BLUE KISS – CAPITOLO VII

Posso restare con te stanotte?

Pete si diresse verso il viale che portava a casa di Kao intorno alle quattro di mattina. Dopo che avevano lasciato la stazione di polizia, il gruppo era andato a recuperare la macchina, cosicché Pete potesse accompagnarli tutti a casa. Kao era l’ultima persona da lasciare dato che casa sua era di strada per tornare da Pete. 

Dopo il caotico incidente appena successo, entrambi si sentivano estremamente esausti. Kao era così assonnato che riusciva a malapena a tenere aperti gli occhi, quindi non c’era bisogno di immaginare quanto fosse esausto Pete che stava guidando.

In quel momento… il telefono di Pete suonò.

«Il tuo telefono.» Kao disse a Pete dato che non stava rispondendo.

«Chi cazzo mi sta chiamando? Sono quasi le quattro della mattina.» Pete borbottò frustrato.

Tirò fuori il telefono e vide che era Fongbeer, sospirò. Pete si era reso conto che era diversa dalle altre ragazze che aveva frequentato. Era amorevole all’inizio, ma ultimamente, continuava a chiamarlo ogni singolo giorno anche se non erano ancora ufficialmente fidanzati. In più, lui le aveva detto di tenere la relazione al livello di amicizia inizialmente.

«È tuo padre? Probabilmente sì visto che è molto tardi e non sei ancora a casa.» disse Kao senza guardare il telefono di Pete, la cui suoneria stava molestando il suo già stanco cervello. «Rispondi, così non si preoccupa.» 

«Non mi chiama mai perché è preoccupato, sa bene che so prendermi cura di me stesso.»

«Visto che sei un cazzone che torna sempre a casa tardi.»

«Ami prendermi in giro, eh?»

«Stai zitto e rispondi al telefono. Ti sta chiamando di nuovo. A te starà anche bene, ma mi sta infastidendo.»

«Ok, ok.»

Pete era stanco delle lamentele di Kao, quindi decise di rispondere alla telefonata per farlo tacere. Provò a tenere la voce più neutra possibile, ma era abbastanza per Kao per poter capire che era una delle sue ragazze che lo chiamava. Kao rimase in silenzio, guardava fuori dal finestrino come se non gli importasse, ma poteva sentire tutto.

«Non sono ancora a casa. Ci sono stati dei problemi. Sto accompagnando a casa un mio amico ora… è davvero un mio amico, un ragazzo, vuoi che te lo passi? Si, si, lo accompagno e poi vado a casa… davvero non è una ragazza, devo riattaccare ora che sto guidando.»

Pete riattaccò e sospirò esausto.

«È strana.»

«In che senso?»

«Abbiamo appena iniziato a sentirci, ma continua a chiamarmi neanche fosse mia madre.»

«Magari ci tiene a te.»

«È gelosa amico! Era preoccupata che fossi fuori con un’altra ragazza, ma sai… non è neanche la mia ragazza ancora.»

«Non le hai dato false speranze? Eri pazzo di lei prima.»

«Era così carina e tutto il resto all’inizio, le ho parlato da amico. Mi hai sentito come le parlavo.»

«Non sono con te tutto il tempo. Come posso sapere di che cosa le parli quando non ci sono?»

«E per che cazzo sei così severo con me?»

Gli occhi di Pete erano sulla strada, una mano sul volante, l’altra mano stava tentando di dare una pacca sulla testa di Kao che gli stava parlando con una voce infastidita. Il modo in cui Kao respinse la sua mano irritato, fece ridere a crepapelle Pete.

«È così divertente quando sei assonnato e ti arrabbi.» disse Pete ridendo.

«Che cazzo ridi?» disse Kao con una voce esasperata. In realtà, Pete gli fece battere il cuore così veloce da essere arrabbiato con se stesso. Pete non aveva fatto niente di speciale, quindi cosa aveva fatto sentire Kao in quel modo?

«Penso che dovrei mettere un po’ di distanza tra me e lei adesso. Se lascio che la cosa vada avanti in questo modo, non mi lascerà andare.» continuò Pete. «È un bene che l’abbia presa con calma, parlandole da amico all’inizio, altrimenti sarà difficile uscirne.»

«Stai attento, le hai dato troppe speranze. Riderò come un matto se non ti dovesse lasciare andare.»

«Si,si. Non ti preoccupare. So cavarmela bene quando si tratta di ragazze.»

«Siamo arrivati. Ora, vai a casa e fai attenzione.» parlò Kao quando la macchina si fermò davanti a casa sua.

«Hey aspetta.» Pete fermò Kao che stava per uscire dalla macchina e gli afferrò il polso prima che potesse aprire la portiera.

Kao si bloccò. Si girò verso Pete, guardando la sua mano e sentendosi a disagio. Ma Pete non sapeva l’effetto che il suo gesto aveva sull’amico, quindi non lasciò andare il suo polso e continuò a parlare. 

«Posso… Posso fermarmi a dormire da te?»

«… !!!»

La domanda di Pete scioccò Kao che scosse la testa come un matto.

«Ma che cavolo? Ti ho solo chiesto di rimanere a dormire, non posso?»

«Non se ne parla! Come puoi restare a dormire a casa mia? È molto tardi.»

«Perché sei così agitato? Ti stai comportando come una ragazza il cui ragazzo le chiede di restare a dormire per la prima volta.»

«Io… non ho mai permesso a nessuno dei miei amici di fermarsi a dormire e non ho avvisato mia madre.» Kao provò a trovare delle ragioni. Non voleva che Pete scoprisse il vero motivo, e cioè che non pensava che il suo cuore lo avrebbe sopportato.

Ed era ancora più preoccupato che… Pete potesse scoprire i suoi sentimenti per lui!

«Qual è il problema? Siamo entrambi uomini, tua mamma è sempre stata molto gentile con me, non credo avrà dei problemi.» Pete lo supplicò. «È molto tardi, a che ora arriverò a casa e andrò a letto? Abbiamo lezione domani alle nove. Pensi che sarò in grado di svegliarmi, eh?»

«Tuo padre sarà d’accordo?»

«Dormo spesso fuori, ci è abituato.»

«Ne sei sicuro?»

«Si, probabilmente sta dormendo ora. Gli scrivo dopo.»

«Ma…»

«Come puoi essere così senza cuore con un tuo amico?»

Pete sembrò veramente esausto dopo tutto quello che era successo oggi, era così incredibilmente assonnato che avrebbe potuto dormire con la testa sul volante. Non era sicuro che non potesse avere un colpo di sonno e uscire fuori strada. In più, non c’era nessuno che lo avrebbe svegliato l’indomani… non sarebbe stato neanche in grado di essere a lezione alle nove in punto.

«Non sono senza cuore, ma la mia camera è disordinata e la mia casa è piccola. So che ti lamenterai.»

«Non mi lamenterò… lo prometto.» Pete sorrise quando Kao sembrava stesse per cedere. «E ho fame. Fammi stare da te stanotte e cucinami del ramen. Ho taaaaanta fame.»

«Ok, ok… come ti pare!»

Kao non potè fare a meno di permettere a Pete di rimanere per la notte. Come faceva a rifiutare quando Pete lo guardava con quello sguardo supplichevole? Kao uscì immediatamente dalla macchina e Pete non sprecò neanche un secondo; chiuse la macchina con il telecomando e lo seguì velocemente.

«Fai silenzio, mia madre e mia sorella stanno dormendo.» sussurrò Kao entrando in casa.

«Va beeene.» Pete obbedì.

È carino quando diventa così ubbidiente. pensò Kao, ma mantenne una faccia seria.

Si diresse verso la cucina per preparare i ramen chiesti da Pete, il quale approfittò di quella opportunità per osservare la casa. Anche se era solo una normale casa a due piani, non maestosa come quella di Pete, era pulita, in ordine e vivibile.

«Cosa pensi di trovare? Ti assicuro che la mia casa è senza mine antiuomo.»

Kao si interruppe quando vide Pete guardare di qua e di là come se stesse cercando qualcosa.

«Mi avevi detto che la tua casa era disordinata, quindi sto cercando di capire se è vero, ma in realtà sembra molto carina e vivibile.»

«La casa non è in disordine, la mia camera lo è. Dicevi che volevi il ramen, che gusto?»

«Tom Yum Goong.» 

[N/T: Zuppa Thai con gamberi.]

Pete si sedette al tavolo da pranzo, in mezzo alla cucina, e si preparò a mangiare di gusto. Scrisse a suo padre che sarebbe rimasto a casa di Kao. Probabilmente avrebbe visto il messaggio solo la mattina seguente, ma non era un grosso problema. La cosa peggiore che potesse capitargli era che suo padre lo assillasse come al solito.

Dopo aver scritto a suo padre, Pete rimase seduto guardandosi intorno finché i suoi occhi non si fermarono su Kao, che stava abilmente preparando i ramen. Pete pensò che il suo amico fosse una persona ammirabile; Kao era bravo in molte cose, si prendeva cura di se stesso, si comportava bene ed era bravo negli studi. Tutto il contrario di Pete che aveva sempre avuto persone che si erano prese cura di lui talmente tanto che a malapena aveva mai fatto qualcosa da solo.

Per quanto riguardava cucinare?… Non voleva neanche pensarci.

Notando che Pete lo stava fissando, Kao si voltò con uno sguardo sospettoso per chiedere: «Cazzo guardi?»

«Niente, stavo solo pensando che sei davvero una brava casalinga. Guarda! Stai cucinando come un vero chef!»

«Sto solo facendo dei ramen. Tutti possono farlo.»

Kao mantenne una faccia seria, per nascondere come il semplice complimento di Pete lo avesse fatto arrossire. «Non dirmi che non sai farlo.»

«Lo so fare, ma non bene come te. Che meraviglia è essere te; hai una famiglia amorevole, sai prenderti cura di te stesso, sei intelligente e bravo in tutto, la tua personalità è buona e sei anche… un po’ carino.»

Pete guardò Kao con ammirazione. Ammise che, quando si erano incontrati per la prima volta, per Pete fu odio a prima vista, ed era stato ancora più infastidito quando si erano trovati per caso nello stesso gruppo di amici. Forse, era perchè Kao non era stato a sua volta molto amichevole con lui; ma ora che avevano legato, Pete doveva ammettere che Kao era un buon amico.

«Se mi stai facendo tutti questi complimenti per poi concludere con un insulto, non ti lascio mangiare il ramen.»

«Erano complimenti sinceri. Comunque, sei un ragazzo talmente perfetto, anche se non ti ho mai sentito parlare di fidanzate.»

«Cosa importa?»

«Sono solo curioso, hai mai avuto una ragazza?»

La domanda fece andare di traverso a Kao il ramen che stava assaggiando.

«Che cavolo? Ti stai strozzando solo perché ti ho fatto questa domanda?»

«Perché chiedermelo così all’improvviso?»

«Cosa!? Siamo amici. Non possono gli amici chiedersi questo? Hai un segreto, eh? Dai! Ne hai mai avuta una?»

Kao fissò Pete silenziosamente mentre ripensava agli anni delle superiori. In effetti c’erano state un sacco di ragazze interessate a lui, ma lui non aveva interesse per nessuno ed era solo concentrato nello studio, quindi non aveva mai avuto una relazione.

Inoltre Kao sapeva che… non gli piacevano le ragazze; eppure allo stesso tempo non aveva detto a nessuno che… gli piacevano i ragazzi.

«Bah, non sono molto interessato all’amore.» rispose vagamente Kao.

«Lo sapevo, un nerd come te non poteva essere interessato alle ragazze.»

«Chi può paragonarsi a te, signore?» lo prese in giro Kao.

«Non prendermi in giro. Dov’è il mio cibo? Sono fottutamente affaaaaaamaaatooo.»

«Ok, è pronto. Vai a prendere forchette e cucchiai laggiù.»

Pete si alzò e prese due paia di forchette e cucchiai nella credenza dietro di sé. Kao mise due ciotole di ramen sul tavolo mentre Pete tornava a sedersi, poi mangiarono parlando dei loro anni alle superiori. Pete non era sicuro che sarebbe andato a dormire prima di quanto avrebbe fatto se fosse tornato a casa, ma gli piaceva parlare con Kao così tanto che perdeva sempre la cognizione del tempo.

Com’era bello… avere un amico con cui potevi essere te stesso.

Per Pete, la camera il cui proprietario aveva detto essere in disordine, non lo era affatto. Era pulita, ordinata e vivibile più di quanto non lo fosse la sua; quando la domestica non l’aveva pulita.

Kao prestò a Pete i suoi vestiti e gli disse di farsi una doccia al piano di sotto mentre Kao avrebbe usato il bagno in camera sua. Un quarto d’ora dopo, Kao aveva finito di farsi la doccia e si era già rivestito, ma Pete non era ancora tornato. 

«Come mai ci mette così tanto a farsi una doccia? Si sta facendo bello?» mormorò. 

Mentre lo aspettava si mise a letto appoggiando la schiena alla testiera, scorrendo gli aggiornamenti sul telefono mentre aspettava Pete. Si sentiva un po’ strano avendo permesso a Pete di restare da lui. Non sarebbe stato un problema se Pete non fosse stata la sua cotta fin dal primo anno di università.

Si… Kao provava qualcosa per Pete da un bel po’ di tempo ormai.

Era divertente ora che ci pensava, Kao non aveva idea di quando avesse iniziato ad avere gli occhi sempre su Pete mentre il suo cuore batteva forte. Provò a cercare delle ragioni del perché fosse così, ma non ce n’erano.

Pete lo odiava all’inizio, quindi anche Kao avrebbe dovuto odiarlo no?! Ma cosa poteva farci!? I sentimenti sono qualcosa su cui non hai controllo. Sapeva solo che “L’amore è amore”.

Forse non serviva una ragione per amare, accadeva senza preavviso, perché se Kao fosse stato avvisato, avrebbe detto a se stesso di rallentare i suoi sentimenti prima che fosse troppo tardi.

Kao sapeva che sarebbe stato impossibile per loro mettersi insieme.

La cosa più importante era che a Pete non piacevano i ragazzi e non gli sarebbero mai piaciuti. 

Kao non poteva fare altro che sospirare, dicendo a se stesso che era già oltre le sue più rosee aspettative che fossero diventati migliori amici dopo essere stati in brutti rapporti per molto tempo.

Era felice, cosa poteva volere di più?

«Ancora non dormi?!»

La voce di Pete fece sollevare gli occhi di Kao dal telefono. Rimase scioccato per alcuni secondi quando vide che la persona in piedi di fronte a lui, Pete, stava indossando solo i pantaloncini e il suo petto era nudo. I suoi bellissimi muscoli e i suoi addominali sodi avrebbero portato ogni ragazza a urlare fino alla morte.

Ti ho prestato la mia maglietta. Perché non la indossi?! pensò Kao.

«Sbalordito? Sembri come un ragazzo che vede le tette di una ragazza.» disse Pete ridendo e camminando per colpire in testa Kao. Kao velocemente respinse la mano di Pete e stava per dargli un calcio in risposta.

«Io… non sono sbalordito.» Si difese prima che Pete potesse notare cosa stesse realmente pensando e pregò di non arrossire di fronte a lui. «Sono solo sorpreso di vederti andare in giro senza maglia quando te ne ho prestata una.»

«Fa caldo, la tua aria condizionata non rinfresca abbastanza.»

«Mettiti la maglietta.»

«Ma che cazzo? Perché sei così serio?» Pete non cedette.

«Mettitela e basta. Mia sorella rimarrebbe scioccata se mai dovesse venire a svegliarci domani e ti trovasse così.» Kao menzionò sua sorella, anche se era lui in realtà quello scioccato e che temeva di poter perdere il controllo.

«Oh, giusto, me ne ero dimenticato.» Pete finalmente si arrese. Si mise la maglia e salì sul letto.

«Era un po’ che volevo chiedertelo, a che anno è tua sorella?»

«Al liceo, perché?»

«Niente, penso solo che sia molto carina.»

«Fermati qui! Tieni il pisello nei pantaloni, è mia sorella, sta alla larga da lei.»

«Non ho detto nulla, penso solo sia carina. Non ti preoccupare, non ci proverò con lei.»

«Bene, è ancora giovane. Falle avere un futuro radioso.»

«L’hai detto come se fossi una merda totale.»

«Stai zitto, usa il tuo tempo per chiarire le cose con Fongbeer prima di tutto.» Kao colpì la testa di Pete, si alzò e spense le luci, poi si rimise a letto.

«Ti ho detto che la lascio, ma sarà difficile.» sospirò Pete. «Cosa pensi dovrei fare?»

«Hai iniziato tu, quindi chiudila da solo. Ora dormi. Basta parlare. Non voglio che facciamo tardi per la lezione di domani.» Kao replicò infastidito, ma in realtà non voleva parlare di Fongbeer perché sfiorava la ferita nel suo cuore.

Anche se Kao aveva detto a Pete di dormire, continuò a fissare il soffitto al buio, incapace di chiudere gli occhi. Quando aveva dormito da Pete l’ultima volta, i suoi sentimenti per lui non erano così intensi.

Aveva provato a dire a se stesso di smetterla, ma il suo amore per Pete cresceva più forte ogni giorno.

Così forte… che era spaventato di non poterlo trattenere dentro di sé ancora a lungo.

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