A TALE OF THOUSAND STARS – SPECIALE 2

Il viaggio delle “Stelle”

Lo stesso pick-up li portò in giro per la collina fino all’area comunitaria di Mon Peeing Fa. Vi era un piccolo mercato mattutino, ma le persone non erano molte poiché era già troppo tardi. Le persone della zona indossavano sia abbigliamento moderno che abiti locali e l’insegnante volontario di Bangkok osservò un ragazzo del posto che portava un cesto intrecciato pieno di verdure mentre camminava lungo il ciglio della strada prima di voltarsi verso l’autista.

«Dove andremo adesso?»

«L’alloggio per la notte si trova in un ranch degli abitanti del villaggio.» Phupha rispose continuando a tenere gli occhi sulla strada dissestata di fronte a lui.

«Hai detto che avremmo dormito nei campi.» Tian rise in gola. «… pensavo stessi scherzando.»

«La comunità di Mon Peeing Fa è stata recentemente promossa come una nuova destinazione turistica quindi sempre più abitanti del villaggio hanno iniziato ad ospitare i turisti nelle loro case, tutto nello stile dell’agricoltura biologica.»

«Già da tempo ne avevo sentito parlare, ma non mi ero interessato poi molto. Questa materia organica si riferisce all’uso del fertilizzante?»

«Per agricoltura biologica si intende un’agricoltura atta alla conservazione dell’ambiente originario e dello stile di vita della comunità.» Il soldato indicò un campo verdeggiante che non era lontano. «…Ci siamo quasi. Se vuoi saperne di più aspetta di poterlo chiedere direttamente al proprietario della piantagione.»

Il pick up si fermò davanti a un cartello in legno dipinto a mano colorato che recitava: “Roi Lung Det”. Tian aprì subito la portiera e scese dal mezzo quando due abitanti a quattro zampe della casa iniziarono ad abbaiare in lontananza regalando ai visitatori una chiassosa accoglienza. 

Dopo non molto un uomo anziano in casacca indigena e pantaloni di cotone, e dopo essersi allacciato in vita un telo gridò: «Bastardo nero, bastardo rosso basta!» L’uomo dai capelli corti fece un cenno con la mano verso uno dei cani dal pelo color rame e poi verso l’altro nero non molto lontano.

«Salve, voi dovete essere Il maggiore Phupha e l’insegnante Tian. Per favore accomodatevi in casa.»

Lo zio Det era un abitante del villaggio che in precedenza aveva lavorato per molti anni in una delle fabbriche alla periferia di Bangkok. Per molti decenni e solo dopo la morte dei genitori, che gli avevano lasciato in eredità il terreno, aveva deciso di riportare moglie e figli nella sua città natale ed iniziare lì una nuova vita.

«Moglie, gli ospiti sono qui, portami dell’acqua.» disse lo zio alla moglie che stava cucinando sul retro della casa e subito si voltò per invitare ad accomodarsi gli ospiti raccomandati dallo staff del Royal Project diversi giorni prima.

Era una casa in legno rialzata dal terreno, non troppo piccola e non troppo grande, ma disponeva di tutte le comodità necessarie come un ventilatore e una TV grazie all’accesso all’elettricità.

Tian posò lo zaino e prese posto in mezzo alla casa guardandosi intorno. Vide l’immagine del re Rama IX incorniciata appesa su una finestra e sorrise prima di riportare gli occhi alla ciotola di acqua profumata di gelsomino che la zia Kaew aveva posizionato proprio davanti a sé. Il giovane aristocratico alzò una ciotola e bevve e gli sembrò che la flagranza fosse penetrata nell’acqua dando a chi ne beveva una sensazione di freschezza e sollievo. «Quest’acqua è molto dolce.»

«Si tratta di acqua piovana raccolta e conservata in un otre di terracotta nel terreno che è stata prima filtrata e arricchita con dell’olio ed ora è pulita e rinfrescante.» La zia Kaew sorrise dopo aver parlato con un accento meno marcato del marito dato che anche lei aveva lavorato per diversi anni presso il Nakhon Pathom prima di incontrare e sposare lo zio Det ed in seguito trasferirsi con lui a Bangkok.

Dopo aver sentito come l’acqua veniva trattata Tian si rivolse immediatamente al grosso soldato seduto a gambe incrociate accanto a lui. «…perché non mi hai insegnato a raccogliere dell’acqua piovana a casa?»

«Dovresti raccogliere prima l’acqua in un contenitore e poi bollirla e tu sei troppo pigro per farlo, per non parlare di dover travasare tutto in bottiglie più piccole come fanno a Ban Khan Ma Biang Lae. Avresti poi la pazienza di aspettare mesi per l’arrivo delle piogge?» Le parole dure del maggiore ferirono il cuore dell’ascoltatore più giovane. 

Sul viso del giovanotto la bocca si inarcò mal celando un’espressione infastidita e l’atmosfera tra i due si trasformò da serena ad ostile. Lo zio Det accorgendosi del cambiamento si affrettò a parlare introducendo un altro argomento. «Qui si piantano riso e ortaggi, si coltivano frutteti e si alleva il bestiame. Volete riposare prima o vi piacerebbe seguirmi in un giro della fattoria?»

«Voglio vedere!» Rispose il galante ragazzo e lo zio Det fece indossare a ciascuno di loro un  cappello di paglia per proteggersi dal sole di mezzogiorno. Dopo aver preso posto sul retro di un pickup E-Tan, i tre uomini iniziarono la loro visita percorrendo una strada sterrata che tagliava un terreno vasto quasi 30 ettari.

Tian con una mano si reggeva al bordo del mezzo rivestito di legno e con l’altra stringeva saldamente la tesa del cappello. Alzò subito la testa e si accorse che il vento portava con sé l’odore della terra misto a quello dello sterco di bufalo. Se avesse provato quell’esperienza solo diversi anni prima, disgustato, sarebbe scappato a gambe levate nella capitale, ma si era abituato a vivere una vita semplice in campagna e quindi pensò che quello era solo uno degli incanti della fattoria.

L’ E-Tan sbandò un poco proseguendo lungo i campi verdi bagnati per la stagione delle piogge. Lo zio Det si voltò verso i visitatori facendo notare loro come la piantagione era stata suddivisa in una quindicina di ettari destinati all’agricoltura di ortaggi. Indicò poi un pozzo artesiano e altri cinque acri di terra destinati al pascolo e altri converti in frutteti «Lasciate che vi mostri prima le stalle,» gridò il contadino per sovrastare il rombo del motore prima di fare una deviazione verso la fine del frutteto. Parcheggiato il mezzo, lo zio Det guidò i visitatori verso un pascolo composto da una decina di capi di bestiame giovani e meno giovani dispersi a brucare in un recinto loro destinato che si estendeva fino ad un lato della montagna. Sulla sinistra, sulla sommità di una peschiera, è stata costruita una casa per le galline ovaiole. «Questa è agricoltura mista. Noi usiamo il letame del pollame per nutrire i pesci. Ciò consente di risparmiare un sacco di soldi.» Continuò a spiegare l’anziano dirigendosi verso un fienile. 

Tian guardò il pollaio fatto di semplici strutture in acciaio e staccionate di legno, prima di arricciare il naso a causa dell’odore indesiderato che emanava e lo zio Det vedendolo non poté fare a meno di ridere. «…Questa puzza , insegnante, è dovuta allo sterco di pollo che fonte di cibo per i pesci sottostanti.»

«L’acqua non marcirà, vero?» chiese Tian con voce attutita dalla maglia che aveva alzato dal collo fino al naso.

«Il numero dei pesci deve essere calcolato in base alle dimensioni dello stagno e alla quantità di letame dei polli ed in seguito vengono aggiunti microorganismi all’acqua che viene pompata in un sistema di ricircolo interno in modo che rimanga pulita dai rifiuti nocivi.»

«Che tipo di pesci ci sono nello stagno?» Chiese Tian guardando i vari tipi di pesci d’acqua dolce nei solchi del terreno.

«Ci sono tilapia e pesce gatto che vivono insieme.» Lo zio li guidò verso una mucca che poterono solo ammirare da alcuni passi di distanza e Tian si rese conto che quello che gli era sempre sembrato un animale mansueto, innocente e di buon cuore era in realtà suscettibile e arrogante e non amava gli estranei che gli avvicinavano a giudicare da come prese a agitare violentemente la coda. Nelle vicinanze vi era un frutteto invernale dove venivano piantate altre colture in combinazione con metodi di agricoltura mista per preservare e sfruttare al meglio la terra. Il contadino mostrò loro l’uva spina dal mantello giallo-verde nascosta sotto i petali sottili di una particolare specie di vite promossa dal Progetto Reale per gli abitanti del villaggio da poter coltivare in sostituzione all’oppio.

«Famous western o come la chiamano golden bells, è stata una delle prime piante del progetto portata qui per essere coltivata dato che il clima qui è fresco tutto l’anno. Man mano che cresce l’albero diventa sempre più bello e da un che maturo albero ha un sapore agrodolce, molto saporito. Purtroppo non è ancora maturano altrimenti ve lo avrei fatto assaggiare.»

«L’ho visto in vendita nei più lussuosi supermercati ed è molto costoso, non pensavo davvero che potesse essere coltivato anche in Thailandia.»Tian guardò il frutto dall’aspetto strano che la descrizione dello zio Det aveva reso così interessante. 

Ricordo che l’uva spina del capo è un frutto piccolo, ma molto saporito. Agrodolce, ma una volta ingoiato la gola si riempie di umidità.

Dopodiché Tian andò ad assaggiare il frutto caratteristico della stagione delle piogge, il cachi, e ne mangiò finché il suo stomaco non fu pieno. Tornati al pick up, dopo essersi seduto sul sedile posteriore dell’ E-Tan, il giovane iniziò a notare il diverso comportamento della persona accanto a lui. Il viso scuro era ancora calmo come sempre, ma sembrava pallido e stava sudando e aveva la fronte madida di sudore. L’insegnante volontario allungatosi verso di lui gli afferrò il braccio allungato e ha afferrato il braccio dell’altro, scoprendo che la temperatura della sua pelle era più calda del normale.

«Capitano, tu sei malato…» disse in tono preoccupato.

Le sue labbra carnose si tirarono in un sorriso asciutto. «Sto bene.»

«Ma certo! Hai guidato per una lunga distanza, poi sei venuto e hai camminato con me per chilometri. La ferita che il dottor Nam ti ha cucito accuratamente si sarà di certo riaperta!»

Di solito il suo amante ‘tranquillo’ raramente mostrava le sue bebolzze, quindi prima che Tian se ne accorgesse era quasi sempre troppo tardi per qualunque cosa gli fosse accaduta.

«Allora dottor Tian cosa vorresti che facessi?» Una voce bassa, roca, ancora più roca di prima sussurrò a Tian.

«Al pomeriggio il sole è molto forte. Non posso trasportare un gigante svenuto sulle spalle. Faresti meglio ad andare in casa e riposare.» 

Un militare a cui avevano sparato, ma che aveva scelto di camminare spedito per decine di chilometri fino al campo come aveva fatto lui, probabilmente non abbastanza debole da avere un colpo di calore a causa di quella febbre… Nei suoi occhi acuti vi era una traccia di umorismo misto ad affetto e Phupha annuì semplicemente perché non voleva che l’altra persona si sentisse male. Quando Tian vide la sua risposta si girò per gridare allo zio Det, che stava guidando davanti, che non avrebbero proseguito la visita, ma si sarebbero diretti alla casa. 

Subito dopo l’E-Tan prese a sfrecciare dritto lungo un argine nel mezzo di un campo verdeggiante ed in fondo alla strada apparirono alcune semplici case munite di bagno e di una veranda per dormire sotto le stelle. Nella parte anteriore vi era una passerella sopraelevata che portava alla casa costruita dal contadino per facilitare la manutenzione.

L’auto di E-Ta si fermò alla fine di un ponte lungo pochi metri. Lo zio Det condusse i visitatori in una casa centrale con una terrazza che si affacciava sulle montagne lontane, fatta di pareti di bambù che si intrecciavano verso l’interno. La stanza era ampia e al suo interno c’era una grande zanzariera a quattro punte e due materassi arrotolati in un angolo. Il bagno era separato da una porta ed al suo interno il wc era sigillato con un coperchio in legno. Gli zaini contenenti gli effetti personali degli ospiti erano già stati sistemati da qualcuno. Solo un momento dopo anche la moglie di zio Det, la zia Kaew, apparve portando un cestino con il pranzo, del riso e un cesto pieno di stoviglie per preparare una tavola adeguata. 

«Desiderate riposare ora ed andare a vedere la diga con me nel pomeriggio?»

L’interesse del giovane di città a quelle parole crebbe, ma solo per un momento perché scomparve nel guardare preoccupato il malato. Phupha notò quel cambiamento nella sua espressione e dovette fermare la mano desiderosa di accarezzare la sua bella testa con grande amore e alla fine riuscì a tenere a bada quell’impulso. «Vai con lo zio Det io mi sdraierò e farò tranquillamente un pisolino.»

Sembrava aver riacquistato il suo solito modo di parlare, ma Tian si accigliò mentre fissava furiosamente il soldato gigante. «Allora andrò con lo zio lasciando che il malato giaccia da solo a lamentarsi.»

Così, vedendo che il giovane aveva acconsentito, il proprietario della fattoria e sua moglie si congedarono in modo da consentire ai visitatori di rilassarsi per un pranzo privato. Il pasto consisteva in sole pietanze basilari come maiale fritto ed essiccato al sole, insalata di verdure, frittata, zuppa chiara e riso al vapore profumato, ma una volta assaggiata, ogni cosa era deliziosa e una volta finito di mangiare Tian si sentì come in paradiso.

Mentre beveva Phupha percepì su di sé gli occhi turbati del giovane che subito spostò il suo sguardo altrove, così posata la ciotola disse: «Se vuoi dire qualcosa, dilla e basta.»

«Non dirmi che avevi intenzione di venire per incontrare ancora la tua vecchia fiamma,» esclamò Tian con fare indifferente.

Le folte sopracciglia del capitano si sollevarono per la sorpresa, ma solo per un momento. Le sue labbra si contrassero immediatamente in un sorriso. «… vecchia fiamma?»

«Eh…è quello che mi sto chiedendo anche io. Da quando siamo arrivati non ha fatto altro altro che fissarti con quello sguardo così unto!» Il giovane insegnante Asa posò il cucchiaio.

Non devi per forza mangiare il riso. 

«Vuoi dire Mr. Ran? Stai pensando troppo. Non ha detto niente.» La sua voce divenne ancor più roca nel tentativo di trattenere una risata e risultando sempre più irritante alla persona che stava cercando di capire come stessero davvero le cose. 

«Seriamente, so che prima non ci avrei mai fatto caso, ma da quando ho deciso di avere una relazione con una persona dello stesso sesso come faccio a non vederlo?! Conosco benissimo quell’espressione “fantasma vede un altro fantasma”.» I suoi occhi si strinsero come un falco che fissa la sua preda… «…quello sguardo carico di ammirazione. Va bene, in fondo sei sempre circondato da tutto questo.» 

Il giovane soldato non alzò gli occhi al cielo, al contrario, si avvicinò al suo amante e gli sussurrò: «Non sapevo che fossi così geloso.»

«Per favore Maggiore! Cambia parola. Io mi definisco più una persona attenta. Mi definirei così.» urlò il giovane birichino.  

Non sto forse cercando di far capitolare il colpevole? Perché allora sembro io quello sotto accusa ora? Non ci credo adesso stanno venendo a me i brividi di caldo e freddo, ma perché?

Tian prese un respiro profondo per calmarsi e parlare in modo meno frenetico. «…Beh capisco che tutti abbiamo un passato, ma quello che voglio sapere è perché tu mi hai portato proprio qui? Perché venire specificamente in questo Royal Project dove c’è qualcuno con cui hai lavorato?»

Guardando il comportamento serio dell’altra persona, Phupha non era più intenzionato a prenderlo in giro anzi stava guardando la persona amata con tenerezza. «Io e il signor Ran non siamo mai stati insieme e non abbiamo mai ‘avuto’ nulla, né in passato né ora. Perché sei qui? Perché volevo portarti in un tour del Royal Project per farti vedere il nuovo villaggio basato sull’agricoltura mista e lo spettacolo unico del cielo di Mon più vicino a noi.»

Finito di spiegare, i suoi occhi si ammorbidirono perdendo la solita nota di severità. Tian si morse il labbro come se stesse pensando prima di chiedere: «Capitano… se non fossi mai venuto a Phu Pan Dao probabilmente avresti trovato l’amore in qualcun altro e saresti stato felice con lui per molto tempo?»

«Forse sì o forse no.» Il giovane soldato alzò la mano e accarezzò i morbidi capelli di Tian. «…perché pensare di nuovo all’impossibile? Dal momento che sei apparso proprio tu davanti a me.»

Tian si portò alla guancia la mano che giocava con i suoi stessi capelli. Di solito solo i malati vogliono mendicare, ma per questo si sentiva molto più incline a mendicare o ai malati.

«La tua mano è così calda.» …che mi scalda il cuore.

La punta del naso alto del colonnello sfiorò le sue tempie lisce. Ogni giorno sentiva di amarlo  ancora e ancora di più e sarebbe arrivato al punto di non poter combinare più nulla di buono sopraffatto dalla testardaggine mista alla profonda sincerità d’animo di Tian Sophadissakul.

Questa persona davvero non ne ha idea. Come potrebbe un altro al mondo farmi tremare il cuore così forte?

Le guance lisce diventarono rosse per l’imbarazzo e l’insegnante volontario si mosse in fretta come se fosse venuto a contatto con dell’acqua bollente prima girarsi con la scusa di frugare nella valigia del gigante soldato e prendere un antinfiammatorio e un antidolorifico per leggere sulla confezione che andavano presi dopo aver consumato un pasto. Tian le depose nella grande mano dell’altro. «Sbrigati e prendi le tue medicine. Riuscirai a riposare?»

«Così potrai uscire e giocare più in fretta, giusto?» Phupha lo prese in giro, ma Tian lo guardo con aria seria e dopo si mise a sedere ed abbracciò l’altra persona in modo che non andasse da nessuna parte.

«Se vuoi che rimanga, io rimarrò.»

Il maggiore sorrise appena scuotendo la testa in segno di diniego: «…non ho l’opportunità di venire qui spesso. Vai e fai buon uso del tuo tempo.»

…prima che tutto, anche questo momento di felicità, diventi un sogno.

«Sicuro?» Chiese Tian, l’altro annuì con fermezza al giovane della capitale.

Dopo non molto sentirono l’ E-Tan sempre più vicino. Tian prese il cappello di paglia e lo indossò prima di uscire sotto al sole cocente per attraversare il ponte di legno dove avrebbe atteso l’arrivo del pick-up. 

Il veicolo guidato dal contadino accompagnava i visitatori  del villaggio su di un ripido pendio boschivo fermandosi ai piedi di una fila di alberi da cui si poteva proseguire solo a piedi per cui dopo aver lasciato il veicolo, i due uomini si incamminarono.

L’intenso sole pomeridiano ancora incapace di tramontare filtrava attraverso i fitti rami sopra di loro e Tian dal suono credeva di trovarsi vicino ad una sorgente d’acqua, ma non ne era certo. No, era il vento che soffiava attraverso la foresta che dava anche piacevole sensazione di freschezza passando attraverso quegli alberi alti e robusti ed il verde lussureggiante che li circondava era completamente diverso da quello della foresta sottostante. Poi Tian sentì il suono dell’acqua….

Proseguirono a piedi per circa mezzo chilometro e non appena avanzarono attraverso una siepe che fungeva da barriera naturale apparve davanti ai suoi occhi una grande pozza d’acqua.

«Questo è il bacino,» ovvero una pozza d’acqua creata dalle sorgenti naturali che sgorgavano dal sottosuolo. Lo zio Det indicò all’insegnante Asa di guardare le cascate sopra di loro. L’acqua continuava a scorrere fino a scontrarsi con una barriera composta da rocce e bambù che si trovava dall’altra parte proprio al centro del bacino. 

«Non chiamarmi stupido,» il giovane si strofinò imbarazzato la nuca, «….ma ho sentito dire che la costruzione di una diga può ridurre la velocità dell’acqua durante le inondazioni. Ma è proprio così utile?»

Lo zio Det rise, ma guardando l’abbigliamento e il comportamento del giovane insegnante era comprensibile che probabilmente fosse un giovane uomo di città che non prestava molta attenzione a quei tipi di costruzione. «Questa ne è una parte, ma gli sbarramenti sono molto più utili di così. Vedi il muro di pietra e il bambù laggiù? Quando c’è una barriera, la marea rallenta e l’acqua presente nel bacino trabocca penetrando il terreno sottostante così da mantenere umida la foresta affinché fioriscano alberi, fiori e funghi selvatici e così tutto il villaggio avrà abbastanza cibo da mangiare.»

«Wow. Sbaglio o gli alberi quassù sono più grandi di quelli sotto?» gridò Tian allo zio Det «Chi è stato ad avere l’idea?»

«Chi?» L’uomo più anziano alzò le mani e chinò il capo in segno di gratitudine. «Lui non ha mai dimenticato i piccoli abitanti del villaggio come noi nemmeno per un giorno.»

Anche senza citarne il nome, Tian riuscì a percepire con tutto il cuore di chi stesse parlando. Sentì i suoi occhi bruciare prima di sbattere rapidamente le palpebre per scacciare via le lacrime. Il giovane insegnante Asa vide una vasca d’acqua che sul fondo era cristallina nonostante il bordo muschioso della roccia circostante e vi immerse le mani: «È un bacino molto profondo. L’acqua è molto fredda.»

«Non era profondo prima, ma le pietre della barriera aiutano a filtrare sabbia e foglie secche e ciò consente al bacino di trattenere più acqua in modo che in tempi di siccità ce ne sia ancora.»

Tian sorrise mentre alzava la testa riempiendosi i polmoni di aria fresca e pulita. Guardò l’uso di materiali naturali per creare quel semplice sbarramento e sebbene non fosse perfetto in termini di forza, non fece fatica ad immaginare la cooperazione degli abitanti del villaggio e delle autorità nel costruirlo.

A pensarci era strano, anche se i villaggi di Mon Peeing Fa e di Pha Pan Dao distavano solo una cinquanta chilometri, lì vi era l’acqua, l’accesso all’elettricità e un’agricoltura avanzata. Perché doveva esserci una differenza tale tra i due villaggi come quella tra paradiso e inferno?

«A cosa stai pensando insegnante?» chiese lo zio Det vedendo il giovane seduto e silenzioso per molto tempo.

«Pensavo… Se anche Pha Pan Dao fosse stato sviluppato in questo modo, le vite degli abitanti del villaggio avrebbero potuto essere migliori.»

Il proprietario della fattoria emise un lungo respiro, si accasciò e si sedette accanto alla figura snella. «È difficile da dire, ma Pha Pan Dao è un piccolo villaggio adiacente al confine, una zona pericolosa sotto stretta sorveglianza militare. La zona inoltre è profonda e ripida. Se venissero installati dei motori meccanici ad un loro guasto non ci sarebbe nessuno in grado di ripararlo e non sarebbe uno spreco di budget?… Inoltre ci sono molte altre forme di sviluppo per non parlare anche dalla stabilità e dalla soddisfazione degli abitanti per il proprio stile lì. Hai notato se gli abitanti del villaggio sono infelici o hanno fatto delle richieste?»

Tian rimase immobile prima di alzare la testa. La gente di Pha Pan Dao si alzava presto per lavorare nei campi e la sera tutta la famiglia si riuniva per mangiare insieme. Forse la felicità era un qualcosa di diverso per ognuno e non poteva essere giudicata secondo i criteri degli estranei. «Giusto. Quando gli ufficiali del progetto giunsero ad insegnare agli abitanti del villaggio un nuovo tipo di agricoltura, la foresta che c’era era già fertile. Inoltre se il progresso finisse per mutare le attuali pacifiche piantagioni di tè, il tranquillo silenzio verrebbe rimpiazzato dal clamore dei negozi e dei gruppi di turisti che finirebbero col fare irruzione ovunque pur di scattare delle foto.»

«Esatto professore. Forse dovremmo lasciare che la natura faccia il suo corso.»

Il giovane si voltò ad osservare l’anziano contadino che gli aveva dato una pacca sulla spalla. Lo zio Det aveva sviluppato  un’ottima comprensione su come ognuno avesse il proprio stile di vita e su come quello era stato il caposaldo del pensiero del leader. 

I due continuarono a parlare lungo la strada del ritorno all’auto parcheggiata sul ciglio della strada quando lo zio Det vide il giovane insegnante Asa prendere il cellulare ed iniziare a scattare molteplici foto alla bellezza che lo circondava e non potendone fare a meno, lo osservò, notando come non solo il telefono, ma anche ogni cosa del suo abbigliamento apparisse costosa così gli chiese: «Insegnante Tian, hai finito gli studi?»

Il giovane ingegnere si voltò e si fermò per esaminare il proprio abbigliamento. «Mi sono anche laureato con un anno di ritardo per un problema di salute. Sembro così giovane?»

«No, lo zio l’ho chiesto perchè ho appena notato…» Non aveva finito di parlare, ma l’altro lo interruppe certo di sapere cosa l’anziano stesse per dire.

«…Che non sembro proprio il tipo di persona che diventerebbe un insegnante volontario.»

Il proprietario della fattoria guardò spuntare sul bel viso un sorriso prima di cedere all’imbarazzo.

L’aspetto non è lo stesso vero?

«Scusami. Non volevo.»

«Va tutto bene. Tutti quelli che mi vedono hanno lo stesso pensiero. Io stesso a volte resto stupito di quanto mi piaccia la semplice e pacifica vita di qui.»Tian rise sfoggiando e tutti e trentadue denti. «…È così avvincente che ci sono tornato una seconda volta.»

«Quindi rimarrai ?»

La persona interrogata strinse leggermente le labbra prima di rispondere a bassa voce: «…fino a quando non arriverà il momento di tornare.»

Lo zio Det annuì in silenzio percependo l’atmosfera cupa del giovane e passò in fretta a discutere di altre questioni finché non arrivarono al veicolo.

L’E-Tan proseguì su una strada sterrata lungo il villaggio di Mon Peeing Fa piena di campi e giardini verdeggianti a perdita d’occhio.

Presto raggiunsero la fattoria dello zio Det e il veicolo si fermò sull’argine tra i campi mossi dal vento finché non vide delle belle increspature. L’uomo più anziano scese dall’auto scuotendosi i pantaloni impolverati e così fece anche il visitatore, poi prese ad indicare gli appezzamenti di terreno circostanti.

«Qui avevo piantato quindici ettari di riso, ma l’ufficiale mi disse che le piante di riso non erano disposte bene e le avevo lanciate a casaccio.»

«Lanciate?…Vuoi dire lanciare un chicco di riso?» Chiese Tian incuriosito, ma l’altra parte rise ad alta voce.

«Gettare le piantine. Chiedi di assistere a questo spettacolo e non sai come fanno gli agricoltori a coltivare il riso?»

«Oggi i contadini hanno smesso di inchinarsi con le spalle rivolte al cielo. Lo facciamo faccia a faccia, insegnante. Il Nayom è un nuovo modo di piantare e coltivare le piantine,in determinati periodi dell’anno e nel frattempo prepariamo la terra per arare e piantare in seguito. Prima si rastrella il terreno per rimuovere le erbacce, si lascia entrare l’acqua attraverso i solchi nel terreno e poi ci si siede ad aspettare…poi quando i germogli dell’erba raggiungono un’altezza di circa 10 o 12 cm si passa con una trebbiatrice che dal basso raccoglie le piantine nate e le getta nel terreno adiacente pronto per la crescita così da avere dalla semina un buon raccolto …questo metodo riduce i costi di manodopera. Tutto il riso piantato è buono e viene raccolto abbastanza in fretta da non annerirsi. Così nemmeno gli agricoltori devono spaccarsi la schiena.»

Dopo la spiegazione, lo zio Det si voltò per prendere una bottiglia d’acqua e condusse il visitatore in un semplice alloggio per i lavoratori col tetto di paglia di bambù. Tian sprofondò in una lettiga e poi attraversò con lo sguardo il vasto campo verde di fronte a lui.

«Quanto tempo ci vorrà prima che inizi la raccolta?» Chiese accettando la bottiglia d’acqua dal contadino prima di bere e rinfrescarsi.

«Circa venti giorni dopo la dissotterrazione delle piantine. L’acqua viene fatta scorrere in attesa della maturazione del riso. Dieci giorni dopo si entra nella fase crepuscolare e la  punta della testa comincerà ad ingiallirsi e da qui prende il nome di riso d’oro.

«Il campo è così grande. Ci vogliono molte persone per mantenerlo in perfette condizioni, è molto bello da vedere.»

«Gli abitanti del villaggio sono preparati ad aiutarsi a vicenda. Quando un campo è pronto per la mietitura, gli altri arrivano e così ci aiutiamo a vicenda. Quanto alla paga, se si ha il riso sarà il riso e se si ha il  denaro sarà il denaro.»

Mentre sedeva nel campo, largo quasi trenta acri, ogni centimetro quadrato era stato coltivato e non vi era alcuno spazio vuoto a dimostrazione del duro lavoro del proprietario. Come si era solito dire: «Coloro che sono diligenti, pazienti e laboriosi, non hanno modo di morire di fame.»

Tian prese una profonda boccata d’aria fresca e venne invaso da una sensazione di serenità. «Vorrei avere un campo come questo.»

«È stancante, insegnante.» Lo zio Det sorrise ampiamente mostrando i denti. «…Anche se io sono figlio di un contadino, all’epoca sono fuggito via per lavorare in una fabbrica in città per circa dieci anni, ma sempre ripensando al lavoro dei miei genitori e quanto costasse loro. 

Se non vi fosse stata la messa in atto del progetto e l’arrivo degli ufficiali pronti ad aiutare a insegnarci il nuovo metodo di coltivare i campi, avrei finito per vendere la terra per saldare i debiti e poi mi sarei trasferito con tutta famiglia per trovare lavoro a Bangkok. Sarebbe andata bene lo stesso.»

«E tu, zio, ora sei felice?»

Il vecchio si voltò per incontrare gli occhi di Tian, trovando in quello sguardo un qualcosa di diverso da quello solito di un giovane che da poco aveva lasciato la pubertà. 

Perché sento che me lo stai chiedendo come se fossi un uomo che ha viaggiato a lungo per il mondo?

«La felicità è appagamento. Sono contento della mia vita e di come vivo questi ultimi anni. Non credo che si debba essere ricchi o avere tanta fretta di diventarlo. Vivo la mia via in maniera modesta come mio padre mi ha insegnato ed anche senza soldi abbiamo comunque il cibo.»

«Se fossi tuo figlio sarei molto orgoglioso di mio padre e della sua preziosa eredità. Nemmeno l’intera nazione può mangiare così.» Tian rise vivacemente, ma l’altra persona era chiaramente amareggiata.

«Di cosa sei orgoglioso, insegnante? Quando ho lasciato che mio figlio studiasse, lui si è laureato e adesso lavora a Bangkok. Anche mia figlia più giovane, anche se non ha voluto studiare, una volta sposata è fuggita via da qui.» 

«Oh… e chi vi aiuta? I campi sono tutti grandi come questo.»

«Assumiamo i vicini di casa qui intorno. Chi ha bisogno di qualsiasi tipo di lavoro è il benvenuto qui per aiutare.»

Quella era la verità su come stava mutando quella società rurale. Sempre più stranieri lottavano per entrare in città, lavorare e guadagnare di più. Quanto ai cittadini, loro preferivano acquistare terreni in altre province e coltivarli.

Sorprendentemente…gli essere umani tendevano a trascurare le cose preziose che li circondavano per inseguire e cercare di afferrare ciò che era difficile da trovare.

Anche per Tian era così…Aveva avuto in dono una vita piena di soldi e con un elevato status sociale, ma insoddisfatto aveva reso le cose difficili. Aveva creato tutto il trambusto solo per inseguire la propria felicità.

Il suo bel viso si velò di tristezza. «Io… mi dispiace.»

«Quando ero giovane, la terra qui era molto arida. Volevamo coltivare, ma senza acqua. Durante la stagione delle piogge, invece i campi si allagavano ed i debiti dei miei genitori man mano si accumulavano. Dovevo trovare lavoro in una fabbrica in una grande città. Quando ricevevo lo stipendio, gran parte lo usavo per mantenere mia moglie e la mia famiglia, ma una parte la mandavo qui… Dall’arrivo del re Luang Rama IX sono passati trent’anni. La terra è diventata verde, la montagna si era ripresa dal disboscamento dei campi a causa degli abitanti del villaggio. Era pieno di alberi fitti e suggestivi, così comandò di scavare un canale per fornire acqua all’agricoltura e mandò degli ufficiali ad insegnarci come fabbricarci dei vestiti mentre si prendevano cura della foresta. Tutto questo è stato pensato affinché le persone provenienti dalla prosperità potessero aiutare quelle in povertà.»

Anche se i suoi occhi iniziavano a diventare opachi con l’età, gli occhi dello zio Det brillavano come delle stelle nel cielo mentre parlava ed rendeva grazie per tutto l’aiuto ricevuto poi allungò una mano e diede una pacca dolce sulla spalla del giovane maestro Asa, come se volesse confortarlo. «Persone diverse hanno opinioni diverse… Tutto questo l’ho creato per i miei figli e spero che in futuro lo apprezzeranno vedendo ciò che tu hai visto oggi.»

Ovviamente Tian sapeva di non avere il diritto di decidere se qualcuno era buono o cattivo solo perchè aveva opinioni discordanti dalle proprie. Per lui era lo stesso, aveva vissuto nell’agio per tutta la vita per poi decidere di voler provare un po’ di difficoltà. Quindi non doveva sorprenderlo se qualcuno, cresciuto nella modestia di una vita fra i campi, decideva di lasciarla per inseguire ricchezze e vivere nell’agio.  

Le labbra sottili del giovane si schiusero in un ampio sorriso pieno di fiducia. «… verrà sicuramente quel giorno.»

Lo zio Det rise piacevolmente prima di invitare il giovane della capitale a ritornare a casa con l’E-Tan quando vide che era il momento giusto.

Quel giorno per cena i due ospiti si sedettero in cerchio a casa del contadino. Anche quella sera il cibo era semplice, ma il suo gusto era molto più che soddisfacente.

Quando glielo avevano detto era stato raccontato loro che la zia Kaew aveva lavorato come cuoca in un ristorante proprio di fronte alla fabbrica dove lavorava lo zio Det quando era giovane e che dopo aver ordinato del riso lo zio subito aveva iniziato a flirtare con lei e alla fine avevano finito con lo stare insieme creando e costruendo una famiglia e passando diversi decenni insieme.

Tian sorrise gioendo dell’amore che i due più grandi avevano l’uno per l’altro. Non importava quanto poveri fossero stati, quanto difficile fosse stato non avere riso per riempire la pentola perché loro avevano continuato a stringere i denti insieme e anche allora continuavano a confortarsi a vicenda.

«Non ho mai voluto e non voglio altro. Ovunque lui sia per me c’è tutto, è tutto lì, vivere la vita in maniera modesta, proprio come ci hanno insegnato i nostri padri. Sono felice in questa vita.»

…Quelle furono le parole di zia Kaew prima di raccogliere i piatti per andarli lavare sul retro della casa.

Subscribe
Notificami
guest

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

2 Commenti
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Anna Maria

Grazie per aver tradotto questa bella storia! Perché è tra le complete se dall’elenco dei capitoli mancano ancora due speciali!
…chiedo per un amico!😜🤓😋

Admin

Perché abbiamo tradotto Atots tanto tempo fa e a quel tempo non c’era il volume extra con gli speciali 🙂

Facebook
Twitter
Pinterest



Copy Protected by Chetan's WP-Copyprotect.