gli stessi. Perché proprio quando eravamo felici, Vee doveva essere coinvolto e pensare a qualcun altro? Qualcuno che era stato importante e che aveva avuto un ruolo importante nella sua vita.

“Voleva solo parlarne con qualcuno.” dissi prima di avvicinarmi alla persona seduta sul letto.

“Lo pensi davvero?” Vee inarcò un sopracciglio.

“Beh, questo è quello che ha detto. Ha anche detto che non ha nessuno.”

“Allora perché devo essere io?” Chiese Vee abbassando la testa per guardarsi le mani.

“Rispondile solo per un po’.” dissi prima di allungargli il telefono, ma lui si limitò a guardarmi.

“Non senti niente, Mark?” Chiese di nuovo.

“Io…”

“Mi dici di parlarle, non provi niente?” Provare? Cosa avrei dovuto provare esattamente? In quel momento non stavo soffrendo, non ero arrabbiato. Non sapevo bene quali fossero i miei sentimenti. Cercavo di mantenere a freno la mia mente, ma in quel momento sembrava che ci fosse una mano invisibile che mi stava tirando verso il basso, e che se non avessi resistito, avrei lasciato che quella mano mi trascinasse a fondo con lei.

“Mi sento come te. E’ per questo che ti ho detto di rispondere.”

“Cosa intendi? Ci siamo lasciato da molto tempo.” Mi disse.

Ploy Napas: [ non ho nessuno. ]

Ploy Napas: [ Vee, non sono pronta. ]

Vee Vivis: [ e allora cosa farai? ]

Mentre rispondeva le sue belle dita tremavano più del solito quando lo vidi scrivere quel messaggio. Vee alzò lo sguardo verso di me, e io mi avvicinai a lui, appoggiando la mano sulla sua ampia spalla che sembrava contrarsi un po’.

Ploy Napas: [ me ne sbarazzerò.]

“Vee…”

“Cazzo …” Imprecò Vee mentre io ero ancora stupito dalla sua risposta.

“Vee …” all’inizio avrei voluto che lui rispondesse per darle sostegno morale, per darle la forza di combattere, ma vedendo la risposta, il mio cuore si strinse.

“Io … vorrei chiamarla.”

“Sì.” risposi prima di prendergli la mano.

[Vee…] 

Una voce tremante rispose alla chiamata di Vee. Messo il vivavoce, Vee poi mi tirò giù per sedere sulle sue ginocchia, prima di mettermi un braccio intorno alla vita e prima di tenere il telefono in mezzo a noi.

“Chi lo sa? L’hai già detto ai tuoi genitori?”

[Ho troppa paura per dire qualcosa. Solo la famiglia di Ton lo sa. Ne hanno già parlato tra di loro, ma a lui non sta bene Vee.]

“…”

[Ton non lo vuole.]

“E tu?” Chiese abbracciandomi forte.

[Non posso averlo.]

“Fanculo!” Imprecai per sbaglio ad alta voce e dall’altra parte proruppe il suono di un pianto disperato.

[Vee sei con Mark?]

“Si.” Rispose.

[Mi dispiace di averti disturbato, sono solo nel panico. So che sbaglio, ma non ho nessuno Vee. Non voglio più esistere.]

“Ploy. Ploy devi calmarti.”

[Questo è ciò che mi merito giusto?] La voce che prima era calma ora parlava tra i singhiozzi mentre dava tutta la colpa a se stessa.

“Ploy, Ploy calmati.” Disse di nuovo Vee con calma, prima di fare un respiro profondo e di rilasciarlo con violenza.

[Sono sincera, Vee mi manchi.] 

Il mio cuore prese a battere forte quando sentii quelle parole. Erano vere, potevo dire che le mancava Vee. Potevo sentire che era sola e che non le era rimasto nessun altro.

“Dove sei? Vengo a trovarti.” Quello era esattamente quello che avrebbe fatto una persona come lui. Avevo immaginato dall’inizio che l’avrebbe fatto e non lo avrei biasimato. 

Ero d’accordo, ma nel mio cuore, sapevo che tutto ciò mi avrebbe fatto molto male.

Il mio cervello mi diceva che non aveva niente a che fare con noi, che non dovevamo essere coinvolti in quella storia. Avremmo dovuto lasciare che Ploy se ne occupasse da sola. Inoltre, lei era l’ex di Vee, quindi lui non avrebbe dovuto essere coinvolto. Avrei dovuto proibirgli di andare, ma il mio cuore ed i miei sentimenti stavano andando contro il mio cervello.

Nel mio cuore riuscivo a capire come si sentisse Vee perché i miei sentimenti erano gli stessi. Non avrebbe voluto essere coinvolto, ma sarebbe andato da lei. Inizia a provare sempre simpatia e pietà per lei, dimenticandomi di tutte le altre emozioni. Ero talmente confuso che non riuscivo nemmeno a riordinare i miei pensieri. Per Vee era lo stesso e in quel momento stavo camminando sull’orlo del baratro, indeciso sul vietargli di andare o meno.

“Vee.”

“Starò via per poco, non ti dispiace vero?” Cosa avrei potuto dire? Lo sguardo nei suoi occhi mostrava quanto fosse preoccupato. Quello che non sapevo era se fosse per la madre o il bambino, ma in ogni caso era chiaro che era preoccupato. Avrebbe potuto parlare come se non gli importasse o non volesse essere coinvolto, ma i suoi occhi dicevano diversamente.

“Potresti non andare?” Alla fine parlai poco prima che aprisse la porta per andarsene.

“Io…”

“Il tuo lavoro non è ancora finito.” dissi guardando il mucchio di lavoro che il suo amico gli aveva affidato.

“Io…”

“Sei preoccupato per lei?” Chiesi mentre mi avvicinai alla persona che aveva una mano sulla maniglia della porta e che si preparava ad uscire. La porta era già leggermente aperta, solo un altro po ‘e lui sarebbe uscito.

“Ecco, lei è …”

“Qualcuno che amavi?” Dissi guardando la sua mano bianca sulla maniglia, prima di annuire a me stesso.

“Mark, io solo …”

“Ed io?” Ero colui che diceva di amare.

“Tu sei la persona che amo, lei non potrà mai reggere il confronto con te.”

“E nonostante questo andarai comunque da lei?”

“Potrebbe farsi del male Mark. Potrebbe uccidersi. Non riguarda solo lei, ma anche il bambino. Non posso lasciarla andare.” 

Capii. Compresi quanto seria fosse la situazione e che lei aveva bisogno di sostegno. Ma perché doveva essere proprio Vee? Se fossi stato io al suo posto, come avrei potuto trattenermi se in gioco vi fosse stata la vita di qualcuno? Avrei davvero usato il suo amore per me per proibirgli di andare?

“Si.”

“Vieni con me.” La sua mano afferrò la mia e mi tirò delicatamente a sé.

**************

Ploy viveva piuttosto lontano da dove eravamo noi. All’epoca vivevamo in due provincie diverse del paese, ma Vee avrebbe guidato a lungo per andare a incontrarla. Presi posto sul sedile accanto a lui, non sapendo cosa dire. Non c’era niente nella mia testa, il mio cervello era privo di qualsiasi cosa, sapevo solo che quella situazione era seria e che non mi piaceva la strana sensazione che provavo. Mi voltai a guardare Vee che ancora non si era rilassato nemmeno un po’, la sua bella bocca che digrignava fino a quando divenni preoccupato per le sue labbra morbide.

“Vee.”

“Uhm?”

“Cosa le dirai?” 

“Non lo so, ma non può semplicemente sbarazzarsi di questo bambino.” 

Ploy non riusciva a sbarazzarsi del bambino. Avrebbe fatto del male a se stessa e di conseguenza al bambino. La pensavo come lui, ma andare ed incontrarla di persona… come sarebbe stato?

Loro due si erano lasciati ormai da parecchio ed io avevo un ruolo nella sua vita da molto tempo. La direzione del nostro amore e dei nostri obiettivi di vita felice insieme stava iniziando a prendere forma, ma quella storia era come se li stesse interrompendo. Sarei stato in grado di lasciarla andare, ma sapevo anche Vee non poteva. Pensava ancora di non averle concesso abbastanza tempo, proprio come io continuavo a pensare di averglielo portato via. Se tutto ciò era stato uno sbaglio, lei non era stata la sola a sbagliare, ma anche noi eravamo coinvolti.

Se avessi lasciato andare quella faccenda, probabilmente il mio cuore sarebbe stato nero come tenebre, ma se mi fossi fatto coinvolgere, già sapevo, che avrebbe potuto rompersi in mille pezzi.

“Sono d’accordo.”

“Quindi mi hai capito, vero?” Il suo bel viso si voltò a chiedermi e vidi l’ansia attraverso i suoi occhi.

Anche se non mi sentivo bene annuii comunque.

Non sapevano dove avevano deciso di incontrarsi, ma quando entrò in un parcheggio, una volta parcheggiata l’auto, Vee si voltò a guardarmi come per chiedere la mia fiducia ed in quel momento quella era l’unica cosa che cercavo disperatamente di dargli.

Si avvicinò a Ploy che seduta stringeva il telefono. Lo seguii silenziosamente e non appena lei ci vide, no, non appena vide Vee, si alzò e gli afferrò la mano, tirandolo a sé come se lo stesse aspettando da molto tempo; proprio come se lui fosse stato l’unico in quel momento, o forse lo fosse sempre stato, nel suo cuore. Avrebbe potuto esser vero, anche se era solo una minima possibilità, potevano ancora essere nei cuori l’uno dell’altro. Io ricordavo ancora tutti i miei ex, ma non avevo mai avuto la possibilità di tornare ad amare uno di loro o chiunque altro, ma per loro due forse non era così.

“Vee…” la voce dolce tremava, esattamente come al telefono tre ore prima. Quella volta, sebbene fosse più chiara, lo sguardo nei suoi occhi era così limpido che non osai interromperli.

“Devi calmarti.” Disse Vee afferrandole la mano e stringendola dolcemente in segno di incoraggiamento.

“Non so cosa fare. Soprattutto, non sono pronta.” La sua voce sembrava debole e la guardai con compassione.

“Da quanti mesi?”

“Due.” Disse Ploy alzando gli occhi per guardarlo.

“E dov’è Ton?” Chiese Vee.

“Se me ne sbarazzerò posso restare a casa tua?”

“Ploy! Stai pensando prima di parlare?” Chiese Vee con la voce seria, esprimendo chiaramente tutto il suo disappunto.

“Io non voglio averlo.”

“Ma è tuo figlio, sei tu quella che è rimasta incinta.” Vee disse aspramente.

“Non volevo.”

“Vee parlarle con voce più bassa sarebbe meglio, vero?” Mi avvicinai a loro perché le loro voci in costante aumento stavano iniziando ad attirare gli spettatori.

“Questo non ha niente a che fare con te. Non c’entri nulla in questa storia quindi non puoi parlare.” Ploy si voltò a guardarmi, il suo sguardo era duro, mi stava guardando con un odio tale che vedendolo non riuscii nemmeno più a pensare.

“Capisco.”

“Capito? Dici di capire, ma sei qui solo per peggiorare le cose, non è vero?”

“Ploy!”

“Perché sei venuto con Vee? Sei venuto per dimostrare a chi appartiene? Hai paura che me lo riprenda indietro nello stesso modo in cui tu me lo hai portato via? Sei qui solo per farti beffe di me che sono in questo stato? Non è così?” Mentre Ploy parlava continuò ad  avvicinarsi a me, così ad un certo punto mi fermai e lasciai che mi raggiungesse con i suoi attacchi e le sue lacrime.

“Ploy! Ploy adesso basta!” Vee le afferrò il braccio, gridando forte mentre la tirava indietro verso di sé. Alla fine Ploy si zittì, prima di lanciare silenziosamente un grido.

“Non posso essere arrabbiata? Non posso più farlo Vee? Eh?”

“Ploy.” Vee la strinse in un abbraccio, stringendo il suo corpo debole contro il suo petto. I suoi begli occhi mi guardano allo stesso modo in cui io guardavo loro.

Mi trattenni, non perché non fossi arrabbiato per essere stato accusato in quel modo, ma non ero lì per peggiorare le cose. Non ero nemmeno là per mostrare la mia proprietà. Ma anche se fosse stato così, non mi era forse permesso? Vee mi apparteneva. La persona che Ploy stava abbracciando era mia. Vee non era suo e non lo era da molto tempo.

“Aspetterò in macchina.” dissi.

“Mark!” Vee gridò il mio nome, ma dopo aver fatto un passo verso di me, venne trattenuto da qualcun altro.

Solo perché era una donna, perché era debole, solo perché era incinta, lui non poteva semplicemente allontanarla via e seguirmi. Capivo che quello era un grosso problema. Capivo che fosse abbastanza pesante per una donna così giovane, che probabilmente era difficile da accettare, ma ad essere completamente onesti, erano stati lei e Ton a causare quel casino. Cosa c’entrava Vee? Cosa aveva a che fare tutto quello con me? Ecco ciò che mi passava per la testa, ciò che il mio cervello filtrava e mi diceva di gridare. La persona che era lì, però, era Vee. La persona che mi stava guardando negli occhi era Vee, che mi stava implorando di provare pietà e pena per Ploy, ma la persona ad essere abbracciata, era sempre Vee.

La persona che amavo.

Quando si trattava di Vee, il mio cervello non funzionava. Quanto bene stava il mio cuore se continuava a battere così?

“Ragazzi, parlate un po’, io aspetterò da un’altra parte.” ripetei.

“Resta con me.”

“No.” Scossi la testa.

“Mark!”

“Vee, mi dispiace, ma davvero non voglio stare da sola.” Disse Ploy allontanandosi dal suo petto.

“Puoi restare ed essere sua amica.” dissi.

“Mark.”

“Vado ad aspettare in macchina.”

Chiunque avrebbe potuto pensare che in quel momento fossi sarcastico, o forse che lo stavo  facendo perché ero arrabbiato, ed era vero, sapevo di esserlo. Ero così arrabbiato con Ploy, ma non ero sarcastico. Se lo stare con me per due anni non gli aveva fatto dimenticare l’amore che aveva provato per lei, doveva andarmi bene, potevano essere amici, non avevo problemi con quello. Nel mio cuore, la mia unica richiesta era che alla fine Vee tornasse da me e che i suoi sentimenti fossero solo per me. Anche se si erano amati prima, ora era diverso, Vee amava anche me.

Avrei dovuto avere più fiducia in me stesso, ma dovevo anche allontanarmi da loro prima di diventare ancora più arrabbiato di quanto già non fossi. Pensavo davvero che se non me ne fossi andato, sarei diventato furioso fino al punto in cui sarei andato di fronte Ploy per urlarle di arrendersi e scomparire. Non ero una persona molto calma, non ero il tipo di persona che avrebbe accettato di rimanere calmo, permettendole di parlarmi ancora quel modo. Un’altro sbaglio che era stata lei a commettere, intenzionalmente o meno, lo aveva fatto.

Come aveva potuto accusarmi di non poter capire?

Solo perché ero un ragazzo e non potevo rimanere incinta, quello significava che non riuscissi a comprendere i suoi sentimenti?

Lo trovi divertente, Ploy? Tu che non sei la sua compagna, tu capisci come io mi possa sentire in questo momento? 

Davvero capiva quanto io mi stessi sforzando solo per poter lasciare che Vee stesse con lei in quel modo? Quanto mi stava costando venire a patti con la realtà e accettare di vederlo immischiarsi in quelle sciocchezze? Solo perché lei avrebbe avuto un bambino, che non voleva nemmeno. Non ne aveva idea eppure stava accusando me di non capire?

Se davvero non capissi credi davvero che lascerei che Vee ti abbracci in questo modo?Accidenti!

Buzz

[Continui a rispondere al telefono rimanendo in silenzio. Quando torni?] Chiese il ragazzo dall’altra parte, Win che stava chiamando dal telefono di James.

“Domani.” Risposi. Ero arrivato da Vee sabato, ma dovevo rientrare domenica a mezzogiorno perché il lunedì successivo avevo un test.

[Sarai in grado di cancellare la coda così posso venirti a prendere?]

“Ci sono molte code.” Risposi ancora.

[Cosa c’è che non va? Sembri stanco.] La voce di James arrivò come un fulmine e dovetti chiudere gli occhi e rilassare il mio respiro. Il mio amico, che conoscevo dai tempi del liceo, poteva capire anche solo sentendomi parlare con un tono diverso, anche se non sapevo che tono avessi usato per rispondere, ma mi conosceva bene e lui era come la mia seconda madre.

“Niente.”

[Sta mentendo.] Win ribatté finché non dovetti chiudere gli occhi.

“Ho prenotato un volo per tornare domani, tornerò giusto in tempo.”

[Stai litigando con Vee.]

“Non stiamo litigando.” Era vero. Io e Vee non stavamo litigando tra di noi, ma perché Vee doveva essere così? E perché io dovevo essere così?

[Cosa ha fatto questa volta?] Chiese subito con voce dura James.

[Vuoi che veniamo a prenderti?]

[Sì! guideremo, verremo fino là e ti riporteremo indietro.]

“Ragazzi, dovete calmarvi, non ha fatto niente.” Parlai quando iniziarono ad alzare il volume.

[Dovrei crederti?]

“James…”

[È qualcosa che riguarda te, Mark.] Disse, facendomi sgorgare le lacrime.

“Non posso ancora parlarne…”

[Come sarebbe? Perché non puoi dirmelo prima di farne un grosso problema.]

[James aspetta solo che torni.]

“Cerchi di fare il simpatico perché lo vuoi sapere anche tu?” Scherzai rivolto a Win.

[Oh! cosa intendi? Perché hai bisogno di tenerlo così ben nascosto? Sai che James si prende cura di te.] Rispose Win.

“Sì, più tardi ve lo dirò.” Promisi.

[Riguarda te, eppure non puoi dircelo. Mark?] gli chiese Win. Guardai fuori dall’auto e vidi Vee e Ploy che camminavano verso di me.

“In realtà non si tratta di me.” dissi.

[Oh!]

“Va bene. Domani vieni a prendermi all’aeroporto, ok?”

[Sì signore.]

[Ha già riattaccato?] Sentii James chiedere.

[Sì, immagino che sia venuto suo marito.] Sentii prima che la linea cadesse. Sorrisi e risi dei miei amici. Qualunque cosa stessero facendo, entrambi si sarebbero presi sempre cura di me. Riuscivano ancora percepire quando qualcosa non andava.

“Pazienta un altro po’ Mark, accompagneremo prima Ploy.” Vee disse aprendo la portiera accanto al sedile del guidatore.

“Dove?” Chiesi di rimando.

“A casa mia.”

“E puoi stare da sola? O devo lasciare che Vee rimanga e sia di nuovo tuo amico?”

“Mark …” Sospirai dopo aver parlato con noncuranza in quel modo sarcastico. Ma non potevo davvero farci niente, più vedevo il viso stanco di Vee e la sua totale mancanza di energie, più volevo gridare ogni singola frase che stava passando per la testa.

“Va tutto bene. Mi dispiace davvero per prima.” disse Ploy e io guardai nello specchietto retrovisore. Stabilito un contatto visivo con lei, potei vedere che se ne era davvero pentita. I suoi occhi erano molto più rossi e gonfi di poco prima.

“Va bene.” Risposi.

Riaccompagnammo Ploy al suo condominio. Ci assicurò più volte di poter restare da sola, ma nessuno dei due ci credeva.

Pensava forse che avrei lasciato che Vee salisse con lei, in casa sua? No, non lo avrei mai fatto Se lui voleva riaccompagnarla fino alla porta, allora sarei andato anch’io, anche se lei non mi aveva invitato.

“Ho già detto a Ton di venire.” Disse Ploy, sembrava essersi calmata molto. Sembrava pronta a parlare e ad ascoltare molto più di prima.

“Sì, parlate seriamente l’un l’altro.” Disse Vee.

“Ma sembra che comunque non sarà d’accordo.” Ploy disse abbassando la testa sconvolta.

“Allora te ne sbarazzerai come ha detto lui? Te lo ripeto, c’è di mezzo la vita di un bambino.” 

“Ma io non lo voglio.”

“Sì, anche io non lo voglio.” Il suono di una voce dalla parte anteriore della stanza ci fece voltare tutti. La persona che avevo visto una volta ad un bar quella volta era lì di fronte a me.

“Ton.”

“Avevi bisogno di portare il tuo ex marito con te, non è così?” Chiese Ton avvicinandosi.

“Ton, non è così, io …” Ploy si alzò lentamente, i suoi occhi rossi e gonfi ancora una volta si riempirono di lacrime, protese le sue mani tremanti per trattenergli il braccio, ma lui la spazzò via e si voltò a guardare Vee.

“Questo è mio o è tuo figlio?”

Il suo di un pugno bel assestato al volto di un uomo ruppe il silenzio che seguì quella domanda.

Non fu Vee, ma io. Sferrai un forte pugno al bel viso di quella persona alta. Ton si voltò a guardarmi con rabbia, ma non era neanche lontanamente la stessa rabbia che provavo io in quel momento. Era stato lui a concepire quel bambino.

“Ton!”

“Ploy torna indietro.” Disse Vee, prima di avvicinarsi per afferrarmi il braccio, che tremava. Tutto il mio corpo tremava. Mi tirò a sé avvolgendo le sue braccia intorno alla mia vita.

“Perché sei qui e ti fai coinvolgere in questa storia.” Ton mi si avvicinò e mi spinse, ma avevo Vee che mi sorreggeva e che mi abbracciava.

“Cosa hai appena detto? Come fai a parlare così?” Chiesi, volendo avvicinarmi per prenderlo di nuovo a pugni, ma Vee continuava a tenermi stretto.

“Beh, come faccio a saperlo? Succede qualcosa e lei chiama automaticamente il suo ex per mettersi in mezzo. Se stanno ancora scopando, allora quel bambino non è mio.”

“Lo dici perché non vuoi avere un figlio, o la pensi davvero in questo modo?” Chiese Vee. 

Non so che tipo di espressione stesse facendo, ma guardando negli occhi di Ton, lui non sembrava affatto sicuro, non perché fosse un debole, ma aveva paura. Solo uno sguardo però ed i suoi occhi tornarono a essere quelli di chi cercava guai.

“Beh, se non è vero, perché avevi tanta fretta di arrivare qui?”

“Ton lui è mio e non lo lascerei mai andare a fare qualcosa del genere.”

“Stai zitto. Come fai a saperlo? Come un ragazzino come te potrebbe capire cosa ci sia tra  le persone che prima scopavano…”

“Stai zitto. Smettila di parlare in questo modo altrimenti vattene. Puoi dire quello che vuoi, ma non puoi rivolgerti a mia moglie in questo modo, fottuto stronzo.” Vee disse a quella persona alta, prima di tirarsi indietro come se stesse per prendere a pugni Ton. Riuscii a fermarlo in tempo, perché se Vee si fosse precipitato su di lui, non avrei potuto dire come sarebbe andata a finire.

“Violento …” disse Ploy singhiozzando piano di nuovo.

“Sta zitta Ploy!” Ton le urlò contro e lei si morse il labbro cercando di trattenere il pianto mentre mi guardava con i suoi occhi rossi.

“Ton sei un fottutto stronzo!.” Non so quante imprecazioni uscirono dalla mia bocca, ma nessuna grezza espressione era abbastanza per esprimere veramente i miei sentimenti. Ero così arrabbiato con entrambi. E poi ero arrabbiato con me stesso anche solo per essere andato lì.

“Io? Se voi ragazzi non foste stati infedeli, lei non sarebbe venuta a cercarmi e non sarebbe finita così.”

“E allora? Perché hai bisogno di parlare di cose del passato proprio adesso? Cosa farai del bambino di cui l’hai messa incinta?” Disse Vee.

“Non lo voglio. Ho già detto come la penso.” Ton rispose e Ploy scoppio in un pianto disperato.

“Se vuole tenerlo, non firmerò il certificato di nascita. Se qualcuno vuole fare qualcosa di diverso, faccia come gli pare.” Disse guardando Ploy.

“Sei così dannatamente irresponsabile. Sei un tale codardo.” Continuò Vee.

“E allora? Non lo voglio e anche lei non lo vuole, quindi ce ne sbarazziamo. Perché avete bisogno di essere coinvolti?”

“Fanculo! Allora lo prendo io.”

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