ECLIPSE – EP. 5 CAPITOLO 5

Siding Spring

Normalmente Akk non guidava da solo. Anche se suo zio e i suoi amici insistevano e suo padre gli aveva dato il permesso. Ma come qualsiasi altra cosa, lui era fedele alla legge. Il codice della strada era legge e a quell’età non aveva ancora il permesso di guidare un’auto.

Ma in quel momento era diverso. Oltre al fatto che Wan era scomparso, Khan lo aveva chiamato dicendo che non si sentiva bene e che non sarebbe riuscito ad aiutarlo come il giorno precedente. Non aveva avuto neanche il tempo di chiedergli cosa fosse successo il giorno prima. Alla fine, la chiamata era stata interrotta bruscamente.

Così aveva dovuto chiedere in prestito l’auto dello zio fin dal mattino, fingendo di andare alle lezioni private come al solito. Ma la verità era che si sarebbe nascosto di nuovo di fronte alla casa di Ayan, sperando che uscisse di nuovo.

Conducimi al tuo importante segreto!

Aspettò per più di un’ora, la sua vecchia auto non era molto veloce e guidava verso nord lungo la strada Chonburi-Pattaya, diretto verso l’università vicino a Bangsaen.

Chiedendosi quale potesse essere la sua destinazione e quale fosse il suo vero obiettivo, il giovane ragazzo cercò di riorganizzare le informazioni che aveva raccolto il giorno prima dalla gente del villaggio, soprattutto dall’uomo che vendeva il riso.

«Nong Aye ha detto di non poter continuare a studiare nella vecchia scuola perché continuava a pensare alla morte di suo zio. Quindi ha deciso di trasferirsi alla Suphalo per smettere di essere triste.»

«Suo zio è morto di recente?» aveva chiesto Akk per essere sicuro.

In quel momento, la persona interrogata scosse la testa. Lasciando la paletta che stava usando per mescolare il piatto di maccheroni appena ordinato e iniziò a contare con le dita: «Non molto. Sono passati otto o nove mesi, so che si era impiccato. Ancora oggi non si sa il motivo.»

«Lavorava al liceo Phrarot? Deve essere stato così straziante da non poter più sopportare di rimanere lì.»

«Non proprio, suo zio è morto prima che Nong Aye si trasferisse lì.»

«Oh!» Il ragazzo che ascoltava iniziò a essere confuso: «Quindi è come se si fosse appena trasferito lo scorso semestre?!»

«Si.» L’altro annuì con con sicurezza: «Prima di allora, Nong Aye frequentava regolarmente il liceo Sriracha.»

«Si era appena trasferito lo scorso semestre. Perché si è trasferito di nuovo alla Suphalo?» La domanda sembrava più una provocazione che un’auto-analisi.

«Non lo so. Siete fidanzati, perché non glielo chiedi tu?»

L’analisi subito si ribaltò: «Ehi, ti ho detto che non sono il suo ragazzo!»

«Che sia vero o no, perché ti importa così tanto? O forse non lo sei ancora, ma vorresti esserlo?»

«No-non-voglio!»

Questo era quello che aveva concluso finora.

Strano. Ci era voluto molto tempo. C’erano molte persone con cui conversava, ma Ayan non aveva mai rivelato dettagli precisi sulla sua vita. Tutto sembrava vago, sfocato e inconcepibile.

Ma ovviamente, il ragazzo che gli era stato seduto accanto per due settimane aveva notato diverse cose che non avrebbe mai immaginato. 

Perché è così triste? Qual è la causa di tutto questo? Forse questa sua triste storia è la debolezza che stiamo cercando. 

Perché cambiare spesso scuola se non c’era nulla dietro?

Ma ogni chilometro che aveva percorso indagando, sembrava allontanare sempre di più il segreto che nascondeva, creando una sorta di distanza tra le generazioni. E ancora, nonostante tutto ciò, non si può escludere che Khan potrebbe già sapere qualcosa al riguardo…

I suoi pensieri vacillarono, perché la persona che aveva seguito così lontano era misteriosamente scomparsa.

Akk alzò lo sguardo, si avvicinò con l’auto per parcheggiare accanto a un edificio all’interno del campus universitario, non lontano da dove aveva parcheggiato Ayan. In un giorno libero come questo, c’erano abbastanza posti auto liberi per fortuna, e c’erano anche abbastanza cespugli per coprire la macchina. Dopo aver chiuso la portiera e aver chiuso a chiave l’auto, si affrettò fino al punto in cui Ayan aveva parcheggiato. Pensava che sarebbe stato un breve tratto, ma lo aveva perso di vista…

«Ieri Khan, mentre oggi tu…»

Una voce minacciosa si alzò da dietro, causando un brivido lungo la schiena fino al suo petto, come se il suo corpo fosse congelato.

Il proprietario della voce uscì lentamente da dietro un altro albero poco distante per fronteggiarlo, accompagnato da una leggera brezza che portava con sé di nuovo l’odore particolare di quel ragazzo, stuzzicando le sue narici.

Il sole ormai alto, filtrava tra i ciuffi di foglie, ballando sulla faccia piuttosto sensuale del nuovo arrivato. I suoi capelli arruffati sembravano ancora intrisi di umidità, ma non sembrava disordinato. Nel momento in cui i raggi del sole li toccarono, divennero di colore marrone brillante, come la cornea dei suoi occhi che si erano trasformati in cristalli marroni chiari.

«Non può essere una coincidenza.»

Lo odio terribilmente. L’angolo della sua bocca era di nuovo tirato sù in un sorriso. Sorride come qualcuno che sa ed è superiore. Sebbene Akk sembrava simile a lui, c’era una differenza di altezza perché era più alto di lui!

Oggi indossava un ampio girocollo che sembrava ancora più gigantesco quando copriva il suo corpo magro; pantaloni attillati che lasciavano intravedere le sue gambe lunghe e sottili, del tipo che se qualcuno si fosse avvicinato troppo, avrebbe potuto inciampare e cadere facilmente. Le scarpe da ginnastica che indossava erano basse e in tessuto, con un unico motivo che attirava l’attenzione: un motivo a spirale simile ai suoi capelli ricci. Era come se volesse dichiarare che la sua testa e i suoi piedi erano uguali, non c’era nulla di diverso.

Akk cercò di mantenere un volto impenetrabile per evitare sospetti, ma sembrava che stesse tirando la pelle del viso per renderla più tesa, mentre i suoi occhi, che cercavano di stare fermi, erano confusi.

Ayan aveva detto ‘Ieri Khan’, quindi significa che…

«Sì.» Annuì con aria di chi sapeva già… di nuovo. «Il tuo amico è stato beccato.»

Accidenti! Khan, perché non hai prestato attenzione?

«Non pensare nemmeno di incolparlo. Sono riuscito a beccare anche te allo stesso modo.»

Ti odio, bastardo!

«Di cosa stai parlando?» In ogni caso, Akk vedeva ancora una via d’uscita. «Sono qui per conto mio.»

«Per fare cosa?»

Ayan alzò le sopracciglia fino a corrugare la fronte, si alzò in punta di piedi e avvicinò il viso fino a quando Akk non dovette indietreggiare barcollando.

«P… Perché te lo dovrei dire?!»

«Allora immagino che tu sia qui per una vacanza in hotel, giusto?»

Quando lo sentì, Akk si sconcertò. Gli angoli della bocca di Ayan si contrassero ancora di più, prima di girarsi di lato. «Non dirmi che non lo sai. Questo edificio è stato aperto dall’università come hotel per ospitare persone esterne. Gli studenti di gestione alberghiera vengono qui per fare il tirocinio.»

«Se tu sei venuto qui per divertimento, perché non posso farlo anche io?!» strillò e si voltò intenzionalmente per evitarlo.

Tuttavia…

«Quindi davvero non sai che questo non è un hotel!»

Per poco non inciampò in un mattone sbriciolato che spuntava fuori dal marciapiede.

«Quindi, cosa sei venuto a fare?» La persona dietro di lui chiese senza avvicinarsi ulteriormente. 

«Hai lasciato che Khan mi seguisse. Inoltre, hai anche fatto un lungo viaggio per chiedere informazioni agli altri abitanti del mio villaggio.»

Merda! Akk si sentiva come se avesse perso la strada. Quei tipi del villaggio…!

Nel momento in cui il calore salì alla sua testa, ebbe un’improvvisa pressione sulla sua spalla, non troppo forte, ma neanche troppo leggera.

Diede un’occhiata e scoprì che una piccola mano piuttosto sottile, con dita affusolate e pallide era aggrappata a lui. Perciò si affrettò a scrollarsela di dosso, ma poiché la forza applicata era un po’ troppo forte e il proprietario della mano era gracilino, per un attimo rimase profondamente scioccato. Quasi si voltò per vedere se era realmente caduto a terra o no.

È fortunato che no…

No, perché non dovrebbe essere fortunato?

È una fortuna solo perché così non danneggerò la mia reputazione ferendo qualcuno, anche se è una brutta persona!

Litigare tra sé e sé se era ancora più frustrante e irritante che litigare con Ayan. Fece un altro lungo passo, ma era più come se stesse cercando di scappare da se stesso.

Sebbene Ayan avesse le gambe più corte, presto accelerò per raggiungerlo, quindi il suono che risuonava accanto a lui gli era proprio vicino.

«Non dirmi che stai iniziando a interessarti a me.»

Questa volta, insieme alla rabbia già esistente, un’altro calore simile ad un ago si diffuse fino alla sua testa. Il giovane agitò il pugno di lato con tutta la sua forza, sospirando. Ayan sarebbe davvero volato via se non fosse stato per…

No. Non avrebbe nè contrattaccato nè schivato.

Era perché quel maledetto era ostinato, lento e sciocco come un gattino. Pensava che qualcuno come lui gli avrebbe permesso di infastidirlo costantemente e flirtare con lui in quel modo? Anche se non sapeva combattere, doveva almeno sapere come difendersi o schivare un colpo.

Già. Lui non lo avrebbe schivato, ed era per questo che il cuore di quella persona confusa si sentiva abbattuto. Prima che il pugno si scagliasse contro di lui con tutta la sua forza, facendolo crollare, Akk riuscì a fermarsi in tempo.

La sua mano si bloccò a mezz’aria, sfiorando la punta del naso dell’altro ragazzo!

Ovviamente. Anche Ayan si fermò sorpreso.

All’improvviso Akk sentì il suono di un cuore che batteva. All’inizio aveva pensato che fosse il suono del suo cuore che batteva per lo spavento, ma quando la sua coscienza cominciò a tornare, si rese conto che era il suono del suo stesso corpo. Il suo corpo si congelò come un’enorme massa di pietra. La sensazione di caldo e di freddo si alternavano, non a causa del vento che soffiava sulle foglie cadute, né dei raggi del sole che bruciavano. Quel caldo e il freddo provenivano dall’interno del suo stesso corpo, dal suo flusso sanguigno, dai suoi muscoli…

Se il suo corpo si fosse davvero trasformato in pietra, allora quella, ormai, statua di pietra si sarebbe frantumata improvvisamente e avrebbe tremato non appena il proprietario del naso avesse sollevato leggermente il viso per avvicinare le sue labbra sporgenti e toccargli delicatamente il pugno.

Era come se quel tocco stesse raggiungendo direttamente il cuore di Akk, facendolo sobbalzare ancora di più, colpendogli forte il petto finché non fu scioccante, rapido e violento come quella volta, la volta che lo aveva seguito per aver umiliato Wasuwat…e…

Insieme alla paura nel suo cuore, prevalse anche una sensazione di confusione, seguita da vertigini.

Il suo corpo sembrò improvvisamente alleggerirsi, ma gli arti si fecero più pesanti. C’era un conflitto interno tra il calore interno e la freddezza della sua pelle. Poi…

«Akk!» esclamò sorpreso Ayan, probabilmente perché il suo volto era molto pallido. Tentò di allontanarsi, ma era evidente che aveva ancora le vertigini.

«Vieni qui!» Ayan non lasciò che Akk cadesse in avanti, avvicinò invece il proprio piccolo corpo per sostenerlo. Le sue grandi braccia muscolose si posero sopra il collo, con l’estremità del suo avambraccio stretta saldamente dalla sua mano; poi portò l’altra mano attorno alla vita per stringerlo a sé. Le sue dimensioni corporee molto più grandi sembravano ‘avvolgerlo’. Poi Ayan vacillò a causa del peso maggiore.

«Lasciami andare…!» 

Nonostante avesse cercato di resistere, Akk non riusciva a sentire la sua forza. Anche se cercava di sbattere gli occhi e scuotere la testa, non riusciva a sfuggirgli del tutto. L’immagine era sfocata e c’era un fischio nelle sue orecchie.

«Lasciami andare!»

«Hai le vertigini, presto cadrai!» La sua voce era feroce e le braccia che lo trattenevano esercitarono più forza per trascinarlo gradualmente e aiutarlo a camminare con facilità.

«Ti sembro stare male?» L’altro ragazzo alzò la voce che era però rauca.

Akk cercò di tirare via il braccio dalla sua presa, ma non aveva ancora abbastanza forza, specialmente in uno stato come quello. Stare così vicino gli permetteva di sentire di nuovo quell’odore. Il profumo del sole…

Non poteva fare a meno di sentire quel profumo che lo rilassava e gli faceva venire voglia di lasciarsi cadere tra le sue braccia e lasciare che fosse il sole a portarlo verso il suo destino.

«Oppure stanotte hai dormito poco pensando di scoprire qualcosa che non esiste?»

Lo sa già. Lo odio così tanto!

Anche le offese nel suo cuore non erano così intense come prima.

Quando tornò in sè, sentì un forte suono vicino al suo orecchio. Notò che era già sul sedile passeggiero nell’auto di Ayan. Il proprietario dell’auto chiuse sbattendo la portiera e fece dei lunghi passi intorno alla parte anteriore dell’auto per aprire la portiera dal lato del guidatore, come se temesse che se fosse stato lento, Akk avrebbe aperto la portiera per scappare.

«Non puoi scappare.» disse mentre si sedeva accanto a lui. Poi vide che cercava di spingere la porta per aprirla.

Akk si voltò, quasi del tutto lucido. Questa volta, l’avrebbe decisamente affrontato.

Tuttavia, quello che accadde lo fece congelare.

Il mio portafoglio e le chiavi della macchina!

«Dannazione, hai preso le mie cose!»

Ayan si ritrasse rapidamente all’indietro, cercando di nascondere ciò che aveva in mano, spingendosi contro la portiera. Akk si disse che stavolta non si sarebbe arreso. Oltre alle sue lunghe braccia, anche il suo corpo massiccio si avvicinò sempre di più. In poco tempo, la parte superiore del suo corpo si sovrappose a quello dell’altro ragazzo. Poi entrambe le sue braccia lo strinsero alle spalle.

Ayan non lottò. Ad un certo punto sorrise soddisfatto, il che fece fermare di nuovo Akk.

«Mi stai abbracciando.»

Come se fosse stato premuto un interruttore, Akk tirò via in fretta il braccio e si ritirò all’istante, sentendo un calore diffondersi su tutto il viso.

Ayan rise e allungò la mano per spingere lo specchietto retrovisore in modo che si rivolgesse verso di lui. «Sei così imbarazzato che la tua faccia è diventata rossa come un pomodoro.»

«Non sono imbarazzato!» Akk si passò la mano sul corpo con disprezzo.

Ma quel ragazzo insisteva ancora: «Stai attento, ti ecciterai così tanto da svenire di nuovo.»

«Ho solo dormito poco!»

«Perché continui a pensare a me?»

«Non è…!» L’obiezione si bloccò proprio in quel modo. Non perché fosse vero, ma perché quando Akk si era voltato, aveva scoperto che il ragazzo accanto a lui lo stava guardando con occhi amorevoli.

Non innamorarti di me. Sono molto più grande di te. Non sono il tuo cricetino, bastardo!

Appena lo vide bloccarsi, un sorriso gentile apparve sulle labbra rosse di Ayan.

«Quello che stai facendo da due giorni, si chiama stalking, sai?»

Non appena Akk aprì bocca per ribattere, Ayan si piegò verso di lui.

«Non negare, stupido.»

Akk si odiò per essersi così ostinatamente zittito che si ritirò e si aggrappò alla portiera della macchina. Non era come prima, sapeva che in quel momento i suoi occhi mostravano più paura e sorpresa di quanto aveva ostinatamente provocato Ayan quando lo aveva spinto.

Ayan si avvicinò spudoratamente e quasi gli si mise a cavalcioni: «Pertanto, sarai punito!»

«Non fare niente di stupido!» Akk sollevò la sua grossa mano per allontanare la spalla magra del ragazzo, ma questa volta Ayan fu più veloce, usando la sua piccola mano per afferrare la sua.

Nonostante fosse solo una piccola mano, era tenace e dannatamente ferma. Akk cercò di tirarla via, ma non riuscì facilmente.

Inoltre era così vicino che Akk dovette ritirare il collo e smettere anche di respirare per non sentirne il suo profumo.

Alla fine, Ayan lasciò andare la sua mano quando un forte suono risuonò.

Era una giovane donna con la cintura di sicurezza che suonava forte il clacson!

«Oggi sei mio.»

Le sue dita gli pizzicarono leggermente la guancia prima di ritirarsi.

Akk non aveva mai sentito che le sue guance fossero così morbide prima di allora.

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