A TALE OF THOUSAND STARS – SPECIALE 1

Il viaggio delle “Stelle”

Un suono chiaro di parole in lingua inglese proveniva dalla scuola di confine che era stata ricostruita con pareti in bambù e con un semplice tetto di paglia; quello era un evento quotidiano a cui i ranger assistevano da quasi tre mesi.

All’interno dell’edificio un giovane insegnante scandiva, aiutandosi con i gesti, una parola che gli studenti poi ripetevano mimando il docente suscitando così l’ilarità generale, scatenando fragorose risate che risuonano attraverso le tranquille scogliere.

Anche se i soldati avrebbero dovuto essere abituati alla vista di quel bel viso illuminato da un ampio sorriso, accompagnato dalla figura snella in abiti tradizionali della tribù delle colline Akha, ancora non riuscivano a non volgere gli occhi alla scuola per guardare ancora una volta quella bella figura. Quell’insegnante volontario aveva percorso, ormai due anni prima, più di duecento chilometri dalla capitale per arrivare fin lì e tutti loro ricordavano l’atto sconsiderato che aveva compiuto prima di partire.

La vicenda di Sakda, uno dei più grandi contrabbandieri delle foreste di confine, che era stato arrestato insieme alla sua intera banda. Con lui tutti i suoi beni erano stati sequestrati e man mano che l’indagine era stata approfondita, si erano scoperti altri movimenti illeciti in cui il criminale era coinvolto. Di fatto quella retata aveva lasciato un mare di pesciolini più piccoli, senza mezzi per guadagnarsi da vivere, ma quell’incidente era stato pericoloso, tanto azzardato… che l’impulsivo insegnante aveva dovuto abbandonare la montagna per salvaguardare la propria sicurezza.

Dopodiché nessuno si sarebbe aspettato che quel giovane, che aveva da poco superato la pubertà, sarebbe tornato a Phu Pan Dao in quella zona così remota…di nuovo…

…a meno che non si credeva che la sua ferrea determinazione a tornare fosse dovuta a qualcosa di molto profondo che lo teneva ‘legato’ a quel posto sperduto.  

Sicuramente qualcosa lo teneva saldamente legato lì. 

Uno dei ranger sussultò quando venne richiamato da un dito sottile mentre era ancora intento ad osservare la divertente scena all’interno dell’edificio, voltandosi vide che si trattava proprio del giovane insegnante, che in piedi dietro di lui, con il volto sorridente reggeva i quaderni dei compiti dei suoi studenti.

«L’insegnante non si fermerà qui per correggere il lavoro fatto oggi?» Chiese in fretta al soldato per liberarsi da quella scomoda situazione e dal rimorso per aver spettegolato proprio sull’insegnante un attimo prima nel suo cuore.

Anche il giovane che i piccoli e tutti gli altri della tribù delle colline chiamavano Maestro Tian era imbarazzato tanto da grattarsi la nuca in un gesto automatico.

«Ho un appuntamento e se non torno in fretta, si arrabbierà molto.»

Quando ebbe finito la frase i due ranger lì in piedi non poterono fare a meno di sorridere e ridacchiare divertiti. Nonostante non avesse specificato il nome, tutti da quelle parti, fatta eccezione per sordi e ciechi, sapevano chi era quella ‘persona’ di cui stava parlando. 

A chi altrimenti avrebbe potuto ‘appartenere’ il Maestro Tian?

«Sbrigati e vai. Non vogliamo proprio essere puniti e costretti a correre intorno alla base dal comandante per aver accompagnato l’insegnante in ritardo.»  

Il giovane della capitale alzò gli occhi al cielo esausto per il suo quotidiano andare avanti e indietro nel corso di quei mesi, a causa della sua relazione intima. Lui non era al corrente del fatto che tutti gli abitanti del villaggio sapevano, perché fino a quel giorno tutti avevano usato un specie di linguaggio in codice e nulla era mai giunto alle sue orecchie e fino ad allora ciò aveva consentito ai due di condurre una vita normale per tutto il tempo.

Un ragazzo dalla corporatura esile camminava al centro tra due soldati, che lo scortavano come da istruzioni, parlando e massaggiandosi il collo imbarazzato. La via del ritorno dalla scuola al villaggio non era molta e consisteva nello scendere lungo un crinale da cui si poteva ammirare la foresta verdeggiante che si estendeva a perdita d’occhio.

Tian trasse un respiro profondo gonfiando con orgoglio il petto che da tempo custodiva i preziosi tesori di quella terra.

Non c’era bisogno di parlare e convincere il prossimo facendo sfoggio di carattere, bastava essere semplice, agire come la gente comune senza alcuna particolare attenzione al giudizio delle persone.

Il sole stava tramontando, regalando il suo ultimo bagliore arancione attraverso l’orizzonte. La temperatura era calata improvvisamente, il vento freddo soffiava dalle montagne allungandosi e le sue raffiche si infrangevano sulla pelle facendola rabbrividire. Quando apparve davanti a loro il ​​tetto di una piccola capanna in fondo alla vallata, i due accompagnatori chiesero all’insegnante di potersi congedare così da tornare indietro.

Il giovane insegnante non li aveva ancora salutati quando con la coda dell’occhio vide del fumo bianco uscire dal seminterrato della casa che avrebbe dovuto essere vuota. Il bel viso del ragazzo di città venne illuminato da un sorriso ed anche i suoi occhi brillarono di gioia. Cercò di impedire alle sue gambe di correre e di piombare dentro, ma sembrava impossibile.

Il tonfo dei suoi passi si fece sempre più pesante tanto da costringere una figura alta a togliere le mani dal rurale cuociriso per vedere il viso di chi gli stava correndo incontro. Lo sfolgorio degli ultimi raggi di sole avvolgeva quella figura ed impediva ai suoi occhi di vederla con nitidezza, ma a causa della sua rigida formazione non poté fare a meno di arrabbiarsi.

«Se continui a correre come un bambino, finirai per cadere.» 

Anche se il tono della sua voce era di rimprovero, l’altra persona non mostrò il minimo dispiacere.

Un giovane d’alta classe fissava il viso tagliente della persona che non vedeva da giorni. Era stato impegnato nel pattugliare in lungo e in largo le zone lungo il confine poiché la notizia di un gruppo di trafficanti di droga proveniente dai paesi limitrofi che aveva varcato i confini del paese era stata data persino al telegiornale nazionale. Prima ancora di focalizzare gli occhi sul corpo che emergeva dalla maglietta verde cachi a maniche corte, il giovane si concentrò sui lividi e sulle ferite fresche che mostravano che quel valoroso uomo era stato esposto ad una raffica di proiettili da parte di quei criminali e di sicuro si era trattato di una situazione estremamente pericolosa. Una mano sottile posò i quaderni dei compiti degli studenti sulla stuoia a lato della casa prima di abbracciare il suo amato che fungeva da roccaforte della nazione; era il comandante del 3307-esimo reggimento di fanteria presso la base operativa di Pha Pra Pi Roon. L’altro barcollò leggermente quando venne abbracciato e stretto con amore. 

Il giovane soldato sorrise al pensiero di un recente ammonimento di un amico.

«Anche se sei una montagna ricorda che anche il più severo dei padri, alle richieste della figlia, cede e così la nazione perderà te!»

Braccia forti abbracciarono in risposta il giovane e la punta del suo naso si infilò carezzevolmente nella cortina di capelli morbidi.

…Allora cosa posso fare? Bene, sono completamente andato per amore.

«Mantengo sempre le mie promesse, lo sai vero… Tian?»

Il giovane tremò nel sentire le sue parole e le sue braccia strinsero ancor più forte la figura alta anche per ringraziarlo di non aver mai dimenticato la sua promessa anche dopo così tanto tempo. Il capitano Phupha Wiriyanon si era offerto volontario per difendere la terra della Thailandia schierandosi in prima linea perché non aveva più nulla di cui preoccuparsi, ma una notte sotto il cielo stellato, invece, aveva giurato fermamente al maestro Asa che anche se non sapeva quando sarebbe dovuto partire, sarebbe sicuramente tornato e avrebbe sempre ricordato la sua promessa perché…quella era una promessa che non aveva mai fatto prima di allora e che non avrebbe fatto per nessun altro al mondo. 

«Ma se ti preoccupi, prometto di prendermi ancora più cura di me stesso.»

«Grazie…» Grazie per essere tornato…da me.

Tian chiuse gli occhi e ascoltò per un momento il suono del suo cuore che batteva nel petto arrendendosi a quella melodia. Come se si fosse reso conto di aver fatto qualcosa di imbarazzante, dopo un attimo si allontanò di scatto e finse di annusare nell’aria l’odore del riso appena cotto.

«Così fragrante… sto iniziando ad avere fame.»

«Sbrigati a mettere via i quaderni dei bambini e torna giù ad aiutarmi a tagliare le verdure.»

«Prendo nota degli ordini, capitano!»

Tian si mise in una posa solenne come presa in giro prima di raccogliere i quaderni dei compiti dalla stuoia, correre su per le scale e scomparire in casa lasciando l’ufficiale di sotto a scuotere pigramente la testa.

Durante quegli anni, Phupha  era stato promosso a colonnello, ma continuava a piacergli che il suo amante continuasse a riferirsi a lui in quel modo, chiamandolo con il suo vecchio grado perché era la prova che anche se il suo grado o la sua posizione all’interno delle forze armate sarebbe cambiato nel tempo, lui sarebbe sempre rimasto il capitano così come l’altro era e sarebbe stato l’insegnante Tian.  

Non molto lontano una vecchia motocicletta militare sfrecciava per un sentiero alberato finchè non finì la sua corsa parcheggiando sotto un grande albero vicino alla capanna dell’insegnante volontario ormai fisso nel villaggio Phu Pan Dao.

Dal veicolo scese una figura alta vestita con una t-shirt mimetica che si adattava al suo corpo così come i pantaloni della divisa militare verde chiaro infilati negli stivali da combattimento che aveva ai piedi.

Il giovane nuovo arrivato prese dal cestino anteriore della moto un sacchetto di plastica pieno di cibo e in tutta fretta entrò dritto nella capanna.

L’odore del riso fragrante mescolato con quello della salsa di pesce con le verdure saltate in padella si diffondeva dai fornelli nell’aria. L’olio nella padella era bollente. Il maestro Asa, in piedi davanti al fuoco acceso davanti a lui si accingeva a versare lentamente nella padella le uova che aveva precedentemente sbattuto per cuocere una frittata, per poi saltare indietro alla svelta per evitare gli schizzi d’olio nel tegame. Improvvisamente, accanto a lui arrivò un grosso soldato che aprì il coperchio del cuociriso per poi voltarsi ed afferrare le sue braccia snelle per indagare; sulla pelle bianca vi erano tre macchie rosse. 

Il viso del colonnello passò all’istante dalla calma alla ferocia e, anche se la bocca tradiva un’espressione adirata, l’ufficiale trascinò frettolosamente l’altro verso la caraffa dell’acqua per bagnarsi e lavarsi le braccia, ma il giovane rampollo dell’alta società che ogni giorno stava sempre più diventando un comune abitante di quel villaggio, subito mugugnò qualcosa in protesta cercando di divincolarsi da quella stretta per paura che le sue uova andassero bruciate.

Il Dr. Wasant, noto anche come il grande bevitore d’acqua del villaggio, rimase a guardare la scena tra i due che emanavano una felice atmosfera e rise a bassa voce.

«Mi chiedo se le uova siano più dolci dello zucchero bruciato?»

La familiare voce morbida fece brillare gli occhi di Tian prima di gridare: «Il dottore Nam è arrivato!» Subito dopo mise la spatola tra le mani del suo amante e si precipitò subito verso il nuovo arrivato.

«Sei contento che io sia venuto o sei contento che il tuo piatto preferito sia arrivato?» 

Il dottore prese in giro Tian mentre gli porgeva l’anatra arrosto e una porzione di carne di  maiale croccante. Negli ultimi tempi, Wasant stava girando parecchie provincie vicino al villaggio ed aveva promesso a quel piccolo topolino dispettoso che prima di ritornare al campo base si sarebbe fermato lungo la strada per prendergli il suo cibo preferito.

Tian lanciò un’occhiata al viso dell’ufficiale in maglietta bianca facendogli un sorriso malizioso prima di ribattere risolutamente: «…chiedi pure, ma sai già che sono contento per il solo fatto di poter mangiare l’anatra. Per quanto riguarda la persona che l’ha portata…dovrebbe sapere che è un dono!»

«Ahia! Oh mio povero cuore! Tian non sa proprio come prendersi cura di qualcuno costretto a stare lontano dalla propria moglie come me.» Il medico militare con un gesto teatrale appoggiò la mano sulla parte sinistra del proprio petto come se quelle parole lo avessero davvero ferito prima di voltarsi ed esprimere un giudizio al suo caro amico che stava usando  la spatola per versare la frittata pronta nel piatto.

«Senti…il tuo amico qui non è gentile con me.»

«Bastardo hai intenzione di sederti ed aspettare per un buon pasto o te ne starai a scherzare con il ragazzo che mi prende a calci?» Phupha rivolse all’amico uno sguardo serio e minaccioso pronto a dargli una bella lezione, se non avesse smesso di scherzare e prenderlo in giro.

«La smettiamo entrambi… pace fatta. Ormai sono diventato come un frutto marcio.» Wasant brontolò sprofondando sulla stuoia. Non molto tempo dopo i due amanti del cibo fritto finirono di allestire la tavola per la cena.

La cena prevedeva una soffice frittata con riso al vapore caldo, verdure saltate in padella con salsa di pesce e peperoncino insieme a carne d’anatra arrosto e maiale croccante comprati in città. Anche se le cose erano diverse da prima, Wasant credeva che poter far ritorno al campo base e poter parlare con chi gli era più vicino, proprio come un tempo, rendeva invece quei piatti semplici più deliziosi di qualsiasi altra cena al mondo.

Mise in bocca un pezzo dell’anatra fredda a causa del lungo viaggio e mentre ancora  masticava continuò a litigare e lanciare alcune frecciatine al suo amico con espressione divertita. Dopo l’anatra, Wasant prese a mangiare il riso e quasi si strozzò quando il giovane insegnante improvvisamente si rivolse ai due militari e con espressione divertita e disse: «Pensavo che voi due foste amanti.»

«Oh, ancora non ho voglia di morire almeno tre volte al giorno, piccolo Tian. Questo bastardo a suon di calci sarebbe morto piuttosto!» Il dottore, che si era sposato pochi mesi prima, gemette e si allontanò dal gigante che lo guardava. L’uomo arrogante accanto a lui sfoggiò  un sorriso prima di lanciare un’altra bomba infuocata.

«…Ovviamente no. Molti anni di sofferenza e felicità insieme. Se il dottore non avesse avuto da subito una ragazza di certo non avrebbe resistito all’aura del capitano.»

Il giovane uomo della capitale rise a crepapelle prima di calmarsi dopo essere stato rimproverato dal suo amante.

«Se ridi mentre mangi, il riso ti si incastrerà in gola.»

Phupha mise le verdure saltate in padella su un piatto ed improvvisamente l’ostinato maestro Asa chinò il capo e mangiò come gli era stato ordinato anche se le sue labbra spesse creavano un’espressione imbronciata prima di contrarsi in un sorriso malvagio. 

«Il tuo fascino… Basta che usi solo quello.»

«Dannazione, sto per vomitare!» Il medico fece una faccia seria «Vi siete coalizzati per poter andare lontano. Potevate farlo anche prima no?! Rimpiango l’anatra nel mio stomaco.»

Il lauto pasto era finalmente finito, Tian si offrì di lavare i piatti nella giara sul retro della casa, mentre Phupha uscì per accompagnare il suo amico alla moto parcheggiata fuori.

Wasant, salito in moto, mentre allungava una gamba per accendere il mezzo, chiese: «So che non mi riguarda, ma… quando lo dirai a Tian?»

L’alta figura rimase in silenzio prima di emettere lentamente un lungo sospiro per poi alzare la testa per guardare il cielo scuro dove brillavano le stelle.

Il tempo non si fermava mai, non importava per quanto tempo lui avesse desiderato che si fermasse, incastonando la sua felicità in quel luogo. Alla fine la vita andava avanti a modo suo. 

«Glielo dirò presto.»

Il giovane dottore annuì e non disse altro comprendendo i sentimenti dell’altro da buon amico. Girò la chiave per avviare il motore e all’improvviso il faro della moto si accese illuminando la strada sterrata man mano che avanzava.

Presto il colonnello tornò nel retro della casa e si accovacciò accanto a Tian intento a stringere la spugna tra le mani per lavare i piatti. Le persone che lo vedevano per la prima volta non potevano fare a meno di sbagliarsi sul suo conto. Phupha prese la mano snella del suo amante piena di schiuma bianca, la sciacquò via con della semplice acqua e se la portò alla bocca. 

«Le mie mani sono fredde, devo finire di lavare i piatti, poi correrò a fare un bagno. A fine giornata, sono sfinito.»

Anche la sua voce bassa era calma come l’espressione sul suo viso, ma Tian sapeva meglio di chiunque altro che quel soldato calmo era estremamente cordiale e gentile. Fece finta di sporgersi per abbracciare quel gigante e passò le sue mani bagnate sulla maglietta dell’altra persona. «Grazie!» poi subito balzò in piedi per paura che l’altra persona reagisse.

Ma Phupha lo chiamò a bassa voce: «Tian…»

Il giovane di città si voltò sorpreso e rimase ancor più sconcertato, non potendo fare a meno di alzare le sopracciglia nell’udire la frase successiva.

«Questo fine settimana hai da fare con i tuoi studenti?»

«Nulla. Il capitano ha qualcosa in mente?»

«…un mio amico che lavora in un distretto vicino al Man Phiang Fa Royal Project mi ha detto che i fiori esotici che sono stati piantati stanno magnificamente sbocciando. Quindi vorrei invitarti a venire con me a vederli.»

Il solo sentire la parola “viaggio”  illuminò gli occhi di Tian. «Vorrei andare. Ma, capitano, non devi essere in servizio?»

«Sono stato ferito durante l’ultima missione ed il dottore ha messo per iscritto che devo prendermi alcuni giorni di riposo.»

«Andata!» Rispose il ragazzo malizioso prima di correre frettolosamente a raccogliere le sue cose e per prepararsi per il bagno lasciando il soldato immerso silenziosamente in ciò che stava facendo prima insieme ad una verità straziante.

*****

Il weekend arrivò velocemente. La mattina presto il capitano prese in prestito un pickup da qualcuno che conosceva e andò a prendere l’insegnante. Il giovane, che prima era solito sedere in auto di lusso fresche per l’aria condizionata, si era presto abituato all’aria fresca mista all’odore della rugiada riscaldata dal sole che proveniva dall’esterno. Aprì il finestrino per far entrare la dolce brezza fino a quando i suoi capelli privi di qualsiasi prodotto per lo styling ondeggiavano fluenti. Il suono della musica risuonava da un vecchio stereo mescolato a quello degli pneumatici sulla strada sterrata mentre i due si dirigevano verso un’altra provincia del paese distante una cinquantina di chilometri dal villaggio.

Lungo la strada di montagna stretta e tortuosa alla fine trovarono il cartello all’ingresso per il Mon Phiang Fa Royal Project svoltando non lontano da un bivio. I tetti degli edifici del centro di sviluppo erano allineati su un alto crinale. I terreni erano pieni di orti così come piante fiorite e terrazze si estendevano a perdita d’occhio.

«Tutto questo fa parte di un progetto governativo?»

Tian si voltò e chiese con la sua naturale schiettezza. Era solito nelle vacanze scolastiche viaggiare con un certo lusso all’estero con gli amici o la famiglia.

Provenendo da una famiglia ben più che benestante il giovane era quindi ignaro che nel proprio paese esistesse un luogo dove oltre che per la bellezza la natura contribuiva alla vita di molte persone.

«Sì, Sua Maestà Kim Rama IX ha destinato questa regione allo sviluppo del Progetto Reale per esperimenti agricoli.»

«Pensavo che la vista del campo di tulipani fosse lo spettacolo più bello del mondo,ma ora penso…che lo siano i campi verdi; la nostra casa è la più bella.» Tian si voltò e sorrise al maggiore Phupha. «Perché produce riso delizioso che mi riempie lo stomaco.»

Sentendo l’ultima frase, Phupha gli sorrise in risposta prima di staccare la mano sinistra dal volante per accarezzare per un momento la testa del suo amante. Tian aveva il carattere di un tipico adolescente ricco abituato a tutto ciò che c’era di più lussuoso, convinto di poter guardare gli altri dall’alto in basso grazie all’istruzione superiore che l’agiatezza della propria famiglia gli aveva concesso di avere. Lo stesso maggiore all’inizio l’aveva creduto viziato,senza dubbio una brava persona, ma della specie abituata a chiedere aiuto ai propri genitori ogni qualvolta un problema andava risolto.

Non importava quanto il suo aspetto corrispondesse ai suoi gusti ,se poi i principi o lo stile di vita dell’altro non corrispondevano ai suoi, probabilmente non gli sarebbe mai piaciuto, ma una volta avuta l’opportunità di conoscerlo meglio Phupha si era accorto che quel giovane era una persona pura dalla coscienza innocente. La testardaggine che lo caratterizzava era divenuta per lui uno sprono a trasformare ogni tribolazione che aveva dovuto affrontare in un motivo per aiutare i più poveri.

Poiché aveva avuto dalla vita più di chiunque altro, “tutto”  più di chiunque altro, aveva deciso di voler donare “quelle cose in più” agli altri.

Aveva visto come il suo sguardo da superficiale aveva assunto almeno un centinaio di altri significati. Il candido viso divenne rosso senza motivo e Tian finse di spazzare via la mano che gli aveva accarezzato la testa e dopo aveva tentato di nascondere il proprio imbarazzo strofinandosi le braccia.

«Per cosa stai sorridendo Capitano? Mi fai venire la pelle d’oca!»

Phupha rise piano ignorando le affermazioni del timido ragazzo così come le proteste borbottate che seguirono. Il maggiore riprese con entrambe le mani il volante ed accelerò percorrendo il ripido pendio prima di raggiungere la strada che conduceva di fronte alla stazione di ricerca del progetto. Il pickup si fermò accanto ad un vaso di fiori sul lato della strada.

Un soldato vestito in modo casual in polo e jeans scese dal veicolo mentre un altro aprì la porta dell’edificio e subito si udì una voce lontana che li salutava accogliendoli.

«Capitano! Sei arrivato!»

Un ufficiale del Royal Project che aveva sentito il rumore di un’auto era uscito all’esterno e aveva rivolto il suo sguardo dritto davanti a sé. Un giovane sui venticinque o ventisei anni dalla figura snella, pelle bianca e aspetto curato tipico di un uomo del nord vestito con una giacca militare si avvicinò al maggiore entrò e lo salutò con gioia.

«Ti ho invitato così tante volte, ma non sei mai venuto. Questa volta sei stato tu a chiederlo anche se dubito che pioverà nella stagione sbagliata.»

«Salve signor Piral. È molto tempo che non ci si vede. Tutto bene?»

«Ti ho detto di chiamarmi semplicemente Ran. Gli amici anche se non si vedono per molto tempo sono sempre amici.» Piral scrutò quel viso acuto che gli apparve più mascolino di prima; dopo molto tempo senza vedersi sentiva in lui una sensazione palpitante.

«Ancora non mi hai risposto. Che vento ti ha portato qui?»

«Credo che sia quel vento di ‘Nostalgia’, forse.»

L’ufficiale del Royal Project Research si girò nel sentire quella risposta. Naturalmente una frase così ambigua non sarebbe mai uscita da quella bocca solenne accanto a lui. Accanto al soldato apparve un giovane che indossava uno zaino e anche se vestito con una semplice t-shirt e un paio di pantaloni casual, ad uno sguardo attento non sarebbe sfuggito che si trattava di un bene prezioso.

Un bel viso giovane con morbidi capelli castano scuro che gli coprivano la fronte ed un ampio sorriso che il soldato non interpretò come intenzionale o sincero, ma che rivelò una linea di bei denti bianchi.

Phupha tossì prima di precipitarsi a presentare lo sconosciuto: «Mr.Run…Tian è un insegnante volontario alla scuola Pha Pan Dao.»

Insegnante volontario?…

L’ufficiale sorpreso guardò l’insegnante che sembrava uscito da una rivista per adolescenti. «Ciao maestro Tian. Vieni… Tu sei venuto con il capitano?» chiese Piral a bassa voce, ma con una nota di delusione gli pervadeva il cuore.

«Maggiore, sospetto che il signor Ran non sia al corrente delle novità avvenute ormai molto tempo fa. Phupha è stato promosso a maggiore diversi mesi fa.»

«Sì maggiore…» Piral deglutì con difficoltà vedendo il volto sorridente dell’altra persona; ancora non riusciva a capire se le intenzioni del giovane fossero buone o cattive.

«Oh, c’è anche un dormitorio qui.» Tian ignorò il giovane ufficiale che stava di fronte a lui ed indicò un cartello di legno accanto ad esso prima di chiedere alla persona accanto a lui. «Significa che riposeremo qui stanotte?»

«Beh, hai detto che ti piacevano i campi, vero? Ti porterò a dormire in mezzo ai campi.» La voce bassa del capitano era sempre la stessa, ma le sue parole beffarde invece rendevano la persona in piedi uno scomodo testimone.

Il capitano Phupha… No, adesso è maggiore…e presto dovrà lasciare la compagnia.

Piral sorrise perché fin dalla prima volta quando, quasi tre anni prima, aveva riservato per lui il compito di accompagnare il suo ospite a vedere il lavoro del Royal Project. Da allora i due si erano incontrati diverse volte quando si era recato in vita per insegnare agli abitanti del villaggio a Phu Pan Dao.

Piral sapeva che il maggiore Phupha non aveva un amante, ma non era ancora sicuro delle sue preferenze personali…

Anche se erano passati diversi anni non aveva mai visto nessuno accanto a lui e così Piral aveva spesso cercato segretamente di salutarlo e di parlargli, ma nonostante tutti i suoi tentativi l’altra parte non aveva mai risposto e la distanza impediva loro di uscire insieme.

 È forte e schietto proprio come il suo nome.

In effetti aveva il numero di cellulare del colonnello, ma il villaggio di Phu Pan Dao era sito nel profondo della valle e così lontani quasi ai confini del cielo tanto che non c’era alcun segnale telefonico quindi non aveva mai potuto mandargli un messaggio, come poteva sapere quando il capitano avrebbe avuto del tempo libero per parlare con lui?

Lo aveva sempre richiamato Phupha scusandosi gentilmente… proprio come qualche giorno prima.

Piral non era riuscito a chiudere occhio. La sua cotta di lunga data finalmente lo aveva contattato accettando il suo invito a visitare la base dove avveniva la coltura sperimentale dell’Ortensia che era un fiore viola proveniente da un paese straniero che da poco era stato portato e coltivato con successo in Thailandia. 

Chi avrebbe mai immaginato che il colonnello avrebbe portato qualcun altro…

Il giovane ufficiale strinse le labbra. Non voleva più rimuginare sulla loro relazione e tuttavia, era lui che avendo esteso l’invito doveva fungere da padrone di casa per accogliere al meglio i visitatori. Piral si sforzò di sorridere e con un cenno della mano invitò gli ospiti ad entrare nel piccolo edificio.  

Assomigliava ad una semplice casa con un solo piano. Aperta la porta di fronte si trovava l’immagine di Sua Maestà il Re Rama IX e della regina su di un muro di legno e di fianco ad essa un’immagine raffigurante l’inaugurazione di quel Mon Fah Royal Project che aveva trasformato una terra devastata dagli incendi per fare spazio, all’insaputa degli abitanti del villaggio, era stata trasformata in campi dove coltivare ortaggi e piantare fiori finché l’intera vallata non era ritornata rigogliosa e verde.

Piral si era soffermato a lungo a scrutare quel giovane insegnante Asa che si era avvicinato alla parete con occhi scintillanti per osservare meglio come era cambiato il posto ed il suo pregiudizio dettato dal solo aspetto esteriore dell’altra persona si era attenuato.

«… In questa zona gli abitanti del villaggio appartengono a tribù di collina che si guadagnano da vivere con l’agricoltura, ma se avessero continuato solo con quella avrebbero finito per distruggere l’intera foresta che la circonda. Tuttavia quando Sua Altezza Reale, Sua Maestà il Re Rama IX arrivò in questa remota area degradata era ben consapevole del problema e diede loro la possibilità di vivere in moderato benessere attuando determinate politiche per preservare le foreste e al contempo salvaguardare il terreno mantenendolo fertile.»

‘Questo beneficio sarà molto duraturo.’

«Da quel discorso e’ stato poi organizzato e messo in opera il primo progetto reale in modo che gli abitanti potessero vivere nel benessere e guadagnare fiducia in se stessi inclusa quella per aiutare a ripristinare e preservare l’ambiente che li circonda affinché rimanga fertile.»

Tian fece un respiro profondo mentre sentiva l’orgoglio, la dedizione e la gelosia per la propria terra che emanava la voce gentile dell’ufficiale Piral.

«Pensavo che tutte le persone di talento avrebbero sfruttato le proprie doti per lavorare in un’azienda privata così da avere uno stipendio alto da poter spendere per vivere più che agiatamente, ma guarda queste foto…»

I suoi occhi sottili si mossero tra le vecchie fotografie ritraenti dei vecchi burocrati assieme ad esperti dello sviluppo che sceglievano di vivere nella natura selvaggia per insegnare agli abitanti della zona il loro sapere e il suo sguardo si fece carico d’ammirazione.

«…Se un uomo saggio e colto non sacrifica la sua felicità personale, allora chi sceglierà di lavorare per il paese?»

Anche se lo stavano elogiando, Piral si strofinò timidamente la nuca ed il collo. «La verità è che non si ha una grande aspirazione perché i funzionari pubblici hanno un buon tenore di vita e non prendono in giro nessuno.»

«Tu dici esattamente lo stesso!» Il topo dispettoso batté le mani indicando un altro giovane in piedi. «Voi due siete una coppia perfetta!»

Nell’udire quelle parole, il viso candido del ricercatore avvampò immediatamente. C’era però un che di sbagliato a giudicare dallo sguardo feroce che il maggiore rivolse al giovane, forse come a qualcuno che aveva detto qualcosa di sconsiderato?

«Non vuoi andare a vedere il padiglione dimostrativo? Per favore, lascia che Mr. Ran ci porti a vederlo.»

Phupha si voltò per dire all’ufficiale del Royal Project che era in piedi di fronte a lui come un bastone di legno.

«Va bene… va bene, da questa parte.» Piral condusse i due ospiti sul retro dell’ufficio dove era parcheggiato il camioncino a quattro ruote: «…andiamo su.»

Poiché l’area destinata al Progetto Reale era ampia e molto vasta, il lotto sperimentale e l’ufficio di ricerca si trovavano ad una notevole distanza l’uno dall’altro. Il camioncino di medie dimensioni, vecchio seppur in buone condizioni, ondeggiava lungo una strada sterrata che aveva cominciato a essere dissestata a causa dell’acqua piovana che l’aveva invasa prima di confluire a lato del sentiero lastricato che portava alla falesia. Da lì si potevano vedere le case della gente intervallate da alti campi terrazzati. Uno spettacolo molto impressionante.

Alla fine il veicolo si fermò nei pressi di una piantagione di ortaggi e fiori vicino al villaggio. Il terreno era diviso equamente da alcuni pilastri ricoperti da un telo di plastica sulla parte superiore ed anche il terreno esterno era ben delimitato. 

«Qui dentro ci sarà l’orto biologico. Abbiamo piantato Cultivar* che cresceranno col tempo sviluppando una naturale resistenza alle malattie e se la resa sarà buona, le autorità continueranno a distribuire questi semi agli abitanti del villaggio.» Un giovane operatore del progetto camminava spiegando ai visitatori, poi indicò la collina di fronte a lui piena di fiori viola e rosa in piena fioritura.

[N/T: Cultivar è il termine col quale in agronomia s’intende una varietà di pianta coltivata ottenuta con il miglioramento genetico, che riassume un insieme di specifici caratteri morfologici, fisiologici, agronomici e merceologici di particolare interesse e trasmissibili con la propagazione, sia per seme sia per parti di pianta. Da un punto di vista pratico, la cultivar sarebbe analoga alla razza di una specie animale realizzata con la domesticazione e la selezione.]

 «…la sezione highlight che sarà presto aperta al pubblico è proprio qui. Campi di ortensie.»

Quando arrivarono nei pressi dei campi, l’insegnante di città si precipitò avanti e i suoi occhi sottili si spalancarono per lo stupore. In effetti, aveva visto diversi campi di fiori invernali e molti paesi esteri li coltivavano, ma i fiori invernali che sbocciavano tra le verdeggianti valli thailandesi erano i più belli perché riempivano di orgoglio i ricercatori che avevano permesso loro di ben ambientarsi in quella terra a loro straniera. 

Tian, preso il cellulare, lo adagiò piano nella mano del soldato prima di correre nel campo.

«Maggiore, scattami una foto come souvenir.»

Il giovane d’élite gridò ancora una volta il grado del soldato prima di mettersi in posa alzando i pollici e sfoggiando un ampio sorriso. Solitamente un fotografo avrebbe dovuto scattare almeno una dozzina di foto anche alla modella più bella, ma non appena Tian vide azionare l’impianto di irrigazione automatica che fece azionare un tubo che gettava acqua in ogni direzione si dimenticò della foto e lasciò tutto nelle mani del maggiore. 

Vedendo la sua reazione, Phupha scosse la testa con riluttanza mentre apriva la galleria per controllare la fotografia che aveva appena scattato: l’immagine di un giovane poco più che ventenne che aveva come sfondo un campo di fiori appariva luminosa e giovanile. E soprattutto quel bel giovane era il suo amante e così il punteggio relativo alla bellezza dell’immagine era aumentato di dieci volte in modo più parziale.

Vedendo il raro sorriso sul volto del Maggiore Phupha, Piral non poté fare a meno di dare un’occhiata alla foto sul suo telefono. Strinse forte le labbra in una linea quasi come se stesse meditando su cosa fosse meglio dire prima di rilassarsi e dire con finto tono noncurante: «È allegro..»

La pensava davvero così?

Di solito incapace di vedere cosa si celava nel cuore del maggiore, Piral si sporse in avanti tanto da assomigliare alla figura del cavallo nel gioco degli scacchi per vedere Phupha sollevare gli angoli della bocca a formare un sorriso,ma non ricevette risposta finché non si vide costretto a chiedere ancora, così Piral trattenne leggermente il respiro: «…vi conoscete da molto? Sembra che siate molto vicini, Maggiore.»

«Questa è la seconda volta che viene come insegnante a Phu Pan Dao anche se è ‘perfetto’ per una splendida vita a Bangkok.» Rispose una voce bassa.

Perfetto per chiunque… E per te Maggiore?

Piral non poté fare a meno di chiedersi dato che aveva una cotta segreta per quel soldato da molti anni, ma a causa delle mansioni lavorative era stato impossibile per lui trovare un modo per avvicinarsi al maggiore. Anche se in quel momento erano vicini, in verità non erano stati mai così lontani l’uno dall’altro. Così, dopo aver appoggiato le mani sui fianchi, disse quasi a voler dare un colpo di grazia: «Insegnante volontario eh… non può restare qui per sempre.»

Phupha tacque per un momento percependo il significato nascosto di quelle parole ed dopo aver annuito lentamente rispose: «Sì, il mese prossimo deve tornare indietro…»

«E così se ne andrà anche il maggiore!» L’ufficiale del Royal Project si rivolse all’altro con il cuore pulsante, ma non appena incontrò quegli occhi feroci pieni di sovranità, rimase sbalordito.

«Si, questa volta andrò anche io.»

Piral sentì il suo cuore magro d’amore cadere a terra e spezzarsi consapevole di non poter più essere recuperato. Sapeva che con le sue parole Phupha poteva non aver detto quello, ma lui non era così stupido da non capirne il vero significato. Fece un respiro profondo prima di voltarsi a guardare l’insegnante Asa, che era lì in piedi e chiacchierava appassionatamente di meccanica con l’addetto con un’amarezza nel petto.

«Non assomiglia affatto agli altri insegnanti volontari. Sembra più un ragazzino pieno di soldi…»

Phupha comprese ciò che l’altra persona stava cercando di dirgli. Lui e Tian erano diversi come il cielo e l’abisso sia che si trattasse del loro status in società sia del proprio patrimonio, non vi era niente tra loro che poteva essere paragonato tra loro, ma per lui quel giovane che brillava come le stelle nel cielo di una notte limpida, era tornato per stringersi nell’abbraccio di qualcuno che non aveva niente se paragonato a lui. 

Se non lo proteggessi con tutto il mio cuore, cos’altro potrei fare?

«Ha un cuore puro molto incoerente con il suo aspetto esteriore.» Ripensò alle notti lontane passate a camminare fianco a fianco e Phupha a quel ricordo venne pervaso da un profondo senso di sicurezza che scacciava ogni volta in lui la sensazione dei lampi di paura che lo affliggevano.

Piral dovette arrendersi accettando di essere stato sconfitto…aveva perso prima ancora di poter combattere, ma anche se era dura prendere quella decisione, voleva essere comunque un buon amico e benedire il loro amore in modo che potesse crescere con loro.

 «Entrambi siete stati fortunati ad incontrarvi. Tenetevi per mano il più a lungo possibile.»

L’ufficiale non poté che restare fermo ed assorbire quel così buon auspicio. Nell’atmosfera silenziosa calata fra loro apparve d’improvviso la figura alta e snella del maestro Asa.

 «…ho appena finito di parlare con l’ufficiale e ho molte nuove idee.» Avendo frequentato la facoltà di Ingegneria Meccanica, le sue idee brillavano in quel momento come un potente fuoco.

«Se si riesce a dotare il dispositivo di un tubo collegato a un pozzo artesiano o a una cascata, si potrebbe aspirare l’acqua direttamente nell’irroratore automatico!»

«Questo metodo va bene per le persone con specifiche conoscenze meccaniche che vivono nei paraggi, ma se usato qui nel caso di problemi o malfunzionamenti improvvisi della macchina non ci sarebbe una persona preparata ad occuparsene o ripararla e la macchina guasta non sarebbe di alcuna utilità.» Ribatté Piral vedendo il bel giovane viso rattristarsi come quello di un bambino, ci era rimasto male, ma non sembrava essersela presa. 

 «…Sua Maestà Re Rama IX era consapevole che il progetto reale per gli abitanti di questi villaggi, destinato a creare un’economia che permettesse loro di essere autosufficienti, doveva basarsi solo concetto che le colture devono fondersi completamente con la natura e la foresta se davvero si vuole un successo duraturo.»

«Hai di nuovo ragione.» Tian si grattò la nuca per schiarirsi la gola. La verità era che per il villaggio di Phu Pan Dao era lo stesso.

 «L’elettricità non è ancora arrivata lì.»

«Il solo pensiero di voler aiutare farebbe piacere agli abitanti del villaggio,» il funzionario del  Royal Project Research cercò di confortarlo prima di voltarsi da un lato e aggiungere «Basta attraversare qui e la vista sarà ancora più bella perché saremo sulla cima della collina che curva nella valle sottostante.»

Non passò molto tempo da quando finì di parlare, prima che il giovane ragazzo di città strappasse dalle mani del Maggiore Phupha il cellulare e dopo una piccola corsa si fermasse, dopo essersi voltato indietro afferrò la mano dell’uomo che stava fermo come un tempio gigante per camminare insieme come se si fosse appena ricordato di lui.

Piral dapprima sorrise poi scoppiò a ridere quando vide l’ufficiale che rimproverava l’insegnante Tian di non correre o cadere, ma ciò non intaccò la spensieratezza del giovane che al contrario doveva apprezzare la brutalità del colonnello. Il giovane sospirò lentamente e il petto gli si sgonfiò.

Era vero… l’amore si presentava nelle più svariate e imprevedibili forme. Avrebbe aiutato entrambi ad essere felici lì.

«Maggiore! Maestro Tian! Questo angolo è molto bello. Vi faccio una foto di coppia!» Gridò Piral con una voce più chiara e suadente, prese il moderno cellulare dalle mani del giovane e dopo averli inquadrati scattò in fretta una loro foto come ricordo del loro viaggio. 

Il campo di fiori freschi venne scosso da un leggero vento colmo d’affetto che scendeva per abbracciare l’intera vallata. Anche se il tempo passato insieme in quella vita non era stato molto, era stato più che sufficiente a creare per entrambi un bel ricordo che si sarebbero portati dentro per sempre. 

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