EN OF LOVE: TILS – CAPITOLO 25

Di Nuea (M)

– Nuea –

Rimasi lì immobile a guardare la persona che solo qualche attimo prima mi aveva baciato. Mi sorrise timidamente come per dire che non aveva intenzione di farlo, anche se quel ragazzino adorava vedermi in quello stato.

Quella volta era diverso, quando di solito ci abbracciavamo o ci baciavamo sulle guance riuscivo a lasciarlo andare e a fermare ogni mio desiderio, mi bastava quel gesto.

Ma dopo del quel bacio, non riuscii più a trattenermi, il mio bisogno di averlo era aumentato.

«Perché sei così silenzioso?» chiese Praram agitando la mano davanti il mio volto, allungai la mano e la strinsi intorno al suo docile polso avvicinandomi a lui.

«Praram…» La mia voce era roca e profonda.

Ero sempre stato paziente con lui. Ci avevo provato con tutte le mie forze, ma in quel momento non riuscivo più a resistere. Non avevo mai dormito nello stesso letto con lui finché non mi aveva ingannato facendomi diventare completamente dipendente da lui. Avevo sempre cercato di non baciarlo, ma quelle guance rosse e quelle labbra gonfie erano così invitanti.

«Phi… mmm…» 

Mi chinai di nuovo per catturare le sue labbra con le mie. Forse era perché aveva un odore delizioso o forse era a causa di quelle labbra gonfie che continuavano a dirmi di voler essere baciate ancora e ancora. Non avrei mai più lasciato andare la sua bocca, non l’avrei mai più lasciato parlare con nessun’altro.

Lo baciai dolcemente e le nostre labbra si avvinghiarono l’una all’altra. Prima che il bacio si intensificasse, e le nostre bocche si premessero ancora di più l’una contro l’altra, la passione tra noi aumentò sempre di più. Aprii gli occhi per guardare il dolce viso del ragazzo che stavo baciando, anche Praram mi guardò negli occhi.

Portò le sue braccia intorno al mio collo prima di chiudere lentamente le palpebre. Leccai le sue labbra chiedendo il permesso di entrare. Senza indugiare troppo schiuse le labbra lasciandomi assaporare completamente la sua dolcezza. Feci scorrere la lingua sui suoi denti prima di incontrare la sua lingua.

Le nostre lingue giocarono insieme per un po’, mentre lui continuava a gemere da ogni tocco. Mi allontanai appena poggiando la mia fronte sulla sua.

«Dimmi di smetterla.» dissi al dolce ragazzo.

«P’Nuea.» In risposta invece lui chiamò il mio nome dolcemente. Non sapevo come interpretare quella sua risposta, chiamandomi in quel modo così provocante. Stavo cercando in tutti modi di fermarmi e non andare oltre.

«Dimmi di fermarmi.» ripetei vicino alle sue labbra prima di portare la mia bocca sulla sua guancia, che stava diventando sempre più rossa, per baciarla dolcemente.

«Uhm…» Il suo lieve sussulto risvegliò il mio istinto sessuale.

«Praram, dimmi di fermarmi, altrimenti non sarò più sicuro di riuscire a trattenermi.» Lo implorai baciandolo nuovamente sulla guancia per poi allontanarmi per respirare liberamente. Si avvicinò a me guardandomi intensamente negli occhi prima di pronunciare le parole che mi fecero impazzire completamente.

«Ti ho già detto che il mio cuore non ti fermerà mai.» 

Riportai Praram nella stanza un cui avevamo dormito. Cominciai a baciarlo di nuovo mentre lui, allungando il braccio, chiuse la porta e poi spostò la mano sul mio braccio stringendolo senza mai smettere di baciarmi. La sua tenerezza mi eccitava sempre di più.

Decisi di allontanarmi da lui, eravamo a soli pochi passi dal letto. Se ci fossimo fermati in quel momento non so lui come l’avrebbe presa, ma io volevo continuare a tutti i costi, nonostante nella mia testa apparvero improvvisamente il volto di suo padre e quello di Kan per qualche istante.

«Praram ti sto dando un’ultima possibilità.» Riuscii a dire le mie ultime parole prima di perdere del tutto il mio autocontrollo. Praram guardò le nostri mani unite prima di alzare gli occhi e immergere il suo sguardo nel mio.

«Ti amo.» 

Mi chinai per baciare le labbra che avevano pronunciato quelle dolci parole e Praram non mi respinse. Mi dispiaceva per i suoi genitori data la sua età, ma non mi sentivo in colpa verso di lui perché mi aveva dato il permesso. Promisi loro mentalmente che mi sarei preso cura di lui. Anche se non ero in grado di dargli tutto ciò che desiderava, gli avrei dato tutto quello che avevo.

«Lascia che ti ami anch’io Praram. Lasciati amare.» sussurrai prima di allontanarmi. Praram diventò timido e si avvicinò a me per nascondere il suo volto contro il mio petto mordendomi scherzosamente. 

Come potevo non amare quel dolce ragazzino?

Non ricordavo il momento esatto nel quale finimmo sul letto o quando la maglietta aveva lasciato il mio corpo. In quel momento sapevo solo che il collo di Praram aveva un odore così intenso che non riuscivo a fare a meno di succhiarlo. Dopo aver finito di marchiare il suo collo presi di nuovo a baciarlo, perdendomi nella sua bocca.

Un gemito uscì dalla mia gola insieme al suono dei nostri baci. Praram inclinò la testa di lato permettendomi di assaporare ancora il suo candido collo. 

Un dolce suono proruppe dalla bocca di Praram quando la mia mano scivolò sotto la sua maglietta, per un attimo il suo corpo sussultò per lo shock prima di tornare a respirare regolarmente. 

«Mm… è così dolce.» dissi allontanandomi dal suo collo e chinandomi per mordergli dolcemente il naso, cosa che lo fece diventare ancora più timido.

«P’Nuea.» chiamò gentilmente il mio nome mentre io gli sfilavo la camicia che ricopriva il suo corpo esile.

Mi sedetti per ammirare ed esplorare il corpo della persona timida e arrossata sotto di me. I miei occhi vagarono lungo il collo che ormai era cosparso da macchie rosa fino alla clavicola. Il suo petto si alzava e si abbassava a causa dei respiri profondi, i suoi capezzoli iniziarono ad indurirsi per la temperatura fredda della stanza. Continuai ad ispezionare ogni centimetro del suo corpo e il mio sguardo si fermò sul suo addome, per la sua età aveva un corpo ben definito.

Lasciai scivolare la mia mano dal suo petto fino al suo ventre, ovunque le mie dita si posassero, il suo corpo fremeva e si contraeva ad ogni tocco. Non appena raggiunsi i suoi jeans chiari, mi fermai, spostando invece le mie mani lungo il suo addome.

Non riuscii a fermare un gemito quando guardai Praram ansimare sotto di me. Mi afferrò per tirarsi su a sedere e avvicinarsi. Allungò la mano sinistra, fredda per via del condizionatore acceso, e fece scorrere delicatamente le sue dita sulla collana che avevo al collo. Allungai le mano dietro il mio collo per sganciare la corda dove era appeso l’ingranaggio, quel gioiello rappresentava il mio cuore, lo posai nel palmo della sua mano e catturai il suo sguardo. Rama rimase in silenzio finché non gli sussurrai una frase vicino al suo orecchio diventato rosso. 

«Lascia che io sia tuo e lascia che tu diventi mio.»

«Voglio essere soltanto tuo. Non mi interessa nessun altro. Non ti ferirò mai più.» Dopo aver pronunciato quelle parole poggiò dolcemente il capo sulla mia spalla.

Feci scorrere la mano lungo la sua schiena, sfiorando il suo fianco ed arrivando di nuovo sul suo ventre, afferrando il bordo dell’unico indumento che aveva ancora addosso.

Gli sfilai i pantaloni prima di togliere anche i miei. La persona accanto a me chiuse gli occhi e schiuse le labbra respirando profondamente, il suo volto diventò completamente rosso quando lo denudai del tutto.

«Phi… eh!» Non sapevo cosa stesse per dire, ma le parole gli morirono in gola quando, con una mano presi il mio membro e con l’altra avvolsi il suo iniziando a masturbarlo, dando piacere ad entrambi.   

Il suo volto era ancora nascosto nel mio collo, emisi un gemito quando con la punta della lingua leccò la mia pelle. Quel suo gesto, e la sensazione umida sul collo, fece aumentare a dismisura la voglia che avevo di lui. Cadde all’indietro, appoggiandosi sui gomiti al materasso assumendo così una posizione che gli permise di stare per metà disteso e per metà seduto. Aveva le gambe divaricate e questo mi permetteva di procurargli ancor più piacere. Man mano che si avvicinava al culmine il volto di Praram diventava sempre più rosso così io lasciai la mia erezione e mi posizionai meglio, davanti a lui, in modo da dedicargli tutto me stesso.

Avvolsi il suo pene caldo con la mia bocca, non era né più piccolo né più grande del mio. Sussultò quando con la lingua leccai la punta del suo membro dal quale fuoriusciva il liquido pre eiaculatorio ed emise un sonoro gemito di piacere, soddisfatto di quello che gli stavo facendo. I suoi fianchi presero a muoversi allo stesso ritmo della mia bocca, spingendo sempre di più. Poi mi spinse via.

«Sto per venire.» Afferrò il suo membro con la mano, che io ricoprii con la mia per aiutarlo, e iniziammo a muoverle per tutta la sua lunghezza. Mi chinai per baciarlo e sul suo volto comparve una smorfia mentre raggiungeva l’orgasmo e il liquido caldo venne riversato su entrambe le nostre mani. 

Abbassandomi per baciarlo ancora una volta, lo spinsi indietro facendolo sdraiare e rilassare, continuando a lasciargli dolci baci dalle sue labbra fino al suo petto; mi fermai a succhiargli e stuzzicargli i capezzoli fino a quando non divennero turgidi. Il respiro affannoso, dovuto all’orgasmo di qualche attimo prima, si trasformò in un lieve gemito. Posò la collana con l’ingranaggio di fianco a lui per alzare le sue mani ed aggrapparsi alla mia schiena. 

«Non morderti le labbra.» dissi vicino alle sue labbra, prima di sfiorarle delicatamente con i polpastrelli.

«Non… eh… non posso.»

«Mordi me.» Sussurrai mentre la mano scivolava verso il basso. Posizionai il primo dito davanti la sua calda entrata per prepararlo. Mi guardò cercando di mostrarsi coraggioso, provando a nascondere la sua paura. Sapevo bene che quella era la sua prima volta, quindi capivo perfettamente le sue paure; i suoi occhi lo mostravano chiaramente, ma non dava nessun segno di opposizione.

Un gemito lasciò la sua bocca quando infilai lentamente il primo dito all’interno del suo stretto canale, le sue mani si avvinghiarono al mio corpo. Il suo volto era coperto di sudore, ma spinse la testa di lato per avere una presa migliore sul mio collo e lo morse energicamente.

Era solo un dito, avevo inserito un solo dito per facilitare la penetrazione. Il solo pensiero di quello che sarebbe successo di lì a poco mi fece impazzire, quasi non riuscii più a sopportarlo.

Mi mossi lentamente al suo interno con movimenti circolari e poi feci entrare ed uscire il dito ripetutamente, finché non iniziò ad abituarsi. Praram gemeva dolcemente accanto al mio orecchio. Non riuscivo a vedere il suo volto perché era nascosto nell’incavo del mio collo, ma quel sonoro gemito mi eccitò ancora di più. Sarei morto a causa della sua dolcezza.

«Resisti ancora un po’… bravo ragazzo.» dissi prima di inserire un secondo dito. In un primo momento sussultó per la sorpresa, ansimando mi morse con molta più forza il collo e quando si allontanò emise un dolce gemito che raggiunse il mio cuore.

«P’Nuea…» Invocò il mio nome a voce alta, mentre continuavo a muovere le dita dentro di lui senza mai fermarmi. Mi chinai in avanti per far sì che si stendesse di nuovo e farlo rilassare, prima di abbassare la testa per baciarlo.

Lasciò che la mia lingua entrasse, lo baciai per distogliere la sua attenzione da ciò che stava accadendo. Lo baciai finché non fui soddisfatto, prima di tornare a gustare di nuovo il suo petto. Istintivamente inarcò la schiena ed un altro gemito risuonò dalle sue labbra quando mi chinai per prendere il suo membro e iniziai a muovere la mano su e giù.

Non avevo pensato che quel giorno avrei fatto sesso con lui, di conseguenza non mi ero preparato adeguatamente. Non avevo nessuno preservativo con me. Da quando uscivo con Praram non li usavo più.

«Praram, so che mi odierai ma… non ho il preservativo.» Alle mie parole Rama scosse la testa mentre mi reggevo sopra di lui.

«Lasciami essere tuo.» pronunciò ormai al culmine.

«Voglio essere tuo.» ripeté alzando gli occhi per guardarmi. Non finì neppure di pronunciare quelle parole che le mie labbra erano sulle sue impegnate in un travolgente bacio. 

«Anch’io sarò tuo.»

Provai ad entrare lentamente dentro di lui, non era stato facile. Inizialmente provai del dolore anche io quindi potevo immaginare quanto ne stesse provando lui.

Lo baciai ancora per rassicurarlo, gli presi la mano e la strinsi prima di provare a ritirarmi, ma in quel momento il suo passaggio era talmente stretto che faceva male anche a me; con fatica riuscii lentamente a far scivolare il mio membro.

«Phi…» Si stupì quando provai a penetrarlo ancora una volta. Cercai di farlo rilassare e dicendogli di respirare piano e fortunatamente ci riuscii.

«Ehi, non irrigidirti. Rilassati.» Gli accarezzai delicatamente il capo mentre provavo di nuovo a spingere. Chiuse gli occhi, ma la sua bocca si aprì per respirare profondamente. L’immagine paradisiaca che avevo davanti mi fece impazzire, facendomi venire voglia di spingerlo tutto dentro. Strinsi i denti, dovevo resistere e mi mossi lentamente al suo interno perché non volevo fargli provare altro dolore, non più di quanto gli stessi già procurando.

«P’Nuea…» Smisi di respirare, al contrario di Praram che ansimava profondamente. Sul suo dolce viso scivolavano copiose gocce di sudore. Lentamente aprì gli occhi guardandomi, e allora posai la mia mano sulla sua, intrecciando le nostre dita.

«Sono tuo.» Mormorai alla persona che stava arrossendo, prima di iniziare lentamente a muovermi. Quando lo penetrai di nuovo rimase sorpreso, ma subito dopo emise un profondo gemito.

Ansimai quando finalmente iniziò a rilassarsi, presi a spingere con più forza e il suo corpo cominciò a muoversi a ritmo con il mio. Mi avvicinai al suo volto per baciarlo e asciugargli le lacrime formatesi agli angoli dei suoi occhi, poi con le labbra scesi sulla sua guancia lasciandoli un caloroso bacio. Praram era disteso sul letto ansimante, gemendo parole insistenti causate dal piacere.

Continuammo entrambi a gemere rumorosamente. La sua mano, prima stretta nella mia, improvvisamente si aggrappò alla mia schiena lasciandomi dei profondi graffi. Probabilmente il giorno dopo mi sarei ritrovato graffi e lividi su tutto il corpo, ma la sola cosa che contava in quel momento eravamo noi due, insieme. 

Lasciai che il desiderio prendesse il sopravvento e guidasse il mio corpo. Non spinsi troppo forte perché temevo di ferirlo. Il ritmo delle mie spinte era graduale, ma andavo sempre più a fondo ad ogni spinta.

Finalmente capii ciò che la gente intendeva: “Il sesso può essere una forma d’amore in tutte le sue sfumature”. Non si trattava solo di sesso, non sempre si provavano le stesse emozioni. In quel momento misi tutto il mio amore in ogni singolo gesto, volevo che Praram percepisse i miei sentimenti, Quello che stavo facendo era decisamente meglio del solo pronunciare la parola “amore”.

«P’Nuea…» Mi strinse la spalla quando mi chinai a succhiargli il petto, leccando e mordendogli i suoi capezzoli che divennero turgidi ed il suo petto cominciò a ricoprirsi di macchie rosse.

Scivolai fino al suo ventre per baciarlo mentre continuavo a spingere sempre più forte. 

Appoggiando la mia mano sul suo gracile torace per sostenermi, cominciai a spingere il mio membro dentro il suo stretto canale velocemente, facendolo gemere ancora più.

«P’Nuea…»

«Mi ami?» chiesi con una voce rotta, ansimando tra una parola e l’altra, non diversamente da Praram, il quale annuì in risposta. La mia mano viaggiò lungo tutto il suo corpo, prima di afferrare la sua lunghezza e iniziare a muoverla allo stesso ritmo delle mie spinte, gemendo all’unisono. 

Il suono dei nostri corpi che si scontravano era per come pura benzina che veniva versata sul fuoco del desiderio che provavo per lui, spingendomi ad aumentare il ritmo delle mie spinte. La mia vita, le mie mani, la mia bocca, ogni parte di me non era affatto esausta, ma ero diventato avido, volevo continuare a possedere Praram ancora e ancora.

«Praram!» Sussurrai il suo nome prima di liberarmi dentro di lui. Non avevo intenzione di venirgli dentro, ma era troppo stretto e non ero riuscito ad uscire. Il suo corpo si irrigidì poco prima di venire. Sentii il calore del suo liquido bianco riversato sulla mia mano mentre il suo corpo si contrasse stringendosi intorno alla mia asta. Istintivamente ansimai delicatamente nel suo collo.

«Ti amo.» ripetei, prima di chiudere lentamente gli occhi. Il suo petto si alzava e si abbassava ritmicamente, il suo respiro diventava sempre più pesante. Gli sorrisi, prima di chinarmi per baciare ancora un volta la persona che amavo.

«Anch’io ti amo. Ti amo davvero tanto.» Non pensavo mi avesse sentito, ma quando mi rispose posai le labbra sulla sua fronte baciandolo dolcemente. Quando uscii dal suo stretto canale notai che insieme al mio sperma c’era una sfumatura rossa di sangue, probabilmente causata dalle mie spinte troppo violente.

Mi alzai e corsi in bagno a prendere un asciugamano per pulirlo; fu la prima volta che feci qualcosa del genere, ma mi sembrò di averlo fatto abbastanze bene. Osservai attentamente il punto della sua ferita e fortunatamente l’emorragia era cessata. Mi misi alla ricerca di una maglietta e qualche indumento da fargli indossare, così presi i suoi pantalocini scuri da basket, poi mi avvicinai a lui e non riuscii a trattenermi dal assaporare ancora quelle deliziose guance. Abbracciai la persona che dormiva profondamente. Praram aveva di nuovo stretto tra le mani la mia collana con l’ingranaggio. 

*************

Aprii gli occhi e guardai la persona accanto a me con ancora in mano la mia collana. Allungando la mano scostai i capelli che gli erano caduti sul viso arrossato, in modo che potesse dormire più comodamente. Gemeva nel sonno, così lo abbracciai e lo strinsi a me contro il petto.

«Urgh.» mugugnò qualcosa quando mi chinai per baciargli la guancia.

«Sei già sveglio?» chiesi mentre mi avvicinavo a lui.

«Urgh.» gemette di nuovo, prima di guardarmi.

«Come stai?» domandai preoccupato, mentre lui improvvisamente diventò rosso.

«Cosa intendi… come…» Cercò di parlare senza successo, facendomi ridere piano quando rammentai quanto potesse diventare timida la persona che stavo abbracciando.

«A cosa dovrei riferirmi? Voglio dire, sei ferito. Il tuo corpo fa male?» cercai di spiegarmi meglio. Rama mi fissò semplicemente.

«Puoi vedere tu stesso.» In quel momento mi prese alla sprovvista, non pensavo mi avrebbe risposto in quel modo. Solo poche ore prima gli avevo mostrato quanto lo amassi.

«È vero, i miei occhi guardano solo te.»

«P’Nuea.» mi chiamò. Subito dopo nascose il suo volto, che iniziava ad arrossarsi, contro il mio petto.

«Quante volte hai chiamato il mio nome oggi?» gli accarezzai il naso, stuzzicandolo.

«Come si fa a contarle?» disse dolcemente.

«Sì, è come il mio amore giusto?»

«Come scusa?» chiese guardandomi.

«È come contare quanto ti amo.» gli dissi sorridendo.

«Sei pazzo.»

«Ahia!» Sorpreso urlai quando Praram mi morse il petto. Era un comportamento dettato dalla sua timidezza, il dolore che provavo era insignificante in confronto alla sua dolcezza.

Strinsi la mano che aveva adagiato sul mio petto e incrociai le nostre dita. Mi immersi nei suoi grandi occhi, nei quali potevo perdermi facilmente, prima di sorridergli. Praram diventò sempre più timido, ma non lo lasciai andare via. Con il braccio gli cinsi la schiena tenendolo stretto a me. 

«Prima di addormentarti mi hai sentito?» chiesi dopo un po’ che ci guardavamo negli occhi.

«Prima di dormire?» Aveva un’aria confusa «Ti ho detto qualcosa e poi sono crollato.»

«Allora non hai sentito quando ti ho detto che ti amavo?» domandai speranzoso.

«Lo hai detto anche tu?» Era diventato rosso in viso, ma sapevo che era ansioso di avere una risposta.

«Sì, l’ho fatto. Ma vorrei dirtelo ogni singolo giorno prima di andare a dormire. Voglio dirtelo ogni mattina, voglio dirti che ti amo tutto il giorno.»

«Perché hai bisogno di ripeterlo così tante volte?» chiese nascondendosi nel mio petto.

«Qualunque cosa tu faccia sei sempre così carino. Mi piace quando sei così, starei qui a guardarti tutto il giorno. Chiamami pazzo se vuoi, forse lo sono.»

«Non è necessario farmi tutti questi complimenti.» disse allontanandosi un po’. Lo lasciai andare perché non volevo causargli altro dolore.

«Sei molto più dolce di qualsiasi altra parola che potrei pronunciare Praram.» Alzò lo sguardo verso di me, prima di poggiare la testa sul cuscino e tirare su la coperta per cercare di nascondersi.

«P’Nuea sta zitto.» pronunciò timido prima di coprirmi la bocca con una mano, ma non riuscì a fermarmi e un sorriso si dipinse sul mio volto.

«Beh, se non posso nemmeno parlare, cosa posso fare?» domandai dopo aver scostato la sua mano dalla mia bocca.

«Silenzio.»

«La mia bocca sa fare solo poche cose, quindi puoi stare tranquillo.» Provai ad essere innocente come lui, ma pur provandoci fallì miseramente. 

«Fai qualcosa di diverso, invece di parlare.»

«Beh, se non posso parlare allora dovrei usare la mia bocca per baciarti.»

«P’Nuea!»

«La mia bocca è buona solo per baciarti e dirti quanto ti amo.»

«Sei davvero pazzo.» disse piano voltandosi per nascondersi. Era così rosso in viso, anche se continuava a nascondersi dietro il cuscino lo vedevo chiaramente, che il rossore si era diffuso su tutto il collo e le orecchie. Potevo vedere i segni che gli avevo lasciato e che lo rendevano ancora più attraente.

«Beh, ti amo così tanto. Non voglio fare altro che amarti e voglio che tu sappia quanto sono felice con te.»

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