A TALE OF THOUSAND STARS – SPECIALE 4

Il viaggio delle “Stelle”

Lo zio Det portò al mattino presto un cesto preparato dalla zia Kaew, ma il giovane insegnante Asa non era ancora sveglio così lo consegnò all’ufficiale. Colui che durante la notte aveva combattuto duramente si svegliò e prese a camminare lentamente facendo attenzione al bacino per andare farsi un bagno e dopo cominciò a vestirsi. A causa di tutto ciò, la colazione si trasformò in un pranzo. 

I visitatori salutarono marito e moglie, proprietari della fattoria, e mentre rientravano si fermarono al mercato del distretto per comprare del riso, cibo essiccato e vari generi di prima necessità prima di tornare al villaggio di Pha Pan Dao. 

Una volta arrivati al villaggio e accompagnato il suo amante alla propria capanna, il maggiore Phupha disse di dover restituire l’auto al suo proprietario, che si sarebbe recato alla base militare per sbrigare una piccola faccenda prima di ritornare da lui in serata. 

Nel frattempo, Tian restituì la rete per le zanzare che aveva preso in prestito dal capo del villaggio dato che ne aveva acquistata una nuova per rimpiazzare quella rotta. L’insegnante Asa proseguì dopo che si era avvolto la rete intorno alla vita camminando agiatamente lungo la strada sterrata del villaggio.

Da quando il giovane della città era diventato un membro di quel villaggio lontano?

Tian alzò la mano per salutare un familiare uomo anziano prima di essere di fronte alla sua casa, ma le sue mani erano ricolme di noci Betel e pesce essiccato che gli altri anziani del villaggio gli avevano donato con grazia e amore. 

Con tutto il fiato che aveva in corpo il giovane urlò: «Zio Biang Lae, sei in casa?»

«Oh insegnante! Sei tornato?» Il proprietario di quel nome apparve alla finestra prima di precipitarsi giù per le scale per incontrarlo.

«Sono venuto per restituirti la zanzariera che avevo preso in prestito. Sono passato per sbaglio al mercato con il capitano e ne ho comprata una nuova.»

«In realtà sono stato io a donartela, non dovevi avere fretta. Ne ho molte.» L’uomo più grande la prese prima di parlare come se si fosse appena ricordato di qualcosa. «Long è tornato ieri, gli ho detto che non ti ha trovato perché stavi facendo un piccolo viaggio con il colonnello.»

«Oh, quindi ora posso vederlo?» Tian rispose con rammarico per non aver incontrato il vecchio amico. Al tempo, l’amico stava frequentando l’ultimo anno della Facoltà di Scienze Politiche e con così tante relazioni ed esami da preparare raramente tornava al villaggio.

«Sarà qui domani mattina, mi ha detto di avere una lezione nel pomeriggio, ma che prima sarebbe andato ad aiutare gli abitanti del villaggio con le trattative con un intermediario venuto a comprare il tè alla fattoria laggiù. Io sono tornato adesso. Insegnante, vuoi entrare ed aspettarlo in casa?»

«Preferirei andare alla fattoria. Per favore posso lasciare qui queste cose nel frattempo?» Il giovane di alta classe depose sulla stuoia all’esterno della casa la corda con cui aveva legato un’asta di bambù a cui erano appese delle banane e della carne essiccata prima di voltarsi immediatamente e trotterellare via.

L’insegnante Asa seguendo il percorso che portava alle piantagioni terrazzate di tè volute dallo stesso re Rama IX sulle proprie terre per fornire agli abitanti del villaggio un posto dove poter far vivere e sfamare anche le generazioni future. I suoi occhi piccoli ammirarono la splendida vegetazione a cascata che si sviluppava lungo il pendio della collina e di impulso sorrise orgoglioso al pensiero di essere nato in quel paese. 

Un Paese dove il Re era anche il ‘Padre’ e…il ‘Padre‘ era sempre pronto a sacrificare la felicità personale per i suoi sudditi.

Avvicinatosi ancora, Tian vide un camioncino parcheggiato vicino ad un deposito di foglie di tè essiccate con attorno un gruppo di persone in piedi e tra loro c’era un ragazzino che ora era abbastanza bravo da aiutare suo padre e gli abitanti del villaggio a parlare una lingua comune anche ai mercanti. Sì, Ai il suo allievo, era incluso nel gruppo. 

Gli abitanti Akha del villaggio di Pha PanDao non si lasciavano più ingannare tanto facilmente dagli sporchi truffatori dopo il gran trambusto creato dallo scandalo con Sia Sakda. Le azioni impulsive dell insegnante volontario pochi anni prima, determinato ad insegnare ai suoi allievi a contare, ad addizionare, a sottrarre, a moltiplicare e a dividere i numeri e a saper leggere le varie scale di misura del peso in chilogrammi, avevano fatto in modo che i piccoli passassero quel sapere ai propri genitori per prevenire ulteriori frodi ai loro danni. 

Mentre i dipendenti del mercante caricavano i sacchi di foglie di tè essiccate sul furfone, il  perspicace Ai notò Tian che si stava avvicinando. Il ragazzo Akha gli sorrise felice mentre correva gli correva incontro. «P’Tian!»

Tian accarezzò la testolina del bambino affettuosamente: «Ai, dov’è Long?»

Alla fine della domanda un piccolo dito indicò il capannone per il tè fatto di quattro pilastri e di un semplice tetto. L’insegnante annuì, scambiò qualche altra frase con il suo alunno ed infine si scusò con le altre persone.

Lo spazioso capannone era pieno di sacchi di diverse varietà di foglie di tè essiccate e voci nei vari dialetti risuonavano al suo interno consentendo a Tian di identificare presto il suo obiettivo.

La presenza di un visitatore inaspettato era calata sul gruppo come una grande ombra nera che aveva spinto i piccoli accovacciati attorno alla bilancia e gli altri abitanti del villaggio ad alzare la testa per girarsi nella sua direzione.

«P’Tian ​​come sei venuto fin qui?»

Tian che era stato accolto dai sorrisi sorpresi rispose prontamente in modo discreto. «Dato che volete saperlo, camminando.»

Long incredulo si grattò la testa. «…Pensavo che tu non fossi ancora tornato.»

«Domani c’è scuola. Quanto pensi che durino le mie vacanze? Ma signore, mi dica, lei ha studiato molto in questi giorni? Raramente è tornato al villaggio.»

«È l’ultimo anno e anche se non ho molto da studiare ci sono così tanti progetti da consegnare.»Il futuro capo del villaggio non poté fare a meno di piagnucolare.

«Dai anche io ho passato un periodo come questo. Sopravviverai fino alla laurea, lo giuro.» Quando finì di parlare, Tian rise mentre dava alcune pacche sulla spalla a Long per consolarlo. 

Long lasciò andare un lungo sospiro rassegnato prima di invitare l’insegnante per una passeggiata fuori. Una piantagione di tè a forma di mezzaluna crescente ricopriva un intero fianco della collina fino in cima. Il clima lassù era fresco tutto l’anno. Lo studente della Facoltà di Scienze Politiche invitò il suo senior a guardare il terreno che era stato allestito, secondo i consigli dello staff del Royal Project, per prepararsi a testare una nuova piantagione di fiori in invernali. 

«Perché non piantare fragole? Quando ho attraversato gli altri distretti ho visto molti  villaggi che le piantavano.»

«Non è che non ci abbiamo mai pensato, ma abbiamo constatato quanto l’ambiente qui sia inadatto. La fragola è una pianta delicata che richiede molte cure ed inoltre ama l’acqua. Ma a Pha PanDao non esiste un sistema di approvvigionamento idrico collegato agli irrigatori e se dovessimo usare un sistema di irrigazione manuale per trasportare tutta l’acqua necessaria più volte al giorno, non sarebbe fattibile.»

Tian lanciò un’occhiata al futuro capo villaggio e sorrise prima di voltarsi per guardare direttamente le foreste naturali davanti a loro che non eran state convertite in terra arabile.

«Qualcuno mi ha detto che ci sono aree dove il progresso non è ancora arrivato, ma che comunque seguiranno il loro corso. Mi chiedo solo se con il mondo esterno in continua evoluzione… quanto ancora pensi che il villaggio di Pha PanDao possa proteggersi e continuare a vivere in modo autosufficiente e del tutto naturale?»

Perplesso, Long alzò un sopracciglio perché  non si aspettava di ricevere una domanda riguardo lo sviluppo paesaggistico dalla bocca di quel giovane cittadino.

«L’hai chiesto perché volevi sentire il mio punto di vista o sei solo curioso?»

«Sei la prossima generazione che prenderà il posto dei tuoi genitori senza contare che tu e tuo padre siete le persone più istruite qui al villaggio e rappresentate molte delle remote tribù della zone. Inoltre, da cittadino di questo villaggio, se non chiedo a te a chi altri potrei chiedere?» Tian fissò l’uomo più giovane, che lo fissava come se avesse visto un fantasma.

«Ho spinto mia madre… ho spinto la persona di cui mi importa di più con questa stessa mano.»

Il figlio del capovillaggio era rimasto un po’ sorpreso perché conosceva il grande maestro, Ritdej, a cui in quel momento assomigliava il maestro accanto a lui. Prima di schiarirsi la gola con dei piccoli colpi di tosse aveva frettolosamente messo insieme una risposta da studente di scienze politiche.

«Penso che… anche se gli abitanti non sono mai usciti nel modo esterno, gli estranei possono comunque entrare qui nel villaggio. Pertanto, indipendentemente dal giorno, lo sviluppo raggiungerà prima o poi anche questa regione sul confine più lontano. Tra non molto più persone qui avranno l’acqua corrente. Vicino è già arrivata l’elettricità ed abbiamo un’antenna del telefono. Quando tutti guadagneranno di più con loro aumenterà il potere d’acquisto per avere accesso ai tradizionali bisogni di una popolazione. Il vecchio modo di vivere sarà sicuramente distrutto.»

«Quindi permetterai che tutto questo accada?»

Long Thay si voltò per sorridere allo straniero che tanto sinceramente amava il villaggio. «…non possiamo fermare il mondo esterno, ma possiamo instillare un senso di amore per le nostre tradizioni in coloro che sono qui. Così , quando accadrà, saranno in grado di capire cosa potrebbe distruggere la propria casa e cosa invece la renderebbe più sicura.»

«Ne sono sicuro,» disse Tian con fermezza. «… con le tue sincere intenzioni, insieme all’amore del popolo Akha per la terra della Thailandia, renderete  ‘Pha Pan Dao’ una bellezza culturale e naturale che continuerà a durare il più a lungo possibile.»

Una nota nelle sua voce trasmetteva un’emozione profonda mista a tristezza e angoscia che Long non era riuscito a distinguere, ma attanagliato dalla frustrazione chiese «Tian… stai già per tornare a Bangkok?»

Il ragazzo rimase in silenzio prima di scuotere leggermente la testa. «Quanto vorrei poter rimanere qui? Ma non posso. Pha Pan Dao per me è come un mondo incantato all’interno del nostro mondo, fatto di beatitudine in cui il tempo si è fermato. Per ognuno di noi, però, la vita deve andare avanti ed è quasi giunta l’ora per me di svegliarmi dal mio meraviglioso sogno e affrontare la realtà.»

«Non ne sono convinto. D’ora in avanti quali sono i tuoi obiettivi nella vita?» Long allungò una mano per stringere quella mano e confortare quel giovane insegnante Asa con cui aveva vissuto e con cui aveva quasi condiviso la morte e quella stretta suggellava anche la sua promessa.  

«…Questo villaggio è prezioso perchè è diventato un luogo di felicità per qualcuno. Quando sono stanco, torno qui. Mio padre… mia madre… gli abitanti del villaggio… e i tuoi studenti saranno sempre qui e ci sarà la porta aperta per te.»

I suoi occhi piccoli e rossi si riempirono d’acqua così limpida che la visione di fronte a lui si offuscò. Tian strinse il suo grande palmo in risposta alla promessa che si erano scambiati. 

«Verrò per chiedere una vita senza costi e del cibo gratis. Tua madre cucina dei piatti meravigliosi.» Tian proruppe in una forte risata che distrusse istantaneamente l’atmosfera triste tra loro, lasciò andare la sua mano snella e finse di camminare con le braccia incrociate dietro la schiena facendo qualche passo avanti.

«Non è così gustoso come il tuo ‘Capitano‘?»

L’ostinato maestro Asa alzò la mano per asciugarsi le lacrime e si portò le mani in grembo tanto aveva riso che gli faceva male lo stomaco cercando di scacciare via la tristezza.

Raramente tornerò al villaggio. Lo capisco… lo so chiaramente

E altri abitanti del villaggio, come potrò vederli tutti i giorni?!

Il viso bianco e liscio diventò caldo…le sue labbra sottili si contrassero, incapaci di parlare, «Tu… tu… lo sai…»

«Lo sappiamo tutti, semplicemente non ne parliamo..

«Cosa?! Siete arrabbiati?!!!»

Di tanto in tanto era la generazione più giovane a fare da prepotente con un’altra e così Long  si affrettò a colpire il ferro quando era ancora  molto caldo.

«…se non mi credi, prova a chiederlo agli altri. Guarda, mio ​​padre può dirtelo. Il colonnello Phupha lì sulla collina suona ogni notte fino a tardi finchè tutti non restano svegli tutta la notte. Certo prendersi cura di te…ma andiamo! Il capo di una stazione militare che bisogno ha di prendersi così tanta cura di un insegnante volontario e in prima persona poi. Non importa quanti templi donerai ai monaci, nessuno ci crederebbe.»

Tian divenne così imbarazzato che si arrabbiò. Quel futuro capo del villaggio tendeva a fare grandi elemosine alle persone troppo povere!

«Prima di trovare un Dio… Vieni qui prima a succhiarmi i piedi!!!» Non vi era più alcuna traccia del gentiluomo che aveva lavorato duramente per creare la propria sobria immagine.

Anche se con una mente da adulto che ben comprendeva gli altri, Long restava pur sempre un ragazzino e con l’agilità dei suoi anni schivò in fretta i calci negligenti di colui a cui si rivolgeva come uno dei suoi senior.  Risate miste ad una voce di rimprovero echeggiarono attraverso le silenziose colline ed anche gli abitanti del villaggio che passavano da quelle parti li fissavano con un sorriso l’allegria della giovinezza che più non possedevano.

Il sole cominciava a tramontare ed una luce rosso-arancio illuminava l’orizzonte. I due avevano corso fino a stancarsi e Long si rese conto che doveva sbrigarsi a tornare a casa per continuare il suo rapporto e così sfuggì alla punizione dell’iroso e testardo senior a cui non restava altro che sospendere la pena all’imputato e lasciarlo andare prima di voltarsi e continuare a camminare per asciugare i vestiti sudati.

Tian avrebbe voluto sedersi e rilassarsi ammirando lo splendido scenario delle montagne al tramonto e, naturalmente, in un posto in cui il panorama non veniva ostruito dagli alberi.

‘Pha Pan Dao’ non era solo il luogo d’origine dei racconti popolari della comunità. Era anche un posto dove si poteva guardare il tramonto lungo la strada. La dimora degli elefanti bianchi più famosi del nord, ma poiché quella era una regione considerata zona rossa, sotto la cura di una compagnia militare, l’ingresso ai visitatori di quel paesaggio e alla gente che vi abitava  era diventato molto difficile.

Così quel luogo aveva conservato il suo fascino naturale e magico.

Il suono di un motore sopra la sua testa echeggiò in lontananza facendo alzare lo sguardo al giovane insegnante. L’aereo Cessna Caravan si librava in cielo sopra le nuvole paffute, ciò era dovuto al fatto che la scogliera era ad un livello molto più alto rispetto a quello del mare e di solito un aereo di quelle piccole dimensioni non volava molto in alto.

I suoi occhi sottili si strinsero a causa della luce e di conseguenza vide le strisce verdi e delle semplici lettere in aria che componevano la parola “agricoltura”.

Tian allora si rese conto che quello era un aereo del Royal Rainmaking Operations Center, ed un sentimento di pienezza si fece spazio nel mezzo del petto perchè sapeva che presto quegli aridi terreni e bacini sarebbe stati inondati da gocce d’acqua scaturite per volontà divina dalla  ‘Gente nel cielo’.

Pur sapendo benissimo che la propria vita non è eterna, nessuno si aspetta mai che un giorno… siano annunciate brutte notizie che causino dolore.

La sua perdita più grande doveva essere conosciuta. Tian ricordava quanto accaduto l’anno precedente. 

Tutto avvenne mentre stava prendendo un autobus diretto a recuperare un’auto lasciata in un centro commerciale nel centro della città. Erano circa le sei e mezza di sera. I passeggeri all’interno del mezzo, come sempre, erano tutti concentrati sui cellulari. Una normalità del tutto anomala se paragonata all’atmosfera di quel giorno completamente diversa da quella di tutti i giorni. 

Sotto l’immobilità del guscio esterno, il suo cuore era pieno di agitazione e solo pochi minuti dopo, quando venne rilasciato un referto generale, una nebbia nera sembrò permeare l’interno della sua carrozza. Tutto taceva come se una maledizione fosse scesa su di lui. 

Non molto tempo prima…tutta quella surreale calma era stata spezzata da un forte suono singhiozzante ed ondate di dolore si erano estese in lungo e in largo coprendo ogni centimetro quadrato del suo essere.

Inesperto a quel tempo uno studente di ingegneria si era dimesso. Come si arriva al treno? 

Il suo cervello era insensibile,  l’intero corpo privo di emozioni. Gli occhi che guardavano dritto davanti vedevano sfocato. La luce intorno a lui sembrava essersi attenuata. Non un suono era udibile dalle persone che gli camminavano intorno.

Il cuore della capitale, un tempo vivace, era diventato improvvisamente calmo e incolore.

Tian si era avvicinato ad un’auto costosa parcheggiata ed dopo aver aperto la portiera si sedette. Premuto il pulsante di avvio, notò che la mano che reggeva l’ingranaggio tremava, incapace di muoversi mentre la melodia di una canzone proveniva dalla radio che era stata lasciata accesa. Senza alcun preavviso molte lacrime, che erano state immagazzinate dentro di lui, presero a sgorgare fuori bagnandogli entrambe le guance.

Tian crollò in avanti appoggiando il viso, distorto da quella forza singhiozzante, contro il volante mentre anche le più remote immagini che sembravano dimenticate, si riversavano in un turbinio nella sua mente.

Per una volta nella sua vita senza valore aveva ricevuto un miracolo come quell’acqua che cadeva dal cielo in gocce di pioggia per spegnere il fuoco del dolore nella sua anima proprio in quel momento. Era grato per la magnanimità che Sua Altezza aveva dimostrato nel pianificare di realizzare un progetto reale per la povera gente.

Tian pensò se una tale notizia fosse arrivata a coloro che abitavano nelle città che erano sotto l’ala dei progetti di sua maestà… Come si sarebbero sentiti e come avrebbero reagito?

Sembrava che le profonde ferite del suo cuore che stavano gradualmente scomparendo, si stessero riaprendo di nuovo. Avrebbe tanto voluto tornare per vivere con gli abitanti del villaggio di Pha Pan Dao.

Vorrei poter condividere il mio dolore con le persone laggiù senza dover venire a piangere da solo così.

Senza il calore di quel gigantesco soldato Tian sentì un brivido nel cuore.

Non avrò più…la tua mano da stringere.

Non avrò più…tuo abbraccio confortante.

Capitano, mi manchi… Sto già pensando alla morte!

«…perché non ti affretti a tornare?»

Il suono di una familiare bassa e roca voce gli sussurrò all’orecchio. Improvvisamente, tutta la dolorosa attesa sembrò disintegrarsi in un istante. Tian, ​​che era rimasto seduto e immobile, si risvegliò dal tumulto emotivo del suo passato e si voltò per guardare la persona che era apparsa davanti a lui.

È più reale di un sogno… Non devo più pregare nessuna stella. Lascia che solo i nostri cuori restino saldi insieme. Come due linee parallele di due mondi diversi che possono convergere proprio come oggi.

Tian si chinò ed abbracciò la vita forte della persona di fronte a lui facendo in modo che l’altra persona inarcasse un sopracciglio per la sorpresa, ma non appena l’umidità pervase il suo indumento, le sue labbra carnose si incurvarono un sorriso gentile.

«Ti rifiuti di tornare a casa, mi lasci ad aspettare per molto tempo e scopro che sei fuggito qui e stai piangendo da solo.» Il colonnello alzò il palmo della mano e gli accarezzò dolcemente la testa, consolandolo.

«…A cosa stai pensando?»

«Pensavo… che mi manchi» L’uomo dell’alta società disse con voce attutita, ma che scaldava il cuore del suo ascoltatore.

Phupha allentò la sua mano snella che lo stava abbracciando prima di crollare seduto su una grossa roccia accanto al suo amante. Gli mise un braccio intorno alla vita sottile e disse:

«Il vento notturno è molto freddo, se te ne stai seduto qui a lungo devi fare attenzione a non ammalarti.»

«Volevo solo tenere in me questa bellissima atmosfera il più a lungo possibile…» Tian alzò leggermente la testa mentre prendeva una profonda boccata d’aria fresca prima di puntare il dito verso l’orizzonte, dove ancora una debole luce arancione contrastava con il cielo cupo.

«Guarda, il sole non è ancora tramontato ed in cielo sono già visibili le stelle.»

Il giovane soldato si voltò per guardare il volto dell’altro solo per metà ancora illuminato quindi incapace di parlare: «Tian questo sei tu…»

Phupha non aveva ancora finito di parlare quando il maestro Asa si voltò e incontrò il suo sguardo. Occhi sottili con uno scintillio fermo si immersero in quelli della montagna che tremava nel suo cuore.

«Non hai niente da dirmi, vero?» Tian non era affatto stupido, ma il soldato non credeva che avrebbe messo insieme i pezzi così velocemente.

Il maggiore dell’esercito thailandese rimase in silenzio per un momento prima di dare una risposta altrettanto ferma: «Sì, avevo intenzione di dirtelo stasera.»

«Ma penso di averlo indovinato.» Tian strinse leggermente le labbra, come riluttante a parlare. «…dobbiamo già tornare ad affrontare la verità, giusto?»

«Niente è un sogno, Tian. Era vero il tuo vivere a Pha Pan Dao con me ed è anche vero che saresti tornato a Bangkok con me.» Phupha strinse la sua mano snella con il resto della sua mano. «…qualche giorno fa mi è stato dato l’ordine di trasferirmi alla Scuola del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Devo partecipare al programma di mediazione il mese prossimo.»

«Il prossimo mese?» Disse Tian con una voce bassa devastata dalla notizia. «Allora mancano solo poche settimane.»

Phupha era ben consapevole di ciò che più preoccupava l’altra persona. A Pha Pan Dao erano stati onorati dagli abitanti del villaggio e da altri ufficiali militari. Tutti avevano finto di ignorare quella relazione che sembrava troppo intima. Gli insegnanti volontari e i sorveglianti facevano molta strada inoltre, la vita quotidiana era sempre stata semplice e pacifica.

Ma oltre questo?…

La posizione sociale della famiglia di Tian era insolita unita al fatto di tutte le mansioni di cui doveva farsi carico un ufficiale dell’esercito con il grado di maggiore. Phupha era diventato ancora più straordinario.

Il giorno in cui Tian aveva ripreso la strada per completare gli studi universitari e continuare a vivere nell’alta società, anche lui aveva pensato di voler stare bene e di essere felice, ma quel giorno…Quella avrebbe potuto essere la data dell’ultima volta in cui si sarebbero sentiti. Il giovanotto dispettoso parlava e singhiozzava tanto da poter riuscire a malapena a distinguere le sue parole. Quando il segnale del telefono si interruppe Phupha era diventato molto nervoso. il giovane ed irreprensibile soldato aveva perso le buone maniere e chiesto al suo supervisore di lasciare la festa. Subito dopo aver conseguito il grado di colonnello si era dovuto affrettare a rientrare in paese a causa di una tetra minaccia apparsa al confine.

Nel momento in cui aveva rivisto quel volto liscio e chiaro alla scogliera, il mondo intero sembrava aver riacquistato tutti i suoi bei colori. I suoi occhi erano sfocati dalle lacrime. Non riusciva a credere che la persona che si era recata all’estero per studiare si sarebbe fatta rivedere di nuovo in un posto come quello al confine del paese. Per Phupha tutte le cose accadute da quel giorno in avanti erano un continuo miracolo.  

Phupha aveva fatto credere a Tian con tutto il cuore che non  era un miracolo perché il loro  ‘l’amore’  avrebbe richiesto del tempo per essere dimostrato.

«Ho fiducia in te, ma non sei sicuro di me?»

Tian rimase scioccato nell’ascoltare quelle parole e subito si affrettò ad appoggiare la testa sulle grosse spalle, «Temevo solo che alla fine mi avresti lasciato per il futuro, senza chiedere un altro parere…»

Labbra spesse formarono un lieve sorriso ondulato prima di baciare quelle morbide del suo amante piene di senso di colpa, «Se quel giorno non fossi tornato, come avresti potuto avere una risposta così chiara nel tuo cuore?»

Era vero…ma era anche stato terribilmente doloroso e comunque a Tian non piaceva affatto. Un bel viso come quello di un modello imbronciato disse in maniera provocatoria. «Non lo so. Se farai di nuovo una cosa del genere, io ti prenderò a pugni con tutte le mie forze. Non sono una donna fragile quindi non pensare che ci andrò piano con te.»

Phupha scosse la testa divertito, com’era dispettoso Tian, come una vera e propria  signorina impertinente che conosceva. In quel momento lui aveva accettato tutto ciò perché pensava di poter fare tutto da solo, non credeva di aver commesso il minimo errore. Tian avrebbe dovuto fare ciò che era giusto, avrebbe dovuto completare la sua istruzione come deciso ed i tormenti del passato gli avrebbero portato la massima stabilità della mente.

Come quel giorno… Il giorno in cui una mano snella si era allungata per stringere forte la sua  mano e che gli  prometteva di non andarsene mai più.

«Ma per quanto riguarda me, cosa accadrebbe se il generale e la signora decidessero che dobbiamo lasciarci? Lei potrebbe sopportare di rendere suo figlio triste?»

«Non te ne pentirai mai,» disse Tian con fermezza. «dimostrerò loro che per me nella mia nuova vita tu sei il dono più prezioso.» A questo punto, il figlio dell’ex vice comandante dell’esercito con un sorriso sfacciato e con le braccia avvolte attorno al corpo del suo amante: «Mi hai reso una persona ravveduta. Ti ho preparato il riso, ho cucinato per te, ho potuto dormire in una capanna con la zanzariere strappata e un vecchio materasso. Inoltre mi basta usare una semplice tinozza per fare il bagno ed un barattolo vuoto senza dover fare affidamento su una doccia… Un ottimo addestramento militare. A dirla tutta mio padre dovrebbe essere molto orgoglioso di te!» 

«Suona bene,» il giovane colonnello finse di ignorare l’ironia che aleggiava in ogni sua frase. Prima di rispondere seccamente «il più degno a portare il titolo di ‘moglie’ di un soldato di frontiera.»

«Ehi! Mi hai reso le cose molto difficili e ancora non te ne rendi conto.» Tian finse di fare un forte rumore per coprire il suono del forte battito al cuore provocato dalla posizione data dall’altra persona in quel momento.

Quando sentì che la pelle del giovane si stava scaldando, Phupha pensò che il suo viso sarebbe stato liscio e chiaro proprio come quello di una zucca matura. Il giovane soldato sorrise ampiamente. Sia l’amore che la felicità traboccavano in lui, ma non voleva perdere l’occasione di aggiungere benzina a quel fuoco divampante.

«Ogni volta che mi dirai che ti manco, io verrò da te. Se vorrai una ‘stella‘, te la darò… Nessun altro può farti stare bene come me.»

«Oh… anche tu puoi guardare te stesso.» L’insegnante Asa finse di tirare un sospiro di sollievo mentre parlava con voce nasale, anche se non riusciva a trattenere un sorriso, 

«Spero che la tua accademia militare non abbia alcun corso di corteggiamento, al pensiero potrei vomitare.»

«Niente lezioni di corteggiamento, ma forse avranno introdotto un corso di strategia militare per combattere il figlio del generale in comando o probabilmente no.»

Argomenti diversi mescolati a risate che si fondevano con la fresca brezza sulla scogliera torreggiante sul mare mentre i due uomini sedevano rannicchiati l’uno sull’altro, godendosi la bellissima atmosfera notturna sotto le stelle che brillavano nel cielo.

Phupha strinse la mano snella di Tian mentre guardava in lontananza desiderando che quella notte non svanisse, ma dopo che i due rimasero in un silenzio calmante alla fine disse:

«Se l’ultimo capitolo di ‘A Tale of Thousand Stars’ non si esaurisse con la richiesta e se le stelle non dovessero dare ascolto alla preghiera…come pensi che dovrebbe continuare la storia?»

«Non lo so.» Tian si alzò e si raddrizzò a sedere, poi si voltò a guardare colui che aveva posto la domanda con un’espressione calma sul viso non riuscendo ad indovinare a cosa stesse pensando.

«…Credo che, come nel caso delle fiabe comuni, si dovrebbe rispondere con : E poi entrambi vissero felici e contenti… suppongo.»

Il giovane soldato a poco a poco si voltò per incontrare quei begli occhi che riflettevano solo la sua figura in quel momento. «Sì, e poiché la storia non è ancora finita, quelle stelle dovranno continuare il loro viaggio alla ricerca di quella terra felice.»

Mani spesse e ruvide si sollevarono per accarezzare il bel viso liscio di Tian mentre dal profondo del suo petto risuonò una voce bassa e roca. 

«Quindi tu… sei pronto per partire alla ricerca di quella terra con me?»

Tian prese una  grande e calda mano e la mise al centro del petto. «Mio padre diceva che essere uomo richiede determinazione. Dal momento che scelgo di essere al tuo fianco, devo solo scontrarmi e sperare con gli ostacoli che si frappongono tra noi.»

Sulle labbra si dischiuse un sorriso luminoso, più luminoso di qualsiasi stella nel cielo.

«Sono una persona molto egoista, Capitano. Sei l’unica felicità che posso perseguire per me stesso. Quindi, qualunque cosa accada di sicuro non la perderò.»

Phupha rise debolmente in gola prima di chinare la testa per appoggiarla a quella del suo amato i loro volti così vicini e i loro respiri mescolati insieme. 

«È bello essere egoisti. Inoltre, non voglio che tu mi condivida con nessuno.»

Non erano necessari dei voti. Senza alcun testimone, la parola ‘amore’ era chiaramente nel cuore di entrambi. Un dolce bacio regalato l’un l’altro tra le centinaia e migliaia di stelle che brillavano sopra di loro. Quel ricordo sarebbe rimasto impresso in entrambi per sempre. 

Al sacrificio… di un militare

Alla gentilezza… data ai visitatori

Alla bontà… che scende dal cielo

– Un racconto di mille stelle –

un racconto contenente l’ultimo “mi manchi”

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3 Commenti
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Emanuela

Non ho capito questo ultimo capitolo. Mi dà da pensare che il capitano sia morto. Ditemi che non è così. Grazie

Chia10C

Uniporna, stai tranquilla! Questa è solo la fine dei libri, ma non della loro storia d’amore. Phupha e Tian continuano ad amarsi e a vivere il loro “per sempre” ❤

Anna Maria

“…un racconto contenente l’ultimo mi manchi”
Conclusine poetica di una storia bellissima! Grazie per averla tradotta!🫶

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