DANGEROUS ROMANCE – CAPITOLO 22

Poiché il signor Gong era piuttosto famoso nel mondo degli affari, l’incidente fu ampiamente diffuso attraverso molti media. Anche se molte persone non capivano lo specifico processo penale coinvolto nelle confessioni sospette, c’erano ancora persone come la signorina Napdao che sapevano che c’erano molte altre persone oltre a Saifah che erano nei guai.

«Come stai?» chiese Napdao mentre Sailom sedeva sulla sedia di fronte a lei nello studio di consulenza.

Quel giorno, quando Napdao aveva sentito la notizia in TV, non era riuscita a stare ferma, e il fatto che Saifah avesse confessato di aver commesso un crimine l’aveva resa ancora più preoccupata, così aveva contattato immediatamente Sailom. Ma in quel momento erano successe tante cose che avevano fatto sì che il ragazzo non volesse parlare con nessuno. La donna, però, per familiarità e preoccupazione nei confronti dei due fratelli, e pensando all’ingiustizia del destino, volle aiutare Sailom, così afissò un appuntamento per incontrarlo prima dell’inizio della prima lezione.

«Ho visto tutte le notizie.» disse Napdao quando fu sola con Sailom nello studio.

«Già.» Sailom chinò silenziosamente la testa, non perché non volesse parlare, ma perché, nonostante fosse qualcuno così vicino a suo fratello come lui, non ne sapeva più di chiunque altro.

«Onestamente, non credo che Saifah abbia fatto una cosa del genere. Da quello che sappiamo, Saifah non è poi così male da poter fare qualcosa di così grave.»

Napdao espresse il suo disappunto, facendo alzare la testa a Sailom, che pensava che la donna credesse che Saifah avesse fatto la stessa cosa degli altri, perché anche Kanghan ci credeva.

«Anche io sono sicuro che non lo farebbe mai. Ad essere sincero, mi sembra che ci siano molti punti sospetti in questa vicenda, ma non so a chi rivolgermi.»

«Puoi parlarne con me, forse posso trovare un modo per aiutare Saifah.»

Sailom annuì, poi fece affidamento sulla sua memoria per raccontare alla signorina Napdao tutti i dettagli accaduti quel giorno. Dopo aver ascoltato, sembrò pensare a qualcosa, finché non aggrottò le sopracciglia.

«Strano.» Anche Napdao aveva la stessa sensazione. «Se Saifah voleva davvero uccidere il padre di Kanghan per farlo tacere, perché non è scappato invece di rimanere seduto lì, con tutto il suo corpo che tremava come se avesse paura, aspettando che qualcuno arrivasse e lo scoprisse?»

«Mi sento come se fosse costretto a sopportare la colpa di qualcun altro.»

«È proprio ingiusto lasciare che le cose accadano in questo modo. Anche le persone innocenti possono finire in prigione.»

«Allora cosa dovrei fare adesso?»

«Devi assumere un avvocato per combattere la causa, perché questo caso è ancora in fase di processo. Ma se agiamo troppo tardi… Saifah finirà davvero in prigione.»

Sailom ascoltò attentamente il consiglio dell’insegnante, ma si sentiva ancora a disagio perché assumere un avvocato gli sarebbe costato un sacco di soldi, e ormai non gli erano rimasti molti soldi a portata di mano.

«Conosco un avvocato che può aiutarti. In ogni caso, ti aiuterò a risolvere questa cosa.» Sebbene l’accusa di furto non fosse grave, quella di tentato omicidio poteva portare Saifah a rischiare l’ergastolo. Pertanto, aveva bisogno di un avvocato affidabile per aiutare a risolvere questo problema.

«Mi dispiace, dovrò disturbarti.»

«Non preoccuparti, per quanto riguarda i soldi ti aiuterò io.»

«Non posso disturbarti anche con questo. Lasciami prima guadagnare i soldi da solo.»

«Ma Sailom…»

«Lo capisco, ma davvero non voglio più disturbare nessuno.»

Sebbene sapesse che Napdao aveva abbastanza soldi, sapeva anche che si trattavano di soldi che aveva risparmiato per studiare all’estero. Non voleva contare su di lei perché aveva già disturbato molte persone. A volte Sailom pensava addirittura che, se non avesse continuato a fare da tutor a Kanghan, forse queste brutte cose avrebbero potuto essere evitate.

Saifah non sarebbe andato in prigione, il signor Gong non sarebbe stato in pericolo e Kanghan… non lo avrebbe odiato tanto quanto adesso.

Ma non era facile fare soldi in così poco tempo. Sailom avrebbe preferito abbandonare la scuola e lavorare a tempo pieno. Anche se Guy e Auto si erano opposti e avevano fatto del loro meglio per aiutarlo, Sailom era determinato a usare prima un suo metodo. In effetti, lo stipendio che riceveva attraverso vari lavori era davvero insignificante e troppo misero rispetto alle centinaia di migliaia di baht che servivano per assumere un avvocato.

Le dita lunghe e sottili sfiorarono più volte lo schermo del telefono avanti e indietro, fermandosi di tanto in tanto come se stessero pensando a qualcosa. Rimase seduto di fronte allo schermo per quasi un’ora e non riuscì a pensare a nessun altro modo. Alla fine, Sailom decise di inviare un messaggio alla casella di chat di una delle applicazioni a cui aveva risposto con un giorno di ritardo.

Dopo un po’, Sailom ricevette il messaggio che stava aspettando. Ma quando ottenne davvero la risposta che desiderava, non si sentì affatto felice e il suo cuore si riempì di impotenza, eppure non poteva farci niente.

Perché, quante scelte hanno le persone come me?

Sailom mise subito da parte tutti i suoi pensieri e corse fuori dalla porta per recarsi all’appuntamento che si era presentato all’improvviso.

«Mi stai aspettando da molto?»

Una voce familiare arrivò da dietro, invitando Sailom a voltarsi, e sorrise alla persona appena arrivata. Tuttavia, avvicinandosi, non era difficile notare che il sorriso di Sailom era molto rigido. Ma era responsabilità di un accompagnatore cercare di rendere felici i clienti con il suo servizio, quindi fece un respiro profondo per calmarsi e rivolse un sorriso straordinariamente luminoso al cliente che aveva precedentemente cenato con lui.

«Non molto, sono appena arrivato.»

«Perché non hai lasciato che venissi a prenderti a casa?»

L’uomo non solo parlò con disinvoltura, ma posò anche le sue braccia ruvide attorno alla vita di Sailom e lo tirò verso di sé. All’inizio avrebbe voluto raddrizzare la schiena, ma quando pensò che questo facesse parte del suo lavoro e non sembrava fare nulla di più degradante, semplicemente accettò il gesto.

«Ti avrei creato troppo disturbo. È già abbastanza che tu sia disposto a darmi un’altra possibilità di lavorare.»

«Sei preoccupato per i soldi?» Dopo che i due si furono seduti al tavolo del ristorante, l’uomo chiese con un sorriso.

«Un po.» Sailom rispose con calma, evitando lo sguardo insistente dell’altro. Vedendo che non voleva più parlare, il cliente non chiese altro. A questo punto il cameriere venuto a prendere il menù attirò la loro attenzione e concluse la conversazione.

«Dopo cena posso bere qualcosa con te?» Anche se il cliente non avesse continuato ad approfondire l’argomento precedente, avanzò in modo proattivo un’altra richiesta..

Gli occhi penetranti che lo guardavano ricordavano a Sailom qualcun altro. Anche se la persona di fronte a lui non somigliava affatto a Kanghan, nel suo cuore emersero sentimenti nei suoi confronti che Sailom non osava condividere facilmente.

«Non ho mai bevuto.»

«Devi solo sederti con me.»

«Ma…» Sailom stava per rifiutare quando l’uomo sembrò accorgersene, e disse subito la frase successiva.

«Te ne darò altri 5.000.»

Il denaro ricavato dalla tariffa per condividere un pasto, più il denaro per sedersi e bere insieme, sarebbero stati di almeno 10.000 baht.

«Che ne dici se ti lascio un po’ di tempo per pensare?… Potrai rispondere dopo aver mangiato.»

Poiché l’uomo con cui stava parlando era piuttosto educato, durante il pasto continuò a parlare di solitudine, anche se aveva un lavoro dignitoso e guadagnava molti soldi. Dopo cena, Sailom accettò di continuare a soddisfare le richieste del cliente.

Verso le nove di sera il veicolo a quattro ruote percorse gradualmente l’ampia autostrada. Il proprietario dell’auto aveva acceso della musica soft per calmare l’atmosfera nell’auto, ma Sailom non poteva fare a meno di sentirsi teso. Mise le mani sulla cintura di sicurezza legata attorno al corpo, i suoi occhi neri scrutarono attraverso la portiera della macchina come se cercasse la strada. Quando il cliente disse che voleva bere qualcosa, Sailom non era abbastanza grande per entrare in un luogo di intrattenimento, quindi il posto in cui andarono finì per essere… un hotel.

«Non essere così nervoso.» L’uomo portò un bicchiere e lo mise davanti all’adolescente silenzioso.

Sailom guardò l’atmosfera nel bar dell’hotel, nascosto sotto le luci fioche notturne. Questo posto non aveva troppe luci, come i normali ristoranti, perché era un giorno feriale ed era primo pomeriggio. C’erano pochissimi ospiti durante la notte, rispetto ai grandi locali, così anche il numero dei dipendenti era molto ridotto. A prima vista era molto privato, sembrava condividessero la stanza solo con un uomo e una donna.

«Bevi un po’.»

Sailom guardò il bicchiere pieno di liquido ambrato davanti a lui e scosse la testa, poi sorrise timidamente.

«Non c’è bisogno.»

«Non farò niente, ho solo visto che eri stressato, quindi volevo che ti rilassassi un po’ e questo drink ti aiuterà.» L’uomo che aveva anche lui un bicchiere simile annuì, poi alzò il bicchiere e bevve un piccolo sorso, i suoi occhi si riempirono di soddisfazione quando vide la mano sottile tesa per prendere il bicchiere.

La pressione accumulata negli ultimi giorni e l’invito di una persona di successo con una ricca esperienza di vita convinsero Sailom ad accettare. Non sapeva quante volte aveva alzato il bicchiere per svuotarlo, ma la persona seduta accanto a lui continuava a versarvi altro brandy, finché la sua testa non si fece pesante e l’immagine davanti a lui cominciò a diventare fioca, con molte sagome addirittura sovrapposte.

Sailom scuoteva la testa per svegliarsi, ma più lo faceva, più sentiva le vertigini. Quando la persona seduta accanto a lui lo abbracciò per la vita, era quasi privo di sensi.

«Vuoi salire a riposarti? Ho già affittato una stanza.» Gli sussurrò all’orecchio una voce bassa, e il respiro caldo che scorreva giù spingeva Sailom a respingerlo per alzarsi e scappare.

«Non… voglio…» Un barlume di coscienza fece sì che Sailom rifiutasse.

Ma era troppo tardi, l’alcol cominciò a insinuarsi e a impossessarsi della sua mente, rendendolo incapace di reagire.

«Come puoi tornare a casa così? Penso che dovremmo restare qui stanotte.»

Il giovane cliente non aspettò la risposta di Sailom: ormai era ubriaco e privo di sensi, incapace di decidere nulla. Il giovane alto lasciò dietro di sé il conto dei drink e lo prese sottobraccio per portarlo di sopra. Appena arrivato, aveva fatto finta di andare in bagno e aveva chiesto a Sailom di sedersi al tavolo e aspettare, ma era in realtà andato di nascosto a fare la prenotazione.

Mentre l’ascensore saliva, mani ruvide accarezzarono felicemente la pelle liscia sotto la maglietta di Sailom, la punta del naso era sepolta nel suo collo bianco, facendo iniziare a sentire Sailom a disagio. Alzò la mano e la agitò per allontanarlo, finché il cliente non cominciò a sentirsi insoddisfatto.

«Cosa stai facendo? Perché fingi? Non vuoi davvero i soldi?»

«No….»

«Perché rifiutare? Ti ho dato dei soldi, quindi devo avere qualcosa in cambio.»

«Devo andare!!» Sailom cercò di ritrovare la sanità mentale, poiché sentiva il pericolo avvicinarsi.

La sua resistenza fece sì che la persona che voleva abusare di lui imprecasse ad alta voce. Mani ruvide gli afferrarono le braccia magre, facendolo cadere nella presa dell’altro. La porta dell’ascensore si aprì e la persona che aveva in mente cattive intenzioni si avviò verso la stanza con un sorriso soddisfatto sul volto. Una mano prendeva la carta per aprire la porta, mentre l’altra accarezzava costantemente la persona che abbracciava.

Guardando la persona priva di sensi di fronte a sé, si chinò come per ammirare un oggetto che desiderava e dopo pochi minuti cominciò a godere. Ma, prima che tutto iniziasse davvero, la punta del suo naso non aveva nemmeno toccato la guancia liscia di Sailom, che una forza poderosa lo afferrò da dietro, e un pugno lo colpì dritto in faccia, lasciandolo momentaneamente stordito.

«Che diavolo?»

L’uomo colpito scosse la testa, guardando confuso questo nuovo ragazzo, quasi coetaneo dell’accompagnatore che aveva portato. Poi, vide la persona priva di sensi che veniva presa in braccio dall’altro ragazzo e portata a sedere contro al muro, rendendolo ancora più sospettoso.

«Sono io che ti chiedo che cazzo stai facendo!»

Kanghan si voltò con gli occhi rossi, urlò più forte che poteva, afferrò il suo avversario per il colletto della camicia, poi gli diede un pugno in faccia finché la sua bocca non fu piena di sangue.

«L’hai toccato?»

Quando vide Kanghan mostrare una posa di Muay Thai, subito indietreggiò per paura di farsi male di nuovo. Ma non appena sentì il sussurro dell’adolescente ubriaco, i suoi occhi penetranti si addolcirono immediatamente. A questo punto non aveva più alcun dubbio.

«Se sei intelligente, non toccare il mio ragazzo.» I suoi occhi acuti fissarono l’uomo che era scappato spaventato, finché il corridoio fuori dalla stanza non divenne silenzioso.

Prima che qualcun altro scoprisse questo caos, Kanghan aveva già iniziato a ripulire le conseguenze. Portò Sailom privo di sensi nella sua stanza e lo adagiò sul letto. Kanghan rimase lì a guardare la scena davanti a lui con un’espressione sia di rabbia che di dolore. Era arrabbiato con Sailom per aver scelto di fare un lavoro del genere, arrabbiato con lui per non aver saputo prendersi cura di se stesso al punto da essere quasi violato, e soprattutto arrabbiato perché lui stesso sentito il dolore quando Sailom veniva ferito.

Anche se lui stesso aveva detto che voleva prendere strade separate e scomparire dalla sua vita, era anche lui quello che non poteva rinunciare all’altro.

Kanghan si avvicinò, prese una bottiglia d’acqua dal tavolo, aprì il tappo e versò tutta l’acqua sul viso della persona ubriaca, finché questa non si svegliò di soprassalto. Sailom cominciò a riprendere conoscenza, si alzò lentamente, allungando una mano per asciugarsi le gocce d’acqua dal viso. I suoi occhi scuri si guardarono intorno con cautela, poi incontrarono un paio di occhi familiari e si immobilizzò.

Ma quegli occhi avevano perso quella emozione che avevano prima mentre lo guardava…

«Tu… perché sei qui?» Sailom guardò Kanghan con sospetto, si ricordò di aver bevuto con un cliente al bar dell’hotel, ma poi sembrò che qualcuno avesse premuto un interruttore della luce e  tutti i suoi ricordi erano nell’oscurità.

«Hai paura che io disturbi te e quell’uomo?»

«No…»

«Mi dispiace…l’ho buttato fuori.»

«Sono solo andato a cena con lui.»

«Ma da quello che vedo non voleva solo mangiare, se non fossi arrivato in tempo, avrebbe mangiato anche te!»

Sailom non aveva più niente da dire, la sua memoria cominciò a ritornare gradualmente. I suoi occhi neri tremavano mentre fissava l’altro ragazzo, le sue labbra serrate gli fecero rendere conto di aver commesso un grosso errore fidandosi troppo degli altri e di aver abbassato la guardia.

«Vuoi fare qualcosa… per guadagnare soldi?»

Sailom stava per scuotere la testa in segno di diniego, ma vedendo la persona di fronte a lui tirare fuori il portafoglio, estrarre una grossa mazzetta di soldi e lanciargliela brutalmente in faccia, volendo scambiarlo con qualcosa che non valeva un centesimo come lui, lo lasciò momentaneamente stordito.

«Se vuoi così tanti soldi, allora ti pagherò!»

Dopo aver detto ciò, Kanghan si chinò con rabbia e  premette sul corpo di Sailom disteso sul letto. I suoi occhi erano come un fuoco ardente, che lo fissavano come se volesse bruciarlo fino al punto di scioglierlo. Ma ora non ne poteva più. Sailom alzò la testa e fissò Kanghan, senza arrendersi affatto.

«Fallo! Allora quanto mi varrà dormire con te?»

Le parole di Sailom erano come un’arma affilata, che tagliava la pazienza di Kanghan. Labbra aggressive attaccarono le sue labbra sottili, la forza era così grande che sembrava volesse schiacciare l’altra persona, compensando tutto il dolore che aveva dovuto sopportare. Quando sentì le sue guance bagnarsi, Kanghan fermò i suoi movimenti e alzò leggermente la testa in modo da poter vedere Sailom chiaramente.

Guardare Sailom piangere proprio di fronte a lui fece provare lo stesso dolore a Kanghan. Non si poteva negare la stanchezza evidente sul suo volto, che era anche il motivo per cui Kanghan lo aveva seguito sempre e lo aveva salvato prontamente da quel malvagio cliente. Ma anche così, Kangham continuava a ricordare a se stesso che era giunto il momento di lasciarsi andare.

«Non ti avevo detto di non fare più questo lavoro?»

«Ma devo trovare i soldi per salvare Saifah.» disse Sailom singhiozzando.

«Ma tuo fratello…» Quando Kanghan pensò al motivo che li aveva portati dove erano oggi, non poté fare a meno di emettere un sospiro.

«Non posso abbandonare mio fratello.»

«Ma c’era bisogno di esporsi a questo pericolo?»

«Non ho davvero altra scelta.»

«Fanculo….»

Kanghan imprecò, non sapeva quando erano cadute le sue lacrime, ma si asciugò velocemente il viso non appena le sentì. Come se non gli importasse più della situazione degli altri, giaceva impotente accanto a Sailom. I suoi occhi profondi fissarono il soffitto per diversi minuti, ma poiché i singhiozzi della persona sdraiata dall’altra parte continuavano a echeggiare, anche il suo cuore si strinse. Aveva il cuore così spezzato che riuscì solo a tirarlo indietro, abbracciandolo, sperando di alleviare il suo dolore. E Kanghan pensava che tutte le cause non fossero colpa di Sailom, e lui non ne era responsabile.

Dopodiché i due non si dissero ancora nulla.

Il giorno successivo, Kanghan portò Sailom a casa sulla sua moto. Giacendo l’uno nelle braccia dell’altro tutta la notte, Sailom sentiva anche che la situazione tra loro stava gradualmente migliorando, e forse il suo amato Kanghan sarebbe potuto tornare presto da lui.

Ma quando il ragazzo lo riportò a casa, tutte le speranze andarono in frantumi. I suoi occhi erano vuoti, la tenerezza che il giorno prima era visibile ad occhio nudo era diventata molto strana, come se il suo cuore fosse stato ripetutamente pugnalato nello stesso punto con un coltello affilato, sarebbe dovuto essere insensibile, ma faceva male come prima.

«Grazie….»

Sailom, che voleva esprimere la sua gratitudine, ringraziò Kanghan per averlo salvato, e lo aveva anche ringraziato per averlo portato a casa oggi. Ma quando l’altra persona scelse di dire quelle parole successive, questo ringraziamento non era più importante per lui.

«Ti ho aiutato questa volta per l’ultima volta. D’ora in poi, non importa quale sia il tuo lavoro, che tu vada in paradiso o all’inferno, non interferirò mai più.»

Sailom guardò la moto allontanarsi davanti ai suoi occhi, sorrise tra sé e sé e annuì come se avesse accettato fermamente questa affermazione nel suo cuore. In quei giorni si era concentrato sul fare soldi e non aveva tempo per pensare a Kanghan. Aveva solo bisogno di prendersi un po’ di tempo per cercare un barlume di speranza, ma poi, aveva dovuto voltarsi e affrontare la realtà.

E la realtà era che… il vento appariva e scompariva come se non avesse la possibilità di soffiare abbastanza forte da far girare il mulino a vento.

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